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LOGOS - Argomenti => Tematiche Culturali e Sociali => Discussione aperta da: Aspirante Filosofo58 il 09 Marzo 2023, 11:31:43 AM

Titolo: Paura della morte
Inserito da: Aspirante Filosofo58 il 09 Marzo 2023, 11:31:43 AM
Buongiorno, perché la quasi totalità degli esseri umani ha paura di affrontare il discorso della morte del corpo fisico? Eppure la morte è l'altra faccia della medaglia della vita. Ogni giorno in noi muore qualcosa e nasce qualcos'altro. Dal momento del primo vagito inizia il conto alla rovescia verso la nostra dipartita. O sbaglio?
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: atomista non pentito il 09 Marzo 2023, 12:08:01 PM
Non so quale sia il motivo di un " eccesso di pudore" nell'affrontare l'argomento e se questo eccesso effettivamente ci sia , cio' che so e' che personalmente non ho problema ad affrontarlo cosi' come non mi spaventa la morte. Cio' che posso temere e' arrivarci "male".
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Aspirante Filosofo58 il 09 Marzo 2023, 15:30:59 PM
Citazione di: atomista non pentito il 09 Marzo 2023, 12:08:01 PMNon so quale sia il motivo di un " eccesso di pudore" nell'affrontare l'argomento e se questo eccesso effettivamente ci sia , cio' che so e' che personalmente non ho problema ad affrontarlo cosi' come non mi spaventa la morte. Cio' che posso temere e' arrivarci "male".
Forse perché si ha paura dell'ignoto, oppure perché si è presi da mille impegni, che distraggono la mente e, apparentemente fanno sentire meglio? O perché quando muore un nostro caro, soffriamo per la sua dipartita e pensiamo di allontanare il più possibile la nostra? Potrebbe anche essere perché ci siamo abituati ad un certo tenore di vita e quindi, morendo, abbiamo paura di perdere soldi e beni materiali? Ecco, ho date qualche spunto. A voi l'ardua sentenza.  ;)
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Eutidemo il 09 Marzo 2023, 16:25:55 PM
Ciao Aspirante Filosofo 58. :)
Crediamo che la morte sia davanti a noi, ed invece, almeno ad una certa età, la maggior parte di essa è già alle nostre spalle; ed infatti il mio "io" bambino, adolescente, giovane, maturo, appartengono ormai già tutti al "mondo della morte".
***
La morte non avviene quando si spegne la flebile fiammella della nostra vita, ma, a poco a poco, insieme a tutta la cera che già si è squagliata lentamente nelle nostre mani.
***
Ad ogni modo non temo la morte, perchè quando sarà arrivata lei, vorrà dire che io me ne sarò già andato via!
***
Inoltre è sciocco aver paura di morire, perché ci siamo abituati ad un certo tenore di vita e quindi, morendo, temiamo di perdere soldi e beni materiali; ed infatti possiamo temere di perdere soldi e beni materiali solo se siamo noi a sopravvivere a loro, ma non  se sono loro a sopravvivere a noi.
In tal caso, infatti, sono loro a perdere noi.
***
Solo che è ancora in vita può rimpiangere di aver perso qualcosa, non certo chi è già morto.
***
Un saluto! ;)
***
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: anthonyi il 09 Marzo 2023, 17:06:18 PM
Il pericolo principale, dopo la morte, non é quello di perdere i soldi, ma di restare loro vincolato. Lo spirito legato alle cose materiali, dopo la morte, rimane legato ad esse. 
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Ipazia il 09 Marzo 2023, 17:40:45 PM
Peggio della morte è il transumanesimo capitalistico che ci rende carne da cannone, sfruttamento e cavie per affari socio-biotec. Di fronte a questo lerciume prossimo venturo, ma già in atto e progetto, la morte, anche atomica, è liberazione.
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Pensarbene il 09 Marzo 2023, 18:05:58 PM

Io non sono un estremista, considero la vita terrena naturale e soggetta a invecchiamento, non credo esista un istinto di morte e non sono schizo paranoide né un depresso.
Quindi vedo le cose in termini naturali e normali, l'usura del corpo,  la vecchiaia, il distacco e la perdita delle persone care.
Trovo che la psicologia esageri il problema del lutto e ne faccia un rituale complesso di elaborazione terapeutica.
Mi ricordo Bandler e Grinder, ideatori della Programmazione Neurolinguistica:"noi pensiamo che le persone trarrebbero maggior giovamento, nel caso di una perdita grave, dal fatto di capire di poter  usare le loro risorse per andare avanti da sole più che fermarsi,regredire,soffrire e elaborare la perdita per dei mesi o per anni!"
Parole sacrosante,per questo io ignoro i funerali, i rituali di lutto, le sceneggiate e le terapie lunghe e lunghissime di elaborazione del lutto.
Quando è successo a me, mi sono lasciato andare a uno sfogo libero in compagnia di amici empatici,liberandomi e vaporizzando la perdita in un tempo sorprendentemente breve.



 
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Eutidemo il 10 Marzo 2023, 05:08:46 AM
Citazione di: anthonyi il 09 Marzo 2023, 17:06:18 PMIl pericolo principale, dopo la morte, non é quello di perdere i soldi, ma di restare loro vincolato. Lo spirito legato alle cose materiali, dopo la morte, rimane legato ad esse.
CORO DI MORTI NELLO STUDIO DI FEDERICO RUYSCH
Sola nel mondo eterna, a cui si volve
Ogni creata cosa,
In te, morte, si posa
Nostra ignuda natura;
Lieta no, ma sicura
Dall'antico dolor. Profonda notte
Nella confusa mente
Il pensier grave oscura;
Alla speme, al desio, l'arido spirto
Lena mancar si sente:
Così d'affanno e di temenza è sciolto,
E l'età vote e lente
Senza tedio consuma.
Vivemmo: e qual di paurosa larva,
E di sudato sogno,
A lattante fanciullo erra nell'alma
Confusa ricordanza:
Tal memoria n'avanza
Del viver nostro: ma da tema è lunge
Il rimembrar. Che fummo?
Che fu quel punto acerbo
Che di vita ebbe nome?
Cosa arcana e stupenda
Oggi è la vita al pensier nostro, e tale
Qual de' vivi al pensiero
L'ignota morte appar. Come da morte
Vivendo rifuggia, così rifugge
Dalla fiamma vitale
Nostra ignuda natura;
Lieta no ma sicura,
Però ch'esser beato
Nega ai mortali e nega a' morti il fato.

Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: iano il 10 Marzo 2023, 12:59:13 PM
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 09 Marzo 2023, 11:31:43 AMBuongiorno, perché la quasi totalità degli esseri umani ha paura di affrontare il discorso della morte del corpo fisico? Eppure la morte è l'altra faccia della medaglia della vita. Ogni giorno in noi muore qualcosa e nasce qualcos'altro. Dal momento del primo vagito inizia il conto alla rovescia verso la nostra dipartita. O sbaglio?
La morte è un problema nella misura in cui ne abbiamo coscienza, come suo effetto indesiderato. Ci è concesso solo nei primissimi anni essere liberi da questa preoccupazione, dalla quale forse gli animali hanno maggior libertà, anche perchè magari ''non hanno tempo di occuparsene, impegnati senza tregua nella quotidiana lotta per la sopravvivenza'', cosa da cui invece noi siamo relativamente liberi.
Il paradosso, che saggiamente richiami, è che nell'attesa della morte rischiamo di perderci le ''molte vite che ci sono date'', perchè nasciamo moriamo di continuo in effetti, come ben dici, ma  il rifiuto della morte rischia di trasformarsi nel rifiuto delle nostre molte vite, divenendo generico rifiuto al cambiamento.
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Socrate78 il 10 Marzo 2023, 15:23:11 PM
Io non ho paura della morte, ma in quanto credente ho un a mio avviso giusto timore dell'Inferno, di cui non si parla più nelle omelie dei sacerdoti, ma che credo esista come possibilità di perdere (forse per sempre) dopo la morte la visione di Dio e di finire in un contesto negativo, di angoscia continua, di separazione dall'Amore e quindi da tutto ciò che è bene. Per quanto possa adoperarmi ad operare il bene, io non posso escludere la possibilità che la mia sorte dopo la morte non sia il Paradiso ma la sofferenza infernale, perché esiste sempre la possibilità, nell'arco della mia esistenza, di allontanarmi dalla fede e dalla carità, di diventare una persona quindi peggiore: il vero dramma della vita secondo me è proprio questo, più si vive e più c'è la possibilità per tutti di corrompersi, di non amare più, di perdere la fiducia nel prossimo e quindi anche la carità, di diventare cattivi con qualcuno che ci ha fatto del male ma così precipitiamo anche noi nella corruzione etica. Dal mio punto di vista è meglio addirittura morire piccoli e prima dell'adolescenza, perché così si è certi che la coscienza è ancora pura e non macchiata da colpe più o meno gravi, Dio infatti nell'AT dopo il Diluvio disse che "Fin dall'adolescenza è corrotto il cuore dell'uomo e inclinato al male".
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Aspirante Filosofo58 il 10 Marzo 2023, 15:53:58 PM
Citazione di: Socrate78 il 10 Marzo 2023, 15:23:11 PMIo non ho paura della morte, ma in quanto credente ho un a mio avviso giusto timore dell'Inferno, di cui non si parla più nelle omelie dei sacerdoti, ma che credo esista come possibilità di perdere (forse per sempre) dopo la morte la visione di Dio e di finire in un contesto negativo, di angoscia continua, di separazione dall'Amore e quindi da tutto ciò che è bene. Per quanto possa adoperarmi ad operare il bene, io non posso escludere la possibilità che la mia sorte dopo la morte non sia il Paradiso ma la sofferenza infernale, perché esiste sempre la possibilità, nell'arco della mia esistenza, di allontanarmi dalla fede e dalla carità, di diventare una persona quindi peggiore: il vero dramma della vita secondo me è proprio questo, più si vive e più c'è la possibilità per tutti di corrompersi, di non amare più, di perdere la fiducia nel prossimo e quindi anche la carità, di diventare cattivi con qualcuno che ci ha fatto del male ma così precipitiamo anche noi nella corruzione etica. Dal mio punto di vista è meglio addirittura morire piccoli e prima dell'adolescenza, perché così si è certi che la coscienza è ancora pura e non macchiata da colpe più o meno gravi, Dio infatti nell'AT dopo il Diluvio disse che "Fin dall'adolescenza è corrotto il cuore dell'uomo e inclinato al male".
Trovo alquanto strano che un Dio buono e misericordioso che ha creato l'uomo a sua immagine, come sta scritto nel libro della Genesi (anzi: la prima volta "a sua immagine e somiglianza" e la seconda volta, di seguito alla prima "a sua immagine", mentre la "somiglianza" scompare), abbia concepito un regno di dannazione eterna.  Forse è per questo motivo che i preti non menzionano più tanto l'inferno. Lo stesso Vito Mancuso (filosofo e teologo, non intruppato in alcuna realtà religiosa), nutre seri dubbi sul regno dell'inferno, come dannazione eterna. Mia nonna, fervente cristiana, morta da 14 anni, all'età di quasi 94, metteva pure in dubbio tale realtà, chiedendo tra l'altro quale padre (inteso come essere umano) castigherebbe "a divinis" il proprio figlio, per aver commesso una mancanza, seppur grave? Secondo lei (e anche secondo me), nessuno. Proseguiva mia nonna, nella sua infinita saggezza, affermando che, a maggior ragione un Dio perfetto, buono, misericordioso e onnipotente, non castigherebbe nessuno!
Altresì trovo strano che un credente possa anche lontanamente pensare di non essersi comportato sufficientemente bene per evitare di finire all'inferno! Quindi il Dio buono, misericordioso, perfetto e onnipotente (di cui l'uomo dovrebbe essere un'immagine) in realtà è visto come despota da temere, proprio dai suoi fedeli? Ciò mi sembra semplicemente assurdo.
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: anthonyi il 10 Marzo 2023, 16:28:20 PM
La rappresentazione che abbiamo dell'inferno noi viventi sulla terra é limitata dalla nostra esperienza materiale nella quale la punizione é fatta di limitazioni fisiche, sbarre, catene. 
Questo non é possibile perché lo spirito é libero, può andare dove vuole, ma non può allontanarsi da sé stesso. Se quello spirito vive nell'inferno é perché l'inferno é dentro di lui e lo é come risultato di scelte volontarie. Non si sta all'inferno contro la propria volontà, ci si sta perché si é scelto di esserci, perché si é rifiutato l'amore di Dio.
Per cui socrate non ti preoccupare, "abbi fede". Se nel tuo cuore accetterai l'amore di Dio non ci sarà niente che non sia riparabile. 
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: niko il 10 Marzo 2023, 17:04:14 PM
Citazione di: Socrate78 il 10 Marzo 2023, 15:23:11 PMil vero dramma della vita secondo me è proprio questo, più si vive e più c'è la possibilità per tutti di corrompersi, di non amare più, di perdere la fiducia nel prossimo e quindi anche la carità, di diventare cattivi con qualcuno che ci ha fatto del male ma così precipitiamo anche noi nella corruzione etica. Dal mio punto di vista è meglio addirittura morire piccoli e prima dell'adolescenza, perché così si è certi che la coscienza è ancora pura e non macchiata da colpe più o meno gravi, Dio infatti nell'AT dopo il Diluvio disse che "Fin dall'adolescenza è corrotto il cuore dell'uomo e inclinato al male".


Bravissimo, tu si che sei un vero interprete del nichilismo cristiano, che ancora qui in occidente ci fa tutti, credenti o no, consapevoli o no, vivere per la morte:

Mejo mori' da piccoli, piccolissimi, da appena battezzati...

Torquemada (il tuo e il mio mito) sarebbe stato d'accordo!!! :))

Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: niko il 10 Marzo 2023, 17:18:42 PM
Citazione di: anthonyi il 10 Marzo 2023, 16:28:20 PMLa rappresentazione che abbiamo dell'inferno noi viventi sulla terra é limitata dalla nostra esperienza materiale nella quale la punizione é fatta di limitazioni fisiche, sbarre, catene.
Questo non é possibile perché lo spirito é libero, può andare dove vuole, ma non può allontanarsi da sé stesso. Se quello spirito vive nell'inferno é perché l'inferno é dentro di lui e lo é come risultato di scelte volontarie. Non si sta all'inferno contro la propria volontà, ci si sta perché si é scelto di esserci, perché si é rifiutato l'amore di Dio.
Per cui socrate non ti preoccupare, "abbi fede". Se nel tuo cuore accetterai l'amore di Dio non ci sarà niente che non sia riparabile.

