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Messaggi - Eretiko

#1
Attualità / Re:IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE
11 Marzo 2017, 18:45:31 PM
Citazione di: Eutidemo il 11 Marzo 2017, 12:19:22 PM
Citazione di: Duc in altum! il 09 Marzo 2017, 19:03:40 PM
**  scritto da baylham:
CitazioneSono convinto che l'affermarsi del nazionalismo e protezionismo e la dissoluzione dell'Unione come risposta alla crisi in Europa, per l'Italia avrà il risultato di portare al rapido default dello Stato. Le conseguenze non sono prevedibili, ma immagino saranno tragiche.
Ma perché non accade lo stesso quando una persona fa delle scelte sbagliate e fallisce? Quindi che ben vengano le conseguenze tragiche, senza una "crisi" seria, profonda, non ci sarà beneficio collettivo.

Giusto!

Credo invece che non ci sarebbe nessun "default" e nessuna tragica conseguenza, ma dubito fortemente che una soluzione del genere possa risolvere il problema occupazionale ed economico italiano, mentre sono sicuro che partirebbe la caccia ad una nuova "causa esterna".
#2
Attualità / Re:IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE
09 Marzo 2017, 10:31:49 AM
Citazione di: Jean il 08 Marzo 2017, 22:27:38 PM
E ascoltando ora l'uno e poi l'altro, soppeso gli elementi a favore e contro, ad esempio, sull'uscita dell'Italia dall'euro o dall'Europa stessa, non riuscendo tuttavia a cogliere se la bilancia penda più da una parte che dall'altra.

Se sia più conveniente, o meno dannoso, restarvi o uscirne. So che è più facile distruggere che costruire ma altrettanto so che una patologia trascurata potrebbe risultare intrattabile.

Faccio questa banale riflessione in equilibrio tra i due schieramenti, riconoscendo plausibili (per un non specialista qual sono) le argomentazioni di entrambi anche se personalmente mi è chiaro che risolvere, ammesso lo si possa, un solo disequilibrio non garantisca nulla, se non magari l'euforia immediata dell'intravedere uno spiraglio di luce.


Dato che saremo chiamati prima o poi a esprimerci in tal senso con lo strumento elettorale (e forse anche con quello referendario), credo sia doveroso per i cittadini elaborare una propria idea che sia quanto più possibile supportata da dati reali. Le impressioni personali, i discorsi con gli amici, gli slogan semplicistici dei politici e la simpatia ad un movimento politico piuttosto che ad un altro, non sono buone basi per prendere decisioni così importanti. Presumo che qui non siamo né politici di professione né economisti, quindi personalmente preferisco basarmi da un lato sulla mia esperienza e dall'altro studiando i "numeri" (fortunatamente disponibili a tutti), che per loro natura sono neutri e non contaminati da ideologia, forse sopravvalutando le mie capacità di interpretazione, ma almeno con la consapevolezza che le mie decisioni non saranno basate esclusivamente sui "sentito dire" e sulle simpatie politiche.
#3
Attualità / Re:IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE
08 Marzo 2017, 20:08:21 PM
Citazione di: paul11 il 08 Marzo 2017, 18:14:21 PM
Adesso seguiamo pure il tuo ragionamento che vuol dire semplicemente che per  nostra fortuna ci sono ancora aziende sane.
Ma sappi che questo surplus è da anni che c'è anche in periodo a sviluppo ,PIL, negativo.
Doamndiamoci   DOVE queste aziende producono.
Domandiamoci  quale rapporto ha con la forza lavoro totale in Italia che è uguale da anni  .mentre il tasso di disoccupazione è in continua crescita.

Ok teniamoci l'euro e vedremo come andrà a finire con l'attuale situazione di vincolo, dove i contabili FMI e i commissari europei un giorno sì e un giorno no ci dicono di rientrare nella tolleranza percentuale del debito rispetto al pil,ma allora chiediti come mai l'occupazione non c'è. e  molti stanno emigrando:siamo al punto di partenza.
Ma poi la riforma delle pensioni e il job act chi l'ha pagato i benestanti redditieri? Chi voleva la riforma sul Senato, chi ha deciso che i buchi bancari dovessero essere pagati dai popoli nazionali ?
Francamente non sapevo che il potere europeo attuale  fosse benefattore nei nostri confronti,speriamo che continuino così.......

