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Messaggi - sgiombo

#931
Citazione di: InVerno il 22 Gennaio 2019, 09:05:06 AM
Citazione di: sgiombo il 22 Gennaio 2019, 08:45:50 AM
Splendido esempio di POLITICAMENTE CORRETTO, E NON DI POPULISMO (casomai l' esatto contrario).

Devo convincere mia moglie (insegnate) a mandarlo a TUTTE le colleghe che può contattare!

Grazie mille, più altre mille (== ventiduemila)!

La lotta d classe comprende come sua importantissima componente le sovrastrutture ideologiche.
Nel frattempo gli "eredi" della lotta di classe (quella che oserei chiamare "vera" e non l'invidia sociale) mettevano su un po di sano egualitarismo nella classe accanto :)
https://www.youtube.com/watch?v=iKcWu0tsiZM
Quanto linkato da Jacopus invece è sul punto, forse le addizioni sono ancora salve (per quanto?) ma la direzione è propria quella. Mi sorprendo solo che Jacopus abbia appena aperto un elogio all'individualismo, quando esso è proprio il motivo per cui ognuno può chiedere il proprio risultato personalizzato alle addizioni!!
Citazione
Quello di Jacopus per me é un elogio di un corretto collettivismo, conditio sine qua non di ogni possibile valorizzazione degli individui.

E che é quasi l' esatto contrario di "differenzialismo", genderismo" e così via politicamente correggendo a vantaggio del distorto e patologico individualismo capitalistico.

#932
Strasottolineo le virgolette:

Che i pretesi eredi "piddini e affini (portatori d' acqua di Rifondazione Anticomunista et similia)" di un goloriso, lontanissimo passato (altro che spazio-tempo relativistico: centinaia di migliaia di "anni-cultura"!) siano i peggiori nemici del popolo "da trattamento alla Robespierre - Stalin" già lo sapevo da un bel pezzo!


Comunque splendido anche quest' altro gioiellini di satira (populistica?) del politicamente corretto.

Dove li trovi?

Grazie!
#933
Citazione di: viator il 21 Gennaio 2019, 22:59:12 PM
Salve. L'inaridimento dell'espressione "artistica" secondo me è conseguenza dello svanire di quella che è stata la funzione originaria del suo esistere, ciòè della sua funzione didascalica.
Tutta l'arte figurativa espressa prima dell'avvento della fotografia è stata prodotta con intenti didascalici.
Volontà, utilità, necessità di comunicare per immagine tutto ciò che non si poteva comunicare in altri modi.
Quindi tutto sommato l'arte figurativa è andata maturando attraverso la maestria nel riprodurre la realtà visiva, al limite rivestendola di particolari e significati culturali a seconda delle epoche e dei rapporti di potere vigenti.
Poi arrivo l'obbiettività (assai superiore ma non ancora completa) dell'........obbietivo ed ai maestri subentrarono gli "artisti", costretti a creare ciò che la fotografia poteva riprendere solo dopo la loro "creazione" ed abbandonando quindi il realismo didascalico o manieristico i cui contenuti potevano venir riprodotti in un millesimo di secondo rendendo vano il loro lavoro. Saluti.


Concordo (una volta tanto).

Però nulla vieta di utilizzare la fotografia (e anche la grafica digitale più o meno sofisticata) per comunicare messaggi più o meno importanti e coinvolgenti i fruitori con l' "immediatezza emotiva ed evocativa" che é sempre stata propria delle arti figurative; magari integrandola con tecniche più tradizionali.

Nulla, se non la profonda decadenza civile e culturale del presente (mi dispiace ripetermi, ma per me dovuta in ultima analisi al profondo, avanzato processo di "putrefazione" dei dominanti rapporti di produzione capitalistici).
#934
Splendido esempio di POLITICAMENTE CORRETTO, E NON DI POPULISMO (casomai l' esatto contrario).

Il dirigente scolastico - manager  sembra il perfetto ritratto di quel merdoso nemico del popolo piddino (non a caso!) aspirante schiavizzatore di insegnanti che é il preside della scuola di mia moglie (potesse mai finire sulla ghigliottina!).

Devo convincere mia moglie (insegnate) a mandarlo a TUTTE le colleghe che può contattare!

