Da qualche anno la mia comprensione per ladri di appartamento è notevolmente aumentata; vi sembrerà strano, ma è proprio così.
Ovviamente, non è che io gradisca particolarmente le loro attenzioni, però devo dar atto a costoro, che (almeno quelli davvero "professionali"):
- non sono violenti, come i loro colleghi rapinatori;
- rubano discretamente, senza disturbare il sonno delle loro vittime;
- non costringono nessuno a compilare appositi moduli per legalizzare il prelievo;
- non pretendono di avere giustificazioni ;
- rischiano comunque di finire in galera.
***
Ciò premesso, sono sicuro che molti di voi penseranno che io stia per produrmi in una violenta filippica contro il sistema tributario italiano nel suo complesso, che, secondo alcuni, ci deruberebbe legalmente con un'iniqua imposizione progressiva; ed invece non è certo questa la mia intenzione.
Ed infatti, a mio avviso, non c'è nulla di più sacrosanto dell'art.53 della Costituzione, il quale sancisce che "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività."
Penso, invece, che i veri ladri siano gli evasori (e gli elusori), in quanto costoro derubano i concittadini della parte da loro dovuta di contribuzione alla finanza pubblica; o meglio, più che "ladri", sono dei "truffatori" dei loro vicini di casa che pagano le tasse!
***
Chiarito il punto, quelli con cui ce l'ho sono i governi (di sinistra, di destra e di centro), i quali, in dispregio del principio costituzionale sopra enunciato, nel corso dei decenni hanno preteso di di tassare sempre più iniquamente determinati cespiti a favore di altri; e, questo, senza tenere nel benchè minimo conto sia del principio di capacità contributiva di cui all'art.53 della Cosituzione, sia del principio di eguaglianza di cui all'art.3 della Costituzione;
Mi riferisco, in particolare, alla tassazione degli immobili: appartamenti, ma, soprattutto, negozi.
***
Le ragioni di tale scelta, comune a tutti i governi degli ultimi decenni (di sinistra, di destra e di centro), secondo me, è stata principalmente determinata da due ordini di ragioni:
I)
Visto che la "ricchezza mobile" dei cittadini, proprio perchè è "mobile", è più difficile da accertare, si è ritenuto più comodo rifarsi su quella "immobile"; ed infatti, quest'ultima (salvo eccezioni elusive ed evasive su cui qui sorvolo), "in genere", può sottrarsi al Fisco con molta maggiore difficoltà.
Anche io, invero, quando tiravo di scherma, preferivo un avversario "immobile", ad uno che si muovesse troppo!
;)
II)
In secondo luogo, sospetto che la tendenza vessatoria verso gli immobili, sia stata dovuta anche all'intento di favorire gli istituti di credito, e su "spinta" dei medesimi; ed infatti, dovendo effettuare una scelta tra un investimento "immobiliare" ed uno "mobiliare", ormai molti preferiscono investire "bancariamente" o "finanziariamente", piuttosto che in immobili.
***
Ma perchè sostengo che la tassazione immobiliare è particolarmente iniqua (in generale ed in particolare per determinate fattispecie)?
A)
Be', innanzitutto, l'art.23 del DPR 917/86, stabilisce che i redditi in questione concorrono a formare il reddito complessivo dei soggetti che li possiedono "...indipendentemente dalla loro percezione"; il che significa che, se l'inquilino non mi paga, io devo comunque corrispondere le imposte sul canone di locazione sancito nel contratto, anche se non l'ho mai percepito ed anche se ho le prove di non averlo mai percepito.
Cioè, viene tassato un reddito meramente ipotetico (nella supposizione che magari, un giorno, l'inquilino mi pagherà); il che, a mio giudizio, è assolutamente arbitrario!
***
E' vero che se l'immobile risulta locato ad uso abitativo (categoria A, tranne la categoria A/10), qualora si sia concluso il procedimento giurisdizionale di convalida di sfratto, al proprietario dell'immobile viene gentilmente concesso di non dichiarare il reddito relativo ai canoni di locazione non riscossi (sorvolo sul meccanismo del "credito" per non complicare troppo l'esposizione); però, se, come il sottoscritto, il proprietario è così sfigato da aver dato in affitto un A/10 e/o un C/1, come si dice a Roma "...se la prende in saccoccia", ed è costretto a pagare le imposte su un reddito mai percepito.
Il che, oltre a violare il principio di capacità contributiva di cui all'art.53 della Cosituzione, viola anche il principio di eguaglianza di cui all'art.3 della Costituzione; ed infatti la sperequazione tra proprietari di abitazioni affittate, e di negozi affittati, non ha alcuna giustificazione razionale.
***
B)
Così come non ha alcuna giustificazione razionale la sperequazione tra proprietari di abitazioni affittate, e di negozi affittati, in materia di "cedolare secca"; in effetti, per un breve periodo, il governo gialloverde aveva eliminato tale ingiustizia, ma il governo giallorosso l'ha subito ripristinata.
***
C)
Per concludere, a me sta benissimo che mi tassino ai fini IRPEF i redditi che percepisco per i negozi che ho dato in affitto, ma non vedo per quale ragione, poi, io debba pagarci pure l'lMU e la TASI; ed infatti, anche se tecnicamente non si tratta di una vera e propria duplicazione d'imposta, sostanzialmente lo è a tutti gli effetti, in quanto devo pagare due volte in relazione ad uno stesso cespite.
Senza considerare che:
- mentre la tassazione IRPEF sui redditi immobiliari percepiti (non certo quelli virtuali), ha assolutamente senso, in base all'art.53 della Costituzione;
- la tassazione IMU sullo stesso immobile, invece, per me, non ha senso alcuno, sia perchè già ci ho pagato l'IRPEF, sia perchè, secondo me, la mera proprietà in sè stessa di un immobile, non non dovrebbe MAI costituire presupposto impositivo.
Ed infatti, in determinati casi, tale presupposto potrebbe dar luogo ad un vero e proprio paradosso logico; in quanto, se un nullatenente ereditasse un immobile sfitto, essendo privo di reddito, non si vede con quali soldi potrebbe e dovrebbe pagarci l'IMU.
***
CONCLUSIONE
Ammetto di aver semplificato un po' troppo le cose, e che tale tipo di tassazione (per analoghe ragioni) vige un po' in tutto il mondo; e so pure che illustrissimi giuristi hanno ingegnosamente dimostrato, con sottilissime argomentazioni, il fondamento di un tal genere di imposizione.
Ed allora, chi di noi oserà mai cambiare una legge consacrata dal tempo, così universale e scontata un po' da tutti, come la tassazione degli immobili in quanto tali, a prescindere dal fatto che essi producano (o non producano) reddito?
"C'è forse qualcosa di più rispettabile di un antico abuso? La ragione è più antica, rispose Zadig." (Voltaire)
Ed invero, almeno per quanto mi riguarda:
- ritengo "giustissimo" di essere privato di una parte di quello che "effettivamente" guadagno, per contribuire alle spese pubbliche;
- ritengo invece "intollerabile" di essere tassato, a prescindere dal reddito prodotto (o non prodotto) da un determinato bene, per il solo fatto che ne ho la proprietà.
Proprio non ci sto, perchè, per me, la cosa è priva di senso; checchè ne dica la stragrande, se non totale, maggioranza dei professori di diritto.
