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Messaggi - albert

#1
Scienza e Tecnologia / Re:Qua stiamo sbroccando!
10 Dicembre 2016, 10:19:50 AM
Citazione di: paul11 il 10 Dicembre 2016, 01:07:29 AM
Ma la pubblicità nel cosiddetto mercato libero è l'anima del commercio perchè costruisce il connubbio ciò che è conosciuto è affidabile ,la marca sconosciuta è meno affidabile.Se non fosse così finirebbe la pubblicità.

Se la pubblicità è manipolazione delle menti dei consumatori, meglio che sparisca, non produce nessuna ricchezza. Secondo me le informazioni sui prodotti al giorno d'oggi sono facilmente accessibili, non c'è più un ruolo della pubblicità come fonte di informazione

Citazione di: paul11 il 10 Dicembre 2016, 01:07:29 AM
Altro aspetto importante sta nel fatto che è proprio nel marketing la strategia del prodotto .
Il ceo si affida a marketing e vendite, le supply chian sono solo operation per l'industria moderna, ovvero generazione di costo. ma è il marketing che chiede alla ricerca e sviluppo dopo studi comportamentali sociologici, psicologico statistici, di fare tal prodotto a tal costo Il marketing decide cosa fare, le supply chain come fare e la programmazione è il perno informativo fra la domanda del mercato e la quantità di prodotto da costruire in funzione dei magazzini.

Cercare di capire che cosa vuole il consumatore - le ricerche di mercato - è una attività indispensabile per capire che cosa serve produrre. Cercare di modificare le scelte del consumatore, invece, è proprio ciò che non genera ricchezza e andrebbe scoraggiato

Citazione di: paul11 il 10 Dicembre 2016, 01:07:29 AM
In via di massima sono ovviamente d'accordo con te, ma ritengo che la poca trasparenza, la poca informazione, veicoli purtroppo il consumatore dove il marketing vuole con il suo peso pubblicitario e le strategie di vendita.

Secondo me se il consumatore è attento, e conscio dello pseudovalore compreso nel prezzo dei prodotti pubblicizzati, è in grado di farsi un'idea sufficientemente precisa di cosa comprare
#2
Scienza e Tecnologia / Re:Qua stiamo sbroccando!
09 Dicembre 2016, 17:00:31 PM
Citazione di: paul11 il 09 Dicembre 2016, 10:28:19 AM

C'è un irrazionalità del desiderio compulsivo del consumatore che viene veicolato dalla pubblicità e dagli stili di vita.
C'è  un sistema a monte che non è ver oche sia il più efficentista (il capitalismo) perchè ha interesse a fatturare continuamente spremendo il consumatore e quindi sottraendo energia all'intero del sistema.in generale.
C'è una pseudo informazione che passa per scientifica da parte di effettivi scienziati prezzolati ovviamente dalle stesse grandi marche o dagli Stati stessi ( la ricordiamo la vaccinazione di influenza fantasma di qualche anno fa?)

Il risultato è come sempre  che ognuno deve costruirsi una propria cultura ed essere critico e vigile con mutande d'acciaio.

Il primo elemento di questa cultura è la consapevolezza che i prodotti pubblicizzati comprendono lo pseudo-valore generato dal marketing, e quindi sono da evitare perché più cari del giusto.
Poi, ovviamente, bisogna semplificare ogni offerta, riportandole tutte alla stessa metrica
#3
Scienza e Tecnologia / Re:Qua stiamo sbroccando!
08 Dicembre 2016, 20:33:40 PM
Citazione di: paul11 il 08 Dicembre 2016, 00:03:37 AM
Ma veniamo ad alcuni esempi concreti: le promozioni. Oggi si vende fingendo promozioni facendo credere al consumatore la convenienza del prezzo. Tutto oggi è promozionato attraverso la pubblicità si "megafona"
l'opportunità. Così nel largo consumo il 3x2 è il classico esempio di acquistare quantità che spesso non servono per prezzi covenienti in rapporto alle singole unità.Razionalmente bisognerebbe chiedersi se le aziende vendono sottocosto, vale a dire se  non hanno margine di profitto e devono liberare i loro magazzini da invenduto che satura le produzioni, una sovrapproduzione appunto oppure fingono costantemente una convenienza di prezzo sapendo che il prezzo unitario è gonfiato; o ancora si fanno saldi opportunamente alzando prima i prezzi e quindi poi scontando.

