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Messaggi - Daniele Bragagnolo

#1
Io credo che non è molto importante capire quale fede si professa. Io credo, come è stato detto precedentemente, che sia capitale soffermarsi sul "noi", dato che viviamo un 'eterna soggettività immersa in un contesto sociale. Sartre, che non conosco molto bene, mi pare affermasse che l'altro è l'inferno, in quanto l'altro è il mio limite o meglio mostra i miei limiti.  Dico questo perchè esprime in modo semplice la difficoltà con il quale l'uomo si relaziona. Detto questo trovo interessante vedere come l'uomo difficilmente è capace di amare l'altro, in quanto amare l'altro implicherebbe amare i propri limiti. Parlare di Dio è sempre qualcosa di estremamente impegnativo in quanto ognuno vede e sente ciò che vuole. Non solo, lo stesso Dio noto che diventa oggetto delle nostre idolatrie. Un dio che viene veicolato dalle nostre difficoltà, bisogni e necessità. E con questo Dio noi ci creiamo una legge. Ma io credo che ci sia una verità di fondo che è l'amore. Di fatto nei secoli i vari filosofi hanno sempre cercato l'amore magari scontrandosi con l'idea di religione. Ma essere religiosi non sempre vuol dire cercare l'amore anzi, spesso la religione crea divisione, contrasti e giudizi ( e parlo da credente). Ma l'amore è il mio Dio, l'amore è cio che permette di dare un senso alla società. Questa è la verità: amate l'altro come voi stessi. Non guardiamo l'origine di questa frase che sempre crea pregiudizi ma guardiamo all'effetto di questo. L'amare è Il Dio che ognuno deve avere. Nell'amore si trova la più alta forma di conoscenza ( filosofia è amore per la sapienza, da non confendere con i vari sofismi che si creano attorno ad essa). Con l'amore si puo conoscere in quanto non è preceduto da pregiudizi ma è di natura libero. Quindi io credo che la vera bestemmia sia non credere nell'amore e nella conoscenza che discende da esso.
#2
Tematiche Filosofiche / Re:Vita
17 Agosto 2017, 20:05:49 PM
Sariputra mi hai fatto sbregare ahah comunque parlare del senso della vita è sempre difficile se non impossibile. Apprezzo moltissimo la tua umilta di riporre qui un tuo problema esistenziale.Certe persone,vedi il professor Galimberti, pensano che la vita non abbia un senso ma che essa sia un perpetuarsi della specie. Io non credo che sia cosi lo trovo un po riduttivo.Sicuramente la risposta non la troverai nei videogiochi, quello che credo tu stia facendo sia un riempire il tuo vuoto esistenziale perche di fatto non hai trovato qualcosa che sazi la tua voglia di vivere. Perche bisogna rendere conto che nell'uomo vi è una volonta di vivere.Io credo tuttavia che la prima cosa che tu debba fare è trovare la tua identita..in un mondo come quello odierno,consumista, e per mezzo delle nuove tecnologie sociali, l'uomo sia portato a perdere la propria identità, assumendo qualche maschera che la societa ti vende. La domana quindi che devi porti è: chi sono io? Forse non te ne rendi conto ma qui in questo mondo non c'è nessuno come te, tu sei unico. Questa è la bellezza della vita e tu ne fai parte in modo unico. Senza di te il mondo non sarebbe cosi. So che è difficile pensarlo ma è cosi. Trova chi sei,fai esperienze,non fermati, scopri la tua identità.l videogiochi ti alienano,ti portano fuori da cio che tu sei. E impara ad amarti..questo è importante. Ma se non esperienze come potrai conoscerti ed amarti? Forse puoi dire a una donna/uomo ti amo senza conoscerla?Guarda se hai bisogno di aiuto basta che mi scrivi in privato. Spero di esser stato semplice nel linguaggio. In bocca al lupo
#3