Come ho detto in premessa, preferisco essere derubato da un ladro di appartamenti; il quale, almeno, non cerca giustificazioni per i furti che commette. :)
Ciao Eutidemo, il tuo excursus, sostanzialmente contro le imposte immobiliari definite in quota fissa, credo trovi un forte consenso nella totalità degli italiani che hanno proprietà immobiliari. Devi sapere però che la teoria economica ha dimostrato che queste imposte sono molto efficienti, danneggiano poco la produttività economica e hanno costi di rilevazione molto bassi per lo stato.
Oltretutto tu stai parlando di un paese come l'Italia che storicamente ha sempre avuto una bassa tassazione sulla rendita immobiliare, almeno confrontato con la gran parte dei paesi sviluppati, e per compensazione un'alta tassazione sul lavoro e sull'impresa.
Si tratta di un'anomalia che spesso le componenti economiche delle autorità europee fanno notare e il cui aggiustamento farebbe parte di quelle riforme storiche che l'Europa ci chiede, rispetto alle quali noi siamo sordi perché troppo condizionati dalle sirene di chi grida: "Meno tasse per tutti", che in realtà vuol dire meno tasse per le rendite dei ricchi, e meno efficienza per il sistema produttivo indebolito dall'eccesso di imposte a suo carico.
Un saluto
Ciao Anthony :)
Non c'è dubbio alcuno che il mio "excursus" possa trovare un forte consenso da parte degli italiani che hanno proprietà immobiliari; ed infatti, quasi sempre, il consenso deriva dalla considerazione dei propri interessi.
Però secondo me, oltre che all'interesse personale di alcuni, un certo "tipo" di imposizioni immobiliari (non certo tutte), sono un affronto anche:
- al buon senso;
- alla equità tributaria.
Per le ragioni che ho esposto nel mio topic iniziale, e che qui ribadisco; ma anche per altre ragioni più di "dettaglio".
***
Sono perfettamente al corrente che la teoria prevalente di "politica economico-fiscale" sostiene (a ragione) che queste imposte sono molto "efficienti"; e, in effetti, come io stesso ho messo in rilievo, sparare sulla croce rossa è molto più facile che stanare gli evasori della "ricchezza mobile".
E' ovvio, infatti, che tale tipo di prelievo ha costi di rilevazione molto bassi per lo Stato; ed infatti, visto che la "ricchezza mobile" dei cittadini, proprio perchè è "mobile", è più difficile da accertare, è sicuramente molto più comodo ed "economico" rifarsi su quella "immobile".
Anche io, come avevo già scritto, quando tiravo di scherma, preferivo un avversario "immobile" (o, almeno, zoppo), ad uno che si muovesse troppo!
Però ammetterai che non è molto "sportivo".
***
Non è invece del tutto vero che tali "arbitrari balzelli" danneggino poco la produttività economica; poichè, ovviamente, esse mettono in crisi la produttività edile, ed il mercato immobiliare in generale (con il relativo indotto).
***
E' anche vero che l'Italia ha sempre avuto una tassazione sulla "rendita immobiliare" relativamente bassa; o meglio, ha avuto "rendite catastali" più basse, perchè la "tassazione" non è affatto più bassa...anzi!
Facendo, infatti, il confronto con la gran parte dei paesi sviluppati, è vero, che, in genere, c'è un certo divario circa i "valori catastali"; ma non è affatto vero che la tassazione sia più lieve, anzi, al contrario.
Ed infatti, al riguardo, non bisogna confondere:
- la "rendita immobiliare" (che è ricchezza meramente "figurativa", cioè, "immaginaria")
- con il "reddito immobiliare" (che è invece l'unica ricchezza "reale")
***
Per esemplificare, se io gestisco una lavanderia, è giustissimo che io venga tassato sul reddito che ottengo noleggiando le lavatrici; per me, in fondo, si tratta di una sorta di "lucro cessante" (incasso 100, e dò il 30%/40% di IRPEF allo Stato).
Ma se arriva qualcuno a dare un "valore catastale" alle mie lavatrici, e, oltre a quel 30%/40% che pago di IRPEF, pretende pure di sottrarmi un'altra percentuale a titolo di IMU, solo per il fatto che le possiedo, per me è si tratta di un vero e proprio abuso, del tutto privo di giustificazione razionale!
***
Per cui, a mio parere, checchè se ne dica, l'Italia ha sempre avuto una tassazione sul lavoro e sull'impresa, tutto sommato relativamente più "benevola" di quella sugli immobili; ed infatti, a parte le osservazioni di carattere generale esposte nel mio precedente post, gli immobili subiscono numerosi altri "detrimenti" fiscali rispetto ad altre tipologie di reddito.
***
Tanto per fare un esempio, ai fini IRPEF:
- la "rendita immobiliare" non gode di deduzioni di sorta;
- il "reddito immobiliare", ad ogni cambio di affamato governo, vede ridursi sempre di più la deduzione forfettaria dei redditi ricavati dalla locazione degli immobili (dal 25%, poi al 15%, ed ora al 5%).
Ogni anno che passa, è sempre peggio!
***
Concludendo, non c'è dubbio alcuno che il possesso di immobili sia indubbiamente un "sintomo di ricchezza"; ma, almeno a mio avviso, va tassata la ricchezza, e non i suoi sintomi.
Questi ultimi vanno sicuramente valutati come un indice di possibile evasione; ad esempio nel caso di un soggetto che acquista costosi immobili, senza dichiarare, però, un reddito idoneo a giustificare tali spese.
In tal caso ben venga un accertamento ed una tassazione dei redditi da lui presumibilmente occultati; ma, tassare i "sintomi" in se stessi, secondo me, non ha alcun senso nè alcuna giustificazione!
***
Un saluto :)
Secondo me lo stato prende dove sa di poter prendere, a causa di un mancato esercizio del potere ispettivo e sanzionatorio nei confronti degli evasori. E quindi colpisce laddove è più facile che i malcapitati non possono nascondersi: lavoro dipendente, gettito sui consumi, immobili, media e grande impresa.
Detto questo rispetto agli immobili c'è anche un altro discorso da fare: il consumo di territorio. La pianura padana è diventata un unico grande immobile. Milano inizia poco dopo Pavia e Pavia si allunga fino a Tortona.
La politica fiscale dovrebbe tenerne conto, incentivando le ristrutturazioni di immobili in disuso e colpendo le costruzioni nuove.
Citazione di: Eutidemo il 28 Maggio 2020, 06:45:42 AM
Anche io, come avevo già scritto, quando tiravo di scherma, preferivo un avversario "immobile" (o, almeno, zoppo), ad uno che si muovesse troppo!
Però ammetterai che non è molto "sportivo".
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Non è invece del tutto vero che tali "arbitrari balzelli" danneggino poco la produttività economica; poichè, ovviamente, esse mettono in crisi la produttività edile, ed il mercato immobiliare in generale (con il relativo indotto).
***
E' anche vero che l'Italia ha sempre avuto una tassazione sulla "rendita immobiliare" relativamente bassa; o meglio, ha avuto "rendite catastali" più basse, perchè la "tassazione" non è affatto più bassa...anzi!
Facendo, infatti, il confronto con la gran parte dei paesi sviluppati, è vero, che, in genere, c'è un certo divario circa i "valori catastali"; ma non è affatto vero che la tassazione sia più lieve, anzi, al contrario.
:)
Eutidemo, il tuo riferimento alla sportività mi fa pensare a quello che diceva la Russa per contestare l'uso delle intercettazioni telefoniche contro la corruzione, anche lui le considerava poco sportive. Ma la lotta all'illegalità non è uno sport, è un dovere dello stato che serve, oltre a garantire entrate per lo stato, anche a rendere la concorrenza più efficace.
