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Messaggi - daniele22

#961
Presentazione nuovi iscritti / Re: Ciao
20 Aprile 2023, 21:32:35 PM
Ciao Davide egodistopico ben ritornato allora in questa gabbia di matti ... ah! io sono un copernicano
Ciao, Daniele
#962
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 20 Aprile 2023, 19:07:25 PMMi sa che sei fuori tema e per un po' hai trascinato anche me. Qui non si tratta di opporsi o di assecondare, e nemmeno essere tifosi di questa o quella fazione; si tratta di chiedere spiegazioni e di fornirle, semmai. Io non capisco un concetto? Ho tutto il diritto di chiedere spiegazioni a chi lo ha espresso e lui/lei dovrebbe essere così cortese da rispondermi, continuando a farlo fino a quando non mi sentirò soddisfatto della risposta. Lo stesso dicasi a ruoli invertiti.
Mi sembra che tu stia cambiando le carte in tavola. Se non erro eri partito a segnalare il problema generato dal puntare troppo facilmente il dito contro qualcuno e non dal problema che se non capisci un concetto dovresti chiedere spiegazioni. Come non detto comunque e un saluto
#963
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 20 Aprile 2023, 15:31:38 PMIn realtà, più che puntare il dito contro i russi, ho affermato che non si invade un altro Paese sovrano, senza se e senza ma. Ciò vale per i russi, come per ogni altro Paese del Mondo. Non sono contro i russi perché sono russi o hanno delle idee che potrebbero non piacermi! Tant'è che tra i miei scrittori preferiti c'è Dostoevskij e tra i miei musicisti preferiti Ciaikowski (spero di aver scritto entrambi i cognomi correttamente), tra i libri di fiabe che ho letto, quello delle fiabe russe è il mio preferito... giusto per fare qualche esempio.

Credo nell'opportunità che i paesi membri dell'UE abbiano un loro esercito e una loro polizia, federali, staccandosi dalla NATO,  che a mio avviso è anacronistica. Degli americani detesto la pena di morte, giusto per fare altri esempi.

Comunque, tornando al discorso del 3d, capisco che si possa essere indignati per una parola o un gesto da parte di qualcuno; tuttavia io credo sia indispensabile chiedere il motivo di tale parola o di tale gesto, facendo presente che ci ha indignati. Continuo ad essere dell'idea che: chiedere è lecito, rispondere è cortesia. Parimenti, giudicare è inutile.

Mettiamola così: esiste uno status quo. Tale status, o lo assecondi, o ti opponi in qualche misura. Opporsi, di riffa o di raffa, significa puntare il dito contro qualcosa quand'anche l'opposizione o dito puntato vadano a sconfinare nella trasgressione di una norma ... nel senso che la trasgressione, punita o no che sia, poco cambia ai fini del tema. Questo status di qualcosa sta in piedi grazie a delle persone il cui dovere è, tra altre cose, quello di tenere in piedi tale status, almeno finché sia utile. Che sia utile a chi o a cosa non si sa bene ... si dice che. Pertanto, quando ti opponi, il dito lo poni in ogni caso verso delle persone, ma i soggetti qualcosa-qualcuno non sono in questo esempio riuniti nell'unità di un individuo, quell'individuo cioè che fa defecare il cane davanti al tuo cancello tanto per dire ... e poi magari succede che chiedi perché e questo ti risponde di farti i cazzi tuoi, e il giorno dopo ripete la scena, e via di seguito. Insomma, vorrei dire, è anche facile chiedere perché, ma per non puntare il dito bisogna vedere cosa c'è in gioco. Forse se non punti il dito può essere che riesci ad evitare una nuova visita in questa valle di lacrime, ma se dopo scoprissi il contrario? Io sono del parere che ci voglia un limite nel puntare il dito, cioè non essere troppo certi delle nostre certezze etico/morali, anche perché quel che succede in tutto il mondo, per quanto poco, un po' di responsabilità ce l'abbiamo tutti, checché se ne pensi
#964
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 20 Aprile 2023, 09:07:19 AMRispondo a entrambi, ritornando all'inizio del mio primo post. In realtà se qualcuno mi chiedesse ragione di una mia parola o un mo gesto a suo dire "fuori dal seminato", io gli/le spiegherei il motivo, e mi scuserei nel caso avessi offeso l'interlocutore.  Di sicuro non punterei il dito accusatore contro chi mi chiede spiegazioni, nel tentativo farlocco di giustificarmi. Non mi chiuderei e non rifiuterei il dialogo.
