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Messaggi - Carlo Pierini

#946
 In alcuni passi della Bibbia, come i seguenti, i simboli di Cristo e di Lucifero si sovrappongono:
 
"Io, Gesù, sono la radice della stirpe di Davide, sono la STELLA RADIOSA DEL MATTINO". (Apocalisse, 22:16)
 
"Come mai sei caduto dal cielo, Lucifero, ASTRO MATTUTINO, figlio dell'aurora? Come mai sei stato steso a terra, signore di popoli? Eppure tu pensavi: Salirò in cielo, sulle stelle di Dio innalzerò il trono, dimorerò sul monte dell'assemblea, nelle parti più remote del settentrione. Salirò sulle regioni superiori delle nubi, mi farò uguale all'Altissimo. E invece sei stato precipitato negli inferi, nelle profondità dell'abisso!". (Isaia, 14:12-15):
 
Lucifero, infatti è il "portatore di luce" e la luce è simbolo di conoscenza (Vedere il mio post "Due miti opposti-complementari: Cristo e l'Eden"). E' lo stesso Lucifero che offrì ad Adamo il frutto dell'Albero della Conoscenza e che iniziò l'uomo alla Scienza, a quella Scienza che degenerò nel materialismo e che lo allontanò da Dio. E in altri passi della Bibbia anche Cristo si identifica con la Verità, con il "Logos" e associato al Sole (portatore di luce).
 
"Il sole è considerato come l'ordinatore del cosmo e l'ispiratore della luce. Filone già vedeva nel sole l'immagine del Logos. Cristo è paragonato al sole. Egli è al tempo stesso il sole della salvezza (sol salutis) ed il sole invitto (sol invictus). Tutto quanto viene accomunato al sole (la corona monastica, l'aureola, l'aura, il simbolo della regalità) deriva il suo splendore e la sua grandezza dal sole e dalla luce dell'oro. [...] Il Cristo dell'Apocalisse, dal volto che brilla come il sole (I, 16), tiene nella mano una spada a due tagli".  [M.- M. DAVY: Il Simbolismo medievale - pp.220-21]
 
"Plotino afferma: "Il Logos che agisce nella materia è un principio attivo naturale: è potenza capace di modificare la materia (...), che agisce come un sigillo che imprime la sua forma". (...) In tal senso, il Logos è lo stesso Intelletto divino in quanto ordinatore del mondo". [N. ABBAGNANO: Dizionario filosofia - pg.547]
 
"Nell'alto medio evo la centralità dell'"annuncio del Logos", diventa il fondamento formale dell'ordine domenicano (...) che coltiva la centralità della predica, radicata, a sua volta, nella centralità teologica del Logos quale Verità".  [ERICH PRZYWARA: Analogia Entis – pp. 493-4]
 
"Dal cristianesimo, il Logos viene identificato con Cristo. Il prologo dell'Evangelo di S. Giovanni, accanto alle funzioni che già Filone attribuiva al Logos, aggiunge la determinazione propriamente cristiana: "Il Logos si è fatto carne ed ha abitato tra noi (Giov. 1:14). Nell'elaborazione della teologia cristiana, i Padri della Chiesa insistettero su due punti: 1º sulla perfetta parità del Logos-Figlio col Dio Padre; 2º sulla partecipazione del genere umano al Logos stesso in quanto ragione: "Noi imparammo, dice ad esempio Giustino, che Cristo è il primogenito di Dio e che è il Logos del quale partecipa tutto il genere umano" (Apologia Prima, 46). (...)
Origene afferma che il Logos è l'essere degli esseri, la sostanza delle sostanze, l'idea delle idee".  [N. ABBAGNANO: Dizionario filosofia - pg.548]
 
"In vari testi gnostici, come in molti libri di sapienza esoterica, Lucifero, il principe della luce, è visto come l'eroe principale di questa lotta tra luce e tenebre e combatte - come suggerisce il suo stesso nome - per portare la luce nelle tenebre della creazione malvagia.
In questo egli diventa un prototipo di Cristo; e anche se occorre un certo sforzo mentale per ammettere la fusione dei due personaggi che normalmente appaiono del tutto contrapposti l'uno all'altro, vedremo che così facendo la natura della concezione gnostica diventa più chiara e la parte rappresentata in tutto questo dal Graal assume una funzione sorprendentemente importante.
Lucifero, venerato come un dio solare nella religione zoroastriana, combatte contro le legioni delle tenebre. Con le parole di un testo gnostico moderno che riprende molte credenze antiche:
<< Spalancando le sue ali verdi, trasportato dal proprio fuoco interiore, seguito da un esercito di angeli fedeli, si dirige verso il centro del mondo, la sua spada di luce verde, davanti a lui è impugnata fermamente dalla sua mano possente>>".   [J. MATTHEWS: Il Graal, la ricerca infinita - pp.59-60]
 
In ultima analisi, Lucifero è il Logos, o meglio, la "polarità Logos" di Cristo, quel Logos-Ragione-Scienza che la dottrina cattolica, di fatto, scaraventò nelle fiamme dell'Inferno insieme a molti dei sui cultori scienziati e alchimisti. E il Gesù che resiste alla tentazione di Lucifero simbolizza e prefigura proprio l'atteggiamento storico di chiusura della Chiesa nei confronti del "sapere profano" (probabilmente è questo il peccato principale che Cristo espia simbolicamente con la crocefissione; e alla Chiesa, in quanto figurazione del "Cristo in Terra", toccherà lo stesso destino: morirà anch'essa e poi risorgerà trasfigurata e ri-fondata nel Principio e nel culto della "Sapientia Dèi", oltreché nel culto dell'Amor Dèi).
In altre parole, la figura completa del Divino è l'UNIONE COMPLEMENTARE di Gesù e Lucifero, del Cristo spirituale-celeste con il Lucifero terreno, quindi, delle scienze dello Spirito con le scienze della Natura, della Metafisica con la Fisica.
Cioè, la relazione Cristo-Lucifero:
 
http://4.bp.blogspot.com/-4HWpbwgP5Ak/UhjDpQVEOYI/AAAAAAAAALg/K_tcSBnhuFM/s1600/19+Cristo+e+Satana.jpg
 
equivale alla relazione Yin-Yang:
 
http://2.bp.blogspot.com/-HFmPRhzadAA/UiNEW3UUsWI/AAAAAAAAAQg/ywG9BCPFrj4/s320/YIN-YANG+2.JPG
 
Ma proprio per questa opposizione storica del cristianesimo tradizionale contro la Ragione e la Conoscenza, Lucifero è identificato erroneamente con Satana, cioè con il Male assoluto; e la conseguenza è che delle affermazioni come quella di Jung (e di Clemente Romano da lui citato):
 
"Clemente Romano insegnava che Dio governa il mondo con la mano destra e la mano sinistra; con la mano destra era inteso Cristo, con la sinistra Satana. La concezione di Clemente è apertamente monoteistica, poiché egli riunisce gli opposti in un Dio.
Più tardi tuttavia il cristianesimo diviene dualistico in quanto quella parte degli opposti personificata in Satana viene dissociata e Satana resta nella condizione di eterna dannazione. [...] Se il cristianesimo solleva la pretesa di essere una religione monoteistica, allora l'accettazione degli opposti contenuti in un Dio è assolutamente necessaria".  [JUNG: Psicologia e religione - pg.452]
 
...possono risultare assolutamente ambigue; cioè: logiche e corrette, se per "Satana" si intende "Lucifero" (Dio non governa con il male), indicando così una complementarità-identità di principio tra Cristo e Lucifero, Fede e Conoscenza, Metafisica e Fisica, Spirito e Materia, ecc.; ma assolutamente erronee, se per "Satana" si intende il Male assoluto, il quale NON PUO' e NON DEVE essere integrato-unificato con il suo opposto che è il Bene, poiché in tale accezione rappresenta l'opposto CONTRADDITTORIO del Bene, la sua negazione frontale, NON l'opposto COMPLEMENTARE. Per intenderci, giustizia/ingiustizia o verità/menzogna, NON sono opposti complementari, ma delle coppie di significati nelle quali la realizzazione del primo termine significa l'eliminazione, l'annullamento del secondo termine, non la sua complementarizzazione col primo, il quale E' GIA' una "coniunctio oppositorum" mentre il secondo ne è la negazione.
Pertanto, solo nell'accezione Satana=Male l'episodio della tentazione di Cristo ha il significato corretto che gli attribuisce la dottrina cristiana (la capacità del Bene di resistere al Male, di vincerlo, di annullarlo). Mentre l'accezione a cui si riferiscono Clemente Romano e Jung è, evidentemente, l'equivalenza Satana=Lucifero.
Ma, essenzialmente, la similitudine Cristo-Lucifero può essere estesa a tutte le figure mitiche dell'eroe-salvatore-civilizzatore: per esempio, Prometeo, anch'egli portatore della luce degli dèi agli uomini. Si veda questa composizione di immagini:
 
in alto, Prometeo, Lucifero, Cristo INCATENATI
in basso,  Prometeo, Lucifero, Cristo LIBERATI.
 
