L'autorità si fonda sulla verità.
L'autorevolezza deriva dalla verità che viene espressa.
Tant'è vero che una autorità messa in discussione non è più autorità.
L'autorità deve infatti necessariamente essere percepita come animata dalla verità.
Diverso è l'autoritarismo, che viceversa esprime una violenza sulla verità.
L'attuale momento è caratterizzato da una diffusa carenza di autorità. Pressoché nessuno pare ormai degno di essere considerato autorevole.
Secondo me soprattutto a causa del cinismo dilagante. Alimentato da un verso dalla diffusa scarsa capacità critica, e dall'altro dagli dei che sono fuggiti e ormai ben lontani.
Ma poiché l'uomo è animale sociale, difficilmente riesce a vivere senza una guida. Cade così nel desiderare un autoritarismo, nella speranza fallace che si tratti comunque di verità.
Finendo magari per apprezzare un Putin o persino Hamas!
Le pecore sonnambule, perso il pastore si affidano al lupo.
Sicuro bobmax che l'autorevolezza possa fondarsi sulla verità?
E verità in che senso?
Il potere é fondato su strutture simboliche e non ha supporti reali. Chi ha potere normalmente é più o meno uguale a chi subisce questo potere, cosa potrà trattenere quest'ultimo dal dire: "perché devi essere tu a comandare e non io?"
Certo c'é la questione della competenza ed intelligenza, ma se chi subisce il potere non é competente né intelligente come fa a capire che l'altro é competente ed intelligente.
In realtà alla base del potere c'é sempre l'accettazione dello stesso da parte di chi lo subisce, perché crede che l'altro debba avere potere per una presunta competenza, intelligenza, o per ragioni di sangue o di volontà divina.
Questa legge vale anche per chi é autoritario, chi é autoritario può intimidire perché ha un certo numero di uomini fidati che agiscono, ma questi uomini fidati devono accettare di prendere ordini dal capo che, nei loro confronti, é autorevole.
Il potere non esiste in natura, é sempre e comunque apparenza comunicativa che può essere più o meno funzionale al benessere collettivo, ma comunque non potrà mai essere "vero".
Naturalmente chi ha potere può dire più o meno la verità ai suoi sottoposti.
La verità può avere effetto sul potere detenuto ma le cose non sono così categoriche.
Credo che la gran parte dei sudditi di Putin abbiano coscienza di tutte le menzogne del suo regime, ciononostante lo accettano con una certa convinzione.
Vi sono poi verità che possono essere dannose per uomini di potere. I populisti normalmente vanno al governo raccontando tante frottole, guardiamo ad esempio alla meloni che andando al governo ha tranciato di netto con tutte le frottole raccontate per anni e adesso cerca di governare in maniera assennata dimenticandosi quello che ha detto per anni.
Citazione di: anthonyi il 03 Gennaio 2024, 12:13:53 PMSicuro bobmax che l'autorevolezza possa fondarsi sulla verità?
E verità in che senso?
Il potere é fondato su strutture simboliche e non ha supporti reali. Chi ha potere normalmente é più o meno uguale a chi subisce questo potere, cosa potrà trattenere quest'ultimo dal dire: "perché devi essere tu a comandare e non io?"
Certo c'é la questione della competenza ed intelligenza, ma se chi subisce il potere non é competente né intelligente come fa a capire che l'altro é competente ed intelligente.
In realtà alla base del potere c'é sempre l'accettazione dello stesso da parte di chi lo subisce, perché crede che l'altro debba avere potere per una presunta competenza, intelligenza, o per ragioni di sangue o di volontà divina..
Certamente, la verità è sempre una presunta verità. Non può essere altrimenti.
Perché noi non possediamo la Verità.
Ma affinché vi sia autorevolezza, lì vi deve pure essere "verità".
E finché rimane verità vi è autorevolezza.
Questo "vero" necessita di un mio convincimento. Un convincimento che potrà un domani rivelarsi fallace.
Ma pure mantenersi vero.
E finché è vero, e potrà esserlo per sempre, ecco l'autorità!
Il problema è che oramai il vero e il falso pari sono.
Non importa più il vero.
E così, non vi è neppure autorevolezza...
La verità è che tutti gli uomini nascono nello stesso modo. Quando questa veridica uguaglianza biologica avrà una corrispondenza sociale si potrà iniziare a ragionare di autorità autorevoli incoronate dal consenso.
Prima di allora esisteranno solo autorità autoritarie, armate in difesa dei loro privilegi, in rotta di collisione con gli esclusi, senza tregua.
Bisogna distinguere tra la meccanica terrestre e la libertà individuale.
La meccanica terrestre è probabilistica,casuale,caotica, MA apparentemente ordinata .
L'individuo può averne bisogno o meno, comunque si confronta con essa e ne tiene conto proprio per esserne un fruitore libero e un libero fruitore.
Autorità, non autorità, anti autorità...lasciano il tempo che trovano perché la meccanica terrestre se ne f.... in ogni modo.
In altre parole, la meccanica terrestre va per conto suo ed è per questo che il pianeta è ancora intero.
Mi viene in mente un disegno con una barca che procede su un lago tenuta in equilibrio da due persone che sporgono dal lato destro e da quello sinistro per tenerla in equilibrio.
Il fatto è che le due persone non servirebbero perché mantengono l'equilibrio dello status stesso della barca .
In altre parole non servono a un c.....o.
Voi li potete vestire da autorità militari, politiche, religiose, scientifiche...ecc....così capite cosa intendo.
La barca è la meccanica terrestre,loro sono i leader,le autorità, le autorevolezze ecc...
La barca basta a se stessa, ha tutto quello che le serve per stare in equilibrio e navigare,acqua , vele,vento ...
Ma loro pensano o fanno finta di pensare che non sia così.
Quindi si mettono in una posizione tale da confermare il fatto che la barca ce la fa da sola MA,nel contempo, si comportano come se fossero loro a tenerla in equilibrio e così via.
Inoltre, quando gli fa comodo, si agitano quel tanto che basta e poi.... :)
Una recita secolare,un copione millenario ,intanto che la gente, la meccanica umana terrestre,suda,lavora,soffre,
gode quel tanto che può,ecc...
Questa è la terra, il perchè sia così non è dato sapere VERAMENTE in modo tale che ognuno ipotizzi,dica,scriva e agisca.
E, intanto,le autoritá di cui parliamo fanno quello che ho detto.
A differenza dei formicai, degli alveari,delle colonie di virus e batteri...le autorità non sono veramente dentro la meccanica perché sanno bene la sua "natura".
Ci lasciano dentro la stragrande maggioranza degli esseri umani e loro si situano in un'area protetta e sicura dove possono fare il gioco che vi ho descritto.
Tanto sanno bene come stanno le cose quindi....
Se la gente se ne rendesse conto veramente farebbe piazza pulita e tabula rasa, come cercò di fare Lenin con il sistema dei soviet .
Come cercò di fare la Comune di Parigi e molti altri nel corso della storia e come dovremmo fare noi sempre che ne abbiamo il coraggio e la determinazione.
Credo che, se il ''mondo in cui viviamo'' non sia la realtà, ma un interfaccia con la realtà, allora viviamo ''di fatto'' in esso, e a tutti gli effetti, solo credendolo vero.
Perciò ritengo che più che la verità, sia fondamentale la capacità di credere, senza la quale ''non avremmo'' letteralmente ''un mondo in cui vivere''.
Per questo, cercando di configurarmi il nichilismo, perchè in effetti ho difficolta a immaginare cosa sia, esso è quando questa capacità di credere non riesce, o smette di riuscire a configurare un mondo in cui vivere.
La verità è bella finché dura, ma siccome non dura in eterno, riesco a immaginare il nichilismo solo come una necessaria fase di transizione fra un mondo e un altro, verso il quale, il mondo nuovo, è banale provare avversione, dato che nel nuovo mondo che nasce noi non ci saremo.
Quindi l'avversione al nichilismo nasce secondo me come incapacità di spostare se stessi del centro dell'attenzione.
Il paradosso è che noi non siamo centralità, ma non possiamo altro che immaginarci come tali, perchè più che un errore di prospettiva ciò è una necessità vitale.
Quindi credo che anche quando ci sforziamo di decentralizzarci, credendo di esserci riusciti ( la terra non è più al centro etc..., etc...), siamo traslati solo ad altro centro al momento ignoto, e quindi potenzialmente vero, in quanto non contraddicibile di fatto. E' vero ciò che non si può contraddire...finchè non ci si riesce.
Andare alla scoperta di questi nuovi centri, se in ciò si prova diletto, è certamente qualcosa di potenzialmente destabilizzante...una tendenza nichilistica appunto. Perchè spostarsi da un posto confortevole per andare alla ricerca di posti nuovi per il solo diletto di farlo?
Immagino che ciò sia nella nostra natura e siccome personalmente questo diletto provo, le fasi nichilistiche le trovo molto eccitanti, pur con tutti i rischi che sò di correre, come inquisizioni varie, perchè questi fasi mettondo alla frusta la nostra umanità, e ponendo su essa i riflettori, ci fanno sentire pienamente umani, cioè meno automi, nel senso in cui automi in parte lo siamo, perchè è nel momento di transizione da ciò che siamo ciò che saremo che possiamo pienamente osservare ciò che siamo.
Verrà anche il tempo allora in cui si instaurerà una autorità non autoritaria che si ponga a governo del nuovo mondo che verrà, ma sarebbe un peccato non godere di una fase di transizione per arrivarci in cui tutti siamo potenzialmente autorità.
Non ritengo inoltre che una fase sia superiore all'altra, per cui io proverei a godermele umanamente tutte.
Cioè proverei a godermi l'essere uomo in tutte le sue fasi, perchè perdersi una fase è come essere un uomo a metà.
Cero ciò comporta uno sdoppiamento non facile da gestire, ma d'altronde, allora, cosa si è filosofi a fare?
Secondo me, iano, la tua é una visione abbastanza idealistica del nichilismo.
Il nichilismo é distruzione del senso, perdita di fiducia non tanto nel futuro, quanto in quello che puoi fare.
Il nichilismo non gestisce il passaggio da una realtà all'altra, semplicemente favorisce il decadimento del presente lasciando un grande punto interrogativo su quello che verrà dopo, e che probabilmente sarà peggiore del presente.
Per come la vedo io la verità è semplicemente una forza impositiva. A tenerla in piedi vi sarebbe solo l'autorevolezza che le viene conferita dai credenti. Al venir meno di quest'ultima prima o poi si imporrà un'altra verità ... e avanti
Il problema non è nuovo. Durkheim alla fine dell'800, lo definì "anomia", ovvero mancanza di senso regolativo, dovuto alla laicizzazione delle società. Alla fine del sacro come fondamento si è tentato di risolvere il problema attraverso altre strategie ed una è "l'uomo forte", l'altra è "la tecnica", un'altra ancora è quella specie di simulacro della democrazia che si esercita con il voto e solo con esso (insomma la descrizione che i greci facevano dell'idiotes). Un'altra ancora è stato il tentativo di costruire la Civitas Dei sulla terra attraverso il comunismo. Le ultime due soluzioni sono in netta regressione. Restano in vita le prime due , entrambe molto pericolose.
Ma ancor prima bisogna interrogarsi sullo statuto della verità. È possibile uno statuto valido universalmente? Secondo me no. Esiste una verità scientifica (naturwissenschaft) e una verità pratica del mondo degli uomini (geistwissenschaft). Il grande successo trasformativo della prima verità ha illuso di poter trovare un canone veritativo anche per le società ma questo processo porta a equivoci e ad un pensiero assolutista e potenzialmente autoritario. Per poter bilanciare i due domini (Geist und Natur) in modo tale che possano influenzarsi senza per questo perdere la loro identità, servono due precondizioni che non sono neppure lontanamente raggiunte: una istruzione adeguata del maggior numero possibile di associati (Platone), il perseguimento di una giustizia sociale che travalichi i confini degli Stati. Entrambe queste precondizioni confliggono pesantemente con gli interessi capitalistici vigenti, non più frenati da poteri competitivi come ad esempio il potere pubblico, ormai ridotto non a "comitato d'affari della borghesia", come generosamente lo definiva Marx, ma come servo del capitalismo internazionale (con poche eccezioni, come ad esempio la Cina, peró afflitta da un grave modello politico autoritario). Di fronte ad uno scenario del genere, l'ascesa dell'uomo forte e della dottrina machista è l'esito più probabile.
Scrive Hobbes, un autore fondamentale sul tema: "se si conoscessero con ugual certezza le regole delle azioni umane come si conoscono quelle delle grandezze in geometria sarebbero debellate l'ambizione e l'avidità, il cui potere si appoggia sulle false opinioni del volgo intorno al giusto e all'ingiusto e la razza umana godrebbe di una pace perpetua."
Questo è stato e continua ad essere il sogno della modernità: "l'ingegnerizzazione della praxis". Ma tale ingegnerizzazione è vana, poiché la natura umana non è scritta una volta per sempre. La sua stessa complessità rende possibile apprendimenti e comportamenti agli antipodi, come ci ha informato una scienza eretica come la neuroscienza.
Citazione di: Jacopus il 05 Gennaio 2024, 08:28:42 AM...Di fronte ad uno scenario del genere, l'ascesa dell'uomo forte e della dottrina machista è l'esito più probabile.
Un machismo diverso dal modello patriarcale fascista degli arditi. Un patriarcato capitalista da talebani in cui l'uomo forte è divinizzato non di suo ma in quanto pontefice di un capitalismo iperuranico in cui il profitto ha preso totalmente il posto dell'umano. Il drone il posto dell'aviatore. La macchina che uccide in prima persona civili inermi è l'agente simbolicamente più significativo del neopatriarcato capitalistico. Evirato, nemmeno più fallocentrico, come in un film di Jodorosky, perché l'orgia del denaro fa aggio su ogni altra fonte di piacere e potere.
Ponzio Pilato se ne lavò le mani perché aveva capito tutto quello che c'era da capire
Poi regalò Barabba agli ebrei per tenerli buoni.
L'unica persona autorevole è quella che ha fatto della ricerca della verità il proprio centro. Che ha saputo rinunciare ad ogni cosa per essa, ad ogni bene materiale, che ha dimenticato se stesso nel pellegrinaggio verso di essa.
Qui al centro c'è la ricerca, non la verità. C'è il dialogo, non il sistema. C'è l'inquietudine del periodo assiale (Jaspers) dei filosofi, dei profeti, dei saggi di India, Cina, Mediterraneo, del 500 a.C., non la competenza che dà la singola soluzione tecnica.
Ancora una volta per salvarci non ci rimane che rinascere ripartendo da lì, dallo spirito di quell'epoca.
allora il 99% della popolazione mondiale non è autorevole?
L'esperienza personale e soggettiva di miliardi di persone non è ," autorevole" non solo sul piano personale ma su quello della specie?
Ovvio che non è autorevole. Questo non significa che non abbia senso.
Del resto si parlava del rapporto tra autorità e verità. Dell'autorevolezza di chi è posto a guidare il 99% delle persone.
Citazione di: anthonyi il 05 Gennaio 2024, 07:50:17 AMSecondo me, iano, la tua é una visione abbastanza idealistica del nichilismo.
Il nichilismo é distruzione del senso, perdita di fiducia non tanto nel futuro, quanto in quello che puoi fare.
Il nichilismo non gestisce il passaggio da una realtà all'altra, semplicemente favorisce il decadimento del presente lasciando un grande punto interrogativo su quello che verrà dopo, e che probabilmente sarà peggiore del presente.
Non sò se c'è un senso, ma una ricerca di senso è parte di noi, caratterizzante, che viene costruito e deostruito in continuazione. In questo continuo introduciamo termini di discontinuità al fine di descriverla.
Vista la storia umana come un continuo dove ''tutte le parti'' si tengono, mi riesce difficile parteggiare per una fase o per l'altra, andando indebitamente oltre la necessità descrittiva.
Ma se proprio di fasi in assoluto vogliamo parlare, io me le godrei tutte, perchè diversamente ci troveremo nella condizione di chi una fase proprio perfetta non la troverà mai, e non la trova perchè non c'è, e non c'è perchè le parti di un continuo sono necessariamente imperfette, in quanto artificiose.
Una visione dinamica più che idealista, dove di statico c'è solo la descrizione che ne facciamo.
Ci sono fasi in cui tutti sanno tutto, e fasi in cui tutto viene messo in discussione.
Sinceramente non mi sento di parteggiare per una o l'altra fase, e provo a godermi quel che viene, che è anche il tentativo di vivere più vite in una, dato che certe ''grandi'' questioni di solito si risolvono per cambio generazionale.
L'autorevolezza significa competenza e servizio, non significa autorità,potere e guida così come è vista su questo pianeta.
Adesso fammi un po' di esempi di autorevolezza storica e attuale di competenza e servizio priva di ogni potere e comando, rispettosa dell'esperienza di ogni persona e non interferente ma SERVIZIEVOLE nel senso detto sopra.
Detto questo, l'idea che una persona trovi da sola autorevolezza tale da fare capire la verità, è proprio quello che bisogna evitare sulla Terra.
La veritá è una COSTRUZIONE SOCIALE!
Io penso che il rapporto gerarchico tra verita' scientifica e verita' popolare/pratica, con la scienza in posizione dominante, sia inevitabile, perche' la verita' scientifica puo' (davvero) risolvere gli umani problemi pratici diventando tecnologia (al di la' delle possibili aberrazioni, la fiducia nella scienza e' assolutamente ben fondata, presso l'umana, esperienza); mentre non simmetricamente e non altrettanto, tutte le prassi e tutte le verita' pratiche e sociali umane, per quanto le possiamo dividere in buone o cattive, o indifferenti, in base ai loro risultati, fanno progredire la scienza (scienza intesa come un tipo molto particolare e ben strutturato di conoscenza, richiedente un certo metodo, una certa elite di studiosi che devono studiare per anni prima di capirci anche solo un barlume, della loro materia, una certa tecnologia volta solo alla sperimentazione e alla produzione di altre nozioni scientifiche, denaro, investimenti eccetera).
Ogni progresso nella scienza e' un potenziale progresso verso la felicita', mentre non ogni progresso, (intimo, mistico, sociale o personale) verso la felicita', e' anche un potenziale progresso per la scienza.
Io posso essere stato molto felice con il mio primo amore, ma questo non ha oggettivamente fatto progredire la scienza.
La societa' e la cultura dei boscimani puo' essere mediamente molto produttiva di individui felici, o quantoneno, piu' felici di noi alienati che stiamo nelle metropoli, ma non fa progredire la scienza.
Menre la scienza si occupa di cosette come curare le malattie, sconfiggere la morte, simulare mondi piacevoli laddove il mondo e' spiacevole, magari viaggiare nel tempo. O meglio le sue ricadute tecnologiche, servono a queste cose. Quindi io sono convinto che ogni progresso nella scienza, anche scoprire di piu' sulla composizione molecolare di un fungo che cresce solo in australia e di cui apparentemente non importa nulla a nessuno tranne che al povero scienziato che passa dieci anni a studiarlo, sarebbe un potenziale progresso verso la felicita', per il nesso inscindibile tra scienza e tecnologia di cui ho detto; naturalmente questo sarebbe vero in teoria e in una societa' liberata che sappia ben gestire i frutti e le benedizioni della scienza, se non ci fosse una elite capitalistica che distribuisce i prodotti della tecnologia iniquamente e ne distorce gli scopi a fini bellici e di controllo sociale (tecnologia per distrggere la felicita', e non per crearla).
La verita' scientifica non puo' esserci indifferente, non puo' essere slegata dalla prassi, perche' ci parla di come vivere di piu' e avendo piu' potere. Del fungo australiano e di quanti geni ha, il cittadino medio uno se ne puo' infischiare solo fintanto che non serve a curare una malattia che ha lui o uno dei suoi cari.
E' il desiderio umano stesso, che lega, per sempre, la scienza alla societa' e alla prassi.
La scienza fa progredire l'uomo in assoluto, la "verita' pratica" o la "verita' del popolo" valutata all'unico fine in cui ha senso valutarla, cioe' al fine della felicita' e della sua natura di "sapere utile" da mia personale esperienza di vita e' (solo) una montagna di spazzatura con pochissime, e rare, e non sistematicamente organizzate, eccezioni.
Ma per me, il vero progresso dell'uomo e' andare oltre, l'uomo, guidare proggettualmente la naturale evoluzione, cambiare la forma di vita. Io sono transumanista, per me e' giusto modificare e integrare macchinalmente l'uomo laddove si pensa che le modifiche apportate siano positive. Se la forma organica umana fa da ostacolo al desiderio, e' la forma organica umana che deve farsi da parte, non il desiderio. Se qualcosa di piu' intelligente di noi prodotto da noi ci fara' perdere potere decisionale in cambio di un guadagno in benessere e felicita', meglio lasciar fare alle macchine e scegliere il guadagno in benessere e felicita'. Questo pero' necessita' di una societa' liberara in cui non ci sia una classe dominante che finalizza la tecnologia alla guerra e al dominio. In mancanza di questi scopi nefasti da parte di umani nefasti, di cui la scienza e la tecnologia in se' sono di fatto incolpevoli, sara' naturale, finalizzarle alla felicita' dei piu'. Anche attraverso una gelida, e macchinica etica pura della responsabilita' (il cui unico comandamento sarebbe appunto, perseguire sempre la maggior felicita' del maggior numero di persone, cercando di prevedere il piu' avanti possibile, nel tempo) che a noi esseri umani attuali, che siamo abituati ad una etica in gran parte (ancora) umanistica, e irrazionale, e delle intenzioni, potrebbe apparire "nazista" o disumana. Le macchine non hanno, intenzioni. Per questo, c'e' da sperare che facciano meglio, di quanto finora ha fatto l'uomo.
L'uomo deve essere, anche macchinalmente e geneticamente, migliore, per risolvere i problemi esistenziali e fonte di sofferenza, che finora non ha risolto. Sono i problemi stessi, che testimoniano la necessita' di superare l'uomo.
Anche la verità scientifica è una costruzione sociale:,chiedete a un genere di ...Odifreddi di descrivervi(!)la neve. Poi chiedete la stessa cosa a un Inuit e vi accorgete che l'inuit usa ben 26 nomi diversi per descrivere accuratamente 26 rispettivi tipi di neve!
La cultura terrestre è una costruzione sociale,la verità è una costruzione sociale,la tecnologia lo è, perfino le invenzioni e le scoperte lo sono!
Diventate dei bravi investigatori,
andate a spulciare bene la biografia e il lavoro dei vip della cultura e della scienza....SCOPRIRETE IL BACKGROUND E I RETROSCENA CHE LO TESTIMONIANO!
Le regole delle azioni umane sarebbero più che note se solo si avesse il coraggio di svelarle. Non saranno precise come la geometria, ma sarebbero più che sufficienti a garantire grandi innovazioni in campo medico, tanto per dire. E non occorrerebbe nemmeno essere istruiti per svelarle, bastando solo un'umile e onesta ricerca.
Comunque, a proposito di ingegneria si potrebbero fare molti gravi esempi tragici, ma ne propongo uno leggero in cui si sono cimentate persone sicuramente istruite ... compatrioti di lingua germanica.
P.s.: non è certo piacevole trovarsi una merda davanti al cancello di casa, ma.....
https://www.altoadige.it/cronaca/bolzano/dna-dei-cani-nessuna-proroga-schuler-partenza-senza-multe-1.3665531
Non ho capito a cosa serve la profilazione del DNA dei cani: ad esaminare le merde e dare la multa ai proprietari? O:-) poi che le vacche mangino merda di cane non l'ho mai sentita, essendo pure vegane.
@Pio
Beh, immagino che serva a rendere migliore la vita dei residenti, almeno secondo loro. I valligiani sono peraltro abbastanza incazzati dato che i loro cani difficilmente vanno in città. Comunque non è che gli manchino i sessanta o i centoventi euro, almeno vedendo i loro masi che sembrano delle vere e proprie regge. Quel che gli manca per certo sarebbe invece una sanità decente; direi che in Veneto siamo messi meglio. Certo sarebbe che in Italia non abbiamo veti di lingua e ripartizioni in quote percentuali del personale (italiano/ sud tirolese) da rispettare, e tutto in ossequio all'obbligo della conoscenza della lingua tedesca da parte degli italiani. Non parliamo poi dei tempi di attesa relativi ad esami strumentali tipo tac o risonanza magnetica. Tempi molto lunghi che, per accorciarli e non di molto, costringono a dirottare tranquillamente un residente di Bolzano verso Merano se ti va bene, Vipiteno o Brunico se ti va meno bene (un'ottantina di kilometri). Tant'è, per quello che riguarda appunto l'autorità e la sua autorevolezza
La scienza non garantisce nulla e in abbinata col capitalismo imperialistico diventa una spaventosa macchina di morte, infelicità e devastazione. L'autorevolezza è un dato sociale che si serve della scienza e viene prima di questa in ordine etico e politico. Il boscimano felice, è felice. La macchina di morte ipertecnologica sionista dubito lo sia altrettanto.
Citazione di: niko il 05 Gennaio 2024, 11:06:52 AM
Ogni progresso nella scienza e' un potenziale progresso verso la felicita', mentre non ogni progresso, (intimo, mistico, sociale o personale) verso la felicita', e' anche un potenziale progresso per la scienza.
Ciao niko, sono spessissimo d'accordo con il tuo senso etico, ma non sono proprio in accordo con questo stralcio di pensiero. Non so cosa tu intenda con felicità, io userei benessere.
Non sono d'accordo perché sostengo invece che un progresso intimo e personale può senz'altro portare ad un progresso scientifico, anzi, lo fa. L'oltre uomo, cosa che ritengo più che possibile e auspicabile, sarebbe fondato su di una conoscenza, su di una consapevolezza che deve essere conquistata dall'uomo così come si è conquistata qualsiasi altra conoscenza. Non al di là del bene e del male quindi, ma al di là del vero e del falso, croce e delizia della nostra storia: umana, ormai troppo poco umana. Non sembra poi così difficile ... I caki sembrano fatti ... niko, la scienza c'entra col benessere ed è auspicabile pure, ma il benessere può attuarsi anche senza una scienza specializzata ... L'ha detto pure Ipazia
Competenza e servizio sono due cose inscindibili.
Non c'entrano niente col potere e l',lautorità.
Inoltre la competenza e il servizio sono indipendenti e dovrebbero esserlo sempre,dal regime politico, democratico e non democratico.
Un buon medico che ha capito queste cose lo può essere in qualsiasi regime politico.
IL FATTO È CHE LE DEMOCRAZIE E LE DITTATURE USANO LE COMPETENZE INSIEME AL POTERE E AL COMANDO.
In questo non c'è differenza tra di esse,solo una diversa maniera di recitare e una articolazione diversa con il potere finanziario, politico e militare.
Hitler poteva permettersi di subordinare direttamente le banche tedesche e l'economia alla ricostruzione..Il governo francese di quei tempi,tanto per fare un esempio, usava ed era usato dal potere finanziario ed economico per gestire la nazione.
La differenza sta nell'articolazione della piovra e nel modo in cui ne vengono usati i tentacoli.
Queste cose sono così evidenti da chiedersi come mai non siano dichiarate apertamente e presentate come normali.
D'accordo che la gente, in parte, fa finta di non sapere,ha paura, dipende ecc...
Ma un minimo di onore e di dignità da parte delle autorità...no?
Citazione di: daniele22 il 05 Gennaio 2024, 17:58:05 PMCiao niko, sono spessissimo d'accordo con il tuo senso etico, ma non sono proprio in accordo con questo stralcio di pensiero. Non so cosa tu intenda con felicità, io userei benessere.
Non sono d'accordo perché sostengo invece che un progresso intimo e personale può senz'altro portare ad un progresso scientifico, anzi, lo fa. L'oltre uomo, cosa che ritengo più che possibile e auspicabile, sarebbe fondato su di una conoscenza, su di una consapevolezza che deve essere conquistata dall'uomo così come si è conquistata qualsiasi altra conoscenza. Non al di là del bene e del male quindi, ma al di là del vero e del falso, croce e delizia della nostra storia: umana, ormai troppo poco umana. Non sembra poi così difficile ... I caki sembrano fatti ... niko, la scienza c'entra col benessere ed è auspicabile pure, ma il benessere può attuarsi anche senza una scienza specializzata ... L'ha detto pure Ipazia
Ciao ho capito piu' o meno cosa intendi tu, in senso ampio e filosofico...
ma io nel punto che hai citato volevo dire una cosa un po' piu' semplice, in un senso molto terra terra e letterale: non ogni progresso umano verso la felicita'/benessere e' un progresso "per le scienze esatte", o comunque per le scienze non umanistiche tipo la medicina; e questo e' abbastanza innegabile: perche' non ogni, anche bella e importante, esperienza umana e' generalizzabile in un contesto ripetibile e controllato, o e' fonte di sapere scientifico. Perche' la scienza segue ormai tutto un suo metodo molto specializzato e formalizzato, appunto il metodo scientifico, in cui alcune esperienze umane possibili vi possono rientrare, altre (molte altre) no.
Spero adesso di essere stato chiaro...
Citazione di: Ipazia il 05 Gennaio 2024, 15:47:54 PM. La macchina di morte ipertecnologica sionista dubito lo sia altrettanto.
Vedendo la mole di filmati simpatici che immettono su tiktok sembrano felici, sicuramente di più di quelli che stanno dall'altra parte, che invece immettono solo filmati inneggianti alla loro guerra santa.
In un epoca tecnolgica come la nostra, dove il principio di "autorità" è stato scalzato da altri tipi di principi dove il principale dei quali è il principio di efficenza o di efficacia , una cosa è vera se è funzionale. La Oxford Dictionary nel 2016 scelse, tramite i voti di migliaia di persone , come nuova parola dell anno il termine "post-truth" in italiano "post-verità" . E cosa si intende dire con post-verità? esattamente questo , che una cosa è vera non se è vera, non se la posso verificare tramiti fonti certe o con i fatti , ma semplicemente se funziona, se emotivamente smuove l' opinione pubblica , in politica e non solo. Può essere anche falsa da un certo punto di vista, ma se ti smuove, se funziona allora è vero. C'è anche una modalità leggitima di guardare a questa modalità di pensare il vero , il vero come ciò che produce azione. E dovrebbe essere la modalità sana che salvaguardia il valore della vita individuale in antitesi con il valore dell apparenza. In antitesi con l oracolo chat gpt, influenzer , social network dove l'opinione dirige il vero . Quale è stata la parola dell anno 2023 enunciata dalla oxford Dictionary ? il termine "rizz" ovvero l abilità del sedurre, col propio carisma e avanguardia nello stile di parlare, di vestire e di giudicare. Quale tipo di verità rappresenta tutto questo se non una verità funzionale?
Alberto, hai toccato il nocciolo della questione, direi. Nella società post-umana è vero ciò che funziona, non più ciò che è eticamente giusto. Gli ingegneri hanno soppiantato i filosofi. Di ingegneri c'è bisogno ma se il mondo viene concepito come un deposito di manipolazioni possibili, solo il loro pensiero procedurale e funzionale sarà quello ortodosso. Ogni "disfunzione" sarà considerata negativamente, fino all'apoteosi dell' algoritmo, in grado di riformulare all'infinito ciò che funziona, senza uscire mai da ciò che è. È la vittoria del pensiero tecnologico, della tecnè che ha sconfitto la praxis.
Si vede che doveva andare così, daltronde le basi alle nuove generazioni le han gettate le generazioni precedenti, ci si potrebbe ricollegare al pragmatismo americano a William Jemes , che già allora, già 100 anni fa si diceva che il criterio di verità doveva essere alla fine l'efficacia.
Questa verità, di cui qui si parla, ha una sospetta somiglianza con la ''bella di Torriglia'', che tutti la vogliono, e nessuno se la piglia.
Non sarà arrivato il momento di smettere di illuderla, questa povera figliola?
Nel disperato tentativo di non disperderne il DNA la si darebbe in sposa pure alla prima funzionalità che passa.
Se è sufficiente parlare di funzione, non c'è più bisogno di parlare di verità.
Se ciò che è vero è vero e basta e non serve a niente...
Un'etica sganciata dalla materia energia e dal suo essere funzionalmente umana a che cosa serve?
Se io mi trovo davanti ad un tizio che mi vuole uccidere e sta per premere il grilletto...che faccio?
Lo amo e lo perdono in anticipo?
Gli faccio quello che vorrei che lui facesse a me....oppure che non facesse a me?
Questo è un esempio estremo ma di meno estremi e quotidiani ce n'è a bizzeffe!
Se poi credete alla morale naturale non cercatela negli animali e nei vegetali: la leonessa che aggredisce una gazzella,felice di farlo,uccide con piacere.
Il serpente avvelena o stritola
con lo stesso piacere,il virus ama le cellule al punto di non poter fare a meno di esse...
I batteri adorano il corpo umano e le Amanite ammirano il vostro fegato.
Zecche, pidocchi,sanguisughe e parassiti vari non possono fare a meno degli...altri e ne apprezzano alcuni aspetti...
Potrei continuare all'infinito per dire che non c'è alcuna etica nella natura e naturale nell'uomo ma una regola generale di non interferenza tra specie, molto relativa, basata sul DNA e sulla riproduzione ma non su altro.
Questa è verità o no?
L'unica etica umana non viene dal Cielo ma dalla Terra anche se secondo me il Cirlomla sostiene.
Ed è proprio l'etica della sopravvivenza e della "vitalità" , per la quale qualsiasi ingerenza umana nella sopravvivenza e nella vitalità umana è illecita, scorretta e, fuori da certi limiti di tolleranza ,omicidale suicidale e folle.
Tutto qui.
Mi sa che vi siete proprio bevuto il cervello. Società post-umana? Funzionalità? Ma dove? Voi state a discutere sull'autoritá della scienza senza rendervi conto che l'Autorità corrisponde al corpo giuridico dello Stato con annesse le forze dell'ordine che cercano di garantirne il funzionamento, appunto. Allora, cos'è che funziona? Mappare i DNA dei cani? Oppure fare una legge sul traffico di influenze? O farne una del tipo concorso esterno in associazione mafiosa? O far dire all'imputato che la donna che ha ammazzato era solo sua dando così il destro ad un avvocato intraprendente per sostenere che l'imputato, al dire certe cose, è certamente non in grado di intendere dato che la schiavitù è stata abolita da una vita? Penso infine che sarà meglio che vi prendiate cura delle vostre menti.
.
@niko
Avevo capito quello che intendevi dire: dal tuo discorso ho estrapolato la parte più sintetica rilevando il tuo magnificare la scienza scordando che la scienza non vive di luce propria, essendo bensì provocata da intuizioni di singole menti umane che trovano le proprie intuizioni dalla propria consapevolezza la quale si nutre di esperienza personale che si costituisce a sua volta di relazione con le cose e di relazione con altre opinioni.
Dato che mi reputo uno dei pochi esemplari di oltre-uomo ti indico la via che io reputo migliore e che corrisponde al superamento del vero/falso. La via alternativa è quella di insistere a pretendere di soffocare ciò che è falso per far emergere il vero. Ed è quella che ad oggi stiamo percorrendo. Ciò che è falso è il fuorilegge e ciò che è vero è il dentrolegge. La domanda che faccio io allora è questa: riescono le forze dell'ordine a garantire quello che lo Stato con le sue leggi pretende di stabilire come essere il campo del vero (dentrolegge) e campo del falso (fuorilegge)?
.
P.s.: resta da stabilire quel che intendo in pratica dicendo che bisogna superare il problema vero/falso. Ma prima bisogna rispondere alla domanda che ho posto a niko
Scrivi:"l'Autorità corrisponde al corpo giuridico dello Stato con annesse le forze dell'ordine che cercano di garantirne il funzionamento, appunto. "
heil Hitler
PS annettici anche finanza ed economia,mediatica e informatica e avrai realizzato il Mein Kampf perfetto: complimenti!
CitazioneMi sa che vi siete proprio bevuto il cervello.
Per Daniele. Modera i termini. Non siamo su Facebook. Qui si può obiettare e criticare ma senza offendere. Grazie.
Citazione di: Koba II il 05 Gennaio 2024, 09:47:00 AML'unica persona autorevole è quella che ha fatto della ricerca della verità il proprio centro. Che ha saputo rinunciare ad ogni cosa per essa, ad ogni bene materiale, che ha dimenticato se stesso nel pellegrinaggio verso di essa.
Qui al centro c'è la ricerca, non la verità. C'è il dialogo, non il sistema. C'è l'inquietudine del periodo assiale (Jaspers) dei filosofi, dei profeti, dei saggi di India, Cina, Mediterraneo, del 500 a.C., non la competenza che dà la singola soluzione tecnica.
Ancora una volta per salvarci non ci rimane che rinascere ripartendo da lì, dallo spirito di quell'epoca.
Sì, la ricerca è fondamentale. Tuttavia non sufficiente affinché vi possa essere autorevolezza.
Perché la ricerca necessita di salire dei gradini, e questi gradini sono "verità". Verità relative, provvisorie, ma senza le quali non è possibile alcuna effettiva ricerca.
Il puro "ricercatore" che non si affida a qualche gradino, seppur instabile e con la consapevolezza che lo sia, non avrebbe proprio nulla da dire. E quindi, nessuna possibile autorevolezza.
L'autorevolezza è in chi esprime sia la ricerca, sia "verità" su cui lui si arrischia procedere.
È autorevole, perché cerca e prova a fondare qualcosa, pur consapevole del possibile, probabile naufragio.
Il periodo assiale è il lascito più prezioso che viene dal passato.
È fonte inesauribile di stimoli per la ricerca.
Non denigrererei però la competenza tecnica. Perché pure le "verità" tecnico/scientifiche posso essere gradini per la ricerca della Verità.
Dipende sempre e soltanto dal soggetto.
L'esperienza del limite, così ben analizzata da Jaspers, può infatti avvenire seguendo ogni percorso di conoscenza.
Anche le competenze tecniche possono condurre di fronte al limite. E lì filosofare per davvero.
Non per niente, sembrerebbe che nei tecnici informatici sia diffusa una qual propensione alla filosofia.
Se queste sono le vostre osservazioni in merito a un discorso articolato mi vien proprio da dire: Come Volevasi Dimostrare.
Comunque mi autocensuro, mi scuso per finta e taglio la prima frase visto che non cambia di una virgola il discorso.
In ogni caso complimenti a tutti e due; dimostrate senz'altro grande profondità di pensiero
grazie!
@bobmax Scrivi e giustamente:
"Non per niente, sembrerebbe che nei tecnici informatici sia diffusa una qual propensione alla filosofia."questo perché si sono accorti che matematica e fisica mostrano che la realtà è complessa e sfaccettata,presenta aspetti probabilistici e un quid di margine che sfugge.Non a caso i computer quantistici sono superisolati e ciononostante soggetti a errori che i computer non quantistici non fanno.Questo perchè i computer non quantistici seguono una logica tutto sommato semplice e dicotomica.Quelli quantistici ne seguono un'altra e sembra proprio che quest'altra dia un'idea più....realistica e, nel contempo, complessa e problematica della realtà!
Citazione di: bobmax il 06 Gennaio 2024, 10:23:03 AMSì, la ricerca è fondamentale. Tuttavia non sufficiente affinché vi possa essere autorevolezza.
Perché la ricerca necessita di salire dei gradini, e questi gradini sono "verità". Verità relative, provvisorie, ma senza le quali non è possibile alcuna effettiva ricerca.
Il puro "ricercatore" che non si affida a qualche gradino, seppur instabile e con la consapevolezza che lo sia, non avrebbe proprio nulla da dire. E quindi, nessuna possibile autorevolezza.
L'autorevolezza è in chi esprime sia la ricerca, sia "verità" su cui lui si arrischia procedere.
È autorevole, perché cerca e prova a fondare qualcosa, pur consapevole del possibile, probabile naufragio.
Il periodo assiale è il lascito più prezioso che viene dal passato.
È fonte inesauribile di stimoli per la ricerca.
Non denigrererei però la competenza tecnica. Perché pure le "verità" tecnico/scientifiche posso essere gradini per la ricerca della Verità.
Dipende sempre e soltanto dal soggetto.
L'esperienza del limite, così ben analizzata da Jaspers, può infatti avvenire seguendo ogni percorso di conoscenza.
Anche le competenze tecniche possono condurre di fronte al limite. E lì filosofare per davvero.
Non per niente, sembrerebbe che nei tecnici informatici sia diffusa una qual propensione alla filosofia.
Si può provare a interpretare il potere e la violenza come rapporto tra l'Io e l'Altro.
La violenza ha come obiettivo la distruzione dell'altro, il potere invece cerca di assimilare l'altro a sé, cerca di trasformarlo in qualcosa di simile a sé. Le politiche di integrazione degli immigrati messe in atto dai paesi europei sono appunto tentativi di rendere culturalmente omogenei gli stranieri al cittadino occidentale.
In questa azione ci vuole certo della competenza (conoscenza dell'altro), ma soprattutto, ciò che segna l'intensità dell'azione e la sua possibile efficacia, un'idea chiara di se stessi.
Più si è convinti di disporre di un'identità certa, più l'azione politica sarà decisa (fino a sconfinare nella violenza, quando l'integrazione dell'altro apparirà impossibile o dannosa).
Altro esempio: la regolamentazione dei sistemi di intelligenza artificiale. Il tema è complesso, ma la sua complessità tecnica riguarda soprattutto la creazione di questi sistemi, non gli effetti sociali ed economici.
Dunque dopo breve e limitata comprensione del tema, la scelta politica si baserà essenzialmente, anche qui, su ciò che si crede di essere, su ciò che si ritiene essere l'umanità.
Ne risulta – ma il discorso mi convince fino a un certo punto... – che la differenza in autorevolezza sia determinata più che dalla competenza sull'oggetto in questione, dalla tendenza a problematizzare il rapporto con la propria identità.
Citazione di: Pensarbene il 06 Gennaio 2024, 11:15:21 AMgrazie!
@bobmax
Scrivi e giustamente:
"Non per niente, sembrerebbe che nei tecnici informatici sia diffusa una qual propensione alla filosofia."
questo perché si sono accorti che matematica e fisica mostrano che la realtà è complessa e sfaccettata,presenta aspetti probabilistici e un quid di margine che sfugge.
Non a caso i computer quantistici sono superisolati e ciononostante soggetti a errori che i computer non quantistici non fanno.
Questo perchè i computer non quantistici seguono una logica tutto sommato semplice e dicotomica.
Quelli quantistici ne seguono un'altra e sembra proprio che quest'altra dia un'idea più....realistica e, nel contempo, complessa e problematica della realtà!
Sì, vi è sempre un margine indeterminabile.
L'errore è ineliminabile, ovunque.
Anche i computer classici, digitali, hanno a che fare con l'errore. Che si cerca di ridurre il più possibile, ma non vi si riesce mai del tutto.
D'altronde non è forse l'errore, la sua insopprimibilitá, a tenere aperto questo mondo?
Se non vi fossero errori, saremmo perfetti, il mondo sarebbe finalmente chiuso e noi... lì sepolti.
Citazione di: Koba II il 06 Gennaio 2024, 14:20:20 PMSi può provare a interpretare il potere e la violenza come rapporto tra l'Io e l'Altro.
La violenza ha come obiettivo la distruzione dell'altro, il potere invece cerca di assimilare l'altro a sé, cerca di trasformarlo in qualcosa di simile a sé. Le politiche di integrazione degli immigrati messe in atto dai paesi europei sono appunto tentativi di rendere culturalmente omogenei gli stranieri al cittadino occidentale.
In questa azione ci vuole certo della competenza (conoscenza dell'altro), ma soprattutto, ciò che segna l'intensità dell'azione e la sua possibile efficacia, un'idea chiara di se stessi.
Più si è convinti di disporre di un'identità certa, più l'azione politica sarà decisa (fino a sconfinare nella violenza, quando l'integrazione dell'altro apparirà impossibile o dannosa).
Altro esempio: la regolamentazione dei sistemi di intelligenza artificiale. Il tema è complesso, ma la sua complessità tecnica riguarda soprattutto la creazione di questi sistemi, non gli effetti sociali ed economici.
Dunque dopo breve e limitata comprensione del tema, la scelta politica si baserà essenzialmente, anche qui, su ciò che si crede di essere, su ciò che si ritiene essere l'umanità.
Ne risulta – ma il discorso mi convince fino a un certo punto... – che la differenza in autorevolezza sia determinata più che dalla competenza sull'oggetto in questione, dalla tendenza a problematizzare il rapporto con la propria identità.
Ma le nostre scelte, sono inevitabilmente condizionate da ciò che noi riteniamo di essere. E ciò che pensiamo di essere può venir valutato, sempre da noi, positivamente oppure negativamente.
Ed è proprio questa valutazione, del nostro bene e del nostro male, il termine di paragone per decidere le nostre scelte.
Su quale altra base potremmo mai scegliere?
Epperò, poi magari sbagliamo...
Ma non è forse proprio questo iato, tra ciò che dovremmo scegliere per come siamo e ciò che viceversa scegliamo, a determinare la nostra evoluzione spirituale?
L'aspetto tecnico della IA non mi sembra marginale, soprattutto riguardo al nostro umanesimo.
Come funziona una IA?
Si basa davvero sulla semplice induzione?
Questa è una via possibile, tra le tante, per giungere al limite, interrogandoci su chi allora noi siamo.
@bobmax Il problema dei computer quantici è il fatto che una minimissima interferenza, come da entanglement ad esempio,produrre risultati sbagliati.
Nei computer classici il margine di errore è minore perché hardware e software procedono linearmente per bit e non qbit.
Infatti,i computer quantici utilizzano alcune proprietà quantistiche grazie all'hardware:
- Sovrapposizione: I qubit possono essere sovrapposti in due stati contemporaneamente. Ciò consente ai computer quantistici di eseguire più calcoli contemporaneamente.
- Entanglement: I qubit possono essere entangled, il che significa che sono collegati tra loro in modo tale che lo stato di uno qubit influisce sullo stato dell'altro qubit. Ciò consente ai computer quantistici di eseguire calcoli che sarebbero impossibili per i computer classici.
Sono i qbit ad essere "hardware" sulla base di un hardware di base il che complica molto le cose.Inoltre, per poter lavorare con un minimo di utilità e funzionalità, i qbit devono essere dell'ordine di centinaia di milioni se non di miliardi.Pensa che i PC quantici migliori attuali ne hanno poche decine!Per quanto riguarda la IA, ti posso dire che il centro IA di Google negli USA consuma tanta elettricità in 24 ore quanto una piccola cittadina!
Mi "diceva" una chat IA che se Internet integrasse L'IA nei siti con l'idea di farli diventare più intelligenti e veloci , il consumo complessivo giornaliero di elettricità sarebbe pari a quello di "vari Stati mondiali" ....
Gli esseri umani possono sbagliare , ma questa possibilità di sbaglio e di trovare la propia risposta , o in altre parole, di riempire lo spazio vuoto in maniera autonoma e resposnabile anche sbagliando e col rischio di perderdersi è il sale dell umanità e se questo spazio vuoto viene riempito da un nuovo oracolo , che si chiami chat gpt o altro , che sa già tutte le risposte e noi non facciamo altro che eseguire quello che il programma ci dice ,anche se ce lo dice in modo perfetto , si perde la specificità umana. è questo il pericolo .
C'è stato un filosofo che espresse questo pensiero in maniera efficace, si chiamava Lessing ,che voi tutti conoscete naturalmente. ebbene lui disse:
«Se Dio tenesse nella sua destra tutta la verità e nella sua sinistra il solo tendere alla verità con la condizione di errare eternamente smarrito e mi dicesse: - Scegli, io mi precipiterei con umiltà alla sua sinistra e direi: Padre, concedimi questo; la pura verità è soltanto per te»
E se oggi la personificazione della tecnica venisse davanti a me e mi dicesse, ecco qui hai la pura efficenza , tutta la logica del sistema priva di errori in se stessa e scegliendo questa non avrai piu ansia ne incertezze e viceversa da quest'altra parte hai il vecchio uomo fatto di logos più caos e mi dicesse scegli , io risponderei esattamente come Lessing.
La ricerca della verità è superiore al possesso della verità. Fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenze. Dove tale conoscenze aquisite devono essere aperte alle correzioni e ai contributi che vengono dalle nuove esperienze, così che la conoscenza autentica non è quella di chi difende le posizioni raggiunte ma di chi si espone alla ricerca , consapevole del rischio di sbagliare, alla ricerca di nuovi risultati. Questo siamo chiamati a fare come esseri dotati di intelligenza. Se si perde questo, lo ripeto, si perde la specificità umana. La intelligenza aritificiale è solo logica , ma già Tagore diceva che "una mente che è solo logica è come un coltello che è solo lama" noi abbiamo bisogno dell analisi logica ma abbiamo bisogno anche di fare sintesi e la sintesi viene dal cuore. Uso questo termine per riferirmi all interiorità umana che sempre viene messa in gioco nella ricerca libera di verità. Ebbene se la i.a. è al servizio della libertà umana di sbagliare , di essere archia e di essere anarchia , di avere un idea diversa, di avere un utopia , di sognare qualcosa di diverso allora va bene. Se no, no.
Ripartirei dall'incipit: "chi ha la verità possiede l'autorità." Già questo è un programma culturale preciso, che ha molte origini ma la più importante risiede nel metodo scientifico moderno. La speranza è stata e, probabilmente ancora è, quella di trovare un modello politico "puro", "matematico", in grado di regolare la società contemporanea, come auspicava Hobbes. Nella vita lavorativa, nei gruppi amicali, nella mia breve esperienza nell'esercito però accadeva ed accade che l'autorità la detiene chi possiede un certo tipo di verità, una verità ben poco tecnica, ovvero chi si pone al servizio degli altri, siano essi colleghi o superiori o compagni di gioco. Chi dava l'esempio, si diceva. La stessa autorità che avevano i politici nel secondo dopoguerra, se erano stati partigiani.
Il problema si presenta nel momento in cui la tecnica oscura quella capacità di alcuni di noi di farsi carico delle responsabilità del vivere associato. Finché la tecnica era limitata, ci si poteva ancora illudere circa le proprie capacità individuali di scegliere la "vera autorità" nel mondo della praxis. In seguito, c'è stato un periodo in cui, attraverso sforzi eccezionali si poteva ancora gestire la tecnica, ma per fare questo occorrevano grandi investimenti nel settore della formazione.
Ora la tecnica e la sua sottostante verità non sono più alla nostra portata umana, tanto più in società che disinvestono rispetto alla formazione di massa. Al punto che la domanda ora non è cosa possiamo fare con la tecnica, ma cosa può fare di noi la tecnica. Heidegger che insieme a Nietzsche ha per primo affrontato questa problematica, indicava nell'uomo la materia prima della tecnica (der Mensch der wichtistigste Rosthoff). In questo senso (critico ma potenzialmente anche innovatore) la filosofia contemporanea parla di trans-umanesimo. Sta a noi decidere se contrastare questa tendenza, se invocare (puerilmente) mondi alto-medioevali, oppure se affidarci all'uomo forte, come giustamente paventa Bobmax oppure, sperabilmente, trovare una soluzione migliore. Attraverso questa prospettiva è anche facile interpretare i tanti fenomeni di contrasto alla scienza, il terrapiattismo, il movimento no-vax, il no-climate-change e altri. Sono il tentativo inconsapevole di frenare il movimento ormai autonomo della tecnica, rispetto alla quale noi stiamo diventando, secondo Heidegger, semplice Rosthoff.
Jacopus, sulla Terra vale il detto:Chi è funzionale alla e protagonista della mentalità predatoria e farisaica strisciante e non strisciante della specie più evoluta del pianeta, gode e detiene potere/i e ricchezza/e liquide e non.
ALTRO CHE VERITÀ...
come a Sodoma e Gomorra....
Citazione di: Jacopus il 07 Gennaio 2024, 00:20:33 AMRipartirei dall'incipit: "chi ha la verità possiede l'autorità." Già questo è un programma culturale preciso, che ha molte origini ma la più importante risiede nel metodo scientifico moderno. La speranza è stata e, probabilmente ancora è, quella di trovare un modello politico "puro", "matematico", in grado di regolare la società contemporanea, come auspicava Hobbes. Nella vita lavorativa, nei gruppi amicali, nella mia breve esperienza nell'esercito però accadeva ed accade che l'autorità la detiene chi possiede un certo tipo di verità, una verità ben poco tecnica, ovvero chi si pone al servizio degli altri, siano essi colleghi o superiori o compagni di gioco. Chi dava l'esempio, si diceva. La stessa autorità che avevano i politici nel secondo dopoguerra, se erano stati partigiani.
Il problema si presenta nel momento in cui la tecnica oscura quella capacità di alcuni di noi di farsi carico delle responsabilità del vivere associato. Finché la tecnica era limitata, ci si poteva ancora illudere circa le proprie capacità individuali di scegliere la "vera autorità" nel mondo della praxis. In seguito, c'è stato un periodo in cui, attraverso sforzi eccezionali si poteva ancora gestire la tecnica, ma per fare questo occorrevano grandi investimenti nel settore della formazione.
Ora la tecnica e la sua sottostante verità non sono più alla nostra portata umana, tanto più in società che disinvestono rispetto alla formazione di massa. Al punto che la domanda ora non è cosa possiamo fare con la tecnica, ma cosa può fare di noi la tecnica. Heidegger che insieme a Nietzsche ha per primo affrontato questa problematica, indicava nell'uomo la materia prima della tecnica (der Mensch der wichtistigste Rosthoff). In questo senso (critico ma potenzialmente anche innovatore) la filosofia contemporanea parla di trans-umanesimo. Sta a noi decidere se contrastare questa tendenza, se invocare (puerilmente) mondi alto-medioevali, oppure se affidarci all'uomo forte, come giustamente paventa Bobmax oppure, sperabilmente, trovare una soluzione migliore. Attraverso questa prospettiva è anche facile interpretare i tanti fenomeni di contrasto alla scienza, il terrapiattismo, il movimento no-vax, il no-climate-change e altri. Sono il tentativo inconsapevole di frenare il movimento ormai autonomo della tecnica, rispetto alla quale noi stiamo diventando, secondo Heidegger, semplice Rosthoff.
Sorvolo per ora sui problemi posti dalla tecnologia. Ribadisco il concetto: l'autorità è rappresentata dallo Stato. Lo Stato è autorevole? Poiché è da questa autorevolezza che deriva eventualmente un'obbedienza da parte del cittadino che si distingua da forme di schiavitù imposte dall'autorità.
Per quello che riguarda la scienza, l'autorità le viene conferita dal metodo scientifico, ma resta confinata in autorevolezza; o meglio, l'autorevolezza del metodo scientifico è autorità nell'ambito della scienza ... l'autorità resta cioè sempre in capo allo Stato. Il metodo scientifico rischia di perdere autorevolezza e diventare autoritario quando la ricerca cessa di essere libera, cioè selezionata. La domanda d'obbligo, nel nostro mondo che ben conosciamo, sarebbe: quanto onesti sono i personaggi che selezionano la ricerca?
Ci si potrebbe anche chiedere come mai oggi i partigiani siano così pochi e riflettere sul fatto che quei stessi partigiani di allora non fossero certo in gran numero fino al 43
Secondo me non si può sorvolare dal problema "tecnologia", poiché esso determina la forma attuale di verità, autorità e potere. Lo stato è una semplice pedina di questo gioco. Ha avuto il suo momento di gloria, quando serviva per opporsi tatticamente al socialismo reale e prima ancora quando era il motore dell'espansionismo coloniale ma ora tutta la struttura pubblica si sta deteriorando, restringendosi quasi solo a funzioni militari e di ordine pubblico. Per la prima volta, dall'avvento universale della forma-stato, vi sono zone nel mondo che non hanno uno stato,Libia, Somalia, Yemen, parte della Siria, parte dell'Iraq. Lo stato oscilla fra "comitato di affari della borghesia" a "signor Malausenne della borghesia". Se proprio vogliamo trovare una istituzione dove è conservata verità e autorità nel III millennio, essa va individuata nel sistema sovranazionale delle Corporations, che spesso individualmente hanno fatturati e ricchezze più alte di molti stati e senza i loro debiti. Ma se vogliamo indagare l'origine di questa trasformazione dobbiamo risalire alla "tecnica" come processo di monopolizzazione del "fare umano" al di fuori delle categorie morali e politiche. Questa posizione al di là del bene e del male, nasce dalla stessa potenza della tecnica attuale e dalla sua complessità, per cui i suoi fini non sono più a disposizione dell'uomo ma è l'uomo a disposizione della tecnica.
Va inoltre distinta la tecnica dalla scienza, anche se lo stesso Bacone dichiarava che "scientia est potentia". La tecnica è l'applicazione strumentale della scienza. La seconda misura, sperimenta e trova le leggi ripetibili dell'universo. La prima applica quelle leggi per trasformare la materia e gli organismi viventi, fino alla trasformazione planetaria.
@Jacopus
Avevo detto "per ora" sorvolo. L'individuo è cioè in un certo senso libero di scegliere il suo destino: manipolare o farsi manipolare. Resta comunque che l'autorità di fatto stia nelle leggi dello Stato a prescindere dalle corporation sovranazionali. Sembra però, per come vanno le cose, che quest'ultime detengano invece l'autorevolezza. Il nostro sistema comunque è ancora democratico, e in teoria le corporazioni sovranazionali non avrebbero effetto su di esso. Concludendo, l'intelligenza artificiale, per quell'idea che me ne sono fatto, potrebbe mettere in seria crisi il sistema Stato/Società. Cosa potrebbe accadere e come dovremmo comportarci?
Lo Stato incarna e rappresenta chi comanda: dalle dittature alle democrazie.
Gli Imperi più di ogni altro,poi le monarchie e i nobilati e infine gli stati moderni.
Jung diceva che lo Stato è come un fantasma ma, secondo me, è tutt'altro che un fantasma...
Il modello di una gestione interessante e funzionale potrebbe essere un servizio pubblico distribuito sul territorio in piccoli centri, connesso ai riferimenti principali di servizio,
dal pronto soccorso ai pompieri, dalla polizia alla socialità.
Aperti 24/24 ore e retti da gente qualificata, turni e orari agili e attuali.
Basta con il centralismo, il gerarchismo,via libera per una macchinizzazione essenziale(!).
Ê ora di cambiare quasi tutto,
siamo nel XXI secolo con mentalità, strutture e infrastrutture vecchi e obsolescenti.
Citazione di: Jacopus il 07 Gennaio 2024, 00:20:33 AMSono il tentativo inconsapevole di frenare il movimento ormai autonomo della tecnica, rispetto alla quale noi stiamo diventando, secondo Heidegger, semplice Rosthoff.
Tutti i filosofi del forum devono stare attenti su quanto detto da Heidegger. Rosthoff, ovvero la materia prima. Io aggiungerei anche un altra considerazione molto simile. Sapete perchè si dice "digitale" o "digitalizzazione" qualcuno lo saprà e altri no, e quindi lo dico "digitale" deriva da "digit" che significa cifra, numero. Quindi noi dovremmo dire "numerizzazione", tutto è basato sul numero, ebbene ad Auschwitz toglievano tutto a chi arrivava, capelli, occhiali,denti tutto, mettevano una cosa , il numero, perchè il numero è controllo , è potere. Io non ho niente contro il numero , dico solo che se il numero è lasciato a se stesso ci trasforma in numeri. In questo senso dico che dobbiamo stare attenti.
Già adesso la forma democratica è ormai soppiantata dalla INFOCRAZIA, che si basa sul numero e le decisioni pubbliche e politiche si basano quindi su statistiche. Dico ormai perché vediamo ancora decisioni umane che generano conflitti e guerre che resistono alla pianificazione globale . Pianificazione e controllo capillare che sembrano l'esito del processo di numerizzazione della vita sociale sotto il dominio del libero mercato. In questi casi sembra che gli interessi di forma statale e Libero mercato entrino in collisione, ma in realtà invece si alimentano a vicenda.
CitazioneResta comunque che l'autorità di fatto stia nelle leggi dello Stato a prescindere dalle corporation sovranazionali. Sembra però, per come vanno le cose, che quest'ultime detengano invece l'autorevolezza. Il nostro sistema comunque è ancora democratico, e in teoria le corporazioni sovranazionali non avrebbero effetto su di esso. Concludendo, l'intelligenza artificiale, per quell'idea che me ne sono fatto, potrebbe mettere in seria crisi il sistema Stato/Società.
Ciao Daniele. L'autorità dello stato è sempre più compressa da fenomeni centrifughi dalla base (autonomie, rispetto delle singolarità e delle minoranze) e dall'esterno (entità sovranazionali politiche come Eu, Nato, OCSE e soprattutto FMI o economiche come le multinazionali). Immagina una legge dello stato che nazionalizzasse una impresa in attivo (per quelle in passivo è un dovere, smentendo così la buffa regola della mano invisibile, che è effettivamente invisibile) o immagina una legge che stabilisca lo smantellamento delle basi americane in Italia. Costruire una architettura decente dello stato è una impresa al giorno d'oggi. In primo luogo perché non sono riconosciuti i valori collettivi della giustizia, dell'equità, della condivisione e della redistribuzione. Lo stato viene percepito nella migliore delle ipotesi come un gendarme che vigila sui confini contro gli straccioni del mare e nella peggiore come nemico. I valori collettivi erano appannaggio di idee che hanno costruito la nostra costituzione ma la costituzione reale non si riconosce più in quei valori collettivi, che derivavano con declinazioni diverse da socialismo, cristianesimo e liberalismo einaudiano. Oggi vige l'individualismo ad ogni livello.
In Italia oltre a questo cambiamento dell'ideologia di fondo, vi è una debolezza strutturale dello istituzioni statali, derivante dalle dominazioni straniere fino a pochi secoli fa ( la storia, quella profonda, non si misura in anni) e dalla presenza ingombrante della Chiesa cattolica. Come faceva notare Rousseau, un buon Cristiano non può essere un buon cittadino. Sarà nel migliore dei casi "ambivalente".
Che le corporation abbiano il potere è provato da una semplice circostanza, che è anche la prova dell'uomo come Rosthoff, ovvero il fatto che le merci possono circolare liberamente a differenza degli uomini. Una situazione orribile, che è la prova sotto gli occhi di tutti, che uno smartphone ha più valore di una vita umana.
L'AI è un ulteriore tassello di un quadro già dipinto. Chat Gtp ad esempio, non dará mai risposte esterne a ciò che è. Non è in grado di pensare ad un cambiamento o, se lo pensa, lo pensa sempre e soltanto in termini di funzionamento sociale e tecnologico. Non metterà mai in discussione sè stessa o se lo farà lo farà in termini innocui. Nel mondo della tecnica non è previsto alcun cambiamento ma solo masse di tecnici in grado di funzionare, insieme ai meccanismi inorganici, ai devices. Quindi si, l'AI può mettere in difficoltà il rapporto stato società, allargando il solco che li separa.
Sul cosa bisogna fare...sulla Pars costruens, sono meno preparato.
La pars costruens è la salvaguardia dei valori di civiltà distillati da millenni di tentativi di civilizzazione. Il raglio IA non può andare oltre i pregiudizi dei suoi programmatori e se il potere degli autoproclamati padroni del mondo ci fa tanto conto, si tratta di buttare sabbia negli ingranaggi della distopia, sfruttando gli stessi mezzi tecnologici dell'avversario. Negativo del negativo tradotto in prassi.
(L'avversario è così banale che a pensar male ci si azzecca sempre)
Citazione di: Ipazia il 07 Gennaio 2024, 12:13:05 PMLa pars costruens è la salvaguardia dei valori di civiltà distillati da millenni di tentativi di civilizzazione
Sì dobbiamo ricostruire ma siamo sicuri di aver decostruito le principali fonti di errore come sosteneva Bacone nella critica degli idoli?
Io credo che questa critica decostruttiva sia stata fatta durante tutto il novecento partendo da Nietzche, vi ricordate "il crepuscolo degli idoli" sottotitolo; "come si fa filsofia col martello"? . Ecco io penso che da allora, tutto il novecento è stata una continua sequenza di martellate. Prima era già arrivato Marx che martellava la società. Ma non perchè la società era ingiusta ma perchè era sbagliata nella sua stessa essenza , era corrotta e quindi tutto il vivere sociale era radicalmente sbagliato, era una struttura marcia. E poi è arrivato Nietzche e poi è arrivato Freud, sapete cosa diceva Freud poco piu di un secolo fa nell introduzione alla psicanalisi? diceva ; "Prima è arrivato Copernico e ha tolto all essere umano la falsa idea di essere al centro dell universo, poi è arrivato Darwin e ha tolto all essere umano la falsa idea di essere speciale e diverso rispetto le altre speci animali ricollocandolo invece lì dove merita di essere, adesso è arrivata la psicanalisi e ha tolto all essere umano anche l'ultima illusione di essere padrone in casa sua perchè c'è questo Es che si può chiamare inconscio per cui quando voi dite "io desidero", "io voglio" in realtà sono altri impulsi dell inconscio che voi non governate nel volere e nel decidere e voi siete semplicemente delle maschere e lo provano i vostri raptus, i vostri traumi, le vostre nevrosi e che state male, non è forse vero che state male?" e tutto il novecento è stato così . Certo c'è stata la ricostruzione dopo le due guerre ed è stata fatta con impegno ma poi dopo i nostri nonni? quali sono i principi che si sono fondati dopo? divertimeto e svago ? ammazzare il tempo? termine terribile, noi siamo "essere e tempo" se ammazzi il tempo ammazzi l'essere. La noia serve a farti sentire che dentro di te c'è uno spazio vuoto! , impara dalla noia invece di ammazzare il tempo. Scusate se forse ho divagato.
@Alberto Knox
Il sentire comune, la "filosofia dell'uomo della strada" è infatti un secolo indietro rispetto a quella che nel frattempo è stata sviluppata; in fondo è inevitabile sia così. Stiamo iniziando solo recentemente ad elaborare diffusamente (fuori dagli ambiti "accademici") i vari "maestri del sospetto" e le varie "discontinuità" (B. Mazlish); stiamo scoprendo la "freschezza" delle sfide lanciate dal "Tractatus" (1921) ed "Essere e Tempo" (1927) circa un secolo fa.
Come spesso accade, lo scollamento fra l'attualità e la sua interpretazione con categorie rimaste "un passo indietro", provoca disagio e inefficacia esegetica; soprattutto considerando quanto l'ultimo secolo abbia "cambiato marcia" in termini di velocità nel mutamento "antropologico" (sociale, economico, tecnologico, etc.).
Parliamo di pars destruens perché notiamo che la casa ha un vetro rotto; quando faremo qualche altro passo "avanti", ci accorgeremo, proprio guardando attraverso quel vetro, che il tetto è sfondato (per cui aggiustare il vetro con una "toppa construens" non la renderebbe molto più abitabile...). Nichilismo? No, storia della filosofia contemporanea.
@Jacopus
Finché ci si rende conto che, come dice Pio, si tratta di un meccanismo che si autoalimenta, saremmo in teoria ancora salvi ... (Runaway Train - In italiano "a 30 secondi dalla fine", film di un sovietico) ... E come dice Ipazia, io lo dico in altro modo: l'avversario è così banale che anche a non pensar male ci si azzecca.
Le forze che agiscono sullo stato sarebbero dunque due come dici. Gli è però che la forza delle associazioni, dei regionalismi,etc., a prescindere dal fatto che tali associazioni possano rappresentare giuste cause, e di sicuro molte lo sarebbero, pur tuttavia si nutrono anch'esse della stessa linfa dell'altra forza. E probabilmente lo fanno in modo poco efficace secondo i canoni vigenti. Tant'è che l'altra forza in campo è di fatto ritenuta molto più autorevole nonostante tutto; e lo dimostra il nostro essere al gancio tanto per il lavoro quanto per i prodotti di consumo.
La situazione attuale è ancora quella che, per dirla alla keynes e ammettendone la sincerità: "il capitalismo non è intelligente, non è bello, non è giusto, non è virtuoso e non mantiene le promesse. In breve, non ci piace e stiamo cominciando a disprezzarlo. Ma quando ci chiediamo cosa mettere al suo posto, restiamo estremamente perplessi". Tutto molto english, non c'è che dire. Probabilmente, io penso, keynes se ne stava su buone poltrone, e più di tanto non si sarà rotto la testa considerato pure il rischio di venir magari considerato un rompipalle dalla sua cerchia. Prima di parlare di leggi, siamo d'accordo fin qua?
Su keynes siamo assolutamente d'accordo, visto che si è arricchito a dismisura speculando in borsa, ma almeno coltivava il senso del limite per l'azione pubblica, pur non essendo coerente con esso, rispetto alla sua azione privata.
Non pochi filosofi, moderni e contemporanei, osteggiano la tecnica, accusandola di essere una grave minaccia per la umanità.
Mi domando se costoro siano davvero dei filosofi...
Difatti per accusare qualcuno di cattive intenzioni, bisognerebbe almeno un poco conoscerlo. Ed è evidente come questi "intellettuali" abbiano solo una idea confusa e pure erronea di cosa sia la tecnica.
È il pensiero razionale a ridurre l'uomo a "cosa", non la tecnica!
La tecnica è solo uno strumento.
E lo strumento non è mai un bene o un male in sé, dipende sempre dall'uso che se ne fa.
Anche la bomba atomica può distruggere l'umanità, così come salvarla evitando l'impatto di un asteroide con la Terra. Dipende sempre dall'uso che se ne fa.
Invece, è il pensiero logico-razionale, che diventa fonte di Verità assoluta, a ridurre ogni "valore" a pura materialità.
Lo fa perché determina, distingue, isola. E così ciò che è "altro" diventa "cosa".
Questo Jaspers lo aveva chiaramente denunciato.
È il pensiero logico, che è indispensabile, ma non deve mai essere creduto fonte di Verità!
Ma Jaspers era pure un medico e di prim'ordine.
Viceversa Heidegger ha scopiazzato anche questo da Jaspers, e malamente come tutto il resto. Non potendolo in effetti capire davvero. D'altronde non era un filonazista?
E il nazismo è un frutto del nichilismo. E il nichilismo è proprio il convincimento che la logica sia un assoluto.
@Jacopus
Non ti avevo chiesto un parere su keynes ... avevo chiesto un'altra cosa, ma forse non hai capito.
@bobmax Hai ragione. Non per nulla per avvicinarmi al vero ho sempre usato il pensiero logico razionale, non per costruire verità, ma per svelare le sue contraddizioni quando pretendano di voler organizzare cose secondo giustizia. Non sarebbe errato intendere la giustizia come forma della verità.
Attribuire male intenzioni è il modo migliore per il pensiero logico razionale di raggiungere la verità. Peccato che il tuo avversario sia costretto ad usare lo stesso tuo metodo. Si producono così due verità inconciliabili, evidentemente due menzogne. Il tragicomico, per come la vedo io, sarebbe che ambedue probabilmente vorrebbero la stessa cosa. Infine, per quel che riguarda la nostra condizione umana mia nonna soleva dire che il male ti arriva a secchie e va via a gocce; giusta visione e secondo me la via per la guarigione c'è ... basta desiderarla. La tecnologia per certo non manca, anzi, abbonda
Citazione di: Jacopus il 07 Gennaio 2024, 00:20:33 AMRipartirei dall'incipit: "chi ha la verità possiede l'autorità."
La premessa di questa discussione è insostenibile.
L'autorità non si fonda sulla verità, ma sulla stima.
Citazione di: Phil il 07 Gennaio 2024, 15:37:53 PMIl sentire comune, la "filosofia dell'uomo della strada" è infatti un secolo indietro rispetto a quella che nel frattempo è stata sviluppata; in fondo è inevitabile sia così.
Non sarebbe stato inevitabile se avessimo inserito , come materia di studio fin dalla prima elementare , storia della filosofia. Ancora oggi la filosofia viene insegnata a partire dal liceo classico
Citazione di: Phil il 07 Gennaio 2024, 15:37:53 PMParliamo di pars destruens perché notiamo che la casa ha un vetro rotto; quando faremo qualche altro passo "avanti", ci accorgeremo, proprio guardando attraverso quel vetro, che il tetto è sfondato
Quindi se davvero parliamo di pars destruens e pars costruens dobbiamo anche indicare la finestra rotta e dire come la vogliamo ricostruire, non basta limitarsi alla constatazione nell individuare qualcosa di "rotto". E nemmeno limitarsi alla costatazione di ciò che è stato il novecento quindi.
Citazione di: iano il 07 Gennaio 2024, 18:17:36 PMLa premessa di questa discussione è insostenibile.
L'autorità non si fonda sulla verità, ma sulla stima.
Già Machiavelli aveva capito che l'autorità si fonda sulla menzogna. La verità non può che essere contro l'autorità, da Socrate in poi. Un'autorità che dica la verità, in un contesto sociale di perenne disuguaglianza, è davvero insostenibile.
Anche la neutralità della tecnica è un ossimoro: la tecnica va dove l'autorità la porta. Oggi la porta, con ingenti investimenti, verso il perfezionamento degli armamenti, che sono la cosa meno neutra che si possa immaginare.
Citazione di: Ipazia il 07 Gennaio 2024, 18:45:19 PMGià Machiavelli aveva capito che l'autorità si fonda sulla menzogna. La verità non può che essere contro l'autorità, da Socrate in poi. Un'autorità che dica la verità, in un contesto sociale di perenne disuguaglianza, è davvero insostenibile.
E' vero, posso testimoniare di aver sempre sbagliato la ''stima''. :-[ :D
Diciamo che la menzogna è una verità scritta in codice, indirizzata a chi possiede la chiave.
Ad esempio una grave mancanza per quello che è il metodo di insegnamento nelle scuole è che esse sono al servizio dell "istruzione" e basta . Quindi abbiamo bisogno di ingenieri, di elettrotecnici, di avvocati e per tutte queste discipline c'è una scuola specifica pronte, e sono li apposta, per "istruire" . Capite cosa significa "istruire"? in-struere , vuol dire "mettere dentro" , "struere" da solo significa preparare o apparecchiare, da struere viene "strumento" , viene "struttura", viene "industria" e quindi capite che la filosofia pedagocica ,a cui il termine e il concetto di istruzione è funzionale, è quello di preparare gli esseri umani ad essere strumenti all interno di una struttura. Struttura ospedale, struttura chiesa, struttura tribunale, struttura ediliza ecc ecc. è sbagliato? no, è giusto, giustissimo. Abbiamo bisogno di queste figure professionali però? però noi non siamo solo strumenti all interno di una struttura , siamo coscienza, consapevolezza, emozione, desiderio di affetto, creatività e non si dovrebbe passare la vita unicamente in funzione di ma anche lavorando su se stessi e quindi? "educazione" se in-struere significa mettere dentro, e-ducere , per chi ha studiato quelle 4 cose di latino, significa l'opposto e-ducere "tirare fuori" , ducere significa "condurre". E cosa si tira fuori? Vedete vostro figlio piccolo, oltre che istruire che cosa si può fare? tirare fuori la sua creatività, la sua personalità più vera , la sua libertà, il suo desiderio . Perchè ci possa essere educazione nella formazione integrale di un essere umano occorre aver fiducia nell essere umano , di conseguenza bisogna avere le idee chiare su cosa significa essere un essere umano, che cosa significa essere un essere umano? Non lo sappiamo più! come società , se facessimo adesso un piccolo sondaggio noteremmo le risposte diverse una dall altra. Quindi è vero che ci sono i filosofi ma l 'uomo della strada è sempre un passo indietro ma è anche vero che si è smarrito l accordo sociale di ciò che è la visione di Dio , dell uomo e del mondo che riguarda sia il filosofo che l'uomo di strada. Concludo il post e lo concludo con una "pars costruens" sì , individuare un percorso, perchè non si tratta solo di educare gli altri, si tratta di educare se stessi. E come si educa se stessi? adesso lo dico tramite il filosofo moderno che è per me una luce molto intensa , sto parlando di Immanuel kant , critica della ragion pura , riferimento B8 3:3 qui kant pone le tre domande che da sole incarnano tutto il suo lavoro filosofico e sono ; " 1° che cosa posso sapere , 2° che cosa devo fare , 3° che cosa mi è lecito sperare" Qui kant sta dicendo che l'interiorità di un essere umano, ovvero quella dimensione strettamente individuale, misurando la quale si misura il valore di un essere umano , si gioca, si costruisce sapendo rispondere a queste tre domande. La prima riguarda la conoscienza, la seconda riguarda l'etica , la terza riguarda la spiritualità, la speranza. Quindi la nostra auto-educazione riguarda la conoscenza, la giustizia e la spiritualità.
Citazione di: Alberto Knox il 07 Gennaio 2024, 18:20:34 PMNon sarebbe stato inevitabile se avessimo inserito , come materia di studio fin dalla prima elementare , storia della filosofia
Non è così facile; considera i laureati in filosofia, i professori o anche i semplici appassionati, che quindi non hanno vincoli di programma: quanti di loro si occupano della filosofia che ha meno di un secolo e quanti pensano ancora con categorie dell'ottocento? Non dico questo per denigrare l'ottocento o il passato in generale, perché è evidente che alcuni "ingredienti" della filosofia non hanno "scadenza" (la logica, ad esempio), ma ci sono alcune categorie che cozzano con la realtà non perché la realtà è "sbagliata", ma perché sono la categorie ad essere inattuali (sottolineo che parlo di categorie per
comprendere la realtà, non per
giudicare quello che
sarebbe "bello e giusto").
Secondo me, non conta tanto a quale età si inizia (anzi, la
storia della filosofia la sposterei ancora più avanti), ma con quale approccio viene insegnata (già una volta dissi, scherzando ma non troppo, che per me andrebbe insegnata "all'indietro": se conosci a memoria i moderni, ma ignori i post-fenomenologi, la contemporaneità ti resterà filosoficamente "inaccessibile").
Citazione di: Alberto Knox il 07 Gennaio 2024, 18:20:34 PMQuindi se davvero parliamo di pars destruens e pars costruens dobbiamo anche indicare la finestra rotta e dire come la vogliamo ricostruire, non basta limitarsi alla constatazione nell individuare qualcosa di "rotto".
Già il pensare di «ricostruire»(cit.), apre molti interrogativi: la rifacciamo come prima o un po' più resistente? E se la spostassimo? Davvero conviene rifarla se il tetto è ancora sfondato? Iniziamo i lavori dal tetto? E se anziché un'altra "casa della metafisica", facessimo un palazzo differente? Non sempre la pars
construens è necessariamente solo "
re-construens".
Citazione di: Alberto Knox il 07 Gennaio 2024, 18:20:34 PME nemmeno limitarsi alla costatazione di ciò che è stato il novecento quindi.
Il (secondo) novecento è quello che ha rotto la finestra (e. soprattutto, il tetto); sapere come è stata rotta è fondamentale per
iniziare a
pensare come rispondere alle domande precedenti.
Citazione di: Phil il 07 Gennaio 2024, 19:32:42 PMIl (secondo) novecento è quello che ha rotto la finestra (e. soprattutto, il tetto); sapere come è stata rotta è fondamentale per iniziare a pensare come rispondere alle domande precedenti.
Va bene partire da come è stata rotta, ma siamo sicuri che saremo d'accordo?
la verità è la connessione tra il mondo e la tua mente "adaequatio rei et intellectus". Corrispondenza tra realtà ed intelletto.
Non è sempre stato così, c'è stato un periodo dove il compito del pensiero era di de-costruire , c'erano tante costruzioni molto grandi e molto pesanti nella quale la mente umana era costretta a dover vedere il mondo attraverso dogmatiche , dottrine, ideologie che costringeva il singolo a vedere il mondo attraverso le loro "grate" per così dire. E per questo motivo non si toccava mai la realtà e quindi il filosofo aveva questo compito, prendere il martello , come si fa filosofia col martello dice Nietzsche nel sottotitolo del "Crepuscolo degli Idoli" e distuggere, togliere, decostruire, aria pura, liberare la mente da quelle pesanti costruzioni . Bhè, questo lavoro è stato fatto, la decostruzione è avvenuta.
è come se ci trovassimo al giorno dopo di un terremoto avvenuto e adesso bisogna ricostruire. E perciò la filosofia deve essere chiara, basta con i sotterfugi linguistici, inutili sofistecherie dialettiche, girare in tondo.
Sono d'accordo con te, Alberto, sulla necessità di ricostruire ma il problema risiede nel fatto che dalle macerie della decostruzione è sorto un golem difficile da gestire. Hobbes lo chiamò con un po' di orgoglio Leviatano, marchingegno necessario contro la violenza umana non più sottoposta alla guida ultraterrena. Da quel Leviatano è apparsa la nuova tecnè, quella che Jonas definisce "Prometeo s-catenato". Rispetto a questa tecnè non abbiamo ancora fatto i conti, come società nel suo complesso, come giustamente ha notato Phil. Il punto è questo. Prima di iniziare una Pars costruens, dobbiamo vedere il buco sul tetto. È quello il difficile, perché ci portiamo millenni di cultura alle spalle ed anche il martello non è di aiuto (anche se è già un avvicinamento al problema).
Citazione di: Jacopus il 07 Gennaio 2024, 20:35:08 PMPrima di iniziare una Pars costruens, dobbiamo vedere il buco sul tetto. È quello il difficile
Prima cosa necessaria è chiarire i termini , possibilmente senza andar per metafore. Esplicazio terminorum ,se no ognuno capirà quello che vuole capire sia del tetto che del buco e di conseguenza anche dove sta e cosa ha causato la voragine.
Hai ragione Alberto, anche se in realtà, nei precedenti interventi qualcosa avevo già scritto. Il buco sul tetto è la nostra incapacità di uscire fuori da alcune leggi culturali che ci hanno forgiato, come ad esempio quella secondo cui la tecnica o la scienza sono neutrali, basta saperle maneggiare. Ma questo implica che vi sia una regia politica. Platone aveva distinto la tecnè che fa funzionare le cose dalla tecnè che decide "eticamente", cioè la tecnica politica. Ora, quella tecnè non c'è più. Gli ultimi tentativi di vivificarla risalgono ormai agli anni 60-70. Da allora è il sistema a funzionare. Un sistema sempre più complesso che non è più possibile gestire, a maggior ragione in un contesto, come l'attuale, di derisione e svalutazione di ogni attività non-istruttiva (cioè formativa, indipendentemente dalle necessità della Macchina) e professionalizzante. Ci sono delle vie poco frequentate che possono aiutarci a ricostruire ma sono fragili. Una di queste è il principio della fratellanza, la fraternitè, che è sempre stata la Cenerentola fra la libertè e l'egalitè, quelle sí a proprio agio fra le braccia del Leviatano. Non so se sono stato chiaro. Sono concetti non facili, ma che hanno già una loro tradizione filosofica, Nietzsche, Heidegger, Anders, Arendt, e in Italia Severino.
Giusto così per provocare anche se questo pensiero sarà registrato come "rumore", dirò che la filosofia al giorno d'oggi dovrebbe essere vista come storia di un mito che si conclude non so con quale filosofo ... fate voi ... e come tale andrebbe trattata: un corso di un anno sarebbe più che sufficiente
Il mio dubbio è relativo al fatto se questa evoluzione della tecnica sia un processo indipendente e autonomo rispetto al capitalismo oppure se sia connesso ad esso. Nel primo caso siamo di fronte ad un cambiamento di paradigma epocale, cioè la chiusura del moderno e l'avvento di un post-moderno cibernetico e automatico. Nel secondo caso rientrerei nella tradizione marxista, magari aggiornata e rivisitata (come mi manca Sgiombo :D)
Citazione di: daniele22 il 07 Gennaio 2024, 21:03:12 PMGiusto così per provocare anche se questo pensiero sarà registrato come "rumore", dirò che la filosofia al giorno d'oggi dovrebbe essere vista come storia di un mito che si conclude non so con quale filosofo ... fate voi ... e come tale andrebbe trattata: un corso di un anno sarebbe più che sufficiente
bhè il mito è la prima forma di filosofia, per di più il mito è più vero della storia, perchè la storia ti racconta di una cosa che successa una volta nel mondo, il mito ti racconta di qualcosa che riguarda l'uomo sempre. Ovviamente va letto con chiave filosofica , non storica è chiaro. Tuttavia se il pensiero filosofico è amore per la conoscenza allora ci saranno sempre nuovi pensieri così che non si può parlare di una conclusione. La filosofia , in questo senso, continua dopo l anno di corso.
Citazione di: Alberto Knox il 07 Gennaio 2024, 19:38:41 PMVa bene partire da come è stata rotta, ma siamo sicuri che saremo d'accordo?
Una certezza è che c'è chi sostiene che la finestra (ossia una qualunque "interpretazione x" ottocentesca del reale), non sia nemmeno rotta, figuriamoci il tetto (che è il fondamento teoretico che dà un
senso all'"interpretazione x", che altrimenti, da sola, non fornisce adeguata "copertura" agli abitanti della casa).
Fra coloro che riconoscono la rottura come tale, le indagini dovrebbero stringere abbastanza il cerchio, ma concordo che siano possibili interpretazioni differenti. Nondimeno, credo sia una questione metodologicamente e crono-logicamente prioritaria, rispetto alla mera (ri)costruzione; poiché in base alle presunte cause della rottura, ciascuno potrà impostare di conseguenza il suo piano d'azione: se sono stati "sassi" (i rivoluzionari, il pensiero debole, il globalismo, etc.), "mettere le inferriate" (definire intoccabili i postulati dell'"interpretazione x") non risolve, mentre le "persiane blindate" (non concedere l'es-posizione delle fragilità dell'"interpretazione x") invece sì, etc. L'unica certezza è che senza il "tetto" lassù in alto (a un passo dal cielo, o proprio in cielo, "dogma celeste"), l'integrità della sola "finestra" conta poco, che sia ricostruita o meno.
Cosa intendevo con l'interrogarsi sul
come (ri)costruire? C'è un
tempio shintoista che viene volutamente distrutto e ricostruito ogni 20 anni dal 690 d.C.. Differente filosofia dell'abitare, prima ancora che differente modo di concepire l'abitazione; insegnatoci da una civiltà che ha avuto sicuramente un
imprinting storico e un novecento ben differenti dai nostri.
Citazione di: Jacopus il 07 Gennaio 2024, 21:09:09 PMIl mio dubbio è relativo al fatto se questa evoluzione della tecnica sia un processo indipendente e autonomo rispetto al capitalismo oppure se sia connesso ad esso. Nel primo caso siamo di fronte ad un cambiamento di paradigma epocale, cioè la chiusura del moderno e l'avvento di un post-moderno cibernetico e automatico. Nel secondo caso rientrerei nella tradizione marxista, magari aggiornata e rivisitata
Di sicuro non vive di aria, lo sviluppo tecnologico significa anche comodità e la comodità si paga , partendo dal riscaldamento in casa, la luce, lo smartphone, internet, la carta di credito, ma anche la macchina per la risonanza magnetica e la pet non sono gratis , lo sviluppo è collegato all economia e il governo deve essere al servizio del Pil e quindi dell economia. è così che funziona , si produce per l'economia e si vende per l'economia che poi questo sviluppo sia anche a servizio del bene comune mi sta bene , ad esempio in campo medico e automatizzazione dei lavori pesanti. Non sono un luddista che vede nella tecnica una minaccia ma non sono nemmeno uno che applaude ad ogni innovazione tecnologica semplicemente perchè è nuova. Se mai vedo quello che è il primato per gli stati in sviluppo tecnologico, queto primato si chiama "economia" che si muove esclusivamente attraverso l'imperativo del profitto.
Citazione di: Phil il 07 Gennaio 2024, 21:23:47 PMCosa intendevo con l'interrogarsi sul come (ri)costruire? C'è un tempio shintoista che viene volutamente distrutto e ricostruito ogni 20 anni dal 690 d.C.. Differente filosofia dell'abitare, prima ancora che differente modo di concepire l'abitazione; insegnatoci da una civiltà che ha avuto sicuramente un imprinting storico e un novecento ben differenti dai nostri.
cambiare prospettiva , specialmente quando si crede di aver compreso. Ma poi alla fine bisogna fare sintesi e io credo che sia nella sintesi che si gioca il senso del mondo, della vita, di Dio e dell uomo. Questa sintesi la si può cercare in strade differenti , private, spirituali o nella ricerca scientifica anche . Uno che pensava ad altre prospettive era sicuramente lui..
Tutto è proiezione,soggettività e relatività.
Io vedo e vivo il mondo a modo mio, questo vale per ogni essere vivente a qualsiasi specie appartenga.
E ogni specie vede e vive il mondo a mo'do suo qualsiasi essa sia.
Però, la specie umana e i suoi individui credono e pensano di essere gli unici a vedere e vivere il
mondo REALMENTE E SCIENTIFICAMENTE
Questo è il vero peccato originale dell'umanità perché l'ha precipitata in una ILLUSIONE CATASTROFICA.
I protagonisti di questo disastro sono, prima di tutto,i filosofi e gli scienziati,poi i letterati e quindi i religiosi.
Al contrario,i liberatori sono gli artisti di ogni genere quando il loro operare è tale da esprimere e,in molti casi, invitare e proporre liberazioni e cambiamenti.
Gli agnostici, in questo senso, sono i tecnici di ogni genere.
Questa è l'umanità e sfido chiunque a dimostrarmi il contrario.
Resta una domanda: dal momento che tale status non è terrestre e naturale,da chi e che cosa è stato originato?
Evidentemente dalla fuga di specie e individui da un "non status" spontaneo, simpatico e empatico.
Spontaneo perchè privo di a-priori e a-posteriori,schemi, engrammi e algoritmi.
Simpatico e empatico perché sintonico e sincronico in modo spontaneo e naturale.
Aggiungo anche "inconsapevole e silenzioso" nel senso migliore di questi due termini.
In pratica il "non status" che tutti o quasi desiderano e vogliono godere ma non fanno un c....o per poterlo RI-CONQUISTARE E GODERE.
Forse e probabilmente, uno dei mezzi migliori per riuscirci è quello di lasciarsi essere quello che si è senza alcun senso di colpa, idealizzazione,
demonizzazione e censura:un primo timido passo che apre una strada che non finisce mai.
Per precisare quello che vorrei dire, ovvero il cambiamento enorme nella struttura del mondo sociale negli ultimi cento anni, può servire il rovesciamento della massima machiavellica "il fine giustifica i mezzi". Oggi assistiamo invece alla realizzazione inversa "i mezzi giustificano i fini", a partire da Marx, per il quale il denaro da mezzo per soddisfare fini umani è diventato fine a sè stesso, riducendo l'uomo e specialmente l'uomo senza denaro, a oggetto sottoposto al dominio astratto del denaro. Si tratta di un cambiamento che ancora fa fatica ad essere interiorizzato nella cultura generale ma che ci sta conducendo verso una potenziale catastrofe globale.
@Alberto Knox
Tempo fa espressi un pensiero che si rivolgeva alla mente umana che critica sé stessa. Il dialogo in corso cadde. Questa critica è la risposta che indica la via per qualsiasi domanda filosofica alla quale si intenda rispondere. A tal fine fin da giovane uomo fatto, tra il consapevole e l'inconsapevole, mi posi un dogma: io non posso avere ragione. Però volevo avere ragione. Per avere ragione valutai quindi che l'unica via che mi si prospettava era quella di lavorare su ciò che è ovvio, che è in un certo senso oggettivo. La risposta è infine giunta e mi sembra, può essere che mi sbagli, che non sia mai stata messa in seria crisi.
Visto che giustamente denunci la mancanza di educazione, l'educazione filosofica sarebbe quindi istruttiva/educativa a un pensiero corretto che naturalmente nei primi anni di vita deve certamente trasmettersi come istruzione/educazione a un comportamento corretto accompagnato da parole corrette. E il buco nel tetto, a meno che non sia quello dell'ozono, non si dovrebbe vedere più almeno per un bel poco.
@Jacopus Come dice bobmax, i mezzi non sono demoniaci. Il capitalismo è solo l'ultimo nato dei mezzi con cui sono sopravvissuti gli imperi. Purtroppo, con la presunta morte di Dio, mai dire gatto finché non ce l'hai nel sacco, è divenuto per molti un'ideologia. Di buono ha portato i frutti della competizione, di cattivo molte cose brutte. Però è perdente da un punto di vista logico razionale perché ci ha portati al caos mentale, il luogo dove è impossibile discernere il vero dal falso, dove lo stesso metodo scientifico risulta un falso perché non garantisce la valutazione di tutte le istanze che abbiano pretese di scientificità. Ci ha condotto cioè ad una società malsana. Ci ha portato infine al collasso del materialismo storico così come lo vedo io. Però sono i grandi organismi sovranazionali a detenere il potere. Sta a loro, come sta agli israeliani, compiere la mossa giusta per tirarci fuori dai guai. Se così non fosse assisteremo in modo statisticamente certo a una grande guerra. Comunque il parlamento esiste ancora
Il capitalismo è come una religione arcaica che cerca di sconfiggere la morte attraverso l'accumulo di ricchezza. Più soldi ho, più lontana sembra essere la morte. Più soldi ho, più credo di avere libertà.
Magari si fanno due lavori, non si fa altro che lavorare, ma il fatto che i miei risparmi crescano mi spinge all'illusione di essere più libero, più autonomo, meno condizionato.
Naturalmente l'accumulo spettacolare che sembra riuscire ad alimentare l'illusione dell'immortalità può avvenire solo tramite la tecnologia.
Il transumanesimo decanta potenziamenti tecnologici del corpo che però non portano a nessuna felicità, ma a maggiori prestazioni, maggiori performance sia sul lato della produzione che di quello del consumo. Un edonismo tossico. Ci si attacca a pseudo verità quali "il desiderio è infinito", ci si dimentica di cose ovvie quali la saturazione relativamente veloce dei sensi (per cui più di quel tanto non si può godere), e così ci si allinea allo spirito del capitalismo con tutte le ripercussioni personali positive del caso.
C'è poi da chiedersi chi possa permettersi l'illusione che la lettura di Nietzsche e Wittgenstein possa condurre a cambiamenti? Chi sta bene, ovviamente.
Chi sta male deve invece inventarsi una prassi che lo possa salvare.
Ma tale prassi non può essere un'attività politica perché non c'è una classe di oppositori al capitalismo. Il capitalismo non ha antagonisti. La moltitudine di ribelli nel mondo globalizzato di cui parlava Negri non esiste.
In questo momento ognuno deve inventarsi una strada per salvare innanzitutto se stesso, dalla miseria o dal superlavoro, e se non sente questa esigenza è perché in fondo sta bene, in fondo al di là di tanta retorica anticapitalista gli va bene che le cose stiano così.
Citazione di: daniele22 il 08 Gennaio 2024, 10:18:50 AMLa risposta è infine giunta e mi sembra, può essere che mi sbagli, che non sia mai stata messa in seria crisi.
Non ho capito quale sia la risposta però.
Citazione di: daniele22 il 08 Gennaio 2024, 10:18:50 AMVisto che giustamente denunci la mancanza di educazione, l'educazione filosofica sarebbe quindi istruttiva/educativa a un pensiero corretto che naturalmente nei primi anni di vita deve certamente trasmettersi come istruzione/educazione a un comportamento corretto accompagnato da parole corrette.
Certo che denuncio un sistema di educazione scolastica obsoleta, invece di far fiorire nei ragazzi l'amore per la conoscenza della natura, di scorprire le sue regole, le meraviglie della natura , la prima cosa che gli si inculca è la concorrenza con gli altri alunni per diventare il primo della classe ; "devi far fuori il tuo avversario se vuoi essere il migliore". E poi perchè i genitori vanno vestiti in un certo modo rispettoso a lavoro e i figli , che la scuola è il loro posto di lavoro, vanno vestiti come vogliono? cavallo dei jens che arriva alle ginocchia, buchi sulle ginocchia ,stracciati dappertutto , è una questione di rispetto per l ambiente in cui si è. Non sentono l'esigenza di vestire in maniera decorosa per se stessi e per gli altri , allora mi presento con mezzo culo fuori e il cavallo dei pantaloni come quello di un pagliaccio da circo. Tanto è la moda dei giovani , e va bene così. L'educazione filosofica di cui parlo è quella di far notare al ragazzo di vivere nel mistero più grande del mondo,
la creazione in piena luce e cominciare a porsi domande "come è stato creato il mondo?" , "esiste un significato che sta dietro a ciò che accade?" , "da dove viene la vita", "chi siamo noi"? o anche "perchè la terra gira attorno al sole e non sta invece ferma?" è improbabile che il ragazzo incontrerà una creatura di un altro pianeta , ma è probabile che si imbatta in se stesso e cominci a capire di essere lui stesso una strana creatura, una creatura misteriosa.
Citazione di: Alberto Knox il 07 Gennaio 2024, 19:25:27 PMAd esempio una grave mancanza per quello che è il metodo di insegnamento nelle scuole è che esse sono al servizio dell "istruzione" e basta . Quindi abbiamo bisogno di ingenieri, di elettrotecnici, di avvocati e per tutte queste discipline c'è una scuola specifica pronte, e sono li apposta, per "istruire" . Capite cosa significa "istruire"? in-struere , vuol dire "mettere dentro" , "struere" da solo significa preparare o apparecchiare, da struere viene "strumento" , viene "struttura", viene "industria" e quindi capite che la filosofia pedagocica ,a cui il termine e il concetto di istruzione è funzionale, è quello di preparare gli esseri umani ad essere strumenti all interno di una struttura. Struttura ospedale, struttura chiesa, struttura tribunale, struttura ediliza ecc ecc. è sbagliato? no, è giusto, giustissimo. Abbiamo bisogno di queste figure professionali però? però noi non siamo solo strumenti all interno di una struttura , siamo coscienza, consapevolezza, emozione, desiderio di affetto, creatività e non si dovrebbe passare la vita unicamente in funzione di ma anche lavorando su se stessi e quindi? "educazione" se in-struere significa mettere dentro, e-ducere , per chi ha studiato quelle 4 cose di latino, significa l'opposto e-ducere "tirare fuori" , ducere significa "condurre". E cosa si tira fuori? Vedete vostro figlio piccolo, oltre che istruire che cosa si può fare? tirare fuori la sua creatività, la sua personalità più vera , la sua libertà, il suo desiderio . Perchè ci possa essere educazione nella formazione integrale di un essere umano occorre aver fiducia nell essere umano , di conseguenza bisogna avere le idee chiare su cosa significa essere un essere umano, che cosa significa essere un essere umano? Non lo sappiamo più! come società , se facessimo adesso un piccolo sondaggio noteremmo le risposte diverse una dall altra. Quindi è vero che ci sono i filosofi ma l 'uomo della strada è sempre un passo indietro ma è anche vero che si è smarrito l accordo sociale di ciò che è la visione di Dio , dell uomo e del mondo che riguarda sia il filosofo che l'uomo di strada. Concludo il post e lo concludo con una "pars costruens" sì , individuare un percorso, perchè non si tratta solo di educare gli altri, si tratta di educare se stessi. E come si educa se stessi? adesso lo dico tramite il filosofo moderno che è per me una luce molto intensa , sto parlando di Immanuel kant , critica della ragion pura , riferimento B8 3:3 qui kant pone le tre domande che da sole incarnano tutto il suo lavoro filosofico e sono ; " 1° che cosa posso sapere , 2° che cosa devo fare , 3° che cosa mi è lecito sperare" Qui kant sta dicendo che l'interiorità di un essere umano, ovvero quella dimensione strettamente individuale, misurando la quale si misura il valore di un essere umano , si gioca, si costruisce sapendo rispondere a queste tre domande. La prima riguarda la conoscienza, la seconda riguarda l'etica , la terza riguarda la spiritualità, la speranza. Quindi la nostra auto-educazione riguarda la conoscenza, la giustizia e la spiritualità.
Il tuo ragionamento é molto approfondito, Alberto, anche se bisogna essere realistici rispetto alla funzione educativa che certamente punta a tirar fuori il meglio da ciascuno di noi, ma lo fa anche innescando meccanismi di inibizione di quello che é meglio che non venga fuori, come ad esempio gli istinti aggressivi.
L'essere umano non é naturalmente proteso verso il bene, ed é compito dell'educazione indirizzare verso di esso.
Citazione di: anthonyi il 08 Gennaio 2024, 11:46:25 AML'essere umano non é naturalmente proteso verso il bene, ed é compito dell'educazione indirizzare verso di esso.
Un bambino piccolo non è indirizzato verso il male ,bene e male sono ancora concetti che deve assimilare , il bambino impara in un primo livello attraverso ciò che gli adulti gli dicono ma poi fa sintesi in base a come l'adulto si comporta e infine lo interiorizza attraverso l'esperienza personale. Non si può dire che l'essere umano è cattivo fin dall infanzia come tendenza naturale ma non è nemmeno abbastanza buono per corrispondere alle esigenze della società umana, colta e civile che egli stesso ha creato.
Citazione di: Pensarbene il 08 Gennaio 2024, 05:28:12 AMPerò, la specie umana e i suoi individui credono e pensano di essere gli unici a vedere e vivere il
mondo REALMENTE E SCIENTIFICAMENTE
chi sono gli altri ,che non appartengono alla specie umana, che studiano scientificamente la natura?
CitazioneL'essere umano non é naturalmente proteso verso il bene, ed é compito dell'educazione indirizzare verso di esso.
questa dichiarazione è infondata. Si basa solo su una ideologia pseudoreligiosa, per cui l'uomo ha bisogno di essere limitato e indirizzato verso il bene, dato che è stato macchiato per sempre dal peccato originale. In realtà l'uomo avendo un SNC estremamente complesso, non ha una propensione istintuale verso il male, il che tra l'altro sarebbe anche un modo veloce per estinguersi, ma riesce ad adattarsi a sistemi altamente altruistici come a sistemi altamente egoistici, a sistemi sociali cooperativi o a sistemi sociali violenti. La prova è data dalle società storiche che si sono succedute nel tempo, estremamente diverse fra di loro. Sicuramente le società complesse devono implementare le pratiche di restrizione della violenza al fine di poter far convivere milioni o migliaia di persone, ma questo non ha niente a che fare con una supposta malvagità originaria dell'uomo.
Citazione di: Alberto Knox il 08 Gennaio 2024, 12:37:00 PMchi sono gli altri ,che non appartengono alla specie umana, che studiano scientificamente la natura?
Sapendo che nell' universo ci sono 300 miliardi di galassie con una media di 200 miliardi di stelle l'una... :))
Citazione di: Alberto Knox il 08 Gennaio 2024, 11:23:04 AMNon ho capito quale sia la risposta però.Certo che denuncio un sistema di educazione scolastica obsoleta, invece di far fiorire nei ragazzi l'amore per la conoscenza della natura, di scorprire le sue regole, le meraviglie della natura , la prima cosa che gli si inculca è la concorrenza con gli altri alunni per diventare il primo della classe ; "devi far fuori il tuo avversario se vuoi essere il migliore". E poi perchè i genitori vanno vestiti in un certo modo rispettoso a lavoro e i figli , che la scuola è il loro posto di lavoro, vanno vestiti come vogliono? cavallo dei jens che arriva alle ginocchia, buchi sulle ginocchia ,stracciati dappertutto , è una questione di rispetto per l ambiente in cui si è. Non sentono l'esigenza di vestire in maniera decorosa per se stessi e per gli altri , allora mi presento con mezzo culo fuori e il cavallo dei pantaloni come quello di un pagliaccio da circo. Tanto è la moda dei giovani , e va bene così. L'educazione filosofica di cui parlo è quella di far notare al ragazzo di vivere nel mistero più grande del mondo, la creazione in piena luce e cominciare a porsi domande "come è stato creato il mondo?" , "esiste un significato che sta dietro a ciò che accade?" , "da dove viene la vita", "chi siamo noi"? o anche "perchè la terra gira attorno al sole e non sta invece ferma?" è improbabile che il ragazzo incontrerà una creatura di un altro pianeta , ma è probabile che si imbatta in se stesso e cominci a capire di essere lui stesso una strana creatura, una creatura misteriosa.
La risposta, più volte ribadita, è che il dolore fisico e il piacere fisico siano i diretti responsabili della conoscenza umana, corrispondendo alla conoscenza pre-categoriale che promuove tramite il ricordo dell'esperienza la conoscenza razionale. Tutto questo ingigantimento della nostra conoscenza rispetto ad altre specie sarebbe dovuto grazie alla cura del fuoco comprensiva del suo combustibile. Ma non vi è stato un progresso etico morale, anzi, a mio vedere vi sarebbe stato un regresso provocato dalla consapevolezza della morte. In merito al fuoco e a proposito di Wittgenstein, quel che squalificò ai miei occhi il filosofo austriaco, pur tra cose condivisibili, fu che screditò il fuoco trattandolo al pari di un evento come tutti gli altri. Non so cosa si proponesse il Tractatus, ma mi sa che L.W. fece qualcosa di simile a quel che fece Chomsky con la lingua: far nascere la linguistica rinunciando espressamente alle ragioni della sua origine.
Nulla da dire sulla competizione a primeggiare. Purtroppo è così fin da quand'ero ancora piccolo io.
Per quel che riguarda il modello educativo non influenzerei certo il ragazzino facendogli notare delle cose e lo crescerei rispondendo semplicemente ai suoi perché. Anthonyi non ha detto che il bambino è versato al male, ha detto che vi sono bambini più aggressivi di altri e penso proprio che sia vero. A questi bambini potresti anche dire bravo, ma guarda che non si può fare così. Provare insomma a vedere se si correggono
Ogni bambino ha la sua personalità e questa è già formata nell'essenziale a 6 anni d'età.
La scuola non ha alcuna possibilità,nè diritto nè dovere di interferire in questo ma solo di occuparsi dell'apprendimento e della correzione socializzata e socializzante di comportamenti palesemente problematici.
Citazione di: Phil il 07 Gennaio 2024, 21:23:47 PM...
Cosa intendevo con l'interrogarsi sul come (ri)costruire? C'è un tempio shintoista che viene volutamente distrutto e ricostruito ogni 20 anni dal 690 d.C.. Differente filosofia dell'abitare, prima ancora che differente modo di concepire l'abitazione; insegnatoci da una civiltà che ha avuto sicuramente un imprinting storico e un novecento ben differenti dai nostri.
Ricostruire un tempio può essere niente più che un alibi, un espediente formale. Per dirla alla Tomasi di Lampedusa :"cambiare tutto per non cambiare niente".
Spesso è più evolutivo abbattere il tempio e non riedificarlo più. Fare altro: costruire un giardino sulle sue rovine, un campo di grano, o lasciare le pietre nude alla memoria del tempo.
Citazione di: Koba II il 08 Gennaio 2024, 11:04:10 AMC'è poi da chiedersi chi possa permettersi l'illusione che la lettura di Nietzsche e Wittgenstein possa condurre a cambiamenti? Chi sta bene, ovviamente.
Non a caso: "
primum vivere, deinde philosophari" e probabilmente nemmeno "chi sta bene" si illude che leggere Nietzsche, o la Bibbia, o Wittgenstein, o i Sutra, etc. possa cambiare la propria situazione
economica individuale (tranne rarissimi casi specifici, tipo superamento di esami e concorsi). Ci sono letture che portano il pane a tavola ed altre che sono accessorie; imparare sin da piccoli a distinguerle è molto importante. Capire il mondo e saperlo interpretare con una certa profondità teoretica, in gran parte dei casi non riempie la pancia. Se compri un libro di cucina, per poter mangiare non ti resta che procurarti gli ingredienti e la cucina. Se invece hai la "Fenomenologia dello spirito" di Hegel, pur avendo anche gli ingredienti e la cucina, rischi comunque di finire all'ospedale per intossicazione. Per questo dicevo che la
storia della filosofia andrebbe insegnata tardi nel percorso scolastico; quello che è prioritario per l'individuo è semmai la capacità di ragionamento, non la
storia del ragionamento; per sapere distinguere una fallacia da un ragionamento corretto, non serve studiare Sesto Empirico o Russell.
In fondo,
fare filosofia è come saper suonare uno strumento: sfamarsi suonando è per pochi; se il suonare ha il sopravvento sullo sfamarsi, la vita è grama; se lo sfamarsi e il suonare sono in equilibrio, si ha una vita gradevole (se si ama la musica, ovviamente). Fermo restando che ascoltare la musica e suonare non sono la stessa attività.
Citazione di: Koba II il 08 Gennaio 2024, 11:04:10 AMIl capitalismo è come una religione arcaica che cerca di sconfiggere la morte attraverso l'accumulo di ricchezza. Più soldi ho, più lontana sembra essere la morte. Più soldi ho, più credo di avere libertà.
Magari si fanno due lavori, non si fa altro che lavorare, ma il fatto che i miei risparmi crescano mi spinge all'illusione di essere più libero, più autonomo, meno condizionato.
Naturalmente l'accumulo spettacolare che sembra riuscire ad alimentare l'illusione dell'immortalità può avvenire solo tramite la tecnologia.
Il transumanesimo decanta potenziamenti tecnologici del corpo che però non portano a nessuna felicità, ma a maggiori prestazioni, maggiori performance sia sul lato della produzione che di quello del consumo. Un edonismo tossico. Ci si attacca a pseudo verità quali "il desiderio è infinito", ci si dimentica di cose ovvie quali la saturazione relativamente veloce dei sensi (per cui più di quel tanto non si può godere), e così ci si allinea allo spirito del capitalismo con tutte le ripercussioni personali positive del caso.
C'è poi da chiedersi chi possa permettersi l'illusione che la lettura di Nietzsche e Wittgenstein possa condurre a cambiamenti? Chi sta bene, ovviamente.
Chi sta male deve invece inventarsi una prassi che lo possa salvare.
Ma tale prassi non può essere un'attività politica perché non c'è una classe di oppositori al capitalismo. Il capitalismo non ha antagonisti. La moltitudine di ribelli nel mondo globalizzato di cui parlava Negri non esiste.
In questo momento ognuno deve inventarsi una strada per salvare innanzitutto se stesso, dalla miseria o dal superlavoro, e se non sente questa esigenza è perché in fondo sta bene, in fondo al di là di tanta retorica anticapitalista gli va bene che le cose stiano così.
Appunto. Il capitalismo è una religione per nulla arcaica. Intanto ha spostato l'eden da un incerto post mortem ad una certissima immanenza. Ha messo al posto di un nume irraggiungibile un nume transustanziabile anche in piccole dosi, il Capitale. Alla portata di ogni fedele con premi e castighi subito monetizzabili.
È vero che se tutti saranno chiamati, pochi saranno gli eletti, ma l'esca è così ben congegnata che pochi vi rinunciano. O possono rinunciarvi.
E i giochi sono fatti. Ormai da secula seculorum. Amen.
Citazione di: daniele22 il 08 Gennaio 2024, 15:27:36 PMAnthonyi non ha detto che il bambino è versato al male, ha detto che vi sono bambini più aggressivi di altri e penso proprio che sia vero.
In realtà non ho detto neanche questo, anche se é chiaro che vi possono essere bambini più o meno aggressivi.
I concetti di bene e male sono concetti culturali che i bambini imparano nel tempo, nell'immediato il loro istinto li porta a soddisfare i loro desideri in tutti i modi possibili, anche con l'aggressività che, se non corretta con un lavoro paziente e continuo, può affermarsi nel loro comportamento.
Si può affrontare il problema dell'autorità fondata sulla verità come un processo che avanza per stadi. La verità non potendo essere contraddicibile è un assoluto e nel corso della storia dell'uomo quell'assoluto è stato interpretato da ideali che si sono susseguiti, come una specie di dinastia: Natura (pensiero greco), Dio (pensiero giudaico-Cristiano), Uomo/sovrano (pensiero moderno da Cartesio-Hobbes fino ai totalitarismi), Tecnica (pensiero post-moderno). Passaggi che non sono netti e che si sovrappongono, visto che la Tecnica è un dono prometeico e quindi che esisteva già nella cultura greca. Ma la traiettoria è questa e implica l'assunzione di ruolo dominante da parte dell'ideale sovrano di quel momento storico.
Il problema consiste nel fatto, che a differenza degli altri stadi, il passaggio del dominio della tecnica non è stato pensato a sufficienza e pertanto non può essere contrastato. A questo pensiero dominato dall'assoluto attraverso diversi cromatismi, come opporsi? Oppure, dobbiamo davvero opporci? Forse questo desiderio di assoluto che si ripete nei secoli, è semplicemente il desiderio di sconfiggere la morte. Ma qualcosa mi dice che non è così, che è necessario saper distinguere i vari tipi di assolutismo.
Citazione di: anthonyi il 08 Gennaio 2024, 18:02:54 PMIn realtà non ho detto neanche questo, anche se é chiaro che vi possono essere bambini più o meno aggressivi.
I concetti di bene e male sono concetti culturali che i bambini imparano nel tempo, nell'immediato il loro istinto li porta a soddisfare i loro desideri in tutti i modi possibili, anche con l'aggressività che, se non corretta con un lavoro paziente e continuo, può affermarsi nel loro comportamento.
@anthonyi Perdona hai ragione. Comunque penso che già negli asili d'infanzia la scuola avrebbe il dovere istituzionale di istruire educando a non favorire comportamenti oltre misura conflittivi e a favorire un ragionare "pulito" in tutte le sue forme. Tutto questo senza la polizia del pensiero ovviamente.
Il bene e il male sono concetti culturali, ma fondati sulla concreta conoscenza del proprio male e del proprio bene; sarebbe quindi tale conoscenza concreta a promuovere la pulsione paura/desiderio ... tanto ieri quanto oggi
Citazione di: Jacopus il 08 Gennaio 2024, 19:25:01 PMSi può affrontare il problema dell'autorità fondata sulla verità come un processo che avanza per stadi. La verità non potendo essere contraddicibile è un assoluto e nel corso della storia dell'uomo quell'assoluto è stato interpretato da ideali che si sono susseguiti, come una specie di dinastia: Natura (pensiero greco), Dio (pensiero giudaico-Cristiano), Uomo/sovrano (pensiero moderno da Cartesio-Hobbes fino ai totalitarismi), Tecnica (pensiero post-moderno). Passaggi che non sono netti e che si sovrappongono, visto che la Tecnica è un dono prometeico e quindi che esisteva già nella cultura greca. Ma la traiettoria è questa e implica l'assunzione di ruolo dominante da parte dell'ideale sovrano di quel momento storico.
Il problema consiste nel fatto, che a differenza degli altri stadi, il passaggio del dominio della tecnica non è stato pensato a sufficienza e pertanto non può essere contrastato. A questo pensiero dominato dall'assoluto attraverso diversi cromatismi, come opporsi? Oppure, dobbiamo davvero opporci? Forse questo desiderio di assoluto che si ripete nei secoli, è semplicemente il desiderio di sconfiggere la morte. Ma qualcosa mi dice che non è così, che è necessario saper distinguere i vari tipi di assolutismo.
Non mi pare che le cose siano andate così schematicamente. Neppure per quanto riguarda l'ideologia dominante. E ancor meno per quanto riguarda la verità. Era falsa l'autorevolezza dei numi come quella dei sovrani, così come lo è quella della tecnica. Si tratta solo di instrumentum regni, grondante falsità da tutti i pori.
E pure per quanto riguarda la natura, essa è stata vista con diffidenza anche in epoca greca, almeno da Platone in poi.
Autorità e verità seguono strade diverse, quasi sempre contrapposte, visibili anche per chi non ha particolari facoltà critiche, talmente è grande il divario tra esse.
Citazione di: Phil il 08 Gennaio 2024, 16:10:04 PMPer questo dicevo che la storia della filosofia andrebbe insegnata tardi nel percorso scolastico; quello che è prioritario per l'individuo è semmai la capacità di ragionamento, non la storia del ragionamento
Puoi forse presentare David Hume senza parlare di ragionamento
deduttivo e ragionamento
induttivo? Mi spiace ma non condivido la tua posizione , Parlare di come è nata la filosofia significa parlare di come si è ovuluto il pensiero da almeno 600 anni prima di Cristo ad oggi, attraverso tale percorso si intuisce quello che Hegel definì "lo spirito del mondo" o al fiume della storia , anche il pensiero della storia , o la ragione della storia, è pragonabile al corso di un fiume. Sia le idee che "scorrono" attraverso la tradizione degli uomini che sono vissuti prima di te sia le condizioni di vita che dominano l'epoca in cui ti trovi influiscono sul tuo modo di pensare. Il solo studiare le regole del ragionamento non è sufficiente nemmeno per questa piccola cosa che ho detto. E infine..
"
colui che non è in grado di darsi conto di tremila anni rimane al buio e vive alla giornata"Johann Wolfagang Goethe
Citazione di: Jacopus il 08 Gennaio 2024, 19:25:01 PMLa verità non potendo essere contraddicibile è un assoluto
una piccola osservazione; la credenza che la verità sia un assoluto si basa sull assunzione che
il corso della natura rimane sempre uniformemente invariabile . Ma come si giustifica questa assunzione?
Citazione di: Phil il 08 Gennaio 2024, 16:10:04 PMper sapere distinguere una fallacia da un ragionamento corretto, non serve studiare Sesto Empirico o Russell.
mettiamocene un altra; Fallacia della falsa dicotomia , mi spieghi come fai parlare di fallacia senza fare filosofia?
dato che tali termini vengono propio da essa? (Aristotele)
vorrei anche sapere come fai a insegnare le regole del ragionamento senza fare filosofia.
@Alberto Knox Pensi forse che Ulisse avesse studiato filosofia?
Citazione di: daniele22 il 09 Gennaio 2024, 08:00:07 AM@Alberto Knox
Pensi forse che Ulisse avesse studiato filosofia?
ho già detto che il mito è la prima forma di filosofia ,Ulisse essendo un personaggio della mitologia Greca rientra a buon titolo. Omero , attraverso i viaggi di Ulisse, esprime il desiderio umano della scoperta e della ricerca dell'ignoto, unitamente all'affermazione dell'ingegno e della ragione umana contro le forze ineluttabili del fato e degli dei.
Come dicevo, prima forma di filosofia attraverso il mito.
Citazione di: Alberto Knox il 08 Gennaio 2024, 23:13:16 PMPuoi forse presentare David Hume senza parlare di ragionamento deduttivo e ragionamento induttivo?
Ribalterei la domanda: puoi forse presentare il ragionamento deduttivo e il ragionamento induttivo senza parlare di David Hume? La risposta è: chiaramente sì. Non a caso, ci sono persone che ragionano bene senza conoscere Hume (chiaramente, conoscere bene entrambi male non fa, ma dovendo assegnare delle priorità per motivi di tempi didattici, propenderei per il "saper ragionare senza Hume").
Citazione di: Alberto Knox il 09 Gennaio 2024, 00:25:28 AMmi spieghi come fai parlare di fallacia senza fare filosofia?
[...]
vorrei anche sapere come fai a insegnare le regole del ragionamento senza fare filosofia.
Basta studiare un buon manuale di logica (provare per credere) e cercare di mettere in pratica ciò che si studia. Verrà così subito ridimensionata la
retorica sul valore della
storia della filosofia per l'
imparare a ragionare. Dovendo poi assegnare una precedenza pedagogica, suggerirei indubbiamente di partire dal suddetto manuale (quello sì, fin dalle elementari) e lasciare la
storia della filosofia per gli appassionati che hanno superato la scuola dell'obbligo (e, a dirla tutta, terrei ben lontani i poeti, "cuginastri dei metafisici", dai luoghi in cui si decidono i programmi scolastici... non sarà la poesia a riparare
davvero il tetto).
Citazione di: Phil il 09 Gennaio 2024, 12:26:14 PMBasta studiare un buon manuale di logica (provare per credere) e cercare di mettere in pratica ciò che si studia. Verrà così subito ridimensionata la retorica sul valore della storia della filosofia per l'imparare a ragionare.
ah sì, la logica, bhè il termine è stoico, è stato Arisotele a fondare il ragionamento logico. Vuoi almeno dire questo ai ragazzi? E poi un manuale di logica risulta pesante e per i più noioso come la matematica. Si sta parlando di bambini delle elementari, i discorsi devono essere dimensionati all età dei ragazzi . Si può parlare della filosofia in modo avvincente , in una maniera che fa appossianare i ragazzi e farli innamorare alla scoperta, alla conoscienza .Non dovrebbe essere anche questo il compito della scuola e non è propio questo che vogliamo per i nostri figli? Dovrai mettere in campo molta filosofia per convincermi che l'idea di introdurre filosofia fin dalle elementari sia un idea sbagliata. Lo farei io stesso, amerei poterlo fare. Si può intrudurre la curiosità parlando della luna che non mostra mai la sua faccia nascosta, o di un albero , il fulmine , un rinoceronte, perchè un cane non può mentire ne può dire la verità? un cane può aspettare che torni il suo padrone ma non può aspettare che torni il prossimo mercoledì, è perchè gli manca un linguaggio? voi bambini associate le parole ad un immagine, borsetta, porta , casa. Ma parole come "salve" , forse, o alla malora. Che tipo di immagine vi danno? insomma, spingerli a fare un ragionamento per spiegazione di un problema.
Mi accodo a quanto dice Phil, troppo, troppo, troppo spesso l'unica ragione per cui un dialogo non porta a nessun fruimento è perchè l'altro ignora le basi della logica, non il corso avanzato. I concetti in campo potrebbero pur essere interessanti, ma in assenza di un esposzione logica sono totalmente inutili. Un ragazzo che esce dalle medie e usa fallacie logiche rimediabili su wikipedia è un fallimento per sè stesso e per l'intera comunità che si intende democratica, dovrebbe subire lo stesso stigma che subisce chi fallisce altre discipline, invece spesso è premiato.Nuoce alla salute individuale e sociale, e quanto sarebbe semplice ottenere un risultato diverso lo rende ancora più detestabile. La storia della filosofia o della religione rende padroni di lessici ristretti, la logica rende padrona del lessico in quanto tale, chi padroneggia la logica è in grado di cimentarsi in più lessici ed essere autonomo nella loro esplorazione. Questo continuo ritorno alle "spalle dei giganti" dovrebbe essere un segno di debolezza, non ti forza, troppi negromanti che usano i morti per tenere in piedi qualsiasi argomento, poca gente che si fida della bontà delle proprie idee senza l'aiuto dei morti.
La logica è importante, ma attenzione a farla diventare un assoluto. I logici tendono spesso al l'aridità del sentimento e sfociano nel cinismo. Non a caso declassano poesia e irrazionalità. Penso che non si dovrebbe insegnare ai bambini ciò che è importante o preferibili per noi adulti sul come ragionare, ma lasciare libera il più possibile la loro intelligenza di svilupparsi autonomamente. Così forse potremo avere varietà di pensiero.
Lungi da me incensare la logica oltre i suoi meriti e il suo ambito, che non è affatto universale. Tuttavia un suo ambito comunque c'è e, come ricordato da InVerno, è l'ambito che entra in gioco ogni volta che ci mettiamo a ragionare, da soli o con gli altri, di politica, di sport o di altro.
Letteratura e poesia vengono studiate in (quasi?) tutte le scuole dell'obbligo; è quindi "obbligatorio" conoscere almeno un po' Dante e Manzoni, ma non la logica e l'argomentazione (retorica, etc.). Un manualetto di logica a misura di bambino magari è noioso, ma poi te lo ritrovi, proprio come la matematica quando sei al supermercato a comprare le caramelle senza mamma e papà.
Ben venga alimentare la curiosità, ma perché non stimolare anche la curiosità su come funzionano i ragionamenti, oltre a quella sui miti letterari, a quella per le forme artistiche, etc.?
Citazione di: Alberto Knox il 09 Gennaio 2024, 11:17:22 AMho già detto che il mito è la prima forma di filosofia ,Ulisse essendo un personaggio della mitologia Greca rientra a buon titolo. Omero , attraverso i viaggi di Ulisse, esprime il desiderio umano della scoperta e della ricerca dell'ignoto, unitamente all'affermazione dell'ingegno e della ragione umana contro le forze ineluttabili del fato e degli dei.
Come dicevo, prima forma di filosofia attraverso il mito.
A volte sei molto acuto, ma a volte mi sembra che tu ti perda in un bicchiere d'acqua. Non so se questo sia attribuibile all'esistenza della filosofia, che di danni ne ha fatti abbastanza, sempre meno che la religione. Un anno in quinta liceo. Detto questo i poemi omerici possono quasi considerarsi testi sacri. Precedono la speculazione filosofica. Quindi, ancor prima che nell'Odissea, già nell'Iliade Diomede non esitò un attimo a scegliere Ulisse come compagno di ventura nel campo dei troiani, e proprio perché oltre ad essere valoroso era pure il prediletto di Pallade Atena. E vuoi che Omero o chi per esso non conoscesse la logica? Sono passate più o meno un paio di milionate d'anni da quando contattammo il fuoco. E poco prima di giungere all'homo sapiens (o meglio, deficiens) ragionavamo già abbastanza bene, mancandoci solo la consapevolezza/conoscenza dell'azione "parlare" e quella infine dell'azione "scrivere". La scrittura amplificò quindi la potenzialità del ragionamento in virtù del fatto che riusciva a fissare il pensiero, ma oggi qualcuno comincia a rendersi conto che cademmo in inganno ... inganno perché c'è un fine a rivelarlo, altrimenti figurerebbe come semplice scelta; e tale fine si manifesta dapprima in coloro che sostengono di volere la pace, e poi negli altri, quelli che ammettono la guerra e dicono di volere una pace giusta. Insomma tutti vogliono la pace, e tutti costoro assieme si fanno invece la guerra. Homo Sapiens o Deficiens?
Citazione di: Phil il 09 Gennaio 2024, 12:26:14 PMRibalterei la domanda: puoi forse presentare il ragionamento deduttivo e il ragionamento induttivo senza parlare di David Hume? La risposta è: chiaramente sì. Non a caso, ci sono persone che ragionano bene senza conoscere Hume (chiaramente, conoscere bene entrambi male non fa, ma dovendo assegnare delle priorità per motivi di tempi didattici, propenderei per il "saper ragionare senza Hume"). Basta studiare un buon manuale di logica (provare per credere) e cercare di mettere in pratica ciò che si studia. Verrà così subito ridimensionata la retorica sul valore della storia della filosofia per l'imparare a ragionare. Dovendo poi assegnare una precedenza pedagogica, suggerirei indubbiamente di partire dal suddetto manuale (quello sì, fin dalle elementari) e lasciare la storia della filosofia per gli appassionati che hanno superato la scuola dell'obbligo (e, a dirla tutta, terrei ben lontani i poeti, "cuginastri dei metafisici", dai luoghi in cui si decidono i programmi scolastici... non sarà la poesia a riparare davvero il tetto).
I "poeti" danno fastidio perché mostrano, e argomentano, i limiti del pensiero logico applicato aporeticamente all'esistenziale umano, quando la logica pretende di farla - riduzionisticamente -fuori dal vaso.
Concordo col manuale di logica, ma prima va fatto un corso sugli usi s/corretti della logica. Un corso epistemo-logico. Altra brutta gatta da pelare per i logici duri e puri.
E poi, per l'amatore evoluto, largo anche ai "poeti", con analisi logica ed ermeneutica del loro filosofare.
Ma l'autorità da quale "verità" è fondata?
Quand'è che si attribuisce un'autorevolezza a qualcuno?
Come dice Koba, quando quel qualcuno è in ricerca.
Ricerca in che senso?
Beh, ricerca del Vero.
Però la ricerca da sola non basta, perché vi sia autorevolezza.
Perché pure un bambino o un pazzo possono essere in ricerca, ma non per questo sono allora autorevoli.
L'autorevolezza richiede qualcosa in più...
Richiede di poter vedere qualche frutto di questa ricerca. E non è tanto il frutto in sé a fornire quella "verità" che fonda l'autorevolezza. Piuttosto è ciò che sta dietro, è l'origine di quel frutto a suscitare autorevolezza.
Insomma è lo spirito che si percepisce in quella fonte, a donare autorevolezza.
Perché anche l'esattezza, la correttezza, la congruenza, di per se stesse non fanno un'autorevolezza.
Un computer è esatto, logico, congruente, ma non per questo è autorevole.
Così come il burocrate che segue scrupolosamente ma meccanicamente regole predefinite.
No, l'autentica autorità ha sempre un afflato, seppur indefinito (e magari spesso illusorio), che ne trascende la materialità.
Citazione di: Pio il 09 Gennaio 2024, 13:58:06 PMLa logica è importante, ma attenzione a farla diventare un assoluto. I logici tendono spesso al l'aridità del sentimento e sfociano nel cinismo. Non a caso declassano poesia e irrazionalità. Penso che non si dovrebbe insegnare ai bambini ciò che è importante o preferibili per noi adulti sul come ragionare, ma lasciare libera il più possibile la loro intelligenza di svilupparsi autonomamente. Così forse potremo avere varietà di pensiero.
Io mi riferisco alla semplice capacità di esporre idee, difenderne e criticarne altrui, uso di "intelletto di orientamento" di fronte al magma informativo e culturale globalizzato, il che non garantisce o condanna a diventare Oddifreddi. Ragionare in maniera logica è come presentarsi puliti ad una festa, non si capisce se lo fai per te stesso o per gli altri, l'importante è che lo fai. Gli interventi a mio avviso richiesti poi sarebbero davvero minimali, con una decina di assiomi sparirebbe il 90% della spazzatura informativa sul pianeta, con grande libertà di pensiero per tutti dovuti agli ampi spazi intellettuali liberati, anche l'irrazionalità ne gioverebbe.
Citazione di: Ipazia il 09 Gennaio 2024, 15:14:36 PMI "poeti" danno fastidio perché mostrano, e argomentano, i limiti del pensiero logico applicato aporeticamente all'esistenziale umano
Solitamente i poeti non argomentano, ma alludono ed ammiccano. Quando Gödel ha tracciato (e
dimostrato) i
limiti logici di un sistema (la sua nota "indecidibilità"), non ha usato metafore e suadenti appelli all'emozione; ha usato fredde formule e simboli logici.
Proprio come quelli con cui si è trastullato a "dimostrare" l'esistenza di un dio; i logici hanno capito il trastullo, mentre alcuni poeti si sono esaltati ed altri si sono sentiti "derubati".
Citazione di: Ipazia il 09 Gennaio 2024, 15:14:36 PMUn corso epistemo-logico. Altra brutta gatta da pelare per i logici duri e puri.
Al contrario: l'epistemologia i logici la chiamano «casa» (solito novecento
docet), e pare che questa abbia uno dei migliori tetti in circolazione (nonostante gli inevitabili catini per raccogliere l'immancabile acqua piovana).
Citazione di: Phil il 09 Gennaio 2024, 16:43:56 PMQuando Gödel ha tracciato (e dimostrato) i limiti logici di un sistema (la sua nota "indecidibilità"), non ha usato metafore e suadenti appelli all'emozione; ha usato fredde formule e simboli logici.
Proprio come quelli con cui si è trastullato a "dimostrare" l'esistenza di un dio; i logici hanno capito il trastullo, mentre alcuni poeti si sono esaltati ed altri si sono sentiti "derubati".
Ciao Phil, perdona la mia ignoranza. Cosa significa "si è trastullato a
dimostrare l'esistenza di Dio" e "i logici hanno capito il trastullo?
Pure i poeti sono autorevoli. Anche se le "verità" che esprimono sono spesso inafferrabili.
Perché nonostante la mancanza di concretezza, alludono a una Verità ancor più grande.
Ma questa percezione di inconsistenza, è inevitabile a causa dello slancio per superare il determinato. Che li porta dove il pensiero logico trova il suo limite.
D'altronde, i grandi poeti erano senz'altro grandissimi logici. Talmente grandi, da non subire, della logica, le limitazioni.
Citazione di: daniele22 il 09 Gennaio 2024, 17:18:28 PMCiao Phil, perdona la mia ignoranza. Cosa significa "si è trastullato a dimostrare l'esistenza di Dio" e "i logici hanno capito il trastullo?
Con il trastullo di Gödel a "dimostrare" (fra virgolette) l'esistenza di
un dio (non di Dio), mi riferivo a questo: https://it.wikipedia.org/wiki/Prova_ontologica_di_G%C3%B6del. Con «i logici hanno capito il trastullo» mi riferivo al fatto che proprio considerando i teoremi di incompletezza di Gödel, tale dimostrazione si rivela non valida e, molto più "in basso", qui trovi quattro chiacchiere in merito: https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/la-prova-ontologica-dell'esistenza-di-(quale)-dio/
Citazione di: Phil il 09 Gennaio 2024, 17:43:33 PMCon il trastullo di Gödel a "dimostrare" (fra virgolette) l'esistenza di un dio (non di Dio), mi riferivo a questo: https://it.wikipedia.org/wiki/Prova_ontologica_di_G%C3%B6del. Con «i logici hanno capito il trastullo» mi riferivo al fatto che proprio considerando i teoremi di incompletezza di Gödel, tale dimostrazione si rivela non valida e, molto più "in basso", qui trovi quattro chiacchiere in merito: https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-filosofiche-5/la-prova-ontologica-dell'esistenza-di-(quale)-dio/
Grazie
L 'autorità' perde sempre più autorevolezza perché ormai viviamo nella società della sfiducia. Il bombardamento continuo di informazioni ci fa nascere il SOSPETTO che le cose potrebbero anche stare DIVERSAMENTE. Più informazioni incameriamo e più cresce in noi, individui ormai isolati, una sfiducia di fondo. Più affrontiamo e ci confrontiamo con miriadi di informazioni diversificate e spesso tra loro contraddittorie, più forte diventa la diffidenza. È quasi un istinto naturale di autoconservazione della propria salute mentale. Dubito perché non sono in grado di percepire dove realmente sta la VERITÀ. Ci rendiamo conto, magari inconsciamente, di straforo, di essere usati, manipolati, monetizzati e quindi dubitiamo che le informazioni leghino l'autorita' con la verità. Quando la sfiducia nella verità, nella sua POSSIBILITÀ, aumenta oltre un certo limite diventa quasi impossibile non dubitare. Le produzioni di informazioni formano un mucchio, un cumulo dove è sempre più difficile cogliere un senso. La verità è invece una narrazione fondamentalmente SEMPLICE Non forma un mucchio. Non è frequente come le informazioni. Elevata a narrazione fornisce senso e significato. Fornisce un orientamento. Le informazioni da sole non sono in grado di fornire alcun orientamento. Nella società della sfiducia le persone sono infatti disorientate. Non posso far altro che costruirmi da solo la mia verità, soggettiva e fragile o aderire a verità particolari costruite da gruppi che selezionano le informazioni, a volte per fini poco nobili. Queste "verità particolari", spesso definite come complottismo dalle "verità particolari ufficiali", sono tentativi di creare una narrazione che abbia un senso tra la montagna di spazzatura informatica.
Citazione di: Pio il 09 Gennaio 2024, 21:20:49 PMQueste "verità particolari", spesso definite come complottismo dalle "verità particolari ufficiali", sono tentativi di creare una narrazione che abbia un senso tra la montagna di spazzatura informatica.
un ricercatore di verità che si rispetti deve dubitare per quanto possibile su tutte le cose.
C'è tanta pornografia letteraria nel senso che si da in pasto alla gente ciò di cui la gente va pazza. Allora cosa fare? individuare fonti di informazioni sicure e affidabili. E questo significa cestinare la tv con tutta la testata telegiornalistica dietro e tutti quei programmi demenziali per dirla alla Battiato.
Giornalisti che ti raccontano una tragedia con la durata di una scoreggia di 2 minuti non meritano neanche di essere ascoltati. Se ci sono programmi seri che fanno approfondimenti interessanti allora ancora ancora, posso anche vederli.
L'autorità, seguendo un suo percorso logico di dominio, si fonda su sedimenti millenari di menzogna e la sua autorevolezza è piuttosto un'eccezione alla regola, prodotto di una felice eterogenesi di cause edificanti tetti provvisori, che velocemente dilegua ripristinando la norma.
Perfino l'episteme, la scienza, non si salva da questo meccanismo infernale, lasciando la verità languire nel sottosuolo senza finestre delle eresie e persecuzioni.
È questo il motivo per cui ci vedono di più i "poeti" che filosofano con l'anima, il martello e il piccone, che i logici, tracciatori di confini dei migliori mondi possibili nelle Prussie eterne. Coi loro tetti e finestre immaginari, mentre la realtà, Gaza, sta altrove.
Qualora esistesse una categoria di iperlogici, quello di cui i logici "onesti" si rendono conto è che la logica è ancorata da una gravità. Al contrario quelli disonesti se ne fregano. Un esempio tra molti: "io non sono un abitudinario". Uno potrebbe dire che non è vero perché la mia abitudine sarebbe quella di non avere abitudini. Giusto, ma la legittimità di tale formula dipende da una gravità. La gravità viene fornita dal contesto in cui si sviluppa la formula "la tua abitudine è non avere abitudini": se tu sei un poliziotto che deve braccare un ricercato la formula ha un suo senso logico razionale inquadrato appunto dal fine. Ma in un dialogo in cui si parla semplicemente delle proprie abitudini diventa chiaramente una formula illegittima inquadrata da chissà quale fine.
Dato che lo Stato desidera il benessere tramite le sue formule costitutive, tali principii appunto costituiscono la gravità in cui bisognerebbe discutere in modi logici e razionali le leggi positive.
In tema di leggi vi sono tutte quelle dedicate al falso. ¿Il falso, è indubbiamente una piaga sociale nonostante le leggi dello Stato? Se sì, qual è la logica corretta che risolva il problema?
Un poliziotto, un ufficiale,un capufficio,un gerente di qualsiasi cosa,un leader politico,religioso ecc..... non sono autorità Dovrebbero(!) essere competenti al SERVIZIO di chi non lo è nel campo in cui loro lo sono!!!
Perché questo la Terra NON SERVE PRATICAMENTE A NIENTE :)) ma solo a QUALCUNO.... >:(
Citazione di: Pensarbene il 10 Gennaio 2024, 10:24:28 AMUn poliziotto, un ufficiale,un capufficio,un gerente di qualsiasi cosa,un leader politico,religioso ecc..... non sono autorità Dovrebbero(!) essere competenti al SERVIZIO di chi non lo è nel campo in cui loro lo sono!!!
Perché questo la Terra NON SERVE PRATICAMENTE A NIENTE :)) ma solo a QUALCUNO.... >:(
Il problema che si pone e chi stabilisce chi. È un' autorità che stabilisce chi è competente in qualcosa di particolare. È un' autorità sanitarie che certifica che Pfizer è competente per creare un buon vaccino anticovid O:-). Alcuni o molti non ne riconoscerebbero la competenza. È il ministero degli interni che certifica la competenza di Sempronio a fare il poliziotto e portare il revolver. Il problema quindi risale a monte: chi stabilisce la competenza delle autorità che devono stabilire le competenze? Spesso sono politicanti che guidano queste autorità e non hanno alcuna competenza, in molti casi, per giudicare le competenze altrui. E quindi valutano su dossier presentati da altri e dopo corpose bustarelle o benefit vari. O semplicemente dove costa meno .
Citazione di: bobmax il 03 Gennaio 2024, 11:38:03 AML'autorità si fonda sulla verità.
L'autorevolezza deriva dalla verità che viene espressa.
Tant'è vero che una autorità messa in discussione non è più autorità.
L'autorità deve infatti necessariamente essere percepita come animata dalla verità.
Diverso è l'autoritarismo, che viceversa esprime una violenza sulla verità.
L'attuale momento è caratterizzato da una diffusa carenza di autorità. Pressoché nessuno pare ormai degno di essere considerato autorevole.
Secondo me soprattutto a causa del cinismo dilagante. Alimentato da un verso dalla diffusa scarsa capacità critica, e dall'altro dagli dei che sono fuggiti e ormai ben lontani.
Ma poiché l'uomo è animale sociale, difficilmente riesce a vivere senza una guida. Cade così nel desiderare un autoritarismo, nella speranza fallace che si tratti comunque di verità.
Finendo magari per apprezzare un Putin o persino Hamas!
Le pecore sonnambule, perso il pastore si affidano al lupo.
Questa frase è medievale, e ricorda di come l'autorità dovesse essere quella di Aristotele.
Bizzarro che la nemesi di Platone, autoproclamato dall'industria culturale come allievo di Platone...bè un allievo bello asino direi.
A mio parere e lo penso da sempre autorità e autorovelezza sono la stessa medesima carta, la carta di chi bara in nome della verità contro la verità.
Perchè dare alla scienza ulteriore adito al potere? non ha già fatto abbastanza morti?
Orrore e delirio.
Citazione di: Pio il 10 Gennaio 2024, 15:25:54 PMIl problema che si pone e chi stabilisce chi. È un' autorità che stabilisce chi è competente in qualcosa di particolare. È un' autorità sanitarie che certifica che Pfizer è competente per creare un buon vaccino anticovid O:-). Alcuni o molti non ne riconoscerebbero la competenza. È il ministero degli interni che certifica la competenza di Sempronio a fare il poliziotto e portare il revolver. Il problema quindi risale a monte: chi stabilisce la competenza delle autorità che devono stabilire le competenze? Spesso sono politicanti che guidano queste autorità e non hanno alcuna competenza, in molti casi, per giudicare le competenze altrui. E quindi valutano su dossier presentati da altri e dopo corpose bustarelle o benefit vari. O semplicemente dove costa meno .
Non è questione di incompetenza o competenza, bensì una questione di ordine etico/morale. Riporto quindi queste tue parole dal post che avevi fatto in precedenza: "Ci rendiamo conto, magari inconsciamente, di straforo, di essere usati, manipolati, monetizzati e quindi dubitiamo che le informazioni leghino l'autorita' con la verità." Perché dubitiamo? Tu dici questo: "La verità è invece una narrazione fondamentalmente SEMPLICE ..... Elevata a narrazione fornisce senso e significato. Fornisce un orientamento. Le informazioni da sole non sono in grado di fornire alcun orientamento".
Per mio conto però, la verità elevata a narrazione è semplice solo quando aderisce al tuo senso di verità e quando questo non si verifica giustamente dubiti proprio perché pensi che la stiano manipolando. Le informazioni quindi, pubblicitarie, di cronaca o di politica, non svelano il fine ultimo che sarebbe quello di informare in modo veritiero, bensì informerebbero in modo veritiero solo le intenzioni di chi le fa circolare; costui infine, competente lo sarà quasi di sicuro, ma la sua onestà resterebbe un'incognita. Sono comunque d'accordo che manchi un orientamento, una prospettiva. Il problema della sinistra è che non si rende conto che il riformismo non è più possibile quando la prospettiva si rivolga sempre non tanto a Dio, quanto piuttosto alla nazione, Italia o Europa che sia.
Pertanto, per come la vedo io restano tutte intatte le due domande poste nel post precedente. Per te, mi sembra, resterebbe solo la seconda:
"In tema di leggi vi sono tutte quelle dedicate al falso. ¿Il falso, è indubbiamente una piaga sociale nonostante le leggi dello Stato? Se sì, qual è la logica corretta che risolva il problema?"
Nel 1938 veniva approvata dal consiglio dei ministri italiani le leggi razziali ,erano proibiti i matrimoni misti, Gli ebrei venivano esclusi categoricamente da impieghi statali e parastatali, e i provvedimento riguardava anche l esclusione dalle scuole elementari e dalle scuole medie e ovviamente dal corpo insegnante. C'era una buona fetta di italiani che ritenevano giusto questi provvedimenti? sì. Ma c'erano anche quelli che sentivano che tali leggi non erano giuste e andavano contro i diritti naturali dell uomo. Questo sentire che non era giusto veniva dalla fredda logica o da un pensiero piu caldo?
Non ho finito stasera continuo.
..autorità e verità..l'autorità è un dono sociale, essa non esiste se non viene riconosciuta. Erano 1225 i professori italiani che nel 1931 , dietro l'obbligo di un decreto legislativo, doveva giurara totale devozione alla patria e al fascismo, su 1225 solo 12 si rifiutarono , consapevoli che così facendo avrebbero perso il lavoro, non solo in quella scuola ma in tutte! Che cos'è che gli ha fatto dire di no? se esaminiamo la logica , visto che è un obbligo di legge , allora devo farlo. E invece no ,oltre alla logica c'è un pensiero libero e responsabile (ovvero l'etica) e quando un uomo riesce a unire la sua logica a un pensiero libero e responsabile abbiamo un uomo intelligente , ma non quella intelligenza fredda , analitica , calcolante, anche questo, più calcoli ci sono , più analisi ci sono meglio è per tutti, l'esattezza è un valore. Ma dico quella intelligenza calda, quella intelligenza che gli antichi chiamavano "sophia" quella intelligenza che si unisce alla bontà e alla giustizia. Vedete bene che l'intelligenza da sola, è un coltello. L'analisi lo dice la parola "analýo" che significa scomporre, tagliare (cosa che anche una macchina può fare) Ma noi non abbiamo solo bisogno di tagliare, di analizzare con la logica, abbiamo bisogno anche di fare sintesi e la sintesi viene dal cuore da cui viene la parola coraggio , il coraggio di unire l'intelligenza della mente con l'intelligenza del cuore. é questo tipo di coraggio che hanno avuto quei 12 professori.