Il mio ragionamento vuole semplicemente dire che, MALGRADO la moneta unica, esistono aziende competitive, e sono competitive perché hanno saputo rinnovare i loro processi e perché hanno capito che occorre migrare verso prodotti ad elevato contenuto conoscitivo e di qualità. Se le fabbriche di scarpe o di borse o i "call center" delocalizzano in Romania è perché in Italia non sarebbe comunque un'attività sostenibile, euro o non euro: il lavoro non si può creare e mantenere per decreto.
Le riforma delle pensioni era necessaria (fatta troppo di fretta? fatta male? non ha colpito certi privilegi? vero), perché il sistema retributivo era una bomba atomica confezionata per le generazioni a venire.
Riforma del lavoro sbagliata? Può darsi, non sono in grado di giudicare, bisogna vedere gli effetti nel tempo.
Senato? Era meglio abolirlo, alle prossime elezioni vedremo come saremo tutti felici di ritrovarci agli anni '90.
Buchi bancari? A parte che in Italia è tuttora in vigore un regio decreto del 1933 che impone ad azionisti e correntisti di una banca di coprire i buchi, ma tu saresti contento di tirare fuori i tuoi soldi per coprire i buchi di una banca di cui tu non sei correntista/azionista/obbligazionista? Il famoso "bail-in", che a te può sembrare ingiusto, serve appunto a limitare il rischio che il debito privato possa migrare verso il debito pubblico.
Comunque fortunatamente tra un anno ci saranno elezioni e potrebbero andare al governo i fautori del "fuori da tutto": spero che tu e loro non vi sbagliate nelle vostre previsioni.
     
#4
Attualità / Re:IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE
08 Marzo 2017, 15:46:25 PM
Citazione di: paul11 il 08 Marzo 2017, 15:04:13 PM
Forse non è chiaro un concetto dentro l'area euro.
Se un paese andava male, cresceva il debito pubblico ,ma aumentando la svalutazione la sua merce ridiventava competitiva, per cui il ciclo si chiudeva con maggiori flussi di valore aggiunto per fatturati, aumento del PIL e diminuzione del debito pubblico, e così via.
Ma il Paese era sovrano con la sua moneta.
Il vincolo europeo non permette nessuna uscita dalla logica interna, per cui l'euro forte fa diventare competitivo chi lo è già e uccide chi ha problemi strutturali. Forse è questo che ancora non riuscite a capire.

Nel 2016 il sistema Italia ha beneficiato di un surplus commerciale di più di 50 miliardi (differenza tra esportazioni ed importazioni), il valore in assoluto più alto dal 1991, da quando cioè l'Istat ha iniziato le serie storiche su tale parametro. Inoltre il nostro surplus commerciale è positivo anche nei confronti dell'odiata Germania, è il terzo nell'Eurozona e l'ottavo nei primi 20 paesi: quindi il nostro export funziona (benissimo nei settori agroalimentare, biochimica, meccanica di precisione, macchine utensili) pur essendo zavorrato dall'import energetico (altrimenti il surplus sarebbe di quasi 80 miliardi). Ora dimmi se sei ancora convinto che il nostro comparto produttivo è penalizzato dall'euro: possiamo essere competitivi anche con la moneta forte, senza ricorrere ai cambi flessibili, ma cambiando il nostro modo di produrre.
In ogni caso dubito che il tradizionale produttore di mobili, o di scarpe, o di borse (che non abbia puntato sulla qualità) possa competere con i cinesi anche in presenza di un forte flessibilità monetaria: è un partita persa in ogni caso (competere a quel livello significa comprimere ulteriormente i salari e l'occupazione).
Invece io ho l'impressione che dietro a questa voglia di tornare alla moneta nazionale si nasconde la solita mentalità da furbacchioni: giocare sulle valutazioni/svalutazioni e su un'ampia variabilità dell'inflazione per ottenere il solito traguardo di un tasso reale di interesse praticamente nullo per continuare ad indebitarsi all'infinito, spalmando i costi sui cittadini. 
   
