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LOGOS - Argomenti => Tematiche Filosofiche => Discussione aperta da: viator il 24 Giugno 2019, 16:02:07 PM

Titolo: L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: viator il 24 Giugno 2019, 16:02:07 PM
Salve. Un altro dei miei argomenti che avrà scarso successo. Troppo distaccato dalle immediatezze che ci circondano e dalle montagne di argomentazioni analitiche che hanno sinora coinvolto i singoli termini di cui voglio parlare a modo mio.

Cos'è l'IO ? (sento già qualcuno sbuffare !).
Mi è già capitato di affermare che l'IO consiste solamente in "ciò che resta di me dopo che mi sia separato da tutto ciò che è separabile da me".
Affermazione apparentemente criptica, abbastanza provocatoria ma – soprattutto – (apparentemente) tautologica.

Eh già. I concetti e la realtà di IO e di ME in cosa mai differirebbero ?

Semplicemente nel fatto che l'IO è entità psichicamente collocata di natura immateriale (infatti nulla di materiale resterà dopo essersi separati da ciascuna delle parti del nostro corpo). Mentre il ME risulta da "l'insieme dell'io e di ciò che lo ospita (cioè – appunto – il corpo, e più specificamente l'encefalo).

Ecco allora che un simile definizione di IO dovrebbe trovar soddisfatti gli spiritualisti, per i quali "Io sono un'anima separabile dal (mio) corpo".

Troverei corretto affermare che l'IO – in soldoni – rappresenta la mia INDIVIDUALITA' mentre il ME rappresenta la mia PERSONALITA'.

Perciò secondo me ogni trattazione scientifico-filosofica dovrebbe tralasciare l'IO e occuparsi solamente del ME. Cosa che quasi mai avviene ed è fonte di inenarrabili confusioni dottrinarie.

Vediamo ora di indagare un poco il ME.
A quali condizioni noi possiamo considerarci dotati di un ME e di una PERSONALITA' ?

Secondo me lo siamo solo quando ed in quanto esercitiamo le funzioni coscienziali.

Prendiamo il sonno ed il coma. Durante questi stati manchiamo di coscienza e di vigilanza. Ci troviamo in condizioni di passività, non possiamo prendere decisioni, non esercitiamo facoltà etiche, siamo preda di una stato appunto extracoscenziale in cui regnano i puri contenuti mnemonici inconsci (cioè onirici) e le attività biologiche istintive, automatiche e psichiche (cioè appunto inconscie).
Dovremmo dire allora che durante sonno e coma l'IO risulta disgiunto dal corpo (vedere la mia definizione data all'inizio) e, come tale, non può manifestare i contenuti personalistici (attività) che sono propri del ME.

Quindi l'IO potrà manifestarsi come ME solamente in condizioni di veglia vigile e consapevole (interessante a tal punto pensare all'effetto di molte droghe, il quale consiste appunto nell'introdurre una separazione non fisiologica tra l'IO ed il ME, il quale ultimo viene "disattivato" dalla parziale o completa perdita di coscienza, di responsabilità, di raziocinio, lasciando spazio agli effetti onirico-allucinatori, mentre l'IO del drogato resta individuabile).

La condizione vigile e consapevole è quella in cui fungono sia la memoria che la coscienza che la mente.
Gli smemorati completi non possiedono quindi una memoria attiva, infatti in tale stato essi sono privi di personalità (il ME) ma non di individualità (l'IO).

D'altra parte essi continuano a possedere sia una coscienza che una mente. Questo ci porta a supporre che ciò che genera il ME e la personalità sia appunto la memoria.

Ecco allora che la sintetizzazione del concetto di ME si trasforma facendosi più particolare e diventando non più "IO+il mio corpo = ME", bensì "IO+la mia memoria = ME".

Conoscete l'espressione "non ero in me !" ("non era in sè") usata frequentemente per giustificare scelte ed atti inconsulti, vero ?

Bene, essa si presta benissimo nel qualificare gli stati in cui la nostra responsabilità viene attutita o cancellata, quelli in cui rinunciamo o siamo costretti a trascurare buonsenso, esperienza, etica, morale.

Ovvio. Il "ME", la mia COSCIENZA, la mia RESPONSABILITA', la mia ETICA, le mie FACOLTA' MENTALI non possono esistere se mancano i dati mnemonici sul quali basarsi per effettuare SCELTE non puramente istintive.

IO forse avrò torto, ma date retta a ME : mancando la memoria manca sia la coscienza che la responsabilità. Non parliamo poi delle restanti FACOLTA'.

Naturalmente alcuni non crederanno che la memoria sia una funzione neurologica basata su di una struttura anatomica di origine biologica. Saluti.
Titolo: Re:L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: paul11 il 24 Giugno 2019, 23:17:48 PM
Poni l'IO, come coscienza ,come concetto irriducibile.
Togli qualunque sovrastruttura culturale: scienza, filosofia, fisicalismo,spirtualità,ecc quindi porsi nella sospensione di giudizio, l'epochè.
Adesso osserva un fenomeno e descrivilo, psicologicamente, logicamente, emotivamente, narrativamente, nella sua completezza e non come le sovrastrutture culturali separano, e avrai l'interezza del fenomeno. E' il tuo IO, soggettivo, personale che in quanto coscienza intenziona le cose del mond., E' in estrema sintesi la fenomenologia di Husserl, il ritornare alle cose del mondo.