A dire il vero non mi sembra che tu abbia risposto avendo solo aggiunto una implicazione scontata del tuo pensiero iniziale. Tempo fa hai puntato il dito contro i russi pur tra qualche se e ma. Può essere che nel frattempo tu ti sia fatto un'opinione diversa per cui oggi per te sarebbe inutile additare qualcuno. Allora quella ragione che ti avrebbe condotto a cambiare opinione ti darebbe una risposta sicura al quesito posto dal tuo discorso di aperura ... Bon, pace, fine della ricerca. Ma se tu in fondo in fondo avessi cambiato opinione solo puntando il dito contro gli Usa anziché contro la Russia ti chiedo allora: se i russi cominciassero ad invadere l'Europa continueresti a non puntare il dito?

P.s: Questo tema da te posto sarebbe più che sufficiente a stabilire cosa debba considerarsi un filosofo ... Non esiste comunque un corso di laurea in filosofia
#965
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 15 Aprile 2023, 09:59:00 AMBuongiorno, io credo che un po' tutti stiamo perdendo la capacità di porre domande. Di fronte a gesti o parole che non ci piacciono, anziché chiedere spiegazioni, puntiamo il dito accusatore contro chi ha compiuto tali gesti o ha pronunciato tali parole. Eppure sarebbe così semplice, di fronte a ciò che non capiamo, chiedere "Perché?"  Penso al Dalai Lama che chiede al bambino di succhiargli la lingua o al politico dell'Europarlamento secondo cui le donne italiane non avrebbero voglia di lavorare, preferendo stare a casa a fare le casalinghe e accudire i figli. In entrambi i casi io avrei chiesto il perché. Voi?
Ciao, visto che hai l'umiltà di definirti aspirante filosofo, dall'alto della mia superbia ti dirò che è sempre giusto chiedere "perché?" quando lo si ritenga necessario, ma l'aspirante filosofo, a mio modesto parere, dopo avere chiesto dovrebbe prendere atto della risposta e in successione chiedere a sé stesso il motivo per il quale le risposte di solito non soddisfino alla propria aspettativa, perché è questo che di solito accade in certe vicende. La speranza di venire a capo di tali vari e insoddisfacenti "perché?" si attuerebbe da lì in avanti attraverso un onesto percorso di ricerca che si svolge all'interno di un monologo dialogico che può innescare successivi "perché?" ancora sconosciuti all'aspirante filosofo. Un saluto
#966
Citazione di: Claudia K il 19 Aprile 2023, 19:23:56 PMScusa ma non ti avevo risposto a questa domanda.
Il like l'avevo dato perchè condivido quello che avevo recepito come senso globale del tuo post 175, e cioè il principio della formazione orientata in primis allo sviluppo della capacità speculativa.
(Risultato che certamente non si ottiene con il primato del nozionismo, che alla fin fine è persino identico NELLA SOSTANZA dal classico alle professionali : cambia l'oggetto.)
Prova un po' a pensare a quali meravigliosi risultati si potrebbe, invece, arrivare se i bambini fossero resi consapevoli che il Pensiero Umano ha una storia e una evoluzione, e se si cominciasse dalle elementari a renderli CONSAPEVOLI di questa meraviglia e stuzzicare la loro curiosità! E pensa quanto sarebbe più agevole stimolare talenti che sono tali perchè PENSANO e perchè piace loro PENSARE, nella consapevolezza che quel Pensare ha una storia e una evoluzione!