Per un venditore non c'è niente di più indolore di uno sconto - basta alzare i prezzi prima. Ormai le offerte sono istituzionalizzate, di ogni prodotto c'è sempre una marca in offerta, è un aspetto della eterna lotta tra venditore e cliente che cesserebbe con soddisfazione di entrambi se si abbandonassero le furbizie e si lasciasse lavorare il meccanismo di domanda-offerta

Citazione di: paul11 il 08 Dicembre 2016, 00:03:37 AM
La razionalità del consumatore è limitata dalll'incapacità di capire a monte l'informazione.
Quanti conoscono il tag e il taeg di un finanziamento per il consumo?

A parte che non ci si dovrebbe MAI indebitare per beni di consumo, ed uno Stato non dovrebbe lasciare che i suoi cittadini si indebitassero spendendo soldi 'creati' dalle banche - allora perché non stamparli?
TAG e TAEG non sono 'rocket science' non è che ci voglia una laurea per capirli
#4
Scienza e Tecnologia / Re:Qua stiamo sbroccando!
08 Dicembre 2016, 19:02:30 PM
Citazione di: Phil il 07 Dicembre 2016, 22:59:11 PMLa difficoltà (capitalizzata dalla pubblicità) è che il valore è tanto più difficile da quantificare quanto più il bene che si decide di acquistare è complesso: se due cellulari hanno le stesse caratteristiche generali (dimensioni, processore, fotocamera, memoria, etc.), ma quello più costoso viene reclamizzato anche come più resistente agli urti e ai graffi, più comodo da usare e più elegante, come quantificare rigorosamente questi elementi in rapporto al prezzo (così da decidere se è adeguato)? Quanto valgono in euro resistenza, comodità ed eleganza? Possono essere elementi che spingono il consumatore fiducioso a comprarlo, pagandolo più dell'altro, anche se tali pregi sono tutti da verificare (il che non significa che siano fittizi), e tale verifica è davvero opinabile e soggettiva, quindi non monetizzabile...
Per certi beni, in particolare quelli tecnologici, non solo è difficile quantificare il valore, ma c'è un continuo slittamento tecnologico (quanto costava 1GB di RAM dieci anni fa? e quanto adesso?), Anche per loro però si applicherebbe la legge della domanda e dell'offerta che, se non alterata dal marketing, farebbe emergere i prodotti migliori e farebbe convergere il prezzo ad un valore vantaggioso sia per i consumatori che per i produttori
#5
Scienza e Tecnologia / Re:Qua stiamo sbroccando!
08 Dicembre 2016, 09:49:07 AM
Citazione di: maral il 07 Dicembre 2016, 00:13:21 AM
Il problema è che cosa determina la percezione del valore. La pubblicità opera sul desiderio, che non è il desiderio di quel prodotto, ma il desiderio di una situazione emotiva (tutte le pubblicità propongono situazioni emotive e ce le raccontano modulandole in ragione dei segmenti di mercato) e lo spot ha successo quando riesce a collegare quella situazione emotiva altamente desiderabile con quel prodotto che intende vendere. E' evidente che nessuno vuole pagare qualcosa più del suo valore, ma la pubblicità è proprio sulla percezione del valore che gioca.
Ma soprattutto, dal punto di vista pubblicitario, è assolutamente indispensabile che quel prodotto che si è riusciti a far comprare, non soddisfi mai il desiderio che va quindi continuamente risollecitato e nei modi più assurdi, di modo che il valore della nuova merce proposta sia percepito comunque ben al di sopra del suo prezzo: è sempre un regalo, un'occasione irripetibile da non lasciarsi sfuggire.
Sono d'accordo, la pubblicità cerca di aumentare la percezione del valore di determinati oggetti, e per farlo gioca su alcune nostre esigenze di base. L'insoddisfazione per una cosa dopo averla ottenuta è una caratteristica generale - nulla, se non una battaglia persa, è più triste di una battaglia vinta. Proprio il fatto che la pubblicità gioca su esigenze moltro forti rende difficile - ma non impossibile - non farsi ingannare nella valutazione dei prodotti
#6
Scienza e Tecnologia / Re:Qua stiamo sbroccando!
06 Dicembre 2016, 08:15:20 AM
Citazione di: maral il 05 Dicembre 2016, 14:15:00 PM
Più che di una ricerca di prestigio sociale (quindi di emersione e invidiabile differenziazione dal contesto sociale, su cui certamente la pubblicità punta enormemente per piazzare il prodotto appunto come prodotto differenziante e invidiabile), mi sembra piuttosto una necessità di sentirsi parte sociale, che più o meno inconsciamente, condivide con il mondo un certo contenuto di modi di essere da cui non si può prescindere per considerarsi non solo  accettati in mezzo agli altri, ma anche per sopravvivere. Il consumismo stimola continuamente il desiderio di prestigio e dunque di differenziazione dell'ego, ma di fatto, mi pare che ciò che veramente premia il consumo è il bisogno di ciascuno di sentirsi come tutti gli altri, ossia non escluso ed è di questo che non si può fare a meno.
A questo si aggiunge che in particolare il prodotto tecnologico determina e condiziona inevitabilmente gli stili di vita e i modi per soddisfare i propri bisogni, per i quali rinunciare alla tecnologia che si impone sul mercato con le sue novità diventa praticamente impossibile e la resistenza o il ritorno a una tecnologia precedente risulta assai problematico, estremamente faticoso e, nell'arco di pochi lustri, impossibile. Lo sviluppo tecnologico è irrinunciabile e irreversibile. Noi oggi saremmo incapaci di vivere senza elettricità (se non per tempi brevissimi, come per gioco), i nostri trisnonni vivevano tutta la loro vita normalmente solo con torce e candele per rischiarare il buio. Le nostre nonne e bisnonne per lavare i panni scendevano al canale che attraversava la città, oggi quale canale un folle che volesse ripetere quella tecnica di lavaggio, potrebbe mai trovare in città? Lo stesso è successo con la televisione, i telefoni cellulari, l'automobile, i condizionatori negli appartamenti e nei luoghi di lavoro, i personal