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Messaggi - ZenZero

#1
Citazione di: bobmax il 24 Gennaio 2024, 18:34:53 PMPer provare a risponderti, devo andare alle motivazioni del mio dire.
Come sono giunto alla constatazione di essere il semplice effetto del pensare e sentire?

Un ruolo lo ha senz'altro avuto una evidenza che, quando si impone, sovrasta ogni altra percezione o pensiero. Mi accompagna da sempre.
Seppur di norma latente, ma pronta a riemergere alla consapevolezza in qualsiasi momento.

È l'orrore del Nulla.

Che non ha niente a che fare con lo spirito di sopravvivenza.
Non è orrore della morte, ma della effettiva nullità della esistenza.
È sufficiente non lasciarsi distrarre dal flusso continuo della vita, anche per solo un attimo... e tutto d'improvviso scolora, là dietro traspare il Nulla.

È come se dentro di me già conoscessi la Verità...
E questa Verità non fosse altro che il Nulla.

Questa è, diciamo così la cifra costante.
Sempre esorcizzata, ma mai debellata.

Mi sono spesso chiesto il perché di questo mio sentire...

Finché, anni fa, ho incominciato a ritrovarmi all'inferno.
L'inferno non è nell'aldilà, ma è qui, nel presente, vi posso accedere in ogni momento. È un luogo dell'anima.
Nessun altro mi condanna all'inferno. Se non me stesso, perché così è giusto.

Ed essendo giusto, non ho speranza di uscirne.
Anche se magari vivo ancora la maggior parte del mio tempo come se ne fossi fuori. Ma basta rammentare una mia colpa e subito mi ci ritrovo!

Tuttavia l'inferno non è il Nulla.
Anzi, fa in modo che l'Essere trionfi. Infatti, come osserva Margherita Porete, solo all'inferno (o in paradiso) Dio è certo.

Ma perché merito l'inferno?
Per il male. Il male che è in me, il male che io stesso sono.

Ma cosa è questo male?

Beh, in definitiva ho scoperto che il male altro non è che amore negato.

E così forse ho finalmente un'idea di cosa sia questo Nulla che mi perseguita.

È l'Essere senza amore.
È la possibilità che l'Amore non sia.
Cioè che Dio non sia.

Solo il mio Amore può far sì che Dio sia.
Ma devo rinunciare a tutto.
Persino ad ogni mio pensiero ad ogni altro mio sentire.
Rinunciare a me stesso.
Constatando di essere proprio io quel Nulla.
Di base comprendo il tuo discorso, sono assolutamente d'accordo che siamo "noi stessi" a generare il nostro inferno. Ma quando dici che è giusto questo inferno e che non hai speranza di uscirne, perchè ? 
In un punto dici che questo nulla è l'Essere senza Amore, poi concludi che sei proprio tu quel Nulla, quindi asserisci che la nostra Essenza è Nulla senza amore ?
Sono d'accordissimo che per poter Essere Amore dobbiamo rinunciare a noi stessi, anzi a "molti" noi stessi che crediamo di essere. E' vero dobbiamo rinunciare al sentire e pensare di quel "me stesso" in cui siamo identificati, che, ripeto,  crediamo di essere.... ma  che in realtà non siamo !
E' questa molteplicità di "io" che genera inferni, finchè i vari "io" vivono dentro di noi, concordo che sia impossibile uscire dagli inferni che essi stessi generano, sono essi a generare l'illusione di un nulla senza amore. 
Ma se troviamo il modo, la Via,  non solo di rinunciarvi, ma di ucciderli definitivamente, Noi, il nostro Reale Essere non è destinato all'inferno. In assenza del "me stesso" il Nulla diventa Tutto. 
E da una molteplicità si può sperimentare l'Uno, ma solo attraverso la "morte seconda".
Il punto è conoscere il come attuare questo processo, ed essere Veramente disposti ad intraprenderlo. Perchè "noi"siamo tremendamente attaccati all'illusione, così attaccati che rinunciarvi ci dà la sensazione di un salto nel vuoto.
Una volta un Maestro disse che l'essere umano è attaccato alle gioie, alle sensazioni, ai desideri, che il mondo illusorio gli propone... ma più di tutto, è attaccato alla propria sofferenza, la sofferenza è ciò da cui noi facciamo più fatica a distaccarci.
#2
Citazione di: Phil il 24 Gennaio 2024, 12:30:12 PMLa giostra gira veloce, non dà tempo (ma lo prende), è piena di suoni e colori e, soprattutto, di gente... la scala con gli otto scalini può essere percorsa solo da una persona alla volta, ossia solo da soli, individualmente.
Nulla vieta, una volta scesi, di risalire sulla giostra, ma con la differente consapevolezza di cosa c'è "sotto".
La difficoltà del perdono, come accennavo, secondo me dipende molto da come siamo, per natura, educazione, esperienze, etc. per alcuni non è affatto difficile, per altri è quasi una violenza al loro modo di essere.