Il ruolo fondamentale della memoria è la continuità temporale della propria coscienza,della propria identità, individualizzazione.Ma non è detto, per assurdo, che ogni giorno che ci dovessimo svegliare e non avendo più la continuità identifiicativa, non avremmo coscienza, Semplicemente la coscienza ogni giorno compirebbe una tabula rasa delle esperienze e quindi perderebbela memoria. Ogni giorno saremmo diversi dal ieri, e non è detto che sia il peggior modo di vivere....forse è più leggero, privo di condizionamenti.
Titolo: Re:L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: viator il 25 Giugno 2019, 13:00:29 PM
Salve Paul11. Grazie della tua risposta. Prendo atto delle tue valutazioni circa l'incompletezza delle mie  considerazioni.
Infatti io non sono interessato a dar conto dell'intera fenomenologia identitaria e personalistica. Ci mancherebbe altro !!.

Ma solamente ad affermare quali sono, secondo me, le basi dei concetti di IO e di ME e di COSCIENZA.

Circa la "tabula rasa", si tratterebbe sempre comunque di "azzerare" la memoria la quale, finchè resterà vuota, impedirà qualsiasi effetto coscenziale. Nuove successive esperienze e memorizzazioni la rigenereranno ("ogni giorno saremmo diversi da ieri") ma resta il fatto che NO MEMORIA = NO COSCIENZA. Saluti.
Titolo: Re:L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: Jacopus il 25 Giugno 2019, 14:49:11 PM
Ciao Viator. Se vuoi, puoi anche teorizzare il tuo sistema/coscienza. Ma invece, se ti interessa, ti posso assicurare che  "memoria diverso da coscienza." La coscienza è la percezione di sentirsi vivi e presenti a sé stessi nel tempo e nello spazio. Condizione che manca non tanto a chi è privo di memoria ma a chi è in coma oppure in stati alterati dovuti a gravi patologie neuropsichiatriche. Solo una completa assenza di ogni tipo di memoria ( descrittiva, procedurale, a breve termine, inconscia) produrrebbe uno stato catatonico simile all'incoscienza, ma di solito assistiamo a lacune localizzate ad una parte di queste memorie. Se volessimo fare un discorso teorico, ipotizzando una perdita completa di ogni tipo di memoria di cui ci serviamo, la nostra propriocezione (percezione di noi nel tempo e nello spazio), sarebbe molto menomata ma ho dei dubbi sulla assenza di una coscienza. La quale permarrebbe anche in presenza di gravi patologie come l'halzheimer. Non esiste a mio parere un discorso digitale on-off sulla coscienza, ma esistono diversi gradi e livelli di coscienza di sé, che possono essere condizionati e migliorati dai processi mnemonici senza ridursi ad essi.
Titolo: Re:L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: paul11 il 25 Giugno 2019, 18:01:53 PM
Citazione di: viator il 25 Giugno 2019, 13:00:29 PM
Salve Paul11. Grazie della tua risposta. Prendo atto delle tue valutazioni circa l'incompletezza delle mie  considerazioni.
Infatti io non sono interessato a dar conto dell'intera fenomenologia identitaria e personalistica. Ci mancherebbe altro !!.

Ma solamente ad affermare quali sono, secondo me, le basi dei concetti di IO e di ME e di COSCIENZA.

Circa la "tabula rasa", si tratterebbe sempre comunque di "azzerare" la memoria la quale, finchè resterà vuota, impedirà qualsiasi effetto coscenziale. Nuove successive esperienze e memorizzazioni la rigenereranno ("ogni giorno saremmo diversi da ieri") ma resta il fatto che NO MEMORIA = NO COSCIENZA. Saluti.
dipende cosa intendi per memoria.
Un computere ,faccio un esempio, ha una scheda madre , una ROM e un sistema operativo.La RAM può essere azzerata.
E mi spiego.
Cognitivamente esiste uan memoria di lavoro a breve, e una memoria lunga.
ma a monte, quando nasciamo, come un computer nuovo, noi non abbiamo esperienze, siamo privi di immagazzinamenti di percezioni, ecc.
Eppure il bambino ha una intenzionalità verso il mondo, in altre parole ,tende a relazionarsi con il mondo,a esplorarlo poco alla volta e sviluppando via via le sue facoltà.
Il problema è che deve esistere un apriori (ciò che parecchi chiamano istinto), la ROM del computer.Deve esserci una "memoria"( anche se non è una vera e propria memoria), in cui vi siano in "embrione" già le facoltà che si svilupperanno.
Per coscienza, la intendo come "mentale", il luogo in cui risiedono le facoltà appunto mentali
Titolo: Re:L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: davintro il 25 Giugno 2019, 23:59:56 PM
la memoria è un fattore di individualizzazione, di unificazione del soggetto, in quanto è la facoltà tramite cui l'Io collega l'esperienza vissuta del proprio presente con quella del passato, e ciò permette di preservare il suo carattere di soggettività attiva. Solo schiacciato sul presente, l'Io resterebbe pura passività in balia delle stimolazioni esterne, mentre il passato offre schemi, che già dal livello percettivo del nostro rapporto col mondo, sono utilizzati per elaborare attivamente le informazioni. Tramite la memoria immaginiamo i lati non attualmente presenti alla sensazione fisica dell'oggetto percepito, che in questo modo diviene oggetto di una libera interpretazione e attribuzione di significato. Già nel passaggio dalla sensazione alla percezione, reso possibile dalla memoria, inizia il livello di libertà e intenzionalità. Ciò mostra anche come i concetti di "individuo" e "persona" siano strettamente connessi, più precisamente come la persona sia la realtà nella quale la categoria dell'individualità si esprime al massimo livello. Se la persona è caratterizzata dalla razionalità, cioè dalla facoltà di unificare fenomeni particolari in delle unità logiche con diversi gradi di universalità, connettendoli entro relazioni logiche, prima fra tutte la causalità. Se la persona è per definizione sostanza razionale, e razionalità indica questa tendenza all'unità, alla riconduzione di informazioni all'interno di visioni più o meno sistematiche e comprensive di conoscenza, allora la persona è realizzazione piena dell'individualità, carattere per cui un soggetto agisce come unità, cioè ordina le proprie tendenze psichiche, i propri pensieri, le proprie azioni all'interno di un sistema coerente, vincolando questa molteplicità all'interno di criteri di giudizio posti come riferimenti stabili e universali della propria vita. Questo discorso non è minato dal fatto che la memoria appartenga a quelle forme di vita,, come gli animali, non comunemente etichettati come "esseri razionali". Potremmo dire, in fondo, che razionalità e memoria sono facoltà che hanno in comune questa tendenza verso l'unità, cioè verso l'individualità: la memoria unifica l'esperienza di fenomeni che facciamo coincidere con dei fatti della nostra vita, la ragione riferisce questa unità al complesso, non dei meri fatti, ma delle possibilità logiche, delle idee. Non vedo la memoria come facoltà attinente più attinente all'individualità rispetto alla personalità o viceversa, proprio perché vedo personalità e individualità come categorie aventi significati distinti concettualmente, la prima "razionalità", la seconda "unità", ma convergenti nel caratterizzare il soggetto come libero interprete della molteplicità di cose che trova nell'esperienza del mondo, e la memoria contribuisce a tale caratterizzazione, unificazione coscienziale presente-passato
Titolo: Re:L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: paul11 il 26 Giugno 2019, 01:25:16 AM
argomenti sul post di Davintro.

