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Messaggi - doxa

#946
Attualità / Re:Via Crucis 2020
11 Aprile 2020, 22:20:35 PM


"Via Crucis", una storia lunga secoli. Cominciò a Gerusalemme alla fine del IV secolo, ma come la conosciamo noi risale al Medioevo.
La Via Crucis è un rito che intreccia "Parola di Dio", storia e preghiera.
Evoca l'ultimo tratto del cammino percorso da Gesù durante la sua vita terrena: da quando Egli e i suoi discepoli, "dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il Monte degli Ulivi" (Mc 14, 26), fino a quando il Signore fu condotto al "luogo del Golgota" (Mc 15, 26), fu crocifisso e sepolto in un sepolcro appartenente a Giuseppe d'Arimatea scavato nella roccia di un giardino vicino.

Reperti archeologici attestano l'esistenza del culto cristiano nel II sec. d. C., nell'area cimiteriale dove era stato scavato il sepolcro di Gesù.

Alla fine del IV secolo la pellegrina Eteria nel suo diario descrive tre edifici costruiti sul Golgota e della processione che in alcuni giorni si snodava dall'Anastis al Martyrium. Non era una Via Crucis o una Via Dolorosa. Ma quella processione con i suoi canti nei luoghi della Passione, è considerata da alcuni studiosi la forma embrionale della futura Via Crucis a Gerusalemme.
Alla pietà compassionevole dei fedeli verso il mistero della Passione si deve aggiungere l'entusiasmo sollevato dalle crociate per recuperare il Santo Sepolcro, i pellegrinaggi dal XII secolo, la presenza stabile dal 1233 dei Frati Minori Francescani nei "luoghi santi" del cristianesimo.
Alla fine del XIII secolo la "Via Crucis" era menzionata, non ancora come "pio esercizio" ma come cammino percorso da Gesù nella salita al Calvario, indicato da una successione di "stazioni".
Nel 1294 circa il frate domenicano Rinaldo di Monte Crucis, nel suo "Liber peregrinationis" afferma di essere salito al Santo Sepolcro "per viam, per quam ascendit Christus, baiulans sibi crucem", e ne descrive le varie stationes: il palazzo di Erode, il Litostrato (dove Gesù fu condannato a morte), il luogo dove egli incontrò le donne di Gerusalemme, il punto in cui Simone di Cirene prese su di sé il patibulum che portava Gesù sulle spalle, ecc..
La Via Crucis come "pio esercizio basato sulla devozione alla passione di Cristo e al cammino percorso da Gesù nella salita al Calvario, nacque da una sorta di fusione di tre devozioni che si diffusero dal XIV secolo soprattutto in Germania e nei Paesi Bassi:
1. la devozione alle "cadute di Cristo" (stremato dal peso del patibulum);
2. la "devozione ai cammini dolorosi di Cristo" (consiste nell'incedere processionale da una chiesa all'altra) in memoria dei percorsi di dolore compiuti da Cristo durante la sua passione: Dal Getsemani alla casa del Sommo Sacerdote Anna (Gv 18, 13, da questa alla casa di Caifa (Gv 18, 24; Mt 26, 56), poi nel palazzo del Pretorio dov'era Ponzio Pilato (Gv 18, 28; Mt 27, 2), al palazzo di Erode (Lc 23, 7); 

3. la devozione alle "stazioni di Cristo", ai momenti in cui Gesù si ferma durante il cammino verso il Golgota, o perché costretto dai soldati romani, o perché stremato dalla fatica, o per dialogare brevemente con alcune persone.
Nel lungo processo di formazione della Via Crucis sono da segnalare due elementi: la "fluttuazione" della "prima stazione" e la varietà delle altre "stazioni".

Per quanto concerne l'inizio della Via Crucis, gli storici segnalano almeno quattro episodi differenti, scelti come "prima stazione:

1. l'addio di Gesù a sua madre (come prima "stazione" non ebbe larga diffusione a causa del problematico fondamento biblico);
2. la lavanda dei piedi (questa "prima stazione" che si situa nell'ambito dell'ultima cena e dell'istituzione dell'eucarestia, è attestata in alcune Vie Crucis nella seconda metà del XVII secolo;
3. l'agonia (= angoscia) del Getsemani; il "giardino degli ulivi" costituisce l'inizio di una breve Via Crucis del XVII secolo con sole sette "stazioni", diffusa dai religiosi della "Compagnia di Gesù";

4. la condanna di Gesù nel Palazzo del Pretorio, antica "prima stazione", che segna l'inizio dell'ultimo tratto del cammino di Gesù dal Pretorio al Calvario.

