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Messaggi - doxa

#931
Iano devi cliccare sull'immagine per ingrandirla, poi  devi concentrare la tua attenzione all'altezza della coscia dell'angelo col drappo bianco. Puoi vedere due piccola corna nere e la forma del viso paffuto di un vecchio diavolo.  :)
#932
Il  ciclo di affreschi, con episodi della vita di San Pietro Martire e della Vergine, è un capolavoro  dell'artista rinascimentale Vincenzo Foppa (1427 circa – 1515 circa).  Il ciclo comprende l'Annunciazione (parete frontale), l'Assunzione della Vergine (parete d'ingresso), il Miracolo del Piede risanato e il Martirio di San Pietro Martire (parete sinistra), il Miracolo della nube e il Miracolo della falsa Madonna (parete destra).


     
             
La Madonna con in braccio il Bambino hanno sulla testa due corna demoniache. Il significato di questo affresco è spiegato nel titolo: "San Pietro martire (Pietro da Verona) 
debella con l'ostia il demonio che ha preso sull'altare le sembianze di Maria e del piccolo Gesù, ma nella fretta di mimetizzarsi dimenticò di nascondere ... le corna. Il domenicano le vide, si accorse dell'inganno e sollevò verso l'alto l'ostia consacrata facendo fuggire il demonio.

In questo particolare dipinto in affresco il Foppa volle rappresentare l'ambiguità del male che spesso si cela nel Bene per non essere smascherato, ma la forza della fede lo sconfigge. 
#933
A Milano, nei pressi di Porta Ticinese c'è la basilica di Sant'Eustorgio, situata nell'omonima piazza.


In epoca paleocristiana questa basilica era dedicata ai tre Magi, "basilica trium magorum", successivamente venne titolata ad Eustorgio, vescovo di Milano nella metà del IV secolo.

Venne edificata nell'anno 344 circa nel periodo in cui Milano, l'antica Mediolanum, era la capitale dell'Impero romano d'Occidente dal 286 al 402.

L'attuale chiesa è il risultato di numerosi restauri avvenuti nei secoli. La facciata in stile neo-romanico fu edificata tra il maggio 1864 e l'agosto 1865.

In questa chiesa ci sono numerose opere d'arte, anche nella "Cappella Portinari", edificata tra il 1462 e il 1468 su commissione del benefattore fiorentino Pigello Portinari, agente del Banco Mediceo nel capoluogo lombardo. La fece costruire per dare degna sepoltura alle spoglie dell'inquisitore domenicano Pietro da Verona,  ucciso da un eretico nel 1252. Lo stesso Pigello fu qui sepolto nel 1468.

Pietro da Verona è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Nel  1232 fu nominato da papa Gregorio IX inquisitore per l'Italia settentrionale ed inviato a combattere il catarismo in Lombardia, dove tale eresia era largamente diffusa.

Nel 1251 papa Innocenzo IV   lo nominò inquisitore per le città di Milano e Como, ed alloggiò nel monastero di Sant'Eustorgio. Nel 1252  durante il ritorno da Como a Milano venne assassinato da alcuni sicari con una roncola  nel bosco di Seveso.  L'anno seguente  venne canonizzato. E' sepolto nella Basilica di Sant'Eustorgio, a Milano, nella Cappella Portinari.

L'arte lo raffigura in abito domenicano, spesso con un libro in una mano e la palma del martirio nell'altra, trafitto da un roncola o un grosso coltello infilzati nella testa.






segue




#934
Buongiorno Jean,

oggi ti dedico un dipinto che riprende il tema del Male nascosto nel Bene, come la testa satanica nascosta nella nuvola nell'affresco giottesco ad Assisi.


Questa volta siamo a Milano.


Il testo lo divido in tre post. Nel primo metto subito il soggetto...; clicca sull'immagine per ingrandirla


"Miracolo della falsa Madonna"

Milano, basilica di Sant'Eustorgio, Cappella Portinari


segue
#935
Percorsi ed Esperienze / Re:La noia
16 Aprile 2020, 21:53:29 PM
Mio zio prete, vecchio curato di campagna, la noia la chiama "acedia", termine latino medievale per indicare l'inazione, la nostra accidia.