http://4.bp.blogspot.com/-pnhK_fqKQ20/Uh43UdC3nEI/AAAAAAAAAQQ/lGULqiUvKM4/s1600/Sequenza+Prometeo-Lucifero-Cristo+rid.jpg
 
Il seguente dipinto del Beccafumi sulla cacciata di Lucifero sembra confermare la nostra tesi:
 
http://3.bp.blogspot.com/-hIHWztlR3OM/Uhx74a3X9LI/AAAAAAAAANA/JGSr6RzUWXk/s1600/27+Michele+caccia+gli+angeli+ribelli,+Beccafumi.jpg
 
Non è una figura luminosa/divina quella che ordina la cacciata degli angeli ribelli, ma quella oscura di un santo (la Santa Chiesa?) il cui potere "cattolico" (kath-olikòs deriva da katà òlon = "su tutto", secondo il comando evangelico: "Andate in tutto il mondo..."), è simbolizzato dalla sfera del "globus imperii" che il santo tiene nella mano sinistra. La vera Luce Divina non emana dal suo volto, ma dall'alto del cielo sopra di lui.
 
Riassumendo:
Il Serpente-Lucifero dell'Eden annuncia all'umanità che, grazie alla Scienza (il frutto dell'Albero della Conoscenza), "...sarete COME dèi" (non "superiori a Dio"). E non fu Dio il responsabile della cacciata né di Adamo dall'Eden né di Lucifero dal Cielo degli ideali umani, ma la Sua "incarnazione" terrena: la Chiesa a suon di roghi e scomuniche.
 
Insomma:
 
se questo è un simbolo di Cristo...:
 
http://3.bp.blogspot.com/-SIpUALEGc48/VdY1yN-U3YI/AAAAAAAAAcc/keRmNzZT5yA/s1600/1210811299.jpg
 
...e questo è un simbolo di Lucifero:
 
https://4.bp.blogspot.com/-E89jWB9YzLQ/WZw_mhvCrkI/AAAAAAAAAJo/b2QxKbJhDEwtiDFEwvbHQcdSL0Ur43RjgCLcBGAs/s1600/Eva-Lucifero.jpg
 
...l'Unità Divina ultima non può essere che il simbolo della Complementarità universale, cioè questo:
 
http://2.bp.blogspot.com/-fetIeRqQ7mg/UinqA-DLVdI/AAAAAAAAAR8/MqQjxQgJ1os/s1600/50+CADUCEO,+FROBEN.JPG
#947
Citazione di: Phil il 23 Giugno 2018, 19:00:14 PM
Se posso rivisitare la tua metafora, secondo me può essere anche rovesciata: di fronte a prolusioni estetiche, ci si può mettere seduti comodi con pop-corn e bevande varie, per guardare il fittizio scorrere sullo schermo e godersi lo spettacolo, come si fa con un film;

Per questo scopo io preferisco ...di gran luuuuunga... la musica!  Della serie:

HAYDN: Sinf. n. 13, II (fino a 9:18)
https://youtu.be/nfpu_njPjdQ?t=193

MOZART: Conc. piano K. 482, III
https://youtu.be/QKIwi5L0R3U
#948
Citazione di: Phil il 23 Giugno 2018, 14:05:20 PM
Per cercare di non essere troppo prolisso, ho provato ad essere sintetico, ma ho finito per risultarti incomprensibile, scusa  :)

La discussione nel topic a cui rimanda il link fu abbastanza approfondita e articolata, e anche qui ho commentato con un paio di post (spero meno criptici); onestamente non riesco a fartene una sintesi (almeno non in italiano  ;D ).

No, non scusarti. La colpa è della mia idiosincrasia personale: io ...aboorrrrrro... ogni espressione linguistica che sia puramente "estetica", cioè,  come dici tu, che sia del tutto <<disancorata dal cosiddetto reale>>. Per me il linguaggio è un contenitore-veicolo di significato; ed è il reale ciò che gli dà significato (intendendo per "reale" l'esperibile; interiore o esteriore che sia). Una prolusione che non sia specchio del reale per me è come ...un televisore spento: non mi ci siedo davanti a guardarlo con pop-corn e coca cola.
#949
Citazione di: Phil il 04 Giugno 2018, 19:38:56 PM
Ti segnalo che se ne discusse anche con altri utenti, nel topic "conoscenza e critica della conoscenza", pagina 13 e seguenti (https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/conoscenza-e-critica-della-conoscenza/180/?PHPSESSID=dgd8arde5aqppu5j4iaaniklt7).

In breve, per quel che ho compreso, mi pare che Severino "giochi" a fare lo zenoniano, riducendo l'insidiosa tematica dell'identità dell'ente ad una questione esclusivamente temporale (aggirando l'ostacolo di tematizzare l'essere-dell'-ente, forse giovandosi del connubio fra la "copertura" heideggeriana e un nichilismo nostalgico della sua stessa matrice metafisica), rovesciando la gerarchia logica fra il fisico impermanente e l'anelito "classico" all'assoluto (eterno, etc.).
Il risultato è che il nulla viene esorcizzato, addomesticato e strumentalizzato per sostenere un'"ontologia dell'eterno" che, per come la vedo, è in fondo un'"estetica dell'analitica esistenziale" come rimedio dissimulato dell'aporeticità del pensare l'esistere ("estetica" nel senso che non è tenuta a dar conto dell'ancoraggio al cosiddetto "reale", ma può cavalcare uno stilema interpretativo, quello ontologico, la cui semantica può eccedere serenamente la pragmaticità degli eventi a cui si riferisce, sotto l'egida di un fondazionalismo teoretico).

CARLO
Siccome non conosco la lingua tardo-mesopotamica, saresti così gentile da tradurre il tuo scritto in italiano? :)
#950
Citazione di: Raffaele Pisani il 22 Giugno 2018, 17:52:54 PMPotrei dire che secondo me i giudizi analitici, che Kant ritiene mere tautologie, sono invece fecondi, perché nello svolgimento di un soggetto che si fa predicato si colgono delle relazioni che aggiungono conoscenza.

Sono d'accordo.
E non è un caso che Kant abbia (arbitrariamente) eretto una muraglia tra "l'homo sapiens" e la Trascendenza, relegandolo in quel limbo immanente - che in realtà non sta né in cielo né in terra - a cui diede il nome di "trascendent-ale", che in realtà è un aggettivo che significa "riferito al trascendente".
Se poi consideriamo che (arbitrariamente) degradò l'intelleggibile "noumenon" platonico nell'inattingibile "noumeno" (la "cosa in sé"), è difficile non pensare alla filosofia kantiana come a una grande mistificazione del pensiero (sia pure di alto valore letterario) freddamente architettata per infilarsi tra le maglie di una Teologia viziata dall'idea di "ineffabilità di Dio" e di una Scienza smaniosa di liberarsi per sempre da ogni possibile implicazione metafisica.
#951
Citazione di: Raffaele Pisani il 20 Giugno 2018, 11:21:12 AM
Spesso dicendo in buona fede: "Questa è la mia idea" si riporta un contenuto appreso di cui si è dimenticata la fonte.


