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Messaggi - Carlo Pierini

#931
Tematiche Filosofiche / Cos'è il piacere?
29 Giugno 2018, 12:30:42 PM
Per capire meglio quel mistero che chiamiamo "essere umano" dal punto di vista di quell'altro mistero che chiamiamo "piacere", o "felicità", credo che non dobbiamo partire dalla domanda diretta: "cos'è il piacere?", perché ad essa non possiamo che rispondere: "il piacere è la soddisfazione di un desiderio". Dovremmo, piuttosto, cominciare col chiederci: perché certi desideri SANI e propriamente umani - come, per esempio, il desiderio di una vita economicamente agiata, il desiderio sessuale, il desiderio di successo, il desiderio di potere (finalizzato al bene collettivo), ecc. - si trovano spesso in conflitto frontale con un ALTRO ordine di desideri (o di aspirazioni), anch'essi sani e anch'essi propriamente umani, - come, per esempio, il desiderio di realizzare ideali di onestà e di solidarietà, il desiderio di fedeltà-appartenenza amorosa, il desiderio di contemplazione e di comprensione di noi stessi e del mondo, il desiderio di contribuire alla felicità del prossimo, il desiderio di trascendenza, ecc.-?

Ecco se ci poniamo questa domanda, cominciamo già a capire che il famoso "principio del piacere", che Freud e il materialismo in generale pongono a fondamento dell'agire umano, si fa fumoso e ambiguo e che la felicità dell'uomo non dipende tanto da una passiva obbedienza a realizzare dei (fantomatici) desideri già dati univocamente, quanto da una attiva e spiritualmente impegnativa impresa di *armonizzazione-mediazione-trasformazione* di desideri la cui natura è opposta per principio. E in questa impresa, solo la speranza che si tratti di una opposizione *solo apparentemente* contraddittoria, e che invece sia nella sua essenza *complementare*, può sostenerci quando le difficoltà ci appariranno tali da consigliarci di lasciar perdere tutto e di "prendere la vita così come viene", sia pure nella sua trivialità. Perché se i desideri che ci animano fossero in sé irriducibilmente conflittuali e contraddittori, non avemmo alcuna speranza di poter essere un giorno, nello stesso tempo, ONESTI e FELICI.

E' essenzialmente intorno a questo dilemma che gravita la psicologia di C.G. Jung:

"Il principio spirituale (qualunque cosa esso sia) si impone con forza inaudita contro il principio puramente naturale. Si può dire anzi che anch'esso è "naturale" e che entrambi i principi scaturiscono da una medesima natura. [...] Questa "cosa naturale" consiste in un conflitto tra due principi ai quali si può dare questo o quel nome, e che questo contrasto è l'espressione e forse anche il fondamento di quella tensione che definiamo come energia psichica . [...] Senza tensione è impossibile che esista un'energia, come disse anche Eraclito: «Il conflitto è il padre di tutte le cose»".  [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.62]  

"Il conflitto tra ethos e sessualità, oggi non è una pura e semplice collisione tra pulsionalità e morale, ma una lotta per il diritto all'esistenza di una pulsione o per il riconoscimento di una forza che in questa pulsione si manifesta, forza che, a quanto pare, non ha voglia di scherzare e di conseguenza non vuole neppure rassegnarsi alle nostre leggi morali da benpensanti. [...]
Potremmo definire la sessualità il portavoce delle pulsioni, ed è per questo che il punto di vista spirituale scorge in essa il suo avversario principale. Ma non perché la dissolutezza sessuale sia in sé e per sé più immorale dell'avidità, della tirannia o della prodigalità, ma perché lo spirito fiuta nella sessualità un suo pari, anzi, un che di affine. [...] Che cosa sarebbe mai dopotutto lo spirito, se non gli si opponessero pulsioni a lui pari?". [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.66/67]

"L'Io conserva la sua autonomia soltanto se NON si identifica con uno dei termini opposti, se sa mantenere una posizione equidistante tra gli estremi. Questo è però possibile soltanto se l'Io è cosciente non di uno solo dei termini, ma anche dell'altro". [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.236]

"Gli istinti biologici urtano non solo contro barriere esterne, ma anche contro barriere interne. Lo stesso sistema psichico, che da una parte si basa sulla concupiscenza degli istinti, poggia dall'altra su una volontà diretta in senso opposto, che è forte almeno quanto l'istinto biologico.
La volontà di rimuovere o di reprimere gli istinti naturali, o per essere più esatti di aver ragione del loro predominio e della loro mancanza di coordinazione, proviene da una fonte spiritualei". [JUNG: Simboli della trasformazione - pg.159]

"Il fatto che gli opposti, nei simbolismi religiosi, appaiano  come dèi deriva dal semplice riconoscimento della loro grande potenza; la filosofia cinese ne dedusse che erano principi cosmici e li chiamò yang e yin. Quanto più vogliamo separare gli opposti, tanto maggiore diventa la loro potenza. «Se un albero cresce fino al cielo, le sue radici affondano nell'inferno», diceva Nietzsche. Eppure si tratta, sopra e sotto, dello stesso albero. È caratteristico della nostra mentalità occidentale il fatto che noi scindiamo i due aspetti in personificazioni antagonistiche, come Dio e il diavolo, ed è altrettanto caratteristico del gaio ottimismo dei protestanti avere messo delicatamente a tacere il diavolo (omne bonum a Deo, omne malum ab homine) ". [JUNG: Psicologia e religione - pg.510]

"Il termine sanscrito per "coppia di opposti" in senso psicologico è dvandva. Esso significa anche coppia (uomo-donna), conflitto, litigio, duello, dubbio. Le coppie degli opposti sono state generate dal creatore del mondo. [...] «Il mondo ha sempre da soffrire a causa delle coppie di opposti», dice il Ramayana (II, 84, 20). È quindi un dovere etico di essenziale importanza non lasciarsi influenzare dagli opposti (nirvandva = libero dagli opposti), ma elevarsi al di sopra di essi, giacché la liberazione dagli opposti conduce alla redenzione.
Dal libro di Manu: «Chi si è affrancato progressivamente da tutti i legami e da tutte le coppie di opposti riposa in Brahman» (Manava-Dhar-masastra VI, 80 sg.)".    [JUNG: Tipi psicologici - pg.212]

"Il problema dei contrari inteso come principio inerente alla natura umana rappresenta un altro passo avanti nel nostro graduale processo conoscitivo. Questo problema è un problema dell'età matura, sia sul piano individuale che storico-collettivo".  [JUNG: Psicologia dell'inconscio - pg.107]

"Una teoria psicologica che voglia essere più di un semplice sussidio tecnico deve fondarsi sul principio dei contrari; senza tale principio potrebbe ricostruire soltanto una psiche nevroticamente squilibrata. Non esiste equilibrio e non esiste sistema autoregolantesi senza un termine di opposizione. E la psiche è un sistema dotato di autoregolazione".  [JUNG: Psicologia dell'inconscio - pg.110]
#932
Citazione di: sgiombo il 28 Giugno 2018, 19:24:50 PM
Per "felicità" (più o meno, ma di fatto mai completamente, realizzata) comunemente si intende l' appagamento (più o meno, ma di fatto mai completamente, ottenuto) delle aspirazioni (proprie di ciascuno); per "infelicità" il loro mancato appagamento.

Dunque criterio della complessiva felicità o meno di una persona in un certo momento della propria vita può essere il seguente esperimento mentale:
Se ci comparisse davanti una divinità onnipotente e ci proponesse di rivivere (magari un' infinità di volte) la propria vita quale é stata finora, che cosa le risponderemmo?
Se le rispondessimo affermativamente, allora evidentemente la nostra vita (finora) é stata complessivamente felice (o comunque più felice che infelice per lo meno di un minimo di "eccesso di felicità" tale che varrebbe la pena di rifarla tale e quale, tale da compensare gli elementi di infelicità, in qualche misura inevitabili).
Se rispondessimo negativamente, allora evidentemente la nostra vita (finora) é stata complessivamente infelice.


Si potrebbero poi immaginare ulteriori sviluppi dell' esperimento mentale.
La divinità onnipotente potrebbe chiederci se volessimo in alternativa rinascere senza sapere quale sarà la nostra vita futura o cessare definitivamente di esistere e di vivere consapevolmente.
Personalmente, sebbene alla prima domanda avrei risposto affermativamente (sono complessivamente felice della mia vita quale é stata finora), di fronte a questa seconda proposta risponderei senza esitazioni che preferirei cessare di esistere: del tutto ingiustificato mi sembrerebbe infatti il rischio di vivere una vita infelice, e anche decisamente infelicissima, quali non poche (e comunque sempre troppe!) ci tocca di constatarne intorno a noi.
E coerenza mi imporrebbe, "a mo di corollario", che se avessi la possibilità di generare altri figli me ne dovrei astenere.
Infatti potrebbero essere infelici, e pure tantissimo, e comunque non avrei certo il diritto di imporre loro, senza il loro consenso (che non potrei avere per un' impossibilità logica, assoluta), il rischio dell' infelicità, seppure in alternativa alla possibilità della felicità.
Ma mi imporrebbe anche di porre immediatamente fine alla mia vita in modo il più possibile indolore (eutanasia), dal momento che nulla mi garantirebbe che in futuro il rapporto fra soddisfazioni e insoddisfazioni delle mie aspirazioni non si possa invertire, e dunque "il gioco non varrebbe la candela" (e anzi, con l' avanzare dell' età e i connessi problemi di salute e di efficienza fisica e mentale, il rischio dell' infelicità tenderebbe con ogni probabilità sempre più ad incrementarsi).
Senonché fra le mie (attuali) aspirazioni c' é quella di contribuire (sia "materialmente", economicamente, sia "moralmente", culturalmente, con la mia vicinanza intellettuale e affettiva), nei limiti delle mie possibilità, alla felicità dei miei cari innanzitutto e in varia misura di tutti coloro con cui potrei avere a che fare; e se mi dessi l' eutanasia contravverrei a questo dovere che sento dentro di me lasciando insoddisfatta questa mia importante aspirazione (= mi renderei infelice; moltissimo, anche se per pochissimo tempo, soprattutto in considerazione del persistere dell' infelicità arrecata ad altri ben oltre il brevissimo lasso di tempo della mia sopravvivenza in tal caso).


Inoltre si può essere felici o infelici in maggiore o minor misura per "fortuna estrinseca" o per "meriti intrinseci".
E mentre nel primo caso -per definizione- si sarebbe soddisfatti o meno della propria vita "in generale", nel secondo si sarebbe soddisfatti o meno di se stessi (e, se felici, qualora la divinità ci chiedesse se vorremmo rinascere così come siamo di fatto nati oppure diversi si sceglierebbe la prima alternativa; se insoddisfatti di noi stessi probabilmente la seconda).
Cioè nel secondo caso si sarebbe contenti oppure scontenti di sé, di essere come si é. Cosa che con tutta evidenza non può essere autonomamente scelta ma si subisce, inevitabilmente impotenti di fronte alla sorte; infatti anche nel caso si decida di cambiare, di compiere sforzi per mutare la propria personalità, cosa certamente non impossibile per lo meno in linea teorica, di principio, tuttavia questa decisione sarebbe o (immediatamente) casuale, fortuita, oppure determinata dal come si era al momento di compierla, comunque non per propria libera scelta ma fortuitamente (oppure per scelta altrui deliberata, per chi creda in un Dio creatore o qualcosa di simile: in ogni caso non per una libera scelta propria).


N.B.: Da questo "fatalismo di ultima istanza" non consegue affatto necessariamente una passività pratica, come molti erroneamente credono.
Il fatto che si sia nati "virtuosi" (per dirlo con gli antichi Stoici) oppure malvagi (o tali da decidere di diventare "virtuosi" oppure malvagi) non per merito proprio (ma casualmente, per "puro culo" o "pura sfiga" a seconda dei casi) non implica affatto necessariamente che se si é in maggiore o minor misura "virtuosi" ci si impegni di meno (che se non si fosse consapevoli di questo fatto) nell' operare bene, nel combattere il male, nel cercare di imporre ai malvagi le giuste punizioni e ai buoni i giusti premi in maggiore o minor misura (né che se si é più o meno malvagi ci si impegni di meno nell' operare più o meno male, nel combattere il bene, nel cercare di realizzare ingiustizie).