Ho cercato di spiegargli che è uno stato d'animo, ma non ci sono riuscito. E' ostinato ! Per lui l'acedia è un peccato mortale e nulla più. E' uno dei sette vizi capitali. Induce a non perseguire i beni spirituali ma neanche materiali.
L'acedia di solito colpiva come un virus chi si dedicava alla vita contemplativa, nel nostro tempo chi si dedica alla meditazione... :) 

L'accidia ha implicazioni  moralistiche ed ha tratti condivisibili con la noia, ma questa è studiata dalla psicologia. Per questa disciplina la noia è uno stato di apatia, irrequietezza,  riduzione della percezione e delle risposte agli stimoli interni ed esterni.

La noia è una condizione psicologica che può essere transitoria o permanente.

La noia transitoria è reattiva, causata da peculiari contesti o situazioni sociali. Può motivare alla reazione per tentare di raggiungere la soddisfazione.
 
La noia permanente è endogena, non dipende dall'ambiente esterno ma dall'insoddisfazione per varie cause, per esempio frustrante vita soggettiva, progetti o desideri irrealizzati, non sentirsi amati, ecc..

La noia è proteiforme e può manifestarsi in diversi modi. Sono diffuse la "noia irrequieta" e la "noia apatica".

"Noia irrequieta": deriva da uno stato ansioso che motiva l'individuo ad agire, a cercare situazioni stimolanti, che possano placare l'insoddisfazione.

"Noia apatica":  induce alla rassegnazione, all'indifferenza, allontana i desideri, l'interazione con gli altri, ha contiguità con la depressione, ma si distingue  da questa per la conservazione dell'autostima, l'assenza di sentimenti di inadeguatezza e di colpa.

Per evitare la noia molte persone si creano motivazioni per viaggi, acquisti compulsivi,  gioco d'azzardo, alcolismo, dipendenza da droghe.

La noia può talora rappresentare un blocco difensivo oppure di distanziamento critico dalla realtà, che mette in movimento una crescita psicologica, un riadattamento o un rimodellamento dei rapporti tra mondo interno e mondo esterno.

Daniele per questa consulenza la parcella te la mando a casa o preferisci fare un'offerta adeguata alla chiesa agreste dove officia mio zio prete circondato da animali da cortile ?

Comunque quando ti senti triste e annoiato oltre la meditazione fatti una cantata, per esempio potresti cantare la canzone di Franco Califano titolata "Tutto il resto è noia".
#936
Tematiche Spirituali / Re:Immortalità
16 Aprile 2020, 11:39:00 AM
Daniele 75 ha scritto ad Ipazia
CitazioneVai a fare colazione che è tardi...

Daniele sei un veggente ? Se lo sei sbagli ! Ipazia è mattiniera e la colazione già l'ha fatta.

Io invece penso che tu ancora non l'abbia fatta ed è giunto il momento, dopo cinque pagine, che si concluda questo topic, per permetterti di "colazionarti".

Debbo dire che il titolo del topic mi ha incoraggiato a leggere le cinque pagine per capire cos'è l'immortalità, purtroppo sono rimasto deluso.

Mi giunge nuova questa tua concezione di "immortalità":
Citazionel'immortalità di cui parlo io è riservata all'io vergine, pura consapevolezza, visualizzabile in un bambino da0 a un anno e mezzo, prima che il pargolo si distacchi dal tutto.

Ed ancora: 
CitazioneL'io vergine non ha memoria. È presente in ogni corpo alla nascita, poi con la nascita dell dgo avviene la sperimentazione, quindi l inizio della memoria
Esiste da sempre, permea ogni forma di vita sottoforma di energia vitale intelligente, collabora inizialmente con gli istinti, pulsioni. Forma un io vergine una scintilla che guida l'esistenza, questa vita non muore, e siamo noi. Non ha memoria, ne confine. Inutile fossilizzarsi sull ego e sull io, loro sono artificiali è moriranno

Inoltre
CitazioneTale scritto è un testo classico dell'Advaita Vedanta che con parole semplice ma incisive spiega quale sia la nostra vera natura interiore, la vera essenza del nostro essere, la pura consapevolezza

Poi ci sono interferenze con argomentazioni riguardanti l'anima e la coscienza.

Daniele ora abbi la pazienza di leggere quanto voglio dirti.

