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Messaggi - GennaroDeSia

#1
Tematiche Filosofiche / Re: Edonismo unica via?
10 Febbraio 2023, 14:56:52 PM
Non hai colto il punto, Jacopus. Non esiste alcuna ''molla dell'agire umano''. Non ho detto che il piacere individuale ''dev'essere'' la ''molla'' dell'azione umana. Ho escluso perentoriamente l'esistenza di una molla oggettiva. Il mio discorso è: poiché non esiste un sistema morale oggettivo, l'uomo non è tenuto, obbligato a un comportamento morale, non ''deve'' più. Il ''Dovere'' è stato distrutto. E se il ''dovere'', come tale, è stato distrutto, quale criterio di condotta è ancora possibile applicare? Un sistema conforme al piacere individuale. Pensa in astratto: se non c'è ragion sufficiente per privarmi di un'azione, perché dovrei privarmene? Se sono disposto a trasgredire le leggi, cosa mi dovrebbe fermare? Il Bene e il Male sono due categorie metafisiche e come tali sono state distrutte. Non c'è paradiso o inferno che mi attenda: ogni mia azione è ontologicamente indifferente. L'unico veto possibile è la comodità personale: non lo faccio perché ci sono le leggi che mi ricattano, che mi tengono in scacco. Ma se io sono disposto, come i mafiosi, a violarle? Non v'è Tartaro o isola de' Beati che mi attenda: Platone mentiva. Ecco, come vedi non esiste alcuna ''molla'' oggettiva dell'agire umano, se non il ''ricatto'' giuridico-legale, che sappiamo essere violabilissimo. Ora, il mio punto è: in un mondo totalmente privo di riferimenti, quale potrebbe mai essere l'azione\reazione umana, se non un solipsismo edonistico, e cioè un agire secondo il proprio piacere e tornaconto? Bada che anche il collettivismo è una forma dell'individualismo: se stare in armonia con gli altri non mi desse piacere, me ne guarderei. L'uomo si guarda da tutto ciò che gli procura dolore: discorso del Beccaria, ''siamo fluidi alla costante ricerca del piacere, intesa quale fuga dal dolore''. Anche le suddette leggi sono una forma di collettivismo volta al piacere del singolo: il piacere di tutti è anche il MIO piacere. Ma quando questa formula non vale? Ho fatto l'esempio della mafia: ci sono uomini disposti a infrangere le leggi. E poi le leggi sono ancora sovrastrutturali, metafisiche: l'universo non ha leggi morali. Come dicevo ieri, è a-morale. La materia è a-morale. E' altro dalla morale. La morale è dei soggetti, non degli oggetti. Sicché, io non sono nemmeno tenuto a rispettare il mio prossimo, posto che io abbia la possibilità di vivere bene comunque, come i mafiosi. Si riconferma il discorso tenuto in precedenza: l'unica ''via'' è l'edonismo. Ma io con 'via' non intendo via da seguire: sarebbe contraddittorio. Non esiste una via da seguire. Con ''via'' mi riferisco all'unica possibile disincantata reazione di fronte al nichilismo. Se ''nulla è'', in che modo mi dovrei comportare? Che sia piacere collettivo od individuale non importa: è sempre piacere. Non esistono scopi. Non esistono altre ''molli''. Il piacere è l'unico traino di questa umanità brancolante. Non mi interessano le implicazioni evolutive: come diceva Stirner ''il compito degli altri non è il mio compito''. Non m'importa dell'homo sapiens, del medico e del paziente. Anche quello è piacere egoistico, 1; non sono tenuto a regolarmi in maniera funzionale per l'evoluzione della specie, 2. Non sono ''tenuto'' a nulla. Non c'è niente che io ''Debba'' fare (''il Dovere è stato distrutto con la morale'', Nietzsche). Non c'è da fare. Oltretutto Nietzsche non mai scrisse che il piacere ''individualistico''  è ''l'unica molla dell'agire umano'': si riferiva al piacere generico (collettivistico ed individualistico insieme). Il piacere, in senso generico e generale, è l'unico traino di questa umanità che manca di senso profondo. 
#2
Tematiche Filosofiche / Re: Edonismo unica via?