Certo sono d'accordo, è evidente che la giostra del mondo ha un potere magnetico attrattivo, il paese dei balocchi...si è man mano strutturata, ed ogni giorno continua a farlo, per esserlo sempre di più. 
Tale attrazione ha un potere su di noi nella misura in cui dentro di noi vi sono "degli atomi" che vibrano in risonanza con le frequenze della giostra.Quegli atomi, si aggregano in base alle nostre forme pensiero/emotive/istintive/sessuali. Finchè tali aggregazioni "vivono" dentro di noi è impossibile lo stato profondo del per-dono ( ossia lo stato di Amore incondizionato), anche lì dove più o meno superficialmente sembra il contrario. 
A Nicodemo fu detto chiaramente, che per poter rinascere è necessario morire, giusto per fare un esempio mainstream, ... A mio avviso l'educazione, le esperienze, le influenze esterne sono come dei contenitori all'interno dei quali gli atomi "meccanici"si strutturano,  ma questi ultimi hanno origini molto più profonde e antiche. 
Molte le scuole che insegnano a "gestire" , "controllare"... almeno apparentemente... queste eggregati psichici interiori,  ma la morte ? Siamo in grado di far morire definitivamente ciò che ci rende schiavi ?
#3
Citazione di: bobmax il 23 Gennaio 2024, 18:20:58 PMRitengo che in ultima analisi non vi sia nessuno che sente.
Vi è il sentire.
Così come in realtà non vi è nessuno che pensa, ma vi è il pensiero.

Il pensare, il sentire, mi fanno comparire. Io ci sono, in quanto loro effetto.

Perché sia il pensare, sia il sentire, così come ogni cosa del mondo, hanno un'unica origine.
La quale mi genera come epifenomeno.

E questo è l'esserci, cioè l'esistenza.

Da non confondersi con l'Essere.
Che è l'Origine.

Che non ritengo possa essere inteso come Coscienza.
Perché la coscienza è sempre coscienza di qualcosa.
Reale, immaginato, sempre qualcosa è necessario affinché vi sia coscienza.
Anche la coscienza di me stesso, l'autocoscienza, necessita del qualcosa chiamato "io".

Mentre l'Essere non abbisogna di niente, neppure di se stesso.
Per la esistenza, l'Essere coincide con il Nulla.
Perché l'Essere non esiste, l'Essere è.

Ma è proprio il Nulla/Essere l'origine di ogni possibilità.
È il Bene.
Anche questo è interessante, anche se credo proprio debba aprire una nuova discussione a riguardo.
Mi soffermerei un attimo su ciò che dici a proposito dell'essere/esistere. Tu dici c'è il sentire, il pensare, che determinano ciò che siamo ( o non siamo, a questo punto) ; da cosa sono determinati questo pensare e sentire ?

#4
Citazione di: Phil il 23 Gennaio 2024, 12:50:53 PMSpero di non risultare troppo "invadente" sul piano personale, ma se hai scelto di presentarti come ZenZero, ho il sospetto che tu già sappia che non si tratta di "trascendere", ma piuttosto di scendere dalla giostra mondana dei valori e delle interpretazioni, scendere nella propria concentrazione (che non ha intrinsecamente bisogno di valori etici, prima di incontrare il "prossimo"). Per farlo qualcuno ha consigliato "otto scalini" e per chi è sulla giostra risultano in salita, quasi un'ascesa mistica; ma basta farne qualcuno per capire che in realtà sono in discesa: fuori verso la terra, dentro verso la nostra interiorità.
Figurati nessuna invadenza, il mio nome tende ad esaltare le proprietà organolettiche e nutrizionali di un'adorabile radice.. ;)

