Citazione di: Ipazia il 28 Novembre 2021, 16:48:46 PMUn'affermazione ontica (empirica) può essere sempre, almeno in teoria, falsificata; una ontologica non sempre (v. "prova" ontologica di Dio, di fatto infalsificabile, se se ne accettano gli assiomi); una "semantica" mai, non essendo l'assegnazione di "senso" un'operazione fondata sull'oggetto, ma sull'"attribuzione mentale" dell'assegnante (sempre se teniamo a fuoco la differenza fra fondarsi su qualcosa ed "elaborare" qualcosa, v. sopra).
Nel post di Alexander io vedo una assegnazione forte di senso al segno che è condivisa e posta da tutta la tradizione teista fin da quando poneva gli dei sull'Olimpo o in un vulcano. Phil dice che tale assegnazione può essere confutata ma non falsificata. Io penso che quando si fa un'affermazione di tipo ontologico la falsificazione sia sempre possibile e i temerari che si avventurarono sull'Olimpo e non li trovarono non si limitarono a confutare l'esistenza degli dei. Da allora il teismo si è fatto più scaltro e per via metafisica ha assegnato alla divinità luoghi iperuranici difficilmente falsificabili con l'esperimento empirico, ma la metafisica ci ha offerto pure livelli di confutazione assai prossimi alla falsificazione. Il rasoio di Ockham ad esempio, e al seguito lo sviluppo del razionalismo filosofico e naturalistico.
Non a caso, andare a sbirciare sull'Olimpo e non trovare dèi (seppur «l'assenza di prove non è prova dell'assenza», come sa bene chi trova qualcosa solo cercandolo una seconda volta nel medesimo posto), falsifica l'esistenza locale di quegli dèi (come hai osservato, basta "traslocarli" dove non si può controllare, magari giustificandosi che la prima residenza fosse solo una metafora), tuttavia non falsifica il loro "senso". Ugualmente, il rasoio di Ockham e il razionalismo non falsificano, e nemmeno confutano, nulla di "semantico" (ovvero di esistenzial-spirituale): il primo, proprio riconoscendo l'infalsificabilità di alcuni concetti, li etichetta come "non necessari" (è dunque semmai un'epoché, non una falsificazione d'esistenza); il secondo, per definizione, non si occupa di ciò che è "semantico" e infalsificabile (e non occuparsene non significa confutarlo né falsificarlo; ritorniamo dunque alla differenza fondamentale fra ermeneutica ed epistemologia, scienza ed esistenzialismo, etc. al di là delle possibili confusioni che può fare chi le interpreta, restano "essenzialmente" distinte).
