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Messaggi - fly

#1
Intanto ringrazio tutti per le vostre interessanti risposte, e vi ringrazio per i link alle precedenti discussioni (anche molto interessanti). Alcuni di voi hanno colto esattamente il senso di ciò che volevo dire (specialmente paul11 e maral).

Rispondendo ad Holly Fabius: La corsa alle pubblicazioni è indubbiamente un dato di fatto che nell'ambito scientifico sta diventando una piaga... ma direi che al momento l'appartenere ad una scuola di pensiero (che definirei "ricerca dell'oggettività a tutti i costi") o ad un altra (che chiamerei "riceca del condivisibile") non comporta differenze nelle pubblicazioni. Pubblicazioni buone o cattive si possono bubblicare in ogni modo.

Jean per rispondere a te e aggiungere dei tasselli a questa discussione ho bisogno di un po' di tempo, che purtroppo questi giorni non ho perché ho molto lavoro da sbrigare e devo partire per un'escursione con gli studenti, ma prometto risponderò tra qualche giorno.
#2
Salve a tutti sono nuova del forum. Sono stata attratta dal post introduttivo della sezione... Sono di professione una ricercatrice (laureata in scienze naturali) e ormai da alcuni anni mi occupo di conciliare "scienza" e "percezione". In particolare mi occupo di "classificazione" di tutto ciò che si trova in natura da singoli organismi (piante, animali, etc... apparentemente unità chiare) a tipi di vegetazione, ecosistemi, habitat, unità di paesaggio (unità decisamente più astratte).

Quella della "classificazione" è una scienza che parte dall'esigenze pratiche dell'uomo e comunicative. E' importante che ogni "oggetto" (inteso anche come individuo, organismo o sistema) utilizzabile venga distinto e gli venga assegnato un nome inequivocabile. Ogni tipo di classificazione a tutt'oggi si basa sempre più sulla tecnologia e sulla statistica. Ad es. oggi attraverso le sequenze di DNA e la valutazione del grado di similitudine o distanza di queste sequenze è possibile distinguere specie differenti. Tuttavia uno dei problemi scientifici più attuali è che "la scienza della classificazione" si sta progressivamente allontanando da quello che è il percettibile umano e così la funzionalità pratica della classificazione sfuma nella completa alienazione, con migliaglia di nomi pubblicati in riviste e libri scientifici assegnati ad "oggetti inidentificabili" dai sensi umani.

Vi faccio un esempio sciocco che una volta feci ad un mio amico in un pub: "Immaginate due bicchieri identici uno con della birra senza schiuma e uno con del whisky in stessa quantità e di non sapere di cosa si tratti. Chiedono cosa c'è nei due bicchieri a divese persone. La prima non sapendo cosa sono i liquidi non li assaggia e basandosi sul colore, senza toccarli dice che sono la stessa cosa; la seconsa anche non li assaggia ma muove il bicchiere con la birra e vede che si forma della schiuma e nell'alto bicchiere no, capisce che i due liquidi sono dicersi e secondo la sua esperienza dice afferma che uno sicuramente è birra, l'atro non sa; il terzo odora i due liquidi e in base alla sua esperienza risponde che i due liquidi sono diversi e uno è birra e l'altro whisky; il quarto assaggia i liquidi e con certezza risponde che uno è birra e l'altro whisky; un quinto li assaggia e dice che uno è sicurametne birra ma non conosce l'altro liquido (non ha mai assaggiato il whisky). Come vedete persone diverse, sensi divesi, esperienze diverse possono dare risultati diversi. Bene qualcosa di simile avviene per la classificazione a tutti i livelli delle cose naturali nel mondo, persone diverse, nazioni divese usano classificazioni parzialmente diverse per gli stessi oggetti.

Il mio obiettivo è trovare il giusto compromesso tra percettibile (accettabile dalla maggior parte della gente) e misurbile per non perdere l'utilità della classificazione. Vorrei sapere cosa ne pensate di questo argomento?