Menu principale
Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - doxa

#916
Presentazione nuovi iscritti / Re:Un arrivederci
06 Maggio 2020, 21:19:21 PM
Buonasera Sari.

Non puoi abbandonarci all'improvviso. Abbiamo una "certa età" e le cattive notizie fanno male.
I miei topic hanno bisogno del contributo  arricchente dei tuoi post.

Perciò aspetto di rileggerti.
#917




sulla sinistra  il disegno della crocifissione di Gesù  elaborato da Giovanni della Croce dopo aver ricevuto una rivelazione mistica.

Gesù ha la testa reclinata in avanti, ma una parte laterale del volto è visibile, invece nel dipinto di Salvador Dalì il viso di Jesus non è visibile.

Fra' Giovanni della Croce  realizzò questa figurazione tra il 1572 e il 1577 durante il suo soggiorno ad Avila (Spagna) come confessore delle religiose carmelitane del monastero dell'Incarnazione. La rappresentazione grafica è conservato nel monastero in un reliquiario di legno.
#918
Andrea Molino ha scritto:
CitazioneSe credi che il vaccino sia efficace al 100% e non abbia effetti collaterali, ok.
Purtroppo non è cosí, neanche lontanamente.
È meno efficace negli over 65,  può dare sintomi importanti, é sconsigliato negli individui più deboli o immunodepressi....

Infatti, come puoi vedere dal dipinto questo anziano avaro ha speso molto denaro per acquistare il vaccino, restare vivo e continuare nel vizio indotto dal peccato mortale, ma poi ha compreso che il Covid ha vinto le sue scarse difese immunitarie e si sta preparando all'ars moriendi.



Hieronymus Bosch: "Morte di un avaro", olio su tavola, 1494 circa, National Gallery of Art di Washington (U.S.A.)

Sul "letto di morte" il magro anziano avaro viene visitato dalla morte che si affaccia nella stanza impugnando una freccia che mira all'uomo, confortato da un angelo, che gli indica la via per la salvezza dell'anima, il crocifisso, che emana un raggio dalla finestra (in alto sulla sinistra), mentre un diavoletto con sembianza scimmiesca  lo tenta offrendogli un sacco di monete d'oro; un altro lo guarda da sopra il baldacchino.

Ai piedi del letto un individuo sorregge il rosario con la mano sinistra,  con la mano destra riempie di monete d'oro una borsa retta da un altro diavolo nella cassa. 

Altri demoni sono indaffarati sotto la cassa-forziere (uno brandisce una lettera con sigillo rosso, forse una lettera di indulgenza o un documento che fa riferimento ad attività mercenarie all'avaro), uno si affaccia dal parapetto in primo piano.



#919
/3

Nell'Antico Testamento l'incenso è citato molte volte.

Il libro dell'Esodo narra che Dio ordinò a Mosè di costruire un altare speciale riservato all'incenso per il culto divino (30,1-10).

Dallo stesso libro si apprende che l'incenso veniva bruciato ogni mattina e ogni sera come sacrificio di lode (Esodo 30,7-8).

Il profumo d'incenso simboleggia la preghiera del credente: questa, simile al fumo, sale verso il cielo, dove  c'è Dio.

Salmo 141, 2: "La mia preghiera stia davanti a te come incenso, le mie mani alzate come sacrificio della sera".

Giuditta prima di tagliare la testa ad Oloferne, personificazione simbolica del male, invocò l'aiuto del Signore "nell'ora in cui nel tempio di Dio a Gerusalemme veniva offerto l'incenso della sera" (Giud 9,1).

L'incenso si usava anche per i riti di espiazione: a Gerusalemme, nella ricorrenza annuale dell'Espiazione (Yom Kippur), il sommo sacerdote, dopo aver oltrepassato il velo del tempio, entrava con l'incensiere nel Santo dei Santi per bruciarvi "due manciate d'incenso aromatico fine..." (Levitico 16,12-13).
 
