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Messaggi - paolo

#1
Citazione di: anthonyi il 17 Febbraio 2022, 07:05:39 AMCiao Paolo, anch'io sono liberale, non liberista. Nel tuo post sembra quasi tu ponga come antitetiche democrazia e cultura liberale. Nel pensiero liberale però le cose non stanno così, la democrazia è vista come essenziale per creare quel sistema di regole generali nel quale far funzionare il libero mercato.

Ti chiedo di chiarirmi con qualche ulteriore ragguaglio il tuo essere liberale ma non liberista. 

L'essenza del pensiero liberale è il ripudio della costrizione, della violenza, tra umani.  Ne segue il riconoscimento della Proprietà come diritto naturale.

Consapevole della pochezza delle mie conoscenze, azzardo la seguente tesi: la più importante acquisizione conoscitiva della modernità è la scoperta degli "ordini spontanei",  o, in altri termini, l'orologio senza l'orologiaio.  Tra questi ordini il "libero mercato". 

Lo scambio volontario dei titoli di proprietà avviene dalla notte dei tempi e non ha atteso l'insorgenza della democrazia.


A tutti.

Ribadisco: la Democrazia, in quanto tale, non esclude la tirannia.   Insisto: scegliereste la tirannica Vattelapesca o la democratica Vattelacaccia? 

In attesa di un riscontro, saluto tutti voi.  
#2
Sono un liberale liberista e quindi necessariamente selvaggio.
Mi dichiaro affinché  le mie riflessioni siano più facilmente "decrittate" da colore che hanno la cortesia di leggermi.

Il termine Kratos indica facoltà e relativo esercizio di potere, costrizione, in un rapporto almeno binario tra esseri umani.
Escludo dal discorso il potere di ciascun uomo su se stesso (tema filosofico che affrontiamo in altra sede)
Se si considerano le "persone" collettive la cosa si complica.

Non mi è chiaro se in Atene per demos si indicasse il solo "popolino" oppure  "popolino" più aristoi.
Nel primo caso democrazia significa il potere del popolino sugli aristoi.   La cosa ha senso.
Nel secondo caso democrazia significa potere del popolo su se stesso. Il popolo si autogoverna.
Ha senso parlare di potere, governo su se stesso quantunque la persona è collettiva?.
Se in assemblea il popolo risulta unanime, il popolo festeggia la propria concordia,  ma non esercita alcun potere.
Nel caso contrario la maggioranza governa, "costringe" la minoranza.   La cosa ha senso.

La differenza tra un liberale e un democratico, al fondo, è la seguente:  il liberale si turba di fronte  ogni singolo atto di costrizione, seppur modesto;    il democratico non si turba ( esagero un pochino ).
Faccio uno dei miei soliti esempiucci (iperbolico lo so):
Nel paese di Vattelapesca ii Tiranno ha imposto un'unica legge: che i cittadini si scappellino al suo passaggio. I trasgressori vengono impalati.  Per il resto: fate come vi aggrada.
Nel paese di Vattelacaccia il popolo, in libera assemblea, delibera a getto continuo e su tutto. Capita che decida la quantità e la modalità di accoppiamento tra coniugi.
Dovendo scegliere il liberale opta per Vattelapesca, il democratico per Vattelacaccia.

Conosco l'obiezione : le moderne democrazie prevedono le costituzioni come garanzia di libertà.   Ma le correnti costituzioni garantiscono la libertà in gradi differenti, sono state adottate a maggioranza ed  a maggioranza vengono modificate.  In linea di principio non vi è alcuna garanzia avverso il totalitarismo.

Mi riprometto di esprimere in un prossimo post alcune riflessioni sull'impatto della democrazia sui rapporti tra cittadini riguardo la sfera economica.

Sarò grato di un vostro riscontro.   Per intanto Vi saluto.     








#3
I lavoratori sono afflitti dalla disoccupazione.   Sono gli unici attori economici a subire tale condizione?