E invece...la scuola italiana è quella in cui TUTTI  arrivano a 16-17 anni  non sapendo neanche cosa sia la filosofia (compresi quelli che hanno scelto i licei in cui si studia), mentre la stragrande maggioranza di coloro che non conseguiranno mai una maturità liceale...potrà tranquillamente percorrere una vita intera senza mai aver scoperto che questo meraviglioso percorso esista e abbia una storia!

Mi sembra superato (salvo che per gli storici) il problema di cosa pensasse Gentile.
Mi interessa molto di più che la sua impostazione fascista e classista abbia avuto DECENNI per essere rimeditata nell'Italia <democratica e repubblicana> e che essa, invece,  non sia mai stata re-impiantata NELLA SOSTANZA.
Evidentemente hai recepito proprio male perchè il pensiero critico al quale appunto mi appello nel post nr.75 non ha molto a che fare col pensiero speculativo trattandosì bensì di due modalità del pensare che si applicano in momenti diversi, in cui il pensiero speculativo interviene nel momento in cui si sviluppa lo studio del tema. Per esempio: quando riassumi un testo compi una speculazione sul testo e non eserciti una critica. Il pensiero critico è quello che invece critica il testo e lo fa quando lo studente rileva dei dubbi. Siccome tutti i testi, quando li si studi, prevedono sia pensiero critico che speculativo, un bravo studente dovrebbe tenere assieme pensiero speculativo e pensiero critico durante l'atto dello studio. Io do privilegio al pensiero critico e non a quello speculativo, giacché quello speculativo è in un certo senso ovvio, altrimenti cos'è che studieremmo andando a scuola, mentre non sembra cosi ovvio quello critico. Pertanto, il pensiero che si riduce alla sola speculazione avrebbe tutto il sapore di uno che beve tutto senza ben sapere quel che beve. C'è gente a cui basta ed è più che giusto che sia così, ma non può bastare certo ad un filosofo. Insomma, se c'è questa perdita di senso critico, non sarebbe giustificabile dal tipo di didattica che aveva a mente Gentile, bensì da altro.
Per quel che riguarda i meravigliosi risultati non sono molto favorevole all'ammaestramento, specialmente non vedo molto di buon occhio gli aggettivi ... Non volevo risponderti perché è evidente che non ci comprendiamo proprio, viaggiamo infatti su mondi che non si toccano, ma è andata così. Un saluto
#967
Citazione di: Claudia K il 18 Aprile 2023, 23:07:04 PMSì, direi...
l punto uno lo devi togliere necessariamente (perchè te lo impone la realtà, non io), però ce l'avevi messo... E vabbè...

Il tuo punto due...non avrò io un tipo di intelligenza idoneo a cogliere la tua...ma ...ho mica capito cosa vuoi dire....
Quale realtà dovrebbe impormelo? La tua? Cioè quella che contesto?
Forse Claudia fai un po' di confusione, o forse mi prendi in giro.
Intanto dovresti spiegare il tuo like sul mio post nr. 175 di cui riporto uno stralcio:
"Per me il maestro, oltre ad insegnare la sua materia dovrebbe insegnare ad essere critici nei confronti di quello che si apprende da lui, almeno per quel che riguarda la sua competenza. Questa critica naturalmente dovrebbe manifestarsi nelle domande che dovrebbe esternare lo studente in merito a cosa non gli sia chiaro di quello che gli viene insegnato. Ora, io non sono per certo un fascista, ma penso fosse questo ciò che intendesse Gentile nella sua riforma. Va da sé allora che la scuola post-fascista, cioè quella attuale, abbia conservato di tale idea solo l'aspetto selettivo per i destinati all'elezione sulla base della meritocrazia laddove i meriti sarebbero sicuramente di marca scadente."
