Se si gode in libagioni e sessualità non c'è spostamento della scarica pulsionale ma suo completo soddisfacimento, senza quella sublimazione che secondo Freud ci permette di essere creativi, lavoratori, esploratori, forgiatori del mondo.
In questo senso il cristianesimo si nutre di due meccanismi, appunto la sublimazione e la denigrazione della materia, a cui si contrappone la perfezione dell'anima e della incorruttibilità del mondo che verrà. In questo modello è facilmente percepibile come il cristianesimo diventa la molla per mutare il mondo, non potendosi accontentare di ciò che è ma dovendo spingersi "oltre". In questo il cristianesimo è (ancora una volta) debitore del pensiero ellenistico (ulteriore prova del retaggio storico di ogni religione). La religione islamica la conosco poco, ma questa esaltazione dei piaceri terreni anche in paradiso, se da un lato fa ritenere quella religione come ingenua, dall'altro esprime una accettazione della condizione umana, il riconoscimento di un limite che è dato dalla nostra vita organica, senza voler desiderare una vera metanoia. Questa visione unitaria è ulteriormente rinforzata dalla unione del potere religioso e temporale, che invece è nettamente separato nel pensiero cristiano.
Il pensiero cristiano è, secondo me, un passaggio fondamentale della modernità, mentre il pensiero islamico è una sorta di rivolta dal basso di quel pensiero, che rivendica una dottrina semplice ma allo stesso tempo che rivendica una unità che il cristianesimo cerca di proporre ad un livello maggiore di complessità spostandosi ad un livello di astrazione da emisfero sinistro. Il problema è che quella maggiore complessità da emisfero sinistro dovrebbe essere compensata da una maggiore integrazione con l'emisfero destro. L'Islam risolve il problema regredendo a livelli di comprensione e quindi semplificando, il cristianesimo punta invece sulla separazione fra i due emisferi e quindi sulla netta separazione corpo indegno e anima sublime.
In questo senso il cristianesimo si nutre di due meccanismi, appunto la sublimazione e la denigrazione della materia, a cui si contrappone la perfezione dell'anima e della incorruttibilità del mondo che verrà. In questo modello è facilmente percepibile come il cristianesimo diventa la molla per mutare il mondo, non potendosi accontentare di ciò che è ma dovendo spingersi "oltre". In questo il cristianesimo è (ancora una volta) debitore del pensiero ellenistico (ulteriore prova del retaggio storico di ogni religione). La religione islamica la conosco poco, ma questa esaltazione dei piaceri terreni anche in paradiso, se da un lato fa ritenere quella religione come ingenua, dall'altro esprime una accettazione della condizione umana, il riconoscimento di un limite che è dato dalla nostra vita organica, senza voler desiderare una vera metanoia. Questa visione unitaria è ulteriormente rinforzata dalla unione del potere religioso e temporale, che invece è nettamente separato nel pensiero cristiano.
Il pensiero cristiano è, secondo me, un passaggio fondamentale della modernità, mentre il pensiero islamico è una sorta di rivolta dal basso di quel pensiero, che rivendica una dottrina semplice ma allo stesso tempo che rivendica una unità che il cristianesimo cerca di proporre ad un livello maggiore di complessità spostandosi ad un livello di astrazione da emisfero sinistro. Il problema è che quella maggiore complessità da emisfero sinistro dovrebbe essere compensata da una maggiore integrazione con l'emisfero destro. L'Islam risolve il problema regredendo a livelli di comprensione e quindi semplificando, il cristianesimo punta invece sulla separazione fra i due emisferi e quindi sulla netta separazione corpo indegno e anima sublime.
