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Messaggi - doxa

#961
Ultimo libro letto / Re:Memoria digitale
15 Marzo 2020, 21:46:00 PM
/3
Lo scrittore e regista teatrale tedesco Bertold Brecht (1898 – 1956) nella sua poesia titolata "Elogio della dimenticanza", dice che questa deve essere considerata la salvezza della nostra esistenza. La "fragilità" della memoria dà forza e sostiene l'individuo, permette di cancellare il male subìto, di avere speranze.

Buona cosa è la dimenticanza!
Altrimenti come farebbe
il figlio ad allontanarsi dalla madre che lo ha allattato?
Che gli ha dato la forza delle membra
e lo trattiene per metterle alla prova?

Oppure come farebbe l'allievo ad abbandonare il maestro
che gli ha dato il sapere?
Quando il sapere è dato
l'allievo deve mettersi in cammino.

Nella casa vecchia
prendono alloggio i nuovi inquilini.
Se vi fossero rimasti quelli che l'hanno costruita
la casa sarebbe troppo piccola.

La stufa riscalda. Il fumista
non si sa più chi sia. L'aratore
non riconosce la forma del pane.

Come si alzerebbe l'uomo al mattino
senza l'oblio della notte che cancella le tracce?
Chi è stato sbattuto a terra sei volte
come potrebbe risollevarsi la settima
per rivoltare il suolo pietroso,
per rischiare il volo nel cielo?

La fragilità della memoria
dà forza agli uomini.
(trad. di Franco Fortini)
#962
Ultimo libro letto / Re:Memoria digitale
15 Marzo 2020, 21:37:26 PM
/2

La psicologia e le neuroscienze ci insegnano che la memoria non è la semplice registrazione del passato. La memoria è sempre una ricostruzione, soggetta alla deformazione, alla rimozione di eventi realmente accaduti, e persino alla formazione di falsi ricordi. E' controllata dal presente, dai desideri, dalle paure.

La scomparsa della presenza fisica di una persona cara o della casa familiare e la presenza delle loro tracce generano turbamento nel ricordo.La casa in cui si abita da molto tempo è l'archetipo della memoria. E' archivio della memoria soggettiva. Abitare una casa significa lasciare "impronte" che si oppongono al loro dissolvimento all'incalzare dell'oblio. Per questo il rapporto con la casa, con i ricordi è complesso e ambivalente. A un estremo, si può diventare prigionieri di presenze spettrali. All'altro estremo, per la loro insopportabilità, si può essere indotti a distruggere ogni traccia del passato, come fece il noto etologo Desmond Morris, dopo la morte della compagna, Ramona, con la quale visse insieme per 66 anni.Dopo 7 mesi Morris vendette tutto ciò che poteva ricordargli la moglie: oggetti di antiquariato, vestiti, mobili, migliaia di libri, la tazza e la poltrona usate da lei, i dipinti acquistati insieme, le foto che restituiscono un tempo senza tempo perché non riproducibile, via anche la casa ad Oxford per non soffrire troppo in una "gabbia" di ricordi. Per lui è un lutto insuperabile. Se uno muore, muore anche l'altro.

Dopo una perdita, c'è chi allestisce una casa mausoleo (i genitori che non si rassegnano alla scomparsa di un figlio) o "una casa spogliata", senza più tracce dell'altro, come una "damnatio memoriae". Ma c'è una terza possibilità: una casa che, con tempi e modi propri, può consentire a chi è rimasto in vita un'elaborazione del lutto tollerando la sospensione continua tra perdita e memoria.

La poetessa e saggista polacca Maria Wisława Anna Szymborska (1923 – 2012), premio Nobel per la letteratura nel 1996, nella sua poesia titolata "Autonomia" argomenta sull'oloutaria, un celenterato capace di rigenerare se stesso. Questi versi la Szymborska li dedicò alla memoria della poetessa polacca Halina Poświatowska, scomparsa in giovane età per complicazioni chirurgiche in seguito ad un'operazione al cuore.

"Autonomia"

In caso di pericolo, l'oloturia si divide in due:
dà un sé in pasto al mondo,
e con l'altro fugge.

Si scinde d'un colpo in rovina e salvezza,
in ammenda e premio, in ciò che è stato e ciò che sarà.

Nel mezzo del suo corpo si apre un abisso
con due sponde subito estranee.

Su una la morte, sull'altra la vita.

Qui la disperazione, là la fiducia.