10 Febbraio 2023, 02:45:03 AM
''Quale folle andrebbe con una donna/uomo bellissima/o sapendo che può trasmettere una malattia terribile, per fare un esempio?'' rispondo a Pio: è esattamente questo il punto del Beccaria. ''Siamo fluidi alla costante ricerca del piacere, intesa quale fuga dal dolore''. Andare con una donna bellissima malgrado il rischio di una malattia sessualmente trasmissibile provocherebbe dolore, pertanto lo si evita. E lo si evita quindi per ragioni edonistiche: ''Non voglio provare dolore''. ''Dato il rischio che potrei correre, evitarlo mi arrecherebbe maggiore piacere che farlo''. Chiaramente l'edonismo non è una corsa cieca, matta e incontrollata ai piaceri: questa è solo l'accezione popolare, grossolana. L'edonismo è una filosofia e come tale non implica ciò. Esso afferma semplicemente che il piacere è l'unico fine che l'uomo persegue, ed è ovvio. Piuttosto il problema è un altro: possono esistere altri fini? Ipazia fa notare che la metafisica non è un'anticaglia superata, ma io niccianamente sono troppo convinto di questo. La realtà mi sembra non insensata o assurda, ma semplicemente priva di fini intrinseci. Oggi i fisici e i filosofi discutono ancora di metafisica, segno che non è stata abbattuta del tutto, e si chiedono 'quale sarà mai l'essenza dell'universo?'. Io, niccianamente, mi domando: ma a che serve saperlo? Niet. diceva che conoscere l'intima essenza dell'Universo è come conoscere la composizione chimica dell'acqua marina: interessante, ma te ne fai qualcosa? E' davvero utile conoscere l'essenza del cosmo? E se anche la conoscessimo, ci fornirebbe una morale? No, non potrebbe: scoprire che l'Universo è A oppure B non apporterebbe alcun contributo morale. E' totalmente irrilevante che l'Universo sia il rigido monismo di Parmenide, il divenire perenne di Eraclito, il panteismo deterministico di Spinoza o lo spazio dell'Esserci di Heidegger: esso è a-morale e continuerebbe ad esserlo, quale che sia la sua verità intrinseca. Ecco perché l'edonismo è l'unica via, perché a meno che non si palesi un Dio e dica lui come agire, l'uomo resterà sempre orbato di un sistema morale oggettivo, di una condotta sicura da seguire, di un telos, di un ''fare'' oggettivo. "La conoscenza può lasciar sussistere come motivi solo il piacere e il dolore", questa la conclusione di Nietzsche. Finché continueremo a usare la ragione il mondo non avrà scopo alcuno e l'unico modo per orientarsi sarà il piacere individuale.
#3
Tematiche Filosofiche / Re: Edonismo unica via?
06 Febbraio 2023, 22:09:41 PM
Ciao Jacopus. Solo qualche osservazione: ''a meno che non si sia attratti dalla ricerca del dispiacere, ognuno di noi fa quello che può per vivere nel migliore dei mondi possibili''. Anche in quel caso si tratta di ricerca del piacere, in quanto ''si è attratti'' (parola chiave) dalla ricerca del dispiacere. Se io sono attratto da ciò che dispiace, lo sto comunque cercando perché mi piace, dunque anche in quel caso vi è una ricerca edonistica. Si riconferma il discorso di Valla: tutto è piacere. A buon diritto si potrebbe parlare di ''panedonismo'' antropologico. Non c'è una sola azione umana che non sia finalizzata all'edoné. Riflettici. Esiste una sola azione umana che non sia orientata all'autosoddisfacimento? Pertanto affermare che l'uomo è alla sola ricerca del piacere significa tutto, altro che nulla. La mia domanda virava verso altre direzioni, comunque, e andava più o meno decodificata nel seguente modo: poiché la metafisica è stata demolita, come la religione, e qualsivoglia altro sistema di 'senso', che cosa rimane all'individuo? Mi stavo chiaramente riferendo a quel passo dell'Umano, troppo umano in cui Nietzsche afferma:  "La morale, in quanto dovere, è stata distrutta dalla nostra visione delle cose, e così pure la religione" (...) "La conoscenza può lasciar sussistere come motivi solo il piacere e il dolore" (...) "Tutta la vita umana è immersa nella menzogna". Insomma, date le premesse, sono giuste le conclusioni? Io trovo di sì, sennonché il sopracitato Nietzsche si è - a mio modesto avviso - contraddetto lanciando la figura dell'oltreuomo. Ma questo è un altro argomento. Grazie comunque per la risposta.
#4
Tematiche Filosofiche / Edonismo unica via?
06 Febbraio 2023, 19:12:35 PM
L'uomo vive esclusivamente per fugare il dolore e quindi ricercare il piacere. Dato che la metafisica è un'anticaglia superata, un'alterità non conoscibile, e la religione una scienza timida e balbettante, come la definiva Frazer nel Ramo d'oro... che cosa rimane di profondo all'individuo? L'individuo è privo di scopi, senso e profondità. Non ha una componente spirituale nella vita e là dove ne possiede una, questa è saldamente ancorata a quella materiale. Allora possiamo dire senza tema di errore che Valla, filosofo del primo rinascimento, non si sbagliava quando diceva che il ''piacere è l'unico fine possibile di tutte le attività umane''? Che tutte le arti liberali, dalla medicina, alla giurisprudenza, alla poesia, all'oratoria alla stessa filosofia hanno tutte per fine il piacere (o almeno l'utilità, che è ciò che conduce al piacere)? Anche il cristianesimo ha per fine il piacere; tuttavia non quello mondano, quello oltramondano. Il religioso è proiettato nell'aldilà: rinuncia al piacere del corpo solo in quanto tende a quello celeste. D'altronde non erano proprio le Sacre Scritture a parlare di piacere beatifico, eterno, dell'ineguagliabile sensazione di felicità con la quale si viene ricompensati quando si schiudono le porte del Regno celeste? E non era quel moralista di Platone - padre illegittimo del cristianesimo - a dire nelle Leggi che la vita giusta e santa è anche la più piacevole? Come vedete c'è solo una costante: il piacere. Esiste anche altro? O il riduzionismo edonistico del Beccaria ''siamo fluidi alla costante ricerca del piacere, intesa quale fuga dal dolore'' è l'unica chiave interpretativa possibile di un'umanità che brancola nel nulla?