...Oppure ha ragione Jung quando, d'accordo con Platone, scrive:

<<Le idee che conquistano, le idee cosiddette vere, hanno in sé un che di particolare: sorgono da una regione atemporale, da un essere-sempre-esistite, da un terreno psichico primordiale su cui lo spirito effimero del singolo individuo cresce come una pianta. [...] Esse provengono da un qualcosa che è più grande della persona singola. Non siamo noi a produrre idee, sono piuttosto le idee che formano noi>>.   [JUNG: Contrasto tra Freud e Jung - pg.211]

<<Poiché lo spirito (inconscio) è anche una sorta di "finestra sull'eternità" [...] esso trasmette all'anima un certo "influsso divino" e la conoscenza di un ordine cosmico superiore, e proprio in ciò consiste il compito di vivificare l'anima ad esso assegnato. Quest'ordine cosmico superiore ha carattere impersonale e consiste da un lato nell'insieme di tutti i valori intellettuali ed etici tradizionali, che vengono trasmessi all'individuo dalla civiltà a cui appartiene e dall'educazione, dall'altro invece nelle strutture dell'inconscio, che si presentano alla coscienza come idee archetipiche. I primi hanno di solito la prevalenza sulle ultime; ma allorché, indeboliti dal trascorrere del tempo o fiaccati dagli attacchi della critica, i primi perdono il loro potere persuasivo, le idee archetipiche si fanno allora strada con prepotenza attraverso le falle che si sono aperte. Freud, avendo riconosciuto correttamente questo stato di cose, diede ai primi il nome di "Super-io", ma le seconde gli rimasero sconosciute, poiché egli non riuscì a liberarsi dalla fede nella ragione e dal positivismo caratteristici del diciannovesimo secolo. Una visione materialistica del mondo mal si accorda con la realtà e con l'autonomia della psiche>>.    [JUNG: Mysterium coniunctionis - pg.474]
#952
VIATOR
"avvicinarsi ed allontanarsi lungo un percorso chiuso-circolare"; secondo me le rette non esistono affatto. Iintanto è impossibile stabilire se una retta (linea ideale priva di inizio e di fine) sia veramente rettilinea o non piuttosto una linea curva costituente una circonferenza di raggio infinito. In secondo luogo, nell'infinito è piuttosto difficile trovare dei riferimenti nei cui confronti una linea dovrebbe risultare rettilinea. In terzo luogo e riferendosi alla realtà fisica, un qualsiasi allineamento materiale sarebbe soggetto alla gravità di ciò che lo circonda, perciò dovrebbe risultare piuttosto sinuoso e ballerino. Tutto ciò aggravato da qualche fenomeno relativistico.
 
CARLO
Le tue incertezze sono fondate e si traducono in incertezze di giudizio sulla contraddittorietà o meno dei termini "allontanarsi" e "avvicinarsi". Ma nel caso dell'orologio non c'è alcuna incertezza: i due termini non sono contraddittori, ma opposti-complementari, perché (vedi definizione di pdnc) il quadrante dell'orologio è sicuramente finito (non infinito)
 
VIATOR
"se il post-mortem fosse un ritorno a casa in perfetta letizia....."; ecco, vedi, anche tu ora supponi che la vita possa includere una ciclicità... !!
Io sono sempre colpito dall'atteggiamento dei credenti e dal fatto che nessuno di essi sembri coltivare il sospetto che certe visioni del mondo, certe fedi, certe attese possano essere semplicemente il frutto di un egoistico benchè umanissimo desiderio secondo il quale DEVE ESSERE ASSOLUTAMENTE NECESSARIO CHE IO SIA IMMORTALE.
Naturalmente poi anche altri devono essere immortali.  I miei cari, ad esempio. Non si vorrà certo "vivere" un'immortalità solitaria, perbacco ! Poichè però i cari di qualcuno possono essere molto numerosi, ecco che, per semplificare, facciamo allora che tutti gli umani siano immortali. Giustificazione : possiedono un'anima. Purtroppo c'è il problema delle persone sole. Le quali vorrebbero ritrovare nell'aldilà anche il proprio cagnetto. Ma come facciamo ? Gli ANIMAli non possiedono anima ! No anima, no party !!. Chissà cosa ne pensano coloro che siano sia credenti che animalisti ??.
In sostanza al credente interessa solo l'immortalità di ciò a cui tiene mentre tutto il resto............che mme frega se sparisce o rimane ??.
Noi siamo stati fatti dal mondo ma vorremmo sopravvivere a ciò che ci ha fatto. Non ti sembra una contraddizione, questa ?? Salutoni.
 
CARLO
Io sono stato orgogliosamente ateo fino a una trentina di anni fa; e se ho cambiato casacca è perché ho avuto delle esperienze "mistiche" (ho parlato di qualcuna di esse negli ultimi miei threads). Pertanto non ho dogmi a cui obbedire, ma credo esclusivamente in ciò a cui quelle esperienze (e le loro conseguenze sul piano filosofico) mi autorizzano a pensare. 
Cosicché non "pretendo" l'immortalità dell'anima, ma  sono propenso a crederlo, perché i simboli mitico-religiosi di ogni tempo e luogo alludono - sebbene cripticamente - a questo nostro destino escatologico. E ho le prove che certi simbolismi non sono frutto di una fervida fantasia, ma che sono dei veri e propri messaggi ispirati dall'Alto.
Messaggi che, tuttavia, "parlano" di tutt'altro che di animali privi di anima. Di dèi-animali e di animali sacri, o santi, o attributi di santi, brulica il pantheon della Tradizione.
 
https://i.pinimg.com/originals/9c/3e/0d/9c3e0d869a8c390959a6fe238e82ed56.jpg
 
https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/c/c8/Vittore_carpaccio%2C_leone_di_san_marco_01.jpg
 
http://www.francobampi.it/franco/ditutto/figure/evangelisti.jpg
 
https://4.bp.blogspot.com/-9_2NHvFKkT0/WIYJKiRZVSI/AAAAAAAAJSk/7XMHTXUvHMg8RrbXhuVOEPAh1kinjXXOACLcB/s1600/mucalinda.guards.bmp
 
https://keystoneenterprisearchitecture.files.wordpress.com/2014/11/vishnu-laxmi.jpg
 
http://www.milleorienti.com/wp-content/uploads/2013/02/Ganesh_Aarti_Lyrics.jpeg
 
http://nextews.com/images/9f/f1/9ff15b9961fa0e68.jpg
 
http://asianews.it/files/img/size3/INDIA_-_0521_-_Vacche.jpg
#953
Si dice che il linguaggio non sia "nient'altro che" una convenzione, cioè, una  banale associazione di arbitrari fonemi alle cose e che dunque la matematica non sia che un comune linguaggio.
Eppure, i nomi convenzionali che diamo alle cose non hanno regole che li relazionino tra loro. Cioè, NESSUNA operazione sui nomi ci aiuterà mai a capire l'ordine che governa le cose a cui si riferiscono quei nomi, né a prevedere certi eventi riguardanti le cose stesse. Al contrario, quando noi traduciamo un problema fisico in linguaggio numerico, operando ESCLUSIVAMENTE sui numeri, giungiamo ad un risultato che, se è corretto (=se rispetta le regole matematiche), ha il significato di una PREDIZIONE di eventi fisici.
Ecco, proviamo a dare dei nomi convenzionali ad un insieme di cose e a PREVEDERE qualche evento riguardante quelle cose attraverso delle analoghe operazioni sui nomi, ...e faremo un bel buco nell'acqua!
 
Tutto ciò significa forse che il linguaggio non-numerico non serve a una minchia nella conoscenza? Naturalmente no: il linguaggio non-numerico è anch'esso fondamentale.
Ma per ottenere qualcosa di simile alla predittività matematica non basta più un semplice insieme di nomi convenzionali, ma servono delle IDEE, chiamate anche PARADIGMI interpretativi, cioè servono delle strutture di significato i cui termini costitutivi (proprio come nelle formule matematiche) si relazionano tra loro secondo regole LOGICHE ben determinate. 
Torniamo, cioè, alla "magia" spinoziana dell'<<ordo et connexio idearum idem est ac ordo et connexio rerum>> secondo il quale la conoscenza del mondo non è data tanto da una passiva osservazione-catalogazione dei fatti quanto dall'adozione del corretto modello o paradigma di INTERPRETAZIONE di essi.
Come scrisse il matematico Poincaré:

 
<<La scienza è fatta di dati come una casa di pietre. Ma un ammasso di dati non è scienza più di quanto un mucchio di pietre sia una casa>>. [H. Poincaré: La scienza e l'ipotesi]
 
Per esempio: la rivoluzione copernicana non si fondò su qualche nuova osservazione astronomica o su qualche acquisizione di nuovi e più efficaci strumenti di osservazione dei cieli (a parte il cannocchiale galileiano che, tuttavia, comparve DOPO la formulazione della teoria copernicana), ma esclusivamente sull'adozione di un nuovo, più adeguato, paradigma di interpretazione degli stessi dati su cui si fondava la teoria tolemaica, che era essenzialmente errata.
 
