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Messaggi - Jess

#1
E' la prima volta che scrivo pubblicamente questi miei pensieri...è una sorta di atto curativo, nella speranza che esorcizzando quello che ho dentro qualcosa possa aiutarmi a cambiare la mia prospettiva, che attualmente mi sta portando verso l'autodistruzione mentale. Per cui perdonatemi se sarò confusionaria, sarà come leggere il diario di una ragazzina che scrive di getto quello che le passa per la testa, famelica del bisogno di lasciare una testimonianza della sua vita e dei suoi travagli. Anche se non sono più una ragazzina..

Il tempo. Eterno accompagnatore. Eterno nemico personale. Per me il tempo è tragico. Da sempre vivo il tempo come una sorta di ghigliottina, che più avanza più si avvicina al mio collo, pronta a recidere qualcosa di vitale. Non lo so esattamente da dove mi arrivi...sicuramente la morte improvvisa di mio nonno ha lasciato un segno profondo, ma purtroppo credo mi arrivi da dentro, da sempre, al di là di tutto e di tutti. Mio nonno, senza farla lunga e troppo patetica, era l'unica figura maschile della mia infanzia a preoccuparsi per me, a insegnarmi, a educarmi. Sono figlia di genitori troppo giovani e senza la testa adatta, quindi mentre loro continuavano a crescere e a provare a diventare figure genitoriali io passavo la maggior parte del mio tempo dai miei nonni, quindi il loro ruolo nella mia vita era fondamentale. Mia nonna è la persona che più amo, e sono così grata che sia ancora su questo mondo. Mio nonno era una brava persona, stimato da tutti, attivo socialmente, culturalmente, curioso ed esploratore, adoravo quando suonava la chitarra in camera da letto. Era un buon uomo, un buon esempio. Morì quando avevo nove anni, dopo un ictus inaspettato. Durò credo circa una settimana su un lettino di ospedale, ma mio nonno era già morto. Non volli andare al funerale, ma mio padre (suo figlio) per la prima volta si impose su di me per una buona causa, e quindi fui obbligata ad andare a dargli un ultimo saluto. Vabbè...scusate ho preso una tangente.
Torniamo al tempo.
Il tempo è inarrestabile, anche se per noi esseri umani è possibile immaginare un punto. Una fine corsa. Noi sappiamo che ad un certo punto moriremo. Come tutti.
Ecco, io proprio non lo capisco come si faccia ad alzarsi la mattina e trovare le forze per fare. Fare. Qualsiasi cosa di produttivo, costruttivo... Anche solo curare la propria persona, lavarsi, cucinarsi un buon pranzo... Io non lo capisco più. Una volta, quando ancora vivevo da mia madre ed avevo un'età meno indipendente, riuscivo. Trovavo bellezza in ogni angolo della strada, in ogni dettaglio di qualcuno o qualcosa. Mi piaceva vagare sola per il paese ed osservare il mondo, le persone, le interazioni... Per quanto può suonare da sociopatici, mi piaceva e mi faceva sentire bene, parte di questo mondo, parte di qualcosa. Mi dava la sensazione di godermi la mia vita, per quanto limitata, per quanto imperfetta, per quanto faticosa.
Ma la morte è sempre lì, e io la vivo ogni giorno. Non c'è notte in cui non vada a letto chiedendomi se il giorno dopo sarò ancora viva, il mio compagno sarà ancora vivo, Dutch sarà ancora vivo, Peppe sarà ancora vivo, Sasà sarà ancora vivo...mia nonna...il mio fratellino...il pianeta... Io non lo so. Questo mi distrugge.
Io. Non. Lo. So.
Non sopporto di non capire, non sapere. Quando so che dovrei sapere.
E' tutto così incontrollabile, così caotico.
Come si fa a progettare una carriera di lavoro a breve o lungo termine, se sai che potresti morire? come fai a vivere con una persona, a fare dei figli, se sai che potresti morire? E morirai.
Come esseri umani sappiamo così poco di tante cose...la nostra consapevolezza è così poco sviluppata, le nostre capacità pure...abbiamo così tanto da scoprire, da imparare, da evolvere...e il meglio che la maggior parte riesce a volere per la sua vita è di avere una famiglia e pagare il mutuo di una bella casa col lavoro full time in azienda. E cosa resterà di tutto questo?? Niente. Sì, certo, puoi lasciare i tuoi figli a tua testimonianza...come estremo atto d'egoismo narcisistico.
