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Messaggi - PhyroSphera

#1
Citazione di: anthonyi il 26 Luglio 2025, 08:56:32 AMSappiamo che "martirio" significa testimonianza, ma questo martirio si esercita con la morte fisica nella difesa di un'idea.
Naturalmente nel significato religioso alla morte fisica corrisponde la nascita al cielo, un contenuto comune a tutte le religioni con culti sacrificale, tra le quali c'é anche il cristianesimo che celebra il sacrificio più importante, quello divino.
La componente storica del sacrificio-martirio é comunque sempre la morte, e come può una affermazione del genere essere blasfema? Si vuole affermare per caso che il Cristianesimo nega la realtà storica tacciandola di blasfemia?
Non bisogna farsi prigionieri di convenzioni sbagliate. Il martirio non implica morte, nel cristianesimo appare una morte tragica che viene annullata - ma non si nega la finitezza della vita.
La polemica pagana che ha cercato di trasformare il linguaggio del mito presente nella Bibbia in mitografia e il Vangelo stesso in mitologia, quindi l'approccio ateo ai riti e culti cristiani che tenta di relegarne nella fisicità - assieme a tanta debolezza di tanti credenti - hanno creato un'idea sbagliata sul martirio e sulla parola che lo descrive.
E' nell'interesse di tutti un recupero, ma non tutti sono rimasti senza la verità sul martirio.


MAURO PASTORE
#2
Citazione di: InVerno il 26 Luglio 2025, 14:20:23 PMDici? Allora c'è speranza che abbia un senso, io continuo a non capire

a) [La verità è che Mussolini non era diventato nemico dell'ideologia socialista] Esisterebbe una versione "falsa" dove Mussolini è diventato nemico dell'ideologia socialista?
b) [però avrebbe voluto liberarsi di una interpretazione illiberale di essa] Cosa è un interpretazione illiberale dell'ideologia socialista?
c) [ma soprattutto voleva ancora usarla] Cosa? L'ideologia o l'interpretazione illiberale di essa?
d) [per i propri scopi, cioè gli era ancora solidale;] usare per i propri scopi, cioè essere solidali? cioè?
e) [e non ne aveva rifiutato la carica violenta] cosa vuol dire "rifiutare" una carica violenta, cosa è una "carica violenta"?
f) [che in tante cose era assieme all'ideale.] Era assieme all'ideale de che? Quali tante cose?


Certe idee peregrine separano da una semplice lettura di un testo filosofico. Penso che ti stai facendo cancellare la cultura. Allora dovresti riflettere sul tuo reale rapporto con la Cancel Culture invece che impegnarmi a torto con un sinedrio.

MAURO PASTORE
#3
La questione di oggi.

Stasera ero spettatore di un frammento di recita teatrale, in onda su TV7, attori Moni Ovadia e Aldo Cazzullo - anche Gino Paoli nel cast, ma non ne faccio riferimento, ho prestato attenzione a loro due e se Paoli gli abbia stravolto i piani, non lo so.
Al centro il libro dello stesso Cazzullo "Mussolini il capobanda", del quale prescindo (non l'ho letto), con una filastrocca di regime ove appariva "San Manganello" assieme a un finale in un certo senso a sorpresa: "evviva il randello".
Ovadia faceva mimesi delle apparizioni pubbliche di Mussolini, designificandole, estrapolandone il negativo fino alla caricatura irreale, nonostante l'apparente realismo. Cazzullo decontestualizzava, come se socialisti e specialmente comunisti fossero tutti angioletti e non parte di un movimento i cui esisti estremi furono più violenti non solo del fascismo ma anche del nazismo.
Bisogna ricordarsi delle moltitudini che preferirono morire di fame anziché piegarsi al sistema omologante di Stalin e lo stalinismo (non era dissidio etnico tra ucraini non russi e russi, morirono tantissimi russi) e tenere a mente che l'Holodomor (parola che indica questa tragedia) è menzionato quale conseguenza di un crimine sia dalla Unione Europea che dalla Repubblica Italiana - senza scordarsi che in Italia è vietato il crimine fascista ma non è punita l'idea dei Fasci e ciò non è un male, perché questa prevede una difesa di capacità, non contiene già una imposizione.
Inoltre bisognerebbe tener presente che usare il celebre ritratto di Mussolini con gli occhi spiritati per indicare le violenze da lui commesse nella presa del potere come se stesse agendo un fenomeno naturale, non è rispettoso della natura umana e neanche della verità. Innanzitutto conduce all'odio assurdo per una potenzialità del corpo e della mente umani, inoltre serve a far dimenticare la reale violenza accaduta, subissandola.

Nel caso di questa trasmissione tivù - dico di un frammento, ma anche così uno spettacolo inaccettabile, quandanche fosse poi contraddetto, il regista avrebbe dovuto pensar meglio la faccenda - abbiamo a che fare con un pensiero forte che racconta del monstrum pseudoreligioso fascista lasciandosi trasportare dall'incubo. San Manganello non è la Spada di Cristo: questa non scherza con la morte, la mostra accanto alla salvezza; quello invece ci gioca, nel compiacimento per il caso amaro. Il punto però è questo: tale caso esisteva e la violenza dell'estrema sinistra non era un'invenzione di Mussolini, per quanto coperta da apparenze umanitarie. Certo, c'erano anche fenomeni diversi, ma si profilava una dominazione da parte di masse violente e ambiziose, non il conseguimento di nuova giustizia e poteri.
Non c'è dubbio che il movimento cristiano democratico era tutt'altra cosa dall'incubo fascista; ma non vale lo stesso per ampi poteri socialisti e vasti poteri comunisti dell'epoca. La verità è che Mussolini non era diventato nemico dell'ideologia socialista però avrebbe voluto liberarsi di una interpretazione illiberale di essa; ma soprattutto voleva ancora usarla per i propri scopi, cioè gli era ancora solidale; e non ne aveva rifiutato la carica violenta che in tante cose era assieme all'ideale. I potenti socialisti erano per lui traditori ma non si era avveduto fino a che punto la società può diventare un laccio se assunta come base della politica.