Se esiste una bilancia, ha piatti immobili.

Se c'è una giustizia, eccola.

Morire quanto necessario, senza eccedere.

Ricrescere quanto occorre da ciò che si è salvato.

Già, anche noi sappiamo dividerci in due.
Ma solo in corpo e sussurro interrotto.
In corpo e poesia.

Da un lato la gola, il riso dall'altro,
un riso leggero, di già soffocato.
Qui il cuore pesante, là non omnis moriar,
tre piccole parole, soltanto, tre piume d'un volo.

L'abisso non ci divide.
L'abisso circonda.

Forse Desmond Morris è quel che sta cercando di fare. Cerca di rinascere da singolo. Non è una questione tra ricordare e dimenticare. È una questione di vita o di morte.
#963
Nella nostra epoca "digitale" l'umanità non sembra d'accordo se è meglio o peggio dimenticare, e si affida alla costruzione di una memoria totale, alla conservazione di un passato che non passa, perché registrato in un immenso archivio digitale, sempre disponibile e consultabile. E' come un'enciclopedia, scritta in presa diretta ma a futura memoria.

E' in questo orizzonte che Davide Sisto nel suo libro titolato "Ricordati di me. La rivoluzione digitale tra memoria e oblio", da filosofo e con l'aiuto dei filosofi pone la questione in un abile intreccio di conoscenze scientifiche e di riflessioni sull'evoluzione dei social network.

Sisto si domanda come cambia oggi il rapporto fra memoria e oblio nelle nostre vite dominate dal "digitale", come cambia il nostro modo di ricordare e di dimenticare.La dimensione online è considerata come la nostra seconda casa. Ma nella casa tradizionale la porta d'ingresso separa l'esterno dall'interno, il fuori dal dentro, invece la "casa" digitale ha la porta sempre socchiusa, se non spalancata. Questo è l'imperativo di Internet: condividere.

L'autore del libro dice che col "digitale" il passato è un continuo presente. I ricordi sepolti nella memoria hanno oggi la possibilità, in virtù delle tecnologie digitali, di essere dissotterrati in qualsiasi momento e riportati in vita virtuale con la stessa attualità che li ha caratterizzati nel momento in cui sono stati vissuti.

Questo libro, pubblicato dalla Bollati-Boringhieri, è una piacevole riflessione filosofica sui nuovi modi di ricordare nel tempo digitale.
#964
Sul libero arbitrio vi segnalo il libro a più mani titolato: "Quanto siamo responsabili? Filosofia, neuroscienze e società", pubblicato alcuni anni fa.

Gli autori incrociano i risultati delle neuroscienze e della psicologia sperimentale, le indagini filosofiche e gli aspetti giuridici.

Cosa significa una vita vissuta responsabilmente ? il concetto di responsabilità è pervasivo ed ha ancora questioni aperte.
#965
Si, va bene Niko il tuo post filosofico - apocalittico, ma il nick "Dubbioso" ha chiesto se "Il mite Gesù è lo stesso Dio dell'Antico Testamento".

Gesù mite ? Dubbioso non dimenticare che anche Jesus aveva i suoi scatti di collera. Mi limito a due esempi.
1. Nel Tempio di Gerusalemme cacciò i mercanti, rovesciò i tavoli dei cambiavalute e le sedie dei venditori di colombe (Mc 11, 15 – 19; Mt 21, 12 – 17).
 
2. Mentre da Betania andava verso Gerusalemme insieme agli apostoli ebbe fame. Avendo visto un fico che aveva le foglie, pensò che avesse anche i  frutti, invece trovò solo foglie. Si rivolse al fico maledicendolo:  "Nessuno possa mai più mangiare i tuoi frutti" (Mc 11, 12 – 24; Mt 21, 17 – 22).
Oltre che iracondo era anche cattivo.

Per  rispondere alla tua domanda se Gesù è lo stesso Dio dell'Antico Testamento, devi prima dirci come vuoi la risposta. Dal punto di vista ebraico o quello cattolico.

Penso che la tua domanda è maliziosa e vuoi divertirti alle nostre spalle.

Bene, detto questo è necessario che tu sappia  (ma  penso che già lo sai) che nell'ambito del cristianesimo la nozione trinitaria (non il concetto trinitario) apparve  nel I secolo.

Secondo il Vangelo di Matteo, Gesù ordinò il battesimo nel nome della Trinità: "Gesù si avvicinò e disse loro: "A me è stato dato ogni potere in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" (28, 18 – 20).

