La serenità è raggiungibile con la comprensione dei meccanismi mentali, specie esaminando il sistema di ricompensa, tutto gira intorno ai chimici della felicità, specie la dopamina. L'insoddisfazione è il motore e la motivazione a cercare la felicità, il piacere. La natura è geniale, e per farci sopravvivere e riprodurre, ci premia con delle droghe naturali. La felicità stessa dura pochi attimi, è un meccanismo naturale atto a cercare nuovi stimoli o a ripeterli per riprovare lo stato transitorio, uno stato di continua ricerca. Un altalena che oscilla tra insoddisfazione, normalità e felicità. Questo meccanismo è istintivo non si può bloccare, a garantito l'evoluzione e la sopravvivenza. Comprendendo questo motore biologico, si può puntare alla serenità, uno stato meno gratificante ma stabile e duraturo ( ovvio che nel mentre si potrà comunque assaporare i picchi di felicità ). La meditazione è un ottima via per stimolare la mente a produrre i chimici necessari a raggiungere lo stato desiderato, così come praticare la gratitudine verso quello che si possiede e vivere nel presente, assaporando le cose semplici. Esistono altri metodi come l'esercizio fisico, socializzare, stare nella natura etc. Ma la meditazione è quella che modifica in profondità gli schemi mentali. E un duro esercizio che porta alla serenità. Ce comunque da ribadire che gli impulsi primari tenderanno a distrarre o a portare a galla comportamenti automatici. Quindi bisogna allenarsi ogni giorno. Non esistono altri metodi, se segui il meccanismo della felicità mordi e fuggi, vivrai insoddisfatto e cercherai all'infinito i picchi di felicità, a volte rischiando dipendenze e malattie psicologiche. La serenità è data dalla comprensione dei meccanismi mentali e dalla meditazione. Altrimenti uno stato di pace è possibile agendo chimicamente sul cervello, è una scelta non contemplata ma molto efficace e non richiede sforzi mentali.
Allego qui un piccolo riassunto sul funzionamento primitivo del cervello, che ha un immenso potere.
L'aspettativa è la madre dell'insoddisfazione."
Joseph Rain.
ho scoperto sul perché siamo spesso insoddisfatti (c'entra la nostra evoluzione come specie) e come possiamo prendere maggiore consapevolezza di certi meccanismi biologici per contrastarli o almeno per non lasciare che governino troppo le nostre vite.
Sentirsi insoddisfatti è un meccanismo evolutivo.
l'evoluzione ha "progettato" il nostro cervello per garantirci la sopravvivenza, non per renderci felici.
Da decine di millenni la selezione naturale ci spinge a...
Mangiare.
Piacere agli altri.
Fare sesso.
Competere con i nostri rivali.
...perché sono queste le azioni che assicurano la riproduzione dei nostri geni
Essere felici, sereni e soddisfatti non necessariamente contribuisce agli obiettivi della selezione naturale. Anzi.
Se i nostri avi fossero stati tutti dei buddha illuminati, probabilmente ci saremmo già estinti!
Devi infatti sapere che esistono dei veri e propri principi biologici che ci spingono a compiere le quattro azioni chiave per la nostra sopravvivenza (mangiare, piacere agli altri, fare sesso, competere con i nostri rivali).
Essere perennemente insoddisfatti è legato al funzionamento di questi principi biologici scritti nel nostro DNA.
Provate allora a mettervi nei panni di questo «creatore» e chiedetevi: se doveste creare organismi capaci di trasmettere i loro geni, come fareste a spingerli a compiere quelle attività finalizzate a questo obiettivo? In altri termini, dato che mangiare, fare sesso, lasciare il segno sui propri simili e superare i rivali aiutava i nostri antenati a diffondere i loro geni, come programmereste il loro cervello per indurli a svolgere queste attività? Vi presento tre princìpi fondamentali che mi sembrano irrinunciabili e logici.
Conseguire questi obiettivi dovrebbe essere fonte di piacere, perché gli animali, uomini inclusi, tendono a mettere in pratica ciò che è gradevole.
Il piacere non dovrebbe durare per sempre, altrimenti non lo cercheremmo più; il nostro primo pasto sarebbe anche l'ultimo, se non provassimo più lo stimolo della fame. Lo stesso varrebbe per il sesso: un unico atto sessuale, per poi pascerci nei postumi dell'orgasmo per tutto il resto della nostra vita. Non sarebbe l'ideale per trasmettere i geni alla generazione successiva!
Il cervello dell'animale dovrebbe pensare di più (1) al piacere che accompagna una certa attività invece che (2) al fatto che duri poco. Dopotutto, se pensate soprattutto a (1), continuerete a cercare cibo, sesso e prestigio con immutato entusiasmo, mentre se pensate a (2) potreste cominciare a provare sentimenti contrastanti. Per esempio, potreste cominciare a chiedervi a cosa serva inseguire con tanta insistenza il piacere se questo svanisce poco dopo averlo afferrato, lasciandovi con la voglia di ricominciare. Vi ritrovereste sprofondati nella noia e rimpiangereste di non avere studiato filosofia all'università.
ciao Daniele75,
Penso che l'uomo non sia riducibile a meccanismo biologico, per il semplice fatto che può pensare al suo stesso meccanismo biologico.
Non penso che l'uomo debba essere funzionale e riduttivamente rispondere alla domanda riproduttiva; sarebbe stato meglio nascere stalloni e non pensare.
Se il DNA rispondesse e riponesse la continuità biologica solo sotto l'aspetto chimico fisico, non si capisce perché pensiamo e perché allora il pensiero stesso non sia evolutivo almeno quanto il riprodursi.
Sono d'accordo che meditazione e contemplazione siano importanti, direi fondamentali .
L'uomo lavora su due aspetti e li relaziona : il dentro di sè(il suo mondo) e il fuori di sé (il mondo che ci circonda, il sistema ambiente)
L'uno e l'altro si relazionano e quindi pensare solo ad uno degli aspetti ,il proprio Sè o solo l'ambiente, crea problematiche e sono queste a non darci serenità.
Almeno fossimo non dico illuminati come Buddha, ma su quelle vie, saremmo in un mondo globale più pacifico e molto più probabilmente più gratificante per ciascuno di noi.
Lo stato di felicità se agisce biochimicamente è altrettanto vero che è indotta anche da meccanismi
psicologici e direi pure spirituali. Noi troviamo buono un cibo che il nostro corpo naturalmente può assimilare non buono ciò che il corpo trova nocivo.
Ma è altrettanto vero che agendo psicologicamente , ad es.con la meditazione e contemplazione posiamo allenare lo stato psico fisico di un organismo e quindi il mentale, non dico ad essere felici, ma essere sereni; ma è anche vero che dipende, da quanto ho scritto precedentemente, da come abbiamo costruito il sistema di relazione fra noi " il Sè" e l'ambiente in cui vivamo.
Il segreto penso sia nel come noi affrontiamo in generale la vita e via via come affrontiamo gli eventi.
Buonasera amico Daniele75,
Se posso permettermi, vorrei poter comprimere l' intero tuo pensiero a soli due termini;
necessità e desiderio.
Il primo, penso