Viator  ed  Anthonyi sono entrambi tornitori ,  bisognosi e propensi al lavoro.   Viator lavora,  Anthonyi no.   Perchè?


Date la  modestia intellettiva e culturale che mi caratterizza, ho l'ardire di porgervi una preghiera:   niente parole roboanti, concetti elementari,  ragionamenti lineari ( non ellittici ),  niente divagazioni.


Vi sembrerò pretenzioso, e forse lo sono, ma confermo che si tratta di una preghiera.


Sarò grato di un vostro riscontro.   Vi saluto.
#4
E' interessante che persino Gesù, interrogato da Pilato, preferisca tacere.

     Giovanni  18; 37-38
......sono venuto al mondo per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce.
Gli dice Pilato:  < Che cos'è la verità?>.   E, detto questo, uscì........

Gesù non preferisce tacere,  è Pilato che non gliene dà il tempo.
Le interpretazioni di questo strano passaggio sono molteplici.  Una di esse è la seguente:

Pilato è figlio della cultura greco-romana, cultura raffinata e smaliziata, che ha visto le migliori menti interrogarsi su quel concetto senza peraltro venirne a capo.
Pilato ha di fronte quel che considera un buzzurro, nato in fazzoletto di terra ingrata piena di sassi,, figlio di un popolo ininfluente, fanatico, rissoso e ribelle.    E' sorpreso e indispettito dalla sparata presuntuosa, che denota sventatezza e improntitudine.   Pilato fa la domanda e subito gira i tacchi per rendere palese a Gesù (ed al mondo intero ) quel che pensa di lui.
#5
Tematiche Filosofiche / Credete nel libero arbitrio?
15 Febbraio 2022, 05:53:04 AM
Ringrazio  Jacopus e Viator per aver considerato ll mio post.

A Viator
...secondo me - la sua mente eminentemente matematica non può facilmente comprendere... ;   .... quindi zero elasticità mentale.... ;  .... per poi lasciarlo confuso ed insoddisfatto ... ;  .... Spero che Paolo abbia afferrato... ma sono pessimista.
Devo proprio dire che nei miei riguardi non hai avuto la premura di alcuna circospezione.  Va bene così.

A Jacopus
Alcuni decenni or sono (ahimè ) ho letto "Il caso e la necessità" di Monod.    Il "Genotipo" ( Dna ) nel replicare se stesso commette "errori".   Secondo Monod gli errori sono imprevedibili,  la replicazione è il Caso assoluto.   Da questo evento in poi  la Necessità  la fa da padrona.   
Il gene ha un "sogno" : diventare due geni;  costruisce intorno a sé il "Fenotipo" in modo da massimizzare la probabilità che il suo "sogno" si avveri.   
Il gene determina la struttura fisica (cervello compreso ) ed il comportamento: volontà di vivere,  propensione ad agire sull'ambiente, propensione alla collaborazione interspecifica, propensione al sesso.
Il mio modesto esperimento sembra dimostrare che la Necessità non è però assoluta, è presente uno spazio che chiamiamo Libero arbitrio, spazio più o meno ampio  secondo la specie.
Come che sia, le vicende che interesseranno il singolo individuo  ( Fenotipo ) non avranno alcuna influenza sul gene di cui è portatore: niente feedback.
Nelle specie gregarie, le capacità cognitive di ogni singolo individuo vengono scambiate tramite un linguaggio diventando una sorta di intelligenza collettiva che incrementa la probabilità di replicazione del comune Genotipo.
La specie umana, per il tramite di un linguaggio (parlato e scritto ) estremamente sofisticato realizza il fenomeno di cui sopra al massimo grado.


Che la volontà di sopravvivenza ( Potenza ) porti il genere umano alla catastrofe è da valutare con calma: non ho le certezze di Greta la donzella.


Però, queste ultime considerazioni, mi pare di poter dire, poco ci azzeccano con il grado di libero arbitrio da attribuire alla specie umana.

