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Messaggi - Sariputra

#931
Tematiche Filosofiche / Re:Buddhismo
18 Ottobre 2017, 00:17:30 AM
Nel buddhismo uno dei fattori più importanti da sviluppare è la saggezza ( prajna).  Senza saggezza non c'è liberazione dal samsara e quindi dalla sofferenza insita nel divenire. Ma è possibile ottenere saggezza senza sviluppare la meditazione? Senza almeno raggiungere il primo jhana? Viceversa , è possibile accedere al jhana senza saggezza? Nel Dhammapada si dice:"Non c'è jhana senza saggezza".
Ma cos' è il jhana? Sviluppare il jhana non è semplice. Spessissimo molte persone che si dedicano alla meditazione non riescono nell'impresa. L'identificarsi troppo con il corpo crea agitazione e questo è un problema in meditazione. Quando ci si invischia nei cinque sensi, i problemi aumentano e la quiete diventa un autentico miraggio. Se si 'lascia andare' il fattore percezione, i sensi si pacificano. Se la meditazione procede come deve procedere, dopo un pò di tempo, il corpo tende a 'scomparire'. Si abita uno stato in cui non ci sono più le mani, le gambe, la schiena...( ovviamente ci sono sempre, quel che viene a cessare è la percezione da parte della coscienza di queste parti...). Non si avvertono più gli acciacchi della mezza età  ;D , nè i dolori e nemmeno piacere fisico...alè...sparisce tutto! Il corpo si 'raffredda', si calma, le onde percettive si acquietano... A questo punto molti provano paura ( in fin dei conti non è molto piacevole sentire svanire il corpo...), una sensazione come di 'affogamento' ed escono dal samadhi ( concentrazione). Se però si impara a 'lasciar andare' il corpo, oltre alla possibilità di approfondire la meditazione, ci si abitua presto ad una cosa che ritornerà molto utile nella vecchiaia e nella malattia...
La liberazione che si prova nel lasciar andare nella meditazione è bellissima. E' un piacere con un gusto diverso e più profondo dei normali piaceri della vita quotidiana. E' più 'sottile'...
Spesso, in meditazione, passa inosservato perché la mente cerca sempre qualcosa di familiare, di vicino alla nostra esperienza ordinaria. Bisogna prestare attenzione, ma questo dovrebbe essere un aspetto normale del samadhi...Nel Majjhimanikaya, Siddhartha paragona il piacere dei sensi a quello di un cane che rosicchia un osso sporco di sangue: ha il gusto del cibo...ma è privo della carne che nutre e sazia.Il piacere del jhana, del frutto della meditazione, dà 'sostanza' e reale soddisfazione. Non è un gusto superficiale ed effimero, è qualcosa di autentico.
A questo punto della meditazione, con la quiete gioiosa data dal jhana, sorge un primo barlume di prajna (saggezza); si incomincia a intuire l'inizio della fine della sofferenza, di dukkha.
Uno dei problemi di questi stati di beatitudine consiste nel pericolo della loro seduzione . La mente cerca la meditazione e il jhana per volerne sempre di più. E' di nuovo all'opera il desiderio, la brama che porta a nuovo attaccamento all'esistenza nel divenire. Allora bisogna rammentare ciò che ci ha portati fino a quel punto, ossia la capacità di 'lasciar andare'... :)
Si incomincia a capire che la brama è veramente la causa della sofferenza, lo si constata di persona, in noi stessi , nella dinamica stessa della meditazione che ci porta di fronte alla visione di questo attaccamento al mondo. La paura spesso ci fa preferire l'osso sporco di sangue, da rosicchiare, purché ci si possa illudere che sia 'nostro'...
La meditazione profonda è realmente intensa e piena di 'carne' nutriente. Una sola esperienza di jhana può cambiare una vita, può farci sentire appagati per molto tempo, forse anche per l'intera vita.
Può sembrare una cosa strana  e insolita, ma chi l'ha avuta capisce il perché.
La vera meditazione fa toccare una dimensione interiore straordinaria ( senza voci, visioni o altro...quelle aspettano sul ponte).