L'io è attivo e non passivo, pur non avendo storia,anche senza una memoria esperienziale. Semmai è vero che senza storia l'Io non sviluppa la sua individualizzazione. Noi elaboriamo comunque informazioni anche con una memoria resettata giornalmente, Semmai non tesaurizzeremmo l'esperienza, ma l'esperienza è anche un condizionamento ,come dimostrato dal cognitivismo e dai giochi di prestigio. Perchè costruisce delle abitudini mentali, dove l'attenzione, la concentrazione tendono a temporalizzare i movimenti che la memoria prefigura già come storia anche per l'avvenire.

Mi viene in mente che persona etimologicamente deriva da maschera.

Lo strumento razionale, logico, è una parte dell'IO, e non necessariamente porta finalisticamente agli universali, questo è possibile con un atto di volizione.
I tre "sistemi": sentimenti- psicologici, logica-intellettiva, assiologia-etica, si formano nella pratica.
Ma sono i sentimenti il motore primo intenzionale, che spingono verso un piacere, un desiderio, una finalità all'utilizzo degli strumenti logici, etici nella prassi e di conseguenza la prassi che costruisce esperienza ritorna ,come memoria, all'elaborazione teorica.
La memoria di per sé ,non è un'attività, è la coscienza che decide di prelevare informazioni dalla memoria.La memoria è il magazzino delle informazioni del sistema esperienziale.
Titolo: Re:L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: iano il 26 Giugno 2019, 08:00:17 AM
Ci sono cose che riusciamo a simulare bene , come ad esempio la nostra memoria attraverso la memoria di un computer , e questo ci consente di darle il giusto valore.
Altre invece , come la coscienza ,no , per cui c'e sempre il rischio di sopravvalutarle o sottovalutarle , entrando in questa valutazione inevitabilmente fattori estranei.
La coscienza per noi è un fattore tendenzialmente con funzione distintiva nell'ambito del regno animale e perciò credo la sopravalutiamo.
Non sappiamo se esistono una o più sostanze irriducibili ,
ma la nostra capacità di ridurre tutto in pezzi e di ricomporre diversamente, non si ferma neanche di fronte alle presunte irrudicibilita' . L'io e il me sono alcune di queste costruzioni certamente non gratuite , ma senza che ciò garantisca una loro sostanziale esistenza.
Sarebbe utile esercizio attribuire a tutti questi termini valori vari per vedere l'effetto che fa'.
Sospetto che l'abbassare il valore che diamo alla coscienza ci restituirebbe un quadro meno inutilmente artefatto della situazione.
La distinzione fra azioni coscienti e istintive ha certamente un senso operativo e a quello dovremmo limitare le nostre considerazioni credo.
Le riduzioni della realtà in termini di io e di me , nella misura in cui sfumano l'uno nell'altro mostrano la loro natura artificiosa , alla quale comunque non possiamo in genere rinunciare dal punto di vista funzionale.
Il saper comunque che ci si possa astrarre da essi , almeno in linea teorica , mi pare fonte di saggezza e armonia fra gli esseri viventi , perché mi sembra ovvio che la loro divisione è utile quanto artificiosa , mentre una sopravvalutazione della coscienza mi sembra fonte solo di artificiose inutili distinzioni.
Titolo: Re:L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: Marco.L il 26 Giugno 2019, 11:15:55 AM
Citazione di: viator il 24 Giugno 2019, 16:02:07 PMEcco allora che la sintetizzazione del concetto di ME si trasforma facendosi più particolare e diventando non più "IO+il mio corpo = ME", bensì "IO+la mia memoria = ME".

Conoscete l'espressione "non ero in me !" ("non era in sè") usata frequentemente per giustificare scelte ed atti inconsulti, vero ?

Bene, essa si presta benissimo nel qualificare gli stati in cui la nostra responsabilità viene attutita o cancellata, quelli in cui rinunciamo o siamo costretti a trascurare buonsenso, esperienza, etica, morale.