Nelle lettere di Paolo di Tarso c'è l'allusione trinitaria in 1 Cor 12, 4 – 6 e in 2 Cor 13, 13.

Nel II secolo il termine "Trinità" fu utilizzato dal vescovo e teologo siriano Teofilo di Antiochia (morto nel 185 circa) nel suo "Apologia ad autolycum" (II, 15) e dal filosofo e apologeta cristiano Tertulliano (155  circa– 230 circa) nel "De pudicitia" (XXI).

La dottrina trinitaria fu dibattuta nel 325  nel primo Concilio di Nicea e nel  381 nel primo Concilio di Costantinopoli.

Il "mistero" di Dio: pur essendo uno e unico  (una sola natura divina), in lui sussistono tre persone uguali e distinte.

Le tre persone o ipostasi sono conosciute come  "Dio Padre" (creatore dell'universo e origine della trinità), il Figlio (generato dal Padre), e lo Spirito, con l'aggiunta dell'epiteto "santo". 

Comunque la trinità cristiana, pur originale nel suo concetto, non fu una novità. Riunire le divinità in triadi o in più dei era usuale in alcune antiche religioni precedenti il cristianesimo.

Nel politeismo egizio  la  "Grande Enneade era un gruppo di nove divinità. L'Enneade a volte includeva la triade Osiride, Iside e i loro figlio Horus.

La mitologia greca  comprendeva la triade Helios, Selene ed Eos. Anche la dea Latona era solitamente associata con Apollo e Artemide.

Nella religione romana era famosa la triade capitolina


gruppo marmoreo che raffigura la 'Triade Capitolina': le tre statue rappresentano Giove con  Giunone e Minerva sedute ai suoi lati con i loro attributi simbolici.

Per quanto riguarda la religione ebraica, è notorio che nel  1930 a Gerico furono rinvenute  tre statue di grandezza naturale rappresentanti un dio-padre barbuto, una dea-madre e un dio-bambino, che rappresentano uno dei più antichi esempi del culto di una trinità fecondatrice.

Da non dimenticare è l'induismo con la "trimurti": i tre aspetti della divinità suprema. Per la religione induista l'Essere supremo si manifesta in tre divinità maschili : Brahmā, Visnù e  Śiva, ognuna con una propria mansione. A questa trinità  maschile corrisponde la "Tridevi", trinità di divinità femminili. 
#966
https://www.youtube.com/watch?v=eBP9QDSr0HI

Il "coronavirus" ha di bello che non fa distinzioni tra le "classi sociali".

Per evitare spiacevoli conseguenze... :)  chi ha tosse o raffreddore deve evitare in questi giorni di salire sui mezzi pubblici affollati.

Mi riferisco ai treni regionali del mattino, alle metropolitane, agli autobus urbani. Sono testimone di scene esilaranti su quei tre tipi di trasporto.Chi ha colpi di tosse o starnutisce viene guardato con "odio" e penso, giocando con la fantasia, chi tra le persone presenti è pronto a gridare "Dagli all'untore" di manzoniana memoria.

Renzo per cercare Lucia a Milano, città infestata dalla peste, si avvicina per strada a una  donna anziana  terrorizzata dal contagio per chiederle informazioni sulla via del lazzaretto, ma viene scambiato per un untore e la vecchia comincia a gridare richiamando la folla inferocita che tenta di linciarlo. Il resto della scena, fino al balzo di Renzo sul carro dei monatti è tutto nella descrizione vivissima del Manzoni.
#967
Attualità / Re:Tempo di Carnevale
08 Febbraio 2020, 07:45:39 AM

Pieter Bruegel il Vecchio: "Lotta tra Carnevale e Quaresima",dipinto ad olio su tavola; 1559;
conservato a Vienna nel Kunsthistorisches museum)


L'artista fiammingo si chiamava Pieter Brueghel, ma in questo quadro si firma col cognome Bruegel. E tale cognome usò dal 1559 per firmare i suoi dipinti.

Pieter Bruegel o Brueghel   è indicato come il Vecchio per distinguerlo dal figlio primogenito, Pieter Bruegel, detto "il Giovane"

Il noto dipinto "Lotta tra Carnevale e Quaresima" esprime simbolicamente la contrapposizione tra la "festa" e la "penitenza", la transizione tra i due periodi liturgici.