Da sinistra deve venire un po' di autocoscienza critica, senza farsi complici di chi odia le manifestazioni umane estreme. Inutile suscitare fobia per gli occhi spiritati del Duce; semmai riflettere sul perché accadde che il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica avvenne dopo la parentesi fascista ed attraverso il regime militare di Badoglio. Si può arguire che le masse costrinsero la monarchia a una pausa in cui appariva nelle stanze del potere un uomo che ne poteva essere il beniamino e che invece optava per il superomismo nicciano lasciando ai margini l'uguaglianza e mediocrità totali. Tal uomo era davvero il peggior destino? Davvero erano i cosiddetti borghesi e gli aristocratici a dargli spago? Fosse vero, quale altra verità sotto? I destini dei Soviet alle prese con Stalin e stalinismo e il notare che le moltitudini di estrema sinistra in Italia erano sulla stessa lunghezza d'onda dovrebbe insegnare a non fidarsi dei panegirici di sinistra.

La alternativa tra "pensiero debole" e "forte" non può essere gestita se si aderisce agli idoli di folle resesi estranee a logiche autenticamente democratiche.


MAURO PASTORE
#4
Citazione di: Pensarbene il 26 Dicembre 2023, 17:53:26 PMIo farei festa tutti i giorni festeggiando santi, beati, martiri,geni,pensatori,scienziati,artisti,ecc ...atei,religiosi e agnostici.
Come dicono i relazionali: se vuoi risolvere un sintomo prescrivilo oltre misura fino a quando sono così stufi...ma così stufi....di celebrare e celebrarsi che la piantano!!!
E il brutto è  che celebrano e si celebrano senza neanche rendersi conto che lo fanno su un palcoscenico di fallimento e in uno scenario di spegnimento.
Ma la cosa che io trovo veramente schifosa è il compiacimento e il perverso piacere e soddisfazione che provano e manifestano tutti coloro che di questo sono i principali colpevoli, attori e comparse.
Io, quel genere di .... li eliminerei  dal sistema solare e scommetto che si farebbero pure 4 risate!





Un'orgia religiosa per far passare tutte le voglie religiose, ma poi? Culti e riti religiosi sono anche dei bisogni, come quelli materiali così quelli spirituali.

Citazione di: anthonyi il 26 Dicembre 2023, 19:21:14 PMC'é una logica che lega il martirio di Stefano con il natale, ed é appunto la missione del martirio, che caratterizza il bambino nato a Betlemme, bambino al quale viene offerta in dono la mirra, un unguento per imbalsamare i morti, per indicare che la missione più importante della sua vita sarebbe stata quella di morire.
Non so se questo ragionamento sia pensiero debole o forte, sicuramente ha senso nella logica cristiana, cattolica o non che sia.
Sulle reliquie, poi, possiamo discutere a lungo, vere o non vere sono state un sostegno alla fede, oggi probabilmente di meno, è anche la curia ha imparato a differenziare tra significato religioso e significato storico delle reliquie stesse. E' più importante che le reliquie siano vere o che i fedeli le credano comunque tali?
Direi la seconda, se le reliquie servono a rafforzare la fede e compio no questa missione allora il resto non conta ai fini religiosi.
Io non risposi a nessun messaggio perché risultavano pensieri un po' troppo vaganti per la discussione, inoltre contengono sbagli che si commentavano da sé. Stasera la risposta di "anthonyi" mi suona diversa (spiegherò poi perché). Già in altre discussioni ho cercato di spiegare che non c'è alcuna missione di morte raccontata nei Vangeli. Il martirio è testimonianza, "morto e risorto" oggi si può dire sopravvissuto e destinato a fine gloriosa (comunque a una fine), soprattutto Gesù uomo rappresentava Dio, il suo esser presente nella difficoltà maggiore. La considerazione fisica è fallimentare, blasfema nell'interpretare il cristianesimo.

Citazione di: Pensarbene il 29 Dicembre 2023, 12:35:13 PMIl principe di questo mondo che tutto sommato non vale un granché anche come mondo, odia tutto ciò che viene o potrebbe portare a Dio: persone,cultura,ambienti,situazioni....
Quindi anche e soprattutto le religioni ma non per i motivi noti.In realtà lui e i suoi usano le religioni in un modo strisciante e ambiguo, subdolo e astuto come "veicolo" di inganno
Basate bene, non sto dicendo che le religioni sono veicoli di inganno, sto dicendo che lui e i suoi le inquinano con dinamiche e contenuti ad hoc .
Dinamiche e contenuti che poi sono abili nell'usare a loro vantaggio e passando loro  per dei "giusti" o "vittime".
Nel caso di Cristo, ad esempio, inoltre alla dinamica di sacrificio e di capri espiatorio, ci sono alcuni di questi  insegnamenti .
La parabola dei talenti e quella del figlio prodigo , ad esempio.
Oppure il perdono incondizionato e l'amare il nemico , due idee che permettono agli str....i di aspettarsi il perdono umano dai loro simili  e perfino amore e questo indipendentemente dalla RIPARAZIONE DEI DANNI E DI UN VERO PENTIMENTO.
Cosa che io non accetto nè condivido.
Io vivo nel Canton Ticino, una regione arrettrata e semi medioevale segnata da un cattolicesimo e da un ateismo che hanno del ridicolo.
La mentalitá ticinese tipica è proprio quella di pensare "posso fare cose schifose" e nel contempo essere perdonato e amato
Allora, il ticinese tipico si crede in diritto di  trasgredire ed essere uno str...o (ateismo, cattiva fede e ignoranza  becera o sottile) e poi essere comunque amato e perdonato .
Così il /la ticinesi  sono
un mix ridicolo e noioso frutto di quello che vi ho spiegato e che perdura tuttora mandando il cantone nella m.... più totale.
Per questo io vado per la mia strada e non abbocco, non raccolgo e ignoro.
So di avere a che fare con dei fantocci che come tali fanno ridere e come portatori malati delle insidie suesposte vanno ignorati.






