Menu

Mostra messaggi

Questa sezione ti permette di visualizzare tutti i messaggi inviati da questo utente. Nota: puoi vedere solo i messaggi inviati nelle aree dove hai l'accesso.

Mostra messaggi Menu

Messaggi - Riccardo Rovinetti

#1
Tematiche Spirituali / Re:Oggi lettura gradevole
08 Luglio 2016, 18:41:03 PM
Sfortunatamente è proprio vero che la causa dei nostri mali spesso siamo proprio noi... E ancora peggio, l'unica via di salvezza spesso sono gli altri. 
Per poter vivere una vita serena bisognerebbe sempre essere amici di sé stessi, piacersi e avere autostima e fiducia in sé, ma capire anche che ci sono cose che non sono parte di noi, come atteggiamenti, mentalità e preconcetti che ci portano a stare male e a far star male gli altri... Ma che per autodifesa ci ostentiamo a conservare nonostante i consigli e senza imparare dagli errori che facciamo. 
Ma come può una persona trovare la strada per la felicità? Può capire di essere nel posto sbagliato, ma nessuno ha la mappa della vita e non può imboccare la strada giusta se non sa dove andare. Questo secondo me è un buon esempio per sostenere la filosofia dell'aiuto reciproco: una persona non sempre impara dai propri sbagli e non sempre può salvarsi da sola (anzi quasi mai), ma la premura, ossia il chiedersi cosa si può fare per aiutare quella persona in difficoltà, può darle quell'aiuto esterno per cambiarle la vita. 
Prima di ogni altra cosa però, l'aiuto che può partire solo da noi è rimanere aperti al cambiamento, altrimenti bloccheremmo noi stessi quegli aiuti esterni. Andando avanti con gli anni, passando dall'infanzia all'età adulta, ci si ricopre di "spine": di cattive abitudini, atteggiamenti e mentalità che abbiamo sviluppato per difenderci da chi ci faceva del male, ma che ci causano più problemi che vantaggi. Per questo, una volta che si esce dall'ambiente in cui si è costretti a difendersi, si dovrebbero guardare i propri calli e le proprie spine e accettare il fatto di dover cambiare, di riscoprire caratteristiche personali come la fiducia, la gentilezza, l'abitudine al collaborare e al chiedere aiuto ecc. che saranno la nostra salvezza.
Questo è l'essere in armonia con sé stessi: essere disposti a dire "con il guscio non ci passo da questo buco! Quindi ora basta prendersela col buco stretto: è ora di togliersi la corazza!" e allenarsi a cambiare i propri difetti caratteriali, comportamentali, mentali ecc. per poter raggiungere i propri obiettivi. O rinunci ai tuoi difetti o rinunci ai tuoi desideri. Ovviamente la cosa non è facile, ma averla accettata è la chiave per poterla realizzare col tempo. 
Personalmente sia io che alcuni miei amici abbiamo lavorato su noi stessi con questa consapevolezza e stiamo ottenendo pian piano i risultati aspettati. 
Tuttavia concludo tornando al punto precedente: per cambiare però non basta togliersi il guscio, purtroppo; serve anche qualcuno che ti tenga per mano. Peccato che questo per molti sia un lusso e ne blocchi le possibilità di crescita personale, importanti specialmente proprio da ragazzini.
#2
Domanda molto interessante: "cosa sono i ricordi?". Da sempre l'uomo ha cercato di definire in cosa consistano gli engrammi, cioè gli avatar fisici che contengono i nostri ricordi ai quali la nostra mente attinge, consciamente o inconsciamente, rievocando informazioni, immagini, suoni, odori, emozioni ecc.

Cerco di rispondere per punti alla serie di domande poste nel messaggio di apertura del thread considerando la questione dal punto di vista neurochimico, e cercando di citare come fonte Wikipedia nel caso si volessero approfondire le informazioni date.

Nel primo capoverso si parla della percezione di una scena (vedere la panchina nel giardino) confrontata con la rievocazione del ricordo di tale vista (l'immagine della scena nella memoria). Quale delle due è "veritiera"? A questo punto mi sarebbe piaciuto citare qualche filosofo, penso che Fichte e Kant abbiano parlato della questione della percezione contrapposta alla reale essenza del fenomeno osservato, ma non avendo studiato filosofia mi esprimo a parole mie.
L'immagine del giardino è un fenomeno di percezione sensoriale, mentre il ricordo è una rievocazione delle informazioni memorizzate dal cervello di quella percezione sensoriale.
Il senso della vista funziona così (vedere Phototransduction su en.Wikipedia): la luce proveniente dall'esterno raggiunge il nostro occhio, nel quale si trovavano coni e bastoncelli. Sulla membrana di queste cellule vi sono delle proteine, chiamate "opsine", che colpite da un raggio di luce acquistano energia (cambiano forma) e come dei microscopici ingranaggi attivano una serie di reazioni chimiche, nei coni e nei bastoncelli, atte a generare energia elettrica.  Questo impulso elettrico contiene delle informazioni visive che vengono inviate, tramite la retina, alla corteccia visiva dove vengono processate e trasformate in ricordi.
Conscio che alla base dell'esperienza del presente stanno meccanismi del genere, ritengo che nemmeno la percezione della scena rispecchi realmente l'essenza degli oggetti osservati. Noi possiamo percepirne solo alcune caratteristiche (colore, distanza, forma...), tramite la luce che rimbalza ai nostri occhi. La percezione del presente, apparentemente "istantanea" è in realtà una reazione chimica conservata per pochi istanti nei nostri neuroni sensoriali, chiamata memoria sensoriale (vedere Wikipedia), attivata meccanicamente dai raggi di luce che rimbalzano ai nostri occhi. Questa costituisce la percezione grezza dell'oggetto osservato e svanisce dai nostri organi di senso in frazioni di secondo.