Un saluto da un insonne matematico aspirante filosofo.

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#6
Tematiche Filosofiche / Credete nel libero arbitrio?
14 Febbraio 2022, 20:16:57 PM
Sono interessato all'argomento.  Ho nozione di Filosofia pressoché nulle. Provo  a leggere i vostri post ma , come ovvio, ho le mie brave difficoltà.
Sono un pochino matematico, e come tale incline ad un qualche rigore lessicale:  significato univoco delle parole;  un oggetto-una parola,  una parola-un oggetto.
Quindi, pur consapevole della pedanteria, ricerco i significati correnti di "arbitrio" e di "libero arbitrio".


Arbitrio
-Capacità di scelta nell'operare e nel giudicare.   Treccani
-Facoltà di giudicare e operare liberamente.    De Mauro
-Facoltà di giudicare e scegliere liberamente, secondo le proprie disposizioni e la propria volontà.      Zanichelli
Libero arbitrio
-Capacità di scegliere liberamente, nell'operare e nel giudicare.  Treccani
-Facoltà attribuita all'uomo di determinare se stesso, decidendo liberamente di fare o non fare qcs.   De mauro
-La possibilità da parte dell'uomo di scegliere senza essere determinato da   alcuna necessità.

Se capisco bene le due locuzioni sono del tutto equivalenti. "Libero arbitrio" è una perifrasi di cui potremmo (dovremmo? ) fare a meno.   Ma siccome è corrente ce la teniamo.
L'attributo "libero" rimanda al sostantivo Libertà.   Qui le cose si fanno complicate e controverse.   "Libertà da"  o   "Libertà di" ?   Assumo che si parli di "Libertà da".  Nel nostro caso libertà dal "Destino" ( Fato, Necessità ).


Se si abbraccia l'ipotesi di un Determinismo assoluto casca tutto, accendiamo il televisore e ci godiamo il festival di Sanremo.
Se non abbracciamo, da "empirico" qual sono, suggerisco di allargare lo sguardo a sassi, amebe, gazzelle ed esseri umani.


Se prendo cento sassi e li pongo davanti ad uno stesso bivio ( scelta ), cascare o volare, i sassi cascheranno tutti.    Necessità assoluta,    Libero arbitrio zero.   
Se pongo cento amebe di fronte ad un bivio il risultato sarà:  a destra 98,  a sinistra 2.      Necessità tanta,    Libero arbitrio pochissimo.
Cento gazzelle: 90 a sinistra,  10 a destra.  Necessità consistente,  Libero arbitrio poco.
Cento uomini:  60 a destra, 40 a sinistra.  Necessità minima osservata, Libero arbitrio massimo osservato.       
Ho escluso l'eventualità:  50 a destra e 50 a sinistra.   Ciò  avrebbe significato:   Necessità 0,   Libero arbitrio assoluto,   cosa che escludo.

Se pensate che questo mio "esperimento" abbia un senso, quali sono le vostre conclusioni?    Pensate che possa essere di una qualche utilità alla discussione?
       
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#7
Tematiche Filosofiche / Caso e necessità.
13 Febbraio 2022, 11:01:08 AM
Nel mentre che rileggevo il mio ultimo post ( Caro Iano .......  )   è comparso  un avviso che che mi annunciava l'arrivo di un nuovo post.
Del suddetto post nessuna traccia.  Potete confermarmi l'eventuale  l'invio di un post da parte di uno di voi? 
#8
Tematiche Filosofiche / Caso e necessità.
13 Febbraio 2022, 09:27:10 AM
Caro Iano,   da insonne a insonne,    ma saranno sti cacchio di puntini che non ti lasciano dormire?

