Menu principale

Angel of grief

Aperto da doxa, 27 Aprile 2024, 08:27:58 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

doxa



Fin dall'antichità l'architettura e l'arte funerarie permettono per lungo tempo il ricordo di una persona, di onorarne la memoria con la costruzione di mausolei, cenotafi, cappelle di famiglia, tombe  di varia tipologia, petrosi sarcofagi,  sculture, varietà di decori simbolici e rievocativi.

Nei cosiddetti "cimiteri monumentali"  ci sono numerosi  gruppi scultorei eseguiti  da artisti noti e meno noti.

A Roma, uno di questi luoghi è il  piccolo "cimitero acattolico" vicino Porta San Paolo, a lato della Piramide Cestia. E' riservato ai non cattolici, in particolare stranieri, ma eccezionalmente viene concessa la sepoltura anche ad italiani illustri. Per esempio, ci sono  Antonio Gramsci (ateo e marito di una donna russa), l'ex presidente della repubblica Giorgio Napolitano, gli scrittori  Andrea Camilleri, Carlo Emilio Gadda, Luce D'Eramo, Dario Bellezza.

Tra le numerose tombe di personaggi celebri, ci sono quelle dei poeti  inglesi John Keats  e Percy Bysshe Shelley.

Lo scultore statunitense William Wetmore Story è sepolto con la moglie Emelyn Eldredge ed il figlio Joseph, morto nel 1853 a Roma all'età di 6 anni.  William era uno scultore, poeta, critico d'arte ed avvocato americano che arrivò a Roma nel 1848 e  in questa città si dedicò soltanto all'arte.

Sopra la sua tomba è installata la celebre scultura denominata "Angel of grief"  realizzata da William dopo la morte della moglie nel 1894. L'artista, ormai 78enne, iniziò a scolpire il monumento: "Rappresenta l'angelo del dolore, in completo abbandono, che si getta con le ali cadenti e la faccia nascosta su un altare funerario. Simboleggia ciò che sento. Raffigura la prostrazione. Eppure farlo mi dà conforto".

L'opera fu terminata l'anno seguente, nel 1895, e poco tempo dopo  l'autore morì.  Venne sepolto accanto ad Emelyn e al loro bambino,  sotto l'abbraccio dell'afflitto angelo, inginocchiato davanti a un marmoreo altare funerario, sul quale poggia la parte superiore del  suo corpo;  ha la testa piegata sull'avanbraccio destro,  il  braccio sinistro invece è proteso in avanti e la mano  lascia cadere dei fiori alla base dell'altare. La curvatura delle dita conferisce la sensazione di abbandono.

Le angeliche ali, che normalmente sono alte e dritte, sono tristemente curve.

Il corpo  dell'angelo è come abbandonato al suo dolore. 

Il realismo ha reso quest'immagine famosa come monumento funebre, copiato per altre tombe in varie parti del mondo.


Jean




xx


L'isola del dolore
 
Nel mar dell'esistenza sovente una corrente
per gradi o d'improvviso si prende la tua barca
e pur se la contrasti sai ben non puoi far niente,
chè il guscio che ti sostien da quella non si smarca.
x
Smarriti, se l'avevi, la rotta, il mar tranquillo
una ignota volontà comanda alfin l'ormeggio
a un'isola di pietra, un tempo smeraldo atollo,
che perse la sua linfa e quel che v'è di peggio
x
ancor richiama al cuore il tempo dell'affetto.
Ma come un fotogramma, trapassato dalla luce,
più non serba memoria se non del proprio aspetto,
quell'isola del dolore al nulla ti riduce.


Oggi ricorre il secondo anniversario della morte di mio fratello.
A causa delle norme sanitarie dovute alla pandemia l'ultima sua settimana in ospedale non abbiamo potuto vederlo, neppure al di là di un vetro, neppure nella cassa ermeticamente chiusa.
Su quella, come l'angelo di pietra, mi sono appoggiato piangendo.
In seguito scrissi questa poesia.


 
 

doxa

#2
Nel primo post ho indicato la postura dell'angelo ed ho scritto:

"il braccio sinistro invece è proteso in avanti e la mano lascia cadere dei fiori alla base dell'altare. La curvatura delle dita conferisce la sensazione di abbandono".

Quella mano mi fa pensare ad una poesia di Louis Aragon, titolata: "Le mani di Elsa".

"Dammi le tue mani per la mia inquietudine, / mani che ho sognato nella mia solitudine. / Dammi le tue mani perché io venga salvato.../ Taccia il mondo per un attimo perché la mia anima vi si addormenti per l'eternità".

Queste frasi le ho desunte dalla poesia di  Aragon.

Il tepore delle mani di una persona che ti ama è il rifugio sereno dell'anima, per chi crede nella sua esistenza.