Per farti comprendere da tutti i presenti in una piazza affollata (=forum) non puoi usare a tuo piacimento dei concetti secolari con significati ben definiti, non puoi collegare il lemma "immortalità" con l'Io vergine", anche per non far sussultare Freud nella tomba nell'udire la frase "Io vergine", con tutto quel che segue per far capire ciò che intendi dire.

Io sono un "ragazzo di campagna"  e le persone anziane che vivono con me nella cascina frequentano la parrocchia e sanno soltanto distinguere tra immortalità ed eternità, spiegate loro dall'arciprete e pievano.

Io come quelle persone anziane so soltanto che l'immortalità non prevede la morte. Immortale è ciò che non muore, invece  per eternità s'intende l'infinita estensione nel tempo, che non ha avuto inizio e non avrà termine.

Come vedi  sui due concetti sono rimasto a un livello molto elementare, però debbo dirti che mi sono sufficienti, invece non mi è assolutamente utile il tuo concetto di immortalità.

Ora vado a fare colazione, senza la tua compagnia, ovviamente :)
#937
Tematiche Filosofiche / Re:Al di là dell'aldilà
15 Aprile 2020, 00:33:26 AM
Uno degli effetti non voluti del coronavirus è stato quello di far  pensare molte persone al possibile incontro  con quella che Francesco d'Assisi denominava "sorella morte". Di fronte ad essa le reazioni sono spesso spontaneamente simili a quella avuta da un granduca di Toscana, ma non so chi.

Si racconta che il confessore di un granduca di Toscana, un frate cappuccino, al suo penitente moribondo avesse ingenuamente suggerito: "Altezza, è bello andare in paradiso!". Ma il granduca con un filo di voce replicò: "Ma io sto così bene anche a Palazzo Pitti!".

Un altro episodio. Una domenica  mattina un  parroco dopo aver  descritto le beatitudini nel Paradiso e le modalità per i credenti di raggiungerlo, chiese ai fedeli in chiesa: " Chi di voi ha voglia di andare in  Paradiso?".

Tutti alzarono la mano, ad eccezione di un vecchietto in prima fila.

Il prete, sorpreso, domandò: "Chi di voi vuole andare all'Inferno?". Nessuno alzò la mano, compreso l'anziano.

Il sacerdote allora gli si avvicinò e gli chiese: "ma lei dove vuole andare? In Paradiso, no; all'Inferno, neppure!...".

E l'uomo gli rispose: "il Paradiso  è bello, ma non ci voglio andare, perché sto bene qui!".

Il granduca e l'uomo anziano pur così diversi per mentalità e condizione sociale erano  concordi nel dire: "meglio la terra che il cielo, meglio vivere bene quaggiù che sperare nell'incerto Paradiso.

Tutte le religioni hanno cercato in forme diverse di varcare con l'immaginazione  la frontiera della mortalità pensando a come può essere l' altro aspetto della "vita" per chi ci crede.

Il desiderio di fantasticare oltre quel limite ha pervaso  per secoli la storia dell' arte, della letteratura e della filosofia.
#938

Giotto: "Morte di San Francesco", 1295 – 1299 circa, affresco 270 x 230; Assisi, Basilica superiore.

La Morte di san Francesco è  la ventesima  delle ventotto scene del ciclo di affreschi delle  "Storie di san Francesco" nella Basilica superiore di Assisi, attribuiti a Giotto e allievi. Fu dipinta tra il  1295 e il 1299, misura mt 230 x 270.

Questo dipinto celebra la morte di Francesco d'Assisi e il trasporto della sua anima in Paradiso.

Francesco, morente,  si fece portare in barella alla Porziuncola dove spirò con il conforto dei suoi confratelli.

Il corpo esanime del santo su una tavola, il compianto dei frati, la messa funebre, in alto gli angeli elevano Francesco verso la contemplazione di Dio.  e l'assunzione in cielo formano  un'unica rappresentazione solenne e corale.

La struttura compositiva è organizzata su tre fasce sovrapposte verticalmente. In basso i confratelli riuniti intorno al corpo di Francesco. Al centro  i sacerdoti  in semicerchio. In alto la parte superiore del corpo di Francesco è raffigurata al centro, affiancata da due schiere di angeli su ogni lato.