Come sai non esiste una definizione di retta.  La retta è una intuizione.   La retta che ho in testa io e la retta che hai in testa tu sono uguali o differenti?  Non lo sapremo mai.   
Nel disperato tentativo di trasferirmi la tua idea di retta sono certo che mi faresti un bel disegnino con un segmento al centro e tanti puntini  di qua e tanti puntini di là.     Non possiamo che sperare che le rette di tutti noi siano abbastanza  simili tra loro.   Questa speranza trova conforto nel fatto che con queste rette ci costruiamo i grattacieli.

Un insieme risulta definito se,  considerando  un qualunque oggetto del nostro mondo ( fisico o metafisico ),  siamo in grado di affermare che esso appartiene ( o non appartiene ) all'insieme.
Come sai gli insiemi vengono definiti per enumerazione o per caratteristica .
L'insieme " INFINITO" ( insieme di insiemi ) è definito tramite caratteristica,  quelle  due che, volendo, ricaviamo da Wikipedia.
Esaminiamo ora N per vedere se riusciamo a ficcarlo in "INFINITO".   
Russel e Whitehead  definiscono  ciascun numero naturale ma non l'insieme N (tralascio Peano).   L'insieme N è una intuizione alla pari della retta. 
La retta non possiamo che disegnarla  con i puntini, così come , quando tentiamo di esprimere N, non possiamo che ricorrere ai puntini:  (1, 2, 3, ....................).   Così come diciamo che la retta  r1 appartiene al pianox,  pur non avendo definiti ne l'uno ne l'altro,   così potremmo eventualmente dire che N appartiene a "INFINITO".
Per dire che N appartiene a "INFINITO" bisogna dimostrare che N possiede le due caratteristiche di cui sopra ( Wikipedia ).   
La tua dimostrazioni  e quella di NiKo conducono alla appartenenza ( N infinito ),  le mie due contro-dimostrazioni conducono  alla  indimostrabilità.
Ove mai venisse accolta la indimostrabilità,  nulla vieta di "forzare"  N  in "INFINITO".  Tale operazione si chiama Postulato;   niente di male, basta saperlo.
Ed è appunto per saperlo che, insistente come un tafano, vi rifaccio ancora la stessa domanda:  N  è considerato infinito per dimostrazione o per Postulato?

P.S.   Conoscete la storia di sant' Agostino e del fanciullo in riva al mare?


 



#9
Tematiche Filosofiche / Re:Caso e necessità.
12 Febbraio 2022, 23:17:34 PM
Viator scrive: Per quanto riguarda ironia ed autoironia..........devi sapere che in questo Forum potrai trovarne tanta quanto sono le pepite d'oro nei Navigli di Milano. Saluti ed auguri .   Il giudizio è lapidario e  alquanto brusco.  Non posso e non voglio crederci, però il fatto che sia stato il solo a raccogliere il messaggio in bottiglia mi lascia da pensare.

Quando leggiucchio qualche pensiero di uomini grandi, geni dell'Umanità, mi capita a volte di bloccarmi perplesso e sbottare: " Ma questa è una cagata pazzesca!".
Ci rimugino ma non ne vengo a capo,  Capisco che la probabilità che Kant abbia torto ed io( omuncolo raso terra) abbia ragione  è infima (ma perché considerarla zero?).
Non ci dormo la notte ( si fa per dire) ed ecco la mia presenza tra di voi alla ricerca di persone caritatevoli che mi traggano d'impaccio.

A Iano
Non sarà l'intelligenza allora quel meccanismo per cui per puro caso si soddisfa una necessità?
Scusa se, da matematico rompiscatole, ti faccio le pulci : visto il posto in cui stiamo, per evitare equivoci, sostituirei "necessità" con "bisogno".