Non capisco poi cosa intendi per "arbitrari balzelli", è vero che i valori catastali sono in parte ancora determinati dalla riforma del catasto che fece il Duce (E quindi è vero che il fascismo qualcosa di buono l'ha fatto), ma questo fa parte della strutturale cultura di abbandono di quella parte della fiscalità che ha caratterizzato l'Italia dal dopoguerra, condizionata da quello che era noto come partito del cemento e che ha garantito negli anni profitti e arricchimenti a grandi palazzinari e a grandi proprietari terrieri nelle aree di interesse urbanistico. L'adeguata tassazione della rendita edilizia non danneggia la produttività dell'economia, al limite riduce la dimensione dell'industria edile rispetto ai livelli anormali che hanno caratterizzato l'economia italiana nel dopoguerra, e che hanno prodotto quella cementificazione selvaggia alla quale faceva riferimento anche Jacopus.
Ciao Anthony :)
Hai completamente frainteso il senso delle mie parole, in quanto:
a)
E' ovvio che la lotta all'illegalità non è uno sport, ma è un dovere dello Stato che serve, oltre a garantire entrate per lo Stato, anche a rendere la concorrenza più efficace; quando mai mi è passato per la mente di sostenere qualcosa di diverso?
b)
Però, secondo me, è altrettanto ovvio che uno Stato, il quale non avendo la capacità (o la "voglia politica") di perdere troppo tempo ad accertare la posizione dei detentori della "ricchezza mobile" prende di mira precipuamente i detentori della "ricchezza immobile" (perchè la cosa è "più facile"), ha abdicato dal suo potere dovere di equo distributore e percettore delle imposte; e, quindi, almeno da parte mia, uno "Staticchio" del genere, merita soltanto il massimo biasimo politico, la più severa condanna morale.
>:(
***
Tale "Staticchio" (con il quale identifico i "Governicchi" che da un bel po' ne sono espressione), merita inoltre il mio più assoluto dissenso fiscale, misto ad amara riprovazione, soprattutto quando:
a)
Non solo prende di mira la "ricchezza immobile effettiva" attraverso l'IRPEF, con la tassazione dei redditi degli immobili concessi in affitto:
- procedendo a ridurre sempre di più le spese deducibili forfetariamente;
- pretendendo persino di tassare i redditi non percepiti per insolvenza degli inquilini, come nei casi da me prospettati (anche sperequando ingiustificamente a seconda della tipologia di locazioni).
Io stesso, anni fa, ho dovuto pagare migliaia di euro di IRPEF su dei redditi mai percepiti, solo perchè quello era l'importo fissato in contratto; sebbene l'inquilino non mi abbia mai più versato un euro.
>:(
b)
Ma, per giunta, quando, dopo aver spremuto fino all'osso un immobile con la tassazione IRPEF di cui sopra, pretende pure di tassare la "ricchezza immobile immaginaria" costituita dal "valore catastale" dello stesso immobile!
Ed infatti, io stesso, anni fa, dopo aver dovuto pagare migliaia di euro di IRPEF su dei redditi mai percepiti, solo perchè quello era l'importo fissato in contratto, mi è toccato pure di doverci pagare sopra l'IMU; parametrata sul valore catastale dell'immobile in questione.
Per me, è semplicemente ROBA DA MATTI!
>:(
***
E' questo che intendo per "arbitrari balzelli"; tanto per usare un blando eufemismo, e non usare espressioni più forti.
>:(
***
Quanto al fatto che i valori catastali sono in parte ancora determinati dalla riforma del catasto che fece il Duce, questo è vero; però, in buona parte, molti di essi sono stati rivalutati anche ai giorni nostri, spesso, del tutto "a pera", tanto per consentire allo Stato, e, soprattutto, ai Comuni, di "battere cassa" (un po' come col VELOX).
>:(
***
Tanto per fare un esempio, nel rivalutare il valore catastale di un mio immobile, nell'avviso c'era scritto testualmente che esso era stato rivalutato "tenendo conto del valore di immobili similari, ubicati nella stessa zona"; e, questo, in violazione dello Statuto del Contribuente (Legge 27 luglio 2000, n. 212), cioè senza neanche indicare quali fossero tali "immobili similari" utilizzati per la valutazione del mio.
Alla fine ho scoperto che l'immobile similare preso a parametro, era uno solo, quello dove è ubicata l'Ambasciata di Norvegia (che, per giunta, è pure in un'altra zona, e cioè in via delle Terme Deciane); per cui, avendo io fatto ricorso, ho recentemente ottenuto una sentenza passata in giudicato che ha annullato la rivalutazione.
E di casi così, ne ho visti a dozzine!
***
A prescindere dalle (interessate) "sviste" ed abbagli in sede di rivalutazione delle rendite, forse, però, non sono riuscito a spiegarmi bene neanche su questo punto.
Ed infatti, secondo me, alto o basso che esso sia, il "valore catastale" (da cui discende la relativa "rendita", e viceversa) dovrebbe servire solo a determinare la "base imponibile" maggiorata di un immobile in caso di compravendita; ma, dopo avermici fatto pagare il 10% di imposta di registro al momento dell'acquisto, continuare a perseguitare quel povero immobile con ulteriori prelievi annui ai fini IMU, a me sembra una vera e propria VESSAZIONE.
Quasi ai limiti dell'"esproprio" camuffato!
Tanto più che, su quell'immobile, ogni anno devo pagare anche una salatissima IRPEF sugli affitti percepiti; la quale, però, almeno ha un senso costituzionale ex art.53 della Carta.
***
Quanto ai profitti e agli arricchimenti dei grandi "palazzinari", di ieri e di oggi, stai tranquillo che loro non pagano neanche un euro di IMU; ed infatti, trattandosi di imprese, per loro gli immobili costituiscono "beni merce" da classificare nelle "giacenze" e nelle "rimanenze", per cui sono esenti da IMU.
Per loro, la "ricchezza immobile" diventa "ricchezza mobile"; con i conseguenti vantaggi fiscali da me più volte descritti.
***
In ogni caso, la tua osservazione mi da il destro per evidenziare anche un altro aspetto, e, cioè, che non bisogna assolutamente confondere:
- la "speculazione immobiliare", la quale mira a trarre profitto dagli immobili, non tramite gli affitti, cioè utilizzandoli come "fattore della produzione ECONOMICA", ma, esclusivamente come un "fattore della SPECULAZIONE FINANZIARIA";
- la "proprietà immobiliare", la quale, invece, mira a trarre profitto dagli immobili affittandoli, e cioè utilizzandoli come "fattore della produzione ECONOMICA".
Una sana industria edilizia, dovrebbe mirare alla seconda, e non alla prima; ma, in questo, il sistema tributario non è di molto aiuto!
Un saluto! :)
Citazione di: Eutidemo il 28 Maggio 2020, 15:31:12 PM
b)
Però, secondo me, è altrettanto ovvio che uno Stato, il quale non avendo la capacità (o la "voglia politica") di perdere troppo tempo ad accertare la posizione dei detentori della "ricchezza mobile" prende di mira precipuamente i detentori della "ricchezza immobile" (perchè la cosa è "più facile"), ha abdicato dal suo potere dovere di equo distributore e percettore delle imposte; e, quindi, almeno da parte mia, uno "Staticchio" del genere, merita soltanto il massimo biasimo politico, la più severa condanna morale.