La Bibbia non c'entra con le perversioni pseudoreligiose, il suo Messaggio non presenta alcun elemento singolo che domina sugli altri, non c'è solo il perdono, da parte del Dio-amore evangelico. Neppure patrie e nazioni c'entrano con quelle aberrazioni, Kierkegaard notò che ciascun eponimo (per noi c'è Italo) ha dalla sua Dio.

Citazione di: Ipazia il 29 Dicembre 2023, 15:28:04 PMFigurati gli italiani ! Servitori coatti di tanti padroni da secoli, il cui unico momento di indipendenza lo devono ad una monarchia impresentabile, deflagrata in un regime di guitti, che in vent'anni è riuscito a riportarci all'anno zero della servitù più strisciante.
Citazione di: Pensarbene il 30 Dicembre 2023, 06:57:22 AMIo sono stato in Italia negli anni ottanta e non era male.
Anche la Francia mi piaceva e tenevo la Svizzera come pied à terre :)) :P ;D

Il virus ha steso il mondo dimostrandone  la nullità umana e la funzionalitå non umana.

Forse "Ipazia" era interessata a una rissa? Quali sono gli italiani che lei dice? Io non ero e non sono interessato a risse, tantomeno a confusioni.
"Pensarbene" invece pare occuparsi di esilii, ma negli ultimi decenni la pratica è molto cambiata. Il grande compositore del '900 Luigi Dallapiccola pensò di diventare proprio tedesco, tanto gli rendevano amara l'esistenza dopo la composizione dell'opera Ulisse (forse poi ridivenne italiano, o solo residente?, non saprei al momento, in ogni caso ricordo una sua affermazione: di non esser stato creduto ma di averlo fatto).

(Al messaggio successivo la questione di oggi.)


MAURO PASTORE



#5
Avverto il lettore sprovveduto che ho dovuto aggiustare le espressioni del mio ultimo messaggio per spiegarmi del tutto.

MAURO PASTORE
#6
Citazione di: iano il 17 Luglio 2025, 07:54:50 AMLa scienza possiede i suoi anticorpi: la ripetibilità e la falsificazione.
Questo garantisce che in caso di errori e sviste prima o poi ne viene a capo.
L'intervento del filosofo è quantomeno superfluo.
 
Ripetibilità e falsificazione sono una spiegazione filosofica della scienza. Il punto è che tali concetti non sono del tutto indipendenti dal piano scientifico e non consentono al filosofo di fare completamente il proprio mestiere, inoltre sono parziali perché si riferiscono al metodo scientifico. Fuori da questo riferimento metodologico, si deve affermare il contrario, che i contenuti scientifici non sono falsificabili. Agli scienziati che si danno indebitamente ai desideri dei tecnici non fa piacere questo mio discorso, amano il tuo perché così si sentono più liberi. Invece: philosophia vera libertas.

Citazione di: iano il 17 Luglio 2025, 08:03:34 AME se non agisce e non pensa filosoficamente dove sta il problema?



Lo ho già detto, mi limito a osservare che il tuo modo di controbbattere è una petitio principii.

Citazione di: iano il 17 Luglio 2025, 08:05:11 AMSembra il manifesto della superiorità della razza dei filosofi.

Su questo, l'ennesima ingiusta e odiosa allusione e ho necessità di spendere parole in più.
Quando tempo fa' studiavo a una Facoltà teologica un professore di storia mi ritenne un essere privilegiato, uno nato filosofo. Io tempo prima avevo invece affermato con altri studenti che la capacità filosofica non è una potenzialità diretta (di quelle studiate dagli scienziati psicologi), ma una possibilità innata in tutti la cui forza però non è mai innata. Schopenhauer pareva contraddirlo, ma il nascere filosofi, da egli ritenuto un evento più raro e grande del nascere poeti, non è dato dalla genetica come lo è per gli artisti spontanei. Il quadro definito da Schopenhauer è indeterminista, alla base della realtà mondana c'è una Volontà le cui oggettivazioni particolari sono imprevedibili, fuori dalle ripetizioni del destino. Lui, mi avrebbe dato ragione anziché tendere a pormi sotto cattiva luce come fai tu.
Comunque se da un lato io sono nato sotto il segno della filosofia (per questo usai lo pseudonimo Astolfo, molte volte sul Web, anche lui così era apparso nel mondo - non dico di grandezze e piccolezze e non escludo la poesia), dall'altro non ne ho proprio potuto né voluto impiegarne in tutto, così per altro impegno ho dovuto faticosamente costruire tutto dal niente (anche perché partii per mio conto, da zero, parallelamente ai miei studi scolastici e universitari).
Pensando agli antichi filosofi greci, molti pensano all'irrompere di un evento naturale; ma di fatto la storia indica questo in India. Le religioni orientali hanno una intrinseca dimensione filosofica al proprio interno. Non è un caso che il nascer filosofi fu meditato da Schopenhauer alle prese con le illusioni del Velo di Maya, ma propriamente si dovrebbe dire in questo caso di nascita nella filosofia. Quello degli operati di Talete, Socrate, Aristotele e degli altri con loro, era invece un ingegno autoprocurato, che non li accompagnava nascendo. Difatti i loro racconti biografici li descrivono come persone qualsiasi prima della espressione di una inventiva prodigiosa. Diversamente Buddha o Confucio, che però filosofi in persona non erano (la dimensione filosofica delle religioni orientali non è filosofia in atto).
Io sono in entrambi i lati di questa realtà e non ho mai inclinato a un indebito senso di superiorità.


MAURO PASTORE
#7
Citazione di: baylham il 16 Luglio 2025, 17:52:52 PMNon porti alcun argomento critico rispetto al test del DNA per la parentela, di cui evidentemente non hai alcuna competenza scientifica e tecnica per giudicarlo.