#5
Attualità / Re:IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE
08 Marzo 2017, 13:11:26 PM
Citazione di: Eutidemo il 08 Marzo 2017, 12:34:32 PM
- se aumentano troppo le  tasse, strozzano l'economia, perchè l'investimento autofinanziato dal privato è parte o tutto il valore aggiunto reinvestito (evasione a parte, che distorce tale aspetto);

Vero che occorre detassare, ma purtroppo (vedi alla fine anche il risultato inutile della detassazione delle nuove assunzioni a tempo indeterminato) il valore aggiunto non viene nemmeno parzialmente reinvestito e si ricorre al debito con tutti gli effetti negativi che si porta dietro. La nostra classe imprenditoriale, in parte, assomiglia a un "feudo" senza futuro (soprattutto quella che tifa per abbandonare Europa ed euro).
#6
Attualità / Re:IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE
08 Marzo 2017, 13:03:01 PM
Citazione di: paul11 il 08 Marzo 2017, 11:14:16 AM
Quindi e finisco, quando gli economisti stimano che all'aumentare di 1 punto percentuale di pil nazionale corrispondono tot numero di lavoratori da assumere, questo rapporto tenderà sempre più a scendere. Perchè la tecnologia è progettata per essere elastica, flessible, veloce nell'informazione dei dati e in tempo reale
Significa che la politica degli investimenti  produce e produrrà sempre meno lavoro umano da occupare.

Da una parte problema strutturale italiano(deindustrializzazione e e delocalizzazione), possibilità di intervento dello Stato poco, nelle attuali situazioni di vincolo europeo, ma dall'altra bisogna sapere che il capitalismo produrrà sempre meno occupati con lo sviluppo, fino a quando lo sviluppo non produrrà più lavoro per assurdo.

Il problema è politico perchè l'occupazione è una variabile dipendente e la più sacrificabile.
E' politico non tassare con la patrimoniale, quindi le scelte
E' politico costruire indici come debito pubblico/pil

Scusami Paul11, io non voglio fare polemica con te né tantomeno convincerti di determinate questioni. Vero, l'automazione nel futuro, unita ad un disomogeneo sviluppo demografico, provocherà sicuramente una serie di problemi sull'occupazione (e in parte né stiamo discutendo), ma se rimaniamo alla situazione di oggi l'argomento "automazione" non sembra essere un fattore negativo, e basta guardare ad esempio le tabelle sul tasso di disoccupazione nella UE e in altri paesi:

http://ec.europa.eu/eurostat/tgm/table.do?tab=table&language=en&pcode=teilm020&tableSelection=1&plugin=1

Possiamo concordare sul fatto che paesi come il Giappone (tasso di disoccupazione 3.1%), USA (4.8%), Gran Bretagna (4.7%), Germania (3.8%) sono caratterizzati da processi industriali altamente automatizzati e tecnologici e da comparti produttivi che hanno puntato sulla qualità, giusto?
Osserva invece chi sono le zavorre europee (e i rispettivi trend nel 2016): Grecia (23%), Spagna (18.2%), Cipro (14.1%), Italia (11.9%), Portogallo (10.2%), Francia (10%). Tralasciando Grecia e Cipro, che hanno avuto problemi di altra natura, credi veramente che il tasso di disoccupazione attuale sia causato dall'automazione industriale? Io credo di no, a leggere questi numeri, soprattutto se confrontati con quelli di altri paesi, e tenuto conto del noto gap tecnologico di cui, appunto, soffre il nostro comparto produttivo. Sembra invece che sia esattamente l'opposto: ovvero la situazione occupazionale migliora dove si è provveduto da tempo a rinnovare i processi produttivi e dove si sta lavorando in tal senso (vedi il trend positivo di Spagna e Portogallo), congiuntamente a ragionevoli politiche di sostegno.

Non credo che il "lavoro" sia una componente sacrificabile, anche perché un sistema come il nostro basato sul consumo (piaccia o no: potremmo discutere su questo) funziona solo se esistono i consumatori (che sono appunto soprattutto le classi deboli e medie), quindi tutti, anche la finanza cattiva, le banche, i complottisti, le multinazionali, i politici (che debbono prendere voti) hanno interesse a un'alta occupazione.

