Filosofia contro sé stessa, esizi; e una rivoluzione significativa e dirompente.

Aperto da PhyroSphera, 27 Aprile 2025, 19:02:11 PM

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PhyroSphera

La filosofia contro la filosofia? La filosofia contro la teologia o viceversa?

La fine della ontoteologia... ma per chi, in cosa? Non è sbagliato dire di Dio quale ente metafisico e di Dio quale essere, non è un errore porre in lotta le due affermazioni se si tratta di un evento capace di accoglierne solo una. Dio individuato col pensiero si presenta davvero in qualità di Ente (ente assoluto); Dio identificato con l'intuizione si manifesta soltanto quale Essere trascendente; in un percorso di ricerca razionale vale il primo teorema, nella via alla scoperta mistica vale il secondo; entrambi sono variamente utilizzati da monoteismo e politeismo e diversamente valutati da teisti e non-teisti, differentemente approcciati dagli atei.

La fine della filosofia... Secondo la scienziata psicologa S. Montefoschi accadrebbe a sèguito dello sviluppo di una consapevolezza ontologica psicologica (in specie, avviata da lei stessa)... ma di quale filosofia si starebbe parlando? Di quella che vive in concorrenza col dato scientifico perché non sa il limite del proprio ricercare... cioè solo un filosofare, propriamente. Ma durante la Guerra Fredda era l'imposizione del regime stalinista per l'Occidente, che doveva abbandonare le proprie certezze anche d'ordine filosofico. Anche Lacan, limitatamente a psicoanalisi e linguaggio dell'inconscio, era schierato su medesimo fronte: gli irrigidimenti di una coscienza filosofica tutta concentrata sulle proprie ragioni sono destinati ad essere travolti (ho usato un mio modo di esprimere il fatto).
D'altronde che fine fa la scienza senza filosofia? E. Husserl ci aveva visto giusto nel fornire una metodologia filosofica e scientifica assieme. Egli la chiamava, secondo retaggio medioevale e prekantiano, scienza. Heidegger giustamente ne precisava l'àmbito linguistico, sicché le pretese descrittive le guidava verso una rigorosa ontologia: una disciplina delle pure affermazioni, ottenuta per derivazione-differenziazione proprio dalla fenomenologia husserliana... che resta però necessario trait d'union tra il mondo di Sofia e l'universo del dato esperienziale (scienze logiche) e sperimentale (scienze dirette). Anche perché a pretendere troppo a volte è l'ontologo: interessi scientifici a parte, gli studi ontologici sono umanisti e non scientifici (altra cosa l'antropologia quale scienza).

La fine della politica? Col marxismo l'Occidente resta senza politica ma pure senza filosofia, con la specifica Cancel Culture gli va peggio. Dove finirebbe, finisce la politica? dove no? Certo non muore con la sopravvivenza della filosofia continentale che non è stata incentrata solo sulle analisi, queste in ultima istanza le descrizioni dei cadaveri degli Stati.

La fine della religione? Il prof. Galimberti - a sua detta quando era vitalizzato e rivitalizzato dalla sua musa carnale (tutto il contrario di un socrate) - ne diceva sociologicamente e storicamente... poi anche socialmente facendo di una osservazione una emarginazione delle fedi in Dio o l'Assoluto. Passato da un lavoro per le dizioni di psicologia dove faceva albergare il falso mito del raptus violento a una provvidenziale sconfessione pubblica televisiva di codesta intera faccenda (quella del funesto inesistente rapimento mentale), cosa ne è del pregiudizio contro l'elogio della follia espresso da Erasmo, cosa della prevenzione contro il salto nel buio che il teologo e filosofo danese indicava e descriveva nelle sue opere filosofiche e nella sua breve ma intensa missione ecclesiastica? cosa resta della ignoranza del valore terapeutico - nonostante il movimento della psicoanalisi fosse spesso realizzato in antagonismo! - delle religioni, del loro rapporto diretto con quella sorta di fiducia nella ulteriorità e alterità assolute che è necessaria vivendo (lo afferma il pragmatismo)?
E che fine fa il cristianesimo senza sviluppare la propria potenzialità filosofica, il buddhismo obliando la propria dimensione filosofica, e tutto il resto in mezzo senza un buon filosofare o filosofema? Resta qualcosa del còmpito dei filosofi, a furia di dimenticare le proprie premesse che restano sempre situate nella sfera del religioso?

E insomma che senso ha filosofia contro filosofia, se non c'è definizione di un contenzioso limitato? Nessun senso - risposta retorica ma necessaria in tempi ardui.


Lo scienziato antropologo ed etnologo Ernesto De Martino studiò le apocalissi culturali. Nonostante l'interruzione del lavoro questo era di per sé indeterminato, cioè una osservazione di uno scambio ai confini, sempre rinnovato ma lo stesso. Lo scambio che travolge, per il quale l'ethnos diventa incerto o estremo, l'anthropos precario o in rivoluzione.
La filosofia, che è anche cultura, sta vivendo questo evento, anche in sé stessa ma non solo, evento che la religione ha assai più ampiamente inquadrato già da circa duemila anni con l'ultimo libro incluso nel cànone biblico, l'Apocalisse (di Giovanni).



MAURO PASTORE

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