Quindi se qualcuno chiede la dimostrazione che i numeri naturali sono infiniti , come ha fatto Paolo, è perché ne ha una idea solo intuitiva. Ma non si può fare una dimostrazione a partire da una idea intuitiva. Ma a partire da una precisa definizione .
Per la verità non ho ancora dichiarato alcuna idea.   La tua idea di una mia idea intuitiva è intuitiva ( intreccio voluto ).
La tua dimostrazione ( che N sia infinito ) e quella di Nico sono entrambe correnti e fanno riferimento alle due caratteristiche equipollenti che deve avere un insieme per essere considerato infinito ( vedi Wikipedia ). Come mi capita ( vedi più su ) mi trovo in disaccordo con miliardi di miei consimili.
Prima dimostrazione:
( 1, 2, 3, 4, 5 ) è un insieme finito.  Sommo a 5 una unità e chiamo questa prima operazione  Somma1 ( un nome come un altro ). Ottengo l'insieme ( 1, 2, 3, 4, 5, 6 ) anch'esso finito.    Con la successiva Somma2 ottengo un insieme ancora finito. Domanda:  di quante Somme avrò bisogno per qualificare l'insieme via via ottenuto come infinito? La risposta che sorge spontanea è :  una quantità infinita.  Il che equivale a dire che l'insieme ( Somma1,  Somma2,  .......)  è infinito, con il ché torniamo da dove eravamo partiti.
Quando si dice che, dato un numero naturale grande a piacere, è "sempre" possibile trovarne uno maggiore, si ragiona per induzione.  L'induzione fornisce conoscenza probabile, non certa.

Seconda dimostrazione:
L'insieme N non è equipotente alla sua parte propria ( 1, 2, 3) finita,  e neanche alla parte propria ( 1, 2, .....un miliardo ) finita. Qualunque insieme finito non può essere equipotente ad N.
Gli insiemi che possiamo pensare equipotenti ad N sono: (2, 4, 6, 8, .......) o anche ( 1, 4, 9,.....), insiemi tratti da N ma che possiamo considerare infiniti solo se lo è N . Con il ché torniamo da dove eravamo partiti.


Nel caso dovessi avere ragione mi verranno eretti monumenti in ogni città del mondo.  Preparatevi.


Insisto con la domanda:  N è considerato infinito perché dimostrato tale o perché postulato tale?  Prego tutti di darmi una risposta.
#10
Tematiche Filosofiche / Caso e necessità.
10 Febbraio 2022, 04:51:57 AM
Come già detto, di tanto in tanto tento qualche spiritosaggine, con un pizzico di autoironia   e ironia.  E' un fatto di temperamento ma anche il tentativo di stabilire un ponticello tra noi atomi persi nel caos. Non trovo riscontro, e non siete certo obbligati a corrispondermi. Tra un po' smetto.

Ho evocato Cantor perché ritengo che possa esserci utile  ma la discussione è un po' partita per la tangente allontanandoci dal "quibus". A me va benissimo ma non tutti potrebbero essere interessati. Ditemi voi.

Adaniele22
Senza nulla togliere al resto in cui non mi intrigo, secondo me alla gazzella è sufficiente il primo incontro per categorizzare il leone e tenerlo d'occhio.
Alla gazzella non basta il primo incontro  per  categorizzare,  così come non basta un solo lancio di pallina per parlare di Caso e Necessità.


A bobmax
Cantor è il tentativo di sistemare il modo di "pensare" di uomini animali e fili d'erba, sassi esclusi.
Se a bobmax  Cantor non piace,  Bobmax non  "pensa",  quindi bobmax è un sasso.

A Iano
Preciso allora la mia risposta.  È lecito assegnare lo stesso grado di realtà  ad insiemi ed elementi se sono intercambiabili. In un insieme di insiemi gli insiemi sono elementi..
Il punto è tra gli elementi ( a1, a2, .......an )  ed  il corrispondente insieme A.  Io sarei di avviso diverso dal tuo:  ciascun elemento  a  è  più "tosto" di A.    Se poniamo  ( A,  B, C,....) = Pinco,  allora Pinco è ancora più "moscio" di A rispetto a ciascun a.
Detto in soldoni : maggiore il grado di astrazione, minore la solidità.
Ma questi sono discorsi filosofici dei quali a Cantor non frega alcunché.