Nella parte della nuvola vicino l'angelo con l'abito bianco c'è il volto di profilo di un demone con due corna scure, che emerge dalle nuvole sospese fra la scena della morte di Francesco, in basso, e la scena della sua assunzione.

A scoprirlo nell'ottobre 2011 fu  la storica dell'arte Chiara Frugoni. Sul perché la testa del demone  raffigurata nel  dipinto si può ipotizzare un'impertinenza di un aiutante di Giotto. Comunque nel Medioevo si credeva che anche nel cielo abitassero i demoni che ostacolavano la salita delle anime.
#939
Secondo "l'impronta ecologica" (è un complesso indicatore per valutare il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle) l'Italia potrebbe ospitare circa 25 milioni di individui per mantenere la pax tra ambiente e presenza antropica, invece siamo oltre 60 milioni. Eppure delle "anime candide" fanno appelli per fare più figli perché la popolazione autoctona è diminuita.

Per quelle persone il genere umano può continuare ad esistere solo se aumenta ogni anno. Poi arriva un virus sconosciuto e falcidia, ma nel nostro tempo sono poche le persone che muoiono, molto poche nel confronto con le epidemie del passato. La peste di manzoniana memoria sottrasse alla vita due terzi degli abitanti di Milano.

E signora mia, anche le epidemie non sono più come quelle di una volta !
#940
Ipazia ha scritto
CitazioneAl resto devono provvedere gli stati nazionali, come per l'immigrazione clandestina che ricomincia a darsi da fare.


cliccare sull'immagine per ingrandirla

Non basta. Improvvisamente c'è la disponibilità di una nave con 400 posti adatta ad ospitare chi arriva con i barconi e vengono coinvolti dal Covid.

L'armatore è in attesa di firmare il vantaggioso contratto con il governo.

Finora in quale porto è stata ormeggiata ? Da quanto tempo è inattiva ? Perché non l'hanno trasferita in un porto ligure per ospitare i malati colpiti dal Coronavirus in Lombardia o in Piemonte, anziché spendere milioni di euro per allestire un ospedale di emergenza nell'ex fiera di Milano.
#941
Attualità / Re:Via Crucis 2020
12 Aprile 2020, 20:48:11 PM

All'epoca del processo a Gesù, la Giudea non era provincia romana, bensì "federata".

Il rappresentante del proconsole di Cesarea (come era il procuratore Pilato) aveva giurisdizione politico-militare soltanto sui delitti di infedeltà a quel "foedus", mentre, per tutti gli altri, e a maggior ragione quelli di sacrilegio contro la legge mosaica, la competenza esclusiva era dell'autorità locale ebraica, e cioè del sinedrio. Infatti, quando le guardie del Sinedrio (non i soldati romani!) arrestarono Gesù, cercarono di farlo condannare da Pilato con l'accusa di sedizione contro Roma.

Pilato interrogò l'imputato, e la sua sentenza fu: "Io trovo quest'uomo immune da colpa". Anche in seguito, insistendo gli accusatori che il Nazareno si era proclamato re,  Pilato rispose: "Ma il suo regno non è di questa Terra"?
E per il presunto delitto di sedizione politica a carattere continuativo, Pilato si dichiarò incompetente per territorio e rimise la causa al tetrarca di Galilea, Erode Antipa.

L'evangelista Luca scrive che Pilato inviò  Gesù da Erode Antipa ma anche questo lo giudicò innocente e lo rimandò da Pilato, il quale ordinò la flagellazione per il Nazareno  e poi di liberarlo. Dopo questa tortura, mostra Gesù  con le ferite,  con la corona di spine sulla testa e vestito come un re.
 
Per tradizione in occasione della Pasqua ebraica il popolo poteva  graziare un condannato a morte. I condannati erano due: Gesù Nazareno e Barabba. Pilato sapeva che Gesù era molto popolare e sapeva anche che il sinedrio lo odiava per le accuse contro la maggioranza di Farisei e Sadducei.

Pilato s'illuse che ricorrendo alla volontà popolare  sarebbe riuscito  a salvare Gesù, ma la folla scelse di salvare Barabba. Pilato consente. Siede "nel tribunale" (Gv 19,13) nel litostroto, e si lava le mani in segno di rinuncia, dicendo:  "Io sono innocente del sangue di questo giusto".