Quindi, ripeto quanto già detto nel post relativo in cui si parla di "primo e secondo" togliendo appunto il secondo (fuori tema) e non il primo che resta pertanto buono:
Penso che la tua tesi sia mancante di fondamento. Non mi sembra che le nostre generazioni abbiano perso il senso critico, visto che in questo forum si esprimono pure delle buone critiche. Se quindi denunci la presenza di uno scarso senso critico dovresti pertanto cercarne altrove le cause. Ovviamente io punto il dito sul capitalismo ... eeh, ma allora così è facile. Facciamo finta quindi che possa trattarsi di qualcos'altro. E questo qualcosa, getto un sasso nell'acqua, potrebbe essere ad esempio che la cultura mediterranea soffra un'immotivata ben accetta dominanza della cultura anglo-sassone di lingua tedesca e inglese facendo emergere la scarsa capacità critica come risultante di un'indigestione da cultura che non è improntata storicamente come la nostra.
#968
Ciao Eutidemo, a leggere quanto scrivi e a quel che ho letto sui giornali direi che:
Revisionare sentenze in giudicato penso sia cosa abbastanza delicata in materia di diritto. Mi verrebbe pertanto da pensare che debbano esserci prove schiaccianti atte a ribaltare una sentenza per concedere una revisione, però, visto il caso del mio amico che riuscì ad approdare in Corte di cassazione solo al fine di prendere tempo pur essendo reo confesso, penso ci si possa aspettare di tutto.
L'esordio evocando la scienza come dea risolutrice del delitto, a meno che si tratti di cose che a noi non siano note, ma mi sembrerebbe strano dato che poi riassume i punti principali delle sue motivazioni, evocare la scienza appunto suonerebbe almeno un tantino plateale.
Dai dati che fornisci tu, mi sembra più che ragionevole pensare che i colpevoli siano loro.
C'è però un fatto in cui il signor Tarfusser fu coinvolto: il link riporta alla polemica nata intorno alla faccenda del mostro di Merano. Un saluto

https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1996/03/04/non-linciate-quel-magistrato.html
#969
Citazione di: Claudia K il 18 Aprile 2023, 14:22:34 PMScusa Daniele: devo fermarmi per riflettere, spero insieme, su questa frase.
Che esitastano persone diversamente dotate...ti risulta essere  una mia ipotesi?  ???

Intanto ne esistono di diversamente dotate sul piano qualitativo, dove il concetto dellE IntelligenzE non ho l'onore di averlo elaborato io, ma è dato acquisito. (Es. : puoi avere l'Asperger come Nash, Matematico  che è  Nobel per l'Economia ...tanto quanto  era un disastro relazionale)
Poi ne esistono di diversamente dotate sul piano "quantitativo" globale. E di questo...se vogliamo respingere l'idea...ci basterà confrontarci con qualunque insegnante anche elementare...che ci darà ampia conferma di come ogni anno abbia visto bambini che "capitalizzano" ogni stimolo, ed altri bambini che...sembrano impermeabili a qualunque stimolo e che non "capitalizzano" mai nulla, talvolta anche malgrado impegno...

O no, secondo te?
Claudia, il tuo intervento è viziato dal fatto che tu non cogli il senso del discorso che si riferiva all'inconsistenza della tua tesi. Togliamo pure il punto due che è quello a cui ti riferisci resta in ogni caso il punto uno che è sufficiente a mettere in crisi le tue convinzioni. Resta comunque che la mia concezione di intelligenza è diversa da quella comune che la intende per lo più come capacità di risolvere problemi. L'intelligenza sarebbe invece per mio conto una manifestazione ineluttabile in seno ai processi vitali, apparterrebbe cioè al corredo del nascituro e dovrebbe svilupparsi in base alle gerarchie di attenzione che un individuo pone nei confronti dei fenomeni ... Evidentemente non tutti sono assorbiti dalle stesse cose, tanti sono pure disinteressati per motivi di cui poco si sa e inoltre ho conosciuto e conosco persone ignoranti in senso classico molto intelligenti. Assecondando quindi un ottica meno mitologica dell'intelligenza e vedendola cioè da un punto di vista umano che è quello in cui la società dovrebbe riconoscere, o almeno così si narra, il rispetto del prossimo, ne risulta infine che l'intelligenza corrisponda a porre in pratica un ideale di comportamento armonico nei confronti dell'altro e più in generale dell'ambiente. Fatto, questo, di cui non si trovano molti riscontri, ma la speranza è sempre l'ultima a morire. Comunque siamo fuori tema. Un saluto
#970
Citazione di: Ipazia il 18 Aprile 2023, 09:10:01 AMEssere e divenire sono i costituenti dello spaziotempo antropologico (Esser-ci). Non possiamo rinunciare a nessuno dei due, perchè ciascuno dei due, senza l'altro, porta a contraddizioni insuperabili. Quindi: Parmenide ed Eraclito, non contro.