Abbiamo un vincolo del 3% sul deficit? Possiamo impegnarci a rivedere questo valore, così come quello del 60% del debito (ricordando che non sono stati oscuri burocrati a fissare questi limiti, ma i governi nazionali, forse in un eccesso di ottimismo perché quelli erano i valori medi degli stati all'epoca dei trattati), ma in ogni caso i margini di manovra esistono, e ripeto ancora: una bella patrimoniale progressiva, ma occorre un governo coraggioso (magari un governo che non punti a farsi rieleggere lo potrebbe fare), questo si che permetterebbe di diminuire il famoso "cuneo fiscale" con un provvedimento strutturale definitivo.

E ancora una volta ricordo che il vero problema dell'Italia non è il debito pubblico (per il 65% detenuto da italiani), ma la quota parte di debito privato detenuto da soggetti stranieri (ma perché i fautori del "fuori dall'Europa" non parlano mai di questo?). 



#7
Attualità / Re:IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE
08 Marzo 2017, 10:15:42 AM
Citazione di: paul11 il 07 Marzo 2017, 20:55:18 PM
Ci azzecca invece,
Perchè l'Europa chiede riforme sulle pensioni e il job act appoggiate dal FMI?
Perchè non detassano da anni il reddito da lavoro,come anche le intenzioni di Renzi, ma poi ritirate e alzano quelle sulle rendite e sui beni di lusso?

Perchè si crede ancora che l'economia non sia ideologia quando lo è chiaramente nel momento in cui si scelgono indicatori invece di altri?

Chi c' è  dietro il potere dei commissari europei, chi esprime veramente la volontà politica dell'Europa: i popoli o gli interessi di chi?

Che i nostri gruppi dirigenti , valgano poco  o niente economicamente, imprenditorialmente,politicamente., salvo rari casi ..... beh è la storia che lo dichiara.

Non hai risposto alla mia domanda, quindi te la pongo di nuovo: perché sei sicuro che il problema occupazionale italiano sia causato dall'euro e dall'Europa? Possiamo anche discutere sulla scelta di stare dentro o fuori, ma chi "costringerà" a spostare parte dell'ingente ricchezza italiana (ripartita in modo mostruosamente sproporzionato) dalle rendite passive alla produttività? Pensi veramente che sia colpa dell'euro e dell'Europa se solo il 5% della ricchezza nazionale partecipa alla crescita? Chi può creare occupazione se non le imprese?
Credo che vale la pena riflettere sui numeri, che ci danno qualche certezza in più rispetto alle sensazioni o ai discorsi da bar: e i numeri dicono che l'imprenditoria italiana è poco propensa a mettere i soldi propri nelle imprese, e molto propensa a ricorrere all'indebitamento pur di accantonare ricchezza sempre maggiori; quando la crisi finanziaria, scaturita guarda caso sempre dall'indebitamento privato, ha provocato la stretta creditizia delle banche, l'impresa italiana ha sofferto di più proprio perché restia ad utilizzare le risorse finanziarie proprie, scaricando così la crisi sull'occupazione e sui salari, con il paradossale risultato che i ricchi sono diventati più ricchi, i poveri più poveri, e contemporaneamente la famosa classe media è stata mangiata dal credito al consumo.
Un provvedimento che il governo italiano potrebbe adottare immediatamente per redistribuire una parte della ricchezza totale? Ripristinare la tassazione sugli immobili, in modo progressivo, sul modello americano. E adesso chiediti per quale motivo sono contrari a una misura del genere proprio coloro che propongono insistentemente "fuori dall'Europa".
 
#8
Attualità / Re:IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE
07 Marzo 2017, 18:46:38 PM
Citazione di: paul11 il 07 Marzo 2017, 13:48:18 PM
Ora datemi una soluzione a breve  sull'occupazione in  queste condizioni? Non è stando in Europa, a meno che si ricontrattano i termini degli indicatori economici da tenere sotto controllo indebolendo l'area euro rispetto alla competizione globale, oppure si fanno scelte come il brexit

Semplice ,si chiudono le frontiere e si procede a battere una propria moneta.

