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LOGOS - Argomenti => Tematiche Filosofiche => Discussione aperta da: bobmax il 27 Marzo 2020, 10:17:19 AM

Titolo: Filosofia è metafisica
Inserito da: bobmax il 27 Marzo 2020, 10:17:19 AM
La filosofia o è metafisica o non è.

Obiettivo della filosofia non è infatti la fisica, ma ciò che sta oltre.

Poiché la fisica si occupa di tutto quello che c'è, la filosofia necessita della fisica, le è indispensabile. Ma in quanto soltanto dalla fisica può trarre gli elementi che le consentono di interrogarsi sulla metafisica.

Giacché la fisica copre tutto quello che c'è, la metafisica, e quindi la filosofia, si occupa del Nulla.

Sì, la metafisica è pensiero riguardo al Nulla.
Ogni volta che la tensione verso il Nulla non regge, ecco che la metafisica degenera in superstizione.
Ed è superstizione ogni volta si cerca di creare una "fisica" oltre la fisica.

La fede nella Verità, che caratterizza l'autentico slancio filosofico (metafisico), ha soltanto un obiettivo: il Bene.

Quindi è fede nel Bene, che sollecita ad osservare ogni spunto possa venire dalla fisica per poterne cogliere tracce, cifre della Trascendenza.

(Apro questo argomento per chi ritiene di aver fede nella Verità, pregando di astenersi dal commentare chi magari manco ha idea di cosa ciò significhi. In questa sezione sono già aperti e frequentati molti argomenti dove il diffuso tenore degli interventi mostra come questo requisito non sia per nulla considerato)
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: Ipazia il 27 Marzo 2020, 11:52:58 AM
Citazione di: bobmax il 27 Marzo 2020, 10:17:19 AM
La filosofia o è metafisica o non è.

Obiettivo della filosofia non è infatti la fisica, ma ciò che sta oltre.

Poiché la fisica si occupa di tutto quello che c'è, la filosofia necessita della fisica, le è indispensabile. Ma in quanto soltanto dalla fisica può trarre gli elementi che le consentono di interrogarsi sulla metafisica.

Giacché la fisica copre tutto quello che c'è, la metafisica, e quindi la filosofia, si occupa del ...


Fin qui sottoscrivo. Ma la dantesca postilla finale mi costringe ad astenermi. Leggerò comunque con piacere la discussione. Buona fortuna.
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: viator il 27 Marzo 2020, 12:51:48 PM
Salve bobmax. : "Giacché la fisica copre tutto quello che c'è, la metafisica, e quindi la filosofia, si occupa del Nulla".

Ehm.........timidamente........se tutto è inscrivibile nella Fisica, nulla è collocabile fuori di essa.Quindi la metafisica non può certo occuparsi del nulla (mi sembra tu sia un tifoso dell'esistenza del nulla, dando a quest'ultimo una concettualizzazione che non sono mai riuscito a comprendere) ma piuttosto DEVE RINUNCIARE AD ESISTERE. Saluti.

Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: Jacopus il 27 Marzo 2020, 14:41:58 PM
CitazioneApro questo argomento per chi ritiene di aver fede nella Verità, pregando di astenersi dal commentare chi magari manco ha idea di cosa ciò significhi. In questa sezione sono già aperti e frequentati molti argomenti dove il diffuso tenore degli interventi mostra come questo requisito non sia per nulla considerato
Per Bobomax: su cosa sia verità si discute dall'inizio della storia della filosofia. Il tuo credere di aver trovato la ricetta finale è piuttosto esagerato, oppure spiega meglio cosa intendi. Prego tutto i partecipanti di non tenere conto di questa preghiera. Ognuno è libero di dire quello che ritiene sulla verità, ovviamente supportato dalla logica, o meglio dal "logos".
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: bobmax il 27 Marzo 2020, 16:04:35 PM
Ciao Viator,
questo tuo intervento mi fa auspicare che in te viva una qual fede nella Verità.

Perché l'assurdità del mio scritto non è tale da fartelo rifiutare d'acchito.

Che vorrà mai dire?

Questo stesso domandarsi può infatti scaturire dal bisogno di Verità.

E il bisogno è sempre di ciò che non c'è.

Infatti la Verità non c'è.
E ciò che non c'è è nulla.

Sei tu e solo tu, attraverso la tua fede nella Verità, che può far in modo che il Nulla metafisico sia il Bene!
Chi altro?
Quale libro, quale maestro, quale teoria, potrebbero mai essere sufficienti per far in modo che il Nulla sia il Bene, se non attraverso te stesso?

Vorrei aggiungere che con la tua osservazione:
"la metafisica non può certo occuparsi del nulla ... ma piuttosto DEVE RINUNCIARE AD ESISTERE"
cogli nel segno!

Sì, deve rinunciare ad esistere come ricerca, non appena il ricercatore smette a sua volta di esistere...
E smette nel momento in cui il Bene è!
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: bobmax il 27 Marzo 2020, 16:26:31 PM
Citazione di: Jacopus il 27 Marzo 2020, 14:41:58 PM
CitazioneApro questo argomento per chi ritiene di aver fede nella Verità, pregando di astenersi dal commentare chi magari manco ha idea di cosa ciò significhi. In questa sezione sono già aperti e frequentati molti argomenti dove il diffuso tenore degli interventi mostra come questo requisito non sia per nulla considerato
Per Bobomax: su cosa sia verità si discute dall'inizio della storia della filosofia. Il tuo credere di aver trovato la ricetta finale è piuttosto esagerato, oppure spiega meglio cosa intendi. Prego tutto i partecipanti di non tenere conto di questa preghiera. Ognuno è libero di dire quello che ritiene sulla verità, ovviamente supportato dalla logica, o meglio dal "logos".

Jacopus, quello che scrivi non c'entra davvero nulla.
E ha pure poco rispetto della logica.

Confondi "ricetta finale su cosa sia la Verità" con la fede nella Verità.

La mia preghiera era per cercare di evitare quel chiacchericcio pseudo filosofico che sta ormai dilagando.

Questo modo di cassare possibili aperture è davvero frustrante.
Sì, è un'apertura chiedere di intervenire solo se si ritiene di aver fede nella Verità!

E' il requisito minimo per poter discutere "davvero".
Su cosa pensiamo si fondi la scienza, qualsiasi scienza? Sulla fede nella Verità!
Questo significa forse sapere cosa sia? Ma andiamo!

Eppure occorre ribadirlo, senza esito...
D'altronde questi sono i tempi.
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: Jacopus il 27 Marzo 2020, 18:28:04 PM
Bobomax. Personalmente intendo la filosofia una disciplina lontanissima dalla verità e soprattutto dalla fede. Ad ogni modo non volevo cassare, ma semplicemente evitare di considerare alcuni post come dei "cenacoli" dove possono partecipare solo alcuni adepti, che già condividono le stesse idee. Certo, la cacofonia è spesso indisponente, irragionevole, stolta, ma è molto meglio di chi decide cosa è bene o cosa è verità o cosa è filosofia. Comunque buon proseguimento.
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: Ipazia il 28 Marzo 2020, 09:18:42 AM
Citazione di: Margherita HackIl compito della scienza è proprio quello di fare a meno di Dio. Cercare di capire con la propria ragione

Margherita Hack non a mai negato la sua fede nella Verità da conseguirsi attraverso la scienza che fin dalle sue origini è ricerca della verità. Lungo questo percorso si è giunti alla verità più veritiera che non esistono verità assolute. Pertanto anche il suo ateismo M.H. lo viveva consapevolmente in termini di fede non di dogma. Chi afferma di possedere una verità assoluta, mente. Mentire è il contrario della verità e del Bene che solo dalla verità può derivare.
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: bobmax il 28 Marzo 2020, 09:56:01 AM
Citazione di: Ipazia il 28 Marzo 2020, 09:18:42 AM
Citazione di: Margherita HackIl compito della scienza è proprio quello di fare a meno di Dio. Cercare di capire con la propria ragione

Margherita Hack non a mai negato la sua fede nella Verità da conseguirsi attraverso la scienza che fin dalle sue origini è ricerca della verità. Lungo questo percorso si è giunti alla verità più veritiera che non esistono verità assolute. Pertanto anche il suo ateismo M.H. lo viveva consapevolmente in termini di fede non di dogma. Chi afferma di possedere una verità assoluta, mente. Mentire è il contrario della verità e del Bene che solo dalla verità può derivare.

Certamente aveva fede nella Verità, in caso contrario non sarebbe stata una scienziata.

Ed essendo una questione di fede, di pura fede!, perché fede nel Nulla... ogni pretesa di conoscere la Verità deve essere rifiutata.

Quindi certamente nessun Dio.

Perché finché hai un Dio non sei ancora figlio di Dio...

Ma l'ateismo di chi nega l'esistenza dell'ente Dio è ancora un gioco di bimbi.
Forse un gioco necessario, per poi però passare alla maturità.

E la maturità è la notte oscura.
Dove senza più alcun Dio a cui aggrapparti, inizi a chiederti se il Bene davvero è...

Sì, mentire è il contrario della Verità.
Ma per sua natura la mente mente...

Per questo è indispensabile aver fede nella Verità.
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: Freedom il 28 Marzo 2020, 13:55:10 PM
Citazione di: Ipazia il 28 Marzo 2020, 09:18:42 AM
Pertanto anche il suo ateismo M.H. lo viveva consapevolmente in termini di fede non di dogma.
Questo è molto giusto e molto saggio. Ci sono state memorabili contraddittori nel Forum nei quali ho sostenuto questa tesi senza tuttavia aver avuto la soddisfazione di vedermi riconosciuta questa posizione che mi sembra così evidente.