E non è un caso che Platone aggiungesse ai numeri anche le IDEE nel novero degli ARCHETIPI. Ed è per ragioni analoghe che Jung dà tanta importanza ai simbolismi archetipici mitico-religiosi: perché sono modelli (caduti dal cielo ...dell'inconscio) preziosi e insostituibili per l'interpretazione-conoscenza della realtà psico-spirituale. Modelli (qualitativi) che un giorno costituiranno la "matematica" di quell'aspetto della vita che non è traducibile in numeri, trasformando così le discipline dello spirito (psicologia, filosofia, simbologia, mitologia, teologia, ecc.) in vere e proprie scienze rigorose.
#954
Citazione di: viator il 20 Giugno 2018, 23:20:29 PM
Buonasera Carlo. Sorvoliamo, disse C.Lindbergh prima di partire per la traversata aerea solitaria dell'Atlantico (se avesse proseguito, si sarebbe ritrovato a casa!!). Io, che sono un umile viandante (viator, in latino) posso solo sorvolare sul nick attribuitomi (Aviator).

CARLO
:)) ...Scusami davvero, ma siccome poco prima stavo conversando con un listante di un altro NG il cui nickname inizia per "A" (Attore, sic!), allora mi è partito il colpo! :)

VIATOR
Mettiamola allora così : é evidenza coerente o contradditoria che la lancetta del mio orologio, dopo aver superato le dodici, se ne allontani, ma possa farlo solo avvicinandosi nuovamente alle dodici ?

CARLO
Caso analogo al precedente. "Avvicinarsi" e "allontanarsi" non sono contraddittori in un percorso chiuso-circolare.
Insomma non sono le parole prese in sé isolatamente ad essere coerenti o contraddittorie, ma il loro significato contestuale.

VIATOR
Perdonami ma, nella mia ignoranza, non conosco neppure l'enunciato del principio di non-contraddizione


CARLO
Si può enunciare in diversi modi. Uno dei più diffusi è:

<<E' impossibile che a un medesimo oggetto possano convenire, nello stesso tempo e nel medesimo rispetto, due attributi mutuamente esclusivi>>.

Pertanto, io posso anche affermare di essere, nello stesso tempo, sia padre che figlio, ma SOLO se i due attributi NON sono <<nel medesimo rispetto>>, cioè, solo se io non sono padre e figlio della medesima persona, ...naturally!
Oppure posso affermare di essere sano e malato, ma solo se non lo sono <<nello stesso tempo>>, ...évidemment!

VIATOR
Dimenticavo : trovi coerente che la perpetuazione della vita sulla Terra necessiti rigorosamente dell'esistenza della morte ? Salutoni.


CARLO
Sarebbe incoerente se IL SOLO fine della vita terrena fosse la sua perpetuazione.
Ma se, per esempio, il post-mortem fosse <<un ritorno a casa in eterna letizia>> e la vita terrena una missione necessaria per perfezionare quella <<letizia>>? ...Tutto sarebbe compiutamente coerente! :-)
#955
Citazione di: viator il 23 Maggio 2018, 13:14:20 PM
Non è forse contradditorio che io mi metta in cammino in punto in cui due cartelli con frecce opposte indicano a sinistra "OVEST" ed a destra "EST" , mi avvii verso EST e, dopo un lunghissimo cammino io riesca a raggiungere l'OVEST ??.

In seguito proverò forse ad affrontare concetti "contradditori" ben più sostanziosi. Saluti a tutti

Il problema, caro Aviator, è che si tratta di una contraddizione che è solo APPARENTE, poiché Est ed Ovest sono dei termini contraddittori solo su una superficie piana o semi-sferica (o semi-sferoidale), non su una superficie sferica. Il tuo è solo un gioco di parole fondato sull'ambiguità di significato dei termini.

Il principio di non contraddizione resta "sacro e inviolabile", se non vogliamo raccontare "tutto e il contrario di tutto", cioè se non vogliamo sparare cazzate a raffica.
#956
Vorrei ampliare un po' e completare il discorso sulla Matematica che ho abbozzato nel thread: "Matematica e realtà".

Che la matematica "non sia altro che" un linguaggio non ci sono dubbi. Ma si tratta di un linguaggio "magico"!
Mi spiego.
Noi concepiamo il linguaggio come un puro rispecchiamento della realtà, cioè, come una passiva traduzione della realtà oggettiva in immagine verbale-concettuale astratta ("astrazione" deriva da "ab-trahere o ex-trahere", cioè "trarre da-", "trarre dall'osservazione"). E ho detto "passiva traduzione", perché è l'immagine soggettiva che deve passivamente e capillarmente adattarsi alla realtà osservata e NON viceversa (infatti, parliamo di "mistificazione" o di "inganno" quando facciamo il contrario, cioè, quando manipoliamo la realtà oggettiva per adattarla alle esigenze dell'immagine soggettiva). In altri termini, l'ordine che lega gli elementi dell'immagine concettuale non sarà NIENT'ALTRO CHE un rispecchiamento dell'ordine che governa gli elementi della realtà oggettiva descritta. Non ci aspettiamo cioè, che siano le regole del linguaggio a "dettare" le regole che governano la realtà da esso descritta.
Invece, con la matematica succede proprio questo. Quando, per esempio, Newton scoprì che le forze, le masse e le accelerazioni si relazionano tra loro secondo la regola della moltiplicazione matematica (F=ma), l'operazione di moltiplicazione esisteva già da millenni nella cultura umana, confermando così l'idea "mistica" di una corrispondenza-complementarità *A-PRIORI* tra il linguaggio matematico (che ha delle leggi proprie) e il linguaggio della Natura (che ha, anch'essa, delle leggi proprie non identiche a quelle matematiche). Scriveva infatti Einstein:

<<...C'è un rompicapo che ha disturbato gli scienziati di tutti i tempi: come è possibile che la matematica, che è un prodotto del pensiero umano indipendente dall'esperienza, si adatta così eccellentemente agli oggetti della realtà fisica? Può forse la ragione umana senza l'esperienza scoprire col puro pensiero le proprietà delle cose reali?..>>. [A. EINSTEIN, tratto da "Fisica senza dogma" di FRANCO SELLERI - pg. 46]

Sono considerazioni come questa che hanno indotto molti pensatori come Platone, Pitagora, Galilei, ecc. ad ipotizzare che i numeri siano "archetipi", cioè delle entità metafisiche sui cui principi sono modellate tutte le cose create; anzi, Platone, estendeva anche alle "idee" questa proprietà, essendo i numeri nient'altro che idee (naturalmente, Platone non si riferiva a tutte le idee possibili, ma solo alle idee autentiche, originarie, archetipiche).
Spinoza confermava tale punto di vista nel noto motto filosofico: <<Ordo et connexio rerum idem est ac ordo et connexio idearum>>, cioè: <<l'ordine delle cose corrisponde all'ordine delle idee>>.
Leibniz lo ribadiva nel suo concetto di <<armonia prestabilita>> esistente tra le cose e le idee
E persino il matematico G. Frege alludeva ad un <<terzo regno>> fatto di verità matematiche non riducibili né al regno fisico delle cose oggettive né al regno soggettivo del pensiero umano, ma, appunto, ad un terzo regno metafisico, in analogia con "l'iperuranio" platonico e con l'aristotelico "Intelletto divino". Scrive Frege:

<<La Logica è una scienza delle leggi più generali dell'esser vero. (...) E' come un'isola deserta fra i ghiacciai: è là molto tempo prima di essere scoperta, così anche le leggi matematiche valgono già da prima della loro scoperta. Cosicché i pensieri veri, non solo sono indipendenti dal nostro riconoscerli tali, ma sono indipendenti anche dal nostro pensarli. Essi non appartengono a coloro che li pensano, bensì si presentano nello stesso modo e come gli stessi pensieri a tutti coloro che li concepiscono. (...)
Un TERZO REGNO va riconosciuto. Ciò che vi appartiene concorda da un lato con le rappresentazioni, perché non può venir percepito con i sensi, e d'altro lato con le cose, perché non ha bisogno di alcun portatore ai contenuti della cui coscienza appartenere. (...) E' vero non soltanto a partire dal momento in cui è stato scoperto, proprio come un pianeta è in un rapporto di azione reciproca con altri pianeti già prima che lo si scopra>>. [G. FREGE, tratto da: "La filosofia di Gottlob Frege", di C. BIANCHI - pg. 150]

Insomma, visto che la matematica non è un'opinione e non è neppure una cosa fisica, dovremmo riprendere in seria considerazione il concetto di "Metafisica" inteso come realtà non-fisica, ma ontologicamente esistente e *complementare* alla realtà fisica (in conformità col principio di Complementarità degli opposti), invece di obbedire ciecamente e dogmaticamente alla superstizione materialista, contrabbandata per "scienza", secondo la quale il termine "Metafisica" sarebbe innecessario alla speculazione epistemologica.
E non è affatto casuale che in neurobiologia e in psicologia il problema mente-cervello si ponga negli stessi termini (censurati dal dogmatismo degli scienziati) di una analogia-complementarità tra la dimensione metafisica (mente/anima/spirito) e la dimensione fisica (materia/corpo/cervello/istinti).
Il materialismo, cioè, è una palla al piede della scienza almeno quanto lo è stato lo spiritualismo cattolico medioevale-rinascimentale.
#957
Citazione di: 0xdeadbeef il 17 Giugno 2018, 17:16:42 PM
Scusate ma, anche in riferimento alle ultime discussioni, mi piacerebbe riproporre un vecchio argomento che postai cinque
anni fa sul vecchio forum. Spero di fare cosa gradita.