Direi che è il caso di riflettere sulle nude cifre: la neutralità dei numeri ci richiamerà alla cruda realtà. I dati sono relativi alla fine del 2010, non recenti ma ci aiutano a capire.
La ricchezza totale degli italiani era, fine del 2010, pari a 9.800 miliardi di euro così ripartita:

58% immobili - (6% sono capannoni, negozi e uffici, il resto abitazioni).
37% attività finanziarie - (depositi contanti, titoli pubblici, azioni, riserve assicurazioni).
5% beni di valore e da impianti, macchinari, scorte, attrezzature, brevetti, avviamenti (le cosiddette attività reali).

Sicuramente gli italiani sono un popolo di risparmiatori, ma quei 9.800 miliardi si spiegano forse anche con l'elevata evasione ed elusione fiscale. Ma quello che colpisce è che solo il 5% di questa ricchezza è produttiva, il resto è solo rendita passiva: una ricchezza privata immensa che però non produce crescita, non produce occupazione. E a leggere le statistiche del 2010 si scopre qualcosa di più tragico:  la percentuale dell'attivo di bilancio delle imprese italiane finanziata con il capitale proprio è pari al 12 per cento (in Francia il 30 e in Germania il 34) e l'88 per cento è coperto dal debito. E questo spiega in parte perché la crisi finanziaria delle banche ha provocato in Italia una forte crisi occupazionale: no credito dalle banche, no investimento degli imprenditori che sono rimasti in difesa della loro rendita, calo dell'occupazione.
Ma i problemi non finiscono qui: accanto al debito pubblico (che non è il vero problema dell'Italia), si affianca un notevole debito privato (questo si che è un problema), in parte delle famiglie, molta parte delle imprese, moltissima parte degli istituti finanziari, con il pessimo risultato che anche se il nostro debito aggregato (pubblico + privato) è in linea con quello di Francia e Germania, la nostra struttura economica (imprenditori che giocano in difesa) non riscuote fiducia all'estero (come non dargli torto?) provocando le solite tensioni sul nostro debito pubblico. Gli imprenditori di tasca loro ci mettono poco, pochissimo, e infatti uno dei vincoli alla crescita di quelle imprese è che sono poco capitalizzate e molto indebitate. I loro proprietari preferiscono mettere i soldi in appartamenti, beni di lusso e nella finanza piuttosto che nelle aziende, e infatti loro sono ricchi e le aziende povere.

Ora vorrei cortesemente che qualcuno mi spieghi cosa "ci azzecca" con l'euro e con l'Europa la situazione di cui sopra.       

Però nel frattempo un governo coraggioso potrebbe iniziare a tassare le rendite improduttive e detassare il lavoro e il reddito, anche se sono sicuro che l'idea di una "patrimoniale" farebbe insorgere tutti quegli imprenditori piccoli medi o grandi che gli piace fare "impresa" a debito tanto prima o poi qualcuno pagherà.
#9
Attualità / Re:IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE
06 Marzo 2017, 16:40:40 PM
Citazione di: Eutidemo il 06 Marzo 2017, 13:38:15 PMGuardando più avanti nel tempo, però, pare che solo il 45% delle attività per cui la gente è retribuita può essere automatizzata usando «tecnologie già sperimentate», con creazione di le nuove figure professionali create dalla automazione; e una certa parte di lavoro fisico, definita «prevedibile», in base alla discriminante della sola fattibilità tecnologica, ha un alto potenziale di automatizzazione: il 78%.

