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Messaggi - DrEvol

#1
Ci siamo (e i politici ci hanno) sempre più abituati a vedere la soluzione dei nostri problemi nel potere di qualcun altro. Una volta eravamo i servitori dei signorotti feudatali, dei principi e dei re. Il nostro benessere dipendeva da loro.  Oggi siamo i servitori della casta politica.  I politici sono i nostri signorotti che ci dicono come dobbiamo votare. 
 
Mi piacerebbe che una volta tanto gli italiani (al contrario dei tedeschi) si allineassero in massa per il bene del paese, piuttosto che trovare in ogni decisione politica quello che è l'errore e quindi gettar via sempre tutto e ricominciare da capo per l'ennesima volta (senza mai speranza di consenso in vista).  

Il fatto che partiti tanto diversi, con ideologie e scopi tanto contraddittorie si siano trovati tutti d'accordo sul NO, non vi sembra che la gran maggioranza dei votanti siano stati indotti al pregiudizio della decisione fortemente interessata presa dal proprio partito?

Ciao Maral, rispetto certamente chi, come te, ha votato il NO sul merito o meno delle riforme costituzionali, ma come te ce ne sono pochi. Questo non è stato un referendum costituzionale, ma politico - specialmente su Renzi (anche per colpa sua, intendiamoci). Essenzialmente, Il NO è stato il voto del malcontento.
#2
L'Italia è quella che è. e non può essere altro che così.  Probabilmente votare si o no non fa cambiare molto le cose.  Comunque, io suggerisco a coloro che sono ancora indecisi di votare SI in modo da non rendere questo Paese permanentemente irriformabile.  Quali sono le ragioni del vostro voto?
#3
Duc in altum,  non ho detto che le emozioni non precedono il ragionamento e nemmeno lo dice il Prof. Vallauri.  Ho detto che le emozioni sono automatiche - non credo che provengano dall'Universo o che sono misteriose. Uno prova attrazione, interesse, ammirazione, piacere nelle espressioni, nella fisionomia, in qualsiasi cosa che si rivela stimolante in qualche modo.  Perché siamo stimolati da qualcuno o qualcosa fino al punto d'innamorarci? Non è un mistero. Siamo attratti da ciò che è già dentro di noi in forma di affinità con l'esterno o in forma di aspirazione a voler essere come chi o che cosa ci stimola. C'è chi non può vivere felice senza fare della musica lirica il suo lavoro e lo scopo della sua vita. 

Sarebbe veramente un mistero se qualcuno che si diletta a scrivere su questo sito trovasse estremamente attraente una persona che gli parla con grande passione ed entusiasmo soltanto di acconciamenti dei capelli, per esempio.  Questa è anche la risposta alla domanda "...come mai mi sto innamorando di Tizio e non di Sempronio..."  Evidentemente Tizio è più stimolante, risponde con affinità maggiore a ciò che già compone il mio essere o a ciò che aspira a divenirne parte più esplicita. Vale anche per il detto, "chi pratica lo zoppo impara a zoppicare." Dimmi chi frequenti e chi sono quelli coi quali ti associ e ti dirò qual è il tuo carattere morale. Un truffatore si trova a suo agio con chi ammira la sua "arte" ingannevole. Ci vorrà parecchio ragionamento per rimuovere l'attrazione irrazionale verso il malefico e trasformare le emozioni volte all'inganno e alla truffa in emozioni da bandire e sostituire con emozioni virtuose. Ho detto ragionamento proprio perché le emozioni sono solo impulsi impervi al cambiamento se manca la VOLONTA' di esaminarle, ragionarci sopra e voler cambiare. Questo principio, secondo me, vale anche per l'innamoramento, che non è detto che si trasformi in desiderio del Bene e al servizio del Bene (amore). L'innamoramento può essere solo una fiammata temporanea che poi finisce nel nulla o che continua il suo percorso distruttivo, sempre mancante di comprensione razionale e quindi impossibilitato di diventare amore.  
#4
Un ultimo tentativo per Duc in Altum! questa volta in audio.  Forse lo spiega meglio il professor Edoardo Lombardi Vallauri  in questo brevissimo e conciso messaggio audio dove spiega la differenza tra innamoramento (follia) e amore (consapevolezza).  