Anche il soggetto delle stazioni era vario. Nel XIV secolo vigeva la diversità nella scelta delle "stazioni", del loro numero e ordine. Nei vari schemi di Via Crucis c'erano "stazioni" con la cattura di Gesù nel Getsemani, il rinnegamento di Pietro, la flagellazione, le accuse diffamatorie in casa di Caifa, lo scherno della veste bianca nel palazzo di Erode, che non figurano in quello che diverrà 'iter definitivo.
La Via Crucis, nella sua forma attuale, con le 14 "stazioni" disposte nello stesso ordine, è attestata in Spagna nella prima metà del XVII secolo in ambito francescano. Dalla penisola iberica passò prima in Sardegna, in quel tempo dominio della Spagna, poi nella penisola italica.

Un convinto ed efficace propagatore fu Leonardo da Porto Maurizio (Imperia), frate minore riformato francescano, al secolo Paolo Girolamo Casanova (1676 – 1751). Fece edificare 752 Vie Crucis, delle quali è nota quella di Roma nel Colosseo, su richiesta del pontefice Benedetto XIV, il 27 dicembre 1750, a ricordo di quell'Anno Santo.
Le 14 stazioni della Via Crucis, nella forma definitiva arrivate a noi, sono le seguenti:

1) Gesù è condannato a morte;
2) sulle spalle di Gesù viene messo il patibulum;
3) Gesù cade per la prima volta;
4) Gesù incontra sua Madre;
5) Simone di Cirene aiuta Gesù a portare il patibulum;
6) Veronica asciuga il volto di Gesù;
7) Gesù cade per la seconda volta;
8  Gesù ammonisce le donne di Gerusalemme;
9) Gesù cade per la terza volta;
10)Gesù è spogliato degli abiti;
11)Gesù è inchiodato sulla croce;
12)Gesù muore in croce;
13)Gesù è deposto dalla croce;
14)il corpo di Gesù è collocato nel sepolcro.
(Fonte "Famiglia Cristiana"; articolo di Alberto Chiara; 14- 4 – 2017).
#947
Attualità / Re:Via Crucis 2020
11 Aprile 2020, 21:38:16 PM
Piazza San Pietro. Finalmente ieri sera un "Venerdì Santo" storico, da ricordare. Meravigliosa la scenografia, non quella affollata "nazional-popolare" con contorno di turisti al Colosseo, ma silenzio e preghiere per la Via Crucis di papa Francesco nella semideserta piazza illuminata dalle luci serali e dalle fiaccole in terra a forma di croce al centro del colonnato del Bernini.

Bravi gli scenografi. 

Questo è il modo per suscitare la spiritualità  cristiana, per  far pensare alla trascendenza altro che le affollate processioni che si snodano in paesi e città.

La spiritualità non implica la fede in una religione. Anche l'ateo, se vuole, può intraprendere il soggettivo, intimistico ed ascetico cammino spirituale.


cliccare sulle immagini per ingrandirle






#948
cliccate sul link per due filmati


https://www.youtube.com/watch?v=wQZd2XMYt0s

la paura e la superstizione popolare non hanno confini.

Stasera vi allieto lo spirito parlandovi dei monatti.

Monatto: dal dialetto milanese "monatt", di etimo incerto.

Nei secoli XVI e XVII nei periodi di epidemia pestilenziale i monatti erano gli incaricati dai Comuni  per il trasporto degli appestati nel lazzaretto o nelle fosse comuni dei morti di peste. Eseguivano anche le sepolture e la distruzione degli oggetti dei defunti che potevano essere latori di contagio. Per la triste mansione venivano scelti condannati a morte, carcerati, o persone guarite dal morbo perciò immuni da esso.


Proprio per la loro origine spesso malavitosa, erano inizialmente sorvegliati da commissari e soggetti a regole e norme, ma, con il passare del tempo e il dilagare dell'epidemia, i monatti sfuggirono ad ogni forma di controllo: "...si fecero, i monatti, principalmente, arbitri d'ogni cosa [...] Sono considerati un flagello nel flagello dell'epidemia. Indossano vestiti dai colori accesi, quali il rosso, con pennacchi e fiocchi di vari colori che quelli sciagurati portavano come segno di allegria, in tanto pubblico lutto(A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXXII).

Manzoni descrive i monatti nell'epidemia di peste a Milano nel 1630:
"serventi pubblici ... addetti ai servizî più penosi e pericolosi della pestilenza: levar dalle case, dalle strade, dal lazzeretto, i cadaveri; condurli sui carri alle fosse, e sotterrarli; portare o guidare al lazzeretto gl'infermi, e governarli; bruciare, purgare la roba infetta e sospetta"(Promessi Sposi, cap. XXXII).
Raramente i monatti mostrarono segni di compassione e di rispetto nei confronti dei morti e delle loro famiglie.


