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Vita nova

Aperto da Koba Terzo, 18 Maggio 2025, 17:18:29 PM

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Koba Terzo

Siamo prigionieri. Cambiano le forme, resta la condanna all'ergastolo.
È davvero impossibile fuggire dalla vita? Si chiedeva la studentessa giapponese di Dazai-san. Sì, è impossibile.
Ma allora, cosa stiamo facendo? Qual è lo scopo di tutta questa sofferenza? Di tutta questa impotenza?
Ci deve essere una via, un sentiero che forse non abbiamo ancora intrapreso. Che è sempre stato lì, davanti ai nostri occhi, e proprio per questo invisibile.
È l'alba, poche ore ancora e sarò al lavoro. Poi la solita giornata convulsa. Chissà se anche oggi accadrà qualcosa che mi farà dire: sì, le persone sono creature incomprensibili! E sono violente!
Se il destino della razza umana è la prigione di ferro, che cosa possiamo fare?
La prima cosa è tenere ferma questa verità: i custodi di questo carcere, anche se sembrano gentili, vogliono solo piegarci, al punto che nemmeno in sogno sia ammessa l'idea di un'altra vita. Non sanno veramente di essere delle guardie, e proprio per questo il loro operato è straordinariamente efficace. Non sono demoni, sono solo persone comuni, mediamente ambiziose, convinte che questo mondo sia l'unico possibile. E che in quanto tale vada conservato, perseguito, ulteriormente espanso, nei secoli dei secoli.
E tenendo ferma questa piccola verità siamo costretti a concludere, con amarezza, che non ci può essere alcuna riconciliazione, per quanto ciascuno di noi la desideri. Le persone che ti circondano svolgono, quasi sempre, il ruolo di custodi. Non puoi essere sincero con loro. E non puoi nemmeno scontrarti apertamente perché non capirebbero il senso della tua opposizione. Per loro infatti non esiste altra realtà. Sono convinti che al di là della recinzione della prigione ci sia solo il vuoto. Amano le loro celle. Amano i loro piaceri, che sono incoraggiati a consumare dai discorsi che, di continuo, ci attraversano.
Non ci si può salvare restando nel loro labirinto.
Quindi, prima fase: abbandono di una vita.
Uscire di casa, un giorno, d'istinto, quasi senza niente. Uno zaino con i documenti e poco altro.
Andarsene da qui. Ma verso dove? Non si può fare come da bambini quando ci si affidava all'antica saggezza delle rocce: si lasciava che la direzione del proprio cammino fosse determinata dai sassi. Indicazioni segrete che la nostra immaginazione non ancora corrotta sapeva cogliere nelle loro forme apparentemente indistinte. Il nostro intuito è ormai sordo ai messaggi che ci vengono dal regno minerale. E le cose non vanno meglio con le piante e i funghi: non possono più aiutarci, seppure sembrino protendersi verso di noi, come a volerci confortare, attirati dalle nostre pene.
Siamo soli. Sono solo.
Decido allora di seguire le tracce di qualcuno venuto prima di me, che è stato ferito dalla vita, dalla carne, e che ha scelto di essere un pellegrino.
Ora mi trovo in una grande città, costruita ai piedi della catena montuosa che taglia in due la nazione. Da qui, lungo una linea che collega santuari, monasteri, e minuscole chiesette, posso arrivare fino al mare. Come se il mare fosse la meta... L'acqua? La sabbia? Non lo so, ma è pur sempre un indizio.
Esco di casa e in pochi minuti sono all'interno della Cattedrale, nella speranza di riconoscere, tra le statue di santi e martiri, la raffigurazione del mistico vagabondo che sto cercando. Non so chi sia ma sono sicuro che da secoli sia in attesa che io lo riconosca e che lo accolga, così che possa rivivere, attraverso il mio spirito, la folle avventura della ricerca di un Dio.
Prendo posto in uno degli ultimi banchi e mi guardo attorno.
La mia attenzione però è attirata da una ragazza. L'ho già vista. Anche lei è qua nella cattedrale per delle ragioni sue, segrete. I riti non la riguardano. La preghiera è un modo fin troppo semplice di concedersi una tregua. No, lei ha il rigore di chi si è lasciata tutto alle spalle e vede davanti a sé solo una solitudine sterminata.
Di giorno la si vede girare con dei sacchetti pieni di cianfrusaglie. Sono i suoi pochi averi? Non ha una casa?
Immagino all'improvviso che sarebbe stupendo morire insieme. Percorrere i mille chilometri di sentieri che ci separano dal mare per poi, finalmente, lasciarci trascinare dalle onde.
Che cosa ci racconteremmo durante il viaggio? Di cosa parleremmo?

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