>:(
:)
Eutidemo, la tassazione della ricchezza immobile è equa, e molto più equa della tassazione del reddito da lavoro, perché tende a ridurre il peso di quella che è una condizione di privilegio economico di coloro che posseggono immobili rispetto a coloro che non li posseggono, non credo ci siano le basi per una condanna morale.
Ti faccio un esempio per farti capire quanto il nostro sistema sia iniquo nei confronti della tassazione immobiliare ma non nel senso che dici tu.
Supponi di avere una famiglia che ha un reddito di mille Euro al mese e la proprietà della prima casa.
Supponi di averne un'altra che ha un reddito di mille500 al mese e ne paga 500 per l'affitto della prima casa.
La prima famiglia sta sicuramente meglio della seconda, ha lo stesso reddito disponibile ma in aggiunta la sicurezza della proprietà della casa, eppure per il nostro sistema fiscale la seconda famiglia paga più tasse perché il reddito autoconsumato della casa di proprietà non è imponibile.
In aggiunta la prima famiglia gode dell'esenzione IMU prima casa mentre la seconda paga un affitto che, in termini economici, deve compensare i costi di produzione di quel servizio tra i quali c'è anche l'IMU pagata sulla casa che ha in affitto.
Un saluto
Citazione di: Eutidemo il 28 Maggio 2020, 15:31:12 PM
Quanto al fatto che i valori catastali sono in parte ancora determinati dalla riforma del catasto che fece il Duce, questo è vero; però, in buona parte, molti di essi sono stati rivalutati anche ai giorni nostri, spesso, del tutto "a pera", tanto per consentire allo Stato, e, soprattutto, ai Comuni, di "battere cassa" (un po' come col VELOX).
>:(
Fino al 2012 all'Agenzia del territorio, prima di essere inglobata nell'AE, potevi incontrare ancora qualche DonQuixote che rispettando una certa deontologia professionale immaginava che il catasto avesse l'obbiettivo primario di rappresentare oggettivamente il patrimonio immobile italiano. Da quando la suddetta agenzia è stata fusa all'AE, puoi star certo, per mia esperienza è sistematico, che qualsiasi velleità deontologica si è andata a far benedire e l'obbiettivo è quello di far cassa. Una volta, richiedendo un rimborso, mi sono pure sentito rispondere "non siamo mica l'agenzia delle uscite".
Ciao Anthony :)
A mio avviso, considerare il possesso di immobili, di per sè, una una "condizione di privilegio economico", è mero disinformato "ciarpame":
- giuridico;
- logico;
- ideologico.
Ed infatti, tutto dipende da "come" si è pervenuti a diventare proprietari di immobili.
***
Ovviamente, non c'è dubbio alcuno che aver ereditato degli immobili costituisca una "condizione di privilegio economico" acquisito senza sforzo; così come costituisce indubbiamente una "condizione di privilegio economico" acquisito senza sforzo aver ereditato una azienda già avviata.
Ad esempio John Philip Jacob Elkann, erede degli Agnelli, si è senz'altro trovato in una "condizione di privilegio economico", avendo ereditato la FIAT; molto più di chi ha ereditato dal padre due o tre immobili.
***
Diversamente, chi, dopo anni di lavoro, è riuscito a raggranellare denaro sufficiente (al netto delle tasse pagate) per comprarsi due o tre immobili, invece di metterlo nelle grinfie di una Banca, non mi pare proprio che si trovi in una "condizione di privilegio economico"; allo stesso modo di chi, partendo dal niente, è riuscito a mettere su un'azienda di successo.
***
Sostenere che la tassazione della "ricchezza immobile" sia equa, e per giunta molto più equa della tassazione del reddito da lavoro e di impresa, è assolutamente FALSO; come ho ampiamente dimostrato:
- citando normative assurde (come quelle che pretendono di tassare redditi mai percepiti);
- facendo concreti esempi "ad hoc".
Ma se uno vuole ignorare, per partito preso, gli uni e gli altri, "contro la coccia" la ragion non vale!
:)
***
Quanto al tuo esempio, denota una assoluta "nescienza" della normativa fiscale; della qual cosa non te ne faccio certo una colpa, perchè, ovviamente, non sei tenuto a conoscerla.
***
Ed infatti asserire che la seconda famiglia "...paga un affitto che, in termini economici, deve compensare i costi di produzione di quel servizio tra i quali c'è anche l'IMU pagata sulla casa che ha in affitto", è del tutto falso.
Ed infatti:
- il soggetto obbligato a pagare l'IMU è il proprietario, e non l'inquilino;
- il soggetto obbligato a pagare l'IMU, che è il proprietario, non può trasferire in alcun modo (nè diretto nè indiretto) tale onere all'inquilino, poichè la "traslazione d'imposta" è vietata dalla legge.
***
Quanto alle due famiglie, più in generale, come ho detto sopra, occorre considerare le libere "scelte di vita" che esse hanno fatto.
***
Ed infatti, ma solo in minima parte, il tuo esempio potrebbe reggere nel caso che il proprietario della prima casa l'abbia ereditata, mentre il secondo non abbia ereditato niente.
Diversamente:
a)
La famiglia che ha un reddito di mille Euro al mese e la proprietà della prima casa, se non paga l'affitto, nella stragrande maggioranza dei casi deve però pagare un mutuo; che, spesso, è superiore all'affitto, e, comunque, comporta un'ipoteca sull'immobile che potrebbe in qualsiasi momento comportarne l'esproprio (come, in moltissimi casi, accadde nel 2008).
b)
La seconda famiglia, che ha un reddito di mille500 al mese e ne paga 500 per l'affitto della prima casa, guadagnando di più della prima, se avesse voluto la casa avrebbe potuto comprarsela anche lei, accollandosi un mutuo di 1000 euro; cioè, continuando pagare sempre 500 euro al mese, come prima (1000 - 500 = 500), ma diventando anch'essa proprietaria.
***
Quanto alla circostanza che per il nostro sistema fiscale la seconda famiglia paga più tasse perché il reddito autoconsumato della casa di proprietà non è imponibile, senza offesa, a me pare una colossale castroneria; sarebbe come dire che bisognerebbe tassare pure il "reddito figurativo" della lavatrice casalinga, perchè, chi la possiede, può rispamiare la spesa di una pubblica lavanderia, mentre invece, chi non ce l'ha, per farsi lavare la biancheria, è costretto ad recarvicisi e pagarla.
Non dico che non ci sia del "metodo" in tale "follia"; ma, per me, sempre una "follia" rimane.
***
Concludendo, in aderenza alle mie propensioni "giusnaturalistiche":
- ad alcuni aspetti del prelievo fiscale sugli immobili (ad es. l'IRPEF sui redditi effettivamente percepiti), mi piego consenziente;
- ad ad altri aspetti del prelievo fiscale sugli immobili (ad es. l'IRPEF sui redditi mai percepiti ed IMU in generale), mi piego controvoglia, soggiacendo alla mera forza, ma considerandolo un inaccetabile abuso.
Un saluto :)
Ciao Inverno :)
Anche a me risulta che, da quando la suddetta agenzia è stata fusa all'AE, qualsiasi velleità deontologica si è andata a far benedire e l'obbiettivo è principalmente quello di far cassa.
Però, secondo me, la legge 27 dicembre 2006, n.296, che aveva disposto la partecipazione dei Comuni al processo di determinazione degli estimi catastali, aveva già notevolmente aggravato la situazione; a causa della inesausta fame di entrate degli Enti Locali.
Un saluto! :)
Ciao Eutidemo, non voglio addentrarmi nella combutta ideologica, comunque mi stupisce la forza con la quale porti avanti certe tesi.