Nell'episodio della madre di Cecilia (cap. XXXIV), il monatto pur definito inizialmente turpe, mostra invece un atteggiamento difforme a quello dei suoi compagni descritti in precedenza; la diversità dei modi della donna lo induce a un insolito rispetto e ad una esitazione involontaria, fino alla finale gentilezza nei confronti del corpo morto di Cecilia:"Il monatto si mise una mano al petto; e poi, tutto premuroso, e quasi ossequioso, più per il nuovo sentimento da cui era come soggiogato, che per l'inaspettata ricompensa, s'affaccendò a far un po' di posto sul carro per la morticina".
Sull'uscio di casa la madre di Cecilia parla con il monatto mentre sorregge tra le braccia il corpo esanime della bambina.


Altra dolorosa incombenza era quella degli "apparitori": avevano l'incarico di annunciare il passaggio dei carri dei monatti e dei "commissari" incaricati di vigilare su queste attività. Per il loro annuncio gli apparitori usavano dei campanelli legati alle caviglie o alla cinta dei pantaloni, avvertivano "col suono d'un campanello, i passeggeri che si spostassero" (cap. XXXII).


Nel capitolo XXXVI de "I Promessi Sposi" Renzo alla ricerca di Lucia a Milano, si "traveste" da apparitore per riuscire a introdursi indisturbato nelle corsie femminili del lazzaretto di Milano, indossando al piede un campanello, ma un commissario gli rivolge degli ordini, decide allora di sbarazzarsi del campanello, ritenendo di poter avere più problemi che vantaggi da quel travestimento.

Manzoni dice che gli apparitori e i monatti venivano accusati di ruberie e "che lasciassero cadere apposta dai carri robe infette, per propagare e mantenere la pestilenza" (cap. XXXII).

Nella bassa padana, al di là del fiume Po, nella città di Piacenza, nella grida "Regole et ordini", i monatti venivano distinti tra "brutti" e "netti". "...alla porta della casa che si dovrà espurgare, mandandosi dentro di quella solamente li monatti brutti, che entravano per primi nella case infette, facendo la prima purgazione, esponendosi fortemente al contagio"; i monatti netti ripetevano la disinfezione in condizioni igienico-sanitarie meno rischiose per distruggere ed eliminare potenziali microrganismi patogeni.
#949
Il filosofo e sociologo francese Paul-Michel Foucault (1926 – 1984) scrisse il saggio titolato "Sorvegliare e punire. Nascita della prigione". Nella terza parte del terzo capitolo dedicato al "panoptismo" argomenta anche sulla peste.

"Panoptismo" è una parola di origine greca derivante da "panòpticon, lemma composto da "pan" (= tutto) + "opticon" (= visione completa). Fa riferimento al carcere ideale progettato nel 1791 dal filosofo e giurista Jeremy Bentham per permettere ad unico sorvegliante di osservare (opticon) tutti (pan) i soggetti e le strutture dell'istituzione carceraria. E' una costruzione ad anello al cui interno si trovano tante celle e al cui centro è posizionata una torre per mezzo della quale viene esercitato il controllo.
Il nome panòpticon evoca il mito greco di "Argo Panòptes": un gigante con un centinaio di occhi disposti in tutte le direzioni; dormiva chiudendone cinquanta per volta, perciò considerato un ottimo guardiano.
Foucault usò il termine panòpticon come metafora del potere invisibile che ha la possibilità di spiare tutto e tutti.
La descrizione dell'epidemia di peste riportata dall'autore è tratta dagli archivi militari di Vincennes (Francia) della fine del XVII secolo e somiglia in parte alle odierne pratiche di quarantena e misure di sicurezza messe in atto per contrastare il propagarsi del COVID 19.
La città idealmente divisa in settori amministrativi e chiusa alla circolazione anche nel circostante territorio agricolo. Interdizione di uscirne, pena la vita. Tutti gli animali randagi venivano uccisi. Ogni strada era sottoposta all'autorità di un sindaco. Se la lasciava incontrollata veniva ucciso.
In un giorno pre-determinato ogni famiglia doveva rimanere in casa. Il sindaco chiudeva dall'esterno le abitazioni e le chiavi le consegnava all'intendente di quartiere, che le conservava fino alla fine della quarantena.
Ogni famiglia aveva le provviste, gli alimentari che non avevano venivano forniti e introdotti in casa tramite tubature in legno o ceste issate con le carrucole o le corde.
Se era assolutamente necessario uscire di casa, poteva farlo uno alla volta. Nelle strade giravano soltanto il sorvegliante, l'intendente, i soldati di guardia e i cosiddetti "corvi", "persone da poco che trasportano i malati, interrano i morti, puliscono e fanno molti servizi vili e abbietti".
Foucault dice che le ispezioni erano continue: ogni giorno il sindaco passava per la strada di cui era responsabile; si fermava davanti ad ogni casa; faceva mettere tutti gli abitanti alla finestra e chiamava ciascuno per nome; si informava sul loro stato di salute; erano obbligati a dire la verità per non rischiare la vita; se qualcuno non si presentava il sindaco chiedeva la motivazione: "In questo modo scoprirà facilmente se si dia ricetto a morti o ad ammalati".