E' la condanna definitiva.  Pilato consegnò Gesù ai milites romani. Le guardie del sinedrio erano alle prese con la Pasqua e non potevano fisicamente sporcarsi le mani. Gesù  viene portato via. Sulle spalle gli viene messo il patibulum ed avviato verso il Golgota.

A condannare a morte Gesù fu dunque il sinedrio e poi un gruppo di popolani, non Pilato, che sulla tabella lignea infissa sulla croce fece scrivere: " Iesus Nazarenus Rex Iudaeorum (I.N.R.I.).I sinedriali gli chiesero di modificare la scritta in "preteso re" ma egli  fu irremovibile: "Quello che ho scritto, ho scritto!".
#942
Attualità / Re:Via Crucis 2020
12 Aprile 2020, 20:45:29 PM
Secondo alcuni studiosi il praetorium di cui si parla nella "Passione di Gesù" era parte della fortezza Antonia.

Il Vangelo di Giovanni narra che Gesù dal Getsemani fu condotto nella casa di Anania (o Anna), sommo sacerdote dell'ebraismo dal 6 al 15 d. C., deposto da Valerius Gratus,  procuratore imperiale romano della provincia di Giudea e di Samaria (dal 15 al 26 d. C.),  prefetto con potere di condanna a morte durante l'imperium di Tiberio.

Anche se deposto, Anania mantenne il titolo onorifico ma non effettivo di sommo sacerdote e fino alla morte rimase influente nel sinedrio. Nella carica di sommo sacerdote gli succedettero diverse persone della sua famiglia, fra i quali il genero Caifa, che fu capo del sinedrio dall'anno 18 al 36.  Fu questo che fece arrestare Gesù e ne chiese la crocifissione, secondo i vangeli di Luca e Giovanni.

Dal Vangelo di Giovanni (18, 24) "Allora Anna lo mandò (Gesù) legato a Caifa, sommo sacerdote".

Giovanni riferisce dell'interrogatorio di Gesù nella casa di Anania, ma non dice nulla del processo del sinedrio presieduto da Caifa, durante il quale Gesù fu condannato a morte. Eppure ne era a conoscenza, in quanto racconta ciò che avvenne prima e dopo: "Allora condussero Gesù dalla casa di Caifa nel pretorio. Era l'alba ed essi non vollero entrare nel pretorio per non contaminarsi e poter mangiare la Pasqua" (Gv 18, 28).

Nel pretorio c'era il governatore romano Ponzio Pilato, prefetto della Giudea dal 26 al 36 d. C. e noto per il suo ruolo nei confronti di Gesù; ne ordinò la flagellazione e la crocifissione su istigazione ebraica, anche se non era convinto delle colpe attribuite a Gesù. 

L'evangelista Matteo considera Caifa il principale responsabile della morte di Gesù.

Matteo racconta la riunione in cui viene decisa la morte del Nazareno: "Allora i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo si riunirono nel palazzo del sommo sacerdote, che si chiamava Caifa, e tennero consiglio per arrestare con un inganno Gesù e farlo morire. Ma dicevano: 'Non durante la festa, perché non avvengano tumulti fra il popolo" (26, 3 – 5).

Le guardie del sinedrio condussero Gesù nel pretorio. "Uscì dunque Pilato verso di loro e domandò: 'Che accusa portate contro quest'uomo?'. Gli risposero: 'Se non fosse un malfattore, non te l'avremmo consegnato'. Allora Pilato disse loro: 'Prendetelo voi e giudicatelo secondo la vostra legge!'. Gli risposero i Giudei: 'A noi non è consentito mettere a morte nessuno'. Così si adempivano le parole che Gesù aveva detto indicando di quale morte doveva morire" (Gv 18, 29 – 32). 

Gli  Ebrei rimasero nel cortile o piccola piazza di fronte al pretorio in cui Pilato aveva la residenza privata; nel complesso edilizio c'erano  anche i pubblici uffici amministrativi ed un tribunale.



Il cortile era lastricato (= "lithostrotos" in lingua greca).  Comunemente si localizza questo luogo nell'attuale convento di Nostra Signora di Sion.

