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Nuit etoilée

Aperto da Jean, 28 Maggio 2016, 13:20:36 PM

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Jean

La mia ammirazione per Vincent è sconfinata, l'artista mi tocca così profondamente che un po' mi pare d'esser il suo amato fratello che certamente ne ravvisava la grandezza, oltre i confini del nostro mondo.
 
Siamo in molti ad amarlo e lo omaggio con l'ispirata canzone di Don Mc Lean
https://www.youtube.com/watch?v=oxHnRfhDmrk

complimentandomi con l'esecutore del video per il pregevole lavoro.

Inizialmente pensavo di titolare questa discussione  "arte e follia", per ripercorrere la vita di alcuni artisti che ne hanno subito gli effetti, riportare le valutazioni degli  esperti (critici) e apporvi qualche commento personale. 
La critica (artistica) ha la sua ovvia valenza, ma a me, forse per la  mancanza degli strumenti specifici per comprenderla a fondo, mi reca l'impressione di una lettura parziale dell'intero che è (la vita di) un artista, dovendo necessariamente porsi l'obiettivo di classificare, inquadrare, giudicare, ecc..

Vincent è molto di più di quel che ha prodotto, egli aveva una lucida percezione della sua collocazione:

"Non sono avventuriero per scelta, ma per destino."

"Non posso cambiare il fatto che i miei quadri non vendono. Ma verrà il giorno in cui la gente riconoscerà che valgono più del valore dei colori usati nel quadro." 

"Non vivo per me, ma per la generazione che verrà."


Uno dei fatti straordinari è la gran quantità di materiale scritto che lo riguarda, soprattutto corrispondenza con il fratello, una mappa con la quale viaggiare alla ricerca del tesoro che aveva scorto:

"Guardare alle stelle mi fa sempre sognare, semplicemente come quando sogno sui punti neri che rappresentano le città e i villaggi in una mappa. Perché, mi chiedo, i puntini luccicanti del cielo non dovrebbero essere accessibili quanto i puntini neri sulla carta della Francia?"

"Se quel che si fa si apre sull'infinito, se si vede che il lavoro ha una sua ragion d'essere e che continua al di là, si lavora più serenamente." 


sino a giungere a toccarlo:

"Più ci penso, più mi rendo conto che non c'è nulla di più veramente artistico che amare gli altri." 


La comprensione della follia è una delle sfide dell'uomo e come tanti altri eventi non accade di punto in bianco... il più delle volte c'è un andar e venire da quella condizione, prima che si conclami del tutto strappando una persona da questo e trasportandola in un altro piano della realtà.

Vincent, forse suo malgrado, è stato un frequentatore di quella zona intermedia, di passaggio, e l'arte la barca con la quale muoversi tra le due sponde:

"Nella mia febbre cerebrale o follia, non so come chiamarla, i miei pensieri hanno navigato molti mari."


Una barca dev'esser condotta e sono i valori morali a permetterlo, una qualche forma di disciplina e saper sopportare le prove (e tempeste):
 
"A che sarei utile, a che potrei servire? C'è qualcosa dentro di me, ma cos'è?"

"Che cosa è il disegno?....
È lavorare attraverso una muraglia invisibile in ferro che sembra sorgere tra quanto si sente e quanto uno sa fare.
Come attraversare quel muro?
Bisogna minare subdolamente il muro, scavandovi sotto lentamente e pazientemente, a parer mio....
Le cose grandi non sono incidentali, devono essere opera della volontà"


"Soffrire senza lamentarsi è l'unica lezione da imparare in questa vita."


L'artista (lo scienziato e chiunque) realizzando la propria vocazione, dedicandovi la vita, cessa d'appartenere completamente a questo mondo, diventando riferimento a se stesso (senza rinnegare importanza e valore di chi lo precedette):

"Non soffocare la tua ispirazione e la tua immaginazione, non diventare lo schiavo del tuo modello."

"Prima sogno i miei dipinti, poi dipingo i miei sogni."

 
Fai bene ciò che sai fare, qualunque cosa sia, aperta una porta...

"Spesso le persone fanno arte, ma non se ne accorgono."