Che ne pensate?


Se mi comparisse davanti il Dio onnipotente del tuo "esperimento", io gli direi di poter rispondere SOLO SE mi dicesse QUALI sono i "comandamenti" più importanti da rispettare per non infognarsi in una vita infelice e SE mi assicurasse che tali comandamenti non vanificano NECESSARIAMENTE il senso più profondo di ciò che chiamiamo LIBERTA'. 
In caso contrario, ...che decida Lui - che la sa più lunga di me - qual'è la cosa migliore da fare.
Ma non perderei l'occasione irripetibile (incontrare Dio non è una cosa di tutti i giorni) per sottoporgli la mia risposta scritta alla domanda: "Cos'è il piacere?" (che pubblicherò in questo NG) affinché mi sottolinei in rosso le eventuali boiate che ho scritto e, se possibile, mi dia qualche "dritta" per capire i motivi dei miei errori e qualche indicazione per superarli.
Insomma, gli direi: "L'hai voluta la bicicletta? ..."
#933
Citazione di: viator il 28 Giugno 2018, 12:36:19 PM
Dimmi tu : ma la cellula che si divide originando due copie di sé, che sta facendo ? Si divide o si moltiplica ? Muore o sta rinascendo duplicata ? La sua individualità svanisce o si sposta all'interno delle nuove cellule ?

Magari potessi risponderti esaustivamente! Avrei raggiunto lo scopo finale della mia ricerca trentennale: l'applicazione del Principio di complementarità alle scienze della natura (fisica, chimica, o biologia). 
Ho scritto più di duemila pagine per evidenziare la sua validità nel campo delle discipline diciamo "uamanistiche" (psicologia, simbologia, storia della cultura, teologia, logica, filosofia, ecc.) e quindi per supportare l'ipotesi della sua universalità, ma non sono ancora riuscito a coronare il sogno di saltare il fosso verso la realtà fisica. Un sogno coltivato (ma mai realizzato) anche dal fisico Niels Bohr:

<<Il principio di complementarietà di Nils Bohr era nientemeno che un tentativo per costruire la pietra angolare di una nuova epistemologia. Quando «...nella prospettiva filosofica generale... ci si presentano situazioni che richiamano quella della fisica quantistica», non significa che queste situazioni siano in qualche modo un pallido riflesso, o «vaghe analogie», di un principio che risulta fondamentale soltanto nella fisica quantistica; piuttosto è la situazione della fisica quantistica che rappresenta soltanto un riflesso di un principio onnipervadente. (...)                 
Qualunque fossero i fattori più importanti che contribuirono alla formulazione del principio di complementarietà da parte di Bohr in fisica, (...) fu il significato universale del ruolo della complementarietà che Bohr intendeva sottolineare. (...) Infatti, come Rosenfeld fa puntualmente notare, «Mentre la sua intuizione sul ruolo della complementarietà in fisica si approfondiva nel corso di questi anni creativi, egli riuscì a indicare situazioni in campo psicologico e biologico che presentano anch'esse aspetti complementari; e la considerazione di tali analogie da un punto di vista epistemologico gettava luce, a sua volta su problemi fisici non familiari.
Bohr dedicò una notevole quantità di duro lavoro ad esplorare le possibilità di applicazione della complementarietà ad altri campi del sapere; egli attribuiva a questo compito un'importanza non minore delle sue ricerche puramente fisiche>>.  [G. HOLTON: L'immaginazione scientifica - pg.132]
#934
2a PARTE

"Anche nel Zend-Avesta dell'antico Iran si trova l'idea di una trinità. La Prima persona, o Padre, è Ahuramazda; poi vengono i due spiriti creatori, o la coppia (di contrari), mostrando così la dualità, che vedrerno poi essere la caratteristica del Secondo Logos, mentre Armaiti, la Mente, o dea della Sapienza, completa la triade ed ha una spiccata rassomiglianza tanto con Binah, l'Intelligenza dei Cabbalisti, che col Verbo, o Logos dei Neo Platonici e dei cristiani prirnitivi". [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 123]
 
"I Celti erano quasi ricchi quanto gli Egizi di trinità composte di padre, madre e figlio; ma erano molto più filosofici, e si avvicinavano di più al simbolismo indù nella sua fase primitiva e meno antropomorfica. La più arcaica di tali trinità sembra esser quella di Aesar, Anu-Mathar, ed Ain. I Druidi invocavano prima di tutti Aesar, il potere risanatore di tutti mali e Salvatore: "aesain" significa fare o creare - letteralmente Aes-ar - significa il fuoco creatore (si confronti la derivazione di Osiride).
Gli Etruschi adoravano un dio Aesar; presso gli Indù egli è Aeswar o Iswara, il primo movente, il potere creatore. Si noti inoltre che "aesh" è il norne ebraico del fuoco.
La seconda persona di questa triade, Anu-Mathar, è chiamata pure Eirinn (notte) ed Ith (desiderio): essa è una potenza femminile che, insieme col maschile Aesar, può veramente considerarsi come l'aspetto duale dell'Uno". [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pp. 123-124]
 
"Anche la scandinavia aveva la sua trinità, in cui Odino, il Padre supremo, aveva il primo posto ed era una personificazione del Cielo. Thor e Freya completavano la triade. Thor corrisponde al Giove latino e da lui gli inglesi hanno avuto il loro Thursday (Giovedì); mentre Freya era una personificazione della Terra e simbolo della fertilità. L'unione di Odino e Freya si supponeva avesse prodotto il dio sole Baldur "il buono e il bello" che fu ucciso, ma risorse dalla morte e che con Odino e Freya formava una seconda trinità". W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 125]
 
"In Messico era venerata una trinità consistente in: Tezcatlipoca, che aveva tutti gli attributi e tutti i poteri ascritti al Jehovah degli Ebrei, e due altri dei che occupavano i posti alla sua destra e alla sua sinistra. Nello Yucatan pure gli antichi indigeni riconoscevano una trinità che aveva grande rassomiglianza con la Trinità cristiana.
La trinità adorata nel Perù era ancor più che in altre nazioni intimamente associata al simbolismo solare; poiché Apomti, Churunti e Intiquoqui erano rappresentati come tre immagini del Sole, ed i tre nomi significavano Padre-Sole-Signore, Sole-Figlio e Sole-Fratello. [...]  Nella città di Cuicasco esiste un certo oratorio in cui si adorava un grande idolo, Tangatanga, che significa Uno in Tre e Tre in Uno". [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 125]
 
"Nella tradizione estremo-orientale (...) se il Wang è effettivamente il Re, nel senso proprio della parola, è in pari tempo anche qualcos'altro.  Ciò del resto risulta dal simbolismo stesso del carattere wang:
 
http://somosverdes.com.br/wp-content/uploads/2014/09/WANG.png
 
composto di tre tratti orizzontali che raffigurano rispettivamente, come quelli di altri trigrammi (...), il Cielo, l'Uomo e la Terra, e sono inoltre uniti, nel loro punto di mezzo, da un tratto verticale: infatti, dicono gli etimologisti, "la funzione del Re è quella di unire", e con questo, data la posizione del tratto verticale, si deve intendere innanzitutto unire il Cielo e la Terra. Propriamente, tale carattere designa perciò l'Uomo in quanto termine mediano della Grande Triade, l'Uomo specialmente considerato nel suo ruolo di «mediatore»; per essere più precisi, aggiungeremo che qui esso deve essere inteso non soltanto come l'«uomo primordiale», bensì come lo stesso «Uomo Universale», perché il tratto verticale altro non è se non l'asse che unisce effettivamente fra loro tutti gli stati di esistenza, mentre (...) l'intersezione tra questo e il tratto mediano orizzontale (i due tratti superiore e inferiore rappresentano il Cielo e la Terra), forma la croce, cioè appunto il simbolo dell'«Uomo Universale». (...)
Avendo sviluppato tutte le proprie possibilità sia in senso verticale che in senso orizzontale, egli è perciò il «signore dei tre mondi», i quali possono essere rappresentati anche dai tre tratti orizzontali del carattere wang". 
Volendo indicare al riguardo dei punti di confronto fra tradizioni diverse, possiamo notare come appunto per tale qualità Ermete, che del resto viene rappresentato come «re» e «pontefice» insieme, sia chiamato "Trismegistos" o «tre volte grandissimo»; a tale designazione possiamo accostare anche quella di «tre volte potente», in uso nei «gradi di perfezione» della Massoneria scozzese e che propriamente implica la delega di un potere da esercitarsi nei tre mondi". [R. GUÉNON: La grande triade - pp. 141/145]
 
"L'anima umana è per Marsilio Ficino la parte centrale nella serie graduata delle sostanze, il che non significa solo che per la sua qualità oggettiva sta in mezzo tra l'eterno e il temporale, ma anche che è rivolta nel suo atteggiamento consapevole in sù e in giù e unisce così fra di loro le due metà dell'universo.  All'anima viene quindi assai logicamente attribuito un doppio affetto e una doppia inclinazione per cui essa è ugualmente rivolta verso il divino e verso il sensibile. [...] Rispetto a questo suo duplice indirizzo il Ficino paragona qualche volta l'anima a una testa di Giano le cui facce guardano in due direzioni opposte".    [P.O. KRISTELLER: Il pensiero filosofico di M. Ficino - pp.209-10]
 
"Nelle concezioni estremo-orientali, l'Essenza e la Sostanza universale sono rispettivamente il polo superiore e il polo inferiore della manifestazione, e possiamo dire che l'una si trovi propriamente al di sopra e l'altra al di sotto di ogni esistenza. [...] La manifestazione dunque si situa interamente tra questi due poli; e lo stesso vale naturalmente anche per l'Uomo, il quale non soltanto fa parte di tale manifestazione, ma ne costituisce simbolicamente il centro stesso e, per questo motivo, la sintetizza nella sua integralità. Così l'Uomo, posto com'è tra il Cielo e la Terra diventa il «mediatore» che li unisce, il «ponte» gettato tra loro".   [R. GUÉNON: La grande triade - pp.30/31]
 
"La divisione ternaria degli enti in corpo (soma), anima (psykhe) e spirito o intelligenza (nous), che era ben conosciuta dagli antichi filosofi greci, si trova anche nel sistema di Ibn Sina, così come in quello della maggior parte degli altri filosofi e cosmologi musulmani".  [SEYYEN HOSSEIN NASR: Vita e pensiero nell'Islam - pg. 130]
 
"Per Platone, questo mondo creato da Dio è anch'esso un dio, un figlio del padre autorivelantesi. Esso ha un'anima creata dal Demiurgo, precedente il corpo. [...]
L'anima del mondo, che rappresenta il principio dominante di tutta la phisis, possiede dunque una natura una e trina. [...] Essa significa un'immagine di Dio rivelata o sviluppata". [JUNG: Psicologia e religione - pg.129]
 
"Nell'Olimpo etrusco trovasi una triade suprema: Tinia, Uni, Menrva; perfettamente corrispondente a quella di Giove, Giunone e Minerva del tempio capitolino. Sotto Tinia erano poi i 12 Dèi Consenti o complici; corrispondentemente, pare, alle dodici grandi divinità dell'Egitto (secondo Erodoto), ed ai dodici grandi Dèi dell'Olimpo greco-romano (sei Dei e sei Dee)".  [R.GUÉNON: Il Re del Mondo - pg.37]
 
"[Nel simbolismo ermetico] dal mare si leva la sorgente del Mercurio triplex nomine, che si riferisce al triplice modo di apparizione del Mercurio. La sua unità si manifesta come triade. Egli è una trinità: è l'analogia ctonia, infernale della trinità celeste, così come tricefalo è il diavolo in Dante". [JUNG: Pratica della psicoterapia - pg.214]
 
"Nel divino Lapis (Pietra Filosofale) che gli alchimisti riuscirono a concretizzare seguendo l'ispirazione divina si dà la misteriosa unità di tre elementi (anima, spiritus, corpus) fra loro connessi con lo stesso rapporto che lega nella Trinità le tre figure divine: l'unitrinitario Lapis non si presenta per Bono solo come una similitudine della Trinità: piuttosto, come questa si è storicamente incarnata con la nascita di Cristo, così il Lapis divino unendosi a quello naturale realizza una concreta divina Trinità nel mondo della materia". [Introduzione a P. BONO: Preziosa Margarita Novella - pg.XXXII]
 