Le operazioni fra numeri sono fondamentali rispetto ai numeri stessi, ed è da quelle operazioni che nascono i numeri.
Credo tu volessi scrivere "Le operazioni fra insiemi..."  Tra corrispondenza biunivoca  e numero la via non è poi così tortuosa.  La teoria degli insiemi è pre-matematica.

Cantor ci ha insegnato come operare con gli infiniti, ma non si tratta, per quel che ho potuto personalmente elaborare una questione chiusa e finita.
Cantor ci aiuta senz'altro nel finito.  Quanto all'infinito non ci ho capito molto, ma la cosa mi intriga.  Ho provato a chiedere in giro se l'insieme dei numeri naturali è considerato infinito per postulato o per dimostrazione. Le risposte non mi hanno convinto.

Se per la matematica ciò che conta non è più la realtà dei suoi enti, ma solo se con essi ci si possa operare, allora ciò che conta nella realtà non è l'esistenza degli oggetti in se', ma che con essi ci si possa operare.
Ho impiegato qualche secondo per capire che le due realtà di cui sopra sono di specie diversa.  La seconda realtà andrebbe , in realtà(??) ,  sostituita  con  " in effetti".  (Scusa l'intreccio, ho tentato un calembour ).  Niente  di male, capita a noi filosofi.  Ma ecco dimostrato che siamo meno attenti dei matematici.
 
.....l'inattesa efficacia della matematica nel descrivere la realtà .
E' una cosa che sorprende tutti,  matematici in primis.  I filosofi cercano di venirne a capo, ma altro non so.
Abbiamo in comune una sia pure elementare conoscenza di matematica.  Non male.

Ho provato ad usare come voi il pulsante  "Citazione" ma ho trovato conferma della mia pochezza.  Mi date una mano? 
#11
Tematiche Filosofiche / Re:Caso e necessità.
09 Febbraio 2022, 06:39:32 AM
Classificare i fenomeni del mondo è una inclinazione irresistibile di tutti gli esseri viventi, uomini , animali e forse anche i fili d'erba.   Una gazzella, dopo aver constatato la comune aggressività di dieci leoni,  raggruppa  i leoni, quelli osservati e quelli immaginati , in un insieme a cui da il nome di "pericolo".  Nell'incontrare l'undicesimo leone, la gazzella non perderà tempo ad osservarlo, scapperà a gambe levate. Insomma la gazzella concettualizza  ed è questo il motivo per il quale se ne vedono ancora in giro.
L'uomo pensa, parla e scrive  per concetti-insiemi , sempre , in ogni momento, seppure in maniera inconsapevole, "sbadata".
Un giorno accade che un certo Cantor ( che Dio lo abbia in gloria! ) comincia a riflettere sulla cosa,  chiarisce, sistema, formalizza.
A mio avviso, la cognizione della sua teoria ci fa consapevoli del modo con il quale indaghiamo la realtà, facilita e rende produttivo il lavoro, riduce gli errori.

A bobmax
Concetti utili, indispensabili, per il nostro capire come il mondo funziona, come le categorie, hanno finito per diventare essi stessi realtà!
Parole sante!   Dopo uno o più gradi successivi di astrazione dimentichiamo da dove siamo partiti e i concetti-insiemi prendono vita, li rendiamo " persone ".  Ma l'errore è nostro:  Cantor scampanella ma noi non lo sentiamo.
.....di fronte all'amato, cerchiamo di comprendere chi, cosa veramente amiamo.
Di fronte all'Amata non cerco di comprendere, .....prendo ( tutto passato, ahimè! ).