"Se uno è maestro in una cosa e capisce bene una cosa, ha, nello stesso tempo, un'introspezione nella comprensione di molte cose." 



Vincent, per me, fu uno dei massimi maestri perché non è possibile scindere la sua arte dalla sua vita. 
Quando leggo le sue parole istantaneamente vedo le sue opere e viceversa, percepisco (o m'illudo di percepire... tanto il risultato non cambia) la sua peculiare qualità vitale, una sorta di vibrazione, un po' come quella evidenziata dal video (grazie) postato da Lou  in scienza... una turbolenza nella manifestazione, dopo la quale le cose non son più come prima. 

Ma l'uomo rimane quel che è, a saperlo e poterlo scorgere:

"Preferisco dipingere gli occhi degli uomini che le cattedrali, perché negli occhi degli uomini c'è qualcosa che non c'è nelle cattedrali."


Condividiamo, come umanità, il medesimo destino...  le singole storie di vita formano quella collettiva dove la nota di fondo, per tanti motivi,  è l'infelicità... forse senza fine.

"La tristezza durerà per sempre."
(Biglietto scritto prima di suicidarsi)
 

La follia ha sospinto Vincent a trarsi dal mondo... o l'ha preservato dal viverci senza la passione totalizzante che l'ha contraddistinto? 
La sua morte (leggete come visse gli ultimi giorni) fu un fuggir da qualcosa o il voler alfine incontrar quel qualcosa? 
  
"I pescatori sanno che il mare è pericoloso e la tempesta terribile, ma non hanno mai trovato in questi pericoli, una ragione sufficiente per restare a riva." 
 
Grazie, Vincent.
 

Cordialmente

Jean

paul11

#1
Hai scritto un bel post Jean ed è difficile esserne all'altezza.
La musica di Don Mc Lean, mi ha riportato ad un pomeriggio di primavera in zona Navigli di Milano, quando con dei
compagni di scuola negli anni Settanta vi andammo in un allora grande negozio di vestiario militare e lì vicino c'era il mercato delle pulci, il Sinigaglia con le sue stranezze.Ricordo il ritorno in treno a casa su un fiammeggiante tramonto con la canzone di Guccini, Incontro "....stoviglie color nostalgia".

Trovo che spesso i grandi artisti siano "strani", difficilmente inquadrabili negli standard della massa.
Forse la loro sensibilità è vicino al mondo simbolico della psiche .
La loro vita spesso gli è affine; travagliata, misteriosa, inquietante.Forse il mio è uno stereotipo.
Ma forse quello è il modo di segnalare la distanza fra alienazione di una vita depressa( mi verrebbe da scrivere soppressa )
e una forma di libertà artistica che corrisponde ad un modo di essere che non può essere inquadrata .
Come è stato ben illustrato nel video ( ringrazio anch'io dell'indicazione) il "turbine" di Van Gogh così ben rappresentato nei suoi dipinti è una genialità che contraddistingue un suo stile in corrispondenza di un purtroppo per lui sfortunato evento psichico di malessere.
E' strana la vita, qualcosa ti prende e qualcosa ti dà e Vincent ne incarna l'esempio.