"Il nome di Ermete, Hermes, è tutt'altro che sconosciuto alla tradizione araba; (...) e forse si tratta di una semplice «coincidenza» la somiglianza che esso presenta con la parola Haram che in arabo designa la Piramide? Ermete è detto «El-muthalleth bil-hikam», letteralmente «triplo nella saggezza», che equivale all'epiteto greco «Trismegisto». (...) Può essere interessante rilevare che la parola muthalleth designa anche il triangolo, per cui si potrebbe, senza forzare troppo le cose, trovarvi qualche rapporto con la forma triangolare delle facce della Piramide (...); senza contare che il triangolo si riferisce, sotto un altro aspetto, al simbolismo del «Polo» e, sotto questo punto di vista, la Piramide stessa non è altro, in fondo, che una delle immagini della «Montagna sacra». (...)
Cosa abbastanza curiosa, nel sigillo degli Stati Uniti si ritrova la Piramide tronca, sulla quale è un triangolo raggiante che, pur essendone separato e addirittura isolato da essa dal cerchio di nuvole che la circonda, sembra in qualche modo sostituirne la cima". [R.GUÉNON: Forme tradizionali e cicli cosmici - pp.121-2]
 
"Pico Della Mirandola vede l'unità delle creature distinta in tre forme: la prima è l'unità per cui ciascuna cosa è una [singola]; la seconda è quella per cui una creatura si unisce all'altra e tutte si uniscono per formare un universo; la terza è quella per cui tutto l'universo è uno col suo artefice. Questa triplice unità che è presente in ogni cosa fa di ogni cosa l'immagine della trinità divina". [N. ABBAGNANO: Storia della filosofia, vol. III - pg. 74]
 
"Gioachino da Fiore divide la storia del mondo in tre grandi epoche, ispirate e dominate successivamente da una diversa persona della Trinità: il Padre, il Figlio, lo Spirito Santo. Nella visione dell'abate calabrese, ognuna di queste epoche rivela, nella storia, una nuova dimensione della divinità e, per questo permette un perfezionamento progressivo dell'umanità che conduce, nell'ultima fase - ispirata dallo Spirito Santo - alla libertà spirituale assoluta".  [ELIADE: Immagini e simboli - pg.183]
 
 
" Poiché tutte le cose esistono solo grazie al Principio, fra di esse e questo deve esistere un legame permanente, raffigurato dai raggi che uniscono al centro tutti i punti della circonferenza. (...) Si vede come ne risulti un ternario, costituito dal centro, dalla circonferenza e dal raggio che li unisce e nel quale il raggio ha esattamente lo stesso ruolo (...) del raggio della Ruota Cosmica della Grande Triade estremo-orientale. (...) E' il caso di notare che per ogni punto della circonferenza la direzione della tangente può essere considerata come l'orizzontale e, di conseguenza, quella del raggio a essa perpendicolare come la verticale". [R. GUÉNON: La Grande Triade - pg. 187-88]
 
"Sviluppando questa disamina della struttura dialettica del discorrere sillogistico dimostrativo, si deve notare che anche il rapporto che intercorre tra le premesse stesse e tra le premesse e la conclusione si modella secondo la scansione dialettica. (...) Infatti, se si considera che la conclusione dimostrativa non è altro che una esplicitazione della premessa minore, attraverso il principio analitico della premessa maggiore, risulta assai agevole schematizzare la struttura sillogistica nella triade dialettica di tesi, antitesi e sintesi: la premessa minore è la tesi, la maggiore è l'antitesi, la conclusione la sintesi".  [G. BARZAGHI: Dialettica della Rivelazione - pg. 27]
 
"Altizer perviene alla definizione-chiave di Dio come di «un reale processo dialettico in atto», che si dispiega attraverso i tre momenti di tesi, antitesi e sintesi. [...]
Il processo teocosmico della sintesi è costituito da una «apocalittica ed escatologica» coincidentia oppositorum, in virtù della quale Sacro e profano, Dio e mondo cesseranno di fungere da termini di una alternativa e saranno una cosa sola".    [N. ABBAGNANO: Storia della filosofia, vol. X - pg303]
#935
Trinità Cristiana:
http://4.bp.blogspot.com/-x3MZ6qg407M/Uhkx88mMIxI/AAAAAAAAAMI/k-vpqG6KX9o/s1600/22+Cristo+Trinit%C3%A0,+Jer%C3%B3nimo+C%C3%B3sida.jpg

Timurti induista:
https://4.bp.blogspot.com/-z3ZwpsWTD7M/V_rujXe51lI/AAAAAAAAAoA/FeOP34nva5cBwRttsVLoqFISfnb_YlVQQCLcB/s1600/Trimurti%2B3.jpg

https://2.bp.blogspot.com/-wFMwMmQMKoo/V_ru5x1pjVI/AAAAAAAAAoE/5u5onzw3oc49QrWIcazLlG9cpnzyvGq-wCLcB/s1600/Trimurti%2B2.JPG

Triade Alchemica
http://2.bp.blogspot.com/-fetIeRqQ7mg/UinqA-DLVdI/AAAAAAAAAR8/MqQjxQgJ1os/s1600/50+CADUCEO,+FROBEN.JPG

Triade Taoista (Yin-Yiang-Tao)
http://2.bp.blogspot.com/-OfBUqhKj89M/VhABehiPo_I/AAAAAAAAAeM/uu0eZCl0NhM/s1600/YinYang.jpg

Triade Massonica
https://3.bp.blogspot.com/-JfCQLHdOmOM/V_tkmu0iCsI/AAAAAAAAApc/8w71OmXxnLcgoatYlK0V4R0n9n-FOMWsQCLcB/s1600/Triade%2Bmassonica.jpg

Trinità dei Nativi d'America:
https://1.bp.blogspot.com/-0hxF68aGG78/V_rvXcAw4vI/AAAAAAAAAoM/tFLQyRs4w6QuYnHmbveMGLW0hh99VjK1ACLcB/s1600/Trinit%25C3%25A0%2Bindia.jpg

Triade Egizia:
https://4.bp.blogspot.com/-CYkI8kMUzME/V_ryBbvWIiI/AAAAAAAAAoo/jMxiXbM8SnQAxDh8JLjdGc333EoP2ZO6wCLcB/s1600/Trinit%25C3%25A0%2Begizia%2BHorus%252C%2BOsiride%252C%2BIside.jpg

Triade Babilonese:
https://2.bp.blogspot.com/-PadySjW99cg/V_rwRwhK61I/AAAAAAAAAoU/yQahG_OFAAMq65y2Kj_A3N_637-qk1FlQCLcB/s1600/Triade%2BBabilonese%252C%2BShamash-Sole%252C%2BS%25C3%25AEn-Luna%252C%2BIstar-Venere.JPG

Triade Romana (Capitolina):
https://3.bp.blogspot.com/-OlNyxjsg5dY/V_rwoZ1hV7I/AAAAAAAAAoc/dP9NUgx2QBMGx5g56G8m1N_CqYCS6zn5ACLcB/s1600/Triade%2BCapitolina%2BGiove%252C%2BGiunone%2Be%2BMinerva.jpg

Triade Siriana:
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Triade Ittita: Terra (leone) - Uomo - Cielo (ali)
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Triade Ebraica
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Lucifero trinitario: Terra (serpente) - Uomo - Cielo (ali)
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"Nel simbolismo della tradizione un genere di ternario è quello costituito da un principio primo dal quale derivano due termini opposti, o meglio complementari perché anche laddove l'opposizione sussiste nelle apparenze e ha la propria ragion d'essere a un certo livello o in un certo àmbito, il complementarismo risponde sempre a un punto di vista più profondo e di conseguenza più conforme alla reale natura delle cose in questione. Un ternario siffatto potrà essere rappresentato da un triangolo con il vertice in alto. L'altro genere è quello in cui il ternario sia costituito da due termini complementari e dal loro prodotto, o dalla loro risultante: a tale genere appartiene la triade orientale".  [R.GUÉNON: La grande triade - pg.23]

"In tutto il mondo splende una Triade di divinità, della quale una Monade è a capo. Si dice che la Diade siede presso la Monade, e che governa tutte le cose.
La dottrina di questa trinità forma uno dei più importanti caratteri delta teologia dell'India; e sembra che una triade simile si riconoscesse anche negli antichi tempi vedici. Indipendentemente dalla dottrina filosofica secondo cui tutti gli dei sono soltanto manifestazioni del Sé supremo, l'Atman, esisteva una Trinità le cui persone rappresentavano rispettivamente la terra, l'aria ed il cielo.
"Agni ha la sua dimora sulla terra, lndra nell'aria, e Surya nel cielo" (Max Muller: Contributions to the Science of Mytology, vol. II, p. 475). Ma la grande triade indù era composta di Brahmà, Vishnù e Shiva. "È universalmente ammesso che per "Brahma" gli indiani intendono "il Dio creatore, Vishnù in sanscrito significa letteralmente colui che dilige, che conserva e che consola; e Shiva colui che distrugge" (Maurice: Indian Antiquities, vol. IV, cap. I).   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 114]

"In India, si crede che Brahma si sia rivelato per la prima volta uomo da un lato, per la seconda volta femmina dall'altro, formando di conseguenza il terzo termine, la risultante. Poi, si è rivelato definitivamente con una trinità (Trimurti) più separata: è Brahma (creatore), Siva (distruttore) e Visnù (intermediario)". [R. ALLENDY: Alchimia e medicina - pg.26]

"Bisogna sempre tener presente l'unità fondamentale informatrice della triplice manifestazione; e la seguente risposta della divinità alla domanda rivoltale - quale delle persone della Trinità fosse più grande - prova che anche in tempi antichissimi non mancavano in India menti capaci di afferrare queste idee sottili. "Impara, o devoto, che non c'è distinzione reale fra di noi; ciò che a voi sembra tale, non è che apparenza. L'unico Essere appare sotto tre forme, ma Egli è Uno" (Allen: India)
L'Egitto aveva molte trinità, che variavano a seconda delle differenti epoche e delle differenti parti del paese. Esse erano per lo più antropomorfe, e consistevano generalmente in padre, madre e figlio. Tale era la triade di Osiride, Iside ed Oro in Abido, e così pure quella adorata a Tebe consistente in Arnon, Mut e Chonsu. Ma non mancavano anche idee più astratte, ed D. Pritchard, nelle sue Analisi della Mitologia Egiziana, descrive una trinità composta di tre poteri, uno generatore, uno distruttore ed uno conservatore. Si dice pure che gli antichi Egizi usassero un triangolo per rappresentare la triplice divinità; essi consideravano il sole ed il fuoco come suoi emblemi principali, poiché questi stessi erano una triade: fiamma, luce e calore".  [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 117]

"La teologia della regalità che meglio conosciamo - e probabilmente la più ricca - è quella dell'antico Egitto e sono quelle le concezioni che, attraverso la mediazione culturale dei greci, hanno permeato la storia spirituale dell'Occidente. Il faraone è un'incarnazione della divinità e figlio del dio [Nota: «In occasione di certe festività, il "figlio" si unisce al "padre" divino in maniera mistico-rituale» (Jacobsohn, 1939, p.46)]. In lui risiede la divina forza vitale e procreativa: il ka. Il dio riproduce se stesso in una madre umana e viene da lei generato come uomo-dio. [...]
Padre e figlio sono consustanziali, e dopo la morte il re ridiviene il dio-padre, perché il suo ka è anch'esso consustanziale al padre. [Nota: «Il dio, il re e il suo ka formano per così dire una trinità in quanto padre, figlio, e forza produttiva» (Jacobsohn, 1939, p.58)]". [JUNG: Mysterium coniunctionis - pg.273-276]

"Nell'assurgere di Babilonia a capitale di un grande impero, il suo dio locale Merodach che, come il suo prototipo assiro Moloch, era un dio di distruzione, si immedesimò con Baal il conservatore in una persona chiamata Bel-Merodach. Questo dio, insieme a sua moglie la dea Zarpanit e al figlio Nebo, dio della profezia, formò una trinità ulteriore". [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 121]