Grazie mille, più altre mille (== ventiduemila)!

La lotta d classe comprende come sua importantissima componente le sovrastrutture ideologiche.
#935
Citazione di: Jacopus il 22 Gennaio 2019, 08:05:49 AM
Solo redistribuendo la ricchezza potremo salvare il nostro mondo ed avendo un approccio diverso con lo sfruttamento umano e materiale. A me ora questo appare così inverosimile da gettarmi in una sfera di pessimismo tale da comprendere anche il pensiero di Socrate.

Credo "inverosimile" sia da intendersi nel senso di "improbabile" che accada tempestivamente.

E, malgrado il mio ottimismo "in generale", sono costretto a convenire.

Ma non é certo un buon motivo per desistere dal lavorare (ma secondo me il concetto é meglio espresso dal verbo "lottare"): infinitamente meglio perdere "in piedi", vendendo cara la pelle" la battaglia per la nostra sopravvivenza - sviluppo come umanità che "calando le braghe".
#936
Antipatica (lo so già da me) precisazione erudita.

Probabilmente Senofonte é un lapsus per Senofane.
Che comunemente é considerato, oltre che un poeta, un filosofo della scuola eleatica.
Anche se nell' antichità (ma pure fino a Galileo e Newton) non esisteva una chiara distinzione fra filosofia e scienza (ma per quanto riguarda il mondo greco antico "presocratico" ciò vale incontrovertibilmente soprattutto dei Naturalisti Ionici dell' Asia Minore, meno incontrovertibilmente gli Italici, Pitagorici e d Eleati).

Come vedete é una correzione con la matita rossa, che al massimo vale mezzo punto in meno da zero a dieci.
                                                                                                              Firmato: un' insopportabile maestrina.
#937
Tematiche Filosofiche / Re:Elogio dell'individualismo
21 Gennaio 2019, 16:09:07 PM
Citazione di: Ipazia il 21 Gennaio 2019, 16:08:39 PM
Citazione di: baylham il 21 Gennaio 2019, 15:52:24 PM

Sicuramente non hai una formazione economica. Indipendentemente da ogni ideologia, da ogni violenza o sfruttamento, ci sono cose che un uomo da solo non può fare, mentre due o più uomini possono. Smith è giustamente famoso per avere compreso l'importanza in termini di produttività dell'organizzazione e divisione del lavoro, da cui la specializzazione del lavoro.

Darwin c'entra eccome, le relazioni tra individuo e specie fanno parte integrante della teoria darwiniana, estensibile per analogia ad altri processi di interazione tra individuo e classi (in senso ampio, logico, non esclusivamente sociale).

Quella formazione economica ce l'hanno pure i bambini delle elementari. Qui il problema è la formazione storica: in barba alle divisioni del lavoro farlocche, nessuno avrebbe scavato pietra nelle latomie per edificare templi se non c'erano sorveglianti armati a guardia degli schiavi. Sul sociodarwinismo limiterei fantasie e analogie allo stretto indispensabile: quello delle zanne ed artigli. Ben altri sono i meccanismi di selezione (in)naturale che agiscono nella specie umana da quando si è "civilizzata".

Inoltre Marx ha strasuperato Smith (e Ricardo) anche nella stessa analisi critica dell' economia politica.

C' entra l' autentico Darwin e non affatto le numerose antiscientifiche deformazioni ideologiche di Darwin, dall' ottecentesco "(pseudo-) darwinismo sociale" ai novecenteschi "sociobiologia" e "(preteso) egoismo dei geni"
#938
Citazione di: sileno il 21 Gennaio 2019, 12:07:34 PM


la scienza né afferma né nega Dio. Offre piuttosto una serie di dati sull' estrema improbabilitàdi questo universo e dell'emersione in esso della vita così da alimentare ancor più le domande e le inquietudini: come spiegarela circostanza che ha condotto le costanti della natura a rivelarsi così finemente sintonizzate per la nascita della vita e dell'intelligenza?
Parole di Einstein citate da Aczel: «Chiunque si occupi seriamente di scienza si convince pure che una sorta di spirito, di gran lunga superiore a quello umano, si manifesta nelle leggi dell'universo.In questo senso la ricerca scientifica conduce a un sentimento religioso particolare, del tutto diverso dalla religiosità di chi è più ingenuo».