Statisticamente la proprietà immobiliare è nella gran parte ereditata, ma anche nel caso dell'acquisizione di ricchezza immobiliare per valorizzazione di immobili acquistati col lavoro questa si produce in maniera abbastanza indipendente dal merito e dall'impegno individuale. Il valore della rendita immobiliare, infatti, dipende dall'accessibilità di servizi, privati e pubblici, nell'area dove è situato l'immobile, accessibilità che è stata prodotta da altri e che il proprietario dell'immobile sfrutta facendosi pagare per l'affitto di un immobile ben posizionato in area urbana un affitto ben più alto di quello che avrebbe lo stesso immobile se fosse in un'area "abbandonata da Dio e dagli uomini". In soldoni se il 60/70 % dei patrimoni immobiliari è ereditato, anche il restante 30/40 % è comunque costituito in gran parte da valore che si è accumulato sull'immobile non per merito di chi l'aveva acquisito.
Riguardo poi all'esempio delle due famiglie che ti ho fatto la frase che tu mi hai segnato:
"...paga un affitto che, in termini economici, deve compensare i costi di produzione di quel servizio tra i quali c'è anche l'IMU pagata sulla casa che ha in affitto"Tale frase si fonda su ragionamenti economici e non giuridici.
In economia il prezzo ordinario di un servizio si spiega come somma dei costi necessari a produrlo e l'IMU è un costo per la produzione del servizio casa e quindi concorre alla determinazione finale del costo di quel servizio, cioè dell'affitto.
Comunque non c'è problema, conoscere l'economia non è mica obbligatorio.
Un saluto
Ciao Anthony.
In primo luogo chiedo venia per l'eccessiva foga con la quale porto avanti certe tesi; spero di non essere risultato scortese, ma, se così fosse stato, ti prego sinceramente di scusarmi.
***
Peraltro, benchè io sia perfettamente convinto della fondatezza razionale delle mie argomentazioni, non posso negare che, visto che l'altroieri ho dovuto pagare circa 5.000 euro di primo acconto IMU, forse sono stato un tantino accecato dall'ira; e, questo, anche considerando che, a causa del COVID, di sei affitti, negli ultimi tre mesi, ne ho percepito soltanto uno.
>:(
***
Non ho idea se sia vero che, statisticamente la proprietà immobiliare è nella gran parte ereditata; ma, se così fosse, vorrei vedere tali statistiche.
***
Quanto al fatto che, nel caso dell'acquisizione di ricchezza immobiliare per valorizzazione di immobili acquistati col lavoro questa si produce in maniera abbastanza indipendente dal merito e dall'impegno individuale, invece, la cosa non mi risulta affatto; ed infatti, di tutti gli interventi di miglioria dovuti al mio impegno economico individuale, non ho avuto alcun ristoro da parte del Comune, ed uno molto parziale da parte dello Stato (scaglionato in dieci anni sotto forma di detrazione fiscale).
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So benissimo che il "pretesto" per la tassazione ("anche") delle "rendite catastali", che io chiamo "rendite pretestuali" è scaltramente imputata alla "accessibilità ai servizi, privati e pubblici, nell'area dove sono situati gli immobili"; ma, si tratta, appunto, di meri arbitrari "pretesti", come quelli del famoso lupo di Fedro.
"Superior stabat lupus, longeque inferior agnus!"
;)
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Ed infatti è indubbiamente vero che il valore dell'immobile dipende "anche" dall'accessibilità ai servizi, privati e pubblici, nell'area dove esso è situato; ma, almeno per alcuni immobili (tra i quali i miei), per ripagare tali benefici si devono spesso già corrispondere numerosi "contributi consortili obbligatori" di varia natura.
Senza considerare, poi, che, nelle bollette di utenza dei servizi, privati e pubblici, di cui parli, oltre alla "quota consumo", è pressochè sempre prevista una quota in conto capitale per la semplice esistenza, miglioria e manutenzione degli impianti necessari per l'erogazione dei servizi stessi in un determinato comparto territoriale.
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Quanto al fatto che il proprietario dell'immobile sfrutta l'accessibilità che è stata prodotta da altri, facendosi pagare per l'affitto di un immobile ben posizionato in area urbana un affitto ben più alto di quello che avrebbe lo stesso immobile se fosse in un'area "abbandonata da Dio e dagli uomini", mi sembra un ragionamento "facie caprina hircique pedibus instructum".
Ed infatti, per comprare quell'immobile, da affittare ad altri, anche il proprietario ha dovuto a suo tempo pagare un prezzo d'acquisto ben più alto di quello che avrebbe dovuto corrispondere se lo stesso immobile si fosse trovato in un'area "abbandonata da Dio e dagli uomini"; per cui mi sembra perfettamente lecito che, una volta acquistatolo a caro prezzo col sudore della sua fronte, poi possa e debba trarne frutti locativi corrispondenti al maggior prezzo da lui pagato.
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Quanto al fatto che il 30/40 % del valore di un immobile è costituito in gran parte dal valore che si è accumulato sull'immobile non per merito di chi l'aveva acquisito, questo è vero solo nello specifico caso di chi acquista un immobile, come dici tu, in un'area "abbandonata da Dio e dagli uomini", e poi, pagando una mazzetta all'assessore all'urbanistica, se la fa urbanizzare; in questo specifico caso di "speculazione edilizia" , non c'è dubbio alcuno che tu abbia perfettamente ragione!
Ma, nella stragrande maggioranza dei casi, l'acquirente, nel comprare un immobile, paga un prezzo corrispondente al valore di mercato che si è accumulato sull'immobile in quel momento; per cui non si avvantaggia di niente, e, anzi, in caso di incuria del Comune e dello Stato, il valore può anche diminuire.
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Al riguardo, non posso non farti un caso specifico, perchè mi viene troppo "a fagiolo"; si tratta di un esempio reale (e personale), che ti assicuro essere assolutamente corrispondente al vero.
Anni fa acquistai un locale negozio in una certa località dell'Adriatico, ad un prezzo, diciamo, di 300.000 euro, ed affittato a 500 euro mensili; e, per qualche anno, filò tutto liscio.
Però nel corso del primo decennio del corrente secolo, la zona divenne terreno di scontro di bande rivali della criminalità organizzata (Sacra Corona Unita, e una "famiglia" ROM famosa da quelle parti); la situazione divenne talmente critica, che il mio inquilino, un barista, dovette assumere addirittura un "buttafuori", per cui gli ridussi l'affitto.
Hai capito bene: un buttafuori in un bar!!!
Alla fine, però, dopo che il buttafuori finì all'ospedale con le gambe spezzate, il barista chiuse bottega e mi restituì le chiavi: nell'anno di grazia 2012.
Da otto anni quel locale è sfitto, perchè nessuno è così insensato da prenderselo in locazione; per cui l'ho messo in vendita a 250.000 euro, poi a 200.000, adesso a 150.000, ma nessuno se lo compra.
Tuttavia, da otto anni, su quell'immobile, io pago circa 1.000 euro e rotti di IMU a fondo perduto; e, questo, come dici tu, per ripagare lo Stato ed il Comune del loro completo disinteresse della zona (tra l'altro sempre più spesso in crisi idrica ed igienica).
Anzi, nel 2015, la rendita catastale mi è stata persino rivalutata!
Posso esse npo' ncazzato, quando sento fa' certi discorsi?