Ti quoto non per tirar fuori nuovamente l'argomento ma per ringraziarti del conforto che mi dà il sapere che una scienziata del calibro di M.H. la pensa così. Io, come si evince da queste poche parole non sapevo che Ella la pensasse così.
Citazione di: Ipazia il 28 Marzo 2020, 09:18:42 AMChi afferma di possedere una verità assoluta, mente.
Allora anche questa affermazione è una verità relativa?
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: bobmax il 28 Marzo 2020, 14:36:59 PM
Citazione di: Freedom il 28 Marzo 2020, 13:55:10 PM
Citazione di: Ipazia il 28 Marzo 2020, 09:18:42 AMChi afferma di possedere una verità assoluta, mente.
Allora anche questa affermazione è una verità relativa?

Indubbiamente.
Si nega l'Assoluto sempre relativamente...

E' la stessa fede nella Verità assoluta a richiedere di non poter pretendere di possederla.

Vade retro Satana! Ossia scacciamo la tentazione di possedere l'Assoluto!

Più fede nella Verità di questa...

Ma è proprio la cogente esigenza di negare ogni verità "assoluta" il segno più evidente che la Verità è!
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: Ipazia il 28 Marzo 2020, 14:58:51 PM
La replica di bobmax è metafisicamente (ovvero il piano da lui preteso) ineccepibile. Difficile dire di meglio. Invece per via logica non se ne viene fuori ma sappiamo quanto ingannevole sia la sillogistica (Achille-tartaruga). Più risolutiva la via empirica: se ci fosse una verità assoluta sarebbe così evidente da averci convertito tutti. La scienza stessa, dall'alto della sua acquisita sovranità ontologica, non si sognerebbe mai di spacciare una sua scoperta come verità assoluta. Abbiamo dei limiti assoluti, ma in questo universo e solo per la parte di esso conosciuta. Non sappiamo cosa vi sia al di là di esso e della nostra ignoranza. Quindi anche la verità assoluta è di là da venire.
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: giopap il 28 Marzo 2020, 21:04:18 PM
Citazione di: bobmax il 28 Marzo 2020, 09:56:01 AM
Citazione di: Ipazia il 28 Marzo 2020, 09:18:42 AM
Citazione di: Margherita HackIl compito della scienza è proprio quello di fare a meno di Dio. Cercare di capire con la propria ragione

Margherita Hack non a mai negato la sua fede nella Verità da conseguirsi attraverso la scienza che fin dalle sue origini è ricerca della verità. Lungo questo percorso si è giunti alla verità più veritiera che non esistono verità assolute. Pertanto anche il suo ateismo M.H. lo viveva consapevolmente in termini di fede non di dogma. Chi afferma di possedere una verità assoluta, mente. Mentire è il contrario della verità e del Bene che solo dalla verità può derivare.

Certamente aveva fede nella Verità, in caso contrario non sarebbe stata una scienziata.

Ed essendo una questione di fede, di pura fede!, perché fede nel Nulla... ogni pretesa di conoscere la Verità deve essere rifiutata.

Quindi certamente nessun Dio.

Perché finché hai un Dio non sei ancora figlio di Dio...

Ma l'ateismo di chi nega l'esistenza dell'ente Dio è ancora un gioco di bimbi.
Forse un gioco necessario, per poi però passare alla maturità.

E la maturità è la notte oscura.
Dove senza più alcun Dio a cui aggrapparti, inizi a chiederti se il Bene davvero è...

Sì, mentire è il contrario della Verità.
Ma per sua natura la mente mente...

Per questo è indispensabile aver fede nella Verità.

Ma credo che almeno da Galileo (incluso) in poi anche i (non pochi) scienziati credenti intendano la scienza (o le scienze per l' appunto dette "naturali" e non "soprannaturali") come conoscenza "a prescindere da Dio" (che con essa non c' entra una beata mazza, per esprimersi in maniera un po' colorita).
(Onde evitare equivoci preciso di essere atea; semplicemente constato che l' ateismo non é una conditio sine qua non per poter fare scienza e buona scienza).
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: Ipazia il 28 Marzo 2020, 22:58:21 PM
Margherita Hack intendeva che f(Dio) non rientra nel metodo scientifico. A tale postulato si attengono anche i credenti che fanno scienza. E anche i papi di fronte al coronavirus. Del resto anche Cristo ha specificato che il suo regno non è di questo, cioè nostro, mondo.
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Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: davintro il 29 Marzo 2020, 00:06:08 AM

Citazione di: Ipazia il 28 Marzo 2020, 14:58:51 PM
La replica di bobmax è metafisicamente (ovvero il piano da lui preteso) ineccepibile. Difficile dire di meglio. Invece per via logica non se ne viene fuori ma sappiamo quanto ingannevole sia la sillogistica (Achille-tartaruga). Più risolutiva la via empirica: se ci fosse una verità assoluta sarebbe così evidente da averci convertito tutti. La scienza stessa, dall'alto della sua acquisita sovranità ontologica, non si sognerebbe mai di spacciare una sua scoperta come verità assoluta. Abbiamo dei limiti assoluti, ma in questo universo e solo per la parte di esso conosciuta. Non sappiamo cosa vi sia al di là di esso e della nostra ignoranza. Quindi anche la verità assoluta è di là da venire.


l'esistenza di una verità assoluta è un'evidenza che però può essere misconosciuta nel momento in cui si confonde il piano formale con quello contenutistico all'interno della nozione di tale verità. Affermare l'esistenza di una verità assoluta (lasciamo andare una certa ambiguità dell'espressione "esistenza della verità" che rischierebbe di non tenere conto che la verità, in quanto categoria del pensiero, non sarebbe propriamente un'esistenza, una realtà extramentale, ma una categoria intellettuale soggettiva, per quanto intenzionalmente rivolta a rappresentare l'oggettività. Forse sarebbe più appropriato parlare di "sensatezza della verità") vuol dire restare in un piano ancora formalistico e generico, in cui ciò che contenutisticamente si fa consistere tale verità resta indeterminato. Una qualunque verità assoluta senza specificarne il quid. La verità che "dovrebbe convertirci tutti e invece non lo fa" riguarda questo quid, il contenuto specifico. Quando si dice che "non esiste una verità assoluta" non si contraddice l'evidenza dell'esistenza di questa verità ma, confondendo livello formale e contenutistico, si intende sempre l'esistenza di un certo tipo di verità, di un certo tipo di metafisica, religione, che non è mai l'unico pensabile (lasciamo andare anche che la speculazione deduttiva dovrebbe indicare anche contenutisticamente certe visioni più convincenti di altre, ma è una fase successiva). Possiamo di fatto pensare diversi modelli di verità assoluta e contestarli, ma l'idea generica di verità assoluta resta sempre presente, in quanto ogni contestazione consiste sempre in un raffronto tra il particolare tipo di verità contestata e un criterio universale di verità sulla base del quale la contestazione viene applicata. La contestazione dell'esistenza di questo criterio universale è data dal dare per scontato che un determinato contenuto di verità, quello che si contesta, sia l'unico possibile, ignorando il lato formale, generico, indeterminato della nozione di verità, che si può riconoscere come necessariamente presente al di là dei contenuti particolari con cui lo determiniamo. Lo scettico che pensa di contestare l'esistenza di una verità assoluta lo pensa nella misura in cui, figlio del suo tempo, si sta riferendo in realtà a quel contenuto di verità culturalmente egemone in quel momento storico, egemone al punto da essere confuso con ogni possibile forma di verità in generale, mentre è solo uno dei tanti contenuti possibili. Per questo la metafisica non morirà mai, ogni contestazione di una verità metafisica ricade sempre nella metafisica e implica l'affermazione di un'altra verità. Si contesta sempre un particolare modello di "riempimento" dell'idea formale di verità assoluta, ma lo si contesta perché si ritiene che sia necessario un riempimento più adeguato, diverso, ma sempre riferito a quest'idea formale, sempre cioè restando nel campo proprio della metafisica.


I limiti della conoscenza umana ci precludono la possibilità di una conoscenza totalizzante del reale e dunque di una verità onnicomprensiva, che però è una cosa diversa dal precludere la conoscenza di un limitato nucleo di verità assolute e certe. L'insieme di tutte le verità possibili non si esaurisce al livello della verità assoluta in generale e dei suoi corollari necessari, comprende anche le verità circoscritte e contingenti, la metafisica prende in considerazione un certo livello, fondativo ma parziale della realtà, non è mai tuttologia, si rivolge ai princìpi della totalità, che però sono una cosa diversa dal "tutto"
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: bobmax il 29 Marzo 2020, 06:16:56 AM
Citazione di: Ipazia il 28 Marzo 2020, 14:58:51 PMQuindi anche la verità assoluta è di là da venire.

Oppure semplicemente è.

Se la nostra fede nella Verità è tale da farci affermare: "Il Bene è!", nonostante l'assurdità di questa affermazione, allora occorre accettarne le necessarie implicazioni.

Occorre cioè capovolgere la nostra visione del mondo.
Ossia constatare che l'Etica non è un epifenomeno marginale della realtà materiale. Bensì l'Etica allude all'origine di questo nostro mondo!
Origine che, nel mondo, non può che essere Nulla.

La Verità nel mondo non può che risultare Nulla.

Ma tramite la nostra fede nella Verità possiamo affermare, contro ogni evidenza, che è invece proprio il contrario.

Il Bene è!