Cosa è dal tuo punto di vista che impedisce la discesa, e soprattutto per chi decide di voler scendere dalla giostra a frenare, a ostacolare e in certi casi ad arrestare la scelta e di conseguenza la discesa ? E (giusto per rimanere nel topic), a rendere difficile alcune azioni/stati d'essere come il perdono ?
#5

Citazione di: bobmax il 22 Gennaio 2024, 11:03:15 AMRitengo che ciò che sento esprima ciò che sono.
Così come ogni mia scelta rifletta il mio essere.
Spesso mi sono trovato a discutere su questo punto, è molto interessante; ti sei mai chiesto chi o cosa è dentro di te a sentire ? Può il nostro sentire essere frutto di un condizionamento ? E quindi può esistere un modo per distinguere un sentire "puro" dell'Essere da un sentire condizionato dall'esterno ? Quando parlo di sentire condizionato, mi riferisco a quei casi in cui non riconosciamo immediatamente tale condizionamento, di cui magari le cause risiedono nell'inconscio.
.... forse è off topic come domanda... magari potrei aprire una nuova discussione a riguardo.


Citazione di: bobmax il 22 Gennaio 2024, 11:03:15 AMPerché non è la conoscenza in se stessa a determinare il mio sentire e neppure le mie scelte. Lo è invece il mio essere.
Non scelgo in funzione di ciò che so, ma di ciò che sono.

La consapevolezza può, forse, nel tempo modificare il mio essere.
Ma se davvero cambio... allora vuol dire che quello che ero non era proprio il mio "essere". Era invece un "non essere".

Il riconoscimento del male agisce su di me causando una metamorfosi. Che dal non essere tende all'essere.
C'è una differenza tra "informazione" e "Conoscenza", anche se nel linguaggio corrente spesso hanno la stessa accezione. Quello che scrivi mi sembra si riferisca all'essere informati di qualcosa. 
Che differenza c'è tra Essere e Coscienza ? La facoltà di dire "Io Sono" viene dall'Essere o dalla Coscienza, o da entrambe ?... ammesso che siano due cose differenti ...