Qualche tempo fa, in occasione dell'uscita del suo romanzo "Il Cimitero di Praga", ad Umberto Eco fu chiesto se fosse
vero che gli Ebrei mangiavano i bambini (come nel romanzo era presunto, insomma).
La risposta di Eco è stata, a mio parere, di una coerenza filosofica sovrumana: "la verità è ciò che si dice", disse Eco,
facendo con ciò intendere che se a quell'epoca questo era ciò che veniva detto, allora era senz'altro vero (così come
oggi, che viene detto il contrario, è vero che gli Ebrei NON mangiavano bambini).
Se, come disse Nietzsche nei "Frammenti postumi", la modernità possiede una convinzione che non fu propria di nessuna
epoca, ossia che non c'è una verità, allora questa di Eco è la posizione più coerente che sia possibile immaginare.
un saluto

Non c'è nulla di coerente. Se non c'è una verità, allora non è verità nemmeno <<non c'è una verità>>.
In altre parole, la verità NON POSSIAMO negarla, altrimenti neghiamo la nostra stessa negazione.
Se proprio vogliamo essere disfattisti, possiamo solo dire che NON CONOSCIAMO quale sia la verità.
#958
Tematiche Filosofiche / Un sogno archetipico.
20 Giugno 2018, 00:58:51 AM
Nel 1988, un mese prima di avere la "visione" che ho descritto in "Un'altra visione archetipica", ho fatto questo sogno:

Sono a casa mia a Quito (Ecuador), e mentre scendo le scale per andare dalle camere da letto in salone-cucina, inaspettatamente, in piedi sul pianerottolo di metà scala, a un lato della parete, mi trovo di fronte a un individuo: un vecchio dalla lunga barba bianca, però alto e prestante, con le braccia conserte, forse un maestro orientale, con un'elegante tunica blu e, in testa, un cappello grigio-chiaro la cui tesa circolare molto ampia, al filo degli occhi, ricordava molto da vicino gli anelli del pianeta Saturno (oltreché la forma del classico cappello dei preti):

http://www.astrofisiognomica.it/wp-content/uploads/2014/02/saturno-cappello.jpg

Con un cenno degli occhi gli chiedo spiegazione della sua presenza, e lui, senza parlare, mi indica il centro della parete alle sue spalle; io guardo, ma non vedo che la nuda parete. Ad un suo invito a guardare meglio, mi avvicino e scopro con grande sorpresa che in realtà in quel muro c'è una porta, c'era sempre stata e io non l'avevo mai notata, e che dunque la mia casa doveva avere una specie di stanza segreta. Lo guardo interrogativamente, e lui con un sorriso di complicità mi invita ad aprirla. Ma all'aprire la porta, invece di una stanza mi trovo di fronte un salone immenso, una specie di grande vallata piena zeppa di libri. E il libro più in vista, proprio nel centro dell'ingresso e collocato su un leggìo di legno intarsiato, è un antico e voluminoso tomo, preziosamente rilegato in seta rossa. Il vecchio mi sussurra che quello è il più importante e prezioso di tutti, forse il più antico, ...una specie di "libro dei libri". Io, pieno di meraviglia, allungo la mano per aprirlo, e ...mi sveglio!

Ma la cosa curiosa è che qualche anno dopo mi sono imbattuto ancora nella stessa strana associazione Saturno/libri in un film della collezione di mia figlia: "Page-Master" (Il guardiano dei libri). In esso si racconta la storia di un bambino (interpretato da Makaulai Culkin, quello di "Mamma ho perso l'aereo") che, sorpreso da un violento temporale, trova rifugio in un antico palazzo della città che si rivelerà poi essere una immensa biblioteca-labirinto di "libri viventi", con alcuni dei quali egli vivrà altrettante avventure che lo riscatteranno dalla sua "caduta" al rango di cartone animato. Ebbene, il "Page-Master", cioè colui che lo accoglie e lo "inizia" al grande "labirinto di pagine", è, come quello del mio sogno, un vecchio saggio dalla barba bianca, con un'ampia tunica blu e con in mano uno scettro sacerdotale portante sull'estremità un emblema del pianeta Saturno.

https://2.bp.blogspot.com/-dgzs8G7h7Lk/V6cMcSPgQHI/AAAAAAAAAe8/I3DzcXHLLMMxUswYmO8MOYLWZ6feKcuHACLcB/s1600/pagemaster1.jpg

Infatti, come simbolo, l'attributo principale di Saturno è quello di "Guardiano della Porta, o della Soglia". Scrive la mitologa L. Fassio:

"Saturno è il guardiano della porta della coscienza, che consente di contattare l'universale e l'indefinito, cioè di entrare in rapporto con l'inconscio senza troppi rischi. E' il contenitore che racchiude la parte spirituale e che la custodisce fino al momento in cui siamo pronti per liberarla. Saturno rappresenta i confini della natura e della materia, ma sostiene la coscienza affinché questa si impadronisca degli strumenti per accedere alla parte spirituale. (...) E' attraverso di lui che i contenuti dell'inconscio prendono una forma precisa in modo che la coscienza possa percepirli". [L. FASSIO: Simbologia di Saturno - Introduzione]

P.S.
Un'ultima considerazione: pare che dal punto di vista astrologico Saturno abbia il suo "domicilio" nel Capricorno e nell'Aquario. Io non so neanche cosa significhi esattamente questa cosa qui perché continuo a essere diffidente come sempre nei confronti dell'astrologia e quindi non l'ho mai approfondita. Tuttavia è curioso il fatto che io sia nato il 20 gennaio, che astrologicamente si pone giusto a cavallo tra Acquario e Capricorno.
#959
2a parte


"Michael Maier sa senza dubbio di alludere a un Ermete guida quando dice di aver trovato nella sua peregrinatio (viaggio mistico dell'anima) una statua DI PIETRA DI MERCURIO che indica la via del Paradiso.
La Sibilla Eritrea dice: "Egli ti farà spettatore dei misteri di Dio (magnalium dèi) e dei segreti della natura". 
Mercurio appare nelle "Nozze Chimiche" di Rosen Kreutz in forma di Cupido [freccia]. E' anche presente nello stesso tempo come fanciullo che indica la via".  [JUNG: Studi sull'alchimia - pg.259]
 
"L'etimologia indoeuropea mette in evidenza l'identità di ispirazione tra l'antico tedesco "Strala", cioè "FRECCIA", il russo "Strela" e il tedesco moderno Strahlen, che significano "RAGGIO". Soprattutto, attraverso la sua assimilazione al raggio, la freccia coniuga i simboli della purezza e quelli della luce".   [G. DURAND: Le strutture antropologiche dell'immaginario - pg. 160]
 
"La produzione della totalità rotonda, ossia della Pietra, costituisce una garanzia di vitalità. Similmente LA LUCE CHE BRILLA ALL'INTERNO DELLA PIETRA significa l'illuminatio, che è collegata con la totalità. Illuminazione significa espansione della coscienza". [JUNG: Studi sull'alchimia - pg.103]
 
"Firmicio Materno dice: «Il segno di un altro mistero profano è TEÓS EX PÉTRAS (Dio dalla pietra). Un altro segno è la pietra che Dio ha promesso di inviare per confermare la fondazione della Gerusalemme da lui promessa.»".  [JUNG: Mysterium coniunctionis - pg.54]
 
"Nella PIETRA dorme lo spirito MERCURIO, il "circolo della luna" il "rotondo e QUADRATO", l'homunculus, che l'alchimia simboleggia anche come il celebre lapis philosophorum (pietra dei filosofi )".   [JUNG: - Archetipi e inconscio collettivo - pg.295]
 