Uno dei peccati fondamentali del popolo d'Israele fu il peccato d'idolatria:  consisteva nel bruciare incenso alle divinità pagane: "Sulle terrazze si offriva incenso a Baal e si facevano libagioni agli altri dèi per provocarmi" (Ger 32, 29; 11,12; 18,15; 44, 2-3). La stessa denuncia profetica è frequente nei libri storici, in particolare nei libri dei Re e delle Cronache, che accusano i re d'Israele di idolatria, peccato che contagiava anche il popolo: "Egli bruciò incenso nella valle di Ben-Innòm.... Sacrificava e bruciava incenso sulle alture, sui colli e sotto ogni albero verde (2 Cr 8,3-4; cfr. 1 Re 12,13; 2Re 12,4).

Nei libri sapienziali l'incenso è uno dei sette profumi che descrivono la Sapienza (Sir 24,15).

Il profeta Isaia (60, 6) annuncia che "... tutti verranno da Saba, portando oro e incenso...". Questo versetto fu ripreso nel Nuovo Testamento dall'evangelista Matteo, che scrisse:  I Magi "Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra" (Mt 2, 11).

Anche nel Vangelo di Luca è citato l'incenso:  "Avvenne che, mentre Zaccaria svolgeva le sue funzioni sacerdotali davanti al Signore durante il turno della sua classe, gli toccò in sorte, secondo l'usanza del servizio sacerdotale, di entrare nel tempio del Signore per fare l'offerta dell'incenso. Fuori, tutta l'assemblea del popolo stava pregando nell'ora dell'incenso. Apparve a lui un angelo del Signore, ritto alla destra dell'altare dell'incenso (1, 8 – 11).

Comunque per quanto riguarda i profumi il  libro più citato  è il "Cantico dei cantici", in cui due innamorati si cercano e si attraggono "sopra i monti degli aromi" e nel terzo poema  viene citato anche l'incenso: "Chi sta salendo dal deserto / come una colonna di fumo, / esalando profumo di mirra e d'incenso / e d'ogni polvere di mercanti? (3, 6).

Nel nostro tempo l'incenso viene ancora usato nelle chiese per alcune funzioni liturgiche, in particolare nelle messe solenni. 
#920
/2
Nell'antichità incenso, mirra, nardo, rosa, zafferano, maggiorana, cardamomo, cinnamomo, cassia ed altri furono gli ingredienti di fragranze preziose come l'Aegyption, il Megallion, il Panathenaicum create dall'arte dei profumieri e  usate da famiglie benestanti perché i costi erano elevati.

Per quanto riguarda l'incenso,  deriva da resine prodotte da alcune piante e nel passato veniva commerciato in forma di  granuli.  Bruciati, emettono sostanze odorose.


Incenso in grani

Numerose popolazioni utilizzavano l'incenso nel culto pubblico e privato. In epoca romana nel culto domestico  veniva offerto ai Lares familiares: l'incenso veniva fatto  ardere in bracieri di varia grandezza (focus, turibulum).

Gli antichi Greci l'incenso lo chiamavano "libanos", i Romani "incensum" (participio passato neutro sostantivato di "incedere").

I cristiani cominciarono ad effonderlo nelle liturgie dalla seconda metà del IV secolo.

Nel Medioevo, verso la fine del primo millennio, i fedeli cominciarono ad assistere all'incensazione dell'altare, delle reliquie, del sacerdote, dei fedeli, di oggetti venerabili: Vangelo, immagine sacre, candele, palme, ecc..

Segue
#921
Ultimo libro letto / Il profumo nel mondo antico
28 Aprile 2020, 18:44:53 PM
Giuseppe Squillace, docente nell'Università della Calabria, ha recentemente pubblicato il libro titolato: "Il profumo nel mondo antico". In questo testo, edito dalla Olschki,  c'è anche la traduzione in lingua italiana del breve trattato "Sugli odori", del filosofo e botanico greco Teofrasto (371 a. C. – 287 a. C.),  discepolo di Platone e di Aristotele, a cui succedette  nella direzione del Liceo (il peripato) nel 322 a. C.  e vi rimase per 35 anni, fino alla morte.

Teofrasto affrontò per  primo  il tema della composizione di un profumo ("combinazione delle essenze") e della sua creazione dal punto di vista artistico.
 
Nel paragrafo 45 del suo saggio "Sugli odori" Teofrasto scrive: " a quanti indagano sulla proprietà dei profumi potrebbe apparire strano quanto avviene con il "rhodinon". Sebbene sia più leggero e debole, riesce a sopraffare le altre fragranze delle quali una persona si sia in precedenza cosparsa. I profumieri usano ungere col rhodinon i clienti indecisi e intenzionati a non acquistare nulla da loro, affinché essi non riescano a sentire alcunché dai profumieri concorrenti". 