https://www.youtube.com/watch?v=tBT42h173N0

Concordo con Vallauri, mi spiace.
#5
"...un amore nato non finisce mai, così come uno che termina non era mai nato (almeno in una delle due persone, parlando di relazioni interpersonali)."  scritto da Duc in Altum!

Questo detto si può parafrasare anche modificandolo così e constatare empiricamente la sua validità: "Un amore giustificato dalla ragione non finisce mai, così come uno che termina non era mai nato con una giustificazione razionale solida."  Dopo tutto, vediamo tutti i giorni sulla cronaca come gli amori affrettati, sbocciati spontaneamente chissà come, non godono della protezione di nessuna razionalità. In quegli amori perdutamente e irrazionalmente possessivi, chi pensa (erroneamente) di non poter vivere senza possedere l'altra persona è pronto ad ucciderla, e uccidere se stesso.  Gli impulsi portati alla pazzia non hanno niente di razionale e non possono avvalersi dei valori etici di rispetto, giustizia e verità.  

Come ho detto prima, portato al limite della sua passione, l'amore è il sentimento umano più ego-centrico. Ma questo è un bene, se l'amore viene integrato dalla ragione. Dove manca la ragione, l'amore crea pazzia, come lo è la pazzia di uccidere per proteggere la dignità di un dio, di una cultura, di una etnicità, di una nazione, o perfino di una troppo amata squadra di calcio. 
#6
La domanda che ho fatto è un po' infelice avendo usato quel "essere" che conferisce tanta ambiguità nel campo della filosofia, ma non nella semplice grammatica. Avrei dovuto fare il mio quesito così, come lo intendevo: Incrementare la nostra razionalità è una scelta? In questo modo non ci dovrebbe essere confusione sul fatto che l'uomo nasce con la potenzialità (più o meno determinante) di agire razionalmente, ma a seconda della cultura, dell'educazione e dello sforzo volitivo personale, la sua razionalità può  essere incrementata con conseguenze più o meno significative (sempre se l'individuo lo vuole liberamente). Proprio perché agire razionalmente è un fenomeno intrinsecamente volitivo, e non casuale o accidentale, scegliere è un'azione implicita in qualsiasi ragionamento. Pertanto, la nostra razionalità è misurabile da quanto più ci è possibile aderire ai fatti inadulterati della realtà (leggi OBIETTIVITA'). Dobbiamo sempre tener presente che ogni scelta, e quindi ogni ragionamento, è limitato dal suo contesto di conoscenze. Siccome non siamo onniscienti, il limite della nostra razionalità è sempre dato dalla nostra capacità di prendere in considerazione tutti gli aspetti pertinenti che conosciamo per poter deliberare e agire il più razionalmente possibile.

Non posso dilungarmi e commentare i nuovi post arrivati durante la notte, poiché io sono a 7 fusi orari di distanza dall'Italia e devo accudire al mio lavoro. Però ci tengo a fare anche questa breve precisazione a proposito di quello che ha scritto Duc in Altum!

"Sono d'accordo sulle segnalazioni dateci dalle passioni o emozioni, ma la guida finale, la saggezza, non deriva dalla ragione, altrimenti nessuno amerebbe."