#932
Citazione di: PatrickEzechieleArt il 17 Ottobre 2017, 22:58:22 PMGrazie del tuo interessante commento Sariputra, non sapevo che tu facessi questo tipo di arte.. wow, mi piacerebbe vedere qualcosa, hai pubblicato dei lavori sul web o sul forum? In molti vedono il quadro (sul web) e dicono sistematicamente "puntinismo" ma oggi lo mostrai ad una mia amica pittrice qui a Bolzano e mi disse che pare più "divisionismo" del quale non mi sono mai informato, ma sicuramente ho visto qualcosa.. poi in questi giorni cerco nel web. Per le ombre hai ragione, l'ho voluto lasciare così però potrei aggiungerne di ombre, ne gioverebbe credo. Ciao e grazie ancora! Spero di poter vedere i tuoi lavori.

Piacerebbe anche a me far vedere le mie 'opere', ma prima devo convincere mia figlia a fare delle foto decenti, poi devo trovare il modo di postarle sul forum , visto che è impossibile inserirle direttamente da PC... :(
Può essere anche 'divisionismo' la tecnica che hai utilizzato. Cerca però immagini di lavori di Seurat sul web, e fai un paragone...soprattutto alcuni dei primi. ;)
#933
Sì, direi anch'io che si tratta di puntinismo. Più Seurat che Signac ...
E' una tecnica che ho usato spesso nella composizione di scudi e piatti in terraglia e che mi ingrifa parecchio. Su ceramica si fa fatica ad ottenere lo stesso effetto in quanto , assorbendo colore, il biscotto sottostante tende ad 'omogenizzare' il tutto. Per questo , un pò alla volta, sono approdato ad una sorta di puntismo ben definito negli spazi e nelle forme...
Il problema (vero) del puntinismo è che tende a rendere 'fredde' e 'statiche' le pitture. Io lo aggiravo in parte, questo problema, dando molta profondità con l'uso deciso dell'ombra.
Nel tuo quadro infatti, a gusto mio s'intende, avrei marcato di più le ombre . Avrei aggiunto del contrasto, insomma...
La tecnica usata mi piace molto... :)
Ciao
#934
Tematiche Spirituali / Re:Poetica del sottosuolo
17 Ottobre 2017, 15:57:39 PM
Nel sottosuolo si annida tutto ciò che pare aver valore: l'oro e l'argento, il rame e il turchese. Si avviluppano radici che danno la vita. radici di erbe  e d'arbusti, di rovi pungenti e d'alberi maestosi. Tutti stanno aggrappati al sottosuolo. Non c'è ciclo di vita che non rimandi al sottosuolo e alla sua poesia. Tutto alfine ricade sul suolo, ne viene sommerso, sprofonda...
Corpi che si disfano, polvere d'ossa calcinate, terrore di scendere nell'oscurità. Un enorme baratro dove vivono oscurità terribili e tanto gravi da trascinare tutti coloro che vi incappano. Ma l'abisso nasconde anche immensità di pensiero e percezione, non più ammaliata da una luce accecante che inebria i sensi. Una malìa come canto di sirene, bella come il turchese che trafigge la cecità... 

Dalla mia cecità Ti chiamo
A salvarmi col tuo grembo oscuro
A salvarmi e legarmi
In stretti corridoi
In tiepidi antri
Quando il sottosuolo mostra
I turchesi senza colore
E mi chiama.

Il sottosuolo è il Silenzio, rotto solo dal graffio delle unghie che scavano, che vanno sempre più nel profondo, nelle viscere...