Io credo che in questo spunto molto interessante possa aiutare moltissimo Nietzsche. Di fatto egli si è resoconto che parlare di libertà è probabilmente qualcosa di inconcepibile. Una parola forse troppo romanzata. Bellissimo a riguardo, uno dei suoi libri "Cosi parlò Zarathustra". La libertà forse è una meta che forse mai raggiungeremo completamente, proprio perchè come dice Nietzsche occorre una morte di dio. E' interessante vedere come molti pensieri siano rivolti a questo : la libertà spesso la si trova dove vi è una morte o una mortificazione. Secondo me ci troviamo di fronte a qualcosa di estremamente affascinante quanto paradossale : per ritrovare la libertà di noi stessi dobbiamo "morire", concedetemi la parola. Siamo cosi impregnati dei nostri legami sociali e culturali che non distinguiamo piu effettivamente quale sia il cibo avariato da quello sano. Di fatto siamo all'interno di un contesto nel quale l'importante è essere sazi, a priscindere dalle conseguenze dei cibi che ingeriamo. Ma per effetto di certi scompensi psicologici (vedi teoria della dissonanza cognitiva) siamo cosi abili nel razionalizzare certe catene che abbiamo, tanto che poi le consideriamo come condizioni della nostra libertà. Io credo che la soluzione per piu avvicinarci a questa tanto ambita libertà sia la conoscenza critica, distruggendo innanzitutto quegli ideali, quelle concezioni che abbiamo che gia ci portano, prima ancora di avere conoscenza, ad avere dei pregiudizi. Questi sono la vera avaria, questi non ci permettono di essere liberi perchè condizioneranno sempre la nostra "gnoseologia".
#4
Tematiche Filosofiche / Re:Le facce della natura
11 Agosto 2017, 15:18:56 PM
La mia domanda era semplice curiosità non tanto sulla specifica terminologia bensi era dettata dalla mia curiosità nel vedere come voi vedete la natura. Spesso la natura richiama la nostra attenzione portandoci a riflessioni nella dimensione esistenziale. Dando per scontato le valenze antropologiche della questione, la mia voleva essere un domanda di curiosità nel vedere come voi vedete la dimensione "esterna"(esterna per modi di dire"). Ad esempio Shopenhauer vedeva nella natura un'illusione, una realtà coperta da quel famosissimo "velo di maya" tanto conosciuto. C'è chi la vede in modo pessimistico, chi invece ha una concezione panteistica. Ognuno ha la sua visione. Cos'è per voi "natura"? Questa è la domanda usando brutali parole.
#5
Sono tutti veramente molto interessanti questi spunti. Io personalmente mi domando sempre se effettivamente esistono delle verità. Sicuramente la tematica teista è asserita in un contesto antropologico, a seconda dei bisogni della cultura in cui si è inseriti. Di fatto il teismo nasce da dei bisogni che ha l'uomo di rispondere a certi bisogni, necessità e fatti esistenziale. La predisposizione non è altro, a mio avviso, che una risposta a queste mancanze dovute alla propria ignoranza, nel vero senso della parola. In questo senso sono convinto, come gia detto, che queste credenze siano delle proiezioni, o meglio situazioni in cui l'uomo si aliena pertanto si rifugia in certezze che vanno oltre alla propria esperienza, proprio perchè questa richiede delle risposte, creando scompensi a livello psicologico. L'uomo è creatura e cerca costantemente maschere, come dice Nietzsche, che ricoprono l'individuo di vane illusioni. Ma credo, che di fronte a tutti gli scenari di scetticismo riguardanti ciò che trascende la nostra esperienze, ci siano delle verità di fondo. Sono convinto che l'uomo si rifugia costantemente nell'alienazione idolatrando le necessità del contesto sociale e culturale. Ma la risposta, la verità di fondo a mio avvisto sta nell'amore, quel sentimento privo di ogni legame, sciolto dalle catene sociali e dalle implicazione della necessità. E' molto bello il titolo di un libro del poete H.W.Auden che cosi cita "La verità, vi prego, sull'amore". Io credo che questa sia la risposta, e se siamo qui a discutere di filosofia, è proprio perchè siamo mossi da esso( non a caso filosofia significa amore per la sapienza). A riguardo di ciò sono interessanti le letture di Erich Fromm o di Marcuse, ma anche dello stesso Feurbach, il quale era mosso da tanto amore che rifiutava l'idea che esso potesse divenire strumento per legarsi ad una legge teologica e teleologica,scusate il gioco di parole, perchè questo divenne e lo è ancora, un paradosso. Con questo non precludo la possibilità dell'esistenza di un Dio, anzi, ma il rischio secondo me è di idolatrare un dio, veicolato dalle nostre necessità.