Per cosa hai vissuto?? Che cosa hai fatto della tua vita? A chi l'hai dedicata? Per chi sei morto?
Che senso ha, nascere, crescere, provare tutto il dolore, scegliere una strada, lavorare, pagare, innamorarsi, se questo non cambia il mondo...non lo migliora...? Io non posso più tornare indietro, non posso più scegliere di nuovo la mia strada in modo da diventare la persona utile che vorrei essere. Posso solo cercare di fare del mio meglio, ma il mio meglio non mi basta...non trovo più senso nel respirare ossigeno e consumare cibo. Sto trascinando un'esistenza ininfluente. E non so perché, ma questo mi fa soffrire indicibilmente.
Vorrei essere capace. Vorrei essere capace di ambire alla vita per come ci è data viverla. A noi persone (perdonatemi il termine) normali. Quanto, quanto vorrei che il mio obiettivo prossimo fosse comprare un appartamento in centro. Quanto vorrei che le mie scelte di studi e professionali fossero state di un buon posto in un ufficio, weekend libero, pensione a 65 anni. Quanto vorrei sentire il bisogno di mettere su famiglia.
Vorrei essere una di quelle persone che le vedi...sanno vivere. Per quanto in un modo che magari può non piacermi...sanno vivere. Sanno avere una relazione stabile. Sanno mantenere una casa. Sanno fare carriera. Sanno essere efficienti, affidabili, professionali. Sanno anche fare i genitori. Loro non respirano diversamente da me, non mangiano poi tanto diverso da me, vivono vicino a casa mia, nel mio stesso paese...eppure, siamo appartenenti a due razze diverse... Razze che non si differenziano per il pigmento della pelle, o per la forma degli occhi... razze che vivono due stati mentali completamente diversi. Non c'è alcun parametro che li unisce.
Io soffro. E amo. e mi distruggo. penso troppo...vedo troppe cose che mi fanno soffrire.
Amo questo pianeta e amo tutto ciò nel quale trovo della bellezza, per me ovviamente... E non riesco a godermi questa sensazione, perché improvvisamente la ghigliottina avanza: "sì, ma tanto un giorno morirai", "sì, ma tanto un giorno morirà". Tutto ciò su cui poso gli occhi, ha una fine. E non so come e quando succederà. Ma so che succederà. Per cui per me, un bimbetto paffuto in braccio alla sua mamma, è subito un'immagine tenera e commovente, quasi da provarne gratitudine...e subito dopo un'immensa tristezza, perché per quanto posso non saperne niente di loro e della loro vita presente e futura una cosa la so: soffriranno. Perché si amano. E se anche la loro vita sarà serena e gioiosa senza increspature, soffriranno perché uno dei due vedrà l'altro morire.
La morte cancella tutto. Strappa via. Aggrapparmi all'illusione che vivendo una vita significativa, essendo utile a persone che un giorno potranno ricordarsi di me, non mi basta più...non mi dà più abbastanza energie per provarci davvero.
Che senso ha...che senso ha??
Come si fa a vivere?
Per non parlare delle scelte...oh...le scelte.
Non so scegliere. Come si fa a decidere consapevolmente di buttare via quasi tutte le opzioni coi loro possibili sviluppi, per tenersi una strada sola?
E' tutta la vita che mi chiedo cosa voglio fare da grande...e finchè sei bambina, questa domanda è elettrizzante, è avvincente, è come la prima nota di una sinfonia di beethoven! Ma quando sai che dovresti essere cresciuta da un pezzo...questa domanda è sempre più pesante, è sempre meno sopportabile sentirsi chiedere a se stessi tutto questo. Ti rendi conto delle tappe perse...del tempo andato... Ti rendi conto, o meglio io, io mi rendo conto che per il terrore di buttare via delle buone possibilità per la mia vita, alla fine ho buttato via la mia vita aspettando il coraggio di una decisione, di una scelta. E non si torna all'inizio. Non c'è il tasto "gioca una nuova vita".