Nel  citato libro del professor Squillace ci sono anche brani di  altri autori greci ma anche  latini, i nomi di  antichi profumieri, l'elenco degli ingredienti base delle fragranze, i metodi di estrazione delle essenze, i 'segreti del mestiere', le vie delle spezie. Un insieme di informazioni  interessanti che idealmente portano il lettore in paesi come l'Armenia, l'Arabia Felix e l'India, terre ricche di aromi e in grado di affascinare lo stesso Alessandro Magno che, proprio nel profumo, riconobbe un elemento caratterizzante dell'essere re.

La prefazione  al libro di Squillace l'ha scritta Lorenzo Villoresi, noto creatore di fragranze.

Segue
#922


Salvador Dalì: "Il Cristo di San Juan de la Cruz", olio su tela, 1951. È conservato nel Kelvingrove Art Gallery and Museum di Glasgow (Scozia).

cliccare sull'immagine per ingrandirla

E' un dipinto surrealista: rappresenta la crocifissione di Gesù. L'artista catalano fu ispirato da un disegno del mistico spagnolo Juan de la Cruz (1542-1591), dal quale deriva il nome a questo quadro.


Dalì  si dichiarava "ateo per grazia di Dio", eppure  si dedicò varie volte all'arte sacra: per esempio raffigurò in acquerello episodi biblici e della Divina Commedia.


Il dipinto è diviso in due sezioni:


Nella parte superiore c'è la croce vista dall'alto, sospesa  tra cielo e terra.


Gesù  è sulla croce, ha il capo reclinato verso il basso.  Non  si vedono chiodi, ferite o sangue, il corpo sembra deprivato di ogni riferimento all'esperienza fisica e spirituale della Passione.


Jesus e la croce  formano un triangolo capovolto. La luce sul corpo  arriva da destra. 


L'ombra delle braccia sulla traversa della croce  sembra dilatare l'apertura del Cristo verso l'esterno.


In quest'opera luce e tenebra s'intersecano, sembrano simboleggiare la metafisica di vita e morte, di effimero ed eterno.


Dall'estremità inferiore della croce scende una pallida luminescenza, che  si espande in strati di luce quasi bronzea fino all'azzurro del cielo soprastante le linee delle colline sullo sfondo.


In basso,  si vede un tratto di mare con tre figure umane e due barche. Il paesaggio somiglia a quello di  Port Ligat,  il paese dove il pittore viveva,  un piccolo nucleo abitativo del comune di Cadaqués, in provincia di Girona,  situato in una cala del  Cap de Creus.
#923
Bravo Jean ! Il tuo ultimo post in questo topic  è complesso ed articolato.

Comincio dalla "chiusa". Ergo,  Mattioli era un eretico ? Non lo so, può darsi. Però  era cristiano, a modo suo, altrimenti non avrebbe scelto di essere sepolto nel sarcofago di Guglielma la boema. Significa che quel sepolcro lo considerava in "odore di santità", come hai ben colto nel segno.   Mi sembra evidente che tale  preferenza  doveva essere  necessariamente  collegata alla sua avversione per l'Inquisizione.

E qui debbo tornare al post iniziale, al domenicano Pietro da Verona, inquisitore per le città di Milano e Como, ucciso nel 1252 a Seveso.

Come già detto, questo frate è sepolto nel capoluogo lombardo  in una bella arca marmorea nella Cappella Portinari nella chiesa di Sant'Eustorgio.

Appena un anno dopo la sua uccisione,  Pietro da Verona venne canonizzato da papa Innocenzo IV, per dimostrare la sua vicinanza all'Ordine dei Domenicani e agli inquisitori.

Quel frate domenicano veniva commemorato come santo il 6 aprile ed era il patrono degli inquisitori. Poi il suo ricordo divenne scomodo e fu cassato dal pontefice Paolo VI in occasione della sua riforma liturgica promulgata il 3 aprile 1969 ("Novus Ordo Missae").