Vedo di tornare ad essere un po' più serio (se mi riesce).

Parlare di "probabilità" a proposito di un evento unico come può (anzi: deve, per cogenza logica!) considerarsi l' esistenza della realtà (in toto) che di fatto esiste semplicemente non ha senso.

Avrebbe senso se potessero realmente esistere più diverse realtà in toto (ma questo é uno pseudoconcetto aurtocontraddittorio!); allora sì che avrebbe senso porsi il problema di una maggiore o minore probabilità di ciascuna di loro, compresa quella che di fatto esistesse.

Ma dal momento che di realtà in toto ne può esistere realmente una sola (la negazione di questa affermazione é con tutta evidenza contraddittoria, oltre al tutto non potendo esistere alcunché per definizione), cioé quella che effettivamente esiste, essa non é più o meno probabile ma invece é certa.

Ancora una volta per correttamente ragionare é necessario evitare di confondere la realtà "in sé" (indipendentemente dall' eventuale fatto che sia pure pensata o meno) da una parte, e dall' altra la realtà unicamente pensata di concetti non dotati di estensione o denotazione reale, ma solo di intensione o connotazione cogitativa:

Possibili altre realtà in toto esistono unicamente nell' ambito del pensiero, dell' immaginazione (=accade realmente che si pensino, si immaginino, ma non che esistano realmente, anche altre realtà in toto diverse da quell' unica (per definizione) che realmente esiste.
Ma realmente esiste e non può darsi che realmente non esista (ma casomai solo che realmente sia -falsamente- pensata non esistere) quell' unica totalità reale che realmente esiste e nessun altra.



Non c' é proprio nulla di strano", che esiga spiegazioni di sorta, nella circostanza che ha condotto le costanti della natura a rivelarsi così finemente sintonizzate per la nascita della vita e dell'intelligenza (sarebbe anzi ben strano -o meglio: impossibile- che così non fosse!).

Ciò é banalissimamente ovvio, dal momento che se così non fosse non saremmo qui a constatare la nostra esistenza di uomini vivi e intelligenti: dal momento che ci siamo, é del tutto ovvio e banalissimo che le costanti della natura non potevano che essere tali da consentire il nostro esserci.

Einstein (ammesso che quanto qui di lui riferito sia vero) non può certo (non da parte mia almeno) essere creduto "sulla parola": sarebbe appunto dogmatico se lo facesse.



L' esistenza di Dio non si può negare come non si può negare l' esistenza di Biancaneve e i sette nani o di Superman su qualche pianeta di qualche remota galassia o della teiera interplanetaria di Russell.
Ma che differenza farebbe per noi se qualcuna di queste entità immaginabili e non dimostrabili esistere né non esistere (o magari anche tutte) esistesse o meno?
Nessuna.
E allora perché mai crederlo o meno?
Si tratta di cose di nessun interesse che credo nemmeno meritino di essere prese in considerazione.

Diverso é il caso del Dio delle religioni "abramitiche": onnipotente e immensamente buono e "provvidente" (l' esistenza di questo sì che farebbe per noi una bella differenza!).
Ma di esso l' innegabile presenza del male dimostra inesorabilmente la non esistenza.
#939
Scusami, Sari, questa risposta é inaccettabilmente "acida" da dare a un amico come te.

Per autopunirmi mi infliggo questa porcheria:

https://www.youtube.com/watch?v=JPMgpRDmZ7g
#940
Citazione di: Sariputra il 21 Gennaio 2019, 11:56:44 AM
...Ben vengano allora ricerche sociologiche come quelle compiute in questi anni alla Rice University, condotte da Elaine Howard Ecklund, la quale ha studiato e analizzato la posizione religiosa di migliaia di scienziati dimostrando che nella loro vita è assolutamente compatibile la presenza della fede religiosa e dell'indagine scientifica.



Scura la brutalità dell' espressione, Sari, ma a me sembra la scoperta dell' acqua calda.