#935
Mi intrometto di nuovo per riportare un passo di questa interessante dissertazione sul nostro che ho trovato per caso. E' di Antonio Gargano in "Istituto Italiano Studi Filosofici".  Lo faccio, oltre che per fare il bastian contario e farvi imbufalire, perché la discussione non si riduca ad un coro di osanna verso il filosofo tetesko ( è sempre interessante arricchire anche con opinioni critiche...o no?...) : ;D

Nietzsche è oggi un pensatore di successo, viene visto come uno dei cardini della cultura del '900 e da molte parti viene accolta la sua critica della tradizione occidentale, ma c'è nel suo metodo un vizio di fondo. Qual è questo errore?  L'avere confuso il piano della genesi con il piano della validità. In Umano troppo umano (1878) enella Genealogia della morale (1887), Nietzsche sostiene che se andiamo a ricercare qual è la genesi dei valori morali, troveremo che essa è sempre vile, bassa: l'invidia, la gelosia, l'impotenza, la debolezza, il servilismo danno luogo alle virtú. Non riesco a raggiungere l'uva che è troppo alta, la disprezzo, dico che è acerba, e che è meglio rinunciarvi: manifesto un risentimento, un'incapacità, un'impotenza, una debolezza. Le virtù sono generate da impulsi psicologici bassi, "umani, troppo umani". Nietzsche trova le radici della morale nelle pulsioni piú spregevoli dell'uomo. Sostiene di voler fare il lavoro della talpa, di voler scavare per vedere che cosa c'è sotto la superficie dell'albero dei valori, e trova che le radici di quest'albero sono marce. La Genealogia della morale distrugge i valori mostrando come gli ideali in cui gli uomini credono sono generati da torbide passioni, da ottusi impulsi, dalla volontà di essere ammirati, dall'incapacità di primeggiare. Che cosa è grave in questa affermazione di Nietzsche? Con la svalutazione dei valori in base alla loro genesi Nietzsche ha compiuto un errore, confondendo il piano della genesi e il piano della validità, che sono distinti e separati.  Questa conclusione nietzschiana ha prodotto disastri, in quanto ha alimentato un disorientamento della cultura contemporanea.  In che cosa consiste questo errore?  Faccio un esempio. Consideriamo l'opera poetica di Leopardi: questa è valida, cioè ha un valore estetico, ha un valore di carattere universale, riesce a parlarci dopo due secoli, in quanto Leopardi è riuscito a esprimere valori di carattere estetico, di carattere anche morale e filosofico, ancora significativi per l'uomo contemporaneo. Ora, una tendenza genealogica di tipo nietzschiano su che cosa si sofferma?  Leopardi era una persona sofferente, psichicamente e fisicamente, aveva forse la tubercolosi, era un po' gobbo, non veniva amato dalle donne, aveva una famiglia oppressiva, viveva in una condizione provinciale, in un'Italia molto arretrata e sonnacchiosa, ecc. ecc.; dalle turbe presunte o reali di Leopardi, dalla condizione familiare e sociale in cui è vissuto Leopardi, si cerca di trarre elementi di valutazione su L'infinito  o sul Sabato del villaggio e si tende a scambiare il piano del valore estetico con quello della genesi psicologica.  Queste due cose sono separate in maniera netta: basta fare la semplicissima considerazione che tantissimi altri giovani nell'Italia sonnacchiosa dei primi dell'Ottocento erano malati, vivevano in situazioni familiari disperate, vivevano in provincia e non hanno prodotto niente. Non c'è alcun rapporto necessario tra queste disgrazie, questo piano psico-sociologico, e il valore estetico delle poesie di Leopardi. Esse hanno un valore poetico, estetico, comunicativo, a prescindere dalla loro genesi. Una ulteriore testimonianza in questo senso può essere data dai poeti che hanno origini sconosciute, per esempio Shakespeare, sicuramente il piú grande genio tragico dell'età moderna, della cui vita non si sa quasi niente di certo, fino ad essere insicuri circa la sua stessa identità. Prendiamo da ultimo l'esempio forse piú clamoroso: "Dicunt Omerum fuisse caecum", si dice che Omero fosse cieco. Su Omero ci sono tantissime dispute. Il nostro Vico ha sostenuto che Omero non è mai esistito, non è altro che la voce della coralità del popolo greco delle origini. Di Omero non si sa niente, ma l'Iliade e l'Odissea  sono grandi poemi in cui viene raggiunto un piano eccelso di valori estetici, e in cui vengono espressi valori etici come la fedeltà, la lealtà, il coraggio, la dedizione, la sete di conoscenza, grandi moventi umani che sono ancora oggi validi e palpitanti: la genesi empirica dell'Iliade non è rilevante per avvertire il valore estetico e filosofico dell'Iliade. Esempi ancora piú lampanti si possono trarre dalla storia della scienza, le cui conquiste sono valide a prescindere dal carattere e dai moventi dei loro scopritori. Ammesso pure, e non concesso, che la genesi dei valori sia quella che Nietzsche ha identificato, ciò non toglierebbe niente alla validità dei valori, in quanto i valori devono essere sottoposti ad una analisi di carattere razionale, non a una ricostruzione empirica della loro genesi, che può al più portare a scoprire che qualcuno aveva una debolezza e l'ha fatta diventare forza: non è la ricostruzione empirica, psicologica, sociologica, storica, che conta, bensí la valutazione da un punto di vista razionale. I valori della civiltà occidentale greco-cristiana sono sicuramente, alla luce della ragione, estremamente solidi, a prescindere dalla loro possibile genesi empirica. Si deve inoltre rilevare che il valore supremo è la verità: Nietzsche, sostenendo le origini "basse" della verità e la sua sostituzione con la volontà di potenza, destituisce di ogni valore di verità le sue stesse argomentazioni, che alla luce del suo stesso pensiero diventano espressioni di una volontà di potenza particolare.