Che cosa c'entra l'affidabilità del test, la scienza e la tecnica col caso in questione e con eventuali complotti?
La filosofia stima la realtà delle scienze e delle tecniche dall'alto, valutandola fenomenologicamente, interpretando i dati scientifici e le applicazioni tecniche secondo conoscenza superiore. Se il tecnico e lo scienziato si pongono sullo stesso piano del filosofo perdono il loro statuto, se uno tratta scienze e tecniche come fossero tesi cui opporre argomenti critici, allora non è filosofo, non fa filosofia, non agisce né pensa filosoficamente.

Prova a controllare se la tua risposta è veramente logica rispetto a quello che ho detto io... Inoltre su quanto ho affermato circa la possibilità di scambi di materiali biologici (dicevo che potrebbero essere risultato di intrighi, ma esiste anche la casualità) e della possibilità in ogni caso di errori di laboratorio? In tal ultimo frangente è evidente che solo un approccio epistemologico salva la scienza dall'esser ridotta ad ipotesi: facciamo conto che per dieci anni un'equipe di scienziati stia lavorando senza saperlo in condizioni alterate e presuma di aver costruito una teoria in realtà inesistente: solo il filosofo potrebbe venirne a capo e se dall'equipe vorrebbero chiedergli argomenti critici sarebbe tragicomico.
Lo stato delle cose presenta come problema principale false interpretazioni dei dati, cui opporre una ermeneutica filosofica. Con questa si possono terminare per esempio gli errori di interpretazione in cui dati etnici e genetici sono indebitamente sovrapposti. Il rischio costante di questo errore è il razzismo, che in presenza di 'fede nella scienza', come pare essere quella dell'utente del forum "baylham", può diventare ossessivo, fanatico, del tutto violento se ci si aggiunge anche una illusoria tecnica sociale. Esempio: gli evoluzionisti in alcune delle loro elucubrazioni avevano sostituito la propria precedente illazione di una razza bianca maggiormente progredita con l'altra di una razza nera più evoluta, basando il nuovo (per l'Africa non lo era, dove c'è un razzismo nero da secoli, e non solo restato lì) pregiudizio su una interpretazione del colore nero della pelle come formidabile, esclusivo e superiore adattamento all'ambiente. Forse non è "l'ultimo grido", ce n'è adesso un altro più alla moda, ma di fatto quando anni fa' diedero la notizia della presunta scoperta - in realtà un ragionamento pseudofilosofico aggiunto posticciamente a vari dati di varie discipline scientifiche - molta gente cambiò modo di fare in società. Tantissimi assumevano maniere da Sud del mondo anche in àmbiti in cui non era accaduto ancora - il fatto che si stia tentando, da ambienti influenti, di meridionalizzare le società umane lo si può notare da come viene abusata la musica del Sud - e finanche la politica interna degli U.S.A. cambiò, aprendo le porte agli intellettuali neri. La realtà è che gli stati evolutivi costituiscono dati che non possono essere trasformati in stime di maggior o minore progresso antropologico. Qualsiasi nozione possibile di 'progresso biologico' significa sempre tutt'altro dal 'mutamento antropologico', qualsiasi questo sia. Questa conclusione può essere perentoria solo se la si fa con la filosofia, perché la scienza nasce dalla epistemologia filosofica, viene pensata e formulata secondo il linguaggio della fenomenologia, che è filosofia, viene svolta parallelamente al piano euristico della filosofia, ed è interpretabile rigorosamente solo dall'ermeneutica filosofica. Tutto ciò è un quadro perenne: gli scienziati non possono svolgere la loro attività senza stare in o avvalersi di una dimensione filosofica, attivamente o passivamente.

Il caso della donna che si disse figlia dell'ultimo Zar e che si cercò e si cerca di smentire con test tecnici su base scientifica è solo uno tra i tanti esempi possibili. Ho aggiunto quello del razzismo, ci sono anche i disastri nei viaggi, quelli ormai puntuali dei veicoli spaziali, ma pure i disastri delle "navi da crociera", quali il Titanic o l'Andrea Doria, sempre tutti preceduti da false assicurazioni scientifico-tecniche. I tempi stringono e la tecnoscienza è ancora più avanti nelle illusioni, fino ad esser diventata ingannevole.
Non mancano casi quindi di costruzioni teoriche fasulle: ne fu fatta una sulla "fusione fredda": quest'ultima riceveva spiegazione teorica esatta solo dopo essere state avanzate obiezioni di carattere filosofico sulla "faccenda". Non dico semplicemente sugli esperimenti, ma su tutta la faccenda, sulle premesse intellettuali extrascientifiche degli sperimentatori durante la fase iniziale delle ricerche, essendo stati essi non in grado di accogliere le idee giuste per intendere appieno la scienza dei quanti.
Questa cronaca il mondo della tecnoscienza non la vuole, la avversa, eppure alla umanità è necessaria. Se - aggiungo - le università si mettono a far lega con industrie dominate da prassi tecnoscientifiche, la vera scienza comincia a sparire. E' un pericolo reale e non l'unico: la politica può esser più a rischio della economia...


MAURO PASTORE
#8
Quale destino per un mondo che non riflette adeguatamente su ciò che rende la scienza concretamente tale e le tecniche realmente affidabili? Quando un test è basato sulla scienza? Quando un test basato sulla scienza è sensato? Quando è effettuabile? A che condizioni?
Qui di sèguito una pagina del sito Wikipedia, dove si presenta una 'esclusione di possibilità', in nome di presunte prove irrefutabili, riguardo all'identità di una donna che si era dichiarata la figlia dell'ultimo Zar Nicola II (dalla cui testimonianza nasceva anche un'opera cinematografica):
https://it.wikipedia.org/wiki/Anna_Anderson

Ecco domande necessarie, ma evitate dagli autori della pagina di Wikipedia:
Chi ci assicura che il DNA non attribuibile a parente dello Zar fosse proprio quello della donna che assicurava di esserlo - riconosciuta, a quanto pare, anche dai parenti meno stretti della famiglia Romanov? Forse negli obitori non possono accadere scambi di materiali, od anche nei laboratori di scienza?
Per quale motivo non si ipotizza che la donna polacca, presentata come la vera identità della presunta Anastasija Romanov che girava sotto nome di "Anna Andererson", fosse la stessa persona anche se sotto altra menzione anagrafica diversa? Perché non si fa altra ipotesi, che vi sia stata una doppia confusione di materiale genetico?
Perché si fa riferimento a una plausibilità come fosse più che tale, senza neppure pensare direttamente alla eventualità di test biologici sbagliati o gravemente falsati? Perché non ritenere che un caso come quello di una discendente dell'ultimo Zar potrebbe esser circondato di intrighi, da parte di nemici, intrusi? Questo senza passare ad ulteriore vaglio, riguardo al valore che un codice genetico ha per definire e riconoscere un individuo, una persona; infatti: davvero è impossibile che esistano condizioni del tutto ignote alla comunità scientifiche, per le quali un codice biologico genetico in una stessa persona non possa mai variare? I rapporti tra ambienti e genetica non sono mai in tutto ponderabili. Gli ambienti recano sempre incognite potenzialmente determinanti.