Sariputra

In età giovanile (non che adesso sia vecchio ma...)mi sono cimentato nella copia in olio di alcune tele di Vincent van Gogh. All'inizio proprio non c'era verso di trovare la chiave per "entrare nella pennellata" che Van Gogh usava, nella sua tecnica.  C'è qualcosa di febbricitante nel suo modo di curvare il tratto, di distorcere la pennellata. L'uso di violenti contrasti mi dava la sensazione di un uomo che voleva vedere il mondo in modo "rigido", forse un tentativo di fare chiarezza in sè. Allora mi sono imposto di dipingere con rabbia, come se volessi girare un coltello affondato nel ventre di qualcuno . Subito  è venuta la tecnica giusta. Dipingere in questo modo , dopo un pò, mi dava un vago senso di euforia, proprio come se avessi qualche linea di febbre ed in effetti mi sentivo il volto caldo. Per me, che amavo il puntinismo di Seurat e quasi avevo imparato a dipingere su ceramica seguendo questa impostazione, mi costava fatica seguire la tecnica di Van Gogh ma, nello stesso tempo, ne ero affascinato.
Ne dipinsi tre, uno dopo l'altro, dell'ultimo periodo dell'artista, quando probabilmente era già minato dalla follia. Il migliore mi sembrò il "Campo di grano con i corvi", l'apoteosi di quel particolare modo di dipingere. Adesso quelle tre copie sono proprietà di un ex ufficiale dell'esercito ( ma probabilmente non c'è più da tempo...), acquistatemi dalla moglie che amava l'arte. Avevo 17 anni e mi ricordo furono i primi soldi che guadagnai in vita mia...poi passai ai Modigliani...naturalmente era ben specificato che si trattava di copie ( tanto per chiarezza se no qua...). Per imparare a dipingere bisogna copiare di tutto...
Grazie Jean per avermi riportato alla memoria quel periodo...
E' solo un aneddoto che mi andava di raccontare.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

acquario69

#3
una cosa che forse non tutti sanno e' che prima che nascesse il pittore,ci fu la nascita del suo fratello maggiore che pero mori prima di venire alla luce ed aveva il suo stesso nome.
fu sotterrato nei pressi della canonica dove il padre celebrava le funzioni,come si usa tuttora in nord europa,e sulla sua lapide cera appunto scritto van gogh.

chissa che strano effetto e quali conseguenze deve aver segnato la vita del pittore il ritrovarsi da bambino a leggere il suo nome nella lapide!


http://www.alleottodellasera.rai.it/dl/portaleRadio/media/ContentItem-2432c4e1-98c8-4411-9614-9edecb37a573.html

Jean

-        ... se la montagna non va a Maometto... eccomi qua, son venuto io nella tua azienda... l'unico posto dove si può sperare di trovarti, visto che non frequenti più gli amici, la palestra... alle feste non si parla che di te... sapessi cosa si dice... vuoi saperlo?

-        ... sentiamo...

-        ... cambio di farfallina, check up medico da KO, problemi economici... attento che qualcuno potrebbe approfittarne... e da ultima, crisi religiosa...

-        ... sensualità, salute, soldi e spirito... le quattro magiche "esse", non manca nulla... e tu che hai detto di me, visto che sei considerato il mio miglior amico?

-        ... credimi, nulla... appena qualcosa...

-        ... credere è una parola grossa, diciamo nutro fiducia che "appena qualcosa" non sia tutta la cosa... confido nel tuo senso della privacy...

-        Puoi contarci, Gianni... era tanto che non venivo nel tuo ufficio, bella la stampa alle tue spalle...

-        Van Gogh... campo di grano con volo di corvi... vieni vicino e guarda qui... lo spessore delle pennellate di colore...

-        ... perbacco, un falso perfetto!

-        ... direi un "vero" falso, piuttosto.

-        Che differenza fa?

-        Chi l'ha eseguito è riuscito a cogliere e far proprio qualcosa dello stile di Vincent, altrimenti sarebbe stato solo, come dici, un falso perfetto...

-        Mmh... che cosa ha colto?

-        ... l'atteggiamento, o almeno uno degli aspetti dell'atteggiamento di Vincent al lavoro.

-        ... scusami Gianni...  so che ti piace la pittura, ma non sei un critico... l'hai letto negli scritti di Van Gogh del suo "atteggiamento"?

-        ... no, giusto mi piace la pittura e non sarò mai uno studioso... so quello che mi ha detto chi ha realizzato questa copia :  
" All'inizio proprio non c'era verso di trovare la chiave per "entrare nella pennellata" che Van Gogh usava, nella sua tecnica.  C'è qualcosa di febbricitante nel suo modo di curvare il tratto, di distorcere la pennellata. L'uso di violenti contrasti mi dava la sensazione di un uomo che voleva vedere il mondo in modo "rigido", forse un tentativo di fare chiarezza in sè. Allora mi sono imposto di dipingere con rabbia, come se volessi girare un coltello affondato nel ventre di qualcuno. Subito  è venuta la tecnica giusta." ... e ho avuto la sensazione che c'avesse pigliato, come si dice...