"Le memorie caldee e babilonesi conducono naturalmente a quelle del popolo ebreo. Negli oracoli di Zoroastro è scritto:
"Solo i Caldei, con gli Ebrei, hanno in retaggio la sapienza, perché rendono una pura adorazione a Dio che è il re eterno" (M Gainet: Monotheisme des Peuples Primitifs, p. 662). Ora i Cabalisti ebrei riconoscevano una trinità consistente nei tre grandi Sefiroti: Kether (Corona), Chochmah (Sapienza) e Binah (Intelletto) - tutte emanazioni di En Soph, "l'Infinito" e sintetizzate in esso. La seconda persona di questa trinità, Chochrnah, è il potere creatore, il Verbo, il Logos o Sapienza". I commentatori caldei chiamavano questa seconda persona Shechinah-Sephira, e secondo il Talmud, essa aveva le chiavi della matrice e della tomba, della vita e della morte. Questo Chochmah, o Sapienza, è lo splendore della Luce sernpiterna, lo specchio immacolato del Potere di Dio e l'immagine delia sua bontà".   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 122]

...Continua...
#936
"In quasi tutte le religioni il dio, che è ucciso, risuscita dalla morte, oppure si rincarna immediatamente. Nell'Egitto Osiride è ucciso dal suo nemico Tifone, il serpente del male, che a sua volta è distrutto da Oro, figlio e rincarnazione immediata di Osiride. Osiride allora diviene "Signore delle vita al di là della tomba", e "giudice di tutte le anime". Come Osiride, egli è il sole che tramonta; come Oro, i raggi sorgenti del grande luminare. Gli Egizi parlavano del sole, che tramonta all'ovest, come se andasse fra le braccia di Osiride e nel "Paese del Riposo" e dicevano che i morti dormivano con Osiride, come si dice che i morti cristiani riposano in Gesù. Tanto Osiride che suo figlio Oro sono rappresentati crocefissi, colle braccia aperte nella volta del cielo. [...] 
Osiride discende nel mondo sotterraneo dei morti; Cristo discende nell'Averno e predica "agli spiriti che sono in carcere". Osiride divenne il giudice delle anime; Cristo era quello destinato ad essere il giudice dei vivi e dei morti. Plutarco fa menzione del ritorno di Osiride dall'Ade dopo essere stato chiuso per lungo tempo in un arca, in istato di morte".   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pp. 32-33] 

"Tammuz-Adone in Babilonia e più tardi nella Siria fu un altro "Salvatore." La sua morte veniva ogni anno commemorata con canti funebri, mentre la sua immagine giaceva su un letto o su una bara. Per tre giorni era pianto come morto, ma poi seguiva l'allegrezza per la sua risurrezione. Durante la cerimonia della festa di risurrezione, che aveva luogo il 25 marzo, i sacerdoti, dopo aver toccato con olio santo la bocca di coloro che menavan cordoglio, raccomandavano loro di aver fede nel Signore, poiché le pene che egli ha sofferto hanno procurato la loro salvezza".  [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 33] 

"Mitra, il Salvatore Persiano, aveva una simile festa della morte all'equinozio di primavera. Parlando della sua risurrezione, Dupuis osserva che le religioni di Mitra e di Cristo hanno molte caratteristiche comuni; Mitra, nato come Cristo il 25 dicembre, morì come lui, ed ebbe una tomba sulla quale i suoi discepoli si recavano a sparger lacrime. [...] Alla fine delle cerimonie funebri, che corrispondevano alle nostre feste Pasquali, essi pronunciavano queste parole: "Rallegratevi, sacro stuolo, di iniziati; il vostro dio è risorto dalla morte. Le sue pene e le sue sofferenze saranno la vostra salvezza".  [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 35] 

"Prometeo fu un altro Salvatore crocifisso. Si diceva ch'egli fosse un dio immortale, amico della razza umana, che non indietreggiò neppure d'innanzi al sacrifizio di sè stesso per la salvezza dell'urnanità. Si dice che egli venne inchiodato,'colle braccia distese, sul Monte Caucaso presso il mar Caspio.
Il dio Ati, adorato nella Frigia, era chiamaio "il figlio unigenito" ed anche il "Salvatore". Egri veniva rappresentato come un uomo legato ad un albero, con un agnello ai piedi. 
"Ati," scrive Frazer, era per la Frìgia, quello che Adone era per la siria. Come per Adone la sua morte e risurrezione erano ogni anno in primavera commemorate con una festa. Le leggende ed i riti dei due Dei erano così somiglianti, che gli antichi stessi qualche volta li identificavano l'uno coll'altro. [...] 
All'equinozio di primavera (22 Marzo) si tagliava un pino e lo si portava nel santuario di Cibele, dove veniva trattato come una divinità. Lo si adornava di nastri di lana e di ghirlande di violette, poichè si diceva che le violette erano nate dal sangue di Ati, come gli anemoni da quello di Adone; e nel mezzo dell'albero si collocava la figura di un giovane".   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 36] 

"Bacco era un altro dio solare, messo a morte dai Titani e come Osiride, tagliato a pezzi. Dopo un sonno di tre giorni nell'Ade, Giove ne rianimava il corpo e Pallade (la Sapienza) gli riportava il cuore. Secondo Dupuis la sua risurrezione dai morti era commemorata con grandi allegrezze la mattina del 25 marzo; alcuni dicono invece che era celebrata due volte l'anno, all'equinozio di primavera e a quello d'autunno; ed altri ancora che lo era al solstizio d'inverno. Egli è rappresentato mentre dice ai suoi adoratori: "Sono Io che vi guido, Io che vi proteggo e vi salvo. Io sono l'Alfa e l'Omega". Nei suoi misteri si portava in giro in suo onore un'arca sacra. Dupuis aggiunge che dopo la sua risurrezione Bacco ascendeva al cielo. 
Sotto l'altro suo nome, Dionisio, il mito è quasi identico. Secondo alcuni, le sparse membra di Dionisio furono rimesse insieme per ordine di Giove da Apollo, che le seppellì nel Parnaso".  [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 37] 

"Tra gli antichi popoli del Yucatan, il Salvatore era conosciuto sotto il nome di Bacab, e sembra essere stato, come Cristo, considerato quale seconda persona della loro trinità. Egli è rappresentato flagellato e coronato di spine prima d'esser messo in attitudine di crocifisso, "colle braccia aperte su una trave di legno." Egli "rimase morto tre giorni, ed al terzo risuscitò ed ascese al cielo" (Kingsborough: Antiquities of Mexico, vol VI, p. 164). 
Secondo alcune tradizioni Messicane il dio Quetzalcoatl fu crocifisso su una trave di legno colle braccia distese, e si disse che egli fosse stato così ucciso per l'ingratitudine di coloro che era venuto a salvare".   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 38] 
#937
"Nel Vishnu Purana è scritto: "Krishna è l'incarnazione del supremo Brahma: quantunque sia un mistero il modo con cui il Supremo assuma la forma di un uomo". [...] Il nome di sua madre era Deva Maya, o Devaki, e la sua nascita fu miracolosa.
Benchè di stirpe reale, si diceva che egli (Krishna) fosse nato in una prigione la quale si era miracolosamente illuminata al momento della sua nascita, mentre un coro di angeli, o Deva, lo salutava. Il profeta Narada visitò i suoi genitori, esaminò le sue stelle, e lo dichiarò di discendenza divina. Egli fu salvato, con la fuga, dalla crudeltà di suo zio Kansa (l'Erode indù), che, nella speranza di ucciderlo, aveva ordinato la strage di tutti i neonati maschi nei suoi domini. Da fanciullo egli meravigliò i suoi maestri con la sua sapienza; fece molti miracoli; fu assalito dai Rakshasa (diavoli) e lavò i piedi ai Bramini.
Il carattere miracoloso della sua nascita, l'interposizione divina per salvare la vita di questo fanciullo divinamente generato, e I'ordine del re Kansa di distruggere i neonati maschi sono riferiti nel "Dizionario classico della mitologia indù". [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 15]

"Nel "Hindu Pantheon" di Moor (Tav. 59) si può vedere Devaki rappresentata con in braccio il bambino Salvatore. [...]
Scrive Barth (Religions of India, pg. 173): «...L'analogia che esiste tra la teoria degli Avataras, e quella dell'Incarnazione, le curiose somiglianze che esistono tra la reggenda di Gesù e quella di Krishna, in cui occorrono, con più o meno punti di somiglianza, le scene pastorali della natività, l'adorazione dei pastori e dei Magi, la fuga in Egitto, la strage degli Innocenti, i rniracoli relativi all'Infanzia, la Tentazioìe, e la Trasfigurazione, e tutto ciò riferito ad un Dio di cui perfino il nome ha una certa affinità di suono con quello di Cristo». [...] Il dotto autore continua notando che una religione di fede e di amore «...poteva benissimo realizzarsi nell'India, come si realizzò altrove, nel ternpo opportuno, e INDIPENDENTEMENTE DA OGNI INFLUENZA CRISTIANA, nelle religioni di Osiride, Adone, Cibele, e Bacco...» (Religions of India, pg. 219).
Una divinità dell'India, ancora più antica, il Budha arcaico, dio di Sapienza, non ebbe probabilrnente origine storica. La storia della sua nascita lo descrive come figlio di Soma, il dio lunare, e di Tara, moglie di Brihaspati, che, come la Vergine Maria, è rappresentata in piedi sull'arco di luna crescente".  [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 16]

"In Egitto, la nascita di Oro, chiamato il Salvatore, era celebrata il 25 dicembre. "Egli è il grande dio amato dal cielo. La sua nascita è uno dei più grandi misteri della religione [egizia]. Egli era il figlio della divinità. A Natale, o all'epoca corrispondente a questa nostra festa, la sua immagine era portata fuori del santuario con speciali cerimonie, come l'immagine del Bambino Gesù è ancora adesso portata fuori ed esposta a Roma." (Bonwick, Egyptian Belief, p. 157)
Ma Oro non era il solo dio solare riconosciuto dagli Egizi. Suo padre Osiride, il Salvatore, (di cui Oro era una rincarnazione) nacque pure all'epoca del solstizio d'inverno da una vergine immacolata, la dea Neith, che, come Iside, madre di Oro, era conosciuta sotto i nomi di Madre di Dio, Vergine Immacolata, Regina del Cielo, Stella del Mare, Stella del Mattino, l'Interceditrice. Sembra pure che Osiride ed Oro abbiano rappresentato idee filosofiche. [...]
Iside è sempre rappresentata in piedi sull'arco di luna crescente con dodici stelle che le circondano la testa, mentre in quasi tutte le chiese cattoliche romane sul continente d'Europa si vedono statue e pitture rappresentanti Maria Regina del Cielo, dritta sulla luna crescente, colla testa circondata da dodici stelle. Questo ricorda la descrizione che si trova nell'Apocalisse (XII, 1) della "donna vestita di sole, sotto a cui piedi era la luna e sopra la cui testa era una corona di dodici stelle".  [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 17]

"Osiride, come pure la sua rincarnazione, Oro, veniva chiamato "Re dei Re" e "Signore dei Signori". Come quella di Gesù, la nascita di Osiride fu proclamata da voci angeliche, che in mezzo ad una gran luce annunziavano: "..È nato il signore di tutto il mondo, mentre tutta la natura stette silenziosa e tianquilla ad ascoltare".  Una storia consimile è raccontata nel Vangelo Apocrifo di san Giacomo, detto il protevangelio, in cui si legge che al momento della nascita di Gesù tutta la natura restò immota ed un gran silenzio cadde sulla terra e sulle sue creature".  [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 18]