Vigeva un sistema simile a quello carcerario, quando la guardia passava di cella in cella, batteva sulla porta e il prigioniero doveva presentarsi.
La sorveglianza degli abitanti si basava su un sistema di registrazione permanente: rapporti dei sindaci agli intendenti, degli intendenti agli scabini o al sindaco della città.
All'inizio della "reclusione" veniva stabilito il ruolo di tutti i cittadini. Sui registri venivano annotati "il nome, l'età, il sesso, senza eccezione di condizione": una copia per l'intendente del quartiere, un'altra per l'ufficio comunale, ed ancora un'altra per il sindaco della strada, per poter fare l'appello giornaliero.
Tutto ciò che veniva osservato nel corso delle visite (morti, malattie, reclami, irregolarità) veniva trascritto e trasmesso agli intendenti e ai magistrati. Questi sovrintendevano alle cure mediche, attribuivano un medico e nessun altro sanitario poteva curare l'infermo, nessun farmacista poteva preparare i medicamenti, nessun confessore poteva visitare un malato, senza aver ricevuto un'autorizzazione scritta "per evitare che si dia ricetto e si curino, all'insaputa del magistrato dei malati contagiosi".
Dopo cinque o sei giorni dall'inizio della quarantena si procedeva alla disinfezione delle case. Gli abitanti venivano fatti uscire all'esterno. In ogni stanza venivano spostati mobili e merci, chiuse le finestre e diffuse delle essenze. Al termine gli addetti alla disinfezione venivano controllati, per vedere se avevano rubato oggetti di valore nelle abitazioni. Dopo quattro ore gli abitanti potevano rientrare in casa.
Alla peste si rispondeva con gli ordini da parte delle autorità costituite, per evitare le confusioni create dalla paura e dalla morte a seguito della malattia e del contagio che si diffondevano rapidamente quando i corpi delle persone erano ravvicinati.
Foucault afferma che oltre alla paura della peste c'era il timore per le rivolte, i crimini, il vagabondaggio, lo sciacallaggio. L'epidemia suscita il desiderio dell'ordine, della disciplina, sorveglianze e controlli, intensificazione e ramificazione del potere.
#950
Percorsi ed Esperienze / Re:Maledette abitudini
07 Aprile 2020, 15:58:32 PM
Daniele ha scritto:
CitazioneQuesta società non è adatta a far crescere spiritualmente un indivio, ma lo soggioga ai propri vizi e abitudini.

Ma lo dici per convincere te stesso o chi ti legge ?

Qual è la "società adatta a far crescere spiritualmente un individuo" ?

Esiste sulla Terra ? In caso affermativo dimmi quale.

Tu dici che questa società ci "soggioca ai propri vizi e abitudini".

Ma i vizi sono collegati alle virtù, anche se opposti. E sono le virtù che di solito degenerano in vizio, per esempio l'attività sessuale in lussuria, che in questo periodo di quarantena favorirà le nascite con sommo piacere di chi le vuole.


Siamo oltre 60 milioni e siamo troppi, sono tanti i disoccupati, altro che incrementare le nascite di italiani. Strombazzano l'accoglienza degli immigrati per la felicità economica delle onlus e delle diverse cooperative, poi per mischiare le carte in tavola dicono che nascono pochi italiani. Ma chi se ne frega. Ci sono gli immigrati che bilanciano le mancate nascite. E in questo periodo sono preoccupato per loro: dalle coste del nord Africa non partono barconi verso l'Italia. Ho una crisi di astinenza per il loro mancato arrivo. Soffro molto non sapere dove sono in questo periodo le navi delle onlus sempre così solerti nel trovare  barconi e barchette non "viste" dalle navi militari.

Ho pontificato, ora torno ad argomentare sui vizi.

Cos'è veramente un vizio che da sempre lusinga, attrae, seduce molto più della virtù ?

I "sette vizi capitali" (superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e pigrizia)  sono tratti permanenti e sempre attuali della realtà umana. Sono le porte del peccato e di condanna morale per le religioni, all'origine di ogni "cattivo piacere" per i moralisti.

Nella gerarchia dell'immoralità ogni vizio ha diverso rilievo, per te qual è il più grave ?  Mentre sei a letto malato (per Covid ?) pensa le diverse tipologie dei vizi come esercizio di autocoscienza.

CitazioneQuesta quarantena sfruttale per imparare a meditare, pensa ad un carcerato in isolamento, lui desiderebbe la tua facile quarantena.

Meditare pensando a chi, che cosa ? Al "deus ex machina" ?