computer, i cellulari, internet, e via dicendo. Sono tutte cose che all'inizio sembrano curiose stravaganze per pochi che intendono distinguersi, offrono delle possibilità di cui tutto sommato sappiamo benissimo anche farne a meno, ma poi diventano necessarie per tutti e diventa sempre meno concepibile l'idea di poter vivere senza di esse. E' come se il mondo intero e noi stessi, i nostri modi di pensare e agire, si modellassero letteralmente intorno a questi prodotti tecnologici, ai loro modi di fare che diventano nostri modi di essere. Probabilmente è sempre stato così: l'uomo dell'età del ferro non era più quello dell'età della pietra, l'agricoltore sedentario non era più il cacciatore raccoglitore, ma il problema è che mentre per passare dall'età della pietra a quella del ferro ci sono voluti 100 mila anni, oggi le tecnologie si affermano e tramontano al massimo nel giro di pochi decenni e io, rispetto ai miei figli mi ritrovo come un uomo dell'età della pietra rispetto a un uomo dell'età del ferro, non solo per quello che so usare o meno, ma soprattutto per quello che posso pensare, desiderare e sentire.
Io distinguerei tra progresso tecnologico, che in linea di massima è una cosa positiva, ed il circo del marketing che cerca di manipolarci. La possibilità, ad esempio, di usare un cellulare è una cosa positiva, e lo userei anche in assenza di sollecitazioni del marketing. Personalmente non vorrei tornare al tempo dei nostri trisnonni.
Il marketing si paga con lo pseudo-valore, cioè la differenza tra il valore commerciale di un prodotto (quanto lo si paga) ed il suo valore reale (quanto lo si pagherebbe in assenza di sollecitazioni). Se i consumatori non fossero disponibili a pagare più del valore reale la pubblicità cesserebbe di tormentarci
#7
Scienza e Tecnologia / Re:Qua stiamo sbroccando!
04 Dicembre 2016, 19:30:34 PM
Citazione di: maral il 04 Dicembre 2016, 14:07:01 PMPurtroppo non è così facile. Quando compriamo un oggetto, ad esempio un'auto nuova, compriamo, spesso senza rendercene conto, tutta una catena di cose ad esso connesse che si rendono necessarie al suo utilizzo ottimale e di cui diventa impossibile farne a meno, proprio in virtù dell'investimento iniziale. Poi c'è sempre il condizionamento sociale che, per quanto ci si possa considerare da esso immuni, si rivela prima o poi determinante (un esempio è proprio internet con i suoi social network). Non vogliamo e non possiamo sentirci esclusi dalle modalità in cui l'ambito sociale si esprime ed è espresso dai suoi oggetti condivisi. E' in questo modo che finiamo con il divenire proprietà degli oggetti che riteniamo essere di nostra proprietà, essi determinano la nostre aspirazioni e il nostro modo di essere. Tutto questo è stato magistralmente descritto da Anders, ma i pubblicitari lo hanno sempre saputo, non si scappa alla rete che imbastiscono (e di cui sono ovviamente essi stessi vittime, come quei ragni che finiscono prigionieri della loro stessa ragnatela).
Al massimo si può godere di rifugi temporanei, del tutto aleatori, eremi in cui passare al massimo e ben che vada una decina di giorni, ma che rientrano anch'essi perfettamente nella panoramica consumistica dell' homo consumens.
E' vero, mi correggo, non è facile, ci vuole consapevolezza, che è difficile da raggiungere. Mi pare però ci sia qualche segnale incoraggiante, ad esempio nel campo dei prodotti identici a quelli pubblicizzati ma che costano meno perché non scontano le spese di marketing. (se posso citarmi, http://www.riflessioni.it/scienze/piange-consumatore.htm). Guardate anche cosa succede nel campo della assicurazioni RC auto, in cui ormai tutti cercano su Internet quella più conveniente senza tenere conto di tutta la prosopopea che tendeva a farci credere che alcune assicurazioni avessero del valore aggiunto.
Per quanto riguarda la ricerca del 'prestigio sociale' dato dal fare certe scelte pilotate dal marketing personalmente - posso sbagliarmi - penso di esserne immune, come credo siano molti dei frequentatori del forum.
#8
Scienza e Tecnologia / Re:Qua stiamo sbroccando!
04 Dicembre 2016, 13:25:07 PM
Citazione di: maral il 04 Dicembre 2016, 13:13:55 PM
Vale qui la pena di citare queste parole di un famoso pubblicitario e scrittore, Federic Beigbeder che in "26900 lire", in un impeto di provocatoria sincerità, scrive:
"Sono un pubblicitario: ebbene sì, inquino l'universo. Io sono quello che vi vende tutta quella merda. Quello che vi fa sognare cose che non avrete mai. Io vi drogo di novità, e il vantaggio della novità è che non resta mai nuova. C'è sempre una novità più nuova che fa invecchiare la precedente. Farvi sbavare è la mia missione. Nel mio mestiere nessuno desidera la vostra felicità, perché la gente felice non consuma."
Motivo in più per consumare solo ciò che ci serve ... non è difficile, secondo me basta un po' di consapevolezza e di attenzione. Nessuno ci obbliga a comprare quello che non ci serve
#9
Scienza e Tecnologia / Re:Qua stiamo sbroccando!
04 Dicembre 2016, 11:19:40 AM
I prodotti pubblicizzati o su cui si sono fatte operazioni di marketing mirate sono più cari perché i venditori devono rientrare dai costi del marketing e non possono fare altro che scaricarli sui prodotti.
Tutto il settore marketing scomparirebbe se i consumatori si comportassero con un minimo di razionalità, evitando di comperare i prodotti pubblicizzati.
#10
Presentazione nuovi iscritti / Re:presentazione
24 Ottobre 2016, 12:09:27 PM
benvenuta!  :)
#11
Tematiche Filosofiche / Re:SILLOGISMO UNIVERSITARIO
13 Aprile 2016, 13:05:54 PM
Citazione di: sgiombo il 13 Aprile 2016, 12:48:40 PM
Citazione di: albert il 13 Aprile 2016, 11:51:11 AM
E'  la B. Dalle premessa 1, se non (parte) Patrizio non parte Massimo.
Dalla premessa 3, se non Luigi, non Luciano
La premessa 2 è se non Luciano, non Patrizio