Il nichilismo, estinguendosi, genera il suo frutto prezioso.
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: giopap il 29 Marzo 2020, 07:59:59 AM
Citazione di: davintro il 29 Marzo 2020, 00:06:08 AM


I limiti della conoscenza umana ci precludono la possibilità di una conoscenza totalizzante del reale e dunque di una verità onnicomprensiva, che però è una cosa diversa dal precludere la conoscenza di un limitato nucleo di verità assolute e certe. L'insieme di tutte le verità possibili non si esaurisce al livello della verità assoluta in generale e dei suoi corollari necessari, comprende anche le verità circoscritte e contingenti, la metafisica prende in considerazione un certo livello, fondativo ma parziale della realtà, non è mai tuttologia, si rivolge ai princìpi della totalità, che però sono una cosa diversa dal "tutto"

Per "verità assoluta" o verità relativa" intendi rispettivamente "affermazioni assolutamente, integralmente vere, per nulla false" e "affermazioni relativamente, parzialmente vere, in qualche senso o misura false"?
Oppure rispettivamente "affermazioni certamente vere" e "affermazioni dubbiamente (probabilmente in diverso grado) vere"?

Per quanto mi riguarda le uniche cose della cui verità sono assolutamente certa sono i teoremi della matematica e della logica astratta e i dati immediati (non interpretati, non ricordati, immediatamente in atto) dell' esperienza.

Tutto il resto in cui credo (comprese le verità scientifiche) é di verità dubbia (oltre che di fatto per lo meno quasi sempre parziale). 
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: Ipazia il 29 Marzo 2020, 08:16:41 AM
Citazione di: bobmax il 29 Marzo 2020, 06:16:56 AM
Citazione di: Ipazia il 28 Marzo 2020, 14:58:51 PMQuindi anche la verità assoluta è di là da venire.

Oppure semplicemente è.

Se la nostra fede nella Verità è tale da farci affermare: "Il Bene è!", nonostante l'assurdità di questa affermazione, allora occorre accettarne le necessarie implicazioni.

Occorre cioè capovolgere la nostra visione del mondo.
Ossia constatare che l'Etica non è un epifenomeno marginale della realtà materiale. Bensì l'Etica allude all'origine di questo nostro mondo!
Origine che, nel mondo, non può che essere Nulla.

La Verità nel mondo non può che risultare Nulla.

Ma tramite la nostra fede nella Verità possiamo affermare, contro ogni evidenza, che è invece proprio il contrario.

Il Bene è!

Il nichilismo, estinguendosi, genera il suo frutto prezioso.

Io la interpreto così: se nell'universo nulla ha senso (nichilismo), tocca alla sua coscienza trovarne uno, e questo conatus verso il senso è il bene, che si consegue ricercando la verità. Tale percorso non è unico (@davintro), ma unico è il motore che lo muove. E lo muove nelle situazioni più incredibili, come nell'intenso sguardo del soldato Witt nel bel film suggerito da @jacopus.

"chi sei tu per vivere sotto tutte queste forme? Tua è la morte che cattura tutto, tua è anche la fonte di tutto ciò che nascerà. Tua la gloria, la pietà, la pace, la verità. Tu dai riposo allo spirito, comprensione, coraggio. Il cuore rassereni, oh Signore."

Quel "Signore", personale o impersonale, reale o immaginario, è il soggetto che trasfigura fisica in metafisica, così come re Mida trasformava tutto in oro. Fatto salvo che un percorso alternativo va comunque preservato per non andare incontro all'inconveniente che logicamente ne deriva, lasciando alla "fisica" la parte necessaria che le compete.

E lasciando alla filosofia l'altrettanto necessario ambito del metafisico (tutto riconduce alla questione ontologica) perchè, come ammonisce Witt...genstein: "quando anche la scienza ci avesse dato tutte le risposte..."

Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: davintro il 29 Marzo 2020, 23:14:20 PM
Citazione di: giopap il 29 Marzo 2020, 07:59:59 AM
Citazione di: davintro il 29 Marzo 2020, 00:06:08 AM


I limiti della conoscenza umana ci precludono la possibilità di una conoscenza totalizzante del reale e dunque di una verità onnicomprensiva, che però è una cosa diversa dal precludere la conoscenza di un limitato nucleo di verità assolute e certe. L'insieme di tutte le verità possibili non si esaurisce al livello della verità assoluta in generale e dei suoi corollari necessari, comprende anche le verità circoscritte e contingenti, la metafisica prende in considerazione un certo livello, fondativo ma parziale della realtà, non è mai tuttologia, si rivolge ai princìpi della totalità, che però sono una cosa diversa dal "tutto"

Per "verità assoluta" o verità relativa" intendi rispettivamente "affermazioni assolutamente, integralmente vere, per nulla false" e "affermazioni relativamente, parzialmente vere, in qualche senso o misura false"?
Oppure rispettivamente "affermazioni certamente vere" e "affermazioni dubbiamente (probabilmente in diverso grado) vere"?

Per quanto mi riguarda le uniche cose della cui verità sono assolutamente certa sono i teoremi della matematica e della logica astratta e i dati immediati (non interpretati, non ricordati, immediatamente in atto) dell' esperienza.

Tutto il resto in cui credo (comprese le verità scientifiche) é di verità dubbia (oltre che di fatto per lo meno quasi sempre parziale). 



le due opzioni non sono alternative separate, ma due aspetti convergenti che si implicano fra loro. Se il livello di certezza riguardo un giudizio è determinato dalla capacità della razionalità di addurre argomenti che corroborino la pretesa di oggettività, allora una verità apparirà tanto più certa quanto direttamente riconducibile a criteri logici autonomi da condizionamenti estrinseci in assenza dei quali questi criteri perderebbero la loro validità, smarrendo la loro capacità di fondare la verità del discorso. Dunque il massimo livello di certezza coincide con il carattere assolutistico del criterio di verità, perché arrivati al punto in cui un criterio si autolegittima, cioè si pone come dotato di validità assoluta, "sciolto dai legami", da vincoli nei confronti di ulteriori princìpi, possiamo riconoscerne la verità in modo certo, senza nessuna possibilità di errore, perché non esiste condizione in cui potrebbe venir meno. Per questo, non solo matematica e geometria, ma anche la metafisica consta di verità certe. Se parlare di certezza in campo metafisico ci appare così controintuitivo, per non dire di peggio, è perché si confonde la metafisica come disciplina in sé con la storia della metafisica, e stante l'infinita pluralità di posizioni diverse costituenti quest'ultima, si è indotti a pensare la metafisica come disciplina in sé come un campo in cui è impossibile pervenire ad alcun tipo di verità certa e condivisa. In realtà penso che la maggiore difficoltà nel riconoscere delle certezze nella metafisica rispetto alla matematica o alla geometria sia dato dal fatto che proprio l'assolutezza delle verità che la metafisica ricerca le rende estremamente più comprensive di tanti aspetti della realtà, e dell'esistenza umana, e dunque la ricerca finisce con l'accumulare molti più coinvolgimenti morali/sentimentali, per cui, mancando un dovuto distacco, la soggettività, del ricercatore offusca l'evidenza oggettiva delle verità in questione. Questo impedimento compromette di fatto il riconoscimento delle certezze metafisiche, ma non le invalida di principio, restano più o meno latenti, implicite nella nostra coscienza, al di là delle capacità riflessiva di esplicitarle in un discorso consapevole
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: Jacopus il 29 Marzo 2020, 23:39:08 PM
CitazioneQuesto impedimento compromette di fatto il riconoscimento delle certezze metafisiche, ma non le invalida di principio, restano più o meno latenti, implicite nella nostra coscienza, al di là delle capacità riflessiva di esplicitarle in un discorso consapevole


Insomma un dogma arricchito dal sentimento. Oppure verità intesa nel suo significato latente dalla radice "vir" di molte lingue indoeuropee, ovvero fede, dal quale discende nel linguaggio comune un indizio significativo, la "vera" intesa come l'anello che sancisce l'obbligo di fedeltà della moglie al marito e viceversa (cfr Emile Benveniste, il vocabolario delle istituzioni indoeuropee).
La filosofia non può ridursi a questo. Possiamo anche discutere di metafisica ma dire che la metafisica è la filosofia, se interpretata in questo senso, è veramente riduttivo, per non dire di peggio.
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: Ipazia il 29 Marzo 2020, 23:43:30 PM
La metafisica non è diversa da altri saperi. Anch'essa deve postulare i suoi fondamenti e solo così può produrre un sistema coerente. Spinoza dovette postulare Dio per scrivere la sua Etica e non dissimilmente da lui, anche se con molto minor rigore, tutte le teologie si reggono su quel postulato. La metafisica classica di tradizione platonica postula l'Essere che non è nient'altro che la controfigura filosofica di Dio. L'umanesimo postula l'essere umano e su quel postulato costruisce la sua metafisica e la sua etica. Il nichilismo postula il nulla, l'assenza paradigmatica della ricerca di senso. Spinoza ci offre la Natura in cambio di Dio e Galileo ci invita a farne buon uso.