In prima lettura sono daccordo con il tuo pensiero pero' poi...
Non è che per caso "IO+la mia memoria = la mia coscenza (buonsenso, esperienza, etica, morale, ecc..)" e quindi, in stato di sonno o coma, non essendo "influenzati" dai 5 sensi (essendo in uno stato di passività) il nostro IO vive in maniera differente?
Hai fatto l'esempio "non ero in me", c'è anche l'espressione "non ero io" come anche "quello non ero io", è un'altra persona in cui non mi riconosco (torniamo al "non ero in me). Ho il mio buonsenso, la mia etica, la mia morale, me le sono costruite con la mia esperienza personale (memorie) e non posso che rimanergli fedele, visto che la mia memoria (prendo l'esempio di Paul11), le ha messe nella "cartella principale" ma per un momento quella cartella non era raggiungibile.
Detto questo mi viene di pensare che l'IO è influenzato nel bene e nel male da cio' che si trova nella "cartella principale" che mi porta normalmente ad essere ME.

PS: se lo rileggessi probabilmente non mi capirei da solo  ???
Titolo: Re:L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: viator il 26 Giugno 2019, 12:27:52 PM
Salve Paul11. I neonati sono privi o quasi di memoria consapevole, tranne forse qualche contenuto propriopercettivo tratto dalla vita intrauterina.
In essi però è ben presente e formata la memoria inconsapevole di base genetica, collocata nella loro psiche, cioè l'istinto di sopravvivenza. Questa è la radice neonatale della coscienza.

Circa poi l'analogia informatica, sulla quale io sono completamente d'accordo (gli elaboratori costituiscono il rozzo tentativo umano di usare il proprio cervello per CREARNE un'estensione esterna, ovvio quindi che logiche, strutture e linguaggi informatici rispecchino necessariamente l'analoga componentistica umana), se ne ricava assai semplicemente che l'istinto di sopravvivenza rappresenta il SISTEMA OPERATIVO del nostro cervello. Naturalmente potrà sembrare strano che un singolo – apparentemente "elementare" – contenuto genetico possa originare la gestione di tutta una vita – NON CERTO SOLO BIOLOGICA – ma ciò è dovuto al fatto che la natura è vertiginosamente più brava e sintetica di qualsiasi programmatore umano. Le esperienze che facciamo poi via via lungo la vita non sono poi altro che I SUOI AGGIORNAMENTI.

La credibilità delle mie affermazioni (anzi, ipotesi) risulterà piuttosto bassa, ma è fatale sia così.
Una simile "reductio ad fisicitas" è del tutto disorientante e disperante per moltissimi.

Pensa se cinquecento anni fa qualcuno si fosse messo a predire che nel 2000 avremmo vissuto circondati da una forza silenziosa, invisibile, inodore, avvicinandosi troppo alla quale si sarebbe potuti morire istantaneamente, mentre restando a rispettosa distanza e modulandola avremmo potuto fare della notte il giorno, muovere masse immense, comunicare con altri continenti........per costui ci sarebbero stati solo ridicolo e persecuzione.

La differenza tra te e me. Caro Paul11, è che tu non conosci certe cose e le ritieni impossibili. Mentre io, che sono ignorante quanto te, le trovo possibili. Saluti.
Titolo: Re:L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: viator il 26 Giugno 2019, 12:53:10 PM
Salve Marco L., e benvenuto. Apprezzo l'autoironia espressa dal tuo "se lo rileggessi probabilmente non mi capirei da solo".
 Queste cose capitano quando si scrive troppo "di getto". Al termine dello scritto si constata la mancanza di una struttura logica del discorso.
E' anche per quello che io inserisco spesso delle definizioni dei termini che sto per usare, in modo tale da potermi esprimere sulla base di significati precisi (preciso non vuol dire giusto o condivisibile) e dal poter mettermi nella condizione di venir richiamato dai lettori alla inesattezza o confutabilità di ciò che affermo. (Cosa che però non accade mai non perchè io sia un oracolo, ma solo perchè la gente odia la sintesi delle definizioni ed ama le interminabili analisi).
Comunque, perchè un discorso abbia una sua certa fluidità, occorre sempre farlo partire da idee chiare (ripeto : chiaro non significa giusto o condivisibile) esprimibili sotto forma di definizioni al cui significato attenersi strada facendo. Saluti.
Titolo: Re:L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: Marco.L il 26 Giugno 2019, 15:04:19 PM
A dire il vero rileggendo so cosa stavo dicendo,
non sono daccordo sulla tua frase "Perciò secondo me ogni trattazione scientifico-filosofica dovrebbe tralasciare l'IO e occuparsi solamente del ME"
Se parliamo in termini filosofici è dell'IO che secondo me si deve parlare, il ME è stato influenzato da cio' che abbiamo vissuto, come lo abbiamo vissuto e cosa ci ha lasciato.
Titolo: Re:L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: viator il 26 Giugno 2019, 15:40:32 PM
Salve Marco.L - In realtà non volevo affermare che il concetto di IO, comunque lo si intenda, debba venir evitato dalla trattazione filosofica.
Intendevo evidenziare che una analisi circa memoria e coscienza - all'interno appunto dell'argomento da me proposto - dovrebbe basarsi sul concetto di ME (IO+il mio corpo) invece che su quello identitario (l'IO indipendente dal corpo). Saluti.
Titolo: Re:L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: Jacopus il 26 Giugno 2019, 15:51:41 PM
Scusami Viator ma in che cosa consisterebbe l'io indipendente dal corpo? A cosa o a quale teoria ti riferisci? Di solito la differenza io/me è data dalla differenza fra io come insieme del corpo e coscienza di esistere con date qualità individuali ( quindi corrisponde al tuo me), e me come percezione riflessiva ed autoriflessiva dell'io in rapporto con tutti gli altri io. Il me quindi come parte sociale e socializzante dell'io.
Titolo: Re:L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: 0xdeadbeef il 26 Giugno 2019, 16:18:33 PM
Citazione di: paul11 il 24 Giugno 2019, 23:17:48 PM
Poni l'IO, come coscienza ,come concetto irriducibile.
Togli qualunque sovrastruttura culturale: scienza, filosofia, fisicalismo,spirtualità,ecc quindi porsi nella sospensione di giudizio, l'epochè.
Adesso osserva un fenomeno e descrivilo, psicologicamente, logicamente, emotivamente, narrativamente, nella sua completezza e non come le sovrastrutture culturali separano, e avrai l'interezza del fenomeno. E' il tuo IO, soggettivo, personale che in quanto coscienza intenziona le cose del mond., E' in estrema sintesi la fenomenologia di Husserl, il ritornare alle cose del mondo.