Vi sono gravi interessi contro le affermazioni di incertezze dimostrabili sui test genetici. Uno è l'apologia degli odierni metodi giudiziari e processuali, che sono creduti infallibili o pressoché; e annullare tante sentenze non è una prospettiva agevole. Molti si fanno guidare dagli agi per pensare oltre che dalle semplici plausibilità, che pure sono soltanto quel che sono.
Quale destino per un mondo così superficiale e distratto, subculturalmente e antipoliticamente tanto, troppo condizionante?


MAURO PASTORE
#9
Citazione di: iano il 04 Luglio 2025, 09:59:43 AMTi pare davvero il caso  di paventare complotti di potenti ai danni dell'umanità se qualcuno ti fa notare che hai sbagliato sezione in cui postare?

Come ho spiegato nel messaggio or ora inviato, dico che non ho sbagliato niente e non è bello che tu usi parole che sviano i lettori.

MAURO PASTORE
#10
Citazione di: iano il 04 Luglio 2025, 09:20:09 AMNella misura in cui il cristianesimo non è nelle cose e nei fatti, non è un argomento per storici.



Non dentro i fatti, ma pur sempre un dato di fatto: il cristianesimo.
La realtà che lo riguarda è fuori dalla storia ma esso vi è dentro; però se riduciamo la storia ai fatti, a un fatto - a un fattarello come dicono spesso le insegnanti che fanno umorismo sui cattivi studenti - non lo troviamo più.
Nel volto del Gesù uomo, del Gesù storico Yeshua, troviamo la faccia di un ebreo; nella iconografia troviamo dive e divi, secondo i luoghi di chiese o tradizioni (Zeus, Giove, Odino, Thor...). Come ben spiega la dottrina calvinista, alla luce dei semplici fatti non troviamo più distinzione tra cristiani e non cristiani, non troviamo più la cristianità, dato che chi ha fede in Cristo è diverso solo nell'interiorità.

Come è stato detto, se ci muoviamo entro una concezione positivista e chiusa della storia, vaghiamo tra ideologie e necrologi, non possiamo raccontare la storia del cristianesimo.
Se la nostra visione storica è aperta a una alterità anche totale, o meglio ai contatti dell'umanità con questa Alterità... ecco che distinguiamo una vicenda cristiana, non più solo una successione di nomi inspiegabili. Ma 'il fatto', questo non riesce a portare il segno e il senso di Cristo nella storia. Gesù di Nazareth era un predicatore, apparentemente morto poi reincontrato dai suoi, poi visto 'andarsene assieme al cielo' ("asceso" non significa "salito") - certo anche lui si dipartì da questo mondò, fu un defunto, dopo, ma nelle Scritture non se ne dice perché c'era interesse a dare un esempio specifico, a descrivere il suo officio di offrire un segno per una futura religione non sua.

Lo storiografo dovrebbe usare un modulo che registri gli scambi tra realtà ordinaria e l'altra superiore, non comprovabile in sé ma riferibile attraverso i contatti umani con essa: la realtà dell'anima religiosa e del suo mistero... storie di pensieri, emozioni misteriose dentro gli eventi scientificamente analizzabili.
La psicoanalisi e la psicologia del profondo applicate alla Bibbia mostrano che i fatti non valgono a rappresentare l'evento di Cristo, basato su relazioni con le "idee-madri", gli archetipi e consistente nel mistero di un rapporto con una metà oscura, fuori dalla storia, l'Essere Eterno pensato quale eternità. Lo storico può redigere una cronaca di vicende di umani alle prese con l'eternità, senza dunque poter conchiuderla in un fatto. Alla luce dei fatti, cos'è l'eternità?


MAURO PASTORE
#11
Citazione di: Phil il 12 Luglio 2025, 18:04:59 PMAl di là di philosophia perennis à la page, geo-politica della fede, dogmatica "ancillarità" d'antan fra filosofia e religione, etc. mi incuriosisce capire meglio come mai secondo teChi o cosa, se non la religione stessa, definisce un'azione etica per l'etica, ad esempio, cristiana? Se le religioni non definiscono le azioni etiche, allora dove (fuori dalla propria religione, a quanto pare) il praticante può trovare definizioni per capire qual è un'azione etica gradita al suo dio? Ad esempio, tutte le indicazioni etiche riportate nei Vangeli non definiscono azioni etiche?

P.s.
Noluntas e Nirvana erano forse accostabili secoli fa, quando del buddismo si sapeva poco e le traduzioni scarseggiavano; oggi direi che non ha senso ripetere tale scempio esegetico.

L'etica del Vangelo va contestualizzata scoprendo che i comandamenti di Gesù sono prima di ogni possibile umana etica. Ebrei, pagani, ricevevano da Gesù affermazioni per ciascuno diverse, secondo la loro situazione diversa.
L'accostamento Noluntas - Nirvana non è un atto esegetico ma ermeneutrico e regge indipendentemente dal variare delle esegesi.