Intorno ad ogni Soggetto posto si possono costruire buone o cattive metafisiche, coerenti o aporetiche. Non esiste un centro dell'universo a cui poter appendere i propri fondamenti di senso. Dobbiamo sceglierli e in ciò sta la libertà e la fede. E costruirci intorno, e in ciò sta la scienza, il sapere.
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: davintro il 30 Marzo 2020, 00:55:06 AM
Citazione di: Jacopus il 29 Marzo 2020, 23:39:08 PM
CitazioneQuesto impedimento compromette di fatto il riconoscimento delle certezze metafisiche, ma non le invalida di principio, restano più o meno latenti, implicite nella nostra coscienza, al di là delle capacità riflessiva di esplicitarle in un discorso consapevole


Insomma un dogma arricchito dal sentimento. Oppure verità intesa nel suo significato latente dalla radice "vir" di molte lingue indoeuropee, ovvero fede, dal quale discende nel linguaggio comune un indizio significativo, la "vera" intesa come l'anello che sancisce l'obbligo di fedeltà della moglie al marito e viceversa (cfr Emile Benveniste, il vocabolario delle istituzioni indoeuropee).
La filosofia non può ridursi a questo. Possiamo anche discutere di metafisica ma dire che la metafisica è la filosofia, se interpretata in questo senso, è veramente riduttivo, per non dire di peggio.



la fede non centra in questo contesto, non a caso non l'ho mai citata. La fede si può intendere come sentimento inerente una credenza, una "doxa" non necessariamente supportata da argomenti razionali. La metafisica di cui parlavo invece si legittimerebbe come fondamento della razionalità, riconoscibile al termine di una regressione da parte della ragione che giunge a riconoscere i suoi stessi princìpi, cioè quel criterio regolativo universale di Verità da utilizzare come riferimento per discernere le verità contingenti. Metafisica non è religione, può condividere con essa l'oggetto di riferimento, ma lo raggiunge percorrendo una diversa strada, non sentimentale, meramente intuitiva, ma dialettica, confonderle sarebbe un po' come pensare che Po e Adige siano lo stesso fiume solo perché sfociano nello stesso mare.
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: bobmax il 30 Marzo 2020, 08:14:33 AM
La scienza si occupa del "come". La sua eterna domanda è: "Come funziona?".
Ma non è interessata al "perché". Non si chiede quale è lo scopo, il senso.
Ed è stato proprio il suo tralasciare il perché che le ha permesso di progredire.

Si potrebbe pensare che il perché sia allora il campo della filosofia, ma non è così.
Scopo della filosofia infatti non è quello di rispondere ai perché.
Il perché è solo lo stimolo, la motivazione per filosofare, che non consiste però nella costruzione di una possibile risposta.

La filosofia, e quindi la metafisica, è il movimento che prende le mosse dalla domanda di senso per porsi di fronte al Nulla.

E lì resistere.

Nella speranza che qualcosa avvenga...

Questo movimento che la porta di fronte al Nulla, è fondato sulla propria fede nella Verità.

Chi perciò ritiene che la filosofia prescinda dalla Verità non ha alcuna idea di cosa "filosofia" sia. E neppure in cosa consista la fede.

Chi si occupa allora dei "perché"?

È la superstizione a pretendere di dare risposte ai perché.
È infatti superstizione ogni sistema che spieghi, che dia sostanza, al perché del mondo.

L'autentica metafisica, che è poi l'autentica filosofia, rifugge dal dare risposte al perché: sarebbe la sua rovina.
Ciò che la anima è infatti la fede nella Verità.
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: Ipazia il 30 Marzo 2020, 09:39:52 AM
Citazione di: bobmax il 30 Marzo 2020, 08:14:33 AM

La filosofia, e quindi la metafisica, è il movimento che prende le mosse dalla domanda di senso per porsi di fronte al Nulla.

E lì resistere.

Nella speranza che qualcosa avvenga...


Nel frattempo bisogna nutrire il resistente. E non solo di cibo mortale.

La fede nella Verità è il mondo così com'è, parametrato da Protagora, senza fingere ipotesi.

Tale è lo stato (stitio) su cui si può sovrascrivere (super) illusoriamente (superstizione) o realmente (scienza)

Il "mondo così com'è" - nello spaziotempo che gli è dato (da Anassimandro ad Einstein e oltre chissà dove) -

risponde sempre, dividendo col suo rispondere il grano (Bene) dal loglio (Male).

In tale risposta sta la Verità, che è sapienza comprendere in anticipo al proprio tempo,

perchè qualcosa accade sempre, qui ed ora.
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: giopap il 30 Marzo 2020, 09:40:23 AM
Citazione di: davintro il 29 Marzo 2020, 23:14:20 PM

le due opzioni non sono alternative separate, ma due aspetti convergenti che si implicano fra loro. Se il livello di certezza riguardo un giudizio è determinato dalla capacità della razionalità di addurre argomenti che corroborino la pretesa di oggettività, allora una verità apparirà tanto più certa quanto direttamente riconducibile a criteri logici autonomi da condizionamenti estrinseci in assenza dei quali questi criteri perderebbero la loro validità, smarrendo la loro capacità di fondare la verità del discorso. Dunque il massimo livello di certezza coincide con il carattere assolutistico del criterio di verità, perché arrivati al punto in cui un criterio si autolegittima, cioè si pone come dotato di validità assoluta, "sciolto dai legami", da vincoli nei confronti di ulteriori princìpi, possiamo riconoscerne la verità in modo certo, senza nessuna possibilità di errore, perché non esiste condizione in cui potrebbe venir meno. Per questo, non solo matematica e geometria, ma anche la metafisica consta di verità certe. Se parlare di certezza in campo metafisico ci appare così controintuitivo, per non dire di peggio, è perché si confonde la metafisica come disciplina in sé con la storia della metafisica, e stante l'infinita pluralità di posizioni diverse costituenti quest'ultima, si è indotti a pensare la metafisica come disciplina in sé come un campo in cui è impossibile pervenire ad alcun tipo di verità certa e condivisa. In realtà penso che la maggiore difficoltà nel riconoscere delle certezze nella metafisica rispetto alla matematica o alla geometria sia dato dal fatto che proprio l'assolutezza delle verità che la metafisica ricerca le rende estremamente più comprensive di tanti aspetti della realtà, e dell'esistenza umana, e dunque la ricerca finisce con l'accumulare molti più coinvolgimenti morali/sentimentali, per cui, mancando un dovuto distacco, la soggettività, del ricercatore offusca l'evidenza oggettiva delle verità in questione. Questo impedimento compromette di fatto il riconoscimento delle certezze metafisiche, ma non le invalida di principio, restano più o meno latenti, implicite nella nostra coscienza, al di là delle capacità riflessiva di esplicitarle in un discorso consapevole


Ma che le verità matematiche ("pure") e logiche siano certe é vero per definizione, trattandosi di giudizi analitici a priori.


Invece non vedo come ciò possa darsi (anche in linea di principio, a prescindere da tutti i "trabocchetti da eccessivo coinvolgimento emotivo" da te ricordati) delle verità metafisiche, che predicando sulla realtà di fatto e non su meri costrutti mentali e regole di deduzione arbitrariamente stabiliti (per definizione) deve avere prove anche empiriche a posteriori, per quanto indirette, circa la realtà di fatto e non solo costrutti arbitrari puramente mentali (che non vanno confusi con la metafisica, come a mio parere fa Viator).


Non solo, ma questa insuperabile dubitabilità di principio vale anche per la fisica (e in generale le scienze naturali).
Queste infatti si basano sull' esperienza, ma non si limitano ai dati immediati (particolari e concreti) di sensazione, ai quali personalmente attribuisco la stessa certezza dei giudizi analitici a priori (anche se il predicarli realmente accadere é giudizio sintetico a posteriori; ma circa evidenze empiriche immediate, non minimamente interpretate) E invece cercano nel mondo materiale naturale (fisico, non metafisico) "leggi" o modalità generali astratte del suo (postulato; ma mai dimostrabile) divenire regolare e non caotico, la cui verità poggia (assai instabilmente in linea teorica o di principio; diverso é il discorso sulla pratica) su dubitabilissime inferenze induttive (in ultima analisi; oltre che su ragionamenti deduttivi, abduttivi ed eventualmente di ulteriormente diversa natura).
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: viator il 30 Marzo 2020, 13:39:30 PM
Salve giopap : "Ma che le verità matematiche ("pure") e logiche siano certe é vero per definizione, trattandosi di giudizi analitici a priori".Beato chi ha delle certezze (vedi il mio motto personale in calce ad ogni mio post).A me risulta che la matematica consista in un linguaggio ed in una convenzione. Praticamente un canone, suvvia.Bastasse il timbro "a priori" per trovare certezza e verità !! Saluti.
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: bobmax il 30 Marzo 2020, 14:49:28 PM
Citazione di: giopap il 30 Marzo 2020, 09:40:23 AM
Ma che le verità matematiche ("pure") e logiche siano certe é vero per definizione, trattandosi di giudizi analitici a priori.

Invece non vedo come ciò possa darsi (anche in linea di principio, a prescindere da tutti i "trabocchetti da eccessivo coinvolgimento emotivo" da te ricordati) delle verità metafisiche, che predicando sulla realtà di fatto e non su meri costrutti mentali e regole di deduzione arbitrariamente stabiliti (per definizione) deve avere prove anche empiriche a posteriori, per quanto indirette, circa la realtà di fatto e non solo costrutti arbitrari puramente mentali (che non vanno confusi con la metafisica, come a mio parere fa Viator).

Non solo, ma questa insuperabile dubitabilità di principio vale anche per la fisica (e in generale le scienze naturali).
Queste infatti si basano sull' esperienza, ma non si limitano ai dati immediati (particolari e concreti) di sensazione, ai quali personalmente attribuisco la stessa certezza dei giudizi analitici a priori (anche se il predicarli realmente accadere é giudizio sintetico a posteriori; ma circa evidenze empiriche immediate, non minimamente interpretate) E invece cercano nel mondo materiale naturale (fisico, non metafisico) "leggi" o modalità generali astratte del suo (postulato; ma mai dimostrabile) divenire regolare e non caotico, la cui verità poggia (assai instabilmente in linea teorica o di principio; diverso é il discorso sulla pratica) su dubitabilissime inferenze induttive (in ultima analisi; oltre che su ragionamenti deduttivi, abduttivi ed eventualmente di ulteriormente diversa natura).