Ciao Paul
Vorrei un tuo parere un pò più esteso su questo punto della riflessione fenomenologica...
A me sembra semplicemente assurdo affermare che si possa astrarre da ogni giudizio, diciamo,
"condizionato" per osservare il fenomeno nella sua più intima purezza; nella sua "essenza";
nel suo essere "in sé".
Kant aveva detto che nella pratica si doveva agire "come se" la teoresi avesse reso possibile
la conoscenza "in sé" (e, in definitiva, come se la morale avesse un fondamento certo...).
Aveva cioè lasciata "aperta" la porta dell'indeterminazione; una porta che adesso la
Fenomenologia ri-chiude di nuovo ri-ponendosi di fatto su una posizione idealista (perchè
a me sembra che la Fenomenologia, affermando la conoscibilità dell'"essenza", di fatto
affermi la coincidenza di realtà e razionalità).
saluti
Titolo: Re:L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: davintro il 26 Giugno 2019, 16:56:46 PM
Citazione di: paul11 il 26 Giugno 2019, 01:25:16 AMargomenti sul post di Davintro. L'io è attivo e non passivo, pur non avendo storia,anche senza una memoria esperienziale. Semmai è vero che senza storia l'Io non sviluppa la sua individualizzazione. Noi elaboriamo comunque informazioni anche con una memoria resettata giornalmente, Semmai non tesaurizzeremmo l'esperienza, ma l'esperienza è anche un condizionamento ,come dimostrato dal cognitivismo e dai giochi di prestigio. Perchè costruisce delle abitudini mentali, dove l'attenzione, la concentrazione tendono a temporalizzare i movimenti che la memoria prefigura già come storia anche per l'avvenire. Mi viene in mente che persona etimologicamente deriva da maschera. Lo strumento razionale, logico, è una parte dell'IO, e non necessariamente porta finalisticamente agli universali, questo è possibile con un atto di volizione. I tre "sistemi": sentimenti- psicologici, logica-intellettiva, assiologia-etica, si formano nella pratica. Ma sono i sentimenti il motore primo intenzionale, che spingono verso un piacere, un desiderio, una finalità all'utilizzo degli strumenti logici, etici nella prassi e di conseguenza la prassi che costruisce esperienza ritorna ,come memoria, all'elaborazione teorica. La memoria di per sé ,non è un'attività, è la coscienza che decide di prelevare informazioni dalla memoria.La memoria è il magazzino delle informazioni del sistema esperienziale.

La razionalità non è "parte" dell'Io, ma dimensione che investe ogni ambito della sua vita e del suo rapporto col mondo, compreso l'ambito sentimentale. Non deve ingannare il fatto che la ragione sia incapace di legittimare in modo oggettivo i valori che il sentimento pone come suoi termini di riferimento: anche se i sentimenti (da non confondere con le emozioni) non si giovano della ragione nel fondare la legittimità dei propri valori, se ne avvale però come strumento di relazione, discernimento, paragone, subordinazione fra la molteplicità delle varie tendenze psichiche, e dei vari fini, perché l'azione che essi ispirano sia il più possibile in continuità e coerenza all'interno della propria soggettiva scala di valori, è sempre la razionalità ciò tramite cui riconosciamo quali, soggettivamente, per noi, sono i valori inferiori da subordinare rispetto a quelli più elevati, nonché a valutare i rapporti di implicanza , strumentalità, oppure contrapposizione tra un fine e un altro. La razionalità, mirante all'unità e sistematicità del vivere è presente, non solo nell'ambito teoretico, ma ad ogni livello nel quale l'Io trascende la mera immediatezza dell'esperienza, e la organizza pensandola come unità costituita da nessi logici. Per quanto riguarda il rapporto memoria-coscienza direi che vedere la memoria come deposito è l'effetto del considerare prima di tutto i suoi oggetti come termini di atti di esperienza vissuta a tutti gli effetti "coscienti", come i ricordi. Come la razionalità, la memoria partecipa di questa tendenza all'unità e alla coerenza applicata al vivere, ed è "attività", in quanto la dispersione nel molteplice esprime la tendenza opposta, quella della passività, che porterebbe il soggetto a essere sballottato dalla molteplicità degli stimoli provenienti dagli oggetti del mondo dell' esperienza senza alcun mergine di astrazione o riflessione autonoma su di essi, mentre la tendenza all'unità, compresa la memoria, unità presente-passato, è sempre indicativa del carattere attivo dell'Io, che si erge al di sopra del flusso spontaneo del vivere e lo "compatta" sulla base di schemi soggettivi, immanenti ad esso
Titolo: Re:L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: paul11 il 26 Giugno 2019, 21:39:56 PM
Risposta a Iano
E' vero che l'intelligenza artificiale ,un computer, non è uguale all'uomo,
Ha alcune similitudine nei processi logici e soprattutto non ha sentimenti e coscienza.
Sono le condizioni originarie che separano l'uomo dalla macchina "intelligente".