"In Babilonia troviamo Tammuz, il dio solare di Erido, adorato come Salvatore. Egli è descritto come l'unico figlio del dio Ea: sua madre aveva evidentemente molti nomi: Istar, Tillilli, Dav-kina, non erano che nomi e forme differenti della stessa divinità. Istar può anche essere identificata con l'Ashtoreth della Siria, con l'Astarte della Fenicia, e perfino con l'Afrodite della Grecia, mentre alcuni scrittori hanno trovato il suo parallelo nell'egizia Hathor. [...] É raffigurata, nella Monumental Christianity, come Mylitta, col bambino Salvatore Tammnuz sulle ginocchia. In un antico inno accadiano essa è invocata come: "O Vergine Istar!". Ed anche sotto altri aspetti si riscontrano corrispondenze colla Vergine Maria, poiché è rappresentata col figlio divino nelle braccia e con la testa circondata da un'aureola e coronata da dodici stelle. Come la Vergine Maria anche essa era chiamata Regina del Cielo.
Secondo le tradizioni babilonesi la nascita di Tammnuz era di natura miracolosa; ma il fatto più notevole di tutta la leggenda è che egli (come Gesù) era considerato figlio e marito di sua madre.
Come gli Egizi ed i Babilonesi tributavano onori divini ad Iside e ad Istar, così i Cartaginesi adoravano una 'gran madre' che sembra essere identica a Tanith-Artemis, la 'vergine celeste'; l'araba Làt era adorata dai Nabatei come madre degli dei".  [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 19]

"Nella Persia la nascita del dio solare Mithra, conosciuto altresì sotto il nome di Tseur o Salvatore, era celebrata al solstizio di inverno. Si diceva che egli fosse nato in una grotta, e che il suo nome fosse solo una versione di quello del Mitra Indiano, la divinità invocata in alcuni dei più antichi inni del Rig Veda, ed è evidente che gli Irani presero questo nome dagli Indo-Arii. "I loro più splendidi cerimoniali erano in onore di Mithra, chiamato il Mediatore; essi celebravano la sua nascita con molti festeggiamenti iI 25 dicembre quando il sole incomincia sensibilmente a ritornare verso il Nord, dopo il suo lungo viaggio invernale." (Child: Progress of Religious ideas, vol. I, pg. 272). Stukeley osserva che l'adorazione di Mithra era diffusa in tutta la Gallia e in tutta la Britannia".   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 20]

"Molto tempo prima che Cortéz approdasse alle loro spiagge, gli abitanti dell'antico Messico adoravano un Salvatore, Quetzalcoatl, nato in modo miracoloso, la cui festa si celebrava al solstizio di inverno. Egli era nato nel paese di Tula o Tlapallan, e lo aveva lasciato per visitare il Messico e portarvi l'istruzione. Dopo aver dato le leggi ed istruito il popolo per qualche tempo, annunziò che l'opera sua era compiuta, ed entrato in una navicella fatta di pelli di serpente, egli salpò verso oriente, dicendo che il Sole, suo padre, aveva bisogno di lui, ma promettendo di tornar di nuovo a regnare. Egli è rappresentato come un uomo alto di statura, vestito di bianco, di carnagione molto chiara, e con barba e capelli biondi. L'interpretazione letterale del suo nome, secondo Lord Kingsborough, è "Serpente dalle ricche piume", e secondo Humboldt "il Serpente vestito di penne verdi". Una versione della leggenda di Quetzalcoatl, scrive Hartland, "racconta che il Signore dell'esistenza, Tonaca-Tecutli apparve a Chimalma, soffiò su di lei, risvegliò nel suo seno un germe di vita, ed essa dette alla luce Quetzalcoatl. La nascita del figlio le costò la vita; ma, morta sulla terra, essa fu assunta al cielo come Maria Vergine, e fu d'allora in poi venerata sotto il nome di Chalchihuitzli, la "Pietra Preziosa del Sacrifizio".   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 21]

"Gli antichi abitanti del Yucatan adoravano un Salvatore, conosciuto sotto il nome di Bacab, e che vien detto esser nato da una vergine a nome Chiribirias".
Anche Huitzilopochtli, dio solare e guerriero azteco, era nato miracolosamente; la sua festa principale si celebrava al solstizio d'inverno, quando, fra altre cerimonie, la sua immagine veniva trafitta da una freccia. Egli è rappresentato adorno di serpenti. Si narra che Coatlicue, la madre, un giorno vide venire verso di lei, ondeggiando nell'aria, un fiocco di piume. Essa lo prese e se lo nascose in seno, e poco dopo si trovò incinta".   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 22]

"Secondo le scritture cinesi, Buddha si dice nato da una madre vergine, Maya, per il potere adombrante di Shing-Shin, "lo Spirito Santo;" ed i libri sacri riferiscono che la sua nascita fu annunziata nel cielo da un asterisrno che sorse all'orizzonte e che fu chiamato la Stella Messianica. Il Fo-pen-king dice che in tutti i cieli i Deva si unirono in questo canto: "Oggi Bodhisatwa è nato sulla terra a portar la gioia e la pace agli uomini e ai Deva, a sparger luce nei luoghi tenebrosi, e dar la vista ai ciechi".
Buddha fu anche chiamato il "Re di Perfezione" e nacque da una immacotata concezione; poichè Maya, sua madre, come la Vergine Maria, "era la rnigliore e la più pura tra le figlie degli uomini". Anch'egli è, insieme, il Padre e il Figlio, che s'incarnò per propria volontà, allo scopo di "sollevare il velo dell'ignoranza e del peccato dal mondo," come era stato profetizzato alla sua nascita. Il cielo e la terra, quando egli nacque, "si unirono per rendergli omaggio, mentre gli angeli cantavano i loro inni di vittoria, e gli arcangeli erano presenti a porgere aiuto". [...]
Egli superò tutti i suoi compagni in potere e sapienza, ed istruì quelli che dovevano insegnare a lui. Come Gesù, fu tentato nel deserto dallo Spirito del Male, che egli vinse, e finalmente, come Gesù, fu confortato dagli angeli".  [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 25]

"E' notevole il fatto che in quasi tutte le religioni di cui abbiamo qualche ricordo, l'equinozio di primavera è la data dell'anno assegnata alla morte ed alla risurrezione di un dio o di un uomo divino".   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 30]

"Il parallelo fra la storia di Krishna e quella di altri Salvatori di cui citeremo I'esempio, può riprendersi al di là della tomba; poichè egli è rappresentato come disceso nelle regioni infernali, risorto da morte, ed asceso al cielo.
Alludendo alle leggende che si riferiscono a Vishnù, Barth osserva che "esse lo rappresentano come la personificazione del sacrifizio, ed a questo proposito parlano della sua morte violenta, caratteristica che ben si addice ad una divinità solare, e che si ripete nella catastrofe finale di Krishna" (Barth: Religions of India, pg. 166).
In un'altra incarnazione Vishnù è chiamato Wittoba o Balaji. Egli è rappresentato come crocifisso su una croce latina, ma non fissato ad essa, quantunque ai piedi si scorgano le stimmate dei chiodi, ed abbia gambe e piedi nella posizione di un uomo crocifisso. Egli porta una corona fatta a punta, una specie di mitra, e sopra lui sernbra scendere dall'alto una gloria di luce. In una icona o immagine di Wittoba, si vede un foro al costato e un cuore che gli pende sul petto. Si dice che Egli è "rinato sull'albero della vita". Nel Pantheon di Moor esiste una figura di questo "uomo crocifisso nello spazio", come lo chiamano i libri sacri indù. [...]
La croce, come noi vedremo, è un simbolo della più grarade arutichità, ma la rappresentazione di una figura con le stimmnate di chiodi appartiene ad un periodo posteriore. La delineazione più antica dell'attitudine crociforme, è la figura del dio nella volta del cielo, colle braccia aperte, in atto di benedire l'universo".   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 31]

...Continua...
#938
Citazione di: myfriend il 26 Giugno 2018, 12:34:27 PM
@Carlo

Quante parole...inutili...che hai scritto.
Il peccato del giardino dell'Eden consiste nel "voler diventare come dio".
E' "l'apoteosi"....cioè la "divinizzazione dell'uomo"....cioè l'imperatore che diventa dio.
Questo è il peccato denunciato dal racconto dell'Eden.


CARLO
Come ho già detto, <<diventare come Dio>> nel senso di <<diventare immagine e somiglianza di Dio>>, e <<divinizzare l'uomo>> nel senso di <<renderlo santo>>, non sono peccati, ma imperativi morali.

MYFRIEND
Il problema non è la "conoscenza" in sè (l'albero della conoscenza del bene e del male).
Il problema è quando l'uomo usa la conoscenza per "diventare come dio"...cioè per negare dio e prendere il suo posto. Questa è la tentazione...questo è il "peccato originale" descritto nel primo libro della Bibbia.

CARLO

E' quello che ho scritto io. Non è la conoscenza in sé ciò che allontana l'uomo da Dio, ma è la Scienza moderna a farlo con la sua tendenza decisa al materialismo, alla negazione di Dio. E il mito dell'Eden è una prefigurazione simbolica dell'avvento di questa Scienza "peccaminosa". Ma, per fortuna, la cacciata dall'Eden non è l'epilogo, ma solo la "prima tappa" fatalmente sfortunata del viaggio verso la resurrezione finale del Logos, cioè verso una futura conversione della Scienza al teismo. E dico "della Scienza", non "degli scienziati"; cioè alludo ad una futura scoperta di Dio da parte della Scienza, di una Scienza trasformata e trasfigurata che includerà Dio come Principio universale, come fondamento del proprio sapere (il Principio di Complementarità degli opposti simbolizzato anche dal "trinitario" Tao-Yin-Yang).
Del resto nel "centro del Paradiso Terrestre" non c'è Satana, ma Lucifero, il "portatore di luce", l'aspetto terreno di Dio. E' Dio stesso che invita l'uomo alla conoscenza, malgrado il pericolo materialista che incombe. Per questo Dio ci ha inviato questo mito, il mito dell'Eden: per farci stare in campana, per avvisarci del pericolo, della "lingua biforcuta" della Scienza, che da una parte ci eleva al rango di dèi, ma dall'altra ci separa (temporaneamente) da Dio.

MYFRIEND
Tutto il resto che hai scritto non c'entra nulla.

CARLO
Meditaci sù, e vedrai che non c'è nulla di sbagliato.

Senti cosa scrive il teologo Altizer:

<<Per Altizer, la metamorfosi kenotica [la morte] di Dio determina la scomparsa del sacro dalla storia. E questa è la fase storica che stiamo vivendo, ma non la condizione finale, non la meta suprema. In realtà il crollo del sacro e l'avvento del profano stanno già alle nostre spalle, ma la rivelazione, l'epifania di Dio, continua. Noi siamo all'alba della terza e ultima età dello Spirito (piuttosto gioachimita che hegeliana): «Una nuova rivelazione sta per irrompere nella nuova età, e questa rivelazione differisce dal Nuovo Testamento tanto quanto questo differisce dal Vecchio».
La seconda fase segna dunque il trionfo del profano sul sacro; Dio abdica alle sue primordiali epifanie di potenza e di purezza assolute per incarnarsi e morire>>.  [SERGIO QUINZIO, prefazione a T. ALTIZER: Vangelo dell'ateismo cristiano - pg.23]

<<Partecipando alla realtà della morte di Dio, sperimentandola concretamente nella sua vita, l'uomo contemporaneo attinge la salvezza. Dio, annientando se stesso, libera infatti l'uomo da ogni alienante trascendenza, da ogni vincolo di soggezione e di peccato, da ogni oppressione e pena>>.   [T. ALTIZER: Vangelo dell'ateismo cristiano (Introduzione di Sergio Quinzio) - pg.14]

<<Solo una falsa dialettica postula un definitivo e insuperabile baratro fra gli opposti [teismo/ateismo], perché solo in quanto dualisticamente isolati l'uno dall'altro gli opposti sono raggelati in una forma statica e rifiutano la loro intrinseca risoluzione>>.  [T. ALTIZER: Vangelo dell'ateismo cristiano pg.87]
#939
Citazione di: myfriend il 26 Giugno 2018, 15:51:05 PM
Citazione di: Carlo Pierini il 26 Giugno 2018, 14:08:42 PM
Citazione di: myfriend il 26 Giugno 2018, 12:49:03 PM
Il trinagolo sulla banconota da un dollaro è un simbolo MASSONICO.
Come l'occhio veggente...l'occhio veggente di Ra.

Stai facendo una confusione incredibile.
Le cose sono due: o non conosci ciò di cui stai parlando...o lo stai facendo apposta per diffondere polveroni.