Che si possa credere alle più svariare religioni e fare ricerca scientifica mi é sempre sembrato ovvio e pacifico; tanto più che ritengo che, rispetto alla popolazione in generale, gli scienziati di professione siano fra coloro che generalmente (con rilevanti eccezioni spesso costituite, secondo me non a caso, dai ricercatori più geniali, autori di importanti scoperte) dispongono (quando pure ne dispongono) delle peggiori concezioni filosofiche irrazionalistiche.
#941
Citazione di: Andrea Molino il 21 Gennaio 2019, 11:11:40 AM



Io non so nemmeno se voi siete reali....  :D
Io lo credo; ma potrei sbagliarmi.

Infatti l' esistenza reale di altre esperienze coscienti oltre la "propria" immediatamente esperita (per non dire di "altro ancora") non é logicamente dimostrabile né empiricamente constatabile (il solipsismo non é razionalmente superabile, ma solo con un ingiustificato, arbitrario atto di fede).
#942
Spesso c' é da imparare anche dagli animali.
#943
Ho letto l' articolo "Andromeda attaks", ma mi sembra che giochi dall' inizio alla fine su un equivoco, sulla confusione della dimensione temporale con una quarta dimensione spaziale, quale con tutta evidenza non é.
Un mero paralogismo.

Il "tutto quadridimesionale" dell' universo non é affatto un preteso spazio-tempo immobile, privo di mutamento, ma invece lo spazio-tempo nel suo divenire (in mutamento, mutante) considerato "in toto": si considera in un dato istante (presente) la dimensione tempo nella sua totalità (il solo istante presente é proprio della considerazione, del pensiero del tutto, del tutto in quanto pensato, immaginato, ma non del tutto reale), mentre nella realtà "scorre" continuamente (sia pure relativamente ai diversi sistemi di riferimento; ma attraverso relazioni universali e costanti che fra l' altro ne consentono il calcolo delle differenze fra l' uno e l' altro).

Sarebbe come se considerassimo la traiettoria spaziale di un corpo in movimento, dal tempo t1 della "partenza" al tempo t2 dell' "arrivo" e pretendessimo che il corpo non si muovesse ma occupasse dal tempo t1 al tempo t2 tutta la linea rappresentata dalla sua traiettoria.


Cito:

"Se la relatività speciale è vera, allora un certo osservatore deve avere il suo personale piano di simultaneità, che contiene un insieme di eventi che costituiscono il suo presente. Tuttavia, ogni osservatore si muove rispetto a un altro e, di conseguenza, ogni osservatore ha la sua simultaneità e il suo presente, costituito da eventi diversi da quello degli altri osservatori. Ogni osservatore considera il suo insieme di eventi simultanei come il suo personalissimo Universo a tre dimensioni. Se esistessero questi Universi così diversi e così legati ad ogni singolo osservatore avremmo una serie infinita di Universi tridimensionali. Per potere ottenere un universo unico per tutti è necessario introdurre una dimensione in più e costruire il nostro serpente di prima. In poche parole deve esistere per forza una quarta dimensione".

Il fatto che per diversi osservatori esistano diversi presenti non significa che debba esistere un unico presente assoluto (la relatività semplicemente ci dice che non c' é) includente tutti i presenti i passati e i futuri di tutti i riferimenti: il tempo scorre in modo tale che il presente é relativo, diverso da riferimento a riferimento, tutto qui.

Secondo me il racconto di Penrose costituisce soltanto un ulteriore rafforzamento del determinismo (che sarebbe comunque solidissimo anche senza).

Altra citazione:

"Solo una comunicazione immediata tra gli eventi dei rispettivi "presenti" darebbe una possibilità a una visione già definita e congelata. In qualche modo, la relatività speciale, che è essenzialmente una teoria deterministica, garantirebbe un'incertezza nel futuro, mentre una comunicazione istantanea, stile "entanglement", garantirebbe un visione dell'Universo già scritta in anticipo. Insomma, tutto e il contrario di tutto..."