Il lastricato, secondo la tradizione, dove Gesù fu interrogato da Pilato, poi flagellato e schernito. 
#943
Attualità / Re:Via Crucis 2020
12 Aprile 2020, 20:39:09 PM





Il Tempio di Gerusalemme con la fortezza Antoniaevidenziata dal cerchio rosso


Ideale ricostruzione della fortezza (plastico). Era di forma rettangolare, mt 160 x 135. Ai lati c'erano quattro torri: tre alte 27 mt, la quarta, di 35 mt, dominava il tempio. Fu fatta costruire dal re Erode e in onore del suo patrono Marco Antonio fu detta "Antonia", al di sopra dei resti della fortezza degli ex regnanti Asmonei e denominata Baris.
La fortezza Antonia fu sede di una guarnigione romana di milites. La roccaforte fu distrutta nel 70 d. C. insieme al tempio e alla città dall'esercito romano comandato da Tito Flavio Vespasiano, figlio dell'imperatore Vespasiano e futuro imperatore Tito.

La Giudea era divenuta provincia romana, nel 6 d.C., governata dal praefectus, che  risiedeva a Cesarea Marittima, in quell'epoca capitale della provincia.

Il governatore romano andava a Gerusalemme solo nelle grandi feste ebraiche.  In quei giorni  a Gerusalemme  si stava celebrando la Pasqua (Pèsach), che ricorda la liberazione del popolo di Israele dall'Egitto e il suo esodo verso la Terra Promessa. Perciò [/size]Pilato era  in quella città  e non a Cesarea Marittima quando Gesù venne processato.
#944
Attualità / Re:Via Crucis 2020
12 Aprile 2020, 20:31:50 PM
Gerusalemme,la "Via Dolorosa": "Loca Sancta in stacionibus Jerusalem"
La Via Dolorosa, o Via Crucis, è l'ipotetica strada percorsa da Gesù dal palazzo del Pretorio al Golgota, dove fu crocifisso, fuori le antiche mura  difensive della "città vecchia" di Gerusalemme, e giunge alla chiesa del Santo Sepolcro. 


Gerusalemme: un tratto della "Via Dolorosa"

Il percorso inizia  dalla "Porta dei Leoni",  una delle sette porte nelle mura difensive  intorno al centro abitato, fatta costruire dal sultano ottomano Solimano il Magnifico nel 1538.  Sopra la porta sono intagliate le immagini di quattro pantere, due a destra e due a sinistra, spesso scambiate per leoni perciò il nome alla porta, dalla quale, secondo la tradizione cristiana, inizia da  circa due secoli  la "Via Dolorosa", ma gli studi evidenziano altri probabili percorsi.

Nell'antica tradizione bizantina la strada verso il calvario cominciava dal centro città, invece l'attuale percorso della Via Crucis inizia dov'era la fortezza Antonia, nel lato nord-occidentale  dell'ex  tempio ebraico.
#945
Attualità / Re:Via Crucis 2020
11 Aprile 2020, 23:04:38 PM
Tra la curiosità dei passanti, in quella tarda mattinata primaverile, forse dell'anno 30 della nostra era, in una strada di Gerusalemme (che nei secoli successivi avrebbe avuto il nome emblematico di "Via dolorosa") procedeva un piccolo corteo con un condannato a morte, scortato da un picchetto dell'esercito romano, comandato da un centurione, l'exactor mortis, che poi avrebbe dovuto verificare l'avvenuta esecuzione del reo, il galileo Gesù di Nazaret. Egli reggeva a fatica sulle spalle il patibulum, ossia la trave trasversale che sarebbe stata affissa al palo verticale, già conficcato nel terreno del luogo della crocifissione, su una collinetta denominata "Golgota", nome che nella lingua aramaica significa "cranio", in latino "Calvarium", da "Calvariae locus" (= "luogo del cranio").
Gesù, ferito dalle precedenti torture inflitte  con flagello dai soldati romani, camminava verso l'ultima tappa della sua vita terrena, conclusa con la crocifissione del suo corpo e la conseguente morte.

Sull'asse verticale della croce venne affisso il "titulus", la placca lignea sulla quale era scritta l'imputazione nella lingua ebraica locale, in greco (lingua internazionale dell'epoca) e in latino: "Gesù Nazareno re dei Giudei", che diverrà nei secoli successivi l'acronimo "I.N.R.I." (Jesus Nazarenus Rex Iudeorum).