«Vedo sì, Prometeo, e voglio darti il consiglio migliore, anche se tu sei già astuto. Devi sempre sapere chi sei (γίγνωσκε σαυτὸν) e adattarti alle regole nuove: perché nuovo è questo tiranno che domina tra gli dèi. Se scagli parole così tracotanti e taglienti, subito anche se il suo trono sta molto più in alto, Zeus le può sentire: e allora la mole di pene che ora subisci ti sembrerà un gioco da bambini.». Eschilo dal Prometeo incatenato.
Non so cosa avesse detto Prometeo, ma in riferimento al conosci te stesso la sua contrarietà toccherà senz'altro la parte che riguarda il consiglio ad essere modesti, altrimenti essere e divenire diventano uno contro l'altro

#971
Un piccolo inciso per Ipazia:
Considero Eraclito il filosofo per eccellenza, quello che ha colto il bersaglio perfettamente nel centro ... paradossalmente di lui abbiamo ben poco riguardo al suo pensiero. Naturalmente lo considero tale perché il logos, che io vedo mentalmente e graficamente come una Y, coinciderebbe colla conquista della conoscenza dell'esistenza di un combustibile che alimenta il fuoco, e coinciderebbe altresì col momento iniziale della strutturazione di un linguaggio esclusivamente umano, alla faccia di Chomsky almeno per quel che riguarda la natura del linguaggio umano. Parmenide, come già sostenni in "SOLIPSISMO 2", rappresenterebbe invece perfettamente l'antitesi, anche se gli argomenti di Parmenide non mi sono mai stati chiarissimi. Mi sarebbe più chiara invece la derivazione platonica in cui l'essere viene applicato all'immortalità dell'anima, ma da un punto di vista eracliteo si potrebbe benissimo spiegare pure tale "immortalità", e la spiegherebbe di fatto senza perdersi tanto in chiacchiere Qoeleth che in certo senso indica l'immortalità dell'anima col suo "nulla di nuovo sotto il sole" ... Che vale ancor oggi, tra l'altro. Penso infine che filosofi come Talete o Anassimene coi loro diversi fondamenti siano meritevoli di speculazione più approfondita ... come disse Severino, la filosofia nasce grande.
@Claudia: penso che la tua tesi sia mancante di fondamento. Primo, non mi sembra che le nostre generazioni abbiano perso il senso critico, visto che in questo forum si esprimono pure delle buone critiche. Secondo, metti in campo una concezione dell'intelligenza "la natura non ci donerebbe la stessa testa" che non ha fondamento scientifico. Sempre in tema intelligenza sembra quasi poi che tu dica che le persone curiose siano più intelligenti, e anche questo sarebbe un arbitrio di molti. Se quindi denunci la presenza di uno scarso senso critico dovresti pertanto cercarne altrove le cause. Ovviamente io punto il dito sul capitalismo ... eeh, ma allora così è facile. Facciamo finta quindi che possa trattarsi di qualcos'altro. E questo qualcosa, getto un sasso nell'acqua, potrebbe essere ad esempio che la cultura mediterranea soffra un'immotivata ben accetta dominanza della cultura anglo-sassone di lingua tedesca e inglese facendo emergere la scarsa capacità critica come risultante di un'indigestione da cultura che non è improntata storicamente come la nostra. Un saluto
#972
Citazione di: Ipazia il 16 Aprile 2023, 23:33:41 PMLa storia della filosofia serve a capire come si è evoluto il pensiero umano. E saperlo, serve a non ricadere negli stessi errori. Ma serve anche ad esercitare l'ermeneutica che è parte integrante del pensiero critico. Serve inoltre a rendersi conto di quante teste pensanti e riflessioni attualissime ci vengano dal passato remoto. Ben più formative dei teoremi matematici e del nozionismo specialistico.

