Davintro, non sono molto d'accordo sulla tua sintesi argomentativa.
Socrate crede ancora negli dei, ,Platone non tanto(diciamo così).
Platone conosce benissimo il linguaggio del mito .direi addirittura che è l'ultimo filosofo a conoscerlo bene,
Innanzitutto la dialogiia con Eutifrone è circolatoria ,perchè almeno cinque argomentazioni vengono svolte svelando ognuna una contraddizione.Dove gli attributi sono opinioni e l'essenza non può che precederle,ma questi attributi vengono argomentati nel dialogo.Non è una questione "idealistica",termine a mio parere abusato anche con Hegel, perchè si pensa che il mondo dlele idee sia una pura astrazione completamente disancorata da quello che Hegel chiamerà concreto ,"la cosa in sè o cosa in sè e per sè" in Fenomenologia dello Spirito.Ma se in Hegel è la coscienza il luogo dialogico dell'argomentazione fra astratto e concreto , nei dialoghi Socratici utilizza sì la dialettica ma con le persone umane, seguendo quella maieutica tipica ma proprio per argomentare, per circumnavigare le domande e risposte che a loro volta riportano a nuove domande.La santità non può essere un'attribuzione umana, ma una deduzione il più possibile razionale e quindi coerente con il rapporto dei e umani. Se così non fosse, e lo dice proprio Socrate nell'Eutifrone diremmo che ad ognuno il bello è ciò che piace, riducendolo ad opinione personale, cos come l'uomo giusto, ecc..
Sfaterei quindi l'idealismo di Hegel e Platone, che ha fatto gioco per una filosofia"reazionaria" filo-modernista positivista, in quanto sia per Platone che Hegel una idea è falsa se appartiene solo al dominio dell'astratto, così come è falsa una verità costruita solo nel mondo del sensibile del concreto, del fisico, per cui la "vera" verità appartiene all'uomo che razionalizza dal mondo sensibile e lo pone nel mondo astratto delle idee coerentemente,seguendo il filo logico argomentativo razionale,
Il culmine delle Idee platoniche e dello Spirito hegheliano è la sintesi razionale
Socrate crede ancora negli dei, ,Platone non tanto(diciamo così).
Platone conosce benissimo il linguaggio del mito .direi addirittura che è l'ultimo filosofo a conoscerlo bene,
Innanzitutto la dialogiia con Eutifrone è circolatoria ,perchè almeno cinque argomentazioni vengono svolte svelando ognuna una contraddizione.Dove gli attributi sono opinioni e l'essenza non può che precederle,ma questi attributi vengono argomentati nel dialogo.Non è una questione "idealistica",termine a mio parere abusato anche con Hegel, perchè si pensa che il mondo dlele idee sia una pura astrazione completamente disancorata da quello che Hegel chiamerà concreto ,"la cosa in sè o cosa in sè e per sè" in Fenomenologia dello Spirito.Ma se in Hegel è la coscienza il luogo dialogico dell'argomentazione fra astratto e concreto , nei dialoghi Socratici utilizza sì la dialettica ma con le persone umane, seguendo quella maieutica tipica ma proprio per argomentare, per circumnavigare le domande e risposte che a loro volta riportano a nuove domande.La santità non può essere un'attribuzione umana, ma una deduzione il più possibile razionale e quindi coerente con il rapporto dei e umani. Se così non fosse, e lo dice proprio Socrate nell'Eutifrone diremmo che ad ognuno il bello è ciò che piace, riducendolo ad opinione personale, cos come l'uomo giusto, ecc..
Sfaterei quindi l'idealismo di Hegel e Platone, che ha fatto gioco per una filosofia"reazionaria" filo-modernista positivista, in quanto sia per Platone che Hegel una idea è falsa se appartiene solo al dominio dell'astratto, così come è falsa una verità costruita solo nel mondo del sensibile del concreto, del fisico, per cui la "vera" verità appartiene all'uomo che razionalizza dal mondo sensibile e lo pone nel mondo astratto delle idee coerentemente,seguendo il filo logico argomentativo razionale,
Il culmine delle Idee platoniche e dello Spirito hegheliano è la sintesi razionale