Aragon evoca anche la frontiera ultima della vita. E' ben diverso quell'atto estremo e solitario nell'isolamento totale di un ospedale, e avere invece una mano amata che prende la tua anima per ché "vi si addormenti per l'eternità".

 Questo è il testo.

"Le mani di Elsa"

Dammi le tue mani per l'inquietudine
Dammi le tue mani di cui tanto ho sognato
Di cui tanto ho sognato nella mia solitudine
Dammi le tue mani perch'io venga salvato.

Quando le prendo nella mia povera stretta
Di palmo e di paura di turbamento e fretta
Quando le prendo come neve disfatta
Che mi sfugge dappertutto attraverso le dita.

Potrai mai sapere ciò che mi trapassa
Ciò che mi sconvolge e che m'invade
Potrai mai sapere ciò che mi trafigge
E che ho tradito col mio trasalire.

Ciò che in tal modo dice il linguaggio profondo
Questo muto parlare dei sensi animali
Senza bocca e senz'occhi specchio senza immagine
Questo fremito d'amore che non dice parole.
 
Potrai mai sapere ciò che le dita pensano
D'una preda tra esse per un istante tenuta
Potrai mai sapere ciò che il loro silenzio
Un lampo avrà d'insaputo saputo.

Dammi le tue mani ché il mio cuore vi si conformi
Taccia il mondo per un attimo almeno
Dammi le tue mani ché la mia anima vi s'addormenti
Ché la mia anima vi s'addormenti per l'eternità.

(Louis Aragon)

La sua poesia fu ispirata dall'amore per sua moglie, la poetessa russa Elsa Triolet, sorella di Lilia Brik, musa ispiratrice dello scrittore russo Vladimir Majakovskij.

doxa




Nella relazione di coppia tenersi per mano o prendersi per mano allude al passaggio dall'io autoreferenziale al noi, alla dimensione unitaria.

Amarsi e tenersi per mano. Il tedesco Hermann Hesse (1877 – 1962), premio Nobel per la letteratura nel 1946, scrisse la bella poesia titolata: "Tienimi per mano".

"Tienimi per mano al tramonto,
quando la luce del giorno si spegne e l'oscurità fa scivolare il suo drappo di stelle...

Tienila stretta quando non riesco a viverlo questo mondo imperfetto...

Tienimi per mano
portami dove il tempo non esiste...
Tienila stretta nel difficile vivere...

Tienimi per mano
nei giorni in cui mi sento disorientata,
cantami la canzone delle stelle, dolce cantilena di voci respirate...

Tienimi la mano
e stringila forte prima che l'insolente fato possa portarmi via da te.

Tienimi per mano e non lasciarmi andare...mai"
.

Cliccare sul link

https://youtu.be/tWVmi8l-vuY

Ipazia

Nel momento fatale, quando la decisione è già presa, il dono dell'estrema sintesi poetica:

    Come suol dirsi: "l'incidente è chiuso".
      Io e la vita siamo pari.
      Inutile fare l'elenco
            delle offese,
            dei dolori,
            dei torti reciproci.
      Voi che restate siate felici.


Talvolta l'epilogo viene di poco anticipato:

Verrà la morte e avrà i tuoi occhi –
questa morte che ci accompagna
dal mattino alla sera, insonne,
sorda, come un vecchio rimorso
o un vizio assurdo. I tuoi occhi
saranno una vana parola,
un grido taciuto, un silenzio.
Cosí li vedi ogni mattina
quando su te sola ti pieghi
nello specchio. O cara speranza,
quel giorno sapremo anche noi
che sei la vita e sei il nulla.
Per tutti la morte ha uno sguardo.
Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
Sarà come smettere un vizio,
come vedere nello specchio
riemergere un viso morto,
come ascoltare un labbro chiuso.
Scenderemo nel gorgo muti.


con una raccomandazione finale à la Majakovskij:

"Perdono tutti e a tutti chiedo perdono.
Va bene? Non fate troppi pettegolezzi".
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia



Altro modo per eternare l'amore.

Forse la bellezza non ci salverà, ma è l'unico gesto umano che ci può provare.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jean

Gentili Doxa & Ipazia,

qualcosa vi accomuna ma in quanto sensazione difficilmente riuscirei a spiegarla, calcolando  attentamente la misura di entrambi perché, quando c'è qualcosa in comune, vi è equilibrio.

Avete certamente opinioni e background differenti e tuttavia sovente ho colto un punto d'incontro nella vs interazione su Logos e ne sono contento.

Ma quello che non riesco a far io, l'ispirazione mi ha condotto a trovar fatta da altri e la propongo a voi e tutti i lettori, sperando d'averci azzeccato almeno in parte.

 
Un affettuoso saluto a entrambi

Jean