No, no, il malvagio, l'empio, l'idolatra e' colui che vuole, e proggetta, di essere felice qui su questa terra con le sue sole forze anche senza l'aiuto (paternalistico) o l'ingerenza (pacchiana) di Dio; e' Dio che nel vedere cio' dall'alto dei cieli giustamente "rosica", e lo condanna alla tortura eterna...

I genitori (reali o immagginari) non vogliono mai, essere rifiutati o sfidati dai figli.  
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: anthonyi il 10 Marzo 2023, 19:12:25 PM
Citazione di: niko il 10 Marzo 2023, 17:18:42 PMNo, no, il malvagio, l'empio, l'idolatra e' colui che vuole, e proggetta, di essere felice qui su questa terra con le sue sole forze anche senza l'aiuto (paternalistico) o l'ingerenza (pacchiana) di Dio; 

 

Chi rifiuta l'amore di Dio non può mai essere felice perché il suo spirito verrà dominato dal maligno che non vuole renderlo felice ma solo schiavizzarlo. Il fatto che poi l'uomo voglia o possa fare da solo, magari anche senza una fede esplicita in Dio, non determina l' accettazione o meno del suo amore. Ci sono testimonianze nella tradizione religiosa che parlano di situazioni nelle quali lo spirito di persone non credenti sono state poste dopo la morte, e quindi dopo la rivelazione che l'aldilà esiste, nella scelta fondamentale di accettare o meno l'amore di Dio. 
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Aspirante Filosofo58 il 10 Marzo 2023, 19:21:10 PM
Scusate ma... non stiamo andando OT?  ;)
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Socrate78 il 10 Marzo 2023, 19:36:30 PM
@Anthony: Ed allora quali sarebbero le cause per cui uno spirito, dopo la morte, deciderebbe di non accettare l'amore di Dio? Voglia di autosufficienza forse?
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Aspirante Filosofo58 il 10 Marzo 2023, 20:24:02 PM
Io non ho paura della morte e nemmeno di finire all'inferno, visto che nell'inferno ci vivo tutti i giorni.
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Freedom il 10 Marzo 2023, 20:47:05 PM
Citazione di: niko il 10 Marzo 2023, 17:18:42 PMI genitori (reali o immagginari) non vogliono mai, essere rifiutati o sfidati dai figli. 

Si, ma li amano lo stesso.
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Freedom il 10 Marzo 2023, 20:51:29 PM
Citazione di: Aspirante Filosofo58 il 09 Marzo 2023, 11:31:43 AMBuongiorno, perché la quasi totalità degli esseri umani ha paura di affrontare il discorso della morte del corpo fisico? Eppure la morte è l'altra faccia della medaglia della vita. Ogni giorno in noi muore qualcosa e nasce qualcos'altro. Dal momento del primo vagito inizia il conto alla rovescia verso la nostra dipartita. O sbaglio?
Non sbagli. Uno degli aspetti più errati di questa civiltà è che rifiuta qualsiasi riflessione sulla morte. Anche il solo pensiero è scacciato da qualsiasi consesso sociale, culturale, politico, economico. Persino l'arte non le dà il minimo spazio.

Sarebbe opportuno che se ne parlasse, almeno un poco. In fondo è l'unica certezza della nostra vita. Ed è una cosa non di poco conto. Direi decisiva.

E', secondo me, molto giusto e decisamente contro corrente che tu ti sia posto il problema.
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: anthonyi il 10 Marzo 2023, 20:55:41 PM
Aspirante deciditi, o l'inferno é OT, oppure non lo é e allora é interessante sapere che a te non fa paura. 
Per me non lo é, paura della morte e paura dell'inferno sono concetti abbastanza vicini. 

Socrate fai domande difficili, alla fin fine qualsiasi motivazione l'individuo reputi sia alla base della scelta di rifiutare il "Divino Amore", sarà sempre un inganno posto in essere dal maligno, la nostra visione dell'uomo é molto individualista, noi crediamo di poter "far da sé", ma nella realtà siamo permeabili all'azione delle forze spirituali, e possiamo solo scegliere se stare da una parte o dall'altra. 
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Aspirante Filosofo58 il 10 Marzo 2023, 20:59:21 PM

Citazione di: anthonyi il 10 Marzo 2023, 20:55:41 PMAspirante deciditi, o l'inferno é OT, oppure non lo é e allora é interessante sapere che a te non fa paura.
Per me non lo é, paura della morte e paura dell'inferno sono concetti abbastanza vicini.

Socrate fai domande difficili, alla fin fine qualsiasi motivazione l'individuo reputi sia alla base della scelta di rifiutare il "Divino Amore", sarà sempre un inganno posto in essere dal maligno, la nostra visione dell'uomo é molto individualista, noi crediamo di poter "far da sé", ma nella realtà siamo permeabili all'azione delle forze spirituali, e possiamo solo scegliere se stare da una parte o dall'altra.

Nelle risposte che ho letto non si parla solamente di morte o inferno. È a queste che mi riferisco. Per esempio la 13 e la 14.
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: bobmax il 10 Marzo 2023, 21:25:18 PM
La morte è la grande rimossa di questa epoca, perché il nostro è il momento del nichilismo.
Non tanto del nichilismo forte, alla Nietzsche o alla Leopardi, per fare due nomi. Questo è il momento del nichilismo debole!, inconsapevole di se stesso.
E quindi ancora più pernicioso.

Essendo il nichilismo fondato sul convincimento che nulla ha valore, la morte viene volutamente ignorata dal nichilista inconsapevole.

Perché la morte è proprio ciò dà la possibilità di sollevare ogni cosa dalla insignificanza!
La morte dona valore alla vita.
Senza la morte infatti saremmo perduti.

Perciò il nichilista debole, che fugge l'angoscia esistenziale, fa di tutto pur di non affrontare la morte.
La morte lo costringerebbe infatti a guardare in faccia il proprio nichilismo.
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: niko il 10 Marzo 2023, 22:36:36 PM
Citazione di: Freedom il 10 Marzo 2023, 20:47:05 PMSi, ma li amano lo stesso.

Mica tutti, purtroppo  :D

Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: niko il 11 Marzo 2023, 00:21:57 AM
Citazione di: bobmax il 10 Marzo 2023, 21:25:18 PMPerché la morte è proprio ciò dà la possibilità di sollevare ogni cosa dalla insignificanza!
La morte dona valore alla vita.
Senza la morte infatti saremmo perduti.

Perciò il nichilista debole, che fugge l'angoscia esistenziale, fa di tutto pur di non affrontare la morte.
La morte lo costringerebbe infatti a guardare in faccia il proprio nichilismo.


"LA MORTE DONA VALORE ALLA VITA"

Ovvero: nichilismo cristiano e cristianeggiante (o meglio: nichilismo paolino e paolineggiante) all'ennesima potenza.

Per me, la realta' e la fattualita' della morte sono indifferenti, rispetto al presunto valore della vita.

Perche' per me "il (fatidico) valore della vita"  non esiste.