Qui c' é un' evidente confusione fra indeterminismo ontologico oggettivo (che nella realtà non si dà: può accadere solo ciò che accade) e indeterminismo (meramente) gnoseologico soggettivo (si possono ipotizzare -pensare, e non: non possono essere reali- in maniera logicamente coerente, sulla base della limitata conoscenza del presente (relativo al nostro sistema di riferimento) più futuri (ma in realtà ne potrà accadere uno solo, che lo possa prevedere, calcolare o meno).
#944
Citazione di: Apeiron il 20 Gennaio 2019, 11:44:20 AM
Rispondo alla 'risposta #70' di @sgiombo:

CitazionePerché la credenza nella verità della conoscenza scientifica non implichi contraddizioni logiche (sia sensata) l' indeterminismo (= libero arbitrio) potrebbe vigere unicamente in un "ambito del reale" assolutamente trascendente da quello fisico - materiale, non interferente minimamente né avente alcun' altra correlazione con esso (nemmeno in divenire biunivocamente corrispondente): elucubrazione ancor più astrusa e gratuitamente fantastica che quelle circa l' eventuale esistenza di Biancaneve e i sette nani o di Superman in un pianeta di qualche remota galassia o della teiera interplanetaria di Bertrand Russell.

Onestamente, l'argomento mi sembra piuttosto debole. Ammettiamo anche che tu abbia ragione e che la realtà 'fisica' sia effettivamente deterministica. Se ammetti anche l'esistenza di qualcosa di 'non-fisico' che interagisce con essa, allora per dire che il libero arbitrio è per forza inesistente devi anche affermare che l'evoluzione dei fenomeni mentali è per forza 'deterministica' seppur non 'quantitativa' (nel senso che ogni 'stato mentale' è inevitabile...).
Se non assumi ciò, l'interazione mente-materia produrrà inevitabilmente 'deviazioni' dall'andamento puramente deterministico. Non ci vedo nulla di illogico o bizzarro né di assolutamente trascendente.

Inoltre, non ci vedo nulla di 'illogico' in un eventuale indeterminismo del mondo fisico.
Citazione
Partiamo dalla fine.
Perché sia possibile (la verità di) una conoscenza di modalità generali astratte universali e costanti del divenire naturale materiale (= la conoscenza scientifica) occorre che effettivamente, nella realtà questo divenire effettivamente segua modalità generali astratte universali e costanti, per lo meno di tipo probabilistico - statistico, ovvero che sia reale un determinismo, per lo meno debole (altrimenti non si consce la realtà, ma si fanno romanzi fantastici).
Un eventuale indeterminismo del mondo fisico non é illogico di per sé.
Illogico (autocontraddittorio) é crederlo e contemporaneamente credere alla scienza (autocontraddittorio, illogico, e non solo bizzarro; men che meno trascendente, dato che parla di qualcosa che con la materia interagisce causalmente).
***Se*** ammetto anche l 'esistenza di qualcosa di 'non-fisico' che interagisce con la materia, allora per dire che il libero arbitrio è per forza inesistente devo anche affermare che l'evoluzione dei fenomeni mentali è per forza 'deterministica', certamente.
Ma io ammetto anche l 'esistenza di qualcosa di 'non-fisico' che ***non*** interagisce con la materia (e però diviene "parallelamente" ad essa, e dunque se così vogliamo dire, in modo "paradeterministico": non verificabile quantitativamente e intersoggettivamente essere tale, ma "vincolato inesorabilmente" al divenire deterministico intersoggettivamente constatabile della materia cerebrale).








CitazioneCirca le forti argomentazioni (non certe) sospenderei prudenzialmente il giudizio in attesa di verifica/falsificazione.
Ma mi sembrava che tu non le credessi vere, e invece ritenessi reale il divenire.
Concordo che le 'forti argomentazioni' non sono completamente convincenti, tuttavia non è nemmeno possibile rifiutarle!
Rimangono però argomentazioni forti.
Citazione
Personalmente sospenderei il giudizio.

Puoi trovare l'argomento del 'Paradosso di Andromeda' qui. In pratica, ci sono due possibilità per 'salvare' il divenire. Primo, quello di considerare impossibile l'influenza 'superluminale'. In tal caso, si può dire che lo 'spazio tridimensionale' che definisce il 'presente' degli osservatori non è 'reale'. Quindi, in questo modo, si può ancora parlare di divenire (ammesso che sia possibile). Secondo, rigettare la 'relatività della simultaneità'.  







Citazione
CitazioneOvviamente in caso di incongruenza (periodo ipotetico) fra teorie ed esperienza non si può certo "rivedere la realtà" esperita ma invece si devono rivedere o al limite sostituire "da capo a piedi" le teorie.