Citaz.Iano
Sarebbe utile esercizio attribuire a tutti questi termini valori vari per vedere l'effetto che fa'.

Sono d'accordo.
Molte cose noi non sappiamo come origine, come causalità ( e ha ragione Hume),quindi spesso sono gli effetti che conosciamo.

Si tratta di definire la coscienza e i suoi contenuti funzionali
La coscienza e il mentale a mio parere si equivalgono se vi sono incluse, la psiche, con sentimenti ed emozioni, razionalità intellettiva.
Adatto che credo nello spirito, vi includo anche la mediazione, con l'anima.

Gli atti coscienti spesso si intendono razionali.
L'istinto nell'uomo è sostituito dai sentimenti ,che sono mediatori, vettori della parte intellettiva ed intuitiva.

E da dove mai avverrebbe la trascendentalità se non dalla coscienza?
L'uomo può operare per diverse vie, addirittura usando nell ostesso tempo più facoltà (sentimenti, ragione, etica/giudizio). Per potere trascendere la realtà l'uomo necessita di un linguaggio ,inteso come passaggio da un corpo fisico ad un segno (parola, simbolo,ecc)
E' questa qualità che permette i segni matematici ed aritmetici, geometrici, logici, ma persino l'immaginazione sur-realista, oltre la realtà, con l'immaginazione.
E' enorme la complessità umana è quasi un universo in sé analogico a quello fisico.


Risposta a Viator
La memoria è il luogo dello stoccaggio delle informazioni, l'attività è della coscienza (insieme di psiche, ragione) che "pesca" dal magazzino. A mio parere il sogno tiene viva la memoria evocando simbologie prive dell'attività volitiva,fra le altre attività, così come il sonno ritempra il corpo fisico.
La mente e il corpo non possono essere continuamente attivi, c'è necessità di un abbassamento metabolico sia nel corpo(compreso il cervello che è fisicità) che la mente.
Continuo a dubitare che il mentale sia naturale.


Risposta a Mauro(Oxdeadbeaf)
no, non è così come descrivi. Husserl ha, a mio parere, delle discrepanze, ma è una visione articolata e originaria.Husserl si ispira più a Cartesio che Kant e non è idealista. L'architettura del suo pensiero è diversa. Inizia da un ego (IO) dalla soggettività cartesiana(della modernità) ed essendo influenzato dalla psicologia descrittiva di Brentano, utilizza l'intenzionalità come la "spinta" umana del relazionarsi alle cose del mondo . Il fenomeno(il termine fenomenologia è utilizzato anche da Kant e Hegel, ma ognuno con delle peculiarità diverse) non è più visto a comparti divisi, come tende la modernità. Il fenomeno è un vissuto spirituale, psichico, logico/intellettivo, persino artistico immaginativo, ecc. La fenomenologia tenta di riunire i vissuti analizzati e sintetizzati in varie modalità, per questo utilizza Husserl e poi isuoi discepoli(fra cui heidegger, Levinas, ma direi anche il decostruzionismo di Deridda, fino all'ermeneutica di Gadamer).
E' molto importante come influenza su tutto il Novecento e attualmente.
Il suo portato ha ,magari per vie traverse, influito anche sulla filosofia analitica del linguaggio.

Se è vero che è impossibile fare un totale "reset" del proprio vissuto, è anche vero che è possibile mettere in discussione la strutturazione culturale(Nietzsche lo ha fatto a partire da una concezione "naturalista" originale, l'intera critica al pensiero occidentale).Husserl inizia da ricerche logiche ed entrò in polemica con Frege,fino al come si struttura la lettura del fenomeno da parte umana.
Il discorso è lungo e andrei fuori tema.

Risposta a Davintro.
Forse diciamo più o meno la stessa cosa, ma in modo diverso, per cui chiarisco.
Se l' Io è inteso come sede anche del mentale, allora la ragione le appartiene.
Sostengo che i sentimenti sono vettori, mediatori, veicolatori intenzionali, ma diversi dalla ragione.
I sentimenti sono per definizione "ambigui". Se dico amore ,piacere, desiderio, dico non del tutto se non lo veicolo con l'amata/o, con unacosa piacevole, con una cosa desiderata. E' qui che nasce la premessa dei valori etici e quindi del giudizio etico, in correlazione con il ragionamento logico.
Se io amo una "razza" umana e odio le altre, se mi piace l'ostentazione di ricchezza, opulenza, se desidero avere una villa a Beverly Hills e me ne frego del prossimo, ecc, mi "classifico", mi categorizzo" per sentimenti dentro un ragionamento in una pratica etica.
I sentimenti veicolano verso oggetti, persone e se si aggiunge la ragione logica, entrambe entrano nell'etica nel momento in cui si correlano in una pratica, in una prassi.
Chi ha certi "gusti", spesso ragiona anche in un certo modo, e si comporta e crede (quindi etica) in altrettanto modo, date le premesse dei sentimenti+ragione. (Il marketing è bravo a catalogare e classificare, in base agli stili di vita e gioca il suo ruolo nel luogo dei sentimenti)
E' la coscienza come capacità di riflettere, di ragionare su se stessa che può analizzare il percorso dei sentimenti-ragione-etica e modualare, cambiare o consolidare i propri pensieri.
Penso che l'attività sia sempre della coscienza, che si avvale di più facoltà anche contemporaneamente. La memoria, di per sé, è inerte; essendo il luogo dell'immagazzinamento del vissuto, del conosciuto, della propria storia.
Il come ogni umano soggettivizza il vissuto è personale. Ognuno di noi interpreta i vissuti in base alla sua storia personale.

grazie a tutti
Titolo: Re:L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: viator il 26 Giugno 2019, 22:08:13 PM
Salve Jacopus. Circa il "Scusami Viator ma in che cosa consisterebbe l'io indipendente dal corpo? A cosa o a quale teoria ti riferisci?" non mi riferisco ad alcuna teoria.