...Oppure non sai che ciò che hai detto tu non scalfisce in nulla ciò che ho scritto io, perché TUTTI i simboli del mondo (se sono autenticamente tali, cioè ispirati) si richiamano a vicenda.
Dove sarebbe la <<confusione>>?

La confusione sta nel fatto che tu mischi concetti massonici con concetti cristiani.


CARLO
Non sono io a mischiarli, ma è il loro significato che li collega reciprocamente. Io mi limito a prenderne atto.
Come scrive l'amico Jung:

<<I simboli non sono mai stati inventati coscientemente, ma provengono dalle profondità dell'inconscio e si manifestano in sede di cosiddetta "rivelazione" o intuizione>>.    [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.58]

Ma poi scrive anche:

<<Non è decidibile se la divinità e l'inconscio siano due grandezze diverse. Ambedue sono concetti limite per contenuti trascendentali. È però possibile constatare empiricamente che nell'inconscio si presenta un archetipo della totalità che si manifesta spontaneamente e che esiste una tendenza indipendente dall'Io che mira a mettere altri archetipi in rapporto con questo centro. [...] Esso produce una simbologia che sin dai tempi più lontani ha permesso di caratterizzare e di esprimere per immagini la divinità. [...]
L'immagine di Dio non coincide, rigorosamente parlando, con l'inconscio nel suo complesso, bensì con un particolare contenuto di questo, cioè con l'archetipo del Sé>>. [JUNG:Psicologia e religione - pg. 449]

MYFRIEND
I simboli possono avere una stessa origine (forse è meglio dire che la massoneria ha copiato il paradigma cristiano e le figure tipiche del cristianeismo e i simboli stessi del cirstianesimo stravolgendone ovviamente il significato)...ma è del tutto ovvio che il significato che la massoneria attribuisce a Prometeo o a Lucifero (simboli copiati dal Gesù-Messia cristiano) non hanno nulla a che vedere col significato del Gesù cristiano.


CARLO
Ma io non sono massone. Anzi, non sapevo nemmeno che la Massoneria specula sui simboli di Prometeo e Lucifero.
Dopo aver letto pressoché tutto ciò che hanno scritto Guénon, Eliade, Evola, Williamson, Alleau, Hillman, Campbell, Zolla e qualche altro autore, io mi limito a seguire la mia intuizione personale. Quindi, se sbaglio, devi schiaffeggiare me, non i massoni. :)
#940
MYFRIEND
Il tuo è un tipico discorso "massonico".
Non sarai mica un massone? :-)

CARLO
No.  Anche se ho scoperto che un mio conoscente era massone quando, sentendomi parlare, mi ha proposto di affiliarmi alla sua Loggia.

MYFRIEND
In ogni caso non hai capito nulla.
Mischi cose che non c'entrano nulla.

CARLO
Per esempio?

MYFRIEND
Ogni volta che l'uomo "vuole diventare come dio" per sostituirsi a dio...per prendere il suo posto...si verificano drammi nell'umanità.

CARLO
E chi ha parlato di voler prendere il posto di Dio?  Io alludevo semplicemente al nostro essere GIA' potenzialmente <<fatti a immagine e somiglianza di Dio>>. In questo senso <<diventare come Dio>> equivale a <<diventare immagine e somiglianza di Dio>> .

MYFRIEND
Ma è altrettanto vero che molti uomini di chiesa erano scienziati (vedi Copernico...solo per fare un esempio).
E le università, nel medioevo, nacquero proprio per volere della chiesa.
Per non parlare degli ospedali...e quindi la medicina moderna.
Pasteur era un credente. E anche lo stesso inventore della teoria del Big-bang era un prete.

CARLO
...Parole sante!

MYFRIEND
Per cui...abbassa la cresta.

CARLO
Quale cresta? ...Dev'essere un riflesso.   ;)

MYFRIEND
E vai a studiare.

CARLO
Più di così? Da una ventina d'anni dedico allo studio una decina di ore al giorno. 
O vuoi dire che i testi che studio io sono sbagliati? In questo caso, ...illuminami tu!  :)
#941
Citazione di: myfriend il 26 Giugno 2018, 12:49:03 PM
Il trinagolo sulla banconota da un dollaro è un simbolo MASSONICO.
Come l'occhio veggente...l'occhio veggente di Ra.

Stai facendo una confusione incredibile.
Le cose sono due: o non conosci ciò di cui stai parlando...o lo stai facendo apposta per diffondere polveroni.

...Oppure non sai che ciò che hai detto tu non scalfisce in nulla ciò che ho scritto io, perché TUTTI i simboli del mondo (se sono autenticamente tali, cioè ispirati) si richiamano a vicenda. 
Dove sarebbe la <<confusione>>?
Come dice l'amico Eliade a proposito del simbolismo della Complementarità:

<<In breve, le polarità, le opposizioni, gli antagonismi e le unioni di opposti non hanno un'origine sociale, né possono essere spiegati con gli avvenimenti storici. Piuttosto, essi sono espressioni di UN SISTEMA PERFETTAMENTE COERENTE, CHE INFORMA L'ATTIVITÀ INCONSCIA DEL PENSIERO. In altre parole, non vi è una soluzione di continuità tra le polarità e le opposizioni colte al livello della materia, della vita, della psiche profonda, del linguaggio o dell'organizzazione sociale, e quelle afferrate al livello delle creazioni mitologiche o religiose>>. [ELIADE: Nostalgia delle origini - pp.148/51].
#942
SECONDA  PARTE

Sono molto numerose, specie nel Rinascimento, le raffigurazioni di Gesù crocifisso sui rami di un albero.

http://1.bp.blogspot.com/-tvrFMDzV_b8/Uh25S9Eij0I/AAAAAAAAANw/bboPlk_1oiY/s1600/30+Cristo,+l'Albero+della+vita,+Arcimboldi.jpg

http://3.bp.blogspot.com/-zzZ-om8iKw0/TdZmtjisBqI/AAAAAAAAAA4/JXYzJDjz43g/s1600/Cristo-albero+3.jpg

http://2.bp.blogspot.com/-dsmbQp1mELc/Uh25TBmNSgI/AAAAAAAAAN0/mgoi0DZDcvE/s1600/31+Cristo-Albero.jpg

http://1.bp.blogspot.com/-VHMFmAyoqxA/Uh25PxBxqDI/AAAAAAAAANg/0Hwk7DcDjk8/s1600/32+Cristo+Albero+della+Vita-Vite.jpg

http://3.bp.blogspot.com/--wTqfIiD-Sc/Uh25RmXQ7BI/AAAAAAAAANo/FSCchtCr9xo/s1600/33+Croce-Albero.jpg

Nella parte inferiore del seguente dipinto (Cristo sull'Albero della Vita, di P. da Bonaguido, sec. XIV)...

http://3.bp.blogspot.com/-wQsb_i7bjCo/TdZl8FNw65I/AAAAAAAAAA0/49OP8k4KMb0/s1600/Cristo+Albero.jpg

...è infatti riassunta in sette scene miniaturizzate la Genesi, dalla creazione al peccato originale, come per sottolineare la continuità tra il primo e il secondo Adamo.
Inoltre, esistono leggende medio-orientali secondo le quali la Croce fu eretta nello stesso luogo in cui era piantato l'Albero della Scienza:

"Secondo il libro siriaco La caverna dei tesori, Adamo fu creato al centro della terra, nello stesso punto ove era destinata a sorgere la Croce di Gesù. Le stesse tradizioni si sono conservate nel giudaismo. L'apocalisse giudaica e le misdrah shim precisano che Adamo fu plasmato a Gerusalemme; poiché fu sepolto nel punto stesso dove era stato creato, cioè nel centro del mondo, sul Golgota, il sangue del redentore lo riscatterà direttamente". [M. ELIADE: Trattato di storia delle religioni - pg.390]

«Nel­la regione in cui andiamo scenderà e vivrà il Logos di Dio e sopra il luogo in cui riposerà il mio corpo egli sarà cro­cifisso, si che il vertice del mio capo sarà irrigato dal suo sangue».[La caverna dei tesori]

Vedi le seguenti figure:
il Crocefisso sulla tomba di Adamo:

http://2.bp.blogspot.com/-pgO55pQ5_DE/TdZnl_seZPI/AAAAAAAAAA8/N5L2kzHPZ9U/s1600/Cristo-Adamo+2.jpg

il sogno della Vergine (di Michele di Matteo):

http://3.bp.blogspot.com/-urNkOwXPSos/Uh3KwfzSUfI/AAAAAAAAAOY/au0HalaBwkc/s1600/35+Sogno+della+Vergine,+Michele+di+Matteo,1445.jpg

"Crocifisso dipinto" e un particolare (Alberto Sotio, 1187):

http://4.bp.blogspot.com/-SVciBFC68KA/Uh3Ms4fFWiI/AAAAAAAAAOs/teP_QaWECaY/s1600/36+Cristo+Adamo,+Alberto+Sotio+0.jpg

http://1.bp.blogspot.com/-Di9dABbRLpA/Uh3MrssK1CI/AAAAAAAAAOk/DKm0Ij90DkU/s1600/37+Cristo+Adamo,+Alberto+Sotio+1.jpg

Nella seguente incisione di P. Langer, oltre al teschio di Adamo, compaiono anche il serpente tentatore e il frutto del "peccato".

http://3.bp.blogspot.com/-k4RTKCw5dlE/Uh3EKSMcljI/AAAAAAAAAOI/PgBaQvEturE/s1600/34+Cristo+Adamo+Teschio+Serpente,+P.+Langer.jpg

Cosicché, al frutto velenoso e fuorviante del Primo Albero si alterna il frutto risanatore e redentore del Secondo Albero, l'Albero della Croce. Al primo mito biblico fa da contraltare l'ultimo, nel quale è portato a compimento il cammino iniziato in Adamo. Questa dualità è sottolineata anche da M. Eliade e da Chevalier & Geerbrant (Dizionario dei simboli, Vol. 1, pg.23):

"Nel centro del Paradiso stavano l'Albero della Vita e l'Albero della Scienza del bene e del male (...) Cos'è l'Albero della Vita? È un doppione dell'Albero della Scienza, oppure, come credono alcuni studiosi, l'Albero della Vita era «nascosto» e sarebbe diventato identificabile, e quindi accessibile, soltanto nel momento in cui Adamo avesse conseguito la scienza del bene e del male, cioè la sapienza? Noi incliniamo per questa seconda ipotesi. L'Albero della Vita può dare l'immortalità, ma non è affatto facile trovarlo; è nascosto, come ad esempio l'erba dell'immortalità che Gilgamesh cerca in fondo all'oceano; oppure è custodito da mostri, come le mele d'oro del giardino delle Esperidi. La coesistenza dei due alberi miracolosi - l'Albero della Scienza e l'Albero della Vita - non è tanto paradossale quanto parrebbe a prima vista. La ritroviamo in altre tradizioni arcaiche: sull'ingresso orientale del Cielo, i Babilonesi ponevano due alberi, quello della Verità e quello della Vita; e un testo di Ras Shamra ci dice che Alein concede a Ltpn la sapienza e l'eternità insieme".  [M. ELIADE: Trattato di storia delle religioni - pp.297-8]

"L'Albero della scienza è lo strumento della caduta di Adamo e si dice che servì anche a costruire la croce di Cristo spesso assimilata a sua volta all'Albero della Vita, che diventa così anche strumento di redenzione. (...) L'albero della Vita concerne solo coloro che hanno lavato le loro vesti nel sangue dell'Agnello (Apocalisse 3:7, 22:2). Così l'albero di vita della prima alleanza annuncia la Croce della seconda alleanza; l'albero di vita della Genesi prefigura la Croce e la morte di Cristo, che è già l'albero-croce. (...) Per espiare la colpa di Adamo, una sanguinosa vittima umana è legata all'albero della Vita. Questa concezione si ritrova in un Passionario slesiano del XV secolo". [CHEVALIER & GEERBRANT: Dizionario dei simboli, vol. 1 - pg. 23/30]

Questa dualità Adamo-Cristo viene evidenziata in modi diversi anche dalle figure seguenti. In questa (una miniatura del sec. XV)...:

http://1.bp.blogspot.com/-TXzW_IyxfZo/TdZq2v-tKfI/AAAAAAAAABE/7mBC-xeX2ho/s1600/Cristo-Adamo+4.jpg

...il Cristo risorto, il "secondo Adamo" tiene per mano il primo Adamo in segno di riconciliazione e di redenzione dell'intero genere umano.
Invece, nella "Tentazione" di Michelangelo...:

http://4.bp.blogspot.com/-JuMywbEKwU4/TdZo-Zv-24I/AAAAAAAAABA/u2D2MVqxNtQ/s1600/Caduceo+Michelangelo+2.JPG

...la dualità è simbolizzata nella coppia di serpenti attorcigliati, a mo' di caduceo, nel tronco dell'Albero della Conoscenza: il serpente femminile porge il frutto della "tentazione" e il maschile caccerà i due "peccatori" dall'Eden.