Preferisco il silenzio, la calma, la tranquillità, l'assenza di parole e di volontà di comunicare. 
#951
Percorsi ed Esperienze / Re:Maledette abitudini
07 Aprile 2020, 11:26:13 AM
Daniele ha scritto
CitazioneAd ogni tua sofferenza presente ramenta gli uomini del passato, che hanno sofferto molto più di te.
.

Mal comune mezzo gàudio ?  Le avversità che ci colpiscono diventano più sopportabili se coinvolgono tante altre persone ? Lo so, è solo un detto popolare, ma il sostantivo "gaudio" (dal latino "gaudium", derivato da "gaudere" = "godere") in questo caso dà gioia spirituale o religiosa ? 
CitazioneStai ancora soffrendo? Allora sei schiavo delle tue stesse abitudini e delle dicerie altrui. L'inconscio va imbrigliato, esso ha sete di esperienze e ti porta ad abituarti a tutto, anche al lusso più sfrenato.

Eh sì, sto ancora soffrendo. Lo ammetto, sono schiavo delle mie abitudini e non riesco ad "imbrigliare il mio inconscio" Come posso fare ?

Siamo giunti alla quarta settimana di clausura forzata, il logorio comincia a farsi sentire  per tutti.

Il distanziamento, a meno di non essere eremiti, asceti, anacoreti e performer dalla disciplina incrollabile che praticano l'immolazione della socialità come medium artistico  ha dimostrato che stare soli con se stessi è difficile, anzi, non ci piace. Ci angoscia e ci consuma. Ciascuno reagisce come può alla "cabin fever" (= febbre di cabina): la sindrome claustrofobica da isolamento che suscita irritabilità, irrequietezza quando un individuo o un gruppo è bloccato in breve spazio o luogo isolato per lungo periodo di tempo.

La cabin fever può provocare sonnolenza o insonnia, ma anche noia di essere a casa da soli per un lungo periodo di tempo. Può generare il bisogno di uscire  anche in condizioni avverse come il maltempo o la visibilità limitata.

L'unico balsamo sembrano essere  i social: permettono di condividere le proprie opinioni  con altri e ci si sente meno a disagio. Infatti i  "mala tempora" provocano stress da alleviare in compagnia, magari tramite network.
#952
Tematiche Filosofiche / Re:Viaggio su Platone.
05 Aprile 2020, 21:35:09 PM
Buonasera giopap, sono un ragazzo di campagna con poca istruzione, e sono consapevole che i filosofi tendono a rendere oscuri i concetti semplici, spiegabili con poche parole. Potresti chiarirmi cosa intendi dire con questa proposizione ?

Citazione anche i cervelli, i quali non possono contenere né generare o comunque "far emergere da sé" altre esperienze coscienti diverse a quella di cui fanno parte; infatti una pretesa "esperienza cosciente contenuta in o fuoruscente da un' altra esperienza cosciente" é un preteso costrutto verbale senza senso.

Lo so, se ti chiedo di parlarmi del cervello, della mente e le loro produzioni poi vari fuori topic, però per me  è necessario capire cosa vuoi dire.

CitazioneEcco perché, qualsiasi senso possa eventualmente essere attribuito alla locuzione "emergenza", anche ammesso che lo consenta il "Wovon man nicht sprechen kann, darüber muß man schweige", pretese cause che ancora non conosciamo le quali possano fare emergere la coscienza dal cervello non poteranno mai essere trovate.

Anche se non riusciremo a conoscere le cause che fanno emergere la coscienza dal cervello cosa cambia ?  Forse la filosofia ha una risposta ?

CitazioneDal cervello "emergono" (sensatamente intendendosi che ne conseguono causalmente) solo e unicamente contrazioni muscolari, movimenti, comportamenti e nient' altro. In particolare non pensieri né altre esperienze coscienti che con i cervelli le neuroscienze dimostrano necessariamente coesistere, e non identificarsi).

Il pensiero viene elaborato dalla mente che fa parte del cervello. Non capisco perché coesiste ma non si identifica.
#953
Percorsi ed Esperienze / Re:Maledette abitudini
05 Aprile 2020, 20:50:34 PM
Buonasera Daniele, comprendo la tua difficoltà a trovare la sezione giusta per inserire il tuo topic. Infatti nel forum manca quella dedicata alla psicologia e quasi tutti i nick si dedicano con voluttà alla noiosa filosofia.
 
Hai scritto
CitazioneScoprire i meccanismi mentali aiuta ad essere sereni e consapevoli.

A quali meccanismi ti riferisci ? Alla coscienza ? All'autostima ? Alla percezione ? All'atarassia ?

Hai aggiunto
CitazioneFare riferimento agli uomini del passato, aiuta a comprendere che anche la sofferenza è illusione, un impostazione mentale.

E qui rientri nell'ambito della filosofia. Quale ti piace ? Quella stoica ?