Non avere idea di niente sulla propria vita, è brutto. Questo è il periodo più brutto della mia vita, e purtroppo, diversamente dal passato, non intravedo più la speranza di un cambiamento. Me la sono sempre cavata...arrivo sempre ad un certo punto nel quale le cose devono cambiare, il fondo è troppo prossimo e io non voglio raggiungerlo...e con rabbia risorgo, trovando nuove opportunità, nutrendomi di questo enorme cambiamento; ma questa volta no, sento di avere esaurito le energie anche solo per innescare la miccia del cambiamento. Non ho più motivi per combattere. Non trovo più il bello. Prima almeno lo vedevo, per quanto poi mi facesse soffrire...ora è sempre più raro per me trovare qualcosa che valga un sorriso. I cani. Giusto loro ancora mi danno qualcosa che mi porta fuori da me...che mi fa percepire qualcosa al di là di me (il che è ottimo, visto che con me è difficile vivere). La mia ultima parvenza di spiaggia, il mio ultimo miraggio (pur riconoscendolo come tale) me la danno i cani. La speranza di riuscire a fare qualcosa di utile per loro, con loro. E così adempiere a quel desiderio che avevo sin da bambina, quando, nonostante tutto lo schifo, mi sentivo felice, a casa dei miei nonni, giù nel cortile a giocare a nascondino con le altre bimbe.
...e dire che volevo cambiare il mondo.
Anche se lo scopo ultimo della mia vita è quello di morire bene. E non so più come poterlo fare. Non lo so.
Scusate la cupezza del tutto. Ma devo riuscire a buttarla fuori...e questo è un tentativo nuovo per me, che sì, ricadrà per qualche minuto sulle spalle di chi avrà abbastanza tempo e voglia (o noia) per leggere tutto...ma di questi tempi, è una colpa che mi posso permettere di sopportare.
Ah, il titolo è una sorta di clickbait (non mi andava di scrivere un titolo patetico come il mio post)...non sono mai stata da uno psichiatra, per cui potrei e non potrei essere affetta da tanatofobia. In ogni caso è una definizione che non mi cambia nulla...non mi sento meglio ad essere inquadrata in una definizione, per quanto abbia bisogno di stabilità. E non mi sento meglio a ritenermi "malata". Sono di matrice socratica, per cui tendo a cercare tutto dentro me, cure comprese. Non mi definirò mai "affetta da tanatofobia", per quanto probabilmente secondo i test lo sia. Ma non sono solo quello...per cui...
Buona giornata.

...non lo so più, alla fin dei conti, cosa vorrei ottenere dall'aver scritto questo...so quanto è forte quello che ho dentro, e so che non cambierà per l'averlo scritto qui...quindi non lo so più cosa volevo. Forse volevo solo sfogarmi. Forse volevo una parvenza di reale contatto umano. Forse ho bisogno di qualcuno con cui parlare. Forse ho bisogno di lasciare una traccia della mia esistenza, anche se davvero una terribile testimonianza della quale non poter essere orgogliosi, pur di non sapermi così rarefatta. Forse è tutto questo insieme. Non lo so... sono tante le forze che mi governano, paure per lo più. E narcisismo credo... sicuramente.
La comprensione è il primo passo verso l'accettazione. Adesso devo solo sperare che il primo passo duri solo trent'anni, Così magari posso finalmente vivere i prossimi decenni in previsione di un secondo e terzo passo.

Rispondete, se volete, quello che volete...ma per favore non provate a convincermi di nulla...non è utile a nessuno. Sono bravissima a vedere le possibilità, le conosco tutte. Quindi so cosa altro può essere la vita e il suo senso. Ma non riesco a vivere quelle possibilità. Per favore, sarò contenta (davvero) di leggere qualsiasi risposta di chiunque vorrà esprimere la sua testimonianza sui temi di cui parlo...al di là della mia.
Non sono abbastanza corazzata per leggere critiche e suggerimenti.
Ancora buona giornata a tutti, spero di non essere offtopic o di aver offeso qualcuno, in ogni caso non era mia intenzione. Grazie per l'ospitalità. In fin dei conti credo che sia stato utile a farmi stare un poco meglio.