Per la stessa ragione, non accetto il determinismo  ;D
Citazione
Beh, ma dove starebbe l' incongruenza fra determinismo (per lo meno debole) ed esperienza?
Se non accetti il determinismo, per lo meno debole, allora per te é impossibile la conoscenza scientifica: come potrebbe darsi conoscenza che non sia meramente "episodica" o "aneddottica", di singoli eventi particolari di una realtà in mutamento caotico, senza alcunché di (universale e) costante astraibile dal resto particolare concreto in mutamento?







CitazioneUna legge del fisica é ben diversa da una norma giuridica: quest' ultima può essere violata (anzi che lo sia é previsto: per questo esiste il codice penale), mentre una legge di natura no, altrimenti si cade del malinteso da me più volte illustrato con gli esempi di possibili sequenze apparentemente ordinate ma falsamente - in verità perfettamente rientranti nel caos reale - nei lanci di monete o dadi o nei mescolamenti di mazzi di carte.

Tuttavia, non è detto che siano deterministiche. E, inoltre, come dicevo sopra non ci vedo alcuna 'violazione' delle leggi fisiche anche nel caso in cui la 'materia' seguisse leggi deterministiche e ci fosse il libero arbitrio. Perché? perché, si può sempre affermare che il determinismo è valido solo nelle interazioni puramente materiali.

Credo, però, che finiremo col ribadire il nostro dissenso  ;D
Citazione
Infatti (per cominciare anche qui dalla fine).
 
Le leggi della fisica, perché quest' ultima possa darsi come scienza, non è detto che siano deterministiche in senso stretto o forte; ma almeno in senso lato o debole ne sono un' ineludibile conditio sine qua non (dovrebbe essere l' esperienza a stabilire se vige un determinismo forte o debole, se possibile; da "antidanese" ottimista constato che, almeno finora, non ha stabilito che non esiste un determinismo forte; da "danese", se ottimista, credo constaterai che, almeno finora, non ha stabilito che esiste).








CitazioneI problemi fra relatività e M Q per ora sono "cazzi" della scienza che non mi pongono problemi filosofici (qui la volgarità vuole essere del tutto bonaria e anzi simpaticamente sdrammatizzante); se e quando me ne porrà la loro soluzione da filosofo razionalista dovrò prenderli in seria considerazione.

Non vedo perché senza "retrocausalita" ma invece semplicemente con "sobria consapevolezza" della (parziale, limitata) relatività delle successioni deterministiche secondo leggi universali e costanti ("reversibili") degli eventi dipendentemente dai riferimenti sarebbe necessario assumere un riferimento privilegiato (cosa che peraltro andrebbe ovviamente accettata "di buon grado" se lo chiedesse l' empiria).

Perché, se non accetti la retrocausalità (o qualcosa di simile), la non-località viola la 'relatività della simultaneità'. Proprio ieri, leggevo che c'è una versione della teoria di de Broglie-Bohm che non accetta né retrocausalità né riferimento privilegiato (o almeno così mi pare di aver capito). Tuttavia, la 'non-località manifesta' della teoria di de Broglie-Bohm richiede che si possa definire in qualche modo una simultaneità assoluta (in quanto la 'comunicazione' tra le particelle entangled deve essere simultanea) - ergo, la Relatività come è comunemente formulata (che molti ritengono l'unica formulazione che può essere chiamata Relatività), che comprende la 'relatività della simultaneità'.
Una 'soluzione' è, invece, prendere come vera la 'relatività della simultaneità' ed abbandonare il determinismo  ;D
Citazione
Infatti (per cominciare anche qui dalla fine).
 
Le leggi della fisica, perché quest' ultima possa darsi come scienza, non è detto che siano deterministiche in senso stretto o forte; ma almeno in senso lato o debole ne sono un' ineludibile conditio sine qua non (dovrebbe essere l' esperienza a stabilire se vige un determinismo forte o debole, se possibile; da "antidanese" ottimista constato che, almeno finora, non ha stabilito che non esiste un determinismo forte; da "danese", se ottimista, immagino constaterai che, almeno finora, non ha stabilito che esiste).