Non sto certo sottovalutando le problematiche che l'innovazione tecnologica crea all'occupazione o che potrà creare in futuro, ma ho l'impressione che il problema "lavoro" non può essere attaccato solo sui fronti che tu hai citato. Sul fronte dell'automazione non mi ripeto, ma gli studi effettuati in USA meritano una riflessione, perchè secondo me la forte deindustrializzazione che hanno subito (per loro scelta, si intende: hanno preferito inondare il pianeta di dollari colonizzando monetariamente il pianeta) non li candida come buon campione statistico. Ad esempio la manifattura di "Apple" è completamente delocalizzata (e coinvolge aziende di almeno 10 paesi diversi), riservandosi in casa la fase progettuale e quella di commercializzazione, colossi come la "Texas Instr." o la "Intel" non producono chip negli USA da almeno 40 anni, la "Hummer" (che produceva quegli orribili scatolotti metallici venduti per auto) ha chiuso i battenti da 6/7 anni. Ho citato alcuni esempi, ma l'elenco è lungo: delocalizzazioni, chiusure, o ridimensionamenti aziendali non sono avvenute certo a causa della robotizzazione.
Sul fronte demografico forse il problema principale è la disomogenea ripartizione della popolazione (con conseguenti flussi migratori): ricordo di aver letto seri studi di 50 anni or sono che prevedevano per il 2000 una popolazione mondiale doppia di quella che realmente è oggi, quindi il sistema "mondo" da questo punto di vista forse è in grado di raggiungere un certo livello di auto-compensazione.
Una delle minacce più concrete all'occupazione secondo me rimane il continuo drenaggio di risorse che il miraggio finanziario ha provocato negli ultimi decenni, e non mi riferisco tanto alla famosa "finanza" (la quale continua a fare il suo mestiere: investire capitali a rischio) quanto allo spostamento di risorse finanziarie operato sia dall'imprenditoria sia dal sistema bancario, attratti dall'illusione di facili guadagni: occorre invertire questa tendenza al più presto, e questo lo debbono fare i governi (defiscalizzando da una parte, nazionalizzando le banche se necessario dall'altra).
#10
Attualità / Re:IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE
06 Marzo 2017, 13:12:03 PM
Riguardo all'ultimo intervento di Eutidemo in risposta a Paul11, concordo con le osservazioni di Eutidemo, relativamente alla situazione italiana.
In effetti non possiamo pensare di tornare a quel passato che ha creato la situazione attuale: mi sembra contradditorio, perlomeno. Di fatto in Italia nel passato abbiamo già avuto una specie di "socialismo" distorto con lo stato-imprenditore che prima ha assicurato uno sviluppo senza ricerca e senza regole (tanto poi qualcuno alla fine pagherà), una certa occupazione e un certo benessere uniti ad una corruzione spaventosa. Poi lo stato ha completato l'opera "regalando" i settori migliori ad una sorta di "pseudo-imprenditoria" privata che si è ritrovata in mano una ricchezza insperata dopo che le perdite sono state scaricate sui cittadini (vedi debito pubblico).
Meglio inoltre non evocare l'ATOMO, chi non è giovanissimo ricorderà la celebre frase di Saragat, a metà degli anni '60, con la quale venne uccisa ogni velleità nucleare per il nostro paese: "costruire centrali nucleari per produrre energia elettrica è come costruire segherie per produrre segatura" (forse il furbacchione pensava che al limite la centrale nucleare si potesse costruire per produrre plutonio).
#11
Attualità / Re:IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE
06 Marzo 2017, 12:49:50 PM
Citazione di: Eutidemo il 06 Marzo 2017, 07:53:14 AM[...]
E continuavano ad irridere, anche quando, videro nel 1903, un piccolo trabiccolo fare un volo di soli 12 secondi, all'altezza di un metro e per un percorso di soli 40 metri: era l'aereo dei fratelli Wright. ;D
Dopo poco più di dieci anni, però, era già l'epoca dei combattimenti aerei del Barone Rosso...e qualche decennio dopo l'uomo sbarcava sulla luna. ;)
Tu, all'epoca, sono sicuro che avresti sicuramente escluso tale possibilità...ammettilo! ;)
[...]
Il lavoro delle persone allo "sportello" viene sostituito da quello dei "software"; chi lo avrebbe detto, negli anni '70?