Il sunto del discorso lo intendo così, con un esempio: se un canale d'irrigazione feconda un'arida campagna ha qualche importanza se è stato scavato da dei dementi?
#936
@A.Cannata
Sì esatto, sintesi perfetta. E' quel che si definisce una  sadhana, un cammino interiore che dovrebbe portare a riconoscere Tat Tvam Asi ( Tu sei Quello).

@viator
" Colui che, risiedendo nella luna e nelle stelle , è diverso dalla luna e dalle stelle, lui che la luna e le stelle non conoscono, per il quale la luna e le stelle sono corpo, che dall'interno regge la luna e le stelle, questo è il tuo atman, l'intimo reggitore , l'immortale. "
"Colui che, risiedendo in tutti gli esseri, da tutti gli esseri è diverso, lui che tutti gli esseri non conoscono, per il quale tutti gli esseri sono corpo, lui che governa dall'interno tutti gli esseri, questi è il tua atman, l'intimo reggitore, l'immortale."
"Così è secondo il punto di vista degli esseri (Adhi-bhutam/punto di vista esteriore...)."

Un breve passo tratto dalla Brhad-aranyaka-upanishad, una delle upanishad più antiche ...
Si potrebbe dire, nello spirito di queste riflessioni filosofiche, che in tutto ciò che esiste risiede Dio/Ishvara/Abbi ( quindi non solo nell'atto creativo ma pure in quello distruttivo/trasformativo), ma nello stesso tempo Abbi è diverso da tutto ciò in cui risiede, e che esiste a ragione dell'essere retto da Abbi stesso dall'"interno".
Questa è una tipica concezione vedica in cui, nella sua danza, Abbi crea e dissolve i 'mondi'.
#937
Uno dei più antichi nomi di Dio lo troviamo nei Veda , forse il più antico in assoluto: "Abbi" che in sanscrito vuol dire "manifestazione". Dio perciò ha la caratteristica di 'manifestarsi' attraverso il "mondo". Il 'mondo' di Abbi però non si può intendere come il 'mondo' creato dall'intelligenza fondata sui sensi dell'uomo. Il mondo dell'uomo è un fantasma creato dall'uomo. Il mondo di Abbi è il fantasma, il possessore del fantasma e colui che osserva il possessore. Questo 'gioco' di Abbi appare come la sua danza , la sua lila, da cui trae la sua gioia conoscendosi e danzando per conoscersi. Come una ballerina smette di danzare quando appare il suo amore, così Abbi smette di manifestarsi (all'uomo) non appena viene conosciuto dall'amore, che è Abbi stesso, o per meglio dire il modo come Abbi si manifesta alle sue creature, cioè a se stesso. E' più semplice vedere la presenza di Abbi nell'universo che non riconoscerla nell'uomo, perché nell'uomo c'è la rivelazione della volontà di Abbi nelle passioni umane. Finché non nasce l'amore ( ossia la creatura non nasce in Abbi), la volontà del creatore di fantasmi si oppone alla volontà di Abbi.