A me piace quella dionisiaca, anche se non è una filosofia, ma non disdegno quella epicurea.

Altre elucubrazioni e domande ti arriveranno in maniera specifica dagli altri nick.

Buona serata
#954
Percorsi ed Esperienze / Re:Maledette abitudini
05 Aprile 2020, 17:18:54 PM



altra antica stampa. In primo piano la colonna infame. L'epigrafe marmorea è collocata sulla parete esterna della casa. Per ingrandire l'immagine cliccare sulla foto
#955
Percorsi ed Esperienze / Re:Maledette abitudini
05 Aprile 2020, 16:57:18 PM

Antica stampa: la chiesa di San Lorenzo alle colonne. Sul fondo l'arco di Porta Ticinese: In primo piano, sulla destra, la "colonna infame" con sopra la sfera.
#956
Percorsi ed Esperienze / Re:Maledette abitudini
05 Aprile 2020, 16:23:59 PM
Daniele cosa c'entra la filosofia con le abitudini ?

Forse ti riferisci alle filosofiche abitudini  dei partecipanti a questo forum ?

Facciamo finta che sia la "giusta" piazza per discettare sulla questione, poi ci penserà il moderatore a "mandarci dove di dovere"  :)  e spostare il topic dove si conviene...

Daniele ha scritto
CitazioneAllora sei schiavo delle tue stesse abitudini e delle dicerie altrui.

"Schiavo delle dicerie altrui" ? Queste possono causare la morte di persone innocenti.

Siamo in pandemia perciò va bene come esempio rammentare il "dagli all'untore" di manzoniana memoria.



La colonna e la lapide che furono collocate nel 1630 a Milano all'angolo tra le attuali via Gian Giacomo Mora e Corso di Porta Ticinese in memoria del processo "all'untore" Gian Giacomo Mora.

La colonna fu voluta dal governo milanese durante la dominazione spagnola come marchio d'infamia nei confronti dei due untori.  "La casa del Mora si spiani, et in quel largo si drizzi una Colonna, la quale si chiami Infame et in essa si scrivi il successo, né ad alcuno sia permesso mai più riedificare detta casa". 


Quella colonna fu demolita nel 1778 quando Milano apparteneva all'impero austriaco. L'amministrazione comunale cercò di far demolire la colonna, approfittando di una norma che vietava il restauro dei monumenti d'infamia.  Nella notte tra il 24 e il 25 agosto 1778 gli abitanti nelle vicine abitazioni sentirono più volte colpire la base della colonna, che cadde. "La palla che la sormontava rotolò giù pel vicolo dei Vetraschi". Alla fine di agosto i resti furono smantellati completamente.  Dopo l'eliminazione della colonna infame, il terreno venne acquistato e fu costruita un'abitazione. 


La "Storia della colonna infame", simbolo della superstizione e dell'iniquità del sistema giudiziario spagnolo, divenne famosa con l'omonimo saggio di Alessandro Manzoni.  Da Wikipedia: "Milano, allora amministrata dagli spagnoli, fu duramente colpita nel 1630 da una terribile peste diffusa in gran parte del nord della penisola italiana, nota anche come peste manzoniana e che uccise quasi la metà della popolazione provocando la morte di circa 60.000 milanesi: in un clima che vedeva la popolazione allo stremo, aggravato dalla ampia diffusione di superstizioni popolari, una donna del quartiere denunciò Guglielmo Pozza accusandolo di essere un untore intento a diffondere il morbo mediante particolari unguenti procuratigli dal barbiere Gian Giacomo Mora e che egli avrebbe applicato alle porte di alcune case. Venne quindi imbastito un processo in cui i due malcapitati vennero accusati di essere untori: il procedimento, condizionato da un uso disinvolto della tortura secondo gli usi dell'epoca, terminò con la condanna a morte dei due che confessarono la propria inesistente colpevolezza pur di porre fine alle atroci sofferenze a loro causate dalle torture, peraltro contraddicendo più volte le loro stesse dichiarazioni.  La sentenza, oltre ad una condanna a morte da eseguirsi dopo vari supplizi da infliggere sfilando per le contrade della città, prevedeva l'abbattimento della casa-bottega di Gian Giacomo Mora; lo spazio vuoto venne occupato dalla colonna infame a memoria perpetua delle punizioni che sarebbero toccate a chi si fosse macchiato della colpa di essere un untore e come marchio di infamia indelebile per lo sventurato Mora.
Nella prima metà del XVIII secolo l'avversione verso i presunti untori era ancora viva e diffusa tra la popolazione. 


