Il piacere va distinto dalla felicità: sono entrambi variazioni di stato transitorie, hanno origini e caratteristiche diverse. Il piacere è più una sensazioni fisica, la felicità più spirituale (adotto due termini comuni che non descrivono bene le dinamiche). Con il carattere di transitorio escludo ogni possibilità di una felicità o piacere stabili, permanenti.
Il piacere o la felicità non sono la la soddisfazione di un desiderio. Soddisfare un desiderio può appunto dare soddisfazione, non è detto che dia piacere o felicità, spesso produce delusione. Il piacere e la felicità più intensi sono involontari, inattesi.
Il conflitto e la mediazione tra la fisicità e la spiritualità non produce affatto piacere o felicità. La mediazione dell'io mi appare una economia del piacere, all'interno di schemi, modalità già sperimentate, quotidiane. La felicità, l'estasi, si ha quando il fisico coincide con lo spirituale, non dalla loro opposizione ovviamente.