Per comprendere la struttura narrativa di questa raffigurazione bisogna immaginarla divisa in due parti da una linea verticale, che dalla casa centrale in alto scende verso il basso e passa nel breve spazio antistante tra l'uomo panciuto sulla botte ed il carrello trainato da due religiosi.

Sulla sinistra c'è il riferimento al Carnevale con persone che mangiano, bevono, ballano giocano di fronte l'osteria de "La sposa sudicia", che narra di un matrimonio tra zingari.  Sulla destra, invece, personaggi e scene evocano il periodo della Quaresima.

Anche la composizione architettonica denota il contrasto tra le due realtà. Sulla sinistra c'è la locanda con due botti per il vino vicino l'entrata; sulla destra c'è la chiesa, da dove escono i fedeli.

Il Carnevale è simboleggiato dall''uomo obeso (con la camicia celeste ed i calzoni rossi a cavalcioni sopra una botte per il vino) che sorregge con la mano destra lo schidione dove sono infilzate varie carni. Sulla testa ha un cesto con altri cibi, mentre un prosciutto, trapassato da un coltello, è affisso sul coperchio della botte. In terra ci sono alcune carte da gioco, il guscio di un uovo e delle ossa, ben visibili negli ingrandimenti fotografici dei particolari.

La Quaresima è  impersonata da un'anziana donna (somigliante ad un uomo), alta e magra, dal volto triste, seduta nella sedia  che è su un carrello trainato da una monaca e da un frate.  La donna che raffigura la Quaresima contrappone allo schidione del Carnevale una pala da fornaio con sopra due aringhe, che simboleggiano i cibi permessi dalla Chiesa durante i periodi di penitenza o di astinenza dalle carni.

Un richiamo alla carità nel periodo di Quaresima è rappresentato dall'uomo con abito azzurro e rosso (nell'angolo in basso a destra) che dona alcune monete ad una povera donna seduta col suo bimbo sul ciglio della strada.


the end
#968
Attualità / Re:Tempo di Carnevale
08 Febbraio 2020, 07:41:43 AM
Nelle ultime due settimane di Carnevale ci sono i cosiddetti "Giovedì grasso" e  il seguente "Martedì grasso" sono i due giorni culminanti del tempo di Carnevale.

"Martedì grasso" è anche  l'ultimo giorno di  sfilate di carri, di mascherate, di balli,  di coriandoli.  In alcune località italiane  viene celebrato il "funerale" del "Re Carnevale", seguito dalle prefiche, come a Putignano (prov. di Bari), oppure da euforiche persone mascherate.
Al termine del rito profano si dà fuoco al re di cartapesta, che  di solito viene insediato la sera del 17 gennaio, festa di Sant'Antonio Abate, oppure nel "Giovedì grasso".

L'intronizzazione del re Carnevale  prevede un'allegra processione che accompagna il re fantoccio (grande pupazzo panciuto e rubicondo che troneggia sul suo effimero regno) mentre va a ricevere simbolicamente le chiavi della città.



re Carnevale

Carnevale vecchio e pazzo

Carnevale vecchio e pazzo
s'è venduto il materasso
per comprare pane, vino,
tarallucci e cotechino.

E mangiando a crepapelle
la montagna di frittelle
gli è cresciuto un gran pancione
che somiglia ad un pallone.

Beve, beve all'improvviso
gli diventa rosso il viso
poi gli scoppia anche la pancia
mentre ancora mangia, mangia.

Così muore il Carnevale
e gli fanno il funerale:
dalla polvere era nato
e di polvere è tornato.

(Gabriele D'Annunzio)
#969
Attualità / Re:Tempo di Carnevale
06 Febbraio 2020, 15:13:26 PM
Stenterello.Questa maschera nacque a Firenze nel 1793 come personaggio della commedia dell'arte. Personificare la generosità, la scaltrezza ma anche l'ottimismo e la saggezza che  gli permettono di superare le avversità della vita. Stenterello viene continuamente cercato dai suoi creditori.

Burlamacco: questa maschera è anche il logo del Carnevale di Viareggio. Il nome Burlamacco deriva da Buffalmacco, pittore fiorentino e personaggio del Decamerone.  Indossa una tuta a scacchi biancorossi suggerita dal vestito a pezzi di Arlecchino, un ponpon da cipria rubato dal camicione di Pierrot, una gorgiera bianca e ampia alla Capitan Spaventa, un copricapo rosso a imitazione di quello in testa a Rugantino, un mantello nero svolazzante, tipico di Balanzone.

