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Messaggi - Nicola12

#1

Citazione di: viator il 13 Giugno 2020, 16:28:37 PMPersonalmente trovo che quello che i molti considerano essere il "libero arbitrio" consista - a livello umano - nella semplice illusione di possederlo. Saluti.



Viator, grazie della risposta. Su questo siamo d'accordo. Non ho ancora capito però cosa pensa in merito alla problematica del rimpianto e quindi se ha senso chiedersi: POTEVO fare diversamente? Come ho espresso più esaustivamente nel post precedente.


Citazione di: bobmax il 13 Giugno 2020, 15:27:35 PM
Gli altri non potevano che fare ciò che hanno fatto.

Ma non io.

E questo vale anche per te. Gli altri sono incolpevoli, ma non te stesso.

Questo va tenuto ben fermo.

Finché c'è un io, vi è la colpa.



Grazie ancora della risposta bobmax. Ma non ho capito: se noi siamo IN TOTO, ciò che non dipende da noi, come è possibile che gli altri siano incolpevoli e noi invece colpevoli?

Citazione di: bobmax il 13 Giugno 2020, 16:40:08 PM

Il fatto che non vi sia alcun responsabile, ci scaraventa nell'orrore del vuoto di senso della vita.
Perché il male c'è!

Eppure, seppur paradossalmente, è proprio attraverso questo orrore che si apre una possibile strada.

Perché è come se il Bene dipendesse esclusivamente da noi stessi... Siamo noi e solo noi a poter fare in modo che il Bene sia!
Se il male c'é ancora è quindi una nostra responsabilità.



Il fatto che non ci sia alcuna responsabilità mi torna, in virtù di ciò che si è detto. Ma come dall'assenza di responsabilità riusciamo a riacquisirla?


Grazie ancora bobmax
#2



Citazione di: bobmax il 13 Giugno 2020, 15:20:59 PMLa giurisprudenza non viene da un altro mondo, ma è espressione di questo.Infatti evolve con esso.
Il punto però è che in giurisprudenza, uno dovrebbe essere responsabile, se su di lui non agiscono forze esterne alla sua volontà che gli impediscono di scegliere quello che in quel momento vorrebbe (es. dittatura ecc..) e POTREBBE scegliere diversamente. Tant'è che è responsabile (sempre in giurisprudenza) oltre che degli effetti delle sue azioni, anche di ciò che AVREBBE POTUTO fare e non ha fatto. (Ad es. nel caso si venga a configurare un reato di omissione di soccorso).Se però la volontà è totalmente condizionata, allora si può fare solo ciò che si fa e nient'altro; dato che agiscono e sono agite su di noi cause esterne alla nostra volontà (come nel caso del ragazzo che sostiene 3x4=10, ma che in fondo non è colpa sua se non si rende conto di ciò che dice).



Citazione di: bobmax il 13 Giugno 2020, 15:27:35 PM
Gli altri non potevano che fare ciò che hanno fatto.

Ma non io.

E questo vale anche per te. Gli altri sono incolpevoli, ma non te stesso.

Questo va tenuto ben fermo.

Finché c'è un io, vi è la colpa.



Non ho capito; in che senso attraverso la volontà totalmente condizionata, noi potevamo fare anche altro?



Grazie anticipatamente per le risposte.
#3
Grazie delle risposte.
In merito però alla questione, che ho espresso nel mio precedente commento, sull'avere dei rimpianti: l'uomo realmente POTEVA fare una scelta diversa? Oppure non poteva, in quanto su di lui agiscono cause che lui non controlla?
#4
Grazie viator del benvenuto.
In merito alla questione però, per quanto non sapere le tabelline sia un qualcosa di non così grave, quanto commettere un determinato reato; il discorso per il reato è equivalente. Se non abbiamo la responsabilità di ciò che facciamo, perché la giurisprudenza, se commettiamo un reato in piena facoltà di intendere e di volere, ci dice che siamo pienamente responsabili e dunque pienamente punibili?

Infine, se ad un certo punto riusciamo a capire che quello che stiamo facendo, non è il nostro bene; proviamo un più o meno forte rimpianto (nello specifico, il ragazzo si rende conto che non sa le tabelline e che deve saperle e chi commette un reato, che ciò che ha fatto è qualcosa di nefasto per lui). Questo perché, senza vincoli esterni che ci impedivano di commettere l'errore che abbiamo commesso, diciamo a noi stessi: "io POTEVO fare diversamente da quello che ho fatto, e per colpa mia ho scelto male". La domanda è: ma davvero potevi fare altrimenti? In realtà, se hai fatto in un certo modo è perché hai valutato (sbagliando) in quel modo e hai sbagliato, perché eri mancante della conoscenza, che solo ora ti fa capire che hai commesso un errore. Quindi alla fine, potevi fare altrimenti?
#5
Mi sono trovato davanti ad un ragazzo che ho conosciuto in età infantile, ora cresciuto e poco più piccolo di me (22 anni), il quale però ha sempre vissuto in una piccola frazione, di un piccolo comune.
Lui, mentre si stava parlando del fatto che io amo le scienze, ha pensato ad alta voce di voler calcolare 3×4 (credendo che le scienze siano la matematica, e la matematica siano solo tabelline come 3x4) ed ha detto: "3×4=10".

La domanda è: è realmente responsabile il ragazzo di non sapere le tabelline? Mi spiego meglio: lui purtroppo vive in una famiglia poco attenta all'educazione dei figli e purtroppo ha fatto una scuola dove non gli è stato insegnato a fare le tabelline. Quindi l'unico modo per cambiare è, ad es., trovarsi di fronte a qualcuno o ad un libro che gli spieghi questo determinato fatto e poi; dovrà essere lui a ragionarci attivamente. Ma questa realtà impattante sulla quale ragionarci attivamente, è una realtà CASUALE/INDIPENDENTE da lui. Cioè lui NON LA SCEGLIE. Lui non sceglie quando capire le tabelline che non sa, proprio perché pensa di saperle. Aprirà un libro con le tabelline, se lo aprirà, per altri motivi e casualmente capirà di aver sbagliato. Oppure indipendentemente dal suo volere, incontrerà una persona che gli spieghi il suo errore e solo allora, lui ci ragionerà e capirà. Dunque, come possiamo ritenerlo realmente responsabile di non voler comprendere le tabelline, se le comprende solo andando incontro ad una realtà, alla quale lui non sceglie di andare incontro?