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Per concludere, e saltando di palo in frasca, non occorre certo essere un economista per capire che il prezzo ordinario di un servizio si spiega come la somma dei costi necessari a produrlo; però tu dimentichi che tale somma deve essere poi maggiorata dell'utile dell'imprenditore che eroga il servizio, altrimenti quest'ultimo lavorerebbe solo per la gloria!
A parte, questo, comunque, tu dimentichi due aspetti:
a)
L'IMU non è affatto "un costo per la produzione del servizio casa", perchè non è economicamente inerente alla produzione dei relativi ricavi, ma è solo un pretestuoso balzello sulla proprietà del cespite, che prescinde dalla produzione di qualsiasi reddito;
b)
Se effettivamente l'IMU fosse "un costo per la produzione del servizio casa", essendo economicamente inerente alla produzione dei relativi ricavi, esso dovrebbe essere scomputabile ai fini IRPEF, sotto forma di:
- spesa analitica dal singolo reddito;
- onere deducibile dal reddito complessivo;
- onere trasformato in detrazione d'imposta.
Ma questo non è previsto!
***
Scusami per la veemenza; un saluto! ;)
Per pagare i servizi pubblici di allaccio etc esistono già gli oneri di urbanizzazione che sono effettivamente preposti a questo. Che poi un immobile sia tassato in base alla propria posizione, dimenticata da Dio, o in mezzo all'urbe, è una corbelleria. Al limite la classe catastale può essere determinata da questi fattori estrinsechi, la categoria catastale che determina il grosso della rendita è scelta in base a caratteristiche intriseche al fabbricato, la differenza tra una villa e una casa popolare non è la sua posizione centrale o defilata.. Ed infatti posseggo un rifugio di 4 vani senza elettricità, acqua potabile, e strada carrabile che lo raggiunga, con una rendita di 350€ (!!!), [e l'AE si è rifiutata di declassarlo]se la teoria dei "servizi" fosse corretta potrei scrivere al comune e dirgli che non pago, ma l'unico modo per non pagare è far si che il fabbricato sia collabente o diruto, perciò è l'abitabilità del fabbricato a essere il principio della sua reddittività. In generale dico, mi possono anche andare bene i principi "ufficiosi" secondo cui questa tassa è imposta, a patto che la prassi dell'imposizione li segua, cosa che non mi pare. Le rivalutazioni della classe senza sopralluogo\controparte tecnica sono tristi metodi per far cassa.
Ciao Inverno. :)
Condivido pressochè tutte le tue considerazioni.
In ogni caso, se l'AE si rifiuta di declassare il tuo immobile, più che "non pagare" (ed essere poi perseguitato per sempre dalle cartelle esattoriali) secondo me dovresti ricorrere presso la competente Commissione Tributaria Provinciale, ai sensi del Decreto Legislativo n. 546 del 31 dicembre 1992, allegando al ricorso una perizia tecnica (possibilmente "giurata").
Anzi, al tuo posto, per prima cosa farei eseguire una perizia tecnica da un geometra o da un architetto; e presenterei ricorso solo successivamente , qualora, effettivamente, da tale perizia dovesse risultare che la rendita catastale attribuita è effettivamente eccessiva (secondo i criteri dell'estimo catastale).
Perchè, se così non fosse, almeno pagheresti un solo professionista (geometra) invece che due (geometra ed avvocato); il quale ultimo, però, davanti alle Commissioni Tributarie non sempre e necessario!
Un saluto! ;)
Tranquillo, Eutidemo, non sei stato scortese, io notavo simpaticamente la veemenza che avevi.
Comunque la rigidità delle rendite catastali se c'è a scendere, c'è anche a salire, non hai idea di quanti immobili hanno rendite molto più basse del loro effettivo valore, per questo parlavo del problema della riforma del catasto che Renzi voleva anche iniziare ma poi si bloccò perché le pressioni degli immobiliaristi sono forti.
Comunque non entro nei casi particolari anche se anch'io ho esperienza delle difficoltà che riguardano la gestione di immobili per darli in affitto, i paradossi dell'Italia sono tanti.
Il punto è che se un immobile al centro di Roma vale 10.000 Euro al Mq non è certo per le migliorie apportate dal proprietario, ma perché a 300 metri c'è un Ministero, una grande sede bancaria, una sede Universitaria, un Policlinico.
Tutte queste dotazioni di servizi ci sono perché lo stato le paga o crea le condizioni perché siano lì (Perché la grande sede bancaria sta a Roma perché li ci sono le strutture pubbliche che gli servono.)
Ora permetti che se lo stato, spendendo soldi dei cittadini, ha incrementato il valore dell'immobile privato a Roma, recuperi un po' di quei soldi spesi tassando quell'immobile in maniera adeguata.
Un saluto.
Ciao Anthony. :)
Non c'è dubbio alcuno che molti immobili abbiano attribuito ancora il vecchio "valore catastale", che è molto più basso dell'attuale "valore commerciale"; per lo più, per giunta, si tratta proprio degli immobili di maggior pregio, che si trovano al centro della città, perchè, appunto, sono i più "vecchi".
Quelli di più recente costruzione "periferica", invece, essendo più "nuovi", in genere si vedono attribuito "ex novo" un "valore catastale" relativamente più elevato, anche essendo, in genere, di minor pregio commerciale; il che, indubbiamente, costituisce una iniqua sperequazione tra i proprietari di immobili.
Quanto a questo, sono perfettamente d'accordo con te; nè mai ho sostenuto il contrario, trattandosi di una realtà di fatto!
:)
***
Ma il punto è un altro!
Ed infatti, secondo me, è iniquo il sistema di tassazione immobiliare nel suo complesso, a prescindere dalla sperequazione tra proprietari di immobili in base alla loro ubicazione.
A mio avviso, invero, costituisce un inverecondo e vergognoso "obbrobrio" tassare:
- sia "il reddito effettivo" dei fabbricati affittati, ai fini IRPEF (il che mi pare giusto);
- sia, duplicatoriamente, anche la loro"rendita figurativa" ai fini IMU (il che mi pare assolutamente ingiustificato e vessatorio).
O l'uno o l'altro!
>:(
***
Ed infatti, un tempo, "il reddito effettivo" degli "immobili" (agricoli ed urbani) non veniva tassato affatto; in quanto, in loro luogo veniva tassata SOLTANTO la loro ipotetica "rendita catastale".
Successivamente, ai fini IRPEF:
- mentre il reddito dei terreni continua, sino ad oggi, ad essere tassato nella sua sola misura catastale -ridicolmente esigua-, a prescindere dal reddito effettivo che il proprietario ne ritrae (salvo attività di impresa, come è ovvio);
- diversamente il reddito dei fabbricati viene tassato nella sua misura effettiva, qualora essi siano stati dati in locazione.
Ed infatti, i canoni effettivamente percepiti dal locatore di terreni agricoli non costituiscono reddito imponibile, per cui non devono essere indicati nella dichiarazione; deve, invece, essere dichiarato soltanto il "reddito dominicale", nella sua ridicola misura catastale di pochi euro (Ordinanza della Corte di Cassazionen. 25927 del 31 ottobre 2017).
***
Il che:
- di per sè, è già abbastanza "sperequativo":
- ma diviene davvero "arbitrario" quando, oltre alla tassazione del "reddito effettivo" dei fabbricati ai fini IRPEF, si pretende di tassare anche la loro"rendita figurativa" ai fini IMU.