A Iano
l'economia nin è necessariamente un bene in se'
Dammi retta, l'economia è sempre utile.
La definizione di essere come cosa in sè è dunque una distorsione che deriva dal fatto che la matematica è lo strumento principe della conoscenza.
I matematici e i fisici sono gente seria, mica come noi filosofi:  non si baloccano con la "cosa in sé ",  prendono atto dei fenomeni e tanto basta.
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#12
Tematiche Filosofiche / Caso e necessità.
07 Febbraio 2022, 06:52:49 AM
Al terzultimo rigo del post che ho appena inviato,  dopo (Ipostasi) considerate un punto interrogativo.
Scusate il refuso.
#13
Tematiche Filosofiche / Caso e necessità.
07 Febbraio 2022, 05:59:14 AM
Permettetemi alcune considerazioni in libertà.

Gli scienziati di tanto in tanto si riuniscono  per una ragione di "igiene lessicale". Assegnano ad ogni oggetto un nome (uno solo, niente sinonimi),  ed un nome riferirà ad un solo oggetto:
     un oggetto un nome ,  un nome un oggetto.
La cosa risulta agevole in quanto gli oggetti della scienza sono "semplici" e abbastanza definibili.
Mi pare di poter dire che i filosofi sono meno rigorosi per cui i loro scritti risultano faticosi e fonte di fraintendimenti. D'altronde gli oggetti della filosofia sono complessi e sfumati. Temo che mai i filosofi si riuniranno alla guisa di scienziati. E poi, chi mai oserebbe allineare lessicalmente gente del calibro di Aristotele, Tommaso e Kant?   Come che sia, un tantinello di attenzione non guasterebbe.

IL mio primo post è stato un temerario quanto goffo tentativo di arrivare ad un definizione condivisa dei termini  Caso, Necessità, Causa, per quanto possibile.   Partendo dalla osservazione di un situazione concreta ( Casinò )  contavo di raggiungere lo scopo  per astrazioni successive.   Forse troppi numeri, troppi casi.

Molti decenni or sono (ahimè!) mi sono state fornite le nozioni basiche della Teoria degli insiemi. Ne sono rimasto folgorato, per cui riesco a ragionare solo in termini di insiemi e relative operazioni e relazioni.
Tanto per dire:  Caso , Necessità e Causa sono oggetti o insiemi di oggetti?   Se sono da considerarsi insiemi, quali sono i loro elementi ( oggetti )?  E' lecito assegnare agli insiemi e agli oggetti lo stesso grado di "realtà" (Ipostasi).  Mi spiego: ciascun essere umano soffre e fa la pipì,  L'Umanità non soffre e non fa la pipì.  Se diciamo che Daniele22  "esiste",   L'Umanità  "esiste" in ugual misura?
#14
Tematiche Filosofiche / Re:Caso e necessità.
06 Febbraio 2022, 18:26:27 PM
Ciao .   Ringrazio tutti per l'attenzione che mi accordate: date una mano ad un poveraccio in crisi di autostima. La cosa potrà tornarvi utile in futuro, ma non prima di cent'anni , ovviamente.

A bobmax:
Caso75 e Necessità75 dovrebbero essere 0,5 ciascuno.
Dipende da come la si mette. Di fronte alla Prova33 si pensa intuitivamente, spontaneamente, al massimo di necessità e niente caso. L'opposto riguardo la Prova75. Il mio modo di calcolare mi consente di essere vicino al linguaggio corrente.
Ciò premesso, ritengo che tu con "Causa" intenda una forzatura che influisce sull'esito dei lanci.
Certamente. A tal proposito, ho utilizzato i termini Caso, Necessità, Causa per un rimando al linguaggio filosofico. Ciò però ci orienta verso i nostri "pregiudizi". Se avessi usato i termini Pinco, Palla e Vattelappesca  saremmo stati "vergini" di fronte al "fenomeno",  quindi meno soggetti ad errore.
Considerando .............. è altamente probabile.
Noi siamo filosofi, la probabilità non ci interessa, pretendiamo l'Assoluto!