MAURO PASTORE
#12
Citazione di: iano il 12 Luglio 2025, 17:55:04 PME' evidente che non hai cognizione di quanto ti rendi ridicolo con queste affermazioni.
Qui siamo al tribunale dell'inquisizione, e già intravedo il rogo.
Giuro di non possedere capacità matematiche, vostro onore, e se pure le possedessi non le userei, perchè esse sono strumento del diavolo.
Non è onesta questa illazione che fai contro un'affermazione psicologica che non è teologica. Se uno fa teologia per un'ora, non per questo la fa per un giorno intero. Non è come cadere in uno stagno drogato, occuparsi di teologia -nonostante la pessima battuta di spirito del marxismo su 'la religione oppio dei popoli'.
Distingui e pensa al ridicolo dove veramente sta.


MAURO PASTORE
#13
Citazione di: iano il 12 Luglio 2025, 17:46:16 PMTi prego, d'ora in poi quando fai riferimento a ciò che ho scritto riportalo con copia e incolla, perchè sto assistendo a una sfilza  ormai  fin troppo lunga di cose che impropriamente mi attribuisci.
Sei tu che mi hai detto di essere un agnostico, e io sono andato a cercarne il significato sul vocabolario.
Come fa a dire di essere agnostico uno che non conosce neanche il significato del termine?
Come si chiama colui che non crede nell'esistenza della verità?
Non so se c'è un termine.
Poniamo che sia Ciccino.
Allora Ciccino c'est moi.
Uno che dicesse che Dio è la Bibbia in quale lingua ostrogota si starebbe esprimendo?
Non certo in italiano.
Buttiamola sul ridere, dai, che è meglio.
Consultati qui:
https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/metafisica-dell-essere/msg98356/#msg98356
al tuo passo:

" In questo modo però gli elementi della descrizioni prendono pregiudizialmente il posto di ciò che viene descritto, cioè dell'uno, o come preferisco dire, della realtà, intesa come mistero che tale rimane, contro la pretesa di poterla conoscere.
Ciò che noi sappiamo è solo come interagirvi, e non c'è un solo modo di farlo, ed ogni diverso modo di interagirvi corrisponde una diversa possibile descrizione nella misura in cui si mostra efficace.."

senza smarrirti i tuoi contesti e rileggendoti anche il tuo sèguito - ma non chiedermi più che ti si stia dietro coi copia-incolla.
Del resto, io ho valutato quel che logicamente tu hai inferito su Dio e Bibbia, non limitandomi all'apparenza delle tue espressioni.



MAURO PASTORE
#14
Direi (inoltre) che gli interlocutori, reciprocamente rivolgendosi brandelli di verità accanto a ingombranti intere falsità, non hanno preso atto di quanto sia il valore di certe distinzioni. Decisiva quella tra teista e teistico, monoteista e monoteistico. Religioni e fedi gestiscono in indipendenza tutte e quattro le modalità e i modi, contengono già da sé le distinzioni tra ciò che è diretto e indiretto, immediato o mediato, senza che arrivi il seguace di uno pisicoanalista troppo pretenzioso nei confronti della storia cristiana (penso a E. Fromm) a mettere ordine in ciò che - per ciò che riesce a sussistere veramente - è già ordinato.

Fromm aveva messo in luce che il pensare l'oggetto nel pensiero e il pensare a qualcosa fuori dal proprio pensiero corrispondono rispettivamente alla credenza e alla fede e si era dedicato, sulla scia della visione del mondo socialista e della politica del Blocco Est della Guerra Fredda, all'analisi delle credenze negative per il vissuto sociale. Ma il prospetto storico che egli ne aggiunse era di troppo, una illazione costruita sopra una corretta psicoanalisi che mostrava l'esistenza di una possibile psicologia monoteistica e di possibili dottrine monoteiste. Il problema non sono questi due dati che si riferiscono alla nostra mente e mentalità, dati scientificamente preziosi per non designificare la vita e la testimonianza dei cristiani, ma come essi erano e sono impiegati: senza adeguata necessaria preparazione filosofica e lasciandosi dirigere da azioni arbitrarie e ignoranti.
In pratica si faceva conto di una cristianità mai esistita - ed invece era giusto il resoconto di Kierkegaard su una debacle - di un onnipervasivo dramma psicologico-esistenziale tra il credere e l'aver fede, tra pensiero oggettivo e pensare soggettivo, senza alcuna base scientifica per affermarlo anzi rendendo le perplessità della comunità scientifica atea dell'Est inesistenti evidenze di totalità e false ovvietà. Secondo i prospetti dei materialismi socialisti tutto si misurerebbe in base alle emozioni superficiali per i segni materiali dei crocifissi e sul resto uguale. La storia cristiana sarebbe tutta quanta un assurdo psicodramma con un Gesù di Nazareth finito in aspettativa e un Erich Fromm in veste di umanissimo salvatore. Agli appassionati della mummia di Stalin piaceva e molti ne erano le vittime di plagio.
Dunque far riferimento alla distinzione, anche psicoanalitica (frommiana) tra teista e teistico, ma constatarla nei codici linguistici religiosi - che non sono linguaggi ordinari in codici, codificati o codificabili - e senza collaborare con chi vuol mettere lo psicologo e lo psicoanalista a discettare, assieme ai segni e ai simboli della vicenda naturale della mente, di indizi e prove sulla vicenda esistenziale della nostra mente. La psicologia esistenziale non descrive scientificamente un esistere ma ne fa solo riferimento scientifico, il che per un positivista sarebbe anche descrivibilità scientifica e invece è solo illazione sostenerla. Un semplice riferimento teorico non può tradursi in una pratica scientifica.
Il contenuto esistenziale delle religioni è asseverato, non criticabile, dalla ricerca scientifica. La filosofia critica superstizioni, non credenze in quanto tali; in ultima analisi ha un proprio aspetto dogmatico contiguo alle dogmatiche religiose. La Noluntas schopenhaueriana è prossima al Nirvana del Buddha e vicina al non concupire del Cristo. I materialismi se non contraddittori rivelano vicinanza alle Divinità femminili e materne, i rigorosi spiritualismi al Dio dei monoteismi, Légge (ebraismo), Logos (cristianesimo), Matrice (islam).