Nel 1674 Carlo Torre nel suo "Ritratto di Milano" scrisse: "Ditemi che state voi osservando in quel lato sinistro, dove apresi ristretta aia, entro cui sorge colonna, e nel cui seno leggesi COLONNA INFAME? S'ella è cagione dei vostri fissi sguardi, dirovvi, essere stata tal colonna eretta nell'anno fatale 1630, allor quando in Milano fiero morbo di pestilenza, fece inenarrabile strazio de' cittadini, venendo accresciuta la di lui rabbia con avvelenate unzioni, anzi ammaliate, da perfidi animi somministrate, che pagarono alfine il fio de' loro tradimenti con gastighi atroci. [...] Vennevi mai all'orecchio più enorme scelleratezza? Fu ragione cancellare dal libro dei viventi chi desiderava estinti gli stessi viventi: spiantare le mura dell'abitazione di colui, che voleva dispopolata di cittadini la sua natia città e con unzioni rendeva più sdruccioloso il sentiere della morte". 


L'abate e storico milanese Serviliano Latuada(1704 – 1764) nel 1738 scrisse: "Sopra la vasta strada, che guida verso il centro della Città, si ritrova a mano manca una Colonna piantata sopra picciola Piazza, che conduce entro un'altra Contrada, detta de' Cittadini [...]. Chiamasi Colonna Infame, sendo stata innalzata ad eterna memoria dell' empia scelleraggine commessa dal barbiere Giangiacopo Mora, che appunto in questo luogo abitava, la di cui Casa diroccata servì di piedistallo all'erezione di questa Colonna. Nell'anno 1630 faceva gran strage in questa Città la pestilenza, ed il mentovato Mora collegato Con Guglielmo Piazza e molt'altri accresceva con unguenti avvelenati a' nostri Cittadini il terrore. Preso pertanto, e condannato ad atrocissima morte, insieme degli altri Complici, gli fu ancora eretto quello perenne testimònio delle di lui scelleraggini" 


Della colonna non sono giunte descrizioni dettagliate, ma nelle stampe è raffigurata con una palla posta sulla sommità. La lapide che descrive gli avvenimenti e le pene inflitte ai colpevoli era originariamente posta su un muro a fianco della colonna ed è oggi conservata nei musei del castello sforzesco.



= "Qui dov'è questa piazza sorgeva un tempo la barbieria di Gian Giacomo Mora il quale congiurato con Guglielmo Piazza pubblico commissario di sanità e con altri mentre la peste infieriva più atroce sparsi qua e là mortiferi unguenti molti trasse a cruda morte.
Questi due adunque giudicati nemici della patria il senato comandò che sovra alto carro martoriati prima con rovente tanaglia e tronca la mano destra si frangessero colla ruota e alla ruota intrecciati dopo sei ore scannati poscia abbruciati e perché nulla resti d'uomini così scellerati confiscati gli averi si gettassero le ceneri nel fiume.  A memoria perpetua di tale reato questa casa officina del delitto il Senato medesimo ordinò spianare e giammai rialzarsi in futuro ed erigere una colonna che si appelli infame.  Lungi adunque lungi da qui buoni cittadini che voi l'infelice infame suolo non contamini.  Il primo d'agosto MDCXXX. (Il presidente della Pubblica Sanità, Marco Antonio Monti senatore) (Il presidente dell'ecc. Senato, Giovanni Battista Trotti) (Il R. Capitano della Giustizia, Giovanni Battista Visconti)"



Oggi all'angolo tra via Gian Giacomo Mora e corso di Porta Ticinese c'è una palazzina; nel 2005 in una rientranza vennero poste una scultura in bronzo e una targa a ricordo degli eventi:  "QUI SORGEVA UN TEMPO LA CASA DI GIANGIACOMO MORA INGIUSTAMENTE TORTURATO E CONDANNATO A MORTE COME UNTORE DURANTE LA PESTILENZA DEL 1630. "... È UN SOLLIEVO PENSARE CHE SE NON SEPPERO QUELLO CHE FACEVANO, FU PER NON VOLERLO SAPERE, FU PER QUELL'IGNORANZA CHE L'UOMO ASSUME E PERDE A SUO PIACERE, E NON È UNA SCUSA MA UNA COLPA". (Alessandro Manzoni, "Storia della colonna infame").
#957
Ultimo libro letto / Re:Le Confessioni.
02 Aprile 2020, 10:12:22 AM
Tutto è soggettivo. Quali sono i "passaggi di una densità, di una profondità, di una così intima e superlativa bellezza" che ti hanno emozionato ?
#958
Giopap, la religione cristiana riceve sostegno dalla religiosità popolare, (i tre quarti dei suoi fedeli) caratterizzata da infantilismo, dall'irrazionalità, dall'alone di magia, dal sincretismo, il sacro si confonde con il profano o con il pagano, la fede è condizionata dai bisogni materiali per l'esistenza.

Per la cosiddetta "pietà popolare" ha grande importanza l'uso di immagini sacre, perché aiutano i fedeli a porsi davanti ai "misteri" della fede cristiana, perciò la croce "miracolosa" trasportata dalla chiesa di San Marcello al Corso (Roma) in piazza San Pietro, davanti alla quale il papa ha pregato.