Quando molto tempo fa mi hai rimproverato di non sapere nulla della koinè dei tempi di Platone ti risposi che secondo me la koiné non doveva intendersi come espressione di una lingua, bensì come espressione di una cultura. Questo, non penso di averlo poi sostenuto nel dialogo, ha a che fare col fatto che dal mio punto di vista sarebbe il comportamento a determinare in certa misura linguaggio e pensiero, e non il contrario. L'ermeneutica pertanto possiede senz'altro un valore quando si rivolga all'insieme del testo, comprensivo pure delle motivazioni che lo produssero.
Concludendo, penso che il valore della storia della filosofia sia più efficace quando lo si ponga in più stretta relazione alla storia del paese che in quel momento lo produsse, cioè alla storia della sua società vista rilevando i rapporti di potere sussistenti tra le varie classi sociali dell'epoca, ed è in fondo per questo motivo che sarei incline a dire che da dopo Parmenide si studia aria trita e ritrita. Saluti
#973
Mi piacerebbe sapere cosa intende iano col discorso sull'automa.
Per me il maestro, oltre ad insegnare la sua materia dovrebbe insegnare ad essere critici nei confronti di quello che si apprende da lui, almeno per quel che riguarda la sua competenza. Questa critica naturalmente dovrebbe manifestarsi nelle domande che dovrebbe esternare lo studente in merito a cosa non gli sia chiaro di quello che gli viene insegnato. Ora, io non sono per certo un fascista, ma penso fosse questo ciò che intendesse Gentile nella sua riforma. Va da sé allora che la scuola post-fascista, cioè quella attuale, abbia conservato di tale idea solo l'aspetto selettivo per i destinati all'elezione sulla base della meritocrazia laddove i meriti sarebbero sicuramente di marca scadente. E' questo che vorresti dire Claudia?
Per quanto detto prima non è che ci voglia dunque molto a sviluppare il pensiero critico nella vita, aggiungendoci pure altre domande sul comportamento etc ... Altra cosa è se uno vuole fare ricerca filosofica, però si ricordi che se è il pensiero critico quello che forma la mente e la rende adatta a vivere tanto per lo studente di altre discipline quanto per l'apprendista filosofo ... questo stesso pensiero critico non è gratuito, nasce bensì dall'opposizione, da un porsi contro che parte dal non capire volendo capire, ma quando capisce a volte capita che capisce più del pensiero del maestro, contraddicendolo così ... e allora cosa fa il maestro? Mio padre a volte mi diceva che volevo andare troppo a fondo sulle questioni.
Circa poi quello che si studia in storia della filosofia, con tutto il rispetto e sempre a proposito di spirito critico, se i filosofi non hanno capito bene che cosa sia successo dopo i presocratici va da sé che gli studenti di storia della filosofia studino per lo più aria fritta. Un saluto
#974
Buongiorno, da buon ignorante sedicente filosofo e pure copernicano inoltro questa mia lettera ai tolemaici di questo forum ... in effetti non so quanti di voi lo siano. Disse a suo tempo Kobayashi: L'oracolo di Delfi nella sua versione estesa dice "Conosci te stesso e conoscerai te stesso e Dio". Eutidemo disse in quel frangente che pure sant'Agostino riprese il concetto formulandolo con: "Noli foras ire, in te ipsum redi; in interiore homine habitat veritas!". Se però uno ricerca nella rete trova spesso questo enunciato dimezzato nel semplice "Conosci te stesso" e trova spesso come interpretazione un monito a considerare la propria limitatezza rispetto agli Dei. Vi dirò quindi che a mio avviso ci sarebbe senza dubbio una contraddizione, madre quest'ultima di qualsiasi buona ricerca, e origine infine, in senso esteso, del Polemos di memoria eraclitea. E' senz'altro vero che noi siamo limitati dalla potenza della natura, ma se applicando il "conosci te stesso" conoscerò gli Dei oppure in alternativa la verità agostiniana, cosa dovrei infine comprendere?