-        Hai preso il quadro direttamente dall'esecutore... che ti ha raccontato la storia, ma se non l'avessi incontrato... pensi che avresti avuto quella sensazione?

-        ... non ho preso il quadro dall'esecutore... ho solo ascoltato la sua storia, che ti ho riproposto.

-        E dove cavolo l'hai preso il quadro... dal suo agente?

-        No, quel quadro, assieme ad altri, è proprietà di un ex ufficiale dell'esercito...

-        Ah... l'intreccio si infittisce... magari ci faccio un pensiero per i restanti, quanto te l'ha fatto pagare?

-        Né io né l'esecutore abbiamo idea di dove siano quadri e ufficiale... questo l'ho pagato qualche centinaio di euro.

-        ... tra le varie ipotesi riguardo al tuo stato mi sa che dovremo aggiungere un'altra "s"... schizofrenia... con chi sto parlando..?

-        Beh, parlando di Van Gogh un po' di follia ci sta...

-        Gianni... mi stai a... chi ha fatto questo dannato quadro?

-        È una stampa speciale a rilievo, non costa neppure tanto...

-        Ma allora, caro il mio esperto... non può esser un falso... perfetto sì, grazie tante, è una stampa!

-        Non ho detto che è un falso... ho detto che è un "vero" falso...

-        ...coionà... scusa il termine, ma quanno ce vò... stai a rigirare le parole, è una stampa e basta...

-        ... no, non è solo una stampa... gratta con l'unghia qui, appena un po' mi raccomando... bravo... vedi, ti è rimasto il giallo sul dito, la pittura è recente...

-        ... una stampa con colori ad olio... questa tecnologia non la conoscevo... solo qualche centinaio di euro... dove si ordinano?

-        Caro amico... se gratti da qualsiasi altra parte, vedi... nessun colore... solo in questa zona è stato pennellato del vero colore... hai capito adesso..?

-        ... senti Gianni... te l'eri preparato questo scherzo alle mie spalle? E comunque non l'ho capito...

-        Adesso ti spiego tutto... ricordi il capo magazziniere?

-        Quello delle mosche?

-        Sì... ha anche delle altre sorprendenti capacità... è lui il pittore che aveva fatto le copie dei Van Gogh, dopo avermi spiegato come c'era riuscito... ho sentito un po' di quella sensazione che mi prende quando vedo un dipinto o penso a Vincent. Qualcosa c'ha preso... mi piace pensare che sia un dono postumo di Vincent, e così...

-        Adesso ci sono... va beh, sono lento...  dopo aver ordinato la copia in rilievo gli hai chiesto di pennellare un po' di colore con "quell'atteggiamento"... così da poter affermare, per te e chi voglia crederti, che quest'opera che ammiriamo alle tue spalle sia un "vero" falso... dove la piccola parte di vero consiste in quelle pennellate... un dono dell'ispirazione, si potrebbe dire... beh, simpatico...


-        Amico mio... dov'è il quadro?


-        ... alle tue spalle...

-        ... non c'è nulla alle mie spalle, il quadro non è lì...

-        ... beh, nella mia mente, allora?

-        Neppure...

-        E allora dove?

-        ...nelle parole... quelle che hai sentito o che, scritte, qualcuno può leggere... le parole hanno evocato tutta la situazione, chi vi abbia partecipato ha visto il quadro e le pennellate... e tutto, all'interno dei limiti del gioco, è parso vero... ma ancora potrebbe non esser la conclusione...

-        ... quale sarebbe, la conclusione?

-        ... tu non sei venuto a trovarmi in Azienda... questo è un foglio che ho scritto pensando a te, a un amico, dopo essermi ricordato delle parole di Vincent :
 
"Più ci penso, più mi rendo conto che non c'è nulla di più veramente artistico che amare gli altri." 



cordialmente
Jean

Jean

10 luglio: Santa Felicita

.......
 E rivedo la tua bocca vermiglia
così larga nel ridere e nel bere,
e il volto squadro, senza sopracciglia,
tutto sparso d'efelidi leggiere
e gli occhi fermi, l'iridi sincere
azzurre d'un azzurro di stoviglia...