Diego Velàzquez: "Cristo crocefisso", olio su tela, 1631, Museo del Prado
Nessuno a Gerusalemme quel pomeriggio, era l'ora nona, cioè le 15.00, avrebbe immaginato che quella scena tragica sarebbe divenuta un vessillo simbolico per secoli.

Quella croce si sarebbe trasformata per la cultura occidentale in un "soggetto planetario".

I Vangeli non considerano la morte di Cristo sulla croce l'estuario definitivo di un'esistenza votata all'abisso del silenzio sepolcrale.

E' così che, dopo le ore dell'agonia, la tenebra della morte e il grembo della tomba, sorse il sole dell'alba di Pasqua e la risurrezione di Cristo, che ci permette di inoltrarci verso le frontiere della fede e dello spirito.

Gesù prima di morire disse sette frasi, composte da 41 parole, riportate nella redazione greca dei vangeli. Per la fede dei cristiani sono l'estremo testamento del loro Dio che muore.

1) ai Crocifissori: "Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno" (Lc 23,24);

2) alla Madre Maria: "Donna, ecco tuo figlio".  Al discepolo amato Giovanni: "Ecco tua madre" (Gv 19,28);

3) al malfattore pentito, crocifisso  vicino a lui: "In verità ti dico: oggi sarai con me nel paradiso" (Lc 23,24);

4) "Elì, Elì, lemà sabachtani?" (= Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?) (Mt 27,46; Mc 15,34; Sal 22,2);

5) "Ho sete!" (Gv 19,28);

6) "Tutto è compiuto" (Gv 19,30);

7) "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" ( Lc 23,46; cfr. Sal. 31,6);


Le sette parole dette da Gesù in croce:

1) Il "perdono" come dono libera dall'ansia di vendetta".

2) L'affidamento della madre al discepolo Giovanni e questo alla madre.
"Come Mosè incarico Giosuè di prendersi cura del popolo ebraico in sua vece, cosi Gesù incarico Giovanni di prendersi cura di Maria , cioè della Chiesa, popolo di Dio".

3) Gesù "promette il paradiso", cioè la vita con lui, al ladrone buono: "Egli si poneva al livello di costoro non per compromettersi nelle loro scelte, ma per salvare chi era escluso o era stato emarginato, per far tornare in vita chi era morto e ritrovare chi era perduto".

4) Gesù "non muore disperato", pur nel dolore atroce, fisico, morale e spirituale; E' il dramma umano della separazione da Dio che sembra indifferente al grido del Figlio. 

5) Dalle labbra inaridite  di Gesù segue la parola "Ho sete", la sete che simboleggia  la volontà  di Cristo  di redimere gli uomini; "Se non sentite nel profondo di voi stessi che Gesù ha sete di voi, non potete capire ciò che lui vuol essere per voi e voi per lui".

6) Con il termine "Tutto è compiuto" sussurrato da Gesù  si intende non la rassegnata affermazione di una fine, bensì la consapevolezza del raggiungimento di un fine, di una meta di pienezza il cui effetto perdurerà per sempre.

7) Nell'ultima frase "Nelle tue mani padre consegno il mio spirito"  Gesù affida al Padre la sua vita, il proprio principio vitale "Pneuma", che, nel linguaggio biblico, non è solo il principio. 

La croce e il sepolcro non  furono l'estuario di quella storia, ma lo fu sua risurrezione, perno portante della teologia cristiana.

Per secoli i cristiani hanno voluto ripercorrere le tappe di quella Via Crucis, un itinerario orante proteso verso il colle della crocifissione ma con lo sguardo rivolto alla meta ultima, la luce pasquale. L'hanno fatto come pellegrini a Gerusalemme, o nelle loro città, nelle loro chiese. 

Per secoli scrittori e artisti, grandi o ignoti, hanno cercato di far rivivere davanti agli occhi stupiti e commossi dei fedeli quelle "stazioni",  le  soste meditative nel cammino verso il Golgota.

(mia rielaborazione di un articolo di cui non ricordo il titolo del cardinale Gianfranco Ravasi).