Quindi, non Luigi, non Luciano, non Patrizio, non Massimo.

Ciao  :)
Ma perché mai non dovrebbe partire Luigi (e  per conseguenza diretta Luciano e per conseguenze indirette Patrizio e Massimo)?
Ma la B dice appunto 'Se non parte Luigi ...'
#12
Tematiche Filosofiche / Re:SILLOGISMO UNIVERSITARIO
13 Aprile 2016, 11:51:11 AM
E'  la B. Dalle premessa 1, se non (parte) Patrizio non parte Massimo.
Dalla premessa 3, se non Luigi, non Luciano
La premessa 2 è se non Luciano, non Patrizio

Quindi, non Luigi, non Luciano, non Patrizio, non Massimo.

Ciao  :)
#13
Citazione di: maral il 04 Aprile 2016, 16:18:03 PM
Le frontiere che le biotecnolgie stanno aprendo sembrano sempre più venire a sfidare la concezione che abbiamo dell'individuo vivente. Appare evidente che ciò che il biotecnologo sa di poter fare travalica di gran lunga il significato di quello che possiamo comprendere e  quanto, soprattutto le biotecnologie, rendano tragicamente antiquato l'uomo nel suo modo di sentirsi e di pensarsi, di stabilire un'etica.
La questione che qui pongo alla vostra attenzione è quale rimedio si può porre a questo "dislivello prometeico" (secondo la felice espressione di Gunther Anders) e quindi se la filosofia può ancora dire qualcosa in merito o non le resta che affidarsi alla biologia, lasciando alla sua capacità di fare (e che comunque farà) il compito di istituirsi come unica filosofia possibile.
Non sono del tutto d'accordo con la premessa. La filosofia può e deve comprendere qualsiasi sviluppo scientifico, come quelli delle biotecnologie. Come lo possa fare non lo sappiamo, ma secondo me è inevitabile che prima o poi ci riesca