Tuttavia, le verità matematiche che derivano da giudizi analitici a priori, si fondano su giudizi sintetici a priori. Sono infatti questi ultimi a permettere lo sviluppo della logica matematica.

Senza giudizi sintetici a priori non sarebbe possibile alcuna matematica o logica.

Anche se nessun giudizio sintetico a priori potrà comunque mai essere considerato Verità assoluta...

Riguardo alle "verità metafisiche" concordo senz'altro con te: non ve ne sono.
Quelle che sono propagandate come verità, in realtà sono solo superstizioni.

Così come concordo che il dubbio sia ineliminabile in ogni "verità" scientifica.

D'altronde, se lo fosse non saremmo perduti?

Questa insuperabilità del dubbio, l'impossibilità di possedere una verità definitiva, dona speranza.
Perché apre alle infinite possibilità, che solo il Nulla può donare.

Inoltre, questa constatazione ci può far sospettare che forse dovremmo rovesciare la nostra interpretazione del mondo. Dove l'Etica non è più un suo epifenomeno, magari pure illusorio, ma il suo stesso Fondamento!

Ossia il Bene è l'Essere.
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: giopap il 30 Marzo 2020, 15:49:56 PM
Citazione di: viator il 30 Marzo 2020, 13:39:30 PM
Salve giopap : "Ma che le verità matematiche ("pure") e logiche siano certe é vero per definizione, trattandosi di giudizi analitici a priori".Beato chi ha delle certezze (vedi il mio motto personale in calce ad ogni mio post).A me risulta che la matematica consista in un linguaggio ed in una convenzione. Praticamente un canone, suvvia.Bastasse il timbro "a priori" per trovare certezza e verità !! Saluti.


Salve, Viator.


Anche a me risulta che la matematica (pura; e la logica) sia convenzione (come tutte le definizioni e gli assiomi arbitrari e le deduzioni da essi operate secondo regole convenzionali arbitrarie).
E' ben per questo, per arbitrarie convenzioni, che é certa (sono certe; salvo l' eccezione che conferma la regola, di cui la matematica pura e la logica sono ben consapevoli, rappresentata dalle proposizioni indecidibili -almeno una- dei sistemi assiomatici dimostrate dai teoremi di Goedel; i quali che non scalfiscono minimamente la certezza di tutto il resto, come indebitamente pretenderebbero certi relativisti); della logica i suddetti teoremi sono anzi addirittura parte integrante.
Peccato che, trattandosi di convenzioni arbitrarie, non diano conoscenza circa la realtà, ma solo circa se stesse e la correttezza delle loro intrinseche relazioni ("peccato" che scalfisce la beatitudine di chi ha certezze logiche e matematiche? Non lo so, dipende da soggetto a soggetto delle certezze stesse, é anche questo qualcosa di arbitrario; per quanto personalmente mi riguarda mi accontento e godo).
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: giopap il 30 Marzo 2020, 16:51:39 PM
Citazione di: bobmax il 30 Marzo 2020, 14:49:28 PM


Tuttavia, le verità matematiche che derivano da giudizi analitici a priori, si fondano su giudizi sintetici a priori. Sono infatti questi ultimi a permettere lo sviluppo della logica matematica.

Senza giudizi sintetici a priori non sarebbe possibile alcuna matematica o logica.
Citazione


Non sono una logica né una matematica.
Tuttavia non mi risulta.
In dissenso da Kant, mi risulta invece che le verità logiche e matematiche si fondano su assiomi e definizioni arbitrariamente stabilite per convenzione a priori e su teoremi da essi dedotti analiticamente secondo regole egualmente assunte arbitrariamenete, convenzionalmente (giudizi analitici a priori).




CitazioneAnche se nessun giudizio sintetico a priori potrà comunque mai essere considerato Verità assoluta...
Citazione

Per me la verità (che conosco solo con iniziale minuscola) dei giudizi analitici a priori non é assoluta (essendo espressa mediante determinati concetti relativi messi in determinate relazioni reciproche); piuttosto é certa (ma vedi in proposito cosa rispondo qui sopra a Viator).
Quella dei giudizi sintetici a posteriori (salvo immediate constatazioni di dati empirici non interpretate, non minimamente "Caricate di teoria", come credo possibilissimo contro Mc Dowell e altri analitici) non é nemmeno certa.
Contro Kant non credo che esistano giudizi sintetici a priori (con molti analitici ritengo analitici a posteriori quelli della matematica).





CitazioneRiguardo alle "verità metafisiche" concordo senz'altro con te: non ve ne sono.
Quelle che sono propagandate come verità, in realtà sono solo superstizioni.
Citazione

Evidentemente non ci siamo capiti; e non concordiamo.
Verità metafisiche, per quanto insuperabilmente dubbie, ma né più né meno delle verità fisiche (scientifiche), ve ne possono benissimo essere.
E se fossero superstizioni per il solo fatto di essere dubbie, allora lo sarebbero, esattamente allo stesso modo, nella stessa misura, anche le verità fisiche (scientifiche).





CitazioneCosì come concordo che il dubbio sia ineliminabile in ogni "verità" scientifica.

D'altronde, se lo fosse non saremmo perduti?

Questa insuperabilità del dubbio, l'impossibilità di possedere una verità definitiva, dona speranza.
Perché apre alle infinite possibilità, che solo il Nulla può donare.

Inoltre, questa constatazione ci può far sospettare che forse dovremmo rovesciare la nostra interpretazione del mondo. Dove l'Etica non è più un suo epifenomeno, magari pure illusorio, ma il suo stesso Fondamento!

Ossia il Bene è l'Essere.
Citazione


Qui (a parte il concordare circa il dubbio ineliminabile anche di ogni verità scientifica; che però secondo me non ne fa per nulla superstizioni!), non riesco a seguirti.


Per me dal nulla non può nascere nulla (men che meno l' etica, che per me é l' esatto contrario del nichilismo).


L' etica per me non é mai stata un' epifenomeno, men che meno illusorio, dell' ontologia.


Il bene (iniz. minuscola) non é l' essere (infatti esiste -letteralmente: é, partecipa dell' essere, é parte dell' essere- anche il male!).


Perché l' "essere" é, il "bene" deve essere".


Per me l' etica é proprio il contrario del nichilismo e non si fonda affatto sul nulla (conosco solo il "nulla" con l' iniziale minuscola).
Il dover essere dell' etica si fonda invece sull' essere dell' ontologia; precisamente di quella parte della materia (fisica) che é il mondo vivente (biologia) e di quella parte del mondo vivete (biologia o "storia naturale") che é la cultura (o storia umana).


P.S.: credo che fra interlocutori corretti e rispettosi il dissenso possa essere "di soddisfazione" non meno del consenso ...consenti su questo?
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: bobmax il 30 Marzo 2020, 17:24:05 PM
@giopap

Gli assiomi sono giudizi sintetici a priori.
Se si tira in ballo Kant occorre essere conseguenti...

Il maiuscolo lo metto per evidenziare l'assolutezza.

La Verità è la "verità" assoluta, da distinguere dalla verità relativa.
Almeno che per chi vi coglie la differenza...

Quindi nessuna verità metafisica è assoluta.
E non essendo fondata su alcun dato empirico, non essendo scienza, qualunque verità metafisica è superstizione: non ha fondamento, non è Vera.

Viceversa, le verità scientifiche sono sempre relative, mai assolute.
Chi ha mai detto che sono superstizioni?

La insuperabilità del dubbio nel sapere scientifico è indispensabile.
Per rendersene conto è sufficiente immaginare quali effetti avrebbe il contrario.

Sarei curioso di sapere su cosa si fonda l'Etica se non sul Nulla.
Ma non particolarmente...

Ho comunque difficoltà a leggere una paginazione di tal fatta.
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: davintro il 30 Marzo 2020, 17:32:46 PM
Citazione di: giopap il 30 Marzo 2020, 09:40:23 AM
Citazione di: davintro il 29 Marzo 2020, 23:14:20 PM

le due opzioni non sono alternative separate, ma due aspetti convergenti che si implicano fra loro. Se il livello di certezza riguardo un giudizio è determinato dalla capacità della razionalità di addurre argomenti che corroborino la pretesa di oggettività, allora una verità apparirà tanto più certa quanto direttamente riconducibile a criteri logici autonomi da condizionamenti estrinseci in assenza dei quali questi criteri perderebbero la loro validità, smarrendo la loro capacità di fondare la verità del discorso. Dunque il massimo livello di certezza coincide con il carattere assolutistico del criterio di verità, perché arrivati al punto in cui un criterio si autolegittima, cioè si pone come dotato di validità assoluta, "sciolto dai legami", da vincoli nei confronti di ulteriori princìpi, possiamo riconoscerne la verità in modo certo, senza nessuna possibilità di errore, perché non esiste condizione in cui potrebbe venir meno. Per questo, non solo matematica e geometria, ma anche la metafisica consta di verità certe. Se parlare di certezza in campo metafisico ci appare così controintuitivo, per non dire di peggio, è perché si confonde la metafisica come disciplina in sé con la storia della metafisica, e stante l'infinita pluralità di posizioni diverse costituenti quest'ultima, si è indotti a pensare la metafisica come disciplina in sé come un campo in cui è impossibile pervenire ad alcun tipo di verità certa e condivisa. In realtà penso che la maggiore difficoltà nel riconoscere delle certezze nella metafisica rispetto alla matematica o alla geometria sia dato dal fatto che proprio l'assolutezza delle verità che la metafisica ricerca le rende estremamente più comprensive di tanti aspetti della realtà, e dell'esistenza umana, e dunque la ricerca finisce con l'accumulare molti più coinvolgimenti morali/sentimentali, per cui, mancando un dovuto distacco, la soggettività, del ricercatore offusca l'evidenza oggettiva delle verità in questione. Questo impedimento compromette di fatto il riconoscimento delle certezze metafisiche, ma non le invalida di principio, restano più o meno latenti, implicite nella nostra coscienza, al di là delle capacità riflessiva di esplicitarle in un discorso consapevole


Ma che le verità matematiche ("pure") e logiche siano certe é vero per definizione, trattandosi di giudizi analitici a priori.