Secondo me, l'amore senza il supporto della ragione è un sentimento passeggero, un impulso casuale destinato a svanire nel nulla col passare del tempo. L'amore è indubbiamente il sentimento più ego-centrico tra tutte le passioni, poiché per amore si può morire. Chi o ciò che si ama con tutto il nostro essere diventa più importante della nostra vita ed è quindi ciò che dà significato alla nostra vita. Siccome la vita è il massimo dei valori umani, l'amore per ciò che dà significato alla nostra vita è il sentimento più importante del nostro essere, del nostro ego.  Senza l'oggetto del nostro amore, infatti, il nostro ego perde tutta la sua ragione di esistere. Che cosa giustifica, dunque, il valore, l'intensità, la durata del nostro amore? La ragione, la razionalità, il ragionamento più o meno logico determina se il nostro sentimento deve continuare ad essere alimentato o deve essere riposto come superato.  La stessa procedura si deve anche applicare al concetto di fede, specialmente la fede in un'entità mistica.  
#7
Contraccambio il saluto a Garbino e ben trovato su questo sito. 

Paul11, 

Trovo interessanti le tue osservazioni. Mi fanno riflettere su certi punti. Per esempio: E' vero che, come dici tu, l'etica coincide con l'utilitarismo? E mi domando anche se sia vero che l'evoluzione ci ha portato a negare la razionalità etica aristotelica. 

Secondo me l'etica, intesa come la ricerca del Bene, deriva dallo sforzo razionale di comprendere la natura umana, con i suoi istinti, impulsi, passioni e non "relegarli" ad essere educati.  Le passioni o emozioni sono solo segnali naturali che ci dicono cosa ci piace e cosa non ci piace, quali esperienze producono piacere e quali vanno evitate.  Le emozioni sono meccanismi di sopravvivenza automatici; la ragione è la capacità di discernere se tali meccanismi ci fanno da saggia guida finale o se, una volta analizzati, possono e devono essere motivi validi di azione oppure ignorati. Si, perché le emozioni ci fanno sentire qualcosa, ma la ragione è l'arbitro finale che determina le nostre azioni (etiche o non). Questa è stata la natura dell'uomo fin dal suo sorgere e non è cambiata di un iota nell'uomo moderno. 

Il Bene, ovviamente, è il fattore codificatore dell'etica. La razionalità è lo strumento umano che ci permette di sapere cosa intendiamo per Bene.  Ed è proprio sul concetto di Bene che gli esseri umani sono tuttora impreparati a trovare quel principio assoluto che coniuga la natura emotiva ego-centrica di ogni individuo con la convivenza, la solidarietà, il mutuo rispetto, la socializzazione e la fratellanza.  Qualsiasi forma di convivenza, rispetto, fratellanza si ferma di fronte a qualcuno o qualcosa che minaccia la nostra vita. Le teorie dell'etica sociale tendono a sostituire la società per Dio. Per questo motivo, non c'è sostanziale differenza tra l'etica religiosa e l'etica laica che pervade attualmente. Entrambe sono etiche sociali - non individuali. L'etica sociale si atteggia a voler proteggere e migliorare la vita sulla terra, ma non la vita degli esseri umani in carne ed ossa quali individui, ma la vita di un'astrazione senza corpo e senza esistenza che si chiama società.  E' l'etica assurda che vorrebbe poter salvare la società a spese di coloro che la compongono. 

Si tratta di produrre una profonda rivoluzione della coscienza individuale che comincia in ognuno di noi con la semplice domanda: La mia vita, a chi appartiene? Appartiene a Dio? Quindi è morale solo quello che risponde alla Sua volontà, anche a scapito della mia razionalità? Appartiene alla società? Quindi è morale tutto ciò che promuove il bene sociale, anche se distrugge il bene degli individui? E se la mia vita è veramente mia, che cosa viola la mia libertà di agire in accordo con la razionalità?  





 
#8
Dopo aver letto tante erudite e interessanti risposte, mi convinco ancor più fermamente che essere razionale è una scelta, una voluta e deliberata presa di coscienza.  Non parlo dell'essere quale entità umana (ossia, la nostra potenzialità di usare il ragionamento logico che  possediamo geneticamente). Parlo dell'essere col significato di possibilità, di opportunità, di valore voluto e ricercato consapevolmente.  La potenzialità di ragionare logicamente ce l'abbiamo tutti, ma ad incrementarla, raffinarla e praticarla ci vuole un atto di volontà, di deliberata scelta.