#6

Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 22 Gennaio 2024, 07:59:31 AMCondivido buona parte di ciò che scrivi. Però mi rimane un dubbio, per esempio, io posso perdonare chi mi ha fatto del male, ma credo che il mio perdono abbia effetto su quella persona solamente nel caso in cui la persona mi chieda scusa e si dichiari pentita. O sbaglio?
Se riusciamo veramente ad essere in uno stato di per-dono, ossia uno stato d'Amore incondizionato, l'emanazione (per così dire) di ciò che siamo, e le azioni o non azioni conseguenti, investono tutto ciò che ci circonda. Il fatto che la persona che stiamo perdonando se e accorga o meno, è un altro discorso, e non me ne preoccuperei più di tanto; a volte si fa del bene a qualcuno che non saprà mai di averlo ricevuto, ma ciò non toglie valore alle tue azioni.
#7
Citazione di: Phil il 22 Gennaio 2024, 11:38:38 AML'intepretazione valoriale, proprio in quanto «interpretazione» e in quanto «valoriale», per me non può mai cessare di essere soggettiva; anche quando diventa condivisa e sociale, rimane "soggettiva", non oggettiva (nel senso forte ed epistemologico del termine «oggettivo»). Affermare che qualcosa è «eticamente oggettivamente giusto», è un non senso, proprio perché la giustizia non ha a che fare con l'oggettività (quella che studia la scienza per intenderci), ma con l'assegnazione umana (arbitraria, prospettica) di valori. Assegnare ad un'etica l'"oggettività" è perlopiù un modo retorico (solitamente autoreferenziale) per esaltarne la valenza; magari in contrasto con altre etiche. Possiamo sostenere che qualcosa è «oggettivamente sbagliato» basandoci su un codice di leggi (votate e approvate), ma tale codice di leggi è oggettivo? No (salvo cadere nell'ossimoro di "oggettività convenzionale e deliberata"), dunque nemmeno ciò che è in base ad esso ritenuto "sbagliato" lo è. C'è necessità di un codice di leggi per vivere in società? Decisamente sì, ma ciò non comporta confondere la soggettività con l'oggettività.
Al riguardo faccio sempre l'esempio del linguaggio (e del solito oggetto): c'è un bisogno sociale di chiamare quella determinata cosa con un nome? Sì. Concordiamo che la nostra comunità la chiama «sedia»? Va bene. Quella cosa si chiama oggettivamente «sedia»? No, perché il dare nomi è arbitrio (e necessità) umana, "soggettiva"; quell'aggregato di atomi non ha oggettivamente un nome proprio (e già chiamarlo «aggregato di atomi» è un'interpretazione "antropocentrica"; parlare di oggettività nella scienza ha i suoi limiti, farlo in campo valoriale è secondo me nettamente "fuori tema").
Chiaro, certamente sul piano dell'etica e morale, sono pienamente d'accordo. La mia domanda verte piuttosto sulla possibilità di "risalire il pendolo", in quel punto in cui non vi è più oscillazione. Secondo te c'è dentro l'essere umano quel "luogo" o stato di Coscienza, in cui i "valori" esterni dati da costumi, società, famiglia,  personalità, ego etc..., che determinano appunto il piano etico e sociale, possano essere trascesi ? Riuscendo a sperimentare un piano differente di Valori ? 
#8
Citazione di: green demetr il 18 Gennaio 2024, 20:44:11 PMMi riferisco alle massonerie contemporanee che soffiano per i venti di guerra.
Infatti sta scritto che gli arconti, i dominatori di questo mondo, ricompenseranno questi eroi, poichè il mondo stesso e noi stessi siamo il male.
E dunque distruggere il mondo è bene, poichè il mondo è un prodotto del male.
Le massonerie contemporanee soffiano tramite il dio denaro affinchè la distruzione sia più vasta possibile. Loro si considerano i buoni, ma invece sono i malvagi.
La Gnosi, è letteralmente Conoscenza, nel senso evolutivo del termine, ciò che descrivi non è piuttosto  l'anti-gnosi? Pur sapendo che anche coloro che perseguono le via del male, "maghi neri", devono assumere delle "conoscenze", non credi che alla base vi sia  la più profonda ignoranza dell'Essenza ?  
#9
Citazione di: Phil il 19 Gennaio 2024, 15:21:37 PMCiò che accade, dal punto di vista fisico, è una causazione (che già è una lettura categoriale di ciò che accade); la colpa, proprio come il merito, è solo un'interpretazione valoriale (meta-fisica) di tale causazione.
Se siamo in guerra e causo la morte di molte persone, alcuni mi daranno una medaglia al merito, altri mi arresteranno in quanto colpevole della morte dei loro compagni. Tutto dipende da quale "codice" si usa per interpretare la causazione in oggetto; fermo restando che ci sono molti codici: più o meno venerati, più o meno funzionali a determinati scopi, etc. e ognuno reputa migliore quello che si trova a (o ha scelto di) utilizzare per interpretare il mondo.
La difficoltà, secondo me, non è tanto nel perdonare, quanto nel farsi carico consapevolmente della fatica (auto)logorante che comporta il non-perdonare; qualora se ne fosse consapevoli, probabilmente si dedicherebbero le proprie energie e il proprio tempo "altrove" (in modo inversamente proporzionale al grado di "aggressività latente").
Credi dunque che ci sia un "punto" oggettivo, in cui l'interpretazione valoriale cessa di essere soggettiva, e quindi di fatti "un'interpretazione", diventando una percezione di ciò che c'è, realmente condivisibile ?
Dal tuo punto di vista, come mai anche lì dove ci si accorge di star perseguendo una strada di auto-logoramento, ( che sia nel caso del perdono o di altro), si continua a perseguirla? Cosa o chi dentro di noi si oppone ad un cambio rotta ? Rendendo appunto difficile, tale processo ?
#10
Citazione di: bobmax il 18 Gennaio 2024, 17:35:47 PMNon so...
Non ho mai provato l'esigenza di perdonare.
Cioè non sento alcun bisogno di perdonare.

Magari sono risentito verso qualcuno, per un torto che penso di aver subito. E così non vorrei più aver a che fare con quel qualcuno.
Addirittura può nascere in me un sentimento di vendetta, di odio.
Ma quando poi pure queste reazioni se ne vanno e non le provo più, non vi è stato un mio perdono.
Più semplicemente, questi sentimenti negativi non hanno più ragion d'essere. Si sono svuotati. Come se già all'origine fossero stati vani, inadeguati alle effettive circostanze.