namaste  :)
#938
Tematiche Spirituali / Poetica del sottosuolo
16 Ottobre 2017, 11:46:55 AM
Mi son destato da un sogno, o meglio da un incubo. Mi son immaginato che l'uomo fosse sempre stato cieco. Tutti gli uomini, di tutti i tempi erano, sono e saranno ciechi. Che società si sarebbe potuta sviluppare con cotanta cecità totale? Proprio una cecità fisica, ineliminabile, completa. Ora, sappiamo che spesso associamo l'immagine del vecchio cieco alla saggezza. Il cieco sembra dominare di più i propri appetiti sensuali, la propria concupiscenza verso il mondo. Non vedendolo, il mondo perde gran parte, se non tutta, la sua illusoria fantasmagoria che tanto ci tiene avvinti ad esso. Ma che mondo degli uomini si sarebbe potuto costruire? Guerre sicuramente non sarebbero state possibili: avete mai visto le talpe muovere a guerra? E come, se non ci si vede? Forse , proprio come queste sotterranee creatura, avremmo preferito, nei secoli, costruire città sotto terra. Un vasto dedalo di cunicoli con incroci dove c'è la possibilità di allargare le braccia per sentire se qualche altra persona  arriva dalla parte opposta... ma vi rendete conto? Non case come verticalità ma case come profondità. Non più una poetica dello spazio ( alla Bachelard...), di abitazioni che vanno verso il cielo e che hanno la ragione come tetto e la cantina come inconscio/spiritualità, ma case che , come radici fittonanti, affondano nel terreno e che hanno la cantina/inconscio come 'tetto' e l'abisso del sottosuolo come meta...un mondo rovesciato. Poi...che edonismo si sarebbe potuto sviluppare? E quali sarebbero i cibi di creature autocoscienti, financo intelligenti, che abitassero le profondità del terreno? Che delizia nelle carote, nelle patate e nelle arachidi e come proteine...succulenti vermi giganti ? Che forme religiose e di conforto si sarebbero potute sviluppare? Le divinità forse sarebbero state associate al calore e non al cielo. Perché, più si scava e si va in profondità, più si percepisce il calore del Centro. Allora forse avremmo avuto una 'spiritualità del centro', in cui l'illuminato ( che ovviamente non sarebbe potuto esistere perché, se non si può percepire la luce, quale idea di illuminato sarebbe stata possibile?...)...allora forse si sarebbe chiamato come l''irradiante' ( associandolo al calore...)...una spiritualità del 'centro' dicevo in cui l'obiettivo dell'uomo era quello di avvicinarsi, sotterrarsi sempre più verso il calore del centro...Vedete come due misere cosette che abbiamo in viso creano il mondo? E senza quelle due misere cosette tutto il mondo così come lo conosciamo non esisterebbe?Tutto il nostro mondo è creato dal senso della vista. Che poesie d'amore avremmo composto , senza la vista, come abitatori del sottosuolo?...
Le mie carezze ti sfiorano,
come sento il tuo calore,
desidero invero
la tua profondità;
portami verso il tuo Centro,
o mio diletto amore.
#939
Citazione di: viator il 13 Ottobre 2017, 13:13:23 PMSalve. Chiedo scusa per la lapidarietà. Infatti il mio pensiero non è stato - per mia colpa - interpretato correttamente. Io non ho mai dato come praticabile, realizzabile, tale principio. Il quale non ha proprio nulla di fisico. Si tratta infatti del dettame etico in accordo al quale funziona (filosoficamente e non fisicamente) il mondo naturale. La natura può tutto al di là di ogni concetto umano di bene e di male proprio perché solo essa ha il potere di restituire o rigenerare qualsiasi cosa lei sottragga a qualcuno o qualsiasi cosa lei sopprima (inclusa ovviamente la vita). Tale principio dovrebbe venir rispettato dall'uomo (figlio e sperabilmente allievo della natura). Ovviamente l'interpretazione e la tematica pratica di esso implica una discussione senza fine. Ma il primo passo sarebbe il giungere a condividere tale principio. Infatti al di fuori di esso resta solo il male. Il quale, come dovrebbe essere noto, non esiste. Nel senso che esso male non consiste in qualcosa ma - come avviene per il buio, il nulla, la solitudine etc. etc. - ma consiste nell'ASSENZA, magari solo parziale, del suo opposto. Perciò male, buio, nulla, solitudine etc. consistono nella MANCANZA di bene, luce, qualcosa, compagnia etc.

