** scritto da altamarea:
La spiritualità pensa di "violare", in qualche modo, i dogmi religiosi, ossia, di non farne parte, senza riflettere sull'eventualità che forse ne ha già generati altri: giacché il semplice rapportarsi con il proprio spirito o andare col pensiero oltre la fisicità è già un'azione di fiducia, quindi speranza, quindi dogma nel momento che diviene un rito quotidiano, o un ordine di prassi abitudinario.
Inoltre, siccome nulla accade per caso, mentre scrivevo ho "incontrato" questo pensiero di John Stuart Miller (sicuramente voi sapete chi sia, io no) che penso faccia a proposito, chiarisca meglio il punto:
"La riflessione filosofica, che alle persone superficiali sembra essere estranea agli affari mondani e agli intessi materiali dell'uomo, è invece la cosa al mondo che più incide su di loro, e che sul lungo periodo sopravanza ogni tipo di influenza".
Se incide la riflessione filosofica, quanto più la spiritualità.
CitazioneAngelo, scusami, perché usi il sostantivo spiritualità come sinonimo di religione ? In un topic nel forum dedicato alla spiritualità si è giunti a "concordare" che anche gli atei possono aspirare alla spiritualità, capace di permeare l'esistenza personale. Allora è meglio definire cosa s'intende per spiritualità e se è necessaria una religione per aspirare alla spiritualità.Secondo me non è che per aspirare (o sperimentare) alla spiritualità è necessaria una religione, ma che è inevitabile non entrare in una disciplina ("anche personalizzata") di stile religioso a chi segue un percorso o una esperienza spirituale, mettendo al centro la sua essenza volta alla ricerca del suo Sé, non connessa con la materia e al tempo stesso con tutto, accettando aspetti "sovrannaturali" come la propria anima riguardo a tutto ciò che ci circonda. (da "Differenze tra religione e spiritualità)
La spiritualità pensa di "violare", in qualche modo, i dogmi religiosi, ossia, di non farne parte, senza riflettere sull'eventualità che forse ne ha già generati altri: giacché il semplice rapportarsi con il proprio spirito o andare col pensiero oltre la fisicità è già un'azione di fiducia, quindi speranza, quindi dogma nel momento che diviene un rito quotidiano, o un ordine di prassi abitudinario.
Inoltre, siccome nulla accade per caso, mentre scrivevo ho "incontrato" questo pensiero di John Stuart Miller (sicuramente voi sapete chi sia, io no) che penso faccia a proposito, chiarisca meglio il punto:
"La riflessione filosofica, che alle persone superficiali sembra essere estranea agli affari mondani e agli intessi materiali dell'uomo, è invece la cosa al mondo che più incide su di loro, e che sul lungo periodo sopravanza ogni tipo di influenza".
Se incide la riflessione filosofica, quanto più la spiritualità.

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