Il valore DELLA vita... e' una chiacchiera degli antiabortisti, dei vitalisti mancati, degli ecologisti alla Greta Thumberg e dintorni; esiste solo il dispiegarsi dei valori e dei disvalori (se vogliamo, la ridda bambinesca dei si' e dei no) nella vita, all'interno della, e dunque di una, singola, o al limite comune, vita.

Quindi semmai esiste solo il valore NELLA vita, all'interno dei confini e della figura della vita, se i significati delle umane parole, e anche delle umane preposizioni, sono importanti.

Oh uomo, conosci te stesso.

Nel senso di stai nel tuo, conosci al fine della prudenza, conosci i tuoi limiti, e rispettali.

Per dare valore alla vita, bisognerebbe parlare dal di fuori della vita...

Parlare della vita come oggetto.

La questione evidentemente qui, giunti a questo punto fondamentale, non e' (o meglio, non e' piu') la parola, bensi' la voce.

Oh uomo che mi predichi il valore DELLA vita, oh prete, oh ecologista, oh nicciano della domenica, da dove viene la tua voce?

Ti sento, io dal luogo astratto del pensiero ti sento, ma non capisco dove sei...

E anche per svalutare, la vita, e' lo stesso, bisognerebbe vederla da fuori e prenderla a oggetto.

Si gonfia e si sgonfia, come onda al vento, l'ego e l'orgoglio del singolo vivente individuato dentro la vita, non mai la vita stessa.

La vita, e' l'ingiudicabile all'interno del cui limite il giudizio si forma.

Quelli che insultano la vita, insultano loro stessi, quelli che esaltano la vita, esaltano loro stessi.

Con tutte le conseguenze del caso.

Tanto vale prenderne atto, e saperlo.

Emanciparsi...

*dalla morte che ci consolera' dopo la vita e i suoi affanni, con le meraviglie -positive- di un oltretomba esperibile, oppure con quelle negative della larvalita' oppioide di una eterna incoscienza.
Differenza minimale all'interno di punto di vista sostanzialmente simile, su cui minimalmente si affannano, a discutere, un certo tipo di atei e un certo tipo di credenti.

*dalla morte che da' valore alla vita

*dalla morte che rende unica la vita. Tramite il culto dell'effimero o tramite il timore della perdita.


Queste sono tutte compensazioni (metafisiche) rispetto a un giudizio che voi, (intendo voi che in certe funzioni valorizzatrici e valorizzanti della morte vi rispecchiate), avete dato sulla vita.

Quindi, essendo, impossibile il giudizio sulla vita, come ho tentato di dimostrare, tutte compensazioni rispetto a un giudizio che voi avete dato, in realta' su voi stessi.

Su qualcosa che era dentro la vita, e non sulla superficie intangibile della vita.

Cambiate il giudizio, e non avrete piu' bisogno delle compensazioni.

La vita e' tutto quello che abbiamo.

O meglio, nell'impossibilita', di parlare della vita, noi stessi, e i nostri simili, siamo tutto quello che abbiamo.

Siamo salvi, e non grazie alla morte.

Siamo salvi e basta.

Ma questa salvezza fa problema.

Vogliamo, essere salvi?

Giudizio, valore. Parola. Immanente. Dentro la vita.

I nostri valori positivi, sono tali, da giustificare il peso di quelli negativi?

I nostri si', giustificano i nostri no?

Solo a questa condizione, possiamo volere, quell'essere salvi destinale, che, in quanto materia vivente, comunque ci tocca.



Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Ipazia il 11 Marzo 2023, 07:17:21 AM
La vita è il bene assoluto incontrovertibile di ogni vivente. L'errore non è attribuire un valore a tale bene, ma toglierlo al soggetto che ne ha diritto naturale per attribuirlo ad un padrone terreno o celeste.

Il valore "vita" è l'archè di ogni altro valore, essendo soltanto dei viventi la facoltà di produrre valori.

Radicare i valori nella terra, nell'immanenza, è la risposta più efficace ad ogni nichilismo religioso o ateo. Così il filosofo del nichilismo, Nietzsche, insegna a superarlo.

Il superamento antinichilistico della morte sta nell'insegnamento di Epicuro e dell'umanesimo. Non necessita di alcun "mondo dietro il mondo", ma soltanto di una filosofica presa d'atto delle leggi del mondo della vita, della Lebenswelt, che per ogni vivente stabiliscono un inizio e una fine. Fornendo pure i codici genetici e culturali di una quasi immortalità.
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Pensarbene il 11 Marzo 2023, 09:07:36 AM
La vita è un sistema complesso planetario e,mi spiace deludere,forse, qualcuno,ma la ogni vita è connessa alle altre in un gioco di variabili incontrollabile.
Niente e nessuno può controllare la sistemica vitale terrena,niente e nessuno,tanto meno gli algoritmi,le macchine e le parole.
La vita gestisce se stessa,vita umana compresa,la natura è la Dea della Terra.
;)
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Aspirante Filosofo58 il 11 Marzo 2023, 10:48:41 AM
Citazione di: Pensarbene il 11 Marzo 2023, 09:07:36 AMLa vita è un sistema complesso planetario e,mi spiace deludere,forse, qualcuno,ma la ogni vita è connessa alle altre in un gioco di variabili incontrollabile.
Niente e nessuno può controllare la sistemica vitale terrena,niente e nessuno,tanto meno gli algoritmi,le macchine e le parole.
La vita gestisce se stessa,vita umana compresa,la natura è la Dea della Terra.
;)

Grazie, questa è la vita... e la morte? 
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Pensarbene il 11 Marzo 2023, 11:36:27 AM
Non ti basta?
 
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: niko il 11 Marzo 2023, 12:01:58 PM
Citazione di: Ipazia il 11 Marzo 2023, 07:17:21 AMLa vita è il bene assoluto incontrovertibile di ogni vivente. L'errore non è attribuire un valore a tale bene, ma toglierlo al soggetto che ne ha diritto naturale per attribuirlo ad un padrone terreno o celeste.

Il valore "vita" è l'archè di ogni altro valore, essendo soltanto dei viventi la facoltà di produrre valori.

Radicare i valori nella terra, nell'immanenza, è la risposta più efficace ad ogni nichilismo religioso o ateo. Così il filosofo del nichilismo, Nietzsche, insegna a superarlo.

Il superamento antinichilistico della morte sta nell'insegnamento di Epicuro e dell'umanesimo. Non necessita di alcun "mondo dietro il mondo", ma soltanto di una filosofica presa d'atto delle leggi del mondo della vita, della Lebenswelt, che per ogni vivente stabiliscono un inizio e una fine. Fornendo pure i codici genetici e culturali di una quasi immortalità.


Preferisco rimanere nel nichilismo, come il Nietzsche vero, laddove non ci sono, valori assoluti e incontrovertibili.

Questo "laddove" e' la vita.

Volere che la vita, ovvero che la figura della negazione della validita' e dell'esistenza di tutti i valori assoluti, sia a sua volta valore assoluto e' un po' come...

Bhe' la figura del Leone.

Che come saprai, in Nietzsche e' superata dalla figura del Fanciullo.

Un negativo, non puo' essere valore.

Bisogna invece "accontentarsi", per modo di dire, di un positivo relativo.