Scusami Jacopus, ma se io perdo tutti i capelli sono convinto di continuare ad esistere individualmente. Tolti i capelli, l'io resta. Lo stesso accade se mi faccio amputare braccia e gambe, togliere un rene ed un polmone, etc.etc. (scusa la crudezza).
Quindi l'io non consiste in nessuna delle parti del mio corpo.

Ho già affermato che la definizione "ciò che resta di me dopo che mi sia separato  da tutto ciò che è separabile da me" dovrebbe soddisfare anche gli spiritualisti. In tal caso avremmo semplicemente la coincidenza tra il concetto di IO e quello di ANIMA, entrambi potenzialmente indipendenti da qualsiasi corredo corporeo.

Al di là di tale punto di vista spiritualistico (che non condivido) c'è il fatto che esistono nel nostro corpo gli organi vitali, dei quali l'IO non può fare a meno a pena di soccombere. Questa almeno è la situazione attuale.
In realtà possiamo benissimo ipotizzare che un domani abbastanza prossimo per TUTTI gli organi vitali si rendano disponibili adeguate protesi o rimpiazzi (fino ai trapianti di cervello !), aspetto che permetterebbe quindi all'IO di sopravvivere persino all'interno di un corpo i cui organi vengano periodicamente sostituiti (ma già è così perche quasi tutto del corpo si rinnova fisiologicamente attraverso le età).
Tutto ciò quindi confermerebbe la relativa estraneità tra l'IO ed il corpo (mentre invece confermerebbe la mia definizione di ME (IO+il corpo) anche come radice dell'aggettivo possessivo MIO (corpo)).
Il fatto quindi che rende l'IO un concetto immateriale indipendente da ogni fisicità (ripeto : anche al di fuori di ogni metafisica spiritualistica) consiste nell'interpretare il "ciò che resta di me dopo che mi sia separato........" come "la forma di me indipendente dalla mia sostanza".

Introdurre il concetto (immateriale) di FORMA per l'IO permette di slegarlo quantitativamente appunto da qualsiasi materialità e di giustificare la sterminata varietà delle individualità con la sterminata varietà di forme che ad  una stessa quantità di materia (corporale) può venir attribuita.

Quindi se l'IO è la FORMA senza relazione specifica con la sostanza corporale, consisterà nella particolare disposizione strutturale e spazio-temporale dei componenti neurologici che permettono lo svolgersi delle funzioni psichiche e mentali.
Ciò secondo me renderebbe ragione anche del fatto che, dopo un eventuale trapianto di cervello, cambierebbero sia l'individualità che la personalità del soggetto che "possedeva" il corpo che ha subito il trapianto. Saluti.
Titolo: Re:L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: Jacopus il 26 Giugno 2019, 23:22:49 PM
Il cervello è comunque un organo composto di materiale biologico come una gamba, ma non credo che con un ipotetico trapianto di cervello si riesca a mantenere la stessa identità. Pertanto l'io non è indipendente dal corpo e risiede principalmente in quel chilo e mezzo di frattaglie chiamato cervello umano (Ma non solo). Strumento nobile ma pur sempre parte del nostro corpo. Pertanto sono del parere, ma forse anche tu, che l'io, con il quale possiamo indicare il nucleo più profondo e stabile della nostra identità, risieda nel cervello.
Ma questo non basta. Il nostro cervello non può essere paragonato ad un semplice Pc, o meglio dovrebbe essere paragonato ad una rete di pc. È Internet la metafora adatta per pensare al cervello umano, se proprio vogliamo scomodare la tecnologia e quindi alla coscienza.
A proposito del termine coscienza, inoltre, va fatta una distinzione. Nel linguaggio comune si dice "coscienzioso", o "è senza coscienza". La coscienza in questo senso indica delle doti morali che volgono verso il bene. Ma coscienza per me significa essere vigili e consapevoli di sé e della propria presenza psicofisica nel tempo e nello spazio. Una condizione che non è definibile in termini on/off, "c'è non c'è", ma secondo una scala di maggiore o minore coscienza, cioè presenza a sé stessi, quella che viene definita con il solito parolone "propriocezione". Si va da un minimo nei casi di coma profondo o schizofrenia, fino alle alterazioni temporanee, o alle personalità fragili/dipendenti, fino ai soggetti dotati di una identità saldamente gestita, grazie a una condizione favorevole di salute fisica e psichica.
Titolo: Re:L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: davintro il 26 Giugno 2019, 23:38:16 PM
per Paul 11