A Nico.
Mi trovi in accordo con te quando affermi che ciascuna Prova è caratterizzata quantitativamente( 134 rossi, 866 neri) ma anche qualitativamente secondo l'ordine (nero, rosso, rosso, nero, ......... ). La caratterizzazione qualitativa è certamente più specifica e fine ma non credo ci possa aiutare nell'affrontare il "quibus". Se sbaglio, insisti.
Ovviamente se non puoi fare tentativi ripetuti, non puoi conoscere .......
Le parole Caso5, Necessità5   sono numeri riferiti ad una pluralità di eventi ( Prova5 ) e calcolati secondo procedura.  Il risultato di un qualunque singolo lancio della Prova5, astratto dal contesto, non da luogo ad alcun calcolo.
A Daniele22
Ciao Paolo e benvenuto.  Grazie.  Non so quanto tu sia novellino nell'arte di pensare. Si vedrà.
Con "novellino" ho inteso la mia condizione nei confronti degli strumenti informatici. In quanto al pensare, ci provo. Con quali risultati, Si vedrà. 
Quindi la risposta è la "c".
Non capisco se è la tua risposta o quella che mi attribuisci.
La domanda diventa quindi: dopo quanti lanci..........
Ti rimando alla risposta a Nico.
Ad  Ispazia
Tutti i fenomeni hanno una loro causalità,  ma il loro intreccio diventa casuale
( I termini "casuale" e "causale" mi si intrecciano nella mente ed ogni volta mi tocca sbrogliarli. Che rottura! )
Se capisco bene, tu imputi la variabilità dei risultati alla pluralità dei fattori (Cause) comunque presenti.
Seguendo una prima vaga intuizione  direi che non è questo il punto. Provo a ragionare. 
Cesare affronta il nemico.  Sul campo di battaglia sono presenti due cause entrambe negative e la somma delle due, causa risultante, è negativa, Cesare perde e la Storia finisce lì.  Un unico risultato non da alcuna  variabilità, non c'è caso ne necessità, con il che, insieme alla Storia finisce ogni nostro discorso.
  Poniamo che , a nostra insaputa, Cesare faccia altri 999 tentativi. Se le due cause restano sempre quelle Cesare perde ogni volta.  Se invece i risultati variano evidentemente variano le cause, in numero, intensità e segno, varia la causa risultante ( + -> vittoria  ;  -  -> sconfitta). IL confine di decidibilità si è spostato dal campo di battaglia ad un luogo appena prima delle cause.
C'è forse un omino invisibile (causa antecedente ) che cambiando le cause determina la risultante e quindi la vittoria o la sconfitta?  Con il che torniamo al caso predente, per dirla come i matematici.
Cara Ispazia ,la conclusione, ora come ora, mi appare banale.
Sappi però che mi è costata due ore di "scervellamento"       ( forse la stanchezza ). Nel caso tu riuscissi a smontarmi il ragionamento prova a non farmi troppo male: carità cristiana, please .

A  Iano
Perché hai chiamato esperimento mentale quello che potrebbe benissimo essere un esperimento reale?
Perché pensavo che si potesse definire esperimento mentale un esperimento solo pensato che fosse realizzabile o meno.  In entrambi i casi non credo che i risultati possano essere tanto diversi.
Come che sia, caro Iano, non fare  il filosofo, non spaccarmi....... il capello in quattro!   ( Sono napoletano e quindi "obbligato", la gente se lo aspetta, a condire il discorso con qualche facezia. Tra persone di spirito non è un problema ).

A Viator
Mi limito quindi ad augurare a te di riuscire ad essere o diventare un vero e completo artista del pensiero.
Sono in là con gli anni, bisogna che mi dia una mossa.
Grazie del benvenuto e dell'augurio

A Baylham
Occhio, i truffatori sono sempre in agguato!.
#15
Tematiche Filosofiche / Re:Caso e necessità.
04 Febbraio 2022, 15:04:55 PM
Sono un novellino. Ho scritto su Word e poi copiato.
La pagina risulta mal strutturata in alcuni punti.
Proverò a fare meglio.