Grazie Apeiron e Sariputra per la vostra attenzione e i vostri commenti.
In linea di massima concordo con voi per quanto riguarda l'"etichetta" che la società affibbia a chi pensa, sente o si comporta in modo di verso dai più. Gli esseri umani si sentono rassicurati dall'omologazione; la differenza, la novità, il pensiero che va controcorrente, o se vogliamo, persino la libertà o la creatività, possono essere fonte di disturbo e per questo vanno represse o "curate" in qualche modo. Sia nel passato che nella società attuale, nei confronti dei "pazzi" si è spesso attuata una vera e propria caccia alle streghe ( vedi lo strumento del TSO o gli psicofarmaci somministrati persino ai bambini).
Al di là di queste considerazioni, indubbiamente ci sono persone che stanno male e che hanno bisogno d'aiuto, poi chiamarli autistici o psicotici o borderline è solo un'indicazione, a volte discutibile, del loro malessere. Certo, ci sono persone che con i loro "malesseri" o con le loro diversità ci convivono bene e non ne soffrono, vedi gli eremiti, i santi, o tutti quelli che non cambierebbero mai una virgola del loro modo di essere, e allora la società dovrebbe imparare ad accettarli e rispettarli.
Ma c'è anche chi con quei malesseri non ci sta bene, ne soffre e vorrebbe cambiarli. E quando si è costretti a chiedere aiuto agli altri le cose vanno ancora peggio di quando si chiede di essere ignorati ed essere lasciati liberi di fare la propria vita.
Personalmente, poter capire di essere autistica (se realmente le cose stanno così) mi ha aiutato ad inquadrare meglio i miei problemi e a far combaciare i tasselli che restavano fuori dal puzzle. Avrei preferito arrivare prime a queste conclusioni ma nel momento critico della mia vita, cioè appunto l'adolescenza, quando il ruolo sociale diventa importante e i nodi vengono al pettine, queste informazioni erano per me totalmente inaccessibili.
E' un sollievo sapere che le nuove generazioni hanno ora a disposizione molti strumenti per informarsi, la conoscenza è il primo indispensabile passo per affrontare le avversità.
Il secondo passo è di sicuro l'amore e la comprensione.
In linea di massima concordo con voi per quanto riguarda l'"etichetta" che la società affibbia a chi pensa, sente o si comporta in modo di verso dai più. Gli esseri umani si sentono rassicurati dall'omologazione; la differenza, la novità, il pensiero che va controcorrente, o se vogliamo, persino la libertà o la creatività, possono essere fonte di disturbo e per questo vanno represse o "curate" in qualche modo. Sia nel passato che nella società attuale, nei confronti dei "pazzi" si è spesso attuata una vera e propria caccia alle streghe ( vedi lo strumento del TSO o gli psicofarmaci somministrati persino ai bambini).
Al di là di queste considerazioni, indubbiamente ci sono persone che stanno male e che hanno bisogno d'aiuto, poi chiamarli autistici o psicotici o borderline è solo un'indicazione, a volte discutibile, del loro malessere. Certo, ci sono persone che con i loro "malesseri" o con le loro diversità ci convivono bene e non ne soffrono, vedi gli eremiti, i santi, o tutti quelli che non cambierebbero mai una virgola del loro modo di essere, e allora la società dovrebbe imparare ad accettarli e rispettarli.
Ma c'è anche chi con quei malesseri non ci sta bene, ne soffre e vorrebbe cambiarli. E quando si è costretti a chiedere aiuto agli altri le cose vanno ancora peggio di quando si chiede di essere ignorati ed essere lasciati liberi di fare la propria vita.
Personalmente, poter capire di essere autistica (se realmente le cose stanno così) mi ha aiutato ad inquadrare meglio i miei problemi e a far combaciare i tasselli che restavano fuori dal puzzle. Avrei preferito arrivare prime a queste conclusioni ma nel momento critico della mia vita, cioè appunto l'adolescenza, quando il ruolo sociale diventa importante e i nodi vengono al pettine, queste informazioni erano per me totalmente inaccessibili.
E' un sollievo sapere che le nuove generazioni hanno ora a disposizione molti strumenti per informarsi, la conoscenza è il primo indispensabile passo per affrontare le avversità.
Il secondo passo è di sicuro l'amore e la comprensione.