CitazioneEvitando l' obsoleto (in scienza; da humeiano "fondamentalista" mi guarderei bene dal pensarlo anche per la filosofia! O almeno per la storia della filosofia) concetto di "causa" e mantenendo semplicemente il determinismo (per lo meno debole) del divenire naturale ordinato secondo regole universali e costanti il movimento delle particelle rimane "perfettamente" dovuto alle leggi della dinamica (o fisiche in senso lato; credo almeno anche dell' elettromagnetismo, almeno nel caso di quelle cariche).


Per quale motivo le particelle si muovono ?  :-\ Qual è l''entità fisica' è che fa muovere, accelerare queste particelle?  :-\ Hanno, per così dire, solo una 'disposizione' a muoversi in tal modo o interagiscono tra di loro? Se sì, come?

Citazione"Hypotheses non fingo" (Newton).

CitazioneMa si pretenderebbe che il "viaggiatore nel tempo" subisca un tempo rallentatissimo rispetto a quello degli eventi immediatamente a lui circostanti (in questi trascorrono millenni mentre nel suo coro qualche minuto) se va nel futuro, contrario se va nel passato.







Questo non è un problema se ho capito cosa intendi. In fin dei conti, il 'viaggio' del muoni nella nostra atmosfera per noi richiede molto più tempo che nel riferimento dei muoni (se ciò non fosse vero, i muoni non arriverebbero mai sulla superficie terrestre). Ovviamente, non sarebbe un viaggio nel tempo, ma si potrebbe controargomentare a quanto dici in un modo simile  :)

Citazione
Ma i muoni sono singole particelle/onde: ben altra cosa che un organismo vivente col suo metabolismo e i suoi scambi energetici ed entropici con l' ambiente.
 
A parte il fatto che, se proprio siamo così masochisti da prendere in qualche considerazione la cosa, ci sono molteplici osservazioni puramente logiche evidenziano insuperabili paradossi dei pretesi viaggi nel tempo, oltre alla constatazione empirica che nessuno é mai venuto a trovare noi o i nostri antenati dal futuro, malgrado i progressi tecnologici ragionevolmente prevedibili e l' indubbia curiosità degli uomini di tutti i tempi per la lor storia.
 
Comunque ti chiedo scusa, ma su questa questione mi rifiuto di continuare a ragionare, perché francamente penso che non sarebbe serio da parte mai (mi vergognerei).

#945
Tematiche Filosofiche / Re:Elogio dell'individualismo
20 Gennaio 2019, 14:06:10 PM
Citazione di: 0xdeadbeef il 20 Gennaio 2019, 12:47:57 PM


Dal mio punto di vista si tratta di ribaltare questa visione, e di ribadire che l'esistenza è tale anche se
riguarda un pensiero (come in Platone, il quale chiede: "cosa c'è di comune fra le cose corporee e quelle
incorporee, visto che di entrambe si dice che sono?").
Solo partendo da questa considerazione ritengo si possa "buttare l'acqua sporca ma non il bambino"...
All'atto pratico questo significa che non possiamo affatto, "tranquillamente" o meno, sacrificare un singolo individuo
per difendere un'idea collettiva (quale idea, poi?; ma che certamente possiamo (e dobbiamo, vorrei aggiungere) sacrificare
un individuo per salvarne anche solo due.
saluti

SCusa, Mauro,

ma le tue ultime parole (che ovviamente presentano due ipotesi inaccettabili entrambe, almeno per te; per me la seconda é decisamente problematica) mi sembrano (comunque) una perfetta confutazione del tuo platonistico non differenziare l' essere reale in quanto tale (che sia pure oggetto di eventuale pensiero o meno) dall' essere reale unicamente in quanto oggetto o "contenuto" di pensiero, connotazione o intensione di un concetto privo di denotazione o estensione reale: la constatazione che per quanto ugualmente immorale sia diverso (e per qualcuno diverso da te non dovrebbe essere nemmeno immorale, almeno se portasse alle estreme conseguenze le sue convinzioni; ma questo conta sul piano etico, del dover essere e però non su quello ontologico dell' essere) uccidere un uomo reale per salvare un' idea collettiva  irreale se non in quanto mero "contenuto di pensiero" dall' ucciderlo per salvare altri due o più uomini reali.