L'uomo ha scelto di essere coscienza e conoscenza.

Proprio dal suo punto di vista, frutto di una ben precisa (etero)determinazione, egli puo' contemplare la morte come un limite gnoseologico, e non come uno ontologico.

La morte che lo riguarda, la morte come limite di se' stesso.

La coppia vita e morte nell'universo antropologico non forma quindi una sorta di essere contiguo a un non-essere, ma una sorta di sapere contiguo a un non-sapere.

La vita contiene tutti i valori, ma anche il contrario di tutti i valori, quindi non puo' essere, essa stessa, valore.

Come valore, varrebbe zero.

E' semplicemente il luogo della determinazione e delle scelte, il luogo dell'organizzazione e della preferenza dei valori affinche' essi valgano.

La vita e' l'uovo cosmico, che tutto contiene.

Ma il vero spettacolo, che rispetto a tale statico uovo deve ancora cominciare, sono i pulcini cosmici che verranno, cioe' i singoli viventi e le singole cose, che ancora tutto conterranno, ma estensivamente differenziato per potenza e quantita'.


Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Ipazia il 11 Marzo 2023, 17:54:16 PM
Non intendo la vita metafisica dei prolife, intendo la vita biologica dei pulcini, cioè i singoli viventi.

Di ogni vivente essa è il bene assoluto incontrovertibile e la più plausibile archè dell'ambaradan valoriale.

Perchè dovremmo lasciare questo incontrovertibile dato biologico all'ideologia dei teisti prolife, prendendoci ovviamente la denuncia di nichilisti. Il Leone si tutela da sé, il Fanciullo ha bisogno che la sua vita sia tutelata e non possiamo lasciare tale compito ai teisti che, tirando l'acqua matafisica al molino dei loro numi, se ne occupano solo quando l'embrione deve nascere o quando il vivente e appeso ad una macchina, cerebralmente morto. Tutto il resto è opera dell'uomo o del demonio e quindi non possono fottersene di meno.

Invece no. L'umanesimo ateo sconfigge il nichilismo e il feticismo rivendicando il valore fondativo ed apicale della vita individuale ed a partire da lì costruisce la sua scala dei valori.

Del resto, che la scala dei valori parta da lì, lo dimostra, sotto i vari camuffamenti ideologici, l'intera storia dell'umanità e la sua evoluzione umanistica contro ogni forma di alienazione. Buttiamo via l'acqua sporca prolife, non il Fanciullo.

Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: niko il 11 Marzo 2023, 21:54:47 PM
Citazione di: Ipazia il 11 Marzo 2023, 17:54:16 PMNon intendo la vita metafisica dei prolife, intendo la vita biologica dei pulcini, cioè i singoli viventi.

Di ogni vivente essa è il bene assoluto incontrovertibile e la più plausibile archè dell'ambaradan valoriale.

Perchè dovremmo lasciare questo incontrovertibile dato biologico all'ideologia dei teisti prolife, prendendoci ovviamente la denuncia di nichilisti. Il Leone si tutela da sé, il Fanciullo ha bisogno che la sua vita sia tutelata e non possiamo lasciare tale compito ai teisti che, tirando l'acqua matafisica al molino dei loro numi, se ne occupano solo quando l'embrione deve nascere o quando il vivente e appeso ad una macchina, cerebralmente morto. Tutto il resto è opera dell'uomo o del demonio e quindi non possono fottersene di meno.

Invece no. L'umanesimo ateo sconfigge il nichilismo e il feticismo rivendicando il valore fondativo ed apicale della vita individuale ed a partire da lì costruisce la sua scala dei valori.

Del resto, che la scala dei valori parta da lì, lo dimostra, sotto i vari camuffamenti ideologici, l'intera storia dell'umanità e la sua evoluzione umanistica contro ogni forma di alienazione. Buttiamo via l'acqua sporca prolife, non il Fanciullo.




Basterebbero i suicidi, a dimostrare la vita non e' PER TUTTI il valore assoluto.

La volonta' di vivere a volte entra in conflitto con la vita (biologica).

Perche'?

Ci si potrebbe chiedere...

Perche' la vita e' fatta per autosuperarsi, non per conservarsi.

Pure Giordano Bruno, avrebbe potuto abiurare il suo pensiero umanista e salvarsi la vita (biologica...) ma non ne ha voluto sapere.

L'immortalita' culturale e biologica, la figura dell'uomo che cambia e cambia per rimanere in fondo sempre uguale a se stesso, e dunque  l'antitransumanesimo di principio, che anche quello va tanto di moda, non devono diventare comodi nascondigli per non affrontare l'infinita' della vita.

Il fatto che, ben vengano a certe condizioni i figli biologici e la cultura, ma saremmo salvi anche se fossimo sterili e ignoranti.

Perche' la vita non ha il problema di salvarsi dalla morte.

La vita e' quello che succede a determinate condizioni, non ha uno scarto netto dalla condizione della materia inorganica, la vita e' prevista dalle leggi del cosmo.

Ci sono quelli che pensano che rendere unica la vita, von tutte le conseguenze del caso, basti la Falce insanguinata e rugginosa della Morte, e poi ci sono quelli che pensano che a rendere unica la vita ci vorrebbe ben altro, cioe' la capacita' (mancata) di un sistema chiuso meccanicistico e deterministico di produrre eventi unici.

Davanti all'abisso dello spazio e del tempo, certe Falci si spuntano.

Io sono nella seconda categoria, non scrivo per portare acqua al "mulino dell'ovvio", e tanto meno pretendo di  piacere a tutti.

Pero', a quelli che vogliono tutelare la vita, finche' avro' voce rispondero' sempre che io voglio tutelare la qualita', della vita.

E che il compromesso, tra queste due posizioni, non e' facile.

Non e' facile come sembra.

Io non mi voglio salvare. 

Non mi interessa nessuna prassi o teoria della salvezza come obbiettivo e non come punto di partenza, ne' atea, ne' religiosa, ne' tecnologica, ne' di altro tipo.

Non mi importa, non sono interessato all'articolo, grazie, a posto cosi', sono gia' salvo.

Non ho paura della morte, ho paura della sofferenza.

Tanti lo dicono tanto per dire.

Ma io lo dico davvero.


Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Ipazia il 11 Marzo 2023, 22:13:51 PM
La vita per il vivente è fondamento di ogni possibile valore: no life, no party

Quindi è coerente fondare i propri valori (etica) su ciò che ne è il naturale fondamento e preservarlo al meglio possibile, in sintonia con la legge naturale denominata istinto di conservazione (nessun Fanciullo pensa al suicidio, ma al gioco nel mondo di cui è signore).

Una volta convertito il fondamento in valore, ognuno che ne è titolare può disporne, anche sacrificandolo o prendendo atto del suo biologico (e psicologico) esaurimento, ma resta comunque la migliore soluzione etica antinichilistica fondarsi su di esso.



Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Ipazia il 12 Marzo 2023, 09:05:53 AM
Citazione di: niko il 11 Marzo 2023, 21:54:47 PMBasterebbero i suicidi, a dimostrare la vita non e' PER TUTTI il valore assoluto.

La volonta' di vivere a volte entra in conflitto con la vita (biologica).

Perche'?

Ci si potrebbe chiedere...

