@ Iano:
la matematica mi affascina e mi inquieta.
Purtroppo il fascino della matematica l'ho scoperto tardi, quando ormai la mia mente faceva fatica ad entrarci dentro, avendo perso tempo a rincorrere la chiacchiere di molti filosofi; comunque incolpo di ciò l'insegnamento scolastico: a me hanno insegnato a contare, a classificare, ad applicare formule mnemoniche: una noia... ma mi è bastato leggere un libro per bambini di Enzensberger, Il mago dei numeri, per scoprire un nuovo mondo matematico che invitava all'esplorazione. Ma ormai ho perso il treno, rimarrò un ignorante matematico.
Quindi continuerò ad essere inquietato dalla misteriosa corrispondenza tra matematica e mondo. Perché il mondo è descrivibile con formule matematiche? Perché un'invenzione della mente trova poi corrispondenza nella realtà? Sono agnostico, reputo gli argomenti realistici che vogliono provare l'esistenza di dio risibili, quelli teologici invalidi (il migliore è ancora l'argomento ontologico di Anselmo d'Aosta, ma Kant l'ha definitivamente confutato), allora ho pensato che proprio la corrispondenza tra realtà e matematica possa esser prova ipotetica dell'esistenza di dio, di un dio che si diletta del pi greco, della sezione aurea, della serie di Fibonacci e altre interessanti quisquilie.
Poi però accantono questa credenza mitica e, ritornando in questo mondo, opto per cosiddetta matematica embodied, che sostiene che la matematica non è il riflesso della trascendenza né una struttura dell'universo fisico bensì una creazione della mente (di alcune menti...) che si fonda su certi requisiti, alcuni dei quali innati, biologici e culturali. Alla fin fine non faccio altro che confermare l'isomorfismo tra linguaggio e mondo spiegato (meglio: non spiegato) da Wittgenstein nel Tractatus; però l'isomorfismo tra linguaggio matematico d mondo è e rimane un bel rompicapo.
la matematica mi affascina e mi inquieta.
Purtroppo il fascino della matematica l'ho scoperto tardi, quando ormai la mia mente faceva fatica ad entrarci dentro, avendo perso tempo a rincorrere la chiacchiere di molti filosofi; comunque incolpo di ciò l'insegnamento scolastico: a me hanno insegnato a contare, a classificare, ad applicare formule mnemoniche: una noia... ma mi è bastato leggere un libro per bambini di Enzensberger, Il mago dei numeri, per scoprire un nuovo mondo matematico che invitava all'esplorazione. Ma ormai ho perso il treno, rimarrò un ignorante matematico.
Quindi continuerò ad essere inquietato dalla misteriosa corrispondenza tra matematica e mondo. Perché il mondo è descrivibile con formule matematiche? Perché un'invenzione della mente trova poi corrispondenza nella realtà? Sono agnostico, reputo gli argomenti realistici che vogliono provare l'esistenza di dio risibili, quelli teologici invalidi (il migliore è ancora l'argomento ontologico di Anselmo d'Aosta, ma Kant l'ha definitivamente confutato), allora ho pensato che proprio la corrispondenza tra realtà e matematica possa esser prova ipotetica dell'esistenza di dio, di un dio che si diletta del pi greco, della sezione aurea, della serie di Fibonacci e altre interessanti quisquilie.
Poi però accantono questa credenza mitica e, ritornando in questo mondo, opto per cosiddetta matematica embodied, che sostiene che la matematica non è il riflesso della trascendenza né una struttura dell'universo fisico bensì una creazione della mente (di alcune menti...) che si fonda su certi requisiti, alcuni dei quali innati, biologici e culturali. Alla fin fine non faccio altro che confermare l'isomorfismo tra linguaggio e mondo spiegato (meglio: non spiegato) da Wittgenstein nel Tractatus; però l'isomorfismo tra linguaggio matematico d mondo è e rimane un bel rompicapo.