Ciao Phil
A parer mio Severino individua acutamente la radice del moderno nichilismo (l'essente che sorge dal, e ritorna nel, nulla è,
intrinsecamente, nulla), però non capisco affatto questo suo intendere il "diventare altro" come l'equivalente del diventare
nulla.
Come dicevo, condivido l'affermazione sull'impossibilità di sorgere dal, e tornare nel, nulla (la condivido, naturalmente,
non da un punto di vista, diciamo, moralistico - come antidoto al nichilismo, cosa che qui non interesserebbe affatto-; la
condiviso altresì su una base logica e persino scientifica, visto che la stessa fisica ci parla di "conservazione dell'energia".
Il punto è però il "diventare altro", che ovunque Severino afferma essere equivalente al diventare nulla (e su questo punto
condivido senz'altro quel tuo sostendere lo "zenonismo" di Severino).
Ciò che ne consegue è una visione filosofica che trovo francamente molto "pesante" da proporre (l'eternità di ogni essente in
ogni attimo, cioè praticamente la presenza come di infiniti, immobili universi paralleli - appunto in maniera simile a Zenone).
Mi chiedo però, visto che ho comunque la massima stima di Severino, che su altri e fondamentali punti dimostra una non certo
comune profondità di analisi e conoscenza, se sono io (assieme a molti altri...) a non possedere, come dire, "occhi per vedere"
(immerso forse, per usare la sua terminologa, nella "terra isolata dal destino"), oppure se è lui ad aver preso un colossale
abbaglio.
Grazie per la risposta e per la segnalazione.
(mi spiace non poter citare su qualche punto le parole precise di Severino, ma adesso non ho la mia "biblioteca" sotto mano)
A parer mio Severino individua acutamente la radice del moderno nichilismo (l'essente che sorge dal, e ritorna nel, nulla è,
intrinsecamente, nulla), però non capisco affatto questo suo intendere il "diventare altro" come l'equivalente del diventare
nulla.
Come dicevo, condivido l'affermazione sull'impossibilità di sorgere dal, e tornare nel, nulla (la condivido, naturalmente,
non da un punto di vista, diciamo, moralistico - come antidoto al nichilismo, cosa che qui non interesserebbe affatto-; la
condiviso altresì su una base logica e persino scientifica, visto che la stessa fisica ci parla di "conservazione dell'energia".
Il punto è però il "diventare altro", che ovunque Severino afferma essere equivalente al diventare nulla (e su questo punto
condivido senz'altro quel tuo sostendere lo "zenonismo" di Severino).
Ciò che ne consegue è una visione filosofica che trovo francamente molto "pesante" da proporre (l'eternità di ogni essente in
ogni attimo, cioè praticamente la presenza come di infiniti, immobili universi paralleli - appunto in maniera simile a Zenone).
Mi chiedo però, visto che ho comunque la massima stima di Severino, che su altri e fondamentali punti dimostra una non certo
comune profondità di analisi e conoscenza, se sono io (assieme a molti altri...) a non possedere, come dire, "occhi per vedere"
(immerso forse, per usare la sua terminologa, nella "terra isolata dal destino"), oppure se è lui ad aver preso un colossale
abbaglio.
Grazie per la risposta e per la segnalazione.
(mi spiace non poter citare su qualche punto le parole precise di Severino, ma adesso non ho la mia "biblioteca" sotto mano)