Al nostro cervello non arrivano informazioni, cioè dati che per la nostra mente hanno subito un senso, ma stimoli grezzi, come detto prima. Quando questi raggiungono il cervello, spetta ai neuroni interpretare tali informazioni: capire che l'intensità dell'impulso elettrico è proporzionale all'intensità della luce, capire che un oggetto è in movimento a seconda della direzione da cui proviene la luce che riflette ecc.
I neuroni della corteccia visiva fanno quindi una cernita di questi impulsi elettrici, interpretando in base ai loro schemi logici innati quella tempesta di segnali elettrici che provengono dai nostri occhi, registrando quindi le informazioni comprese e scartando le altre informazioni se non avevamo le chiavi interpretative per decifrarle.
Per esempio, osservando una persona possiamo percepirne distanza, colori e forma del volto, ma una persona con disfunzioni cerebrali avrebbe difficoltà a capire a che distanza si trova e una persona priva di empatia non sarebbe capace di percepire lo stato d'animo di chi ha davanti guardandolo, perché il loro cervello non è in grado di interpretare i segnali che gli attivano dall'occhio in modo da dedurre tali informazioni.
Il ricordo quindi è il surrogato del surrogato della realtà, dato che consiste nella rievocazione di solo alcune delle informazioni che le cellule sensoriali avevano percepito: quelle "memorizzate".
Inoltre, da un oggetto possiamo dedurre solo alcune caratteristiche fra le infinite che potrebbe avere. Per esempio l'occhio percepisce solo le radiazioni facenti parte della cosiddetta "luce visibile" ma non altre radiazioni invisibili come onde radio, infrarossi, neutrini, campi magnetici ecc. Lo stesso vale per i segnali percepiti da tutti gli altri sensi. siamo dunque "ciechi" nei confronti di queste radiazioni e quindi impossibilitati a fare esperienza del mondo attraverso esse.

Torniamo ora al cervello: dove vanno a finire le informazioni percepite dai 5 sensi? E come facciamo a ricordarle? Dove vengono conservate? Nei capitoli 22-23-24 di "Neuroscienze" di Bear-Connors-Paradiso è spiegato il fenomeno del "potenziamento sinaptico" (vedere synaptic plasticity su en.Wikipedia) secondo il quale, pare che un ricordo sia duraturo quando un gruppo di neuroni (detto assemblamento di Hebb) instaurano fra di loro un gran numero di connessioni, dette appunto sinapsi, le quali si rinforzano e tendono a essere riattivate più facilmente a seconda di quanto spesso o intensamente le riattiviamo (per esempio studiando numerose volte le stesse informazioni o vivendo in una volta sola un'emozione intensissima otteniamo dei ricordi indelebili). Quando è il momento di rievocare tali ricordi, l'assemblamento di Hebb si riattiva come un piccolo microchip fatto di sinapsi riproducendo l'impulso elettrico che aveva registrato tramite percezione sensoriale, e lo rielabora con l'immaginazione interagendo in maniera "logica" con gli altri assemblamenti di neuroni sparsi nel cervello. La memoria è quindi una rievocazione "meccanica" dello stimolo che avevamo registrato. L'immagine della panchina nel parco nel ricordo non è nient'altro che l'attivazione di una serie di neuroni nei quali è rimasta impressa la reazione biochimica che li aveva attivati dopo che erano stati percepiti dai sensi. (stavolta accesa non da uno stimolo visivo ma dalla nostra volontà o da altre cause interne).

Riguardo alla questione del coma non so granché. Tuttavia ci sono diversi stati di coma (vedere Wikipedia) nei quali il cervello non è mai completamente fuori uso. Semplicemente, negli stati di incoscienza come lo è anche il sonno, al cervello arrivano comunque gli impulsi dai cinque sensi ma sono inibiti cioè arrivano a intensità molto più bassa alle varie zone del cervello, le quali non hanno sufficiente energia dai nervi per poterle fissare nei ricordi e quindi per accorgersi di ciò che sta succedendo attorno alla persona in coma. Tuttavia questo non è un meccanismo perfetto e alcuni stimoli, anche a seconda della loro natura e intensità, possono arrivare al cervello ed essere in qualche modo percepiti e ricordati, anche durante il coma.

Quando si subiscono danni mentali, ad esempio malattie neurodegenerative come demenza e Alzheimer, sono compromesse le connessioni fra i neuroni (nell'Alzheimer ad esempio le sinapsi diventano "cavi elettrici sguainati" incapaci di condurre gli impulsi elettrici con cui il cervello funzionava) e quindi per il cervello è impossibile rievocare i ricordi, o li riattiva in maniera sbagliata come lo farebbe qualsiasi microchip cortocircuitato.

Ovviamente sulla questione engramma vertono un sacco di punti di domanda. Se per la fototrasduzione visiva sono conosciuti quasi tutti gli aspetti chimici, sul funzionamento dei complessi di Hebb e sulla conservazione dei ricordi non si sa tutto, e ancora meno si sa riguardo a come questi assemblamenti interagiscano fra loro in meccanismi mentali più complessi.

Spero comunque di essere stato comprensibile ed esaustivo.
P.S. Non mangiatemi ;D è il mio primo post, chiedo perdono per ogni inconveniente!!