.......
 

Caro paul,

ho letto che forse Guccini s'era ispirato alla lirica del Gozzano e leggendo Santa Felicita si ritrova un po' di quella lucida (mi vien questo aggettivo) nostalgia che pervade la sua canzone.

Gozzano morì a soli 33 anni, quattro in meno di Vincent... due vite brevi e apparentemente diverse, entrambe illuminate dall'arte e accomunate dalla consapevolezza del breve tempo loro concesso. 
Durante il quale, secondo le loro possibilità e talento, hanno profuso il meglio di se stessi, evidenziando, come scrivi, la distanza fra l'alienazione di una vita soppressa (condivido il termine) e la loro libertà artistica.

Cara amica il tempo prende il tempo dà...  il tempo, il braccio armato del destino...
 


Il link di Acquario, che ringrazio, rimanda al podcast delle otto della sera e vi invito, non l'abbiate fatto, ad ascoltarlo, ricco com'è di informazioni:
... noi artisti paghiamo un prezzo incredibilmente alto di salute, di giovinezza, di libertà... delle quali non dobbiamo godere nulla, proprio come il ronzino che tira la carrozza di gente che godrà, loro sì, la primavera. Vincent.
 
 
Tristezza... e nostalgia di quella primavera scorta e subito fuggita, senza che si possa viverla appieno, come una persona normale. 
Per questi artisti  la vita è come un quadrifoglio che non è dato loro di raccogliere.
Rimane l'insostenibile leggerezza del loro essere, stupefatto (come noi non si può immaginare) di fronte ad una notte stellata... o alla semplice consapevolezza dell'esistenza.
 

« Trenta quaranta,
tutto il mondo canta
canta lo gallo
risponde la gallina...

Socchiusi gli occhi, sto
supino nel trifoglio,
e vedo un quadrifoglio
che non raccoglierò ....

Socchiudo gli occhi, estranio
ai casi della vita.
Sento fra le mie dita
la forma del mio cranio:

ma dunque, esisto! O strano!
vive fra il Tutto e il Niente
quella cosa vivente
detta guidogozzano! 

 
 


Cordialmente

Jean

Jean

In "Lo specchio della verità"- tematiche spirituali ho scritto:

"Anche l'arte (nelle sue varie forme) quando sorge da uno stato d'ispirazione contiene, oltre alle parole, un quid (qualcosa di indefinibile)  che rimanda alla fonte.  Questa è la differenza con l'arte usa e getta, o senz'anima, se preferite."

Non sono certo io che posso decretare quale sia l'arte senz'anima... perché, salvo le opere per così dire "conclamate" (anche se non dall'intera umanità... occorre sempre un sostrato culturale di appartenenza), ognuno di noi, nell'incontrarne le differenti forme (pitture, disegni, scritti, musica, architettura, danza, teatro, cinema ecc.) può valutare in sé stesso il riverbero che gli procurano. 

Faccio un piccolo esempio, preso dalla canzone "Incontro" di cui si è parlato qui sopra e che ha stimolato il ricordo di paul11, incentrato sulla parola "nostalgia", sullo sfondo di un fiammeggiante tramonto che, pur se siam tutti d'accordo che la parola non sia la cosa, ha evocato in me, se si può dire così, l'archetipo del tramonto... rivedendoci qualcuno dei miei e la sensazione di grandezza e respiro che mi hanno procurato.

Evocare, risuonare, riverbero... qualcosa in noi risponde all'arte, la canzone di Guccini, per chi ne abbia una confacente sensibilità, indubbiamente procura una sensazione di nostalgia, è stata "costruita" per farlo, l'abbia voluto o meno il suo autore (affermazione che apre nuove prospettive).

Paul11 ci "è caduto", come il sottoscritto a sua volta e presumo altri di voi... lo stesso Guccini in precedenza "è caduto" sulla struggente nostalgia evocata dalla meravigliosa poesia del Gozzano...


E all'inizio c'era una commovente notte stellata di Vincent... completamente fuori da schemi e interpretazioni dell'epoca... nessuno prima di lui l'ha colta in tal modo... come ha potuto farlo?