"Disse il serpente: Dio sa bene che se ne mangerete i vostri occhi si apriranno, diventerete come lui: avrete la conoscenza di tutto". (Genesi, 3:5, 6)

"Nella vostra Legge c'è scritto questo: Io vi ho detto che siete dèi. La Bibbia dunque chiama dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio, e la Bibbia non può essere annullata". (Giovanni, 10:34)

"Gli Ofiti - scrive Epifanio - attribuiscono tutta la sapienza al serpente del Paradiso e dicono che egli fu l'autore della scienza degli uomini". [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 112]

Questa realizzazione solo a metà del Caduceo sembra confermare simbolicamente l'idea che la Scienza non corrisponda con la meta finale, ma solo con il "primo tempo" del cammino umano verso il Logos finale: è il principio, l'Alfa, in viaggio verso l'Omega, un viaggio da esuli dopo la cacciata dall'Eden, un percorso non più illuminato dalla presenza di Dio, ma dalla luce della Ragione. E' l'Illuminismo ateo e razionalista.

"Gli aspetti mistici dell'Albero della Conoscenza e dell'Albero della Vita sono numerosi. Nei tempi antichi gli iniziati erano chiamati "Alberi sacri", "Alberi del Signore"; e le loro iniziazioni - intellettuali e spirituali - erano rappresentate rispettivamente dal frutto dell'Albero della Conoscenza e da quello dell'Albero della Vita, poiché il primo senza il secondo è male. Il solo frutto dell'Albero della Conoscenza è morte; ma insieme al frutto dell'Albero della Vita è salute e immortalità. Essi costituiscono l'unione di Manas e Buddhi (mente e spirito), la misura della perfezione, la pienezza della statura di Cristo". [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 96]

Ma esistono altre convergenze su questo medesimo significato. Per esempio, la Pietra filosofale dell'Alchimia si configurava anche come il frutto dell'Albero filosofico, cioè come conquista dell'intelletto e come Principio logico-filosofico.
E il cerchio si chiude ancora una volta considerando che gli alchimisti identificavano la Pietra filosofale sia con Mercurio-Ermes (la loro arte era detta anche "Ars Ermetica"), che con Cristo che essi chiamavano "Filius philosophorum". Inoltre, il Mercurio-Pietra filosofale era considerato il "Redemptor spiritus et naturae", cioè il redentore dello spirito e della natura".
Infine, nella figura (Eleazar, 1760):

http://1.bp.blogspot.com/-V5cwFUDsL4E/TdZspK1zXYI/AAAAAAAAABQ/Uq0CEeDKt0k/s1600/CROCE-CADUCEO.JPG

è rappresentato il "Serpens mercurialis", un altro dei simboli della Pietra filosofale, dell'Opus, che si collega ancora al biblico serpente di bronzo innalzato da Mosé; due facce della stessa medaglia (equivalenza tra Cristo e l'Opus, detto anche "Salvator Spiritus et Naturae"):

http://3.bp.blogspot.com/-5zQFp1kWkHw/TdZtIvYz8DI/AAAAAAAAABU/zQWTI0J2F5A/s1600/SERPENTE.JPG
#943
==   Continua dal thread: "Il simbolo della conoscenza ...sulla banconota da 1 dollaro"  ==

Possiamo giungere alla stessa idea di un'imminente "incarnazione" del Principio nel Sapere umano anche a partire dal mito biblico di Adamo, sempreché si esca dalle ristrettezze interpretative classiche del cristianesimo.
In tutte le tradizioni l'Albero del Paradiso, o Albero Cosmico, o Albero della Conoscenza, o Albero sacro (si veda l'Albero dell'Illuminazione del Budda, l'Albero della Conoscenza indù, l'Albero sciamanico della guarigione, ecc.) rappresenta la dimora di Dio in terra nel "Centro del mondo" e i suoi frutti simbolizzano i doni del Cielo.

"All'«Albero», con alto grado di unifomità, si associano idee di immortalità e di conoscenza sovrannaturale da una parte, dall'altra figurazioni di forze mortali e distruttrici, nature temibili come draghi, serpi o dèmoni. Inoltre, esiste tutto un ciclo di miti concernenti vicende drammatiche che hanno per centro l'Albero, e che dietro l'allegoria celano significati profondi. Di tali miti, è popolarmente noto quello biblico, conclusosi con la caduta di Adamo. Noi risaliremo all'insieme più vasto a cui esso appartiene, per determinarne le varietà, dopo aver fatto cenno all'universalità degli elementi simbolici che vi figurano.
Già nei Veda e nelle Upanishad incontriamo l'«Albero del Manda», talvolta capovolto, a significare che «in alto», nei «cieli», risiede l'origine della sua forza. Poiché da esso stilla la bevanda d'immortalità (soma o amrta); poiché l'avvicinarsi ad esso produce l'ispirazione e una visione che, superando il tempo, è come il ricordo di infinite forme di esistenza; poiché, d'altra parte, nel fitto dei suoi rami si cela Yama, il Dio dell'oltretomba, concepito però anche come un re dello stato primordiale - già in esso riscontriamo la convergenza di elementi e di idee sopra indicata. E la ritroviamo nell'Iran, nella tradizione di un doppio albero, l'uno comprendente, secondo il Bundahesh, tutte le sementi, l'altro, capace di fornire la bevanda d'immortalità (haoma) e la scienza spirituale; per cui la mente corre altresì ai due alberi paradisiaci biblici, l'uno della Vita e l'altro, appunto, della Scienza. Il primo poi equivale a quello di cui in Matteo XIII, 31-32, raffigurante il regno dei cieli che sorge dal seme gettato dall'uomo nel suo simbolico «campo»; si ritrova nella Apocalissi giovannea (XXII, 2) e soprattutto nella Kabbala, ove al «Grande e possente Albero di Vita», da cui «promana la Vita dall'alto», è connessa una «rugiada» per virtù della quale si produce la resurrezione dei «morti»: palese equivalenza con la virtù immortalante dell'amrta vèdico e dell'haoma irànico.
La mitologia assiro-babilonese conosce anch'essa un «Albero cosmico» radicato in Eridu, la «Casa della Profondità», detta anche «Casa della Sapienza». (...)
Interessante è poi la variante, secondo la quale l'Albero ci si presenta anche come quello del dominio e dell'Impero universale: la si ritrova in saghe, come quelle di Ogiero e del Prete Gianni, di cui abbiamo detto altrove. In queste saghe l'Albero spesso si sdoppia in un Albero del Sole e in un Albero della Luna".         [J. EVOLA: La Tradizione Ermetica - pp.31-2]

Ma allora perché nel mito dell'Eden si associa il frutto della conoscenza con il dramma della caduta nel peccato? Com'è possibile che il frutto di un Albero Sacro posto nel centro del Paradiso Terrestre, provochi l'allontanamento dell'uomo da Dio?
La risposta non può trovarsi, naturalmente, nell'equiparazione dottrinaria cattolica tra il serpente e il male assoluto, poiché anche il serpente simbolizza tradizionalmente l'incarnazione del principio divino, sia pur nella sua forma più primitiva, ctonia, enigmatica, ambigua. Infatti, la sua lingua è biforcuta e il suo veleno può trasformarsi in medicina.

http://1.bp.blogspot.com/-WzRphP3TgFs/UmqXHv1Ro6I/AAAAAAAAAXQ/pbWFJ3cv8FA/s1600/75+Caduceo+-+Graal.jpg

Tanto che nell'Antico Testamento il serpente di bronzo che Mosè innalza come strumento "magico" di guarigione dal morso dei serpenti è considerato dalla stessa esegesi cristiana come una prefigurazione del Cristo Redentore (vedi figure: Bronzino, sec. XVI + moneta coniata da Gerolamo da Magdeburgo - sec. XVI).

http://3.bp.blogspot.com/-SIpUALEGc48/VdY1yN-U3YI/AAAAAAAAAcc/keRmNzZT5yA/s1600/1210811299.jpg

http://3.bp.blogspot.com/-5zQFp1kWkHw/TdZtIvYz8DI/AAAAAAAAABU/zQWTI0J2F5A/s1600/SERPENTE.JPG


Scrive Williamson:

"Poiché l'uomo è spinto a mangiare il frutto dell'Albero della Scienza appunto dalla forza impellente dell'evoluzione, così il serpente della Genesi, che simboleggia questa forza, non rappresenta un potere malvagio, ma un agente benefico".   [W. WILLIAMSON: La legge suprema. Studio sulle origini delle religioni e sulla loro unità fondamentale - pg. 95]

La risposta al problema della "caduta" e del "peccato" associati alla Conoscenza comincia a delinearsi solo se riflettiamo su due dati importanti:
1 - sul fatto che la forma di conoscenza più matura ed evoluta che l'uomo abbia mai raggiunto, cioè la Scienza, ha abbagliato la cultura umana di questi ultimi tre secoli conducendola al materialismo, al razionalismo estremista e all'ateismo come fenomeno di massa;
2 - sulla capacità dei grandi archetipi mitologici, da sempre, di prefigurare o predire simbolicamente il futuro.
Coniugando queste due considerazioni, il mito del "peccato originale" può essere visto, allora, come la prefigurazione dell'incontro dell'uomo con la Scienza e col suo pericoloso potere desacralizzante.
E' la Scienza che, sotto metafora, ha allontanato Adamo da Dio; e sarà il "secondo Adamo", cioè Cristo, che curerà questa forma di conoscenza "peccaminosa" e la eleverà alla perfezione del Logos, alla meta della Verità definitiva e redentrice in un Principio universale.

"Nei simbolismi della tradizione mitica il significato dell'Albero è duplice: da una parte esso è concepito come una tentazione che conduce a rovina e a maledizione chi vi soggiace; dall'altra, esso è concepito come l'oggetto di una conquista possibile che, vincendo sia draghi, sia gli esseri divini che lo difendono, trasforma l'audace in un dio e - talvolta - trasferisce l'attributo della divinità e dell'immortalità da una stirpe ad un'altra stirpe.
Così quella scienza da cui Adamo si fa tentare per «divenire simile a Dio» e che egli non conquista che per esser subito abbattuto e privato dello stesso Albero di Vita proprio da colui al quale aveva voluto rendersi simile - quella stessa scienza sovrannaturale il Buddha invece la consegue sotto l'Albero ad onta degli sforzi di Mara - egli che, come vuole un'altra tradizione, sarebbe riuscito a strappar la folgore al dio Indra".    [J. EVOLA: La Tradizione Ermetica - pg.33]

"Il mito ci dice dunque, figuratamente, di una vicenda che presenta un rischio e una incertezza fondamentali. Nelle teomachie esiodee, e tipicamente nella saga del Re dei Boschi, Dèi o uomini trascendenti si mostrano detentori di un potere che può passare, insieme all'attributo della divinità, a chi sappia prenderlo. A tale stregua la forza primordiale ha natura femminile (Albero = Donna divina): essa può subire quella violenza, che negli stessi Vangeli è detto potersi usare verso il «Regno dei Cieli». Ma fra coloro che tentano v'è chi forza il passo e trionfa, e vi è chi cade e sconta la sua audacia, subendo gli effetti dell'aspetto letale di quella stessa potenza.
Ora, l'interpretazione di tale vicenda mette in luce la possibilità di due opposte concezioni: quella eroico-magica e quella religiosa. Secondo la prima, chi nel mito cade è solo un essere nel quale la fortuna e la forza non sono state pari all'audacia. Ma secondo l'altra, quella religiosa, il significato è diverso: qui la sfortuna si trasforma in colpa, l'impresa eroica in un atto sacrilego e maledetto non in quanto conclusasi in un esito non vittorioso, ma in se stessa. Adamo non è più uno che è caduto in una vicenda, in cui altri riuscí vincitore: egli è invece uno che ha peccato, e ciò che gli è accaduto è l'unica cosa che gli poteva accadere. Non gli resta dunque che riparare espiando, e soprattutto rinnegando la volontà che lo spinse a quell'impresa: l'idea, che il vinto possa anche pensare alla rivincita, o intenda tener fermo alla dignità che il suo atto gli ha assicurata, dal punto di vista «religioso» apparirebbe come il «luciferismo» più riprovevole".   [J. EVOLA: La Tradizione Ermetica - pp.34/35]

