L’Oculista della psiche e la natura della Gratitudine.

Aperto da Enrico73, 19 Settembre 2025, 15:41:37 PM

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iano

Citazione di: fabriba il 23 Settembre 2025, 08:10:03 AMScusa se faccio il praticone, ma:
  • stai dicendo che i pregiudizi sono parte della nostra natura (della nostra metafisica, psiche, inconscio, credo, influenze culturali, ecc), che è per -ehm- natura, cangiante, mutevole nel tempo.
  • dici che i nostri pregiudizi spesso vengono sostituiti da altri pregiudizi e che questa specie di samsara* del pregiudizio si interrompe quando riusciamo a guardare l'oggetto del pregiudizio eliminando (negando) la nostra natura dall'equazione.

Quindi la tua lode al pregiudizio è una lode al pregiudizio come strumento di autoanalisi? (se sì, il pregiudizio diventa strumento di autoanalisi solo quando facciamo autoanalisi, quindi solo quando cerchiamo di superare il pregiudizio, giusto?)

(* ho usato la parola samsara non per caso, intravvedo molti paralleli con quel mondo, in quel secondo punto)

Non conosco le discipline orientali (manco quelle occidentali a dire il vero) ma credo che ci siano molte coincidenze col mio pensiero. Non è però questo il caso.
Per me la lode al pregiudizio vale come la lode al creato per i credenti, perchè la realtà come ci appare è un pregiudizio, e di questa apparenza io ringrazierei il mio dio, se ne avessi uno.
Lo ringrazierei anche di non avermi concesso il potere di farla sparire, una volta scoperta l'illusione, perchè questa apparenza se non ci fosse bisognerebbe inventarla.
Anche se togliamo il Dio, la creazione rimane.
Fare il vuoto mentale consigliato dalle discipline orientali equivale a prendere coscienza della creazione, perchè è il percorso inverso ad essa, una decreazione.
Fatto ciò, arriva il momento della ricreazione, puoi riempire quel vuoto con nuovi mondi, ed è quello che fa la scienza, ma senza riuscire più a ripetere il miracolo dell'apparenza. Quell'apparenza per la quale ti pare di comprendere la realtà, quell'apparenza che è comprensione e che la scienza più non richiede.
Lo stesso uomo non può bagnarsi due volte nello stesso fiume.

fabriba

Citazione di: iano il 23 Settembre 2025, 12:11:51 PMNon conosco le discipline orientali (manco quelle occidentali a dire il vero) ma credo che ci siano molte coincidenze col mio pensiero. Non è però questo il caso.
Per me la lode al pregiudizio vale come la lode al creato per i credenti, perchè la realtà come ci appare è un pregiudizio, e di questa apparenza io ringrazierei il mio dio, se ne avessi uno.
Lo ringrazierei anche di non avermi concesso il potere di farla sparire, una volta scoperta l'illusione, perchè questa apparenza se non ci fosse bisognerebbe inventarla.
Anche se togliamo il Dio, la creazione rimane.
Fare il vuoto mentale consigliato dalle discipline orientali equivale a prendere coscienza della creazione, perchè è il percorso inverso ad essa, una decreazione.
Fatto ciò, arriva il momento della ricreazione, puoi riempire quel vuoto con nuovi mondi, ed è quello che fa la scienza, ma senza riuscire più a ripetere il miracolo dell'apparenza. Quell'apparenza per la quale ti pare di comprendere la realtà, quell'apparenza che è comprensione e che la scienza più non richiede.
Ti sei focalizzato sulla parola samsara, che invece per me era proprio una piccolezza en passant a tuo uso, e non voleva minimamente alterare il senso del resto.
Devo migliorare in questo, continua a capitarmi :)
Chiedi consiglio all'ignorante come al sapiente. (...) La buona parola è più nascosta dello smeraldo, ma la si può trovare anche tra le schiave che lavorano la macina - Ptahhotep

iano

#17
Citazione di: fabriba il 23 Settembre 2025, 08:10:03 AMstai dicendo che i pregiudizi sono parte della nostra natura (della nostra metafisica, psiche, inconscio, credo, influenze culturali, ecc), che è per -ehm- natura, cangiante, mutevole nel tempo.
Dico che i pregiudizi sono ciò che di noi possiamo sapere, e che non sempre sappiamo, e che il saperlo inevitabilmente ci cambia.
Il mio non è propriamente una lode del pregiudizio.
Il pregiudizio merita la sua cattiva fama, ma non è a ciò che possiamo limitarci.
Accettarlo significa accettarsi, ed è ciò che è positivo, ma effettuato l'accertamento di ciò che siamo, non possiamo non desiderare di cambiare.
In ciò che siamo non c'è niente da sacralizzare come cosa in se, da preservare e da salvare.
Il mio è un invito a vivere il proprio divenire in coscienza e in allegria, senza prendersi mai troppo sul serio.
Che fine faremo, diciamo con preoccupazione?
Ma chi se ne impipa, se non sappiamo neanche cosa siamo?
I nostri pregiudizi sono al contempo necessari e fonte di male.
Se non possiamo evitarli possiamo evitare di far finta di non vederli, o peggio di negarli.
Sono un male necessario.
E' la maledizione della descrizione che non coinciderà mai con ciò che descrive.
Nella descrizione che si sceglie c'è chi ci guadagna e chi ci perde, ma nessuno potrà aversene davvero a male, se tutti abbiamo coscienza che di un gioco si tratta, e che essendo un gioco si può cambiare.
Il gioco non è bello quando si fa pesante, quando diviene realtà.
Hai presente quando i bambini giocano a ''facciamo che io ero'' ?
Questo è il gioco, e la sua leggerezza, il suo incanto, è ciò che merita di essere salvato.
Lo stesso uomo non può bagnarsi due volte nello stesso fiume.

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