Mi dispiace deluderti ma mi sarei stupito del contrario, mi sarei cioè stupito se tutti questi fatti meravigliosi non fossero accaduti. Chi per formazione e/o per attività professionale conosce bene il mondo delle "nuove tecnologie" non si impressiona così facilmente di fronte a risultati prevedibili e previsti. In fondo già Newton nel '600 aveva predetto la possibilità di mettere oggeti in orbita pur non possedendo la tecnologia adatta a farlo (fece anche un disegno, con un cannone piazzato su una montagna molto alta).
Intanto riguardo alla I.A. è bene fare alcune precisazioni: il miglioramento tecnologico, sia nei componenti elettromeccanici sia nell'elettronica allo stato solido, ha permesso di costruire macchine sempre più precise e miniutarizzate ma sempre su quelle fondazioni teoriche che hanno visto la luce tra la fine dell' '800 (Boole) e la metà del '900 (Turing, Shannon, fino alle reti neuronali), e queste basi teoriche delimitano il campo dove la I.A. può arrivare. La mia critica va dunque a coloro che sostengono  che si possa spingere ulteriormente il concetto di I.A. oltre quei limiti teorici impegnando inutilmente risorse finanziarie ed intellettuali, e non certo a coloro che invece si impegnano nel miglioramento tecnologico, e con questo spero di aver chiarito la questione riguardo alla I.A.
Riguardo alla tua tesi sull'automazione, credo che chi abbia avuto a che fare con una linea di produzione di un'autovettura, o una linea di produzione di barre di acciaio, o una linea di saldatura di circuiti spampati, giusto per rimanere sul concreto, sa benissimo che se è vero che l'automazione manda in soffitta certe attitudini professionali, dall'altro lato crea nuove e diverse esigenze e quindi nuove figure professionali (perchè le macchine bisogna saperle far funzionare e necessitano di manutenzione). Inoltre non tutte le produzioni possono trarre lo stesso vantaggio dalla robotizzazione, e l'intervento umano continua ad essere predominante per certe attività: ad esempio in Italia scarseggiano tornitori e saldatori.
La mia impressione è che il mondo del lavoro spesso non riesce a stare al passo con le esigenze produttive e qui i governi hanno una grande responsabilità, soprattutto in Italia dove storicamente si è data sempre più importanza a studiare "Dante" piuttosto che "Galilei", perchè sono i governi che debbono creare le condizioni adatte alla nuove professioni anticipando i tempi ed evitando le tensioni sociali legate all'occupazione. Ovviamente non esiste una reazione immediata del mondo del lavoro: l'adeguamento a nuovi processi richiede sempre un certo tempo, e proprio in queste fasi di transizione i governi debbono intervenire a sostegno di chi perde il lavoro anche con misure di riqualificazione.
Nel caso peculiare dell'Italia esiste poi un altro problema al quale non sembra siamo molto sensibili: la qualità. L'imprenditoria italiana, drogata per molto tempo dagli aiuti di stato diretti (partecipazioni statali) o indiretti (esempio: svalutazione) non ha saputo adeguarsi, e per tentare di mantenersi competitiva ha utilizzato da una parte l'automazione per ridurre gli occupati, e dall'altra parte la compressione della qualità e dei salari per mantenere costi bassi, ricorrendo anche alla delocalizzazione, nell'illusione di fare concorrenza a vietnamiti o cinesi, entrando così in una pericolosa spirale: l'occupazione può essere mantenuta e sostenuta se i prodotti (e servizi) possono essere venduti sia sul mercato interno sia in parte su quello esterno non solo mantenendo bassi costi ma anche puntando sulla qualità.
#12
Attualità / Re:IL PROBLEMA OCCUPAZIONALE
05 Marzo 2017, 18:51:14 PM
Citazione di: Eutidemo il 05 Marzo 2017, 12:45:44 PM
In passato, e fino a poco tempo fa, a dire il vero, le nuove tecnologie comportavano anche l'occasione di  nuove specializzazioni lavorative, che compensavano i vecchi tipi di lavoro, ormai obsoleti; purtroppo, statisticamente, tale meccanivo "compensativo" si è andato sempre più riducendo, perchè i "sistemi informatici" divengono sempre più autonomi ed autosufficienti, e hanno sempre meno bisogno della tutela, dell'assistenza... e persino dell'inventiva umana.
Da una recente statistica USA, infatti, solo lo 0,5% dei posti di lavoro perduti, è stato sostituito da nuove occupazione umane nei nuovi campi creati dall'informatica e della robotica.