>:( >:( >:(
***
Un saluto. :)
Ciao Eutidemo, vedo che su qualcosa siamo d'accordo, la sperequazione tra immobili di pregio e immobili ordinari, oltre che dalla limitata rivalutazione delle rendite, è determinata anche da due altri criteri cioè la detrazione dei costi di manutenzione in maniera proporzionale al reddito, e l'esenzione IMU per la prima casa.
Se tu confronti un immobile ordinario, del valore diciamo di mille Euro al metro quadro, con il solito immobile al centro di Roma, del valore di 10mila Euro al mq, ti accorgi che i costi ordinari di manutenzione non sono poi così differenti, diciamo che l'immobile a Roma costa il doppio di quello ordinario, ma gode di una detraibilità 10 volte superiore (Perché si presume che il reddito annuo sia 10 volte superiore).
Anche l'esenzione IMU prima casa, tanto sbandierata da Berlusconi, da l'opportunità a coloro che hanno l'opportunità di vivere in case di alto livello di godere di un'esenzione più alta di quella goduta in case ordinarie.
Sulla questione dei redditi agricoli non sapevo, comunque è difficile che un terreno agricolo venga affittato a prezzi alti ed inoltre la quasi totalità dei terreni agricoli si ritrovano con valori catastali più alti dell'effettivo valore. Tenuto conto poi del valore ambientale dell'attività agricola, rispetto al danno ambientale che i fabbricati producono, si tratta di trattamenti equi.
Non so se conosci la storia di quel contadino che aveva il suo piccolo podere lungo il viale che a Tokyo porta verso la residenza dell'Imperatore. Tutta quella zona, che in precedenza era appunto inedificabile per rispetto all'imperatore, venne resa edificabile, e partì la più grande speculazione immobiliare del Giappone, tutti i suoi confinanti vendettero a prezzi folli il loro podere dove nascevano grattacieli a gogo, rimase solo lui, testardo, a coltivare frutta e verdura e a venderla nella bottega che affacciava sul viale, e a rifiutare tutte le e offerte che riceveva.
Citazione di: Eutidemo il 30 Maggio 2020, 12:07:14 PM
Ciao Inverno. :)
Condivido pressochè tutte le tue considerazioni.
In ogni caso, se l'AE si rifiuta di declassare il tuo immobile, più che "non pagare" (ed essere poi perseguitato per sempre dalle cartelle esattoriali) secondo me dovresti ricorrere presso la competente Commissione Tributaria Provinciale, ai sensi del Decreto Legislativo n. 546 del 31 dicembre 1992, allegando al ricorso una perizia tecnica (possibilmente "giurata").
Anzi, al tuo posto, per prima cosa farei eseguire una perizia tecnica da un geometra o da un architetto; e presenterei ricorso solo successivamente , qualora, effettivamente, da tale perizia dovesse risultare che la rendita catastale attribuita è effettivamente eccessiva (secondo i criteri dell'estimo catastale).
Perchè, se così non fosse, almeno pagheresti un solo professionista (geometra) invece che due (geometra ed avvocato); il quale ultimo, però, davanti alle Commissioni Tributarie non sempre e necessario!
Un saluto! ;)
Purtroppo o per fortuna sono già io un tecnico, sebbene ormai ritirato a miglior vita, ma eviterò di rivolgermi ad un avvocato (dalle mie parti si diceva che quando l'hai chiamato hai già perso) o alla commissione. Penso che in questi casi la soluzione migliore sia effettuare una variazione che infici la rendita (es. frazionamento) in modo tale da ricalcolare tutto da capo, le rivalutazioni "a se stanti" finiscono nelle pastoie. Appunto avendo una quindicina di anni di esperienza nella professione avrei altri rilievi da fare sulla questione particolare, ma non volendo deviare il tuo topic dalla questione di principio che poni, ti propongo la visione del grande fondatore (A. Smith) esso infatti [ma non vorrei sbagliare] considerava le abitazioni come beni di consumo non capaci di generare reddito, mentre negozi e botteghe nella parte di capitale fisso capace di generare reddito. Personalmente penso che l'esenzione sulla prima casa rispetti questo principio, e considerato quanto è facile "sparpagliare" i membri familiari per goderne "diffusamente" penso che la "consumazione" delle abitazioni sia sufficiente tutelata (seppur tramite una pratica al limite legale) e altresì che tassare immobili sfitti sia un incentivo a rimetterli sul mercato.
Ciao Anthony :)
Premesso che, per gli svariati motivi da me precedentemente esposti, io ritengo iniquo il sistema di tassazione immobiliare "nel suo complesso" (a prescindere dalla sperequazione tra proprietari di immobili in base alla loro ubicazione), confermo di essere pienamente d'accordo con te sulla sperequazione tra gli immobili di pregio e gli immobili ordinari; fermo restando che, oltre ad altre ingiuste diseguaglianze di trattamento tra gli stessi proprietari immobiliari ( ad es., anche tra quelli di civili abitazioni e quelli di negozi), tutti quanti, chi più chi meno, vengono tassati in modo particolormente "vessatorio" dal Fisco.
***
Quanto alla "deduzione dei costi di manutenzione" in maniera "proporzionale al reddito", per legge:
- la "deduzione" degli effettivi costi di manutenzione non è consentita per nessun tipo di reddito immobiliare;
- per tutti è invece consentita una ridicola "deduzione" forfetaria del 5% (così ormai ridotta dall'originario 25% e poi 15%).
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A tale riguardo, tu dici che: "... se confronti un immobile ordinario, del valore diciamo di mille Euro al metro quadro, con il solito immobile al centro di Roma, del valore di 10mila Euro al mq, ti accorgi che i costi ordinari di manutenzione non sono poi così differenti, diciamo che l'immobile a Roma costa il doppio di quello ordinario, ma gode di una detraibilità 10 volte superiore (perché si presume che il reddito annuo sia 10 volte superiore)."
Su tale aspetto, a dire il vero, non avevo mai riflettuto!
Il tuo ragionamento, a livello logico, a me sembra abbastanza sensato; però non ho le competenze tecniche necessarie per dire se sia vero o meno.
Bisognerebbe sentire il parere di un architetto, di un ingegnere o di un geometra al riguardo; sempre che ne ci sia qualcuno iscritto a questo FORUM.
***
Però, come ho detto sopra, si tratterebbe pur sempre di diseguaglianze di trattamento tra diverse tipologie di proprietari immobiliari; mentre il fine del mio TOPIC è quello di dimostrare che "tutti quanti i proprietari immobiliari", chi più chi meno, vengono complessivamente tassati in modo particolormente "vessatorio" dal Fisco.
***
Quanto all'esenzione IMU per prima casa, tanto sbandierata da Berlusconi, tu giustamente osservi che essa dà l'opportunità a coloro che vivono in case di più alto livello di godere di un'esenzione più alta di quella goduta in case ordinarie o povere; questo è indubbiamente vero, per cui io ho sempre pensato che, invece dell'esonero totale, sarebbe stato più giusto concedere un "abbattimento alla base" identico per tutte le prima case (cioè fino ad un certo "valore catastale"), nel qual caso l'agevolazione sarebbe stata identica per tutti.
Però, come ho detto sopra, si tratterebbe pur sempre di diseguaglianze di trattamento tra diverse tipologie di proprietari immobiliari; mentre il fine del mio TOPIC era precipuamente quello di dimostrare che tutti quanti i proprietari immobiliari, chi più chi meno, vengono complessivamente tassati in modo particolormente "vessatorio" da Fisco.