Mi sembra di ricordare che questa concezione del male come assenza di bene e non come di qualcosa dotato di esistenza propria la ritroviamo in Agostino d'Ippona che la sviluppa egregiamente... :)
#940
Tematiche Filosofiche / Re:Buddhismo
12 Ottobre 2017, 23:48:04 PM
@Apeiron
"Al sommo dell'esperienza religiosa si pone l'illuminazione mistica; la presenza diretta del Dio. A quel grado, i modi delle diverse religioni si unificano nella conoscenza del divino".
Questo brano è tratto dall'introduzione ad un libro di D.T. Suzuki che, come sai, era sicuramente uno dei massimi esperti e studiosi delle somiglianze e dissomiglianze tra cristianesimo e buddhismo ( in questo caso zen..). Analizzando i diversi linguaggi usati da due dei sommi esponenti della mistica delle due parti, Maestro Eckhart e Saichi, Suzuki ci porta lungo un sentiero impervio sì, ma affatto campato in aria, di un 'sentire' comune di fronte all'esperienza massima possibile alla mente umana. In questo periodo sto seguendo un corso serale dedicato alla mistica sufi, in una cittadina della Contea, veramente interessante e che apre ad un mondo spirituale tra i più 'misteriosi' e misconosciuti (a dimostrazione che la saggezza e l'autentica spiritualità vivono a tutte le latitudini e in tutte le culture..).
Il problema, come sempre, è quello di formulare con il linguaggio più adatto ( meno limitante e contradditorio possibile...) questi vissuti quando si scende dalle 'vette' e si vuole indicare il sentiero migliore per 'salire'. Ossia la domanda è: 'Chi mi può fornire una mappa, la più dettagliata possibile, per incamminarmi?'
Come esperienza personale ho visto la concretezza , la pragmaticità, il buonumore buddhista e l'ho ritenuto una mappa più circostanziata, più dettagliata e coerente, in cui l'elemento fideistico e dogmatico è meno pervasivo, meno vincolante, essendo il Dhamma buddhista fortemente sbilanciato verso la pratica meditativa personale piuttosto che l'adorazione o la preghiera.
Ma sono anche questioni di sensibilità personale. Per dirti...mi capita di piangere come un vitello leggendo e rileggendo il 'manoscritto M' di Teresa di Lisieaux...me ne vergogno un pò,  :-[  lo confesso...ma è così. La Bellezza e l'intuizione autentica di un grande spirito cristiano o musulmano o hindu mi commuovono profondamente, mi sento veramente come un bambino di fronte a queste profonde sensibilità e tanto più se questo coincide con la coerenza di vita.
Io sono contrario al sincretismo tra le varie religioni, perché finisce per annacquare tutto, per renderlo un minestrone indecifrabile. Ci sono molte voci, molti uccelli che cantano nel bosco, perché ridurre queste melodie ad un'unica voce?... :(
#941
Tematiche Filosofiche / Re:Relativismo assoluto
12 Ottobre 2017, 22:10:18 PM
@ A.Cannata

Il problema Angelo è che tu sei molto 'sensibile' alle osservazioni che gli altri ti fanno ma, a volte, come tutti noi, non ti accorgi di quelle che fai tu che possono urtare gli altri. Non tutti abbiamo la stessa sensibilità e cose che tu ritieni 'normali' per altri possono risultare 'durette'. Ovviamente questo discorso si può capovolgere e sentirti tu, come è successo, urtato . Per es. una frase tipo " non fai onore alla meditazione' che per te non risulta urtante per chi, come me, si 'diletta' in questo da 35 anni, lo è.  
Ma l'ira che si prova nel momento dobbiamo lasciarla al guado ( parafrasando la famosa storiella zen...). Io l'ho già lasciata e non la porto con me, spero anche te. Alla fine sono stupidaggini... ;)
#942
Tematiche Filosofiche / Re:Relativismo assoluto
12 Ottobre 2017, 20:54:47 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 12 Ottobre 2017, 20:53:00 PMMi spiace che l'abbia presa così, non era mia intenzione.
Citazione di: Angelo Cannata il 12 Ottobre 2017, 20:53:00 PMMi spiace che l'abbia presa così, non era mia intenzione.

Anche per me non era mia intenzione altre volte , e penso pure per altri...riflettici.