Se un filosofo esplora per intero il proprio mondo ci ritrova delle premesse di fede. Se non lo fa e le protesta, diventa un buono a nulla.


MAURO PASTORE
#15
Citazione di: Phil il 12 Luglio 2025, 12:30:28 PMEppure, se ci pensi bene, la religione cristiana è nata piccola con il "programma" di restare piccola; non piccola come estensione "popolare" («andate e diffondete il verbo»), ma piccola come ambito disciplinare: Cristo, come anche Maometto o Buddha, ha parlato perlopiù (vado a memoria, non ti fidare minimamente) di questioni etiche. Il loro innestarsi in tradizioni (ebraismo, induismo, etc.) che invece parlavano anche di cosmogonie e dintorni, rischia di confondere le acque. Cristianesimo, Islam e buddismo sono, nel loro "piccolo", spendibili spiritualmente anche ai nostri giorni proprio perché danno risposte etiche ed esistenziali, lasciando che le scienze studino il cosmo, l'uomo "carnale", etc.
Il buddhismo e il cristianesimo sono agli antipodi. La fede nel Buddha è più evanescente del politeismo, è vicina al panteismo.
Il buddhismo è in diretto contatto con la scienza, il cristianesimo è nella condizione opposta ma un contatto ce l'ha.
La cosmogonia è più vicina alle religioni che alle scienze - è stranoto - l'inverso per la cosmologia. I monoteismi includono poco della dimensione cosmica, in compenso la contemplano con distacco non replicabile.
Citazione di: Phil il 12 Luglio 2025, 12:30:28 PMPurtroppo, siamo figli della nostra storia e rischiamo di valutare la "salute" di una religione in base a quanto oro c'è sul collo del papa (come fosse un rapper), quante chiese si costruiscono, quanto il clero è ingerente in questioni politiche, etc. ma, come detto, questa "parametrizzazione mondana" della religione è una prospettiva ereditata dal medioevo, che vale poco o nulla in ambito spirituale per il singolo credente, soprattutto in termini di fede e di risposte etiche.
Bisogna ammettere invece che il progetto «andate e diffondete il verbo» ha avuto un discreto successo, se è vero che ci sono cristiani anche in Giappone e al Polo Nord (o forse lì non ancora?). Poi, certamente, dove il cristianesimo era più in salute, anche spiritualmente, ossia nel vecchio continente, oggi la cartella clinica non è delle più rassicuranti, ma questo forse è accaduto proprio perché la religione si è ingrandita troppo, oltre il suo ambito, in passato ed ora nel suo curriculum tutti leggono di crociate, roghi, ingenuità scientifiche, etc.
Credo che, dopo il "collasso interdisciplinare", la "giusta" dimensione (anche se non sta certo a me dirlo) di una religione sia semplicemente l'ambito esistenziale, spirituale, in cui le risposte religiose riescono a tenersi a distanza di sicurezza dalla scienza e, soprattutto, danno ai credenti quello che le altre discipline non possono dare per limiti epistemici (come detto, l'etica non è "scientificabile").

Valutazione dello stato di salute della religione... collasso interdisciplinare... àmbito esistenziale? Quest'ultimo è importante nei monoteismi e in particolare nel cristianesimo diversamente che per le altre fedi; la salute di una religione ne è intrinseco stato, dato che la fede religiosa è terapeutica, come stabilito dalla psicologia analitica a proposito dell'inconscio collettivo e i problemi di templi e chiese sono dei sacerdoti; il collasso interdisciplinare è del mondo lontano dalla fede in Dio (o nell'Assoluto). Esso deriva dall'idea di una organizzazione esclusivamente profana delle scienze. Non sono le relazioni tra teologia e filosofia, fra ricerca sul sacro e scienza ad essere state superate, ma l'idea del socialismo ateo di chiudere le teorie scientifiche alla valutazione del sacro e di aprirle solo ai profani, allo spirito del mondo, generando così una massificazione e una atomizzazione cioè compartimenti stagni o campi aperti alla confusione, fino a confondere l'ipotesi scientifica con la teoria scientifica. La filosofia analitica mostra che lo statuto delle scienze è scientificamente ipotetico, il che significa non che i dati sono ipotetici ma che tutto si basa su un altro sapere; e l'ermeneutica filosofica non è religione, è proprio filosofia. L'ultimo grido di chi tratta la teologia per una commedia è non sapere più cosa sia una scienza; così sono caduti i sostenitori accaniti dei Modelli Integrati per la fisica teorica, che hanno fatto sborsare tanti soldi per star dietro alle loro elucubrazioni e invece il futuro è venuto a contraddire i loro costrutti, non senza l'esplosione di decine di veicoli spaziali americani ancora vicini alla Terra. Non così i dogmi, che non sono dogmatismi.

Appunto qui voi parlate di dogmatismi ma senza voler capire fino in fondo che il dogma è altra cosa, non va riflettuto restando su un piano epistemologico. E' stato giusto affermare il piano epistemologico in cui sono le dottrine religiose, esse però lo utilizzano diversamente. C'è anche la gnoseologia e senza di questa non c'è da capir niente della questione. La fede si rapporta al mondo senza escludere ciò che è "epistemico", ma per avere un'idea di quello a cui essa si rivolge ci vuole la gnoseologia. Non cosmologicamente, ma cosmogonicamente, risalendo allo sfondo; oppure non studiando i rituali ma il significato dei riti, risalendo dalle culture ai culti - questi sono la base antropologica delle culture umane, lo dice la scienza.
Quindi la concezione di un universo con "acque inferiori e superiori" non solo non va derisa ma si dovrebbe capire se essa è il presupposto della cosmogonia dominante in Occidente, luogo di massima importanza storica del cristianesimo, dalla quale è derivata l'attuale cosmologia riferimento della scienza occidentale e poi globalizzata.
Si deve capire che i fisici e astronomi e gli stessi astrofisici non esplorano e classificano che una piccola parte dell'universo, per cui è inutile usarne i risultati per deridere il pochissimo di cosmologia e la piccola cosmogonia distintamente contenute nella Bibbia. Si sa ora per certo che l'etere cosmico è più denso di quanto supposto in passato negli ambienti degli scienziati fisici - ma gli astronauti cercavano di spiegarlo continuamente, a volte presi per matti e consegnati a sedicenti medici - e si sa che lontano dal nostro sistema direttamente conosciuto è ancora più denso, lo si sa per esperienza, a posteriori, e la scienza ha potuto confermare solo dopo. Certo non è questa una cosmologia o cosmogonia dell'acque inferiori e superiori; ma davvero c'è da fare umorismo su Talete, che spiegava la realtà cosmica in base all'intuizione sull'elemento liquido? E c'è da ridere del linguaggio immaginifico e simbolico del Libro della Genesi, la cui origine è fuori dell'ebraismo, per cui l'Antico Testamento cristiano deve essere spiegato diversamente dai commenti rabbinici? Questi non funzionano ugualmente, allora se li si usa per la realtà cristiana la Bibbia sembra una sciocchezza.