Questa distinzione-separazione dualistica (operata da Evola) tra la concezione eroico-magica e quella religiosa dei miti si risolve e si compone e si chiarifica nell'ipotesi secondo cui il mito voglia alludere ad una impresa il cui epilogo vittorioso sarà preceduto da una sconfitta, da un errore (=peccato) di percorso, da una caduta, da un allontanamento temporaneo da Dio; in cui si alluda, cioè,  ad una impresa nella quale ad una morte farà seguito una resurrezione, dove ad un Adamo "peccatore" seguirà un Cristo Risorto . Ed effettivamente Cristo è considerato biblicamente come il "secondo Adamo":

"Come in Adamo tutti muoiono, così anche nel Cristo tutti saranno resi viventi". (1 Corinti,15:22)

"Il primo uomo Adamo divenne anima vivente. L'ultimo Adamo divenne spirito vivificante. Il primo è ciò che è fisico, l'ultimo ciò che è spirituale".(1 Corinti,15:45)

Così come Adamo, per mezzo dell'Albero della Conoscenza allontanò l'umanità da Dio, Cristo, il Logos, per mezzo dell'Albero della Croce, la ricondurrà di nuovo al suo Principio creatore.

...Continua...
#944
Questo è il Grande Sigillo della dichiarazione di Indipendenza degli U.S.A., rappresentato anche nelle banconote da un dollaro.

http://3.bp.blogspot.com/-9yCW8WhoZMg/UXkoZK6G_hI/AAAAAAAAAEo/T2InGVucCcQ/s1600/Gran+Sigillo+USA.jpg

Sembra un'innocente immagine ornamentale, mentre in realtà rappresenta una vera e propria tesi epistemologico-filosofica.
Tutti sanno che il triangolo simbolizza la Trinità divina, ma pochi sapranno che, essendo l'occhio un simbolo di conoscenza, il triangolo rappresenta, più propriamente, la Sapienza divina, il Logos, cioè il Principio ultimo.
Infatti, "conoscere" significa costruirsi un'immagine adeguata delle cose, cioè significa trasformare il mondo che osserviamo in immagini concettuali fedeli e rigorose che lo rappresentino nella mente del soggetto, o nel libro della Conoscenza. Ma "trasformare il mondo in immagini" corrisponde, in senso proprio, alla funzione specifica della vista, di cui l'occhio, appunto, è l'organo deputato. In questo senso, il processo visivo è una analogia molto calzante del processo conoscitivo; una analogia che è ancora più compiuta se consideriamo che la conoscenza, intesa nel suo senso più evoluto, non è una semplice lista di dati o fenomeni o verità oggettive, ma si eleva fino all'astrazione soggettiva dell'ordine che li relaziona, cioè delle leggi e dei principi che li governano. Come scrive il matematico J. Henri Poincaré:

"La scienza è fatta di dati come una casa di pietre. Ma un ammasso di dati non è scienza più di quanto un mucchio di pietre sia una casa."

Così come lo scienziato, dunque, non si limita a catalogare passivamente gli eventi che osserva, ma li ordina facendo convergere la loro molteplicità disordinata verso l'unità di leggi e principi, nello stesso modo l'occhio non si limita a ricevere passivamente la luce del mondo, ma ordina i suoi raggi facendoli convergere in un unico punto focale (pupilla) dal quale si proietterà l'immagine sulla retina. Senza questo punto di convergenza, non si formerebbe mai alcuna immagine perché la retina sarebbe solo illuminata da una luce uniforme.
Così, l'immagine ottica diventa la metafora NON di un generico sapere, ma di quella conoscenza compiuta che non è una semplice rappresentazione delle cose, bensì la rappresentazione del loro ordine. Le cose, gli eventi, i fenomeni sono dati, ma il loro ordine deve essere astratto da una mente attiva e creativa la quale, attraverso la conoscenza di quest'ordine e del principio che lo regge, illumina il mondo, e ne svela gradualmente i misteri.
E' l'occhio radiante del Sigillo che corrisponde con l'occhio del sapiente o con l'occhio del Principio ultimo, del Grande Architetto che tutto crea, misura e illumina e da cui emana l'intera Totalità (la piramide). Oppure è l'occhio dell'Intelletto, che da un lato riceve "la luce dei fatti" e la trasforma in immagini, e dall'altro, ordinando i fatti attraverso leggi e principi, chiarisce il senso delle cose e, illuminandole, scrive il libro della conoscenza.
La piramide, insieme ad altri motivi simbolici come la montagna, l'albero, la croce, la sfera, il tempio, ecc., è un simbolo della totalità cosmica e, pertanto, il Sigillo nel suo insieme rappresenta il cosmo con al vertice il Principio ordinatore quale "pietra angolare".
Ciò ricorda quanto scrive Paolo:

"Voi siete un edificio costruito sulle fondamenta degli apostoli e dei profeti, del quale Gesù è la principale pietra angolare". [Efesini, 2:20]

Del resto, cos'è Cristo, se non l'incarnazione umana del Principio Ultimo? L'assimilazione Cristo/pietra angolare qui è rafforzata dalla forma triangolare che allude alla trinità di Cristo. Infatti, nell'Apocalisse (1:16) Cristo è identificato con il Logos-Verità "...il cui volto risplende come il sole". Si legge nel Dizionario dei Simboli Rizzoli (Vol.2, pg. 216-217):

"La pietra angolare in realtà è la pietra della cima. E' la pietra della completezza, della coronazione; è il simbolo di Cristo sceso dal Cielo per portare a compimento la Legge. (...) E' la pietra-PRINCIPIO, la pietra della Sapienza e della Conoscenza". [Dizionario dei Simboli Rizzoli – pg. 216 ]

http://1.bp.blogspot.com/-vQVGYEIBZGg/Uh4GrZWrdtI/AAAAAAAAAO8/COFRR_TjoXg/s1600/38+Occhio+radiante.jpg

Scrive R. Guénon:

"Nelle chiese bizantine, la figura del Pantokrator o del Cristo "in maestà" occupa nella volta la posizione centrale che corrisponde, precisamente, all'"OCCHIO" della cupola". [R. GUÉNON: Simboli della Scienza sacra – pg. 311]

Scrive Matthews:

"Parzival viene condotto in una foresta selvaggia da cui sorge un monte chiamato la Montagna di Salvezza, o Muntsalvach. Là egli trova degli operai reclutati da tutte le parti del mondo per aiutarlo a costruire un castello e un tempio in cui doveva essere ospitato il Graal, che fluttuava nell'aria al di sopra della montagna, trattenuto da mani angeliche. Titurel allora si mette al lavoro e spiana la vetta della montagna, che è fatta di un'unica massa di onice che, una volta lucidata, "brillava come la luna". Occorsero trent'anni per costruire il tempio e durante tutto questo tempo il Graal provvide non solo i materiali con cui veniva costruito il tempio ma anche il cibo per i costruttori".  [J. MATTHEWS: Il Graal, la ricerca infinita - pg. 72]

L'iscrizione Novus Ordo Seclorum (Nuovo Ordine dei Tempi) evoca i versetti biblici di Giovanni:

"...E vidi un nuovo cielo e una nuova terra. ...E vidi la nuova Gerusalemme scendere dal cielo vestita come una sposa ornata per il suo amato. ...La tenda del Signore è con il genere umano e Dio risiederà con essi. ...E colui che stava seduto sul trono disse: "Faccio nuove tutte le cose. Io sono l'Alfa e l'Omega, il PRINCIPIO e il Fine". (Apocalisse, 21:1- 6):

In alcuni simboli alchemici del '600 troviamo delle varianti dello stesso significato del Gran Sigillo. Nel primo è rappresentata la sfera del Cosmo, nel cui centro brilla l'occhio radiante del Principio.

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Mentre nel Gran Sigillo il carattere di fondamentalità del Principio è rappresentato dalla sua posizione di vertice della piramide, in questa figura è espresso come centralità: l'occhio radiante è posto nel centro della sfera in modo che "nusquam tenebrae", "in nessun luogo ci saranno le tenebre". Grazie al Principio, i misteri del mondo saranno rivelati, conformemente alla promessa evangelica: "Non c'è niente di occulto che non sarà rivelato, né segreto che non sarà conosciuto" (Luca, 12:2).
Di fatto, il Principio è un punto di vista universale, il punto di riferimento ultimo, l'occhio di Dio nel centro del mondo.

Scrive Pico Della Mirandola:

"Ti ho posto nel centro del mondo affinché da lì tu potessi scorgere tutto ciò che c'è nel mondo". [Oratio de homini dignitate, fol. 131 r]

L'analogia tra piramide e sfera è anche rigorosamente geometrica, perché geometricamente la sfera equivale a una piramide: dobbiamo immaginare una piramide la cui base si estenda incurvandosi intorno al proprio vertice fino a richiudersi e a formare una superficie sferica centrata nel vertice stesso. Infatti, il volume della piramide è uguale a b x h : 3 (area di base x altezza diviso 3) che nella sfera diventa s x r : 3 (superfice sferica x raggio diviso 3). Non è difficile rendersi conto che si tratta della stessa formula, nella quale b diventa s e h diventa r.
Nel Grande Sigillo il carattere trascendente-metafisico del Principio è sottolineato dalla separazione del vertice, mentre nella figura alchemica dal fatto che in una sfera il centro trascende la superficie pur essendo la sua origine (in geometria il centro di un cerchio è detto anche "origine").

Per capire più da vicino quale sia il Principio a cui allude la simbologia, dobbiamo osservare un particolare di un'altra figura alchemica (Ars magna lucis et umbrae di A. Kircher, 1665 - Fig. 3)

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in essa l'"occhio-Principio" è collocato proprio sulla cima del Caduceo che è nella mano destra di Hermes-Mercurio, dio dell'Alchimia e simbolo occidentale della Complementarità degli opposti (il corrispondente orientale è il cerchio taoista del Yin-Yang).
Ed è sorprendente ciò che scrivono gli storici Guénon e Chevalier&Geerbrant. Dice Guénon:

"E' forse una semplice coincidenza la somiglianza che ha il nome Hermes con la parola Haram che in arabo designa la Piramide?
Hermes è chiamato anche «El-muthalleth bil-hikam», letteralmente «triplo nella sapienza», che equivale all'epitteto greco«Trismegisto», cioè, «tre volte grande».
E' interessante notare che la parola muthalleth designa anche il triangolo. (...) Alcuni studiosi attribuiscono un'importanza considerevole al fatto che la Grande Piramide non sarebbe mai stata terminata; effettivamente manca il vertice, e tutto quello che si può dire in proposito è che i più antichi autori di cui abbiamo testimonianza la descrivono tronca com'è oggi".   [R.GUÉNON: Forme tradizionali e cicli cosmici - pp.121-2]

Scrivono Jean Chevalier e Alain Geerbrant:

"Si attribuisce a Hermes Trismegisto l'idea secondo cui la cima della piramide rappresenterebbe il "Verbo demiurgico, Potenza prima procedente dal Padre e che governa tutte le cose". Al termine dell'ascensione piramidale, l'iniziato aspetterebbe l'unione col Verbo, così come il faraone defunto si identifica con il Dio immortale". [CHEVALIER & GEERBRANT: Dizionario dei simboli, II - pag. 232]
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Citazione di: viator il 25 Giugno 2018, 23:14:09 PM
Salve Carlo. Veramente impressionato da un simile viaggio nelle profondità della simbologia fideistica. Saluti.

Grazie, Aviat... ehm... Viator! :)