Signori miei, so di non esservi simpatico ... ovvio, sto cercando di togliervi la sedia da sotto il sedere, anzi, per come la vedo io ve l'ho gia tolta, ma non lo comprendete ancora. Voi dite infatti che il filosofo dovrebbe sapere sia di materie umanistiche che di scienza. Io invece dissi che pure un pastore di pecore può essere un filosofo. La differenza la fa tutta che il pastore di pecore non deve stare nell'agorà come invece dovrebbe farlo il filosofo, il quale si troverebbe quindi a rintuzzare, oggi specialmente, i sofismi filosofici degli scienziati. Comunque io insisto in senso copernicano: voi pensate che la speculazione sul mondo produca la conoscenza, ed è questo l'errore ... il verso!! Appunto: la direzione è giusta, corrispondendo questa alla ricerca della conoscenza, e i risultati senza dubbio ci sono, ma il verso è sbagliato in quanto la conoscenza, quella che produrrebbe la conoscenza degli Dei o della verità si ottiene cercando dentro di sé. Cioè, cercando dentro di sé tutta la verità possibile del nostro rapportarci con l'altro otterremmo la più alta comprensione di noi stessi e dell'altro, intendendo l'altro come ogni singolo atomo, pietra, fiore, uomo o donna che sia di questo universo. Comprenderemmo cioè il funzionamento del mondo. Un saluto
#975
Citazione di: Pio il 14 Aprile 2023, 20:13:07 PMLa cultura umanistica ha però la capacità di bucare il tempo. Leggiamo, studiamo e amiamo ancora Omero, mentre è sicuramente meno interessante, se non per studi storici specialistici, andarsi a leggere qualche trattato di medicina medievale, per esempio.  La scuola italiana cerca di "indirizzare" gli studenti verso quelle materie a cui, a giudizio degli insegnanti, sono portati. Peccato che a 14 anni non si è né capra né cavoli, prendendo così decisioni delle quali cii si pente. Non credo che sia importante la quantità di ore di insegnamento di una certa materia, quanto la qualità dell'insegnamento fata dalla preparazione e dal talento personale dell'insegnante. I ragazzi che escono dal classico sono mediamente più preparati perché la qualità del corpo docente del classico è mediamente più elevata che non in altri indirizzi. Almeno fino a poco tempo fa e sempre con le dovute eccezioni. Adesso il livello della scuola italiana, in generale, sta girando verso il basso sempre di più. È quasi un disastro: demotivati è il termine corretto.
Ciao Pio, ho pensato pure io che a quattordici anni in una società abbastanza agiata un ragazzo non sappia neanche di essere al mondo. Tendo anch'io a dar peso alla qualità piuttosto che alla quantità ed è lecito chiedersi come tu sostieni che manchi la motivazione. Per quel poco che ne so esistono dei test di valutazione articolati con molte domande a crocetta. Penso che per uno studente che non abbia una particolare predisposizione allo studio, tale tipologia di esame valutativo corrisponderebbe ad uno strumento simile ai quiz per la patente, un luogo dove anche con l'immaginazione è possibile un po' frodare, nel senso che lo studente tende a guardare più l'obiettivo patente/diploma che l'utilità dello studiare. Poi non so se si freghi con le sue mani, ma la cosa certa, ed è quella che potrebbe esser causa della demotivazione di cui parli, sarebbe che senza un diploma sei fuori da qualsiasi gioco. Un saluto