la memoria è costituita dai ricordi, che sono a tutti gli effetti atti di esperienza vissuta della coscienza, cioè atti intenzionali, tramite cui l'Io si attiva, non fermandosi a recepire passivamente lo stimolo sensibile presente, ma interpretandolo sulla base delle esperienze passate, facenti parte della sua soggettività. Pensare la memoria come deposito inerte, passivo, separata dall'attività della coscienza, la relegherebbe nell'inconscio, ciò che è oltre la coscienza, ed in questo caso i ricordi cesserebbero di essere tali, cioè contenuto di esperienza COSCIENTE del passato. Se tramite i ricordi sono cosciente del passato, e la memoria è l'insieme dei ricordi, allora la memoria fa parte a pieno titolo della coscienza, e dunque partecipa di ciò che definisce quest'ultima, cioè l'intenzionalità, attività egologica. Più che come un mero "raccogliere" vedrei la memoria come una "spinta" rivolta verso l'interiorità, proveniente dall'Io tesa a trattenere le esperienza del passato, rivolgendosi a una polarità opposta a quello verso cui si dirige la spinta a seguire l'esteriorità spaziale, cioè la spinta a focalizzare l'attenzione verso gli stimoli fisicamente presenti che via via si succedono senza soluzione di continuità. Proprio su questo equilibrio, spesso fragile, fra polarità opposte, tendenza a trascendere la dispersione spaziale in vista dell'unità del flusso di coscienza individuale tramite la memoria da un lato, e rivolgimento all' "hic et nunc" immediato  della molteplicità degli oggetti fisici dall'altro, che si muove la vita umana. Mi pare che  intesa come "tendenza", "spinta", anche se non rivolta verso l'esterno, ma alla continuità del proprio mondo psichico interno da parte dell'Io, la memoria possa rientrare nel novero delle forme di attività della coscienza, al pari dell'immaginazione, della percezione, del giudizio ecc.
Titolo: Re:L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: paul11 il 27 Giugno 2019, 00:18:22 AM
Citazione di: davintro il 26 Giugno 2019, 23:38:16 PM
per Paul 11

la memoria è costituita dai ricordi, che sono a tutti gli effetti atti di esperienza vissuta della coscienza, cioè atti intenzionali, tramite cui l'Io si attiva, non fermandosi a recepire passivamente lo stimolo sensibile presente, ma interpretandolo sulla base delle esperienze passate, facenti parte della sua soggettività. Pensare la memoria come deposito inerte, passivo, separata dall'attività della coscienza, la relegherebbe nell'inconscio, ciò che è oltre la coscienza, ed in questo caso i ricordi cesserebbero di essere tali, cioè contenuto di esperienza COSCIENTE del passato. Se tramite i ricordi sono cosciente del passato, e la memoria è l'insieme dei ricordi, allora la memoria fa parte a pieno titolo della coscienza, e dunque partecipa di ciò che definisce quest'ultima, cioè l'intenzionalità, attività egologica. Più che come un mero "raccogliere" vedrei la memoria come una "spinta" rivolta verso l'interiorità, proveniente dall'Io tesa a trattenere le esperienza del passato, rivolgendosi a una polarità opposta a quello verso cui si dirige la spinta a seguire l'esteriorità spaziale, cioè la spinta a focalizzare l'attenzione verso gli stimoli fisicamente presenti che via via si succedono senza soluzione di continuità. Proprio su questo equilibrio, spesso fragile, fra polarità opposte, tendenza a trascendere la dispersione spaziale in vista dell'unità del flusso di coscienza individuale tramite la memoria da un lato, e rivolgimento all' "hic et nunc" immediato  della molteplicità degli oggetti fisici dall'altro, che si muove la vita umana. Mi pare che  intesa come "tendenza", "spinta", anche se non rivolta verso l'esterno, ma alla continuità del proprio mondo psichico interno da parte dell'Io, la memoria possa rientrare nel novero delle forme di attività della coscienza, al pari dell'immaginazione, della percezione, del giudizio ecc.

C'è una diversità fra ruoli attivi e passivi fra noi.
Un libro, ad esempio ,è informazione. Può avere o non avere significazione, saggezza, ecc, ma rimane un libro.
La Bibbia  per qualcuno è sacra, per qualcun'altro vale come un mito, per altri è insignificante
Non è che la memoria non ha significazione, anzi, ma chi attiva il ricordo è la coscienza. La volontà, la scelta in una biblioteca di prelevare un libro invece di un altro spetta  alla coscienza. Se invece intendiamo la memoria come luogo attivo che ricorda continuamente alla coscienza la sua identità e individualizzazione, personalità, ecc, allora sono d'accordo è attiva per ricordare sempre alla coscienza il suo IO, perché in questo caso la memoria ha il compito di "tenuta" temporale della coscienza, gli ricorda nel tempo chi è.
Ma la memoria non è un oggetto della coscienza intenzionale, semmai vi sono depositati gli oggetti, conosciuti. Tant' è che noi perdiamo pezzi di memoria se sono slegati da ciò che la coscienza ritiene superfluo.
Titolo: Re:L'io, il me, memoria e coscienza
Inserito da: viator il 27 Giugno 2019, 12:51:25 PM
Salve. Per Jacopus: forse non ci siamo capiti : ovvio che un cervello trapiantato sostituisca, nel corpo in cui viene "installato", l'io del ricevente con l'io del donante. In questo modo si creerà un nuovo "me" sulla base delle definizioni che voluto dare.
Ovvio poi che considerare il cervello come un eleboratore solitario piuttosto che interconnesso con altri con tanto di servers non ha la minima importanza concettuale. Diventa solo una questione di scala.

Per Paul11: citandoti : "Ma la memoria non è un oggetto della coscienza intenzionale, semmai vi sono depositati gli oggetti, conosciuti."
Mi permetto di riformulare a modo mio :
Quando affermo NO MEMORIA=NO COSCIENZA non intendo dare le due funzioni come coincidenti. Intendo dire che, mancando la memoria, la coscienza non ha più ciò su cui operare.
Ciò poichè la coscienza secondo me è  la funzione-ponte tra MEMORIA e MENTE. Una specie di nastro trasportatrore incorporante un meccanismo di selezione che preleva dalla memoria solo i dati congrui con l'intenzione mentale di ricordare quella certa cosa onde decidere quale comportamento tenere adesso alla luce dei ricordi e dei collegamenti mentali esperienziali. Saluti.