Che poi si dica che la nostra razionalità sia succube delle emozioni o istinti e che le emozioni regnano su di essa questo comporta delle implicazioni. Che cosa dovremmo dedurre da questa osservazione?  Dobbiamo concludere che non abbiamo la capacità di sviscerare il significato delle nostre emozioni attraverso il raziocinio? Non mi pare che l'uomo civilizzato sia tale perché ha permesso al suo raziocinio di rimanere permanentemente in balia delle sue emozioni.

Quello che alcuni chiamano anima, spirito interiore, altri chiamano coscienza, oppure ego, oppure identità individuale.  Comunque venga chiamato, questo aspetto del nostro essere umani è un prodotto di un cervello concettuale, di un cervello capace di tradurre la realtà concreta e sensoriale  che percepiamo fisicamente in astrazioni completamente immateriali, E poi, questo nostro cervello straordinario ha la capacità di utilizzare le astrazioni, i concetti, e creare con essi nuove cose concrete, modificare le cose concrete della realtà naturale in cose nuove mai esistite prima.  Non solo... ma il nostro cervello ci permette di auto-osservarci. Ci permette di valutare i nostri istinti, le nostre emozioni o passioni, Ci permette di censurarne alcune ed implementarne altre.  Si, perché l'interazione tra razionalità ed emozioni è costantemente aperta ed interdipendente. Non esiste pensiero che non rifletta una sana dose di emotività e non esiste emozione che non possa essere osservata dal raziocinio.
#9
Citazione8. Le passioni sono gli unici oratori che persuadano sempre. Esse sono come un'arte della natura dalle regole infallibili: il più semplice degli uomini animato dalla passione riesce più persuasivo del, più eloquente che ne sia sprovvisto.
Può darsi che a volte le passioni siano oratori persuasivi.  Ma dipende. Se una persona parla appassionatamente di ciò in cui crede egli può essere contagioso e suscitare passione in altri. Ma se uno guarda un dibattito poltico può osservare che chi ulra e sbraita al punto di soffocare la parola al suo avversario, non è sempre più persuasivo di chi, quando ha la possibilità di parlare, si esprime pacatamente, e offre idee e ragionamenti che fanno pensare  a come si potrebbe risolvere un conflitto di idee. 

Ma la persuasività non è comunque sinonimo di giustizia. Come si può fare giustizia con emozioni, se queste non sono sostenute da una buona dose di logica? Le emozioni da sole dicono esclusivamente quello che noi crediamo e vogliamo che sia - non dicono se ciò che vogliamo sia giusto o sbagliato, vero o falso.  Le emozioni, per natura, sono tutte basate sul desiderio.  L'etica si basa sulla ricerca del bene, del vero e del giusto. L'etica non ha la funzione di persuadere a credere nel proprio bene soggettivo, nella propria verità soggettiva o nella propria giustizia soggettiva.  L'etica deve essere oggettiva o non è etica.
#10
Penso che l'etica deve essere appresa e per apprendarla è necessario fare uno sforzo razionale di logica. Per esempio, non è possibile essere giusti se manchiamo di obiettività; e per essere brutalmente obiettivi dobbiamo essere liberi il più possibile dagli istinti, dalle emozioni, dai condizionamenti e dalle nostre tradizioni culturali preferite - dai nostri pregiudizi. Questa libertà comincia quando cominciamo a riconoscere le nostre parzialità e le nostre preferenze emotive, che sono intellettualmente infondate. Pertanto, non significa che dobbiamo essere roboticamente senza emozioni (privarci dei nostri valori emotivi), ma riconoscere in noi come i nostri attaccamenti sono fattori che vanno considerati nel nostro tentativo di essere obiettivi.  Il bambino non nasce etico. Il suo senso di giustizia è imbevuto nel colore dell'acqua sociale in cui nasce immerso. Starà in lui decidere se liberarsene o accomodarsi e sguazzare nella sua cultura senza mai chiedersi se l'educazione che ha ricevuto è razionale o irrazionale.
#11
Aristotele vedeva chiaramente che non esiste etica senza razionalità e che non esiste felicità senza etica. Questa correlazione tra razionalità, etica e felicità era valida ai suoi tempi (anche se i contenuti erano diversi da quelli di oggi), ma il principio non è più valido oggigiorno?
#12
CitazionePer questo l'uomo non nasce razionale né lo diventa realmente mai. La razionalità umana non è uno stato, ma un percorso continuo in cui nulla resta esente dal dubbio e ogni soluzione è solo inevitabilmente provvisoria, sempre aperta alla sua re interpretazione senza porsi mai come insormontabile de-finizione su cui non si possa mai ulteriormente dire e ridire.  
Ciao Maral. E' sempre un piacere leggere i tuoi commenti.