Jean, condivido quanto hai scritto:

Citazione I dogmi sostengono costruzioni che altrimenti franerebbero alla logica se non al buon senso e sono ben congegnati, esplicitati e giustificati dai teologi, ma sono anch'essi soggetti al mutare dei tempi, all'acquisizione di nuovi elementi di giudizio. Nulla è per sempre, anche nel campo della fede, checché se ne dica.
Ma la debolezza delle "costruzioni dogmatiche" affinché possano assolvere il loro compito d'esser certezza e fondamento è nel loro autoriferimento e chiusura a differenti visioni, ciò che comporta per esse la necessità d'esser sostenute e reiterate, protette dalla possibilità che venga dimostrata la loro fallacia, nel caso di Guglielma, Maifreda (per non dir di Giordano ...) o per una delle innumerevoli streghe torturate ed arse vive.



Per quanto riguarda l'Istruzione "Ad resurgendum cum Christo"  emanata il 15 agosto 2016 dalla Congregazione per la dottrina della fede, riguardante la sepoltura dei defunti e la conservazione delle ceneri in caso di cremazione, la Chiesa prende atto che l'incinerazione dei corpi è un fatto culturale, come tale deve essere evangelizzato....Infatti papa Giovanni Paolo II disse: "Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta".

In base a quanto disposto nel 1992 con la Costituzione apostolica "Fidei depositum" riguardante il Catechismo della Chiesa cattolica, si raccomanda che i corpi dei defunti vengano seppelliti nei cimiteri o in altro luogo sacro. Considera l'inumazione la forma più idonea per manifestare la propria fede e la speranza nella risurrezione corporale 

Nel passato la cremazione era avversata dalla Chiesa,  invece l'attuale dottrina afferma che laddove ragioni di tipo igienico, economico o sociale inducano a scegliere la cremazione, la Chiesa non ha ragioni dottrinali per  contrastare tale prassi, poiché "la cremazione del cadavere non tocca l'anima e non impedisce all'onnipotenza divina  di risuscitare il corpo, quindi non contiene l'oggettiva negazione della dottrina cristiana sull'immortalità dell'anima e la risurrezione dei corpi" (Suprema Sacra Congregazione del Sant'Uffizio, Istruzione"Piam et constantem", 5 luglio 1963).

Ovviamente non si può chiedere alla Chiesa cattolica che i familiari di un non credente pretendano la cerimonia religiosa funebre e la successiva cremazione del corpo del defunto per motivazioni anti-cristiane o di indifferentismo religioso.

La Chiesa dice va bene, fatti cremare, ma se vuoi la cerimonia funebre in parrocchia devi credere nella resurrezione cristiana dei corpi, nel mistero della morte con la quale la vita non è tolta, ma è trasformata.

Da non credente debbo dire che in questo caso la Chiesa ha ragione. Si deve credere nella cerimonia funebre religiosa altrimenti diventa formalismo, perché così vuole la tradizione. In tal caso è una perdita di tempo per il sacerdote che celebra la Messa e per gli ipocriti che vogliono "salvare le cosiddette apparenze".

Buona notte Jean
E grazie per la faticaccia che hai fatto.
#924
Ti ringrazio Jean per la tua collaborazione. Se molto bravo nell'esporre quei fatti del passato. Mi fanno pensare al fervore religioso che ci fu tra l'XI e il XIII secolo  e la fondazione dei vari Ordini religiosi: Domenicani, Francescani, Premonstratensi...., Guglielmiti, ecc..

Oltre al fervore religioso ci fu quello dell'edilizia ecclesiastica: prima con il Romanico e poi il Gotico, stili  architettonici meravigliosamente espressi nelle cattedrali e non, insieme ai  simboli "bestiari".



#925
Tematiche Filosofiche / Re:Putrefazione, la vita
21 Aprile 2020, 15:47:41 PM
Buonasera giopap,

il nome completo del sociobiologo statunitense è Edward Osborne Wilson, ex docente della Harvard University.

Per non sbagliare questa è la copertina



Costa 15 euro
#926
Tematiche Filosofiche / Re:Putrefazione, la vita
20 Aprile 2020, 21:56:52 PM
Jacopus ha scritto
CitazioneIn realtà  homo sapiens è uno fra gli animali più prosociali attualmente esistenti, fra i mammiferi. Il nostro successo ecologico è proprio dovuto al nostro essere prosociali e collaborativi, fin dalla notte dei tempi. J. Diamonds racconta in "il terzo scimpanzé" che già i primi homo sapiens di cui si è trovata traccia fossile si portavano appresso i più anziani, i malati, gli zoppi.