Dire della nostra origine scientificamente? Il posturologo indica le scimmie antiche ma non certifica niente. il caratteriologo indica le belve e neppure certifica - con gran sollievo anche di tanti impertinenti purtroppo. Un antico filosofo greco diceva di vita primitiva acquatica e così non c'è da prendere Talete per scemo ma neppure prender per saggia l'illazione scientista degli evoluzionisti. L'evoluzione - ne dissi già - si presenza parallela alla genia, e resta l'ipotesi di una rivoluzione ambientale che non è traducibile in più che un modello teorico: il cataclisma-non-catastrofe biologico. E' stato fatto tale lavoro ma le ambizioni di molti scienziati e aspiranti tali sono state troppe e troppi gli odi contro la filosofia dai Greci ai nostri giorni e c'è ancora il refrain - non sagace come quello di un pezzo di musica rap - delle ossessioni dei falsi esperti, una fra tutte quella de la scimmia padrona. La trasformazione bestia-uomo è invece scientificamente esclusa, anche la Teoria dell'Anello Mancante lo conferma dagli anni di Darwin ed è stata pure aggiornata. L'evoluzionista finge che è la sua (ce n'è uno notissimo che lo ha fatto), ma il cosiddetto gene egoista è un risultato della ricerca genetica che dimostra non commensurabilità di via genetica ed evoluzione.

Quale ambiente non è in salute? Leonardo aveva redarguito la nascente società delle scienze affinché restasse in attinenza al piano matematico, ma ciò è stato interpretato come una soggezione da istituire. Questo oscura le scienze matematiche ed esalta quelle fisiche, ed è uno sbaglio che non venne dal mondo ecclesiastico né dalle fedi, tanto che fu con lo stabilire teologicamente il limite della morfologia che Leonardo cercava di istruire: 'Ciò che non ha termine non ha figura alcuna'. Oggi, dopo le ricerche di Goethe sui colori e quelle di Propp sulla fiaba, la cultura della scienza si trova a un giro di boa, non sospinta dal vento del socialismo ateo e dalla chimera della "umana onnipotenza", come amano ripetere i suoi apostoli in concorrenza coi teologi. Se si deride l'affermazione di Leonardo o la si scambia per un dato di una teoria, ecco che non ci si raccapezzerà più. Simboli matematico-fisici delle particelle elementari, immagini archetipiche, il segno scritto... tutto diventerà un grande accozzaglia di concetti non più intesi, sempre più muta e non ci sarà il maestro a spaventare i bimbi capricciosi con le figure degli asini - anche quelle verrebbero fraintese col fraintendere la zoologia.
Non lo "scientificabile" ma l'idoleggiabile resta come sempre motivo di allarme, in questi tempi reale.

Citazione di: Phil il 12 Luglio 2025, 12:30:28 PMLe mediazione fra mondo interiore ed esteriore, in ambito religioso, non credo coinvolga oggi discipline empiriche, altrimenti le religioni (salvo forse quelle più antiche) hanno ovviamente ben poco da dire e ancor meno da insegnare (d'altronde, come detto, usare la Bibbia come astrolabio è un uso piuttosto improprio del testo, che rivela più i limiti dell'utente che quelli del libro). Non scommetterei ci siano ancora credenti che chiedono alla religione risposte su faccende "pratiche", come il funzionamento del cosmo, la genesi dell'uomo, etc.; quello che chiedono solitamente suppongo sia l'interpretazione etica di "faccende tecniche" (come il già citato aborto, pena di morte, etc.). La religione, oggi, può astenersi dal parlare di come funziona "tecnicamente" il mondo e, potrei sbagliarmi, ho l'impressione che sia quello che fa, limitandosi a giudicare ed interpretare religiosamente le varie scoperte e tecnologie (questo resta il suo mestiere e quello che i credenti le chiedono).
Sull'"arretratezza filosofica" della religione non vorrei ripetermi troppo, ma, per come la vedo, la filosofia è in generale (per amor di sintesi), ricerca e costruzione di conoscenza e/o senso, mentre la religione è affermazione di verità dogmatiche; tutto un altro paio di maniche, troppo divergenti per stabilire lo stare "davanti" e "dietro" (mandare la palla in rete cambia il punteggio in modo differente se parliamo di calcio o pallavolo).
Quando vige il principio del religioso mediatore di interiorità ed esteriorità? Vale per l'animismo, che sciocchezza non è anche se filosoficamente si pensa al panpsichismo e allora sarebbe occasione che voi rivediate le vostre premesse psicologiche. Nessuna psicologia considera origine della sensatezza l'intontimento alle durezze materiali e la distrazione dagli effetti energetici, contemplando i quali il codice religioso che nomina "Spirito di Dio" non risulta mai un trastullo verbale. Le religioni permettono non definiscono azioni etiche e 'ricerca e costruzione' non è quel che si fa assieme alla Sophia (personificazioni gnostiche, bibliche o solo letterarie a parte, che pure hanno un senso). Questa deve essere la meta ultima, non una creazione d'artista. Ricercare in direzione del e per il sapere è l'ovvio prospetto-base del filosofo.


MAURO PASTORE