Dove stanno realmente questi sistemi "informatici" autonomi e autosufficienti, a parte i film di fantascienza e i libri di ingenui autori (talvolta in malafede più che ingenui)?
Direi che è il caso di sfatare definitivamente questo mito dell'intelligenza artificiale, appannaggio di alcune università americane che (incredibilmente) riescono ad ottenere ingenti finanziamenti privati da parte di chi evidentemente non conosce altro modo di gettare in pattumiera i propri soldi.
Il problema è che aziende come "Facebook" o "Google" riescono a fare fatturati vertiginosi con pochissimi occupati, e quindi elevati profitti, ma non perché hanno "sistemi automatici esperti", ma semplicemente perché le risorse umane necessarie sono minime e quasi indipendenti dalla "domanda" (non debbono aumentare il personale se i loro clienti raddoppiano). Stesso discorso ad esempio per "Microsoft" o "Oracle": vendere 10 licenze o venderne un milione non incide sulle risorse necessarie per produrle.
Nella manifattura il discorso è diverso: raddoppiare una produzione significa inevitabilmente aumentare le risorse umane necessarie, anche in processi fortemente automatizzati.
#13
Citazione di: Duc in altum! il 03 Marzo 2017, 12:51:40 PM
Ci sono voluti Bersani, Monti, Letta e Renzi per far comprendere a un 60% di concittadini, anestetizzati dalle varie "carote" elemosinategli negli anni, che i buoni propositi senza fatti valgono quanto una truffa legalizzata e molto meno di un silenzio attivo, di un costruire davvero libertà responsabile anche se in sordina, anche se soli e non mal accompagnati.

Non è un buon esercizio prendere gli ultimi 6 anni di storia italiana e colpevolizzarli di tutti i nostri mali, dimenticando i precedenti 65 anni, quando oltre alle "carote" si sono distribuite "portate" complete più o meno succulente; non c'è da stupirsi se adesso a pagare il conto sono rimasti i fessi. Di buoni propositi si riempiono tutti la bocca, ma nessuno ha il coraggio di proporre ricette efficaci perché tutti anelano al dividendo elettorale promettendo un futuro più o meno irrealizzabile.

Citazione di: Duc in altum! il 03 Marzo 2017, 12:51:40 PM
E con la prospettiva nel paese, quasi sicura, di ritornare al proporzionale per le prossime elezioni, ossia, alla 1^ Repubblica, ancora di più si necessita sconvolgere, rivoluzionare, i piani nefasti e iniqui di coloro che per non estinguersi e perdere privilegi, faranno di tutto (anche vendere la madre!) pur di far sì che lo status quo, il ping-pong dei collusi, il mors tua vita mea, resti vigente.

Concordo, ma è stata una scelta di quel 60% di cui parli tu e che difficilmente convoglierà le sue preferenze elettorali in una sola direzione.   
#14
Citazione di: Duc in altum! il 02 Marzo 2017, 20:25:49 PM
[...] se la maggior parte del popolo vota chi lo inganna (scommettiamo che risale Berlusconi o Renzi, o chi per loro ne fa le veci, a palazzo Chigi?) o si è stupidi o complici o sadomasochisti.

Dunque il cittadino che non è incluso nell'insieme formato dagli "stupidi, complici, sadomasochisti" chi dovrebbe votare?
#15
Citazione di: Fharenight il 02 Marzo 2017, 11:49:00 AM
Sono cittadina italianissima. Per grazia ricevuta o forse solo grazie alla mia intelligenza non sono diventata il modello del "cittadino coglione" imposto dalle sinistre, dal sinistroidismo attuale e dal consumismo.
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Un antico proverbio dice  che "Il pesce incomincia a puzzare dalla testa". È dalla classe politica che parte tutto a cascata. È la classe politica  che decide  e costringe alla disonestà il popolo o non lo educa all'onestà. È l'ideologia imposta che forma la mentalità generale e plasma il cittadino. Il popolo poi cerca di rimediare o difendersi come  può. Il M5S è nato per questo, anche se permangono in esso troppi residui della mentalità di cui sopra.

La mancanza di argomentazioni riguardo alle tue tesi sul cittadino "minus habens", tesi incentrata sulla denigrazione, è il segno evidente della tua battaglia esclusivamente ideologica, basata peraltro su convinzioni infondate (come la presunta ideologia di sinistra imperante da 70 anni).
Altrettanto infondata è la tua convinzione che il "popolo" sia migliore della classe politica che il popolo stesso elegge. Basta osservare banalmente che il corrotto (il politico) esiste perché esiste un corruttore (uno del popolo), e ancor più banalmente si può osservare che i falsi invalidi o i timbratori seriali sono parte del popolo.