Davintro ha risposto
CitazioneCertamente la socialità, intesa come tendenza a inserirsi in un sistema costituito da relazioni fra ruoli e funzioni, esprime la razionalità definente l'uomo, ma ciò non è affatto in contraddizione con le differenze qualitative delle personalità individuali, anzi, proprio la complessità della struttura sociale coincide con la specializzazione che consente la delineazione di ruoli sempre più differenziati e dunque sempre più combacianti con le differenti vocazioni individuali.

Quanto da  voi due asserito è confermato dal biologo Edward Wilson, professore emerito all'università di Harvard, il quale  ha  recentemente pubblicato il libro titolato: "Le origini profonde delle società umane" (Raffaello Cortina editore).

Egli dice che il miracolo della nostra sopravvivenza sulla Terra  avvenne quando poche specie si dettero un'organizzazione sociale, in cui i singoli lavorano e si riproducono (o non si riproducono) in funzione del gruppo di animali di cui fanno parte.

Ma la socialità comparve tardi perché è rara, pur avendo portato al successo una specie come quella umana, che ora domina il mondo. 

Il senso comune sembra suggerire che la socialità sia un'espansione progressiva delle cure date dai genitori ai figli, invece gli studi comparativi compiuti sul campo e in laboratorio hanno mostrato che i legami di parentela non sono la causa della dedizione alla propria comunità. Secondo Wilson questa e altre forme di altruismo sono state innescate dalla divisione del lavoro, come per esempio le api nell'alveare. Al contrario, la tendenza dei parenti a prendersi cura dei discendenti comporta l'abitudine a separarsi dai figli che hanno raggiunto la maturità, così, a differenza delle api, non si forma mai un'organizzazione complessa e stratificata.

Se l'organizzazione della colonia di api diventa sempre più importante, la sopravvivenza e il successo riproduttivo del singolo diventano progressivamente meno rilevanti.
Le api operaie possono essere considerate come delle estensioni robotiche che si sacrificano per la società nel suo complesso. Questo stato di cose è basato sul compromesso tra egoismo e altruismo, ma tendenzialmente favorevole all'altruismo.

Il professor Wilson dice che nel corso della storia della Terra sono vissute migliaia di specie di medie e grandi dimensioni e poche sono state in grado di giungere ad un compromesso stabile tra egoismo e altruismo, ed una sola ha raggiunto il livello di complessità che oggi contraddistingue l'uomo.

La vicenda appare singolare anche se ci si limita a ripercorrere le tracce risalenti a soli 300 mila anni fa, quando un primate originario dell'Africa orientale e meridionale abitava nella savana tropicale. Era imparentato con altre specie incontrate nel suo girovagare, ma solo lui prevalse per merito dell'altruismo verso chi considerava appartenente al gruppo del "noi" e alla sua ostilità a chi era "altro da noi".

Risale a quei tempi l'attuale tribalismo.
Oggi l'homo sapiens ha superato l'eredità del tribalismo con la "buona educazione", per ridurre le tensioni tra l'altruismo e l'egoismo.
#927
Riflessioni sull'Arte / Re:"Madonna del bastone"
20 Aprile 2020, 09:57:12 AM
Anticipazione della "Madonna del manganello" è il noto pannello realizzato nel 1927 in ceramica dipinta che rappresenta la "Madonna del fascio".

cliccare sull'immagine per ingrandirla
   

                   
Il pannello di ceramica è formato da 398 piastrelle e misura mt 3,10 x 2,60. Fu realizzato in Portogallo dal marchigiano Leopoldo Battistini con la tecnica dell'azulejo lusitano.

Questo dipinto evoca i modelli iconografici del Rinascimento italiano.

Nella parte bassa dell'immagine  c'è  una coppia di angeli che offre un fascio littorio alla Madonna in trono con Bambino, contornata da angeli musicanti.


Nella parte alta la titolazione: "Madonna del Fascio".

L'opera fu presentata nel 1927 all'Esposizione internazionale di Milano, poi donata a Benito Mussolini, che la fece  trasferire Roma, in Palazzo Braschi, prospiciente piazza Navona, successivamente fu inviata a Predappio nell'asilo e oratorio di Santa Rosa.