#943
Tematiche Filosofiche / Re:Relativismo assoluto
12 Ottobre 2017, 20:51:05 PM
Citazione di: Angelo Cannata il 12 Ottobre 2017, 19:52:02 PMSariputra, (P.S. vedo ora che hai tolto il messaggio precedente
CitazioneIo non percepisco alcun cambio di direzione, mentre mia figlia sì. Che è...son scemo? La ballerina gira sempre verso destra e nello stesso modo. E' assolutamente vero che gira sempre verso destra. E' uno dei vantaggi della pratica della meditazione non cadere in questi trucchi visivi... La percezione del cambiamento è data dal fatto che non si riesce a mantenere, senza pratica, la mente ferma ( un pò di samadhi risolve tutto, non è preoccupante... ).
ciò che segue era in relazione a quello) guarda che dicendo così non fai onore alla pratica della meditazione: verrebbe a significare che essa abbia come risultato una limitazione delle nostre capacità mentali, mentre dovrebbe essere il contrario. Che tu non percepisca il cambiamento di direzione non è una conquista, un vantaggio, ma un limite, poiché è matematicamente dimostrabile che la ballerina può essere percepita come girante in entrambe le direzioni e difatti tua figlia lo dimostra, forse perché, essendo più giovane di te, riesce ad avere una mente meno ferma, più elastica, più capace di prendere in considerazione punti di vista diversi. Se proprio non riesci ad accorgertene, ti suggerirei un aiuto: prova a coprire con qualcosa l'intera immagine della ballerina; se la copri con le mani bada bene di non lasciare fessure tra le dita. Poi comincia a scoprire un poco l'immagine a partire dal basso, in modo da vedere esclusivamente il piede; in questo modo sarà più facile renderti conto che quello può essere sia un piede sinistro, che gira in senso orario, che un piede destro che gira in senso antiorario. Visto che tu la vedi girare verso destra, significa che ti sembra scontato che il piede che tocca il pavimento sia il sinistro. Ora, con tutta l'immagine coperta, lasciando scoperto solo il piede, comincia a pensare che esso può essere benissimo, invece, un piede destro chegira in senso antiorario. Non sollevare la copertura dell'immagine finché non riesci a percepire come funzionante quest'idea. Tutt'al più scoprila ancora un poco, in maniera da visualizzare un piccola parte dell'altro piede. Dopo che per un po' ti risulta accettabile considerarlo un piede destro, comincia a scoprire sempre di più l'immagine, cercando di stare concentrato sulla percezione di quel piede come piede destro. Pian piano ti accorgerai che risulta del tutto accettabile considerare l'intera ballerina come girante in senso antiorario e quindi poggiante sul suo piede destro.

Guarda che la meditazione consiste nel liberare e controllare la mente non correrci dietro alle illusioni percettive, come fai tu.
Quindi, visto che tu fai l'offeso per niente spesso, penso potresti risparmiarti apprezzamenti e conclusione su quello che capisco non conosci approfonditamente.
Come avrai notato ho modificato il mio post, non perché lo ritenessi sbagliato ma perché , riflettendoci, ho pensato potesse risultare offensivo per fdisa ( mi faccio anche questi scrupoli...). La meditazione di concentrazione non ha nulla a che fare con la capacità di 'prendere in considerazione punti di vista diversi' ( cosa che, per inciso,  visto l'ardore che ci metti nel difendere la tua posizione pare difettare pure a te... :) ).
Non ci pigliamo proprio vero Angelo Cannata; hai forse un'antipatia poco 'relativa' per il Sari, forse? Peccato...
#944
Tematiche Filosofiche / Re:Relativismo assoluto
12 Ottobre 2017, 18:52:01 PM
Sto visualizzando . La ballerina ha un bel fisico... ;D
#945
Presentazione nuovi iscritti / Re:Elia, presentazione
12 Ottobre 2017, 15:59:10 PM
Citazione di: Elia il 12 Ottobre 2017, 15:43:23 PM
Citazione di: Webmaster il 09 Ottobre 2017, 18:59:56 PM
Citazione di: Elia il 09 Ottobre 2017, 18:23:20 PME ancora... non so, uno strano fenomeno, forse soffro di allucinazioni, ma a volte mi è capitato di leggere dei post che poi vado a cercare per rileggerli e non trovo piú.