Rugantino:è un personaggio del teatro popolare romanesco,  il cui nome  deriva da "arroganza", in dialetto "ruganza".  Questa maschera rappresenta "er bullo de Trastevere", svelto con le parole e con il coltello; arrogante
Il suo tratto caratteristico è quello di un provocatore,  insolente, ma in realtà, è un can che abbaia ma non morde. In fondo è anche un pò vile. 


"Cerca rogna, je puzza de campà, je rode", minaccia, promette di darle, ma le prende, consolandosi con la battuta divenuta giustamente celebre: "Me n'ha date tante, ma quante je n'ho dette!".
Agli inizi della sua carriera era vestito come un gendarme, ma  per questo personaggio fu preferito un abbigliamento da popolano,

Meo Patacca:è un'altra maschera romana che rappresenta il coraggio e la spavalderia. Spiritoso ed insolente, Meo Patacca é il classico bullo romano, esperto ed infallibile tiratore di fionda. Il suo nome deriva dalla "patacca",  termine con il quale venivano indicate diverse monete, in genere grosse, pesanti e di scarso valore. Di qui l'uso in italiano del termine "patacca" per indicare qualcosa che vale meno di quello che sembra.

Pulcinella.Celebre maschera napoletana della commedia dell'arte.  Furba e pigra, nella maggior parte dei casi riesce solo a farsi bastonare.
Pulcinella indossa un camicione bianco con larghi pantaloni bianchi, ha un cinturone nero in vita, il ventre sporgente, scarpette nere, un cappuccio bianco in testa e una grossa maschera al viso che lascia scoperta sola la bocca; ha un naso ricurvo, le rughe sulla fronte.

Peppe Nappa:è una maschera siciliana della commedia dell'arte. E' diventata il logo del Carnevale di Sciacca.  Rappresenta un servitore goloso e pigro, capace di salti acrobatici. Il suo soprannome,  "nappa", significa "toppa" in siciliano.
#970
Attualità / Re:Tempo di Carnevale
06 Febbraio 2020, 15:11:53 PM

Pantalone:anche lui è una maschera veneziana che impersona un anziano mercante avaro e brontolone, raggirato dalla moglie e dalle figlie. S'intromette, non invitato, in dispute e litigi ma finisce col ricevere botte da entrambi i contendenti.

Pierrot:è una maschera italiana del '500. Il suo nome è un francesismo, deriva da Pierre (Pietro) con l'aggiunta del suffisso "-ot". Il personaggio è rappresentato come pagliaccio triste, raffigurato con la lacrima che scende sulla gota; si strugge d'amore per Colombina ma non viene corrisposto perché ella ama Arlecchino.

Gianduia.E' tra le più famose maschere di Carnevale piemontesi, originaria della provincia di Asti.
 Fu ideata  dal burattinaio Gian Battista Sales nel 1798, pensandolo come contadino buono, ma  sospettoso e furbo. Il suo nome originario era Gioan d'la douja,, che vuol dire "Giovanni del boccale", abbreviato poi in Gianduia. Questa maschera indossa in testa un tricorno e la parrucca con il codino. Ha un costume di panno color marrone, bordato di rosso, con un panciotto.  Gianduja  ama il buon vino, la buona tavola e l'allegria.
Dal suo nome deriva quello della cioccolata gianduia e del famoso cioccolatino "Gianduiotto".

Meneghino (da Domenichino): è una maschera milanese che  nacque nel '600 per la commedia dell'arte.  Rappresenta il servo rozzo ma saggio, abile nel deridere i difetti degli aristocratici.

La  domenica svolgeva il ruolo di cicisbeo,  accompagnava le nobildonne a messa o a passeggio. Durante l'insurrezione delle Cinque Giornate di Milano nel 1848 fu scelto dai milanesi come simbolo di eroismo.
"Meneghino": questo nome oggi si usa per indicare un milanese. In origine era il diminutivo di "Menego" (= Domenico), il nome della maschera di Milano.

Balanzone:questa maschera del '500 è  di origine bolognese. Il suo nome si fa derivare da Graziano di Baolardo, detto  Balanzone perché raccontava balle, frottole. Rappresenta il giurista ma anche il medico. Vesta la toga con collare bianco alla spagnola, cappello nero a grandi falde; porta  sempre con sé un grosso libro.