Questo avviene se prendo consapevolezza, come tu dici.
Però non è  che a causa di questa consapevolezza allora perdono. Più semplicemente, è subentrata la compassione.
Una compassione che, quando ti cattura davvero, ti mostra come tutti, ma proprio tutti, siano innocenti.

Vedi, dice la compassione, son tutti innocenti.
E vien quasi da piangere.

E il bello è, che rimane comunque una eccezione alla innocenza, io non sono innocente!
Che verso me stesso debba proprio aver perdono?
In effetti l'etimologia di perdonare, viene dal latino "per-donare", cioè donare senza condizioni, che poi è ciò che accade nella Compassione. Questo la dice lunga su come, nei secoli, l'uomo alteri il significato delle parole. Perdonare ci indica lo stato in assenza di "nodi" e risentimento, uno stato d'Amore in cui si riesce a dare incodizionatamente, nulla a che fare con la ricerca di colpe o colpevoli, piuttosto uno stato d'Essere.
Non credi che l'odio, il risentimento che provi per qualcuno, siano proprio quegli elementi che impediscono il perdono ?
Siamo sicuri che se un attimo dopo non proviamo più dei sentimenti negativi, essi siano realmente scomparsi ? O dentro di noi sia veramente scomparsa la matrice di questi sentimenti ?
#11
Citazione di: green demetr il 17 Gennaio 2024, 21:34:18 PMNon esiste il male assoluto, esiste al massimo il bene assoluto, ma anche quello non è vero.
Ricordati che nella teologia cattolica, il male è l'assenza di bene.
E infatti nell'introduzione al paradiso, Dante diventa ebreo e dice che laddove il bene esiste, e laddove no.
Ossia le luce verde traversa l'inferno, la gehenna, che sta sopra di noi, non sotto, come erroneamente pensa dante.
infatti la luce nera che penetra nell'abisso, è la luce della gehenna, bisogna leggere giovanni e il talmud per capire.
questo vuol dire che il male è il prodotto di un luogo della mente? della fisica? noi non possiamo saperlo.
Ma è un prodotto, e qualcuno, qualcosa lo produce.
L'adam l'arcangelo di fuoco mandato dai piani superiori alla gehenna, la malkut, il regno: è l'uomo.
L'uomo è divino, ed è abitato dall'anima.
Bizzarro che abbiamo perso tutte queste nozioni dell'antichità.
l'anima è tale, soltanto quando è illuminata dal raggio divino.
Ossia la binah, l'intelligenza.
In una vita precedente pensavo che lo spirito che soffia sulle acque, il bordo superiore della gehenna, fosse lo spirito.
E invece è qualcosa di ancora d'altro.
Ciò che soffia in noi dunque non è il DIO come ho sempre pensato, ma l'intelligenza.
tocca tornare all'intelligenza agente come formulata dal medioevo.
che è vero che parte dall'esistente organico di aristotele ma solo per trovare una forma di rappresentazione.
L'organicità viene sostiuita dal dio, dallo spirito, dall'anima.
il medioevo perde molto delle originarie intuizioni dell'ebraismo antico.
infatti l'adam, il robot gigante, l'arcangelo caduto, è abitato dall'intelligenza.
noi siamo quell'intelligenza.
O meglio quando noi diciamo che noi siamo quella intelligenza, dovremmo meglio dire noi siamo quel soggetto che l'intelligenza che sono, io o anima che vogliamo dire, RIFLETTIAMO.
Il male non è l'adam, anzi...il male, ossia la luce oscura è ciò che buca la gehenna, e  soffia come un pneuma sul mondo inferiore.
A mio modo di leggere è la natura stessa.
La natura è il male insomma.
Ora o diciamo che la natura coincida col dio (e qui siamo alle pazie gnostiche del dio malvagio) o cominciamo a ragionare insieme alla sapienza antica.
Ora qui è difficile sintetizzare milioni di anni di pensiero.
ci arriviamo gradualmente, tramite sistematizzazioni imbarazzanti, sempre piu imbarazzanti fino ad arrivare al NON SENSO del mondo contemporaneo.
Nel tentativo di ridurre semplificare abbiamo perso completamente cosa vuol dire MALE e quale sia il suo rapporto con esso.
Il perdono non è semplicemente dedicato al colpevole, ossia a colui che distrugge l'angelo, coloro che rifiutano di diventare umani, ossia adamitici, ossia di riattivare il robot gigante.
Il robot gigante è ciò che si oppone alla natura, è la più grande arma, o una delle armi che vengono dal monte olimpo.
Armi di difesa.
Armi proteiche.
Il mito descrive ciò che è in cuore all'intelligenza.
Il mito discerne ciò che è umano, intelligente, da ciò che non lo è.
E ciò che non lo è, è sempre ciò che ci è contro, ossia la natura.
Nel mito il male organico è dovuto alle anime corrotte che giaciono nell'inferno.
Il male organico è ciò che vuole che l'uomo sia un animale.
E quando l'uomo scoprì che anche l'animale era intelligente, e anche la vegetazione lo era.
Cominciò a fare di peggio, trasformare l'uomo in qualcosa di ancora di meno.
Quando Freud scoprì il trauma di morte, scoprì in esso il demone che lo guidava, ossia la luce oscura, il tentativo di ridurre a morte ciò che è vita.
nell'abisso che contine secondo la tradizione la gehenna, ossia l'inferno, si confonde quello come l'ultino dei gradini, ma non è così, e anzi la gehenna-inferno è ciò che è piu vicino agli DEI che stanno sopra le acque.
Di nuovo genesi.
ma anche la titanomachia.
per non parlare della gemma della luce assoluta, l'orfismo.
dietro la pietà, c'è anche la magnanimità, parola che ci resituisce la grandezza dell'uomo, forgiata dal LEOPARDI, e di cui nella discussione aperta da Doxa, ci siamo addentrati tramite l'arte.
Tante cose caro bobmax, e invece per te e per i buddisti, tutto sarebbe un mero...NIENTE?
No no io lo chiamo nichilismo.
Ciao, a cosa ti riferisci con pazzie gnostiche del Dio malvagio ?
#12
Citazione di: bobmax il 16 Gennaio 2024, 12:42:15 PMBenvenuto!