"La Pietra non è soltanto un oggetto elaborato in comune, ma rappresenta piuttosto un PARTO DELL'INCONSCIO, che ha lasciato qualche traccia oltre i confini della soggettività e ha quindi prodotto almeno il vago concetto di "lapis philosophorum".   [JUNG: Realtà dell'anima - pg.268]
 
"Dante paragona la DIALETTICA a Mercurio, che è il più piccolo e il più velato dei pianeti; difatti «..la Dialettica è minore in suo corpo che null'altra scienza; ché perfettamente è compilata e terminata in quel tanto testo che nell'Arte Vecchia e nella nuova si trova; e va più velata che nulla altra scienza in quanto procede con più sofistici e probabili argomenti più che altra» (Convivio, II, 14)". [N. ABBAGNANO: Dizionario filosofico - pg.226]
 
"Alcuni paragonano il bastone del caduceo alla dialettica, che vuole mantenere diviso ciò che è giusto da ciò che non lo è".     [Encicl. dei Simboli Garzanti - pg.82]
 
«Anche ai nostri giorni ci è dato di osservare la formazione spontanea di veri e propri simboli religiosi nell'individuo; essi spuntano dall'inconscio come fiori di specie ignota, e la coscienza rimane smarrita e non sa bene che cosa fare con tale nascita. Non è troppo difficile stabilire che quei simboli individuali provengono, per il loro contenuto come per la forma, da quello stesso "Spirito" inconscio (o quel che esso sia) da cui provengono le grandi religioni degli uomini. L'esperienza prova comunque che le religioni non sorgono quali frutti di una elucubrazione cosciente, ma provengono dalla vita naturale dell'anima inconscia, che in qualche modo esprimono adeguatamente. Ciò spiega la loro diffusione universale e la loro straordinaria efficacia storica sull'umanità ». [JUNG: Realtà dell'Anima - pg.157]
 
"Anche i più remoti motivi e simboli mitologici possono risorgere spontaneamente in ogni epoca, in sogni, fantasie e in stati psichici eccezionali; motivi e simboli che spesso riemergono in apparenza come risultato di influenze, tradizioni o stimoli individuali, ma, più spesso ancora, anche senza questi".  [JUNG: La dinamica dell'inconscio - pg.129]
 
« Il valore attribuito alla psiche inconscia come fonte di sapere non è per nulla così illusorio come può apparire al nostro razionalismo occidentale. Vi è in noi la tendenza a supporre che ogni conoscenza derivi sempre, in ultima analisi, dall'esterno. Ma sappiamo oggi con certezza che l'inconscio dispone di contenuti tali che, se potessero essere resi coscienti, rappresenterebbero un incalcolabile aumento di conoscenza ».  [JUNG: Realtà dell'Anima - pg. 22]
 
"Il fatto che dall'oscuro regno della psiche si faccia incontro al paziente qualcosa di estraneo, che NON È "IO" e si trova perciò al di là del suo arbitrio personale, agisce a volte come una grande illuminazione. Ritrovato l'accesso alle fonti della vita psichica, il malato comincia a guarire.  (...)
Spesso è semplicemente la profonda impressione che un paziente riceve dal modo autonomo in cui i sogni trattano i suoi problemi. Altre volte dal modo in cui la fantasia vira inaspettatamente. Altre ancora, questa azione personale della psiche si eleva fino alla percezione di una voce interiore, o di visioni, fino a raggiungere una vera esperienza primigenia dello spirito. Tale esperienza compensa sempre le sofferenze di un cammino sbagliato". [JUNG: Psicologia e religione - pg. 327]
 
"La scienza non ha mai scoperto Dio; la critica della conoscenza sostiene l'impossibilità di conoscere Dio, ma la psiche umana afferma l'esperienza di Dio. Se così non fosse, di Dio non si sarebbe mai parlato".  [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.353]
 
"I mitologemi tipici furono osservati proprio nei sogni di individui per i quali cognizioni di quel genere erano assolutamente escluse e per i quali era altresí impossibile una derivazione indiretta da idee religiose eventualmente note o da figure del linguaggio parlato. Simili risultati hanno resa necessaria la supposizione che si trattasse piuttosto di reviviscenze "autoctone", indipendenti da ogni tradizione, e quindi dell'esistenza di elementi strutturali mitopoietici della psiche inconscia".  [JUNG: Archetipi e inconscio collettivo - pg. 146]
 
"Non tutti i sogni hanno la stessa importanza. Già i primitivi distinguevano tra "piccoli" e "grandi" sogni. [...] A ben guardare i piccoli sogni sono frammenti della fantasia che compaiono ogni notte, provengono dalla sfera soggettiva e personale e, quanto al loro significato, si esauriscono nella vita quotidiana. La loro validità non va oltre le oscillazioni quotidiane dell'equilibrio psichico. Vi sono invece sogni pregni di significato, i quali spesso sono conservati nella memoria per tutta la vita, e formano non di rado il nucleo racchiuso nel forziere degli eventi psichici. [...] Essi contengono i cosiddetti «motivi mitologici» o «mitologemi», che io ho definito col termine di archetipi [...] e provengono dagli strati più profondi dell'inconscio collettivo. La loro significatività trapela - a prescindere dall'impressione soggettiva - già fin dalla loro plasticità, che mostra non di rado forza e bellezza poetiche. Essi si presentano perlopiù in periodi decisivi della vita, vale a dire nella prima giovinezza, durante la pubertà, a mezzo del cammino (fra i trentasei e i quarant'anni), e in cospectu mortis ". [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.313]
 
"La visione è come un sogno, ma in stato di veglia. Essa procede dall'inconscio lungo la percezione conscia, e non è altro che l'irruzione momentanea di un contenuto inconscio nel continuum della coscienza. Lo stesso fenomeno si verifica anche nel turbamento mentale".  [JUNG: La dinamica dell'Inconscio - pg.328]
 
"Il simbolo non è un segno, scelto intenzionalmente o arbitrariamente, di un fatto noto e afferrabile, bensì un'espressione antropomorfica – e pertanto limitata - (...) di un contenuto sovrumano e quindi soltanto parzialmente comprensibile. Il simbolo ne è invero la migliore espressione possibile, tuttavia è di livello inferiore a quello del mistero ch'esso contrassegna".   [JUNG: Psicologia e religione - pg. 201]
 
"Benché la Chiesa cattolica ammetta che vi possono essere sogni mandati da Dio, quasi nessun teologo tenta di capirli. Dubito inoltre che esista un trattato protestante sui dogmi che si "abbassi" fino a considerare la possibilità che la vox Dei possa essere percepita in sogno". [JUNG: Simboli di trasformazione - pg.301]
 
"Il Sé potrebbe parimenti venir definito come "il dio in noi". Gli inizi di tutta la nostra vita psichica sembrano scaturire, inestricabili, da questo punto e tutte le mete ultime e supreme sembrano convergervi. Questo paradosso è inevitabile, come avviene ogni qualvolta cerchiamo di definire qualcosa che supera la capacità del nostro intelletto.  (...) 
Il Sé ha a che fare con l'Io quanto il Sole con la Terra".    [JUNG: L'io e l'inconscio - pg.162]
 
« Mi si accusa di misticismo. Ma io non mi dichiaro responsabile del fatto che l'uomo ha sempre e dappertutto sviluppato naturalmente la funzione religiosa e che quindi l'anima umana è imbevuta e intessuta fin dagli inizi di sentimenti e rappresentazioni religiose". [JUNG: Il problema della malattia mentale - pg.218]
 
Mi fermo qui. Ma ci si può rendere conto che anche un ateo-scettico-razionalista, quale ero io, a questo punto non poteva rimanere indifferente e continuare a considerare quella visione come una semplice ed arbitraria fantasia. Tutte queste "coincidenze significative" (come direbbe Jung) dovevano essere spiegate. 
 
Ebbene, dopo 25 anni di ricerche, ho scoperto: 
 
1 - che quel simbolo è l'equivalente occidentale del Tao (yin-yang) orientale, cioè la sintesi grafica di un Principio universale (la Complementarità degli opposti, di cui ho sintetizzato le regole principali) di validità *dimostrabile* virtualmente in OGNI disciplina del sapere;
2 - che gli attributi di questo Principio (onnipresenza, unità-dualità-trinità, trascendenza, ecc.) corrispondono con quelli che le tradizioni religiose hanno riconosciuto da sempre alla figura divina.
 