Alla caduta del fascismo, la Madonna del fascio, come altri simboli del passato regime, rischiò di essere distrutta, ma la devozione delle suore riuscì a salvarla.
#928
Riflessioni sull'Arte / Re:"Madonna del bastone"
20 Aprile 2020, 09:53:56 AM
Nella stessa variante della "Madonna col bastone" è compresa  l'immagine della "Madonna del manganello", ideata in epoca fascista e diffusa durante quel ventennio in varie chiese calabresi nelle zone di Vibo Valentia e Lamezia Terme.

Nella mano destra la Madonna anziché il bastone impugnava il manganello.




Questa icona, realizzata in forma di statua in cartapesta e raffigurata in"santini", anche se non ebbe l'approvazione ecclesiastica fu diffusa negli anni '30 dello scorso secolo nell'ambito dello "spirito di collaborazione clerico-fascista".


Gli organi di partito la elessero "patrona degli  squadristi"  poi  "protettrice dei fascisti".

Nelle zone predette la venerazione verso tale icona finì dopo la caduta del fascismo.
#929
Riflessioni sull'Arte / "Madonna del bastone"
20 Aprile 2020, 09:44:46 AM
Nella tipologia "Madonna del Soccorso" una variante interessante la raffigura mentre impugna un nodoso bastone per proteggere un bimbo dalle insidie del diavolo. Questa variante fu diffusa dagli Agostiniani per far comprendere ai fedeli il potere di Dio sulle "forze del Male", con la mediazione e l'intercessione della SS. Madre per la tutela dei piccoli.

Uno dei numerosi esempi è la "Madonna di Morrovalle"

                 
La Madonna scaccia il diavolo che tenta di impossessarsi di un bambino.

Dipinto del XVI secolo attribuito a Baldo De' Serofini, della scuola pittorica di Bernardino Mariotto (1478 – 1566); Morrovalle (Mc): pinacoteca nel museo civico.
#930
Ciao Jean, la tua annotazione m'interessa molto, perciò per favore aiutami a saperne di più.

Hai scritto
CitazioneC'è una diversa storia... quella che vuole il Foppa documentare l'avversione che all'epoca esisteva in quel luogo per il culto della Vergine.

Perché l'avversione per la chiesa di Sant'Eustorgio ? Era collegata ai "Guglielmiti" ?

Ho letto la biografia (agiografia ?) di "Guglielma la Boema":  mi sembra di avere a che fare con un antico cannocchiale del tipo allungabile. In essa s'innestano e si mescolano le biografie e le agiografie di altre sante considerate eretiche, un paio furono mandate al rogo.

Per quanto riguarda l'abbazia di Chiaravalle, nel Comune di San Giuliano Milanese, la conosco per averla alcune volte frequentata. Anziché i cistercensi ci sono le monache agostiniane di clausura dedicate al restauro dei libri.

Anche Raffaele Mattioli è un personaggio che conosco bene. Nacque nel luogo dove io sono nato, per  caso, nella casa dei nonni paterni. In quella località sulla costa adriatica ho trascorso le migliori stagioni estive mare durante le vacanze scolastiche.


Palazzo Mattioli

Questo è l'edificio dove nacque Raffaele Mattioli (fu presidente dell'ex Banca Commerciale Italiana). I suoi familiari lo hanno donato al Comune per dedicarlo a un ramo della  biblioteca civica, nella quale c'è un fondo librario a mio nome con circa mille libri.

Conosco la biografia del banchiere umanista Mattioli. So che volle essere sepolto in questa abbazia, che fece munificamente restaurare, perché la sua seconda moglie era originaria di San Giuliano Milanese, però ignoro la motivazione della sua scelta di essere sepolto nel sarcofago che ospitò per breve tempo Guglielma la Boema. I resti della donna furono poi messi al rogo.

Se si considera il Bene Mattioli e il male Guglielma, in tal caso c'è stata un'inversione di tendenza: il Bene si è inserito nel male.

Oppure si può credere il contrario: Mattioli come banchiere fu un simbolo del male, ma si volle redimere e  far rifugiare il suo corpo post mortem in un loculo "santo".

Per quanto ne so Mattioli fece del bene all'imprenditoria italiana, all'IRI e ad altre persone comuni.


Che ne pensi ?

Buona serata Jean.