Perche' la vita e' fatta per autosuperarsi, non per conservarsi

Risposta squisitamente metafisica.

CitazionePure Giordano Bruno, avrebbe potuto abiurare il suo pensiero umanista e salvarsi la vita (biologica...) ma non ne ha voluto sapere.

L'immortalita' culturale e biologica, la figura dell'uomo che cambia e cambia per rimanere in fondo sempre uguale a se stesso, e dunque  l'antitransumanesimo di principio, che anche quello va tanto di moda, non devono diventare comodi nascondigli per non affrontare l'infinita' della vita.

"Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi", risponde l'umanesimo. E neppure di robot omologati aggiunge l'aggiornamento.

CitazioneIl fatto che, ben vengano a certe condizioni i figli biologici e la cultura, ma saremmo salvi anche se fossimo sterili e ignoranti.

Perche' la vita non ha il problema di salvarsi dalla morte.

La vita e' quello che succede a determinate condizioni, non ha uno scarto netto dalla condizione della materia inorganica, la vita e' prevista dalle leggi del cosmo.

Anche qui la risposta è squisitamente metafisica. Di sapore antico, in odore di 'mondo dietro il mondo' a principio fondativo del mondo. Peccato veniale (anche Nicce vi indugiava), ma mortale quando si dogmatizza.

CitazioneDavanti all'abisso dello spazio e del tempo, certe Falci si spuntano.

Davanti al 'qui ed ora' certi abissi si colmano.

CitazioneIo sono nella seconda categoria, non scrivo per portare acqua al "mulino dell'ovvio", e tanto meno pretendo di  piacere a tutti.

Pero', a quelli che vogliono tutelare la vita, finche' avro' voce rispondero' sempre che io voglio tutelare la qualita', della vita.

La qualità della vita è l'ovvia conseguenza della sua valorizzazione.

Che risolve anche la paura della sofferenza e della morte. Non promette salvezze eterne e loro surrogati allucinogeni, compromessi tra estremi impresentabili, ma l'innocente piacere del gioco. Finché  dura.
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: niko il 12 Marzo 2023, 13:54:31 PM
Citazione di: Ipazia il 12 Marzo 2023, 09:05:53 AMRisposta squisitamente metafisica.

"Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi", risponde l'umanesimo. E neppure di robot omologati aggiunge l'aggiornamento.

Anche qui la risposta è squisitamente metafisica. Di sapore antico, in odore di 'mondo dietro il mondo' a principio fondativo del mondo. Peccato veniale (anche Nicce vi indugiava), ma mortale quando si dogmatizza.

Davanti al 'qui ed ora' certi abissi si colmano.

La qualità della vita è l'ovvia conseguenza della sua valorizzazione.

Che risolve anche la paura della sofferenza e della morte. Non promette salvezze eterne e loro surrogati allucinogeni, compromessi tra estremi impresentabili, ma l'innocente piacere del gioco. Finché  dura.

Noi siamo venuti per divenire.

L'unica metafisica (contemplazione di quello che non c'e') e' la conservazione, tanto, piu' quando essa pretende di farsi istinto.

Metafisica e' non vivere il contrasto tra vita e natura quando questo contrasto e' nell'attimo ed e' qui ed ora, non capire che anche la fine e l'inizio convergono, e divengono.

Non c'e' nessun mondo dietro il mondo, semmai per ogni vivente c'e' un mondo dentro il mondo, un punto di vista, una prospettiva.

La vita che dissemina, a sua volta e' disseminata: su un ramo, puoi vedere gli uccelli riprodursi e figliare, nel cielo, puoi vedere gli uccelli a miriadi; cosi' pure per i pesci nel mare, e ovunque e' cosi'; ampliando il punto di vista, ampliando il "cerchio" dell'individuazione e della ricerca dell'oggetto/vita nello spazio e nel tempo, prima o poi la vita, subisce, nel grande, la disseminazione che, nel piccolo, agisce. Prima o poi, in un cerchio abbastanza grande, si rivela come una raccolta di simili gia' compiuta e non da compiere in un proggetto di etica della salvezza; il contrasto, tra vita e natura, si risolve solo sacrificando il "senso" della vita, accettandone il non senso e l'assurdo.

E mi permetto anche di dire, che avremo sempre bisogno, di un certo tipo di "eroi".

Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Aspirante Filosofo58 il 12 Marzo 2023, 18:57:27 PM
Ecco il punto di vista di un buddista, sulla morte:

Quando si sta per morire è più facile riconoscere che ogni minuto, ogni respiro è importante.
Ma la verità è che la morte è sempre con noi, inseparabile dalla vita stessa.
Tutto cambia continuamente, niente è permanente.
Questa idea ci può sia terrorizzare sia ispirare.
Però, se ascoltiamo bene, il messaggio che riceviamo è: non aspettare. «Il problema della parola pazienza» disse il maestro zen Suzuki Roshi «è che implica che stiamo aspettando qualcosa di meglio, stiamo aspettando qualcosa di buono che verrà.
Una parola più precisa per
indicare questa qualità è perseveranza, la capacità di essere con ciò che è vero momento per momento.»
Accettare la verità che tutte le cose debbano inevitabilmente finire ci incoraggia a non aspettare per incominciare a vivere ogni momento in maniera profonda.
Smettiamo di sprecare il tempo in attività senza senso.
Apprendiamo a non fissarci su opinioni, su desideri e perfino sulle nostre identità.
Invece di legare le nostre speranze a un futuro migliore, focalizziamoci sul presente e ringraziamo per ciò che abbiamo davanti, proprio adesso.

Diciamo «ti amo» più spesso perché comprendiamo l'importanza dei rapporti umani.
Diventiamo più gentili, più compassionevoli e più disposti al perdono.
Non aspettare indica la via per la pienezza ed è un antidoto al rimpianto.
È quasi banale dire queste cose, eppure dobbiamo sottolinearle continuamente: tutto è creazione, tutto è cambiamento, tutto è flusso, tutto è metamorfosi.


di Frank Ostasesky
(insegnante buddhista statunitense)
da: "I cinque inviti" 
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Socrate78 il 12 Marzo 2023, 19:20:02 PM
In realtà il tema proposto è interessantissimo, ma vi state sbagliando tutti dal mio punto di vista nell'individuare la vera CAUSA della non accettazione da parte dell'uomo della morte. La vera e profonda causa del fatto che l'uomo rifiuta la morte e non la accetta non è di tipo culturale ma è di tipo metafisico, poiché l'uomo era stata creato originariamente da Dio per non morire, per essere di fatto preservato da ogni tipo di morte, sia fisica sia spirituale. Il primo Adamo, vero figlio di Dio, era destinato a non sperimentare (a differenza del regno animale) il decadimento fisico che porta alla morte, per lui Dio aveva previsto che dopo un periodo molto lungo di tempo trascorso sulla Terra (più lungo della vita anche dell'uomo più longevo di oggi) si addormentasse per poi essere "traslato" in Cielo con il corpo, proprio come accadde per i credenti a Cristo dopo la resurrezione. La morte con il suo carico di sofferenza, di decadimento, è il risultato tragico del peccato originale, ecco perché l'uomo non l'accetta, perché nel fondo dell'animo di ognuno di noi vi è la nostalgia inconscia di quello stato di grazia in cui siamo stati creati originariamente, c'è la percezione istintiva che questa morte, come la viviamo ora, non era prevista nel piano originario di Dio, come non era prevista la malattia fisica (specie genetica), la sofferenza, le doglie del parto, la malattia mentale, il decadimento fisico che conduce al decesso.
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Ipazia il 12 Marzo 2023, 20:32:17 PM
@Socrate78

Socrate non sarebbe d'accordo. Egli sapeva di non sapere. E quando interrogava gli ateniesi non gli bastavano le testimonianze di fede. Dai troppe cose per scontate. Socrate nell'agorà non te le avrebbe passate.