Da tutto ciò deriva:
 
3 - che l'esistenza di Dio è razionalmente DIMOSTRABILE e che, dunque, la Sua ineffabilità è solo la conseguenza della nostra ignoranza;
4 - che il cammino della Ragione conduce al Dio-Principio come il cammino della Fede conduce al Dio-Amore e che, dunque, Fede e Ragione non sono più mutuamente esclusivi, ma dei veri e propri opposti complementari.
 
Ciò premesso, il fine attuale della mia ricerca (su cui ho scritto parecchie centinaia di pagine) è quello di dimostrarne la validità nel campo della Fisica, così come intuiva il fisico Nils Bohr:
 
"Il principio di complementarietà di Nils Bohr era nientemeno che un tentativo per costruire la pietra angolare di una nuova epistemologia. Quando «...nella prospettiva filosofica generale... ci si presentano situazioni che richiamano quella della fisica quantistica», non significa che queste situazioni siano in qualche modo un pallido riflesso, o «vaghe analogie», di un principio che risulta fondamentale soltanto nella fisica quantistica; piuttosto è la situazione della fisica quantistica che rappresenta soltanto un riflesso di un principio onnipervadente. (...)                 
Qualunque fossero i fattori più importanti che contribuirono alla formulazione del principio di complementarietà da parte di Bohr in fisica, (...) fu il significato universale del ruolo della complementarietà che Bohr intendeva sottolineare. (...) Infatti, come Rosenfeld fa puntualmente notare, «Mentre la sua intuizione sul ruolo della complementarietà in fisica si approfondiva nel corso di questi anni creativi, egli riuscì a indicare situazioni in campo psicologico e biologico che presentano anch'esse aspetti complementari; e la considerazione di tali analogie da un punto di vista epistemologico gettava luce, a sua volta su problemi fisici non familiari.
Bohr dedicò una notevole quantità di duro lavoro ad esplorare le possibilità di applicazione della complementarietà ad altri campi del sapere; egli attribuiva a questo compito un'importanza non minore delle sue ricerche puramente fisiche".  (G. HOLTON: L'immaginazione scientifica - pg.132)
#960
1.a PARTE

Vorrei proporvi la cronaca molto sintetica di una esperienza-lampo che vissi molti anni fa, una sorta di visione estatica che segnò l'inizio della mia ricerca sul Principio di Complementarità.
Forse qualcuno già la conosce, avendola già presentata qualche tempo fa, e se la ripresento ancora non è per esibizionismo, ma perché sono pienamente convinto che si tratti di un evento estremamente istruttivo, soprattutto dal punto di vista filosofico-teologico.
Ecco il resoconto:

Santo Domingo de los Colorados (Ecuador), ore 6 di mattina di un giorno di marzo del 1988 (ero in Ecuador come tecnico in un Progetto di cooperazione internazionale). Mi svegliò il trambusto di alcuni cani che si stavano azzuffando nel mio giardino. Mi alzai per cacciarli via e tornai sotto le lenzuola. Chiusi gli occhi per continuare il mio sonno, ma dopo pochi secondi, all'improvviso, chiarissima, un'immagine interiore nello stesso "luogo intimo" in cui normalmente visualizziamo i nostri pensieri. Anzi, più che un'immagine, si trattò di una sequenza di immagini:


1 - Una pietra grigia quadrangolare.
2 - Due linee orientate (frecce), parallele, contrapposte, in rilievo nella parte centrale inferiore della pietra.
3 - Appare un sole nel centro del bordo superiore della pietra.
4 - Un raggio unisce il sole con il mio "terzo occhio"; il sole mi appare come un occhio vivente, che vede me; sento una parola (o un'idea): «Geometria non-euclidea».
5 - Il raggio ruota (perno sul sole) fino a portarsi in verticale sulle due "frecce", tagliandole perpendicolarmente e centralmente.
6 - Le due linee all'improvviso si elevano ordinatamente e simmetricamente a spirale attorno al raggio (come due serpentelli) fino a chiudersi in un 8.

A questo punto aprii gli occhi turbato, perché in quel momento non stavo affatto pensando in quegli elementi, eppure essi erano presenti dentro di me come se fossero pensieri miei; e inoltre perché la figura finale era, inaspettatamente, un simbolo noto a tutti (insegne farmaceutiche, ricette mediche, ecc.).
Il cuore cominciò improvvisamente a battere forte, e mi sedetti spaventato sul letto, chiedendomi cosa mi stesse succedendo. E in quel preciso momento, accadde un'altra cosa singolare: ebbi la sensazione netta come se mi avessero fatto un'iniezione ...nell'anima; e per un attimo tutto il mio essere, persino la bocca e il palato, fu invaso del sapore di tutte le essenze vegetali del mondo, tanto che ciò evocò in me uno dei primi ricordi infantili quando, ancora incerto sulle gambe, caddi sul prato e sentii in bocca, forse per la prima volta, il sapore dell'erba.
Ma questo "colpo di coda" della visione mi permise di fare la prima associazione razionale possibile tra tutti quegli elementi apparentemente sconclusionati: le essenze vegetali (o le loro sintesi chimiche) sono infatti alla base della farmacologia.
La cosa più impressionante, che mi portò a guardare in faccia la pazzia, fu la sensazione terribile di "non essere padrone in casa mia", e che la mia interiorità fosse abitata da una presenza estranea, come quella degli schizofrenici, o dei "posseduti".
Per un momento mi sentii disperato e soprattutto solo (non avevo mai sentito parlare di esperienze analoghe): sentivo drammaticamente di essermi allontanato troppo dalla condizione umana ordinaria. 
Ma mi salvò dalla pazzia l'idea che quel simbolo era anche un simbolo antico, e quindi non ero poi così solo: se ero pazzo io, mi dissi, dovevano esserlo anche tutti quelli che lo avevano raffigurato nel corso dei millenni fino ai giorni nostri e fino a rappresentarlo nelle ricette dei medici e nelle insegne delle farmacie! ...E questo mi diede un po' di conforto.
E poi si affacciò in me l'idea curiosa e affascinante che (questo lo sapevo, avendo studiato l'Iliade alle scuole medie) si trattava del simbolo di Mercurio, cioè del "messaggero degli dèi",


proprio nel momento in cui la mia esperienza potevo raccontarmela proprio come un messaggio proveniente da una intelligenza ALTRA dalla mia, con una SUA logica a me sconosciuta.
Fu allora che pensai a Jung, di cui avevo letto una decina di anni prima "Psicologia e Religione" senza capirci quasi nulla, e che avevo eliminato dai miei orizzonti intellettuali, come "mistico", anzi, come "mistificatore". Lui infatti parlava di questi strani eventi psichici, di questi misteriosi "archetipi" che in certi momenti particolari della vita emergono dalle profondità dell'inconscio e irrompono nella vita cosciente per compensare certi squilibri o certe carenze nella nostra concezione generale del mondo.
E così, prima di dichiararmi psicopatico da manicomio, decisi che avrei approfondito questa questione.

Ora sorvolo sulle ulteriori implicazioni di tipo emotivo-personale di questo singolare evento. Voglio accennare solo alle prime sorprendenti scoperte che feci qualche mese più tardi tornando a Roma e infilandomi in una libreria per saperne di più su questo simbolo e sulla sua storia. Intanto scoprii l'esistenza di un Dizionario dei simboli, e la mia sorpresa si trasformò in vero e proprio stupore, quando alla voce "Caduceo" lessi:

"Lo stesso simbolismo [del caduceo greco] viene espresso: dal doppio arrotolamento intorno al bastone brahmanico; da quello dei due nâdi del tantrismo, intorno a Sushûmna; dalla duplice circumambulazione di Izanagi e Izanami intorno al pilastro cosmico prima della loro unione; meglio ancora, da Fu-hsi e Niü-kua, uniti per le loro code di serpente, che si scambiano gli ATTRIBUTI DEL COMPASSO E DELLA SQUADRA". [Diz. dei simboli BUR Rizzoli]


Compasso e squadra!! Di nuovo la GEOMETRIA (la voce della mia visione diceva: "geometria non-euclidea"!!) ...che mi sembrava così estranea logicamente dal simbolo di un dio greco antico!!! Solo alcuni anni più tardi appresi che la geometria non-euclidea (Rieman-Lobachevskj) segna il passaggio da una concezione *lineare* dello Spazio (squadra) ad una concezione *curva* (compasso).