Ciao Elia, non si tratta di allucinazioni... :) Il vecchio forum era premoderato, venivano pubblicati solo i post filtrati, qui non esiste la premoderazione quindi può capitare che uno dei moderatori elimini un post dopo, ovviamente, che esso sia stato pubblicato. Questa tra l'altro è l'unica sostanziale differenza tra il vecchio e il nuovo forum.
Non ricordo che il vecchio forum fosse filtrato. Quindi ho detto bene che mi sembra tutto asettico, incanalato a priori. Cosí tutto è in perfetto ordine: le sezioni, i topic e i post sembrano un libro che viene man mano stampato. Le eventuali magagne, mancanze, ecc. non le scopre nessuno. In perfetta sintonia con il modo di governare attuale. Mah, per discutere di filosofia forse va bene, per il resto non mi sembra piacevole. Leggevo anche il topic di Jean dove si chiede a cosa è dovuta la mancanza di partecipazione degli iscritti. La risposta credo sia anche qui. Inoltre i forum, in generale, inizialmente suscitavano eentusiasmo e partecipazione, poi, imbattendosi in questi limiti, ci si stanca. Addirittura in diversi altri forum persino l'iscrizione è resa difficile. Anch'io dunque ultimamente li trovo scoraggianti, non piú allettanti. Ed ecco spiegato il perché si preferisce facebook; non perché in quel social non si possano approfondire gli argomenti, ma semplicemente perché è piú facile comunicare. Nei gruppi poi si sa qual è l'ideologia o l'interesse di fondo e raramente si viene perciò filtrati o bannati.

Così si può tranquillamente 'sparare' tutte le stupidaggini possibili e immaginabili, le scurrilità, volgarità, offese e idiozie annesse, senza alcun approfondimento critico, tutti concordi a dare addosso ora all'uno ora all'altro, in nome di una presunta 'libertà' di vomitare tutta la propria bile. Se il forum non attira più, come tu dici, è proprio perché la gente trova troppo difficile 'metter giù' qualche pensiero un pò più articolato che non sia la ripetizione di slogan che vanno per la maggiore, di frasi trite e ritrite già abbondantemente  masticate da infiniti altri...
Non concordo in nulla di quello che hai scritto ( se poi lo paragoni alla 'sintonia con il modo di governare attuale' direi che invece è tutto l'opposto, in quanto è proprio la caciara dei social che riflette il modo di governare attuale...infatti "The Donald" scrive su Twitter e non su Logos ;) ). Tu prova a scrivere qualcosa di 'critico' verso il modo di governare attuale e vedrai che il forum non ti banna di certo. Certo se uno  profonde eventualmente solo improperi e insulti poco o nulla argomentati...namaste :)


P.S. Anch'io spesso non capisco molte cose che vengono scritte in questo forum di filosofia e altro, ma prima di andar a pensare che sono coloro che scrivono a 'ingarbugliare' le cose per nascondere il fatto che nemmeno loro le hanno capite, mi pongo la domanda se io non le capisco per qualche mia lacuna o mancanza di approfondimento/conoscenza dell'argomento trattato e quindi vado a consultare libri, dizionari, wikipedia, ecc. per informarmi. Questo mi aiuta a migliorarmi e infatti posso tranquillamente affermare che ho imparato molte cose in quest'anno e mezzo che frequento questo Hotel, come lo chiama l'amico Jean... :)
Poi ognuno, evidentemente, fa le sue scelte e ha le sue preferenze...
Penso che, proprio in questa società 'usa e getta' che vede nella cultura principalmente una funzione utilitaristica, ci sia pressante bisogno di approfondimento critico, di qualità, che non va confusa con snobismo o elitarismo, ma proprio 'qualità' di quello che si viene a scrivere...E' uno sforzo, ma è necessario, a parer mio...e io , nei miei immensi limiti, ci provo sempre a scrivere cercando di migliorare anche la forma stessa dello scritto ( e quasi mai ci riesco  :-[ , ma la tensione è quella...).
Sarà una cosa 'fuori dall'andazzo'? Da quel che va per la maggiore ( i social...)? Va beh...bisogna vedere se è un limite o un pregio.