Capitan Spaventa(o Capitan Fracassa): il suo nome per intero è Capitano Rodomonte Spaventa, anche chiamato Capitan Fracassa. Capitan Spaventa è una maschera tradizionale italiana della regione Liguria dell'XI secolo. E' uno spadaccino temerario che combatte più con la lingua che con la spada.


Segue
#971
Attualità / Re:Tempo di Carnevale
06 Febbraio 2020, 15:09:50 PM


                 
In Italia le più note maschere di Carnevale derivano  dalla commedia dell'arte, dal teatro di genere buffonesco.

La prima maschera comica fu "Zanni".Originario del bergamasco, rappresentava il contadino povero e ignorante. Con il tempo lo Zanni fu "scisso" in due categorie: il servo furbo (primo Zanni) ed il servo sciocco (secondo Zanni).  Da questo immaginario personaggio scaturirono le maschere di Brighella ed A
rlecchino.

"Burattino": era in origine un nome proprio, diventato in seguito nome comune. "Burattino" era il nome dato alla maschera di Zanni (secondo Zanni)  nella commedia dell'arte, perché si muoveva in modo scomposto, sembrava "burattare" la farina. Di qui "burattino" (di legno), che attaccato a dei fili si muove a scatti e in modo scomposto, con le braccia larghe, come se stesse setacciando.

Brighella.E' la maschera in livrea bianca di Bergamo.  E' denominato Brighella perché intrigante ed imbroglione, ossequioso con i potenti ed insolente con i deboli.
Brighella è compare di Arlecchino, anche questo di Bergamo, Brighella però ci tiene a precisare che lui é di Bergamo alta, mentre Arlecchino è di Bergamo bassa.

Arlecchino.Questo personaggio teatrale fu creato in Francia ma Carlo Goldoni lo introdusse nella commedia italiana. Nella maschera di Arlecchino confluiscono i tratti caratteriali del bergamasco Zanni e quelli diabolici e farseschi della tradizione popolare francese. Arlecchino indossa un abito multicolore confezionato con pezze colorate. Si narra che il suo vestito è così perché essendo povero, i suoi amici in occasione del Carnevale gli regalarono dei pezzi di stoffa avanzati dai loro costumi per farne avere uno anche lui. Arlecchino  si copre il viso con una maschera nera ed ha una spatola di legno. E' astuto, coraggioso, pigro. Le sue doti caratteristiche sono l'agilità, la vivacità e la battuta pronta. Il suo principale antagonista è Brighella.

Colombina.E' il nome di una maschera veneziana della Commedia dell'arte. E' la scaltra serva fidanzata con Arlecchino. E' maliziosa e convince Arlecchino ad esaudire i suoi desideri.  E' vivace, allegra e sapiente, furba,  parla il dialetto veneziano. E' molto affezionata alla sua signora, Rosaura,  giovane e graziosa.  Pur di renderla felice  le diventa complice nei sotterfugi domestici ed amorosi.  Con gli anziani "padroni" va poco d'accordo e schiaffeggia chi osa importunarla mancandole di rispetto.


segue
#972
Attualità / Re:Tempo di Carnevale
06 Febbraio 2020, 15:07:41 PM

                 
 
"Girotondo delle mascherine" (filastrocca di autore sconosciuto)

Girotondo, girotondo,
noi giriamo tutto il mondo.
C'è Gianduia e Meneghino,
Pulcinella e Arlecchino.
C'è Brighella e Pantalone,
Meo Patacca e Balanzone,
Beppe Nappa siciliano,
Stenterello che è toscano...
Girotondo, girotondo,
noi viaggiam per tutto il mondo,
e con noi portiam la gioia
che è nemica della noia.
#973
Attualità / Re:Tempo di Carnevale
05 Febbraio 2020, 07:14:09 AM
Lorenzo de' Medici, detto "il Magnifico", fu un abile politico e governante, ma si dedicò anche alla letteratura, compose poesie ed anche  i "Canti Carnacialeschi".

Per tali "canzoni a ballo" Lorenzo s'ispirò alla tradizione popolare e buffonesca del Carnevale. Le composizioni venivano cantate da compagnie di uomini mascherati su carri addobbati.

Il più noto dei "Canti carnacialeschi" lorenziani  é il:

"Trionfo di Bacco e Arianna"

Quant'è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.

Quest'è Bacco e Arianna,
belli, e l'un dell'altro ardenti:
perché 'l tempo fugge e inganna,
sempre insieme stan contenti.
Queste ninfe e altre genti
sono allegre tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.