#6
Sono tutti veramente molto interessanti questi spunti. Io personalmente mi domando sempre se effettivamente esistono delle verità. Sicuramente la tematica teista è asserita in un contesto antropologico, a seconda dei bisogni della cultura in cui si è inseriti. Di fatto il teismo nasce da dei bisogni che ha l'uomo di rispondere a certi bisogni, necessità e fatti esistenziale. La predisposizione non è altro, a mio avviso, che una risposta a queste mancanze dovute alla propria ignoranza, nel vero senso della parola. In questo senso sono convinto, come gia detto, che queste credenze siano delle proiezioni, o meglio situazioni in cui l'uomo si aliena pertanto si rifugia in certezze che vanno oltre alla propria esperienza, proprio perchè questa richiede delle risposte, creando scompensi a livello psicologico. L'uomo è creatura e cerca costantemente maschere, come dice Nietzsche, che ricoprono l'individuo di vane illusioni. Ma credo, che di fronte a tutti gli scenari di scetticismo riguardanti ciò che trascende la nostra esperienze, ci siano delle verità di fondo. Sono convinto che l'uomo si rifugia costantemente nell'alienazione idolatrando le necessità del contesto sociale e culturale. Ma la risposta, la verità di fondo a mio avvisto sta nell'amore, quel sentimento privo di ogni legame, sciolto dalle catene sociali e dalle implicazione della necessità. E' molto bello il titolo di un libro del poete H.W.Auden che cosi cita "La verità, vi prego, sull'amore". Io credo che questa sia la risposta, e se siamo qui a discutere di filosofia, è proprio perchè siamo mossi da esso( non a caso filosofia significa amore per la sapienza). A riguardo di ciò sono interessanti le letture di Erich Fromm o di Marcuse, ma anche dello stesso Feurbach, il quale era mosso da tanto amore che rifiutava l'idea che esso potesse divenire strumento per legarsi ad una legge teologica e teleologica,scusate il gioco di parole, perchè questo divenne e lo è ancora, un paradosso. Con questo non precludo la possibilità dell'esistenza di un Dio, anzi, ma il rischio secondo me è di idolatrare un dio, veicolato dalle nostre necessità.
#7
Tematiche Filosofiche / Le facce della natura
08 Agosto 2017, 16:47:13 PM
Ciao è la prima volta che scrivo in quanto sono iscritto in questo forum da circa un giorno. 
Trovo estremamente interessante notare come, nei secoli, nella poesia e nella filosofia, la natura abbia sembra avuto un ruolo fondamentale. 
In essa si ricercava l'archè,principio di tutte le cose, in essa si ritrovava la figura della madre, in essa si ritrovava l'ostilità di una perfida nemica che inganna i propri figli, illudendoli di una felicità che essi non sapranno mai trovare.
Ho trovato affascinante l'incipit dell'opera principale  di Shopenhauer, " Il mondo come volontà e rappresentazione" , che inizia con una frase di Goethe :" La natura non cerca forse, in fondo, di conoscere se stessa?". In qualche modo dietro essa si cela costantemente un ruolo, concedetemi la parola. La natura si nutre in qualche modo di un carattere esistenziale oggettivo o/e soggettivo.
Vorrei tralasciare i pensieri di Severino o Heidegger attorno all'essere, seppur siano molto interessanti e a volte li ritengo un po "sofistici".
Volevo perciò soffermarmi sul "ruolo della natura".