Ritengo, che l'autentico perdono possa avvenire solo quando si diventa consapevoli che non vi è nessuno da perdonare.

La ricerca della verità richiede di indagare il male. Vuole comprendere le ragioni del male.
E se non si ferma davanti all'orrore, se rifiuta di accettare la esistenza del male assoluto, allora può iniziare a sospettare che in realtà nessuno sia mai colpevole.

Forse, in ultima analisi, non è colpevole neppure se stesso.
Grazie per il benvenuto. :-). 
Sono d'accordo che più ci si allontana dal piano duale della mente dominata dall'ego e più le polarizzazioni di avvicinano, tutto tende all'Uno, quindi bene-male.

Ma se dentro di noi vi è l'esigenza di perdonare, vuol dire che c'è un colpevole, che vi è del male vissuto come tale e generante sofferenza, che tutto ciò sia frutto della mente o meno, in ogni caso c'è da affrontare un processo di Lavoro, Comprensione e Dissoluzione, tali da poter avere una nuova Coscienza delle cose.

Forse potremmo definire male, sfunzionamento della Coscienza ? 
Forse noi leghiamo all'idea di colpa, essere colpevoli, al peccato, un giudizio, un costrutto della mente, quale è la differenza tra l'essere responsabili o artefici di qualcosa e l'esserne colpevoli ?
#13
Ciao, cercavo uno spazio e un luogo dove condividere prospettive differenti, e ho trovato questo forum. Ben trovati!

ASPIRANTE.
Grazie. E' molto importante e vera la tematica che sollevi;  dalla mia esperienza maggiore è la comprensione di ciò che deve essere perdonato, e di "Ciò" che deve attuare il perdono e più profondo è il perdono stesso.
Se si lavora su se stessi per aumentare la consapevolezza, man mano che aumenta la Coscienza, aumenta e difatti cambia la percezione di noi stessi (Ciò che perdona), di conseguenza cambia la comprensione di ciò che deve essere perdonato.

Forse è così difficile perchè dentro e fuori di noi, forze lavorano incessantemente per allontanarci da noi stessi, ovviamente le forze esterne hanno margini di azione nella misura in cui vi sono dei ganci interni ai quali si attaccano.
Uno degli aspetti fondamentali della grande battaglia interiore, sta proprio nell'eliminare questi ganci, permettendo man mano alla Coscienza di espandersi.