Questi lieti satiretti,
delle ninfe innamorati,
per caverne e per boschetti
han lor posto cento agguati;
or da Bacco riscaldati
ballon, salton tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.

Queste ninfe anche hanno caro
da loro esser ingannate:
non può fare a Amor riparo,
se son gente rozze e ingrate:
ora insieme mescolate
suonon, canton tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.

Questa soma, che vien drieto
sopra l'asino, è Sileno:
così vecchio è ebbro e lieto
già di carne e d'anni pieno;
se non può star ritto, almeno
ride e gode tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.

Mida vien drieto a costoro:
ciò che tocca, oro diventa.
E che giova aver tesoro,
s'altri poi non si contenta?
Che dolcezza vuoi che senta
chi ha sete tuttavia?
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.

Ciascun apra ben gli orecchi,
di doman nessun si paschi;
oggi sian, giovani e vecchi,
lieti ognun femmine e maschi;
Ogni tristo pensier caschi:
facciam festa tuttavia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.

Donne e giovinetti amanti,
viva Bacco e viva Amore!
Ciascun suoni, balli e canti!
Arda di dolcezza il core!
Non fatica, non dolore!
Ciò ch'ha a esser, convien sia.
Chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c'è certezza.

(Lorenzo de' Medici)
#974
Attualità / Re:Tempo di Carnevale
05 Febbraio 2020, 07:08:52 AM
Simile al nostro Carnevale è un'allegra festa popolare ebraica denominata "Purim",  dura due giorni ed i bambini si mascherano.   

Questa festività avviene nel mese di Adàr, che può essere di 29 o  30 giorni ed  è il sesto mese nel calendario lunisolare ebraico di tipo ordinario, costituito da 12 mesi, e da 13 mesi negli anni bisestili.  Tale variabilità fa corrispondere l'Adàr   al mese di febbraio od anche marzo del calendario gregoriano.   

Il Purim comincia il 14 del mese di Adàr e si conclude al tramonto del giorno successivo. La ricorrenza è preceduta da un giorno di digiuno, detto "digiuno di Ester", ragazza ebrea orfana, che circa 2500 anni fa venne scelta come moglie dal sovrano persiano  Assuero e salvò il popolo ebraico dal complotto di Aman, il perfido consigliere  che voleva indurre il  re  a sterminare tutti gli ebrei nel  suo regno.  Per commemorare lo scampato pericolo fu istituita la festa di Purim, che nella lingua ebraica  significa "sorti", perché il giorno stabilito per  la  tentata strage fu scelto sorteggiandolo.  Questo racconto è nel   "Libro di Ester", contenuto nella Bibbia ebraica ed in quella cristiana.

Il precetto del digiuno che precede il Purim va rispettato dall'alba al tramonto. Poi è prevista la cena, lo scambio di doni, le offerte per i poveri  ed i pasticcini di forma  triangolare denominati le "Orecchie di Haman", con semi di papavero ed altri ingredienti.

La sera del 14 di Adar e la mattina successiva nelle sinagoghe viene letta la Meghillah o "Libro di Ester", che in dieci capitoli narra la  sua storia, ma la lettura viene interrotta dai presenti nel tempio ogni volta che viene nominato il malvagio Haman, citato nel predetto libro per 77 volte: lo disapprovano a voce alta oppure battono i piedi sul pavimento, ma l'oggetto caratteristico più usato per non far udire il nome infausto è il gragger, che viene fatto roteare per produrre forte rumore. Il "gragger" è simile allo strumento musicale "tric-trac" di legno.


#975
Attualità / Re:Tempo di Carnevale
04 Febbraio 2020, 18:06:10 PM
Carnevale di Venezia. Piazza San Marco: un incontro casuale e l'irresistibile "colpo di fulmine".

A volte la vita ci fa regali meravigliosi, crea le circostanze affinché dal nulla scaturisca una scintilla inaspettata, e s'avvera il miracolo.

I miei occhi hanno incontrato quelli di una  sconosciuta donna vestita da dama del '700 ed ho avvertito una forte emozione.  Gli sguardi, un sorriso,  la reciproca attrazione.

Quel bel viso  mi ha fatto volare con la fantasia ed ho pensato alla sua complicità,  mi son lasciato coinvolgere dall'illusione di felicità.

Poi quella donna attraente è scomparsa tra la folla, quella scintilla si è spenta.


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