E più avanti, alla voce "serpente" lessi:

"Nel Camerun del Sud, i Pigmei, nel linguaggio di caccia, rappresentano il serpente con un tratto sul suolo. Alcuni graffiti dell'epoca paleolitica hanno sicuramente lo stesso significato. Si può dire che riportino il serpente alla sua espressione originaria. E' UNA LINEA, MA UNA LINEA VIVENTE: una astrazione, ma, secondo il termine di André Virel, un'astrazione incarnata. La linea si anima, è suscettibile di tutte le rappresentazioni, di tutte le metamorfosi".  [Diz. dei simboli BUR Rizzoli]

Appresi poi che "hermai" (da cui Hermes) in greco significa anche PIETRA, e tutto ciò mi sembrò incredibile. Ma nelle mie ricerche successive, da allora fino ad oggi, ho messo insieme un centinaio di pagine di frammenti del tipo:

"Il Mercurio degli alchimisti rappresenta una personificazione e una concretizzazione di ciò che noi oggi chiamiamo inconscio collettivo. [...] Dell'inconscio si può avere esperienza perlomeno indiretta grazie alle sue manifestazioni. Senza dubbio esso costituisce in sé un'ipotesi, che però ha perlomeno altrettanta verosimiglianza di quella dell'atomo". [JUNG: Mysterium coniunctionis - pg.463]

« Il confronto con l'inconscio ha perlopiù inizio nell'ambito dell'inconscio personale, basato sui contenuti aquisiti personalmente, e prosegue poi attraverso i simboli archetipici, che rappresentano l'inconscio collettivo. Il confronto ha lo scopo di superare la dissociazione. Per giungere a questa meta terapeutica, la natura o l'intervento esterno del medico inducono la collisione e il CONFLITTO TRA GLI OPPOSTI, senza il quale non è possibile alcuna riunificazione. Ciò comporta non solo prender coscienza del conflitto, ma anche vivere una esperienza eccezionale: IL RICONOSCIMENTO DI UN'ENTITÀ ESTRANEA AL PROPRIO INTERNO, ovvero di una VOLONTÀ AUTONOMA obiettivamente esistente. Gli alchimisti, con sorprendente lungimiranza, chiamarono Mercurio quest'entità dalla natura difficilmente afferrabile. E' egli stesso la fonte di tutte le opposizioni, poiché è DUPLEX e utriusque capax. Quest'entità elusiva rappresenta in ogni particolare l'inconscio, al confronto col quale conduce ogni corretta interpretazione dei simboli. Il confronto con l'inconscio è sia un'esperienza irrazionale sia un processo conoscitivo ». [JUNG: Studi sull'alchimia - pg.367]

"Lo stesso Buddha ebbe la sua illuminazione in un istante atemporale, quando, ALL'ALBA, dopo ancora una notte trascorsa in meditazione, alzò gli occhi al Cielo e scorse improvvisamente la stella del mattino (Mercurio). Sono state scritte migliaia di pagine sul mistero di questa illuminazione avvenuta all'alba". [M.ELIADE: Mefistofele e l'Androgino - pg.24]

"Come insegna Ermete Trimegisto, (...) «...l'Intelletto non è una parte della sostanza divina; ne è piuttosto l'irradiazione, come UN RAGGIO DI LUCE CHE SCATURISCE DAL SOLE...»". [T. BURCKHARDT: Alchimia - pg.37]

"LUCE DEL SOLE E OCCHIO SONO TUTT'UNO. [...] La Chandogya Upanishad dice che la persona dell'occhio è la persona del sole (I, VII, 5) [...]. Il sole, dirà Giordano Bruno, è l'intelletto attivo, unico e divino[...]. L'occhio nasce dalla luce, per la luce: la Luce lo chiama in vita affinche la luce interna vada incontro all'esterna [...]. È nell'occhio di Beatrice che Dante scorge il Cristo nell'unità della sua natura umana e divina [...]. In svedese la pupilla è detta nasten "PIETRA DELL'OCCHIO". Bellocchio vale "pietra"; nel mito germanico il fabbro Völundr confeziona la pietra sacra, filosofale, iarknasteinn, con occhi di bambino". [E.ZOLLA: Le meraviglie della natura - pg 572]

"Per gli Egizi, e ancor oggi per i Dogon, IL CENTRO DEL SOLE È "COME" UNA PUPILLA. Il cerchio della pupilla nel geroglifico dell'occhio isolato, vale come geroglifico del Sole: [un cerchio con il suo centro] (ra), che significa anche il giorno e il tempo; si ritrova anche nel geroglifico dell'ureo, il serpente fulminante o benedicente erto sulla fronte dei re e degli dèi come un terzo occhio. LA POTENZA SERPENTINA IRRAGGIA DA QUELLA PUPILLA CHE È UNA PIETRA pietrifìcante o benedicente, d'inciampo o di volta".  [E.ZOLLA: Le meraviglie della natura - pg. 573]

"Ma il segno indicante OCCHIO-PIETRA-SOLE-DIO (yr), si può scrivere dopo il geroglifico del trono. "Trono" e "altare" spesso coincidono. [..] Il grembo che custodisce Osiride, dice un papiro (Bremner-Rhind), esce dall'occhio di Horo, ESCE DALLA PUPILLA DI ATUM (DIO PADRE) QUANDO SORGE IL SOLE (Ra): è la Sapienza vergine, madre del suo Figliolo sacrificale, creata ALL'ALBA del tempo". [E.ZOLLA: Le meraviglie della natura - pg. 578]

"Per i pigmei Semaug, i Fuegini e i Boscimani, IL SOLE È L'«OCCHIO» DEL DIO supremo. [...] I Samoiedi vedono nel sole e nella luna gli occhi di Num (= Cielo); il sole è l'occhio buono, la luna quello cattivo".   [M.ELIADE: Trattato di storia delle religioni - pg.131]  

""Il sole Surya è l'occhio di Mitra e di Varuna; presso i persiani è l'occhio di Ahura-Mazda; per i greci Elio è l'occhio di Zeus, altrove è l'occhio di Ra o di Allah". [G. DURAND: Le strutture antropologiche dell'immaginario - pg. 184]

"Secondo una leggenda babilonese, Ea deve aver creato L'ESSERE DELLA LUCE Ud-Dushu-Nâmir, IL MESSAGGERO DEGLI DÈI. (...) Il nome significa: "LA SUA LUCE IRRAGGIA". (...) Il messo degli dèi si chiama comunemente Girru, che è il dio del fuoco. Come tale egli ha un aspetto etico, poiché distrugge il male con il suo fuoco purificatore". [JUNG: Psicologia e religione - pg.121]

"Presso i Greci LA MEDICINA ERA ATTRIBUITA ad Apollo, cioè AL PRINCIPIO SOLARE, e a suo figlio Asklepios (trasformato in Esculapio dai Latini); ma, nei «libri ermetici», Asklepios diventa figlio di Ermete; si noti poi che il bastone che costituisce il suo attributo ha stretti rapporti simbolici con il caduceo. L'esempio della medicina permette allora di comprendere come una medesima scienza possa avere degli aspetti che si riferiscono in realtà a differenti ordini, dal che derivano corrispondenze ugualmente differenti, anche se gli effetti che si producono all'esterno sono apparentemente simili, poiché vi è la medicina puramente spirituale o «teurgica», e vi è la medicina ermetica o «spagirica». Tutto questo, è in rapporto diretto con la questione che stiamo considerando; e forse un giorno spiegheremo perché la medicina, dal punto di vista tradizionale, era ritenuta essenzialmente una scienza sacerdotale".  [R.GUÉNON: Forme tradizionali e cicli cosmici - pp.112-13]  

"Secondo Keplero, «..in questo mondo inferiore o sfera terrestre si cela una NATURA SPIRITUALE CAPACE DI GEOMETRIA, che si ristora dalle RELAZIONI GEOMETRICHE e armoniche DEI RAGGI LUMINOSI CELESTI «EX ISTINTU CREATORI», e incoraggia e spinge a far uso delle sue stesse forze»".      [JUNG: La dinamica dell'inconscio - pg.516]

"Per la dottrina del Brahman, la illuminazione, la comprensione realizza il miracolo della uscita dal tempo. L'istante paradossale dell'illuminazione è paragonata nei testi vedici e upanishadici al raggio. "NEL RAGGIO LA VERITÀ". Si sa che la stessa immagine "raggio-illuminazione spirituale" si trova nella metafisica greca e nella mistica cristiana". [M.ELIADE]

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