@aspirantefilosofo58

Mi inchino al 'qui ed ora' della saggezza orientale, che non ha bisogno di alcun atto di fede. Anch'io ringrazio quando le cose mi vanno davvero bene. Alla Violeta Parra: gracias a la vida.

@niko

"Siamo venuti per divenire" è ancora metafisica, finalistica.

Noi siamo venuti per stare, il più a lungo possibile nelle migliori condizioni possibili. Il senso della vita è questo.

"Finì con un flauto spezzato, e un ridere rauco, e ricordi tanti, e nemmeno un rimpianto". E questo è il senso migliore della morte.
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: niko il 12 Marzo 2023, 21:31:39 PM
Citazione di: Ipazia il 12 Marzo 2023, 20:32:17 PM@niko

"Siamo venuti per divenire" è ancora metafisica, finalistica.

Noi siamo venuti per stare, il più a lungo possibile nelle migliori condizioni possibili. Il senso della vita è questo.

"Finì con un flauto spezzato, e un ridere rauco, e ricordi tanti, e nemmeno un rimpianto". E questo è il senso migliore della morte.


Tu come "stare", fisicamente, e non metafisicamente, in un mondo che tanto, in nessun modo "sta" e in nessun modo, "permane" non te lo chiedi proprio.

:(

Il Papa e il Re gli dicono: 
"sta ferma!"

Eppur si muove.

La terra, al tempo di Galileo.

E pure nostro.

E vale pure per il mondo in generale, e la vita in cui siamo gettati.

Tu gli puoi dire "sta ferma!", "sta fermo!".

Quanto ti pare.

Eppur si muove.

Il tuo "stare" puo' essere solo un movimento.

Siamo venuti PER divenire, perche' siamo venuti NEL divenire.

Il tempo ben scorre anche senza  di noi, ma vivere e' provare a decidere come e  verso cosa farlo scorrere.

Noi al massimo corriamo per stare, lungo una terra che corre e basta.

Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Ipazia il 12 Marzo 2023, 21:51:03 PM
Nel nostro stare abbiamo imparato a governare il divenire, mettendo d'accordo Parmenide ed Eraclito per l'arco di spaziotempo in cui siamo in vita. 

Questa condizione ci immunizza dal fatalismo metafisico connesso al divenire, dal dogmatismo metafisico connesso all'essere e dall'ipertrofico nichilismo connesso all'esserci.

In parole povere: il senso della vita è la vita stessa. Da qui si costruisce "tutto" (antropologico, non metafisico). E si impara a convivere con la natura finita di esso. Con la morte. 
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: niko il 12 Marzo 2023, 22:31:48 PM
Citazione di: Ipazia il 12 Marzo 2023, 21:51:03 PMNel nostro stare abbiamo imparato a governare il divenire, mettendo d'accordo Parmenide ed Eraclito per l'arco di spaziotempo in cui siamo in vita.

Questa condizione ci immunizza dal fatalismo metafisico connesso al divenire, dal dogmatismo metafisico connesso all'essere e dall'ipertrofico nichilismo connesso all'esserci.

In parole povere: il senso della vita è la vita stessa. Da qui si costruisce "tutto" (antropologico, non metafisico). E si impara a convivere con la natura finita di esso. Con la morte.


Il senso della vita e' la vitalita'.

Cioe' la non-differenza assoluta tra vita e materia; la soggiacenza della materia vivente come  pure di quella non vivente alle medesime leggi di natura, da un lato, e il grande potere plasmativo della vita rispetto al mondo e al contesto che la ospita, dall'altro.

In poche parole, vitalita', ovvero il poter essere attributo (e quindi, in senso aristotelico non sostanza) della vita stessa.

Vitalita', come aggettivo apponibile sull'altro dalla vita, sia pure nel suo essere inconoscibile.

Io non diffido mai dei significati che si autocontengono, ma sempre dei "sensi", se lo fanno.

Il grande elemento che hanno in comune Parmenide ed Eraclito e' l'attualismo (la focalizzazione di entrambi su un continuo ed inconcusso presente) in un sistema culturale mediterraneo con ancora molte influenze iraniche ed orientali ("il sole e' nuovo continuamente"), ma io personalmente mi risolvo in senso Eracliteo, con l'attualismo del divenire e dell'impermanenza, e non con quello di un invisibile quanto fideistico essere.

Del resto, la ragione, se vuole rimanere strumento umanamente fungibile, non puo' sconfessare l'esperienza e la coscienza (e l'esperienza, e anche la sensorialita', attestano il divenire e l'impermanenza, non il loro contrario), e questo anche lasciando momentaneamente da parte la questione della ben rotonda verita', la questione della conoscenza.


Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Ipazia il 13 Marzo 2023, 07:10:58 AM
La coscienza del divenire necessita dell'essere. Parmenide non è opzionale. L'attributo vitale necessita di una sostanza vivente. La vita non è riducibile ad accidente dell'universo quando diviene autocosciente. 

Il senso si impone da sè comunque, e non conviene lasciarlo deflagrare nel caos, nella superstizione,  ma offrirgli una direzione che va dal "conosci te stesso" al "diventare quello che si è". 

La ragione è consapevole del suo destino mortale, ma le modalità che si può dare per viverlo non sono tutte nichilisticamente equivalenti. 
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: Aspirante Filosofo58 il 13 Marzo 2023, 11:30:53 AM
Mi è arrivato il brano che segue, che secondo me aiuta a riflettere sul tema della morte: 
"Cinque sono le cose che un uomo rimpiange quando sta per morire. E non sono mai quelle che consideriamo importanti durante la vita. Non saranno i viaggi confinati nelle vetrine delle agenzie che rimpiangeremo, e neanche una macchina nuova, una donna o un uomo da sogno o uno stipendio migliore. No, al momento della morte tutto diventa finalmente reale. E cinque le cose che rimpiangeremo, le uniche reali di una vita.
  La prima sarà non aver vissuto secondo le nostre inclinazioni ma prigionieri delle aspettative degli altri. Cadrà la maschera di pelle con la quale ci siamo resi amabili, o abbiamo creduto di farlo. Ed era la maschera creata dalla moda, dalle false attese nostre, per curare magari il risentimento di ferite mai affrontate. La maschera di chi si accontenta di essere amabile. Non amato.
  Il secondo rimpianto sarà aver lavorato troppo duramente, lasciandoci prendere dalla competizione, dai risultati, dalla rincorsa di qualcosa che non è mai arrivato perché non esisteva se non nella nostra testa, trascurando legami e relazioni. Vorremmo chiedere scusa a tutti, ma non c'è più tempo.
  Per terzo rimpiangeremo di non aver trovato il coraggio di dire la verità. Rimpiangeremo di non aver detto abbastanza "ti amo" a chi avevamo accanto, "sono fiero di te" ai figli, "scusa" quando avevamo torto, o anche quando avevamo ragione. Abbiamo preferito alla verità rancori incancreniti e lunghissimi silenzi.
  Poi rimpiangeremo di non aver trascorso tempo con chi amavamo. Non abbiamo badato a chi avevamo sempre lì, proprio perché era sempre lì. Eppure il dolore a volte ce lo aveva ricordato che nulla resta per sempre, ma noi lo avevamo sottovalutato come se fossimo immortali, rimandando a oltranza, dando la precedenza a ciò che era urgente anziché a ciò che era importante. E come abbiamo fatto a sopportare quella solitudine in vita? L'abbiamo tollerata perché era centellinata, come un veleno che abitua a sopportare dosi letali. E abbiamo soffocato il dolore con piccolissimi e dolcissimi surrogati, incapaci di fare anche solo una telefonata e chiedere come stai.
  Per ultimo rimpiangeremo di non essere stati più felici. Eppure sarebbe bastato far fiorire ciò che avevamo dentro e attorno, ma ci siamo lasciati schiacciare dall'abitudine, dall'accidia, dall'egoismo, invece di amare come i poeti, invece di conoscere come gli scienziati. Invece di scoprire nel mondo quello che il bambino vede nelle mappe della sua infanzia: tesori. Quello che l'adolescente scorge nell'addensarsi del suo corpo: promesse. Quello che il giovane spera nell'affermarsi della sua vita: amori."