La venerazione per le immagini sacre appartiene alla natura della pietà cattolica. Ne è segno l'enorme patrimonio artistico in chiese e santuari, alla cui costituzione ha spesso contribuito la devozione popolare.

Freedom ha scritto a Giopap
CitazioneStai analizzando la questione da una prospettiva umana. Ma non funziona, non ha mai funzionato analizzare l'azione (il progetto) divina solo con parametri umani. Resta e indubitabilmente resterà un mistero, come per. es. il mistero del dolore in particolare ed il mistero della somma ingiustizia della vita in generale.

La difficoltà grande è data proprio dal fatto che in certi casi funziona guardare le cose divine con l'umano giudizio e l'umana ragione, in altri casi no. Problema complesso che, per es. salta fuori anche nella lettura della Bibbia.

Freedom a me sembra che tu stia proiettando su "Adonai" il tuo pensiero, i tuoi sentimenti, le tue paure. Infatti nel post precedente hai scritto

CitazionePunizioni forse no ma sono in molti che ritengono questa pandemia una indubbia correzione divina. Una correzione rispetto alla deriva mostruosamente egoistica, in spregio ai più elementari valori morali e/o addirittura di semplice buon senso, licenziosa, turpe, sacrilega, inneggiante al nuovo dio incarnato nella crescita illimitata del pil, etc.
C'è poi una ristretta (ma non troppo) cerchia di persone che ritiene che siamo arrivati agli ultimi tempi. Uno potrebbe replicare che quella attuale non è la prima pandemia che sconvolge il pianeta Terra, e ci sono state catastrofi mondiali ben più rilevanti (la peste del 1346 che ridusse di un 1/3 la sola popolazione europea e non si sa bene di quanto il resto del mondo; guerre mondiali, etc.) ma essi rispondono pronti che oggi c'è un fatto nuovo e contemplato nel "manuale" della fine dei tempi: una grande apostasia
.

Apostasia ? Questo è millenarismo !
#959
Tematiche Filosofiche / Re:Il pensiero
29 Marzo 2020, 21:41:08 PM
Giopap ha scritto
CitazioneDi certo il pensiero non si trova in alcuna scatola cranica


Come sarebbe a dire che il pensiero non  si trova in alcuna scatola cranica ?

Vedi la filosofia a che cosa conduce. Ci vuole più psicologia e neuroscienze, altro che filosofia.

Lo so, dicendo così nella tana dei leoni vengo sbranato. L'importante è far sentire in colpa i filosofi.

Nella scatola cranica c'è l'encefalo, che comprende anche il cervello, per comodità immaginato diviso in cervello e mente, quest'ultima è considerata essenza immateriale che interagisce con il cervello; sono in simbiosi. Hardware e software sono entrambi inutili e inerti se separati. La mente è l'elemento intermedio tra l'attività cerebrale e il comportamento del soggetto. La mente è il software.

Oltre la filosofia c'è la psicologia cognitiva e le neuroscienze che  spiegano anche cos'è il pensiero, considerato attività della mente.


Il pensiero può essere sia conscio che inconscio.

Le neuroscienze descrivono come la mente registra la realtà del mondo esterno.
La filosofia considera il pensiero qualcosa di astratto invece è energia.
#960
Buongiorno Viator, è interessante la tua riflessione
Citazionequanto più tendiamo a conservare del passato all'interno della nostra vita, tanto più limiteremo i contenuti del nostro prossimo futuro.
Ciò perchè la dimensione totale, "assoluta" di un qualsiasi intervallo di tempo (fisico o psichico che lo si voglia considerare) è data sempre dal totale di passato+futuro.

Però, però, se ho compreso bene ciò che vuoi dire, e se si considera la memoria digitale come un'appendice e non parte "all'interno della nostra vita", in tal caso non limitiamo "i contenuti del nostro prossimo futuro" perché il nostro "spazio-tempo mentale" rimane immutato, non lo limitiamo nella percezione e significazione.

Il digitale ci permette di avere il passato come un continuo presente.

La "biblioteca viene ampliata" ma non nella stessa metaforica stanza.

La memoria privata in forma  digitale ci permette di rivivere avvenimenti come  effettivamente si sono svolti, senza la deformazione, l'idealizzazione o la rimozione che di solito  subisce la nostra mente quando ricordiamo.

E' un  supplemento della memoria umana, per ricordare ciò che  abbiamo visto oppure ascoltato.


Buona giornata, nonostante il virus che condiziona la nostra vita. Mi consolo pensando a quanto disse Eduardo De Filippo in "Napoli milionaria": "adda' passa' a nuttat"

https://www.youtube.com/watch?v=_2A5K71DYxU