Allora, se per razionalità umana s'intende la scoperta e la correzione delle proprie contraddizioni, non dobbiamo pensare ad essa come un valore essenziale da coltivare sia in occidente che in oriente? Sappiamo tutti che la scienza e la tecnologia non sono risposte capaci di eliminare le nostre ansie esistenziali, perché sono prodotti parziali della razionalità. Ma quello che l'uomo ha saputo fare con la ragione nel campo del progresso scientifico non ha saputo applicare alla sua capacità di vivere eticamente (almeno se si considera gran parte degli individui che compongono l'umanità),  Qual è, mi chiedo io, il rapporto tra razionalità ed etica?  In che modo la razionalità può aiutare le persone (l'umanità) a distinguere il bene dal male, il giusto dall'ingiusto, il morale dall'immorale? Oppure stiamo accettando l'idea che il bene, il giusto e il morale non sono de-fini-bili, e quindi sia la razionalità che l'etica diventano cose superflue?
#13
Aristotele definì l'essere umano come un animale razionale; non perché ogni persona è ed agisce automaticamente razionalmente, ma perché ogni persona ha la potenzialità di scegliere di agire come qualsiasi altro animale o di elevarsi al disopra dell'animale ed agire razionalmente.  E' dunque una scelta che comporta sforzo voler veramente appartenere alla specie homo sapiens o lo siamo automaticamente fin dalla nascita?
#14
Tematiche Filosofiche / Re:Perché fare filosofia?
19 Ottobre 2016, 06:03:17 AM
Io credo che ogni domanda che l'essere umano si pone, se non è fuori della realtà, ha una sua corretta risposta. Se ciò non fosse così, il perseguimento della saggezza e della conoscenza della realtà sarebbero inutili. Ai tempi degli antichi greci, la filosofia non era separata dalla scienza, e quindi faceva parte della conoscenza della realtà. Chiedersi qual è il significato della propria esistenza è una domanda che ha la sua corretta risposta ed è ciò che la filosofia e la conoscenza propongono di fare. Dopo tutto, per un essere concettivo quale è l'essere umano, filosofare è inevitabile per tutti, perché avere una filosofia significa pensare, voler conoscere se è un bene agire in un modo o in un altro. Nessun essere concettivo può esistere senza distinguere il bene dal male, senza pensare a ciò che nuoce la propria vita e a ciò che la promuove e ci fa felici. Il fatto che la maggior parte delle persone sia superficiale ed abbia una visione superficiale della propria vita non significa che non seguono una loro filosofia, significa che la loro filosofia non va molto in profondità e quindi limitano tutte le loro potenzialità per crearsi una vita migliore. Penso che non ci sia nulla di più pratico per vivere bene del pensiero filosofico nelle domande che ci poniamo e nella determinazione di trovare risposte ad esse.