"Guardare alle stelle mi fa sempre sognare, semplicemente come quando sogno sui punti neri che rappresentano le città e i villaggi in una mappa. Perché, mi chiedo, i puntini luccicanti del cielo non dovrebbero essere accessibili quanto i puntini neri sulla carta della Francia?". Vincent.

Ha interrogato se stesso... forse anch'egli avvertendo la sottile nostalgia procurata dal tripudio delle stelle luccicanti nell'indaco, il colore del cielo di notte, le ha sentite  parlare, rimandandolo a una bellezza, una grandezza che può esser appena toccata e tuttavia in grado di rivelarne un'altra di grandezza, quella umana, che si palesa solo in particolari stati percettivi, ispirati.

Qualcosa nell'essere umano risponde al tocco dell'ispirazione... gli è affine, è parte del suo retaggio... un dono...

Tutti in vario grado ne dispongono, se ne avvertono la possibilità allora prendono un pennello, una penna... o immaginano... e viaggiano in un mondo senza confini, reale per se stessi e per tutti coloro che percepiscono la forza creativa dell'immaginazione... le stelle di Vincent non son da meno di quelle nella volta notturna, i vortici son nella fisica della manifestazione... è tutto collegato, la nostalgia per un luogo, una persona, per la vita che sfugge... è la stessa, è per quello a cui rimanda... da dove proviene..?


Voi che ne dite?


 
Cordialmente

Jean

paul11

Questi nostri attori erano tutti spiriti
e si sono dissolti nell'aria, nell'aria sottile.
E come l'inconsistente edificio di questa visione
le torri coronate di nuvole,
gli orgogliosi palazzi, i templi solenni
ed il grande globo stesso
come questo spettacolo
si dissolveranno in una nuvoletta di fumo.
Noi siamo fatti della stessa materia dei sogni
e da un sogno è coronata la nostra breve vita.
William Shakespeare da La tempesta

Forse da questa consapevolezza espressa da Shakespeare proviene tutto.
La nostalgia è un ricordo frammisto da immagine e sentimento.Penso che tutti noi siamo legati da un eco immemore originario
che ci lega da una parte ad un destino e dall'altra allo stupore della vita.

Jean

Questi nostri forumisti erano tutti spiriti
e si sono dissolti nell'aria, nell'aria virtuale.
E come l'inconsistente edificio di questa visione,                                                           

gli argomenti coronati di topic,
le orgogliose declamazioni, i ragionamenti solenni
ed il grande logos stesso
come questo spettacolo
si dissolveranno in un click.

Non siamo fatti della stessa materia dei sogni
ma da un sogno è coronata la nostra breve vita.


Cordialmente
Jean

Jean

https://www.youtube.com/watch?v=EJBttLViBYw&index=4&list=RDl06wDJIjQ2M

 
Che ne sapete di un quartetto d'archi?

Io davvero ben poco sin poc'anzi, pur amando la musica non sono portato e non ho orecchio... anche nel senso letterale, con l'età... così a volte approfondisco più la storia che l'ascolto. 

Oggi mi son imbattuto in questo che fu uno dei più importanti quartetti, leggendone la storia attraverso le parole del suo fondatore, il primo violino Norbert Brainin, nell'intervista di Luciana Galliano (Musica Viva, Anno XI n.6, giugno 1987)

http://heinrichvontrotta.blogspot.it/2006/08/amadeus-di-nome-quartetto-di.html

scoprendo che un quartetto è qualcosa di grande, di molto grande...

Vede, un quartetto non si può formare o fare, deve nascere, è qualcosa come un miracolo, un'Immacolata Concezione: è accaduto...


Vi invito a leggere l'intervista per scoprire altro del dietro le quinte e "dentro" le stesse, nell'animo di queste persone che per 40 anni han sempre suonato e vissuto insieme... sciogliendo il gruppo alla morte d'uno di loro. 

Perché tutto deve finire ma conta come s'è vissuto... qualcosa del nostro operato ancora scivolerà in avanti, sulle ali del tempo e della memoria... sulle note della musica, in questo sommo caso.