***
Quanto ai redditi "agrari", e, in particolare quelli "dominicali", quale che sia il reddito effettivo che se ne trae, la quasi totalità dei terreni agricoli si trovano attribuiti valori catastali assolutamente "irrisori"; questo te lo posso garantire, e, comunque, in genere sono almeno 50/100 volte inferiori a quelli effettivi (se ce ne sono).
***
Circa, infine, il valore ambientale dell'attività agricola, rispetto al danno ambientale che i fabbricati urbani producono, sarà sicuramente vero; ma non possiamo mica tornare tutti a zappare la terra, nè impiantare catene di produzione industriale tra le zolle!
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Un saluto! :)
Ciao Inverno. :)
Come ti avevo scritto, di fronte alle Commissioni Tributarie non sempre è necessario avvalersi di un avvocato; anzi, nel tuo caso, lo sconsiglierei decisamente.
Ed infatti, alla difesa tecnica di fronte alle Commissioni Tributarie, sono abilitati anche gli ingegneri, gli architetti, i geometri, i periti industriali, i dottori agronomi e forestali, gli agrotecnici, i periti agrari, ecc. che risultino iscritti all'albo di pertinenza; quindi potrebbe darsi che tu possa difenderti anche da solo.
Per quanto concerne la tua idea di effettuare una variazione che infici la rendita (es. frazionamento) in modo tale da ricalcolare tutto da capo, mi sembra ottima; soprattutto se realizzata da uno che se ne intende, come mi pare che tu sia.
Un saluto :)
Sono d' accordo con Eutidemo, sulla parte agricola del suo excursus sulla tassazione immobiliare. E aggiungo che non è solo fondamentalmente iniquo non tassare le rendite da locazione di terreni agricoli, ma anche tassare i redditi dei coltivatori diretti secondo la stessa misura, fatta salva, come dice ottimamente Eutidemo "l' attività di impresa", che comunque non coinvolge il coltivatore diretto.La tassazione attuale sull'agricoltura alimenta da anni la diceria che l'agricoltore non paga tasse e in buona parte è vero. Poi, da addetto ai lavori, posso solo dire che se i coltivatori diretti dovessero pagar tasse secondo il reddito reale che percepiscono dalla terra, probabilmente chiuderebbero quasi tutti. E il motivo è che l'agricoltore per lo più non tiene conto di quelle voci che normalmente compongono un bilancio, quali ammortamenti delle attrezzature e degli impianti. Se lo facesse, con i prezzi correnti che il mercato pratica per le produzioni "commodities" agricole, ma anche per alcune cosiddette produzioni di pregio (ortofrutta), nemmeno gli aiuti a sostegno al reddito basterebbero a nascondere il passivo che di fatto si produce in campagna. Questo, almeno dagli anni 90 ad oggi. Io sostengo da un bel po' che gli agricoltori sono ormai gli unici imprenditori e produttori che sono disposti a continuare a rimetterci, senza chiudere come fa qualsiasi altro operatore economico. E questo solo perchè, di fatto, la maggioranza non fa i suoi conti bene.
Citazione di: sapa il 31 Maggio 2020, 11:39:46 AM
Sono d' accordo con Eutidemo, sulla parte agricola del suo excursus sulla tassazione immobiliare. E aggiungo che non è solo fondamentalmente iniquo non tassare le rendite da locazione di terreni agricoli, ma anche tassare i redditi dei coltivatori diretti secondo la stessa misura, fatta salva, come dice ottimamente Eutidemo "l' attività di impresa", che comunque non coinvolge il coltivatore diretto.La tassazione attuale sull'agricoltura alimenta da anni la diceria che l'agricoltore non paga tasse e in buona parte è vero. Poi, da addetto ai lavori, posso solo dire che se i coltivatori diretti dovessero pagar tasse secondo il reddito reale che percepiscono dalla terra, probabilmente chiuderebbero quasi tutti. E il motivo è che l'agricoltore per lo più non tiene conto di quelle voci che normalmente compongono un bilancio, quali ammortamenti delle attrezzature e degli impianti. Se lo facesse, con i prezzi correnti che il mercato pratica per le produzioni "commodities" agricole, ma anche per alcune cosiddette produzioni di pregio (ortofrutta), nemmeno gli aiuti a sostegno al reddito basterebbero a nascondere il passivo che di fatto si produce in campagna. Questo, almeno dagli anni 90 ad oggi. Io sostengo da un bel po' che gli agricoltori sono ormai gli unici imprenditori e produttori che sono disposti a continuare a rimetterci, senza chiudere come fa qualsiasi altro operatore economico. E questo solo perchè, di fatto, la maggioranza non fa i suoi conti bene.
Tutto vero, almeno a quanto mi risulta.Ad ogni modo, ci sono "coltivatori diretti" e "coltivatori diretti"; e non tutti corrispondono all'idea che noi tutti abbiamo del contadino.Ad esempio il Duca Giulio Grazioli, proprietario di casa di Silvio Berlusconi, risulta essere, appunto, un "coltivatore diretto"; non so se lo sia ancora, ma almeno fino a qualche anno fa, sicuramente lo era. :)
Citazione di: Eutidemo il 31 Maggio 2020, 13:52:01 PM
Citazione di: sapa il 31 Maggio 2020, 11:39:46 AM
Sono d' accordo con Eutidemo, sulla parte agricola del suo excursus sulla tassazione immobiliare. E aggiungo che non è solo fondamentalmente iniquo non tassare le rendite da locazione di terreni agricoli, ma anche tassare i redditi dei coltivatori diretti secondo la stessa misura, fatta salva, come dice ottimamente Eutidemo "l' attività di impresa", che comunque non coinvolge il coltivatore diretto.La tassazione attuale sull'agricoltura alimenta da anni la diceria che l'agricoltore non paga tasse e in buona parte è vero. Poi, da addetto ai lavori, posso solo dire che se i coltivatori diretti dovessero pagar tasse secondo il reddito reale che percepiscono dalla terra, probabilmente chiuderebbero quasi tutti. E il motivo è che l'agricoltore per lo più non tiene conto di quelle voci che normalmente compongono un bilancio, quali ammortamenti delle attrezzature e degli impianti. Se lo facesse, con i prezzi correnti che il mercato pratica per le produzioni "commodities" agricole, ma anche per alcune cosiddette produzioni di pregio (ortofrutta), nemmeno gli aiuti a sostegno al reddito basterebbero a nascondere il passivo che di fatto si produce in campagna. Questo, almeno dagli anni 90 ad oggi. Io sostengo da un bel po' che gli agricoltori sono ormai gli unici imprenditori e produttori che sono disposti a continuare a rimetterci, senza chiudere come fa qualsiasi altro operatore economico. E questo solo perchè, di fatto, la maggioranza non fa i suoi conti bene.
Tutto vero, almeno a quanto mi risulta.
Ad ogni modo, ci sono "coltivatori diretti" e "coltivatori diretti"; e non tutti corrispondono all'idea che noi tutti abbiamo del contadino.
Ad esempio il Duca Giulio Grazioli, proprietario di casa di Silvio Berlusconi, risulta essere, appunto, un "coltivatore diretto"; non so se lo sia ancora, ma almeno fino a qualche anno fa, sicuramente lo era. :)
Bè, questo perchè in Italia, ancor oggi, si può diventare coltivatori diretti per caratteristiche e meriti o per "diritto divino".
Salve. Non vorrei essere volgare od impertinente ma secondo me la categoria dei "coltivatori di retti" (magari per usi fiscali) con il passare del tempo diventa sempre più aggressiva e comunque - sicuramente - sta diventando sia più numerosa che più produttiva della categoria dei "coltivatori diretti". Saluti