Invece non vedo come ciò possa darsi (anche in linea di principio, a prescindere da tutti i "trabocchetti da eccessivo coinvolgimento emotivo" da te ricordati) delle verità metafisiche, che predicando sulla realtà di fatto e non su meri costrutti mentali e regole di deduzione arbitrariamente stabiliti (per definizione) deve avere prove anche empiriche a posteriori, per quanto indirette, circa la realtà di fatto e non solo costrutti arbitrari puramente mentali (che non vanno confusi con la metafisica, come a mio parere fa Viator).


Non solo, ma questa insuperabile dubitabilità di principio vale anche per la fisica (e in generale le scienze naturali).
Queste infatti si basano sull' esperienza, ma non si limitano ai dati immediati (particolari e concreti) di sensazione, ai quali personalmente attribuisco la stessa certezza dei giudizi analitici a priori (anche se il predicarli realmente accadere é giudizio sintetico a posteriori; ma circa evidenze empiriche immediate, non minimamente interpretate) E invece cercano nel mondo materiale naturale (fisico, non metafisico) "leggi" o modalità generali astratte del suo (postulato; ma mai dimostrabile) divenire regolare e non caotico, la cui verità poggia (assai instabilmente in linea teorica o di principio; diverso é il discorso sulla pratica) su dubitabilissime inferenze induttive (in ultima analisi; oltre che su ragionamenti deduttivi, abduttivi ed eventualmente di ulteriormente diversa natura).





è vero che la logica intesa come puro formalismo poggiante su definizioni ad hoc e premesse ipotetiche non è sufficiente come base da cui dedurre certezze riguardo la realtà di fatto. Per pervenire a certezze fattuali la logica formale necessita di applicarsi a un contenuto di intuizione, in un'esperienza vissuta. Il problema è che la gnoseologia kantiana, che giunge a una troppo netta separazione tra l'ambito logico-analitico e quello della realtà fattuale, partendo secondo me da pregiudizi di stampo empirista e materialista, vede l'intuizione sensibile, adeguata ad apprendere solo fenomeni fisici, come unica intuizione possibile su cui costruire una conoscenza razionale (in questo modo snaturando peraltro la stessa etimologia di "intuizione", "andare dentro", cogliere l'essenza necessaria della cosa, al di là delle manifestazioni esteriori e accidentali). Esiste però un'altra ottica che è quella fenomenologica, quella che pone come contenuto dell'analisi logica l'intuizione eidetica, che coglie l'essenza di una cosa successivamente alla riduzione, alla messa tra parentesi del suo eventuale aspetto di esistenza nel mondo esterno, sempre dubitabile, per individuarne l'aspetto di evidenza, il suo darsi come fenomeno all'interno della nostra coscienza. La coscienza è, insegnano Cartesio e Husserl, il residuo apodittico di cui, a prescindere che i fenomeni che la costituiscono corrispondano a esistenze di fatto, sono necessariamente presenti, e dunque costituiscono le essenze che poi la logica deduttiva mira a collegare con nessi consequenziali per formulare giudizi certi.



Ad esempio, la contingenza, intesa come contingenza del pensiero riguardo la capacità di pervenire a delle verità è un dato inoppugnabile, riconoscibile sulla base della semplice possibilità di illudersi o di dubitare che ciascuno di noi ha, può essere la base, non solo come definizione ad hoc, ma come proprietà reale del pensiero, da cui dedurre l'esistenza di una Causa che garantisca la possibilità al pensiero umano di riconoscere delle verità parziali, in quanto se il pensiero umano avesse in se stesso, nella sua immanenza, il criterio di verità, allora esso sarebbe sempre, necessariamente, nella verità, senza mai potersene allontanare. Dunque, la contingenza, intesa come imperfezione, fallibilità del pensiero umano nei confronti della verità, è dato fenomenologicamente inoppugnabile (posso dubitare che la mia visione del mondo sia vera o falsa, ma in ogni caso questa stessa dubitabilità dimostra l'imperfezione di un pensiero che non possiede la verità in pianta stabile e sicura) da cui si può ricavare logicamente la necessità di una Causa trascendente, creatrice di questa contingenza. In questo senso la prova tomista "ex contingentia mundi" (se le cose del mondo sono contingenti, necessitano di essere creati da una Causa necessaria, autofondatasi, Dio), è un passaggio logico che può essere recuperata nella sua validità razionale, a condizione però di "ripulirlo" da un'accezione naturalista, cosmologica, del realismo ingenuo, per cui la contingenza riguarderebbe il mondo fisico esterno, la cui esistenza viene data per scontata al di là della sua relazione con la soggettività della coscienza che ne fa esperienza. Mentre invece, la nozione di contingenza se "coscienzializzata", cioè se la si intende come contingenza della coscienza umana, la cui esistenza resiste all'estremizzazione del dubbio riguardante le asserzioni sulla realtà esterna ad essa, diviene quel contenuto anche fattuale da cui la logica può far leva per compiere le sue deduzioni, nello specifico, analizzando la definizione di contingenza ricavandone le implicazioni (se qualcosa è contingente, necessita di qualcosa di assolutamente necessario per determinarla, e l'indubitabilità del pensiero a cui la contingenza è riferita toglie il carattere ipotetico della premessa, fondandola su uno stato di fatto certo, l'esistenza del pensiero)


concordo nel pensare che Kant abbia errato nel considerare i giudizi matematici come sintetici. Ma l'argomentazione porterebbe a una digressione troppo ampia, e, solo per quanto riguarda me, mi fermo qui, mi piacerebbe trattare il punto in una discussione più centrata
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: giopap il 30 Marzo 2020, 21:34:16 PM
Citazione di: bobmax il 30 Marzo 2020, 17:24:05 PM
@giopap

Gli assiomi sono giudizi sintetici a priori.
Se si tira in ballo Kant occorre essere conseguenti...
Citazione


Cerco di non fare troppo casino con le citazioni.


Io considero (ho già detto che non concordo con Kant in questo, e del tutto conseguentemente mi comporto) gli assiomi come altre definizioni (o integrazioni delle definizioni propriamente dette), in particolare dei concetti che vi compaiono; che, proprio come nel caso di quelli delle definizioni propriamente dette, stabiliscono arbitrariamente, per convenzione fra chi li assume, determinate relazioni fra concetti.   




Citazione



Il maiuscolo lo metto per evidenziare l'assolutezza.

La Verità è la "verità" assoluta, da distinguere dalla verità relativa.
Almeno che per chi vi coglie la differenza...


Quindi nessuna verità metafisica è assoluta.[/size]E non essendo fondata su alcun dato empirico, non essendo scienza, qualunque verità metafisica è superstizione: non ha fondamento, non è Vera.

Viceversa, le verità scientifiche sono sempre relative, mai assolute.Chi ha mai detto che sono superstizioni?
Citazione


Colgo senz' altro la differenza fra assoluto e relativo (e mi compiaccio del fatto che non sbagliavo a dire che conosco solo verità con iniziale minuscola, ovvero relative).
Infatti ritengo che tutte le verità umanamente ottenibili siano relative.
Tanto quelle fisiche quanto quelle metafisiche.
E non per il fatto di essere fondate o meno sull' empiria (secondo me, per quanto riguarda la mia personale metafisica, oltre a tante altre ben più autorevoli, anche quelle metafisiche devono sottostare a verifiche-falsificazioni empiriche), bensì per il fatto di essere predicati (conformi alla realtà); e i predicati sono relazioni fra concetti i quali sono definiti attraverso relazioni fra altri concetti; questo vale per tutte le verità, fisiche e metafisiche.


Nessuno afferma che le verità scientifiche sono superstizioni.
Io ho invece affermato che se le verità metafisiche sono superstizioni per il fatto di non essere certe (come sostieni tu), allora lo sono esattamente allo stesso modo, per lo stesso motivo anche quelle fisiche e scientifiche in generale.







Citazione

La insuperabilità del dubbio nel sapere scientifico è indispensabile.
Per rendersene conto è sufficiente immaginare quali effetti avrebbe il contrario.

Sarei curioso di sapere su cosa si fonda l'Etica se non sul Nulla.
Ma non particolarmente...

Ho comunque difficoltà a leggere una paginazione di tal fatta.