(Alessandro D'Avenia -Ciò che inferno non è)
Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: niko il 13 Marzo 2023, 12:08:19 PM
Citazione di: Ipazia il 13 Marzo 2023, 07:10:58 AMLa coscienza del divenire necessita dell'essere.

Non di un "essere" nel senso in cui lo intende Parmenide.

Il divenire, per essere tale, non necessita affatto di un essere metafisico, percepibile solo con gli "occhi" della ragione in quanto impercettibile con i sensi. Non necessita affatto di un essere che nel suo essere "essere", e nel suo essere "fermo", e nel suo essere "uno", renda illusione il (caleidoscopicico e roteante) mondo sensibile.

La solidita' logicamente necessaria del divenire, il concetto di "cio' che diviene dentro il divenire" per me e' il ritornare, non l'essere.

(Per continuare la metafora, il "ritornare", sarebbe la limitatezza delle configurazioni risultanti tra cristalli del caleidoscopio, anche stante una sua rotazione eterna.)

Qui ci stiamo avviando in un campo minato, per essere sintetico direi solo che il mondo greco, soprattutto con Socrate, inventa il concetto di "anima" a fini gnoseologici: la principale caratteristica dell'anima per i Greci e' quella di conoscere, e in particolare di conoscere quello che i sensi non conoscono (le idee platoniche, l'essere metafisico appunto di Parmenide, perfino gli atomi in Democrito, sono oggetti di conoscenza animica, perche' certo non sono oggetti di coscienza sensoriale, in quanto non si vedono).

Poi nel mondo cristiano il concetto di anima diventa fortemente connotato con caratteri antropologico-identitari e soteriologici, come non lo era mai stato nel mondo greco; la principale caratteristica dell'anima nel mondo cristiano e' quella di "salvarsi", di essere essenza dell'uomo, di essere tra gli enti eterni-e-creati, quindi di essere assolutamente asimmetrica nella sua stessa presenza e occupazione temporale, in quanto dotata di futuro eterno, e passato limitato.

Tutta questa digressione sull'anima mi e' stata necessaria se parliamo di Parmenide, perche' per Parmenide l'essere e' sostanza individuabile con la ragione e non certo con i sensi, e' sostanza individuabile con un "logos" che e' concetto archetipico di anima, che ne e' presagio.

I sensi attestano il divenire, e Parmenide questo non lo nega, ma squalifica il mondo diveniente mostrato dai sensi  a illusione, poiche' la ragione invece, secondo lui, attesterebbe un unico essere indivisibile e immobile, eterno non tanto nel "tempo" (per dire che e' eterno nel tempo ci vorra' Melisso), ma eterno nella continuità sempre riproponentesi dell'attimo presente.

Siamo sempre al concetto dell' "occhio" dell'anima, che vede quello che l'occhio dei sensi non vede, e poi l'anima stessa sceglie di risolversi per la verita' della sua stessa visione, "accecando", piu' o meno figurativamente, i sensi.

In questo caso, da Parmenide viene visto con l'occhio dell'anima uno sfondo eterno imperturbato e immobile su cui, come proiettate, tutte le cose che cambiano e si muovono, appunto, cambiano e si muovono (l'essere).

E questo sfondo, viene proclamato piu' reale del reale, piu' reale delle cose che su di esso cambiano e si muovono (l'essere, e non il divenire, e' la verita'), in base al principio generale che, quanto visto con gli occhi dell'anima, ovvero quanto argomentato in modo corretto e filosoficamente persuasivo (perche', fuor di metafora "vedere con gli occhi dell'anima" e' fare filosofia) e' sempre, e non solo in questo caso, piu' reale di quanto visto con gli occhi reali, dei sensi.

Si potrebbe rispondere a Parmenide che la ragione, l'anima, non puo' sconfessare quanti visto con i sensi e ridurlo a illusione; per fare buona filosofia, ci vuole piuttosto un accordo tra ragione e sensi.

I sensi sono importanti, perché contigue ai sensi sono le emozioni e l'esperienza, e l'uomo non vive di sola ragione.

Argomentare contro l'evidenza dei sensi, che mostra il divenire, e' argomentare contro noi stessi, dato che il nostro vissuto stesso e' continuo divenire (e non inconcusso essere).

Da cui la mia preferenza per Eraclito.


Titolo: Re: Paura della morte
Inserito da: niko il 13 Marzo 2023, 13:07:24 PM
Citazione di: Ipazia il 13 Marzo 2023, 07:10:58 AML'attributo vitale necessita di una sostanza vivente. La vita non è riducibile ad accidente dell'universo quando diviene autocosciente.



L'attributo vitale non necessita affatto di una sostanza "vitale".

Necessita di una sostanza di cui a un certo livello di elementarita' e' impossibile, dire se sia vitale o no.

I nostri atomi sono gli stessi dell'acqua e del carbone e del ferro, eppure noi siamo un po' diversi, da acqua carbone e ferro.

Per questo la vita(lita') e' attributo.

La vita e' funzione e processo, funzione e processo che in linea di principio possono essere svolti dai piu' vari tipi di materia.

In generale noi moriamo, e la morte e' un fenomeno termodinamico, che necessita' della numerosita' e della complessita' delle particelle per darsi.

Se un nostro atomo fosse isolato dagli altri non morirebbe virtualmente mai.

Con ogni probabita' la vita e' come la temperatura, e' una proprieta' emergente.

L'autocoscienza anche.

Autocoscienza con cui di base l'universo si RIFLETTE, certo non si trasforma, ne' si sdoppia.

Lo sdoppiamento a partire da una mera riflessione e' impossibile, quanto alla trasformazione, che di per se' dall'autocoscienza non deriva, quella ce la dobbiamo guadagnare, e la dobbiamo ben indirizzare.