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Nemesis

Aperto da doxa, 10 Settembre 2025, 17:55:55 PM

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doxa

Nell'arte  la dea Nemesi è di solito rappresentata come una donna alata, con o senza corona di alloro,  in una mano la spada nell'altra la clessidra: simboli di giustizia al di sopra delle parti.


Alfred Rethel, Nemesis alata, olio su tela, 1837, Museo dell'Hermitage, San Pietroburgo

Nel dipinto, in basso sulla destra, si vede un corpo che giace a terra, l'assassino fugge, l'alata Nemesi lo insegue per vendicare il delitto. Nella mano destra ha la spada, con la mano sinistra regge la clessidra che simboleggia l'inevitabilità della punizione.

Una interessante raffigurazione della Nemesi è questa, realizzata da Albrecht Dürer,


Albrecht Dürer, Nemesis, incisione, 1502 circa,  Staatliche Kunsthalle, Karlsruhe, Germania

Per questo disegno Dürer fu ispirato dal poema in lingua latina "Manto", scritto dal poeta e filologo  Agnolo (Angelo) Ambrogini, detto Poliziano, dal nome latino del paese d'origine, Mons Politianus (= Montepulciano, in provincia di Siena).

La mitologia greca narra che l'indovina tebana Manto era figlia del veggente Tiresia, il quale, secondo l'Odissea, fu consultato da Odisseo (= Ulisse) per avere come responso la strada del ritorno ad Itaca.  Benché morto e residente nell'Ade, Tiresia conserva, a differenza degli altri spettri, una propria identità e le proprie capacità mentali.

Nemesi, dea della giustizia vendicatrice o distributiva: distribuisce a ciascuno ciò che gli è dovuto, fortuna o sfortuna. Nell'incisione di Dürer è una figura femminile possente, nuda e alata, poggia i piedi sul globo.  Sembra che sorrida. Nella mano sinistra ha le briglie, con le quali governa il destino dell'umanità, con la mano destra regge il calice, chiuso dal coperchio, simbolicamente indica la protezione.

Nemesi è  separata dalla sottostante vallata con abitazioni


particolare della zona inferiore

Nemesis incombe sul villaggio quasi deserto: c'è una figura sul ponte di sinistra, un'altra nei pressi della catasta di legno sulla destra, ed ancora un'altra sulla stradina, ma nessuno di loro sembra accorgersi della presenza della dea. O forse  gli altri  si sono accorti e si sono rifugiati in casa per timore della giustizia vendicativa.

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Ipazia

Dea attualissima, con la clessidra agli sgoccioli, nel continente erede impunito del colonialismo.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

doxa

#2
Ciao Ipazia, ti dedico questo secondo post.

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Nella mitologia greca erano due le dee addette alla Giustizia: Némesis e Dike, un'altra, Hybris,  dava loro i "clienti".
 
Ad Hybris è collegato il concetto del limite, che ogni essere umano deve rispettare.
 
Tale concetto è presente anche nella Bibbia. Nella Genesi Adamo ed Eva violarono il limite imposto da Dio e  questo li punì.
 
La dea Hybris interveniva quando l'individuo per eccesso di orgoglio o di arroganza disprezzava o sfidava gli dei,  commetteva un'azione connotata da superbia. Il reato veniva punito della dea Némesis col castigo divino del colpevole.
 
Nell'ambito giuridico, hybris riflette un'azione delittuosa oppure un'offesa personale compiuta "allo scopo di umiliare", il cui movente è dato non da un utile ma dal piacere, dall'orgoglio di sé che l'autore dell'atto trae dalla malvagità dell'atto stesso, mostrando la sua superiore forza sulla vittima. L'azione dello stupro era per esempio resa col verbo hybrìzō.
 
Della dea Némesis ho argomentato nel precedente post. Adesso voglio dire qualcosa della vergine dea Dike, anche questa connessa con la Giustizia.  L'antico filosofo Platone considerava la verginità di questa dea la condizione indispensabile, perché tale deve essere la giustizia legale e sociale.

Dike, personificazione dell'ordine, dell'equità e della legge. E' spesso raffigurata con una bilancia e un ramo d'ulivo (oppure la spada) simboli del suo ruolo nell'assicurare giudizi equi e imparziali. La bilancia simboleggiava l'equilibrio e la misura, determinanti per garantire una giustizia equa e imparziale. Il ramo di ulivo, tradizionalmente simbolo di pace e armonia, rifletteva il suo ruolo nel promuovere l'armonia sociale attraverso l'applicazione delle leggi.
 
Nelle rappresentazioni artistiche, Dike è stata talvolta mostrata  anche con una corona di alloro, simbolo di onore e giustizia.

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doxa


Pierre-Paul Prud'hon, "La Giustizia e la vendetta divina (Dike e Nemesi) perseguitano il crimine ( = "La Justice et la Vengeance divine poursuivant le crime"),  olio su tela, 1808 circa. Questo quadro venne creato su commissione di Nicolas Frochot, prefetto della Senna, per esporlo nella sala del tribunale penale  (= Corte d'assise) del palazzo di Giustizia di Parigi. Il dipinto è conservato nel Museo del Louvre.
 
Tre dei quattro personaggi del quadro sono in movimento, il quarto giace  esanime per terra. Essi sono illuminati dalla luce della Luna, dando un aspetto abbastanza scuro alla composizione. Dike e Némesis sono personificate dalle due figure alate che inseguono il criminale, l'uomo che fugge.

Dike mentre vola guarda verso Némesis,  ha una torcia accesa nella mano sinistra, con la mano destra sta per afferrare i capelli  dell'uomo.
 
Némesis ha nella mano destra il pugnale per colpire il fuggitivo, con la mano sinistra regge la borsa che l'uomo ha rubato al 
giovane, lasciato a terra nudo.
 
Le due figure centrali del dipinto:  Dike rappresenta la giustizia umana, basata su leggi e norme, mentre Nemesis incarna la giustizia divina, che punisce i reati.