Anche se non ti interessa troppo ribadisco, magari a vantaggio di altri amici del forum (almeno lo spero), che il dover essere del' etica si fonda sull' essere della fisica (cui é riducibile la biologia, con la quale si integra la cultura, la storia umana).
Non nel senso che ne é dimostrata (dall' essere non può inferirsi alcun dover essere!), ma nel senso che ne é spiegata naturalisticamente: come sviluppo-superamento dialettico (dunque non negazione) dell' etologia animale.
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: giopap il 30 Marzo 2020, 22:49:45 PM
CitazioneDavintro


è vero che la logica intesa come puro formalismo poggiante su definizioni ad hoc e premesse ipotetiche non è sufficiente come base da cui dedurre certezze riguardo la realtà di fatto. Per pervenire a certezze fattuali la logica formale necessita di applicarsi a un contenuto di intuizione, in un'esperienza vissuta. Il problema è che la gnoseologia kantiana, che giunge a una troppo netta separazione tra l'ambito logico-analitico e quello della realtà fattuale, partendo secondo me da pregiudizi di stampo empirista e materialista, vede l'intuizione sensibile, adeguata ad apprendere solo fenomeni fisici, come unica intuizione possibile su cui costruire una conoscenza razionale (in questo modo snaturando peraltro la stessa etimologia di "intuizione", "andare dentro", cogliere l'essenza necessaria della cosa, al di là delle manifestazioni esteriori e accidentali). Esiste però un'altra ottica che è quella fenomenologica, quella che pone come contenuto dell'analisi logica l'intuizione eidetica, che coglie l'essenza di una cosa successivamente alla riduzione, alla messa tra parentesi del suo eventuale aspetto di esistenza nel mondo esterno, sempre dubitabile, per individuarne l'aspetto di evidenza, il suo darsi come fenomeno all'interno della nostra coscienza. La coscienza è, insegnano Cartesio e Husserl, il residuo apodittico di cui, a prescindere che i fenomeni che la costituiscono corrispondano a esistenze di fatto, sono necessariamente presenti, e dunque costituiscono le essenze che poi la logica deduttiva mira a collegare con nessi consequenziali per formulare giudizi certi.[/size]Ad esempio, la contingenza, intesa come contingenza del pensiero riguardo la capacità di pervenire a delle verità è un dato inoppugnabile, riconoscibile sulla base della semplice possibilità di illudersi o di dubitare che ciascuno di noi ha, può essere la base, non solo come definizione ad hoc, ma come proprietà reale del pensiero, da cui dedurre l'esistenza di una Causa che garantisca la possibilità al pensiero umano di riconoscere delle verità parziali, in quanto se il pensiero umano avesse in se stesso, nella sua immanenza, il criterio di verità, allora esso sarebbe sempre, necessariamente, nella verità, senza mai potersene allontanare. Dunque, la contingenza, intesa come imperfezione, fallibilità del pensiero umano nei confronti della verità, è dato fenomenologicamente inoppugnabile (posso dubitare che la mia visione del mondo sia vera o falsa, ma in ogni caso questa stessa dubitabilità dimostra l'imperfezione di un pensiero che non possiede la verità in pianta stabile e sicura) da cui si può ricavare logicamente la necessità di una Causa trascendente, creatrice di questa contingenza. In questo senso la prova tomista "ex contingentia mundi" (se le cose del mondo sono contingenti, necessitano di essere creati da una Causa necessaria, autofondatasi, Dio), è un passaggio logico che può essere recuperata nella sua validità razionale, a condizione però di "ripulirlo" da un'accezione naturalista, cosmologica, del realismo ingenuo, per cui la contingenza riguarderebbe il mondo fisico esterno, la cui esistenza viene data per scontata al di là della sua relazione con la soggettività della coscienza che ne fa esperienza. Mentre invece, la nozione di contingenza se "coscienzializzata", cioè se la si intende come contingenza della coscienza umana, la cui esistenza resiste all'estremizzazione del dubbio riguardante le asserzioni sulla realtà esterna ad essa, diviene quel contenuto anche fattuale da cui la logica può far leva per compiere le sue deduzioni, nello specifico, analizzando la definizione di contingenza ricavandone le implicazioni (se qualcosa è contingente, necessita di qualcosa di assolutamente necessario per determinarla, e l'indubitabilità del pensiero a cui la contingenza è riferita toglie il carattere ipotetico della premessa, fondandola su uno stato di fatto certo, l'esistenza del pensiero)



Concordo su molto, ma non sull' esistenza di una Causa (nemmeno naturale, con l' iniziale minuscola, men che meno divina) che garantisca la possibilità al pensiero umano di riconoscere delle verità parziali che eccedano i dati immediatamente fenomenici di esperienza (possibilità che infatti non ritengo sia garantita da alcunché): quale causa o Causa la garantirebbe e come?

Non vedo infatti come dalla contingenza o fallibilità del pensiero umano si possa ricavare logicamente la necessità di una Causa trascendente, creatrice di questa contingenza; né induttivamente, come mi sembra di non dover nemmeno argomentare, né deduttivamente per il fatto che l' ipotesi della contingenza del pensiero umano in assenza di alcuna Causa trascendente creatrice é perfettamente corretta da un punto di vista logico, non contraddittoria; ergo, come ipotesi é plausibile tanto quanto la sua contraria (da te sostenuta).

Quanto alla contingenza del mondo (e a san Tommaso), per me può razionalmente essere intesa unicamente come il fatto che ciò che é reale nel mondo può anche essere pensato non esserlo (oltre che esserlo); ma non per questo necessita di una causa necessaria (ovvero che non può essere pensata non essere reale in maniera logicamente corretta): si può benissimo pensare correttamente, in perfetta correttezza logica (ovvero può benissimo darsi che) le cose del mondo contingenti (pensabili anche ma non solo non esserci) ci siano anche senza che necessariamente ci sia una loro causa necessaria autofondatasi (cioè non pensabile non esserci): che ci sarebbe mai di contraddittorio in questa ipotesi?.


Non vedo come il fatto che qualcosa che esiste è contingente possa implicare necessariamente l' esistenza di qualcosa di assolutamente necessario per determinarla: può benissimo essere contingente (da non pensarsi necessariamente ma solo possibilmente come reale) tutto ciò che é reale, nulla escluso.
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: davintro il 01 Aprile 2020, 22:06:46 PM
Citazione di: giopap il 30 Marzo 2020, 22:49:45 PM
CitazioneDavintro


è vero che la logica intesa come puro formalismo poggiante su definizioni ad hoc e premesse ipotetiche non è sufficiente come base da cui dedurre certezze riguardo la realtà di fatto. Per pervenire a certezze fattuali la logica formale necessita di applicarsi a un contenuto di intuizione, in un'esperienza vissuta. Il problema è che la gnoseologia kantiana, che giunge a una troppo netta separazione tra l'ambito logico-analitico e quello della realtà fattuale, partendo secondo me da pregiudizi di stampo empirista e materialista, vede l'intuizione sensibile, adeguata ad apprendere solo fenomeni fisici, come unica intuizione possibile su cui costruire una conoscenza razionale (in questo modo snaturando peraltro la stessa etimologia di "intuizione", "andare dentro", cogliere l'essenza necessaria della cosa, al di là delle manifestazioni esteriori e accidentali). Esiste però un'altra ottica che è quella fenomenologica, quella che pone come contenuto dell'analisi logica l'intuizione eidetica, che coglie l'essenza di una cosa successivamente alla riduzione, alla messa tra parentesi del suo eventuale aspetto di esistenza nel mondo esterno, sempre dubitabile, per individuarne l'aspetto di evidenza, il suo darsi come fenomeno all'interno della nostra coscienza. La coscienza è, insegnano Cartesio e Husserl, il residuo apodittico di cui, a prescindere che i fenomeni che la costituiscono corrispondano a esistenze di fatto, sono necessariamente presenti, e dunque costituiscono le essenze che poi la logica deduttiva mira a collegare con nessi consequenziali per formulare giudizi certi.[/size]Ad esempio, la contingenza, intesa come contingenza del pensiero riguardo la capacità di pervenire a delle verità è un dato inoppugnabile, riconoscibile sulla base della semplice possibilità di illudersi o di dubitare che ciascuno di noi ha, può essere la base, non solo come definizione ad hoc, ma come proprietà reale del pensiero, da cui dedurre l'esistenza di una Causa che garantisca la possibilità al pensiero umano di riconoscere delle verità parziali, in quanto se il pensiero umano avesse in se stesso, nella sua immanenza, il criterio di verità, allora esso sarebbe sempre, necessariamente, nella verità, senza mai potersene allontanare. Dunque, la contingenza, intesa come imperfezione, fallibilità del pensiero umano nei confronti della verità, è dato fenomenologicamente inoppugnabile (posso dubitare che la mia visione del mondo sia vera o falsa, ma in ogni caso questa stessa dubitabilità dimostra l'imperfezione di un pensiero che non possiede la verità in pianta stabile e sicura) da cui si può ricavare logicamente la necessità di una Causa trascendente, creatrice di questa contingenza. In questo senso la prova tomista "ex contingentia mundi" (se le cose del mondo sono contingenti, necessitano di essere creati da una Causa necessaria, autofondatasi, Dio), è un passaggio logico che può essere recuperata nella sua validità razionale, a condizione però di "ripulirlo" da un'accezione naturalista, cosmologica, del realismo ingenuo, per cui la contingenza riguarderebbe il mondo fisico esterno, la cui esistenza viene data per scontata al di là della sua relazione con la soggettività della coscienza che ne fa esperienza. Mentre invece, la nozione di contingenza se "coscienzializzata", cioè se la si intende come contingenza della coscienza umana, la cui esistenza resiste all'estremizzazione del dubbio riguardante le asserzioni sulla realtà esterna ad essa, diviene quel contenuto anche fattuale da cui la logica può far leva per compiere le sue deduzioni, nello specifico, analizzando la definizione di contingenza ricavandone le implicazioni (se qualcosa è contingente, necessita di qualcosa di assolutamente necessario per determinarla, e l'indubitabilità del pensiero a cui la contingenza è riferita toglie il carattere ipotetico della premessa, fondandola su uno stato di fatto certo, l'esistenza del pensiero)



Concordo su molto, ma non sull' esistenza di una Causa (nemmeno naturale, con l' iniziale minuscola, men che meno divina) che garantisca la possibilità al pensiero umano di riconoscere delle verità parziali che eccedano i dati immediatamente fenomenici di esperienza (possibilità che infatti non ritengo sia garantita da alcunché): quale causa o Causa la garantirebbe e come?

Non vedo infatti come dalla contingenza o fallibilità del pensiero umano si possa ricavare logicamente la necessità di una Causa trascendente, creatrice di questa contingenza; né induttivamente, come mi sembra di non dover nemmeno argomentare, né deduttivamente per il fatto che l' ipotesi della contingenza del pensiero umano in assenza di alcuna Causa trascendente creatrice é perfettamente corretta da un punto di vista logico, non contraddittoria; ergo, come ipotesi é plausibile tanto quanto la sua contraria (da te sostenuta).

Quanto alla contingenza del mondo (e a san Tommaso), per me può razionalmente essere intesa unicamente come il fatto che ciò che é reale nel mondo può anche essere pensato non esserlo (oltre che esserlo); ma non per questo necessita di una causa necessaria (ovvero che non può essere pensata non essere reale in maniera logicamente corretta): si può benissimo pensare correttamente, in perfetta correttezza logica (ovvero può benissimo darsi che) le cose del mondo contingenti (pensabili anche ma non solo non esserci) ci siano anche senza che necessariamente ci sia una loro causa necessaria autofondatasi (cioè non pensabile non esserci): che ci sarebbe mai di contraddittorio in questa ipotesi?.


Non vedo come il fatto che qualcosa che esiste è contingente possa implicare necessariamente l' esistenza di qualcosa di assolutamente necessario per determinarla: può benissimo essere contingente (da non pensarsi necessariamente ma solo possibilmente come reale) tutto ciò che é reale, nulla escluso.




la necessità del passaggio logico tra contingenza e Principio assoluto trascendente (a scanso di equivoci, non vedo personalmente questo Principio come il Dio delle teologie su base rivelativa e fideista, ma più come una sorta di Principio ordinatore creatore senza manifestazioni dirette nella storia, secondo il modello deista, al di là del fatto storico per cui sarebbe stata la teologia cristiana medioevale a inaugurare l'elaborazione di questo Principio, ritengo lo si possa recuperare anche estraniandolo dal quel particolare contesto religioso, cogliendolo unicamente come elemento filosofico), dovrebbe trovarsi nell'analisi della definizione di contingenza. Intendendo per "contingenza" quella condizione per cui la ragion d'essere di un ente non sta nell'ente in se stesso, ma consiste in una causa ulteriore, l'esistenza di un ente contingente implica quella di questa causa ulteriore. Nella dicotomia tra l'avere in se stessi, nella propria immanenza, la ragione della sua esistenza e l'averla in una realtà altra da sé, cioè trascendenza, tertium non datur, non è possibile una terza vita tra immanenza e trascendenza, sono due poli contrari che si escludono reciprocamente, al mancare di una sopravviene l'altra automaticamente. Resterebbe in teoria la possibilità, pur ammettendo la trascendenza come necessaria all'esistenza del contingente, considerarla come alterità non però assoluta, secondo il modello teologico/metafisico, ma a sua volta contingente, e  necessitante di un altro ente che sia causa del suo esistere ma di nuovo contingente, e così via ad infinitum. Solo che a mio avviso il regresso all'infinito è solo una pseudo-soluzione che non risolve il problema. Fintanto che la catena delle cause è composta da anelli identificati con enti contingenti, resta irrisolta la questione dell'origine dell'Essere, ogni volta che si introduce una nuova causa contingente il problema dell'origine, dell'individuazione di un Principio, viene rimandato senza però essere risolto, e d'altra non si può rimuovere, perché l'esistenza di questo principio non è una tesi, opinabile o meno, ma una questione del tutto legittima, la cui risposta non può essere la sua assoluta negazione, dato che il Nulla non potrebbe produrre alcun effetto sulle cause seconde, e dunque nemmeno comunicare loro l'esistenza. Il regresso all'infinito esprimerebbe solo un'ammissione dell'ignoranza sulla soluzione di un problema teorico, e trovo evidente che l'ammissione di incapacità nel raggiungere una soluzione non può essere la soluzione stessa. Un conto è riconoscere i limiti della nostra conoscenza di un tema, un altro è proiettare i nostri limiti mentali sulla realtà di modo da porli come base da cui far discendere le nostre risposte sulla realtà stessa
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: Ipazia il 02 Aprile 2020, 00:40:56 AM
Citazione di: davintro il 01 Aprile 2020, 22:06:46 PM
... Un conto è riconoscere i limiti della nostra conoscenza di un tema, un altro è proiettare i nostri limiti mentali sulla realtà di modo da porli come base da cui far discendere le nostre risposte sulla realtà stessa

... e un tertium - che si dà fin troppo spesso - è oltrepassare quei limiti con l'immaginazione. La fiction eterna dona loro o Signore...
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: giopap il 02 Aprile 2020, 09:36:01 AM
Ciao, Davintro[

Che <<L'esistenza di un ente contingente implica quella di questa causa ulteriore>> o é una definizione arbitraria che non dice nulla di ciò che é reale o meno, oppure é precisamente quello che dovresti dimostrare (e allora assumerlo come premessa certa é una petizione di principio).

Se per <<"contingenza">> intendi, ovvero la definisci arbitrariamente come, <<quella condizione per cui la ragion d'essere di un ente non sta nell'ente in se stesso, ma consiste in una causa ulteriore>> non c' é motivo di credere che tutto ciò che di fatto esiste, e nel suo ambito tutto ciò che ne conosciamo, sia contingente piuttosto che esaurire la realtà in toto senza abbisognare di ulteriori enti o eventi reali che lo causi. Infatti il pensarlo non é autocontraddittorio, ovvero é logicamente possibile, ovvero può realmente darsi.

Concordo che <<
Nella dicotomia tra l'avere in se stessi, nella propria immanenza, la ragione della sua esistenza e l'averla in una realtà altra da sé, cioè trascendenza, tertium non datur, non è possibile una terza vita tra immanenza e trascendenza, sono due poli contrari che si escludono reciprocamente, al mancare di una sopravviene l'altra automaticamente>>; ma non vedo come questa verità logica, questo giudizio analitico a priori, impeccabilmente dedotto dalle definizioni di "ragione immanente di esistenza" e di "contingenza", possa dire qualcosa circa la realtà e la contingenza o meno della realtà o di sue parti, che richiederebbe giudizi sintetici a posteriori.

Il regresso all' infinito é un problema per le dimostrazioni di verità analitiche a priori, non per (eventuali) verità sintetiche a posteriori: una catena infinita di cause non é che l' esistenza di regolarità o leggi universali e costanti del divenire degli eventi che si causano in una successione infinita nel tempo, mai preceduta (né seguita) dal nulla: dove starebbe il problema?
Il presunto problema teorico del divenire ordinato della realtà in questo modo mi sembra ineccepibilmente risolto (e non implica affatto l' assurda pretesa di una conoscenza completa e dettagliata dell' infinita realtà); fra l' altro per lo meno molto meglio che il pretendere di fermare la catena infinita delle cause ad un arbitrario evento incausato iniziale, che del tutto similmente ad un inizio dal nulla imporrebbe un problematico cominciamento alla costanza del divenire ordinato.

Non bisogna confondere una successione infinita di eventi reali (possibilissima, per nulla problematica: la realtà é come é "e basta", e non sta a noi sindacare in proposito) con un regresso all' infinito in una catena di inferenze logiche (che non dimostra nulla) o nella spiegazione teorica del reale (che non spiega nulla).
La prima riguarda l' essere reale, che é "e basta"; la seconda e la terza riguardano il pensare (che può darsi più o meno correttamente e veracemente) circa l' essere reale.

(Il vezzo delle iniziali maiuscole per nomi comuni non mi appartiene e mi infastidisce un po? (ovviamente mi guardo bene dal pretendere che chi lo voglia applicare lo faccia liberamente).
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: Ipazia il 02 Aprile 2020, 09:54:29 AM
Il maiuscolo si applica a ciò che non è nome comune, bensì nome proprio di ente, anche di tipo trascendentale. Io lo uso per Capitale che è la trascendenza all'apice dell'Olimpo contemporaneo. Uno può esserne infastidito se ha altri riferimenti trascendenti o (spesso a sua insaputa) non ne ha nessuno, ma trovo sia un modo di chi maiuscoleggia per manifestare i suoi riferimenti trascendenti, tale da mettere le carte scoperte di fronte al suo interlocutore. Cosa sempre apprezzabile in un dialogo. In questi giorni di reclusione ci sia concessa almeno la libertà delle nostre trascendenze  :D
Titolo: Re:Filosofia è metafisica
Inserito da: giopap il 02 Aprile 2020, 13:51:28 PM
Ipazia:

Il maiuscolo si applica a ciò che non è nome comune, bensì nome proprio di ente, anche di tipo trascendentale. Io lo uso per Capitale che è la trascendenza all'apice dell'Olimpo contemporaneo. Uno può esserne infastidito se ha altri riferimenti trascendenti o (spesso a sua insaputa) non ne ha nessuno, ma trovo sia un modo di chi maiuscoleggia per manifestare i suoi riferimenti trascendenti, tale da mettere le carte scoperte di fronte al suo interlocutore. Cosa sempre apprezzabile in un dialogo. In questi giorni di reclusione ci sia concessa almeno la libertà delle nostre trascendenze

giopap:
E infatti ho concluso:

(ovviamente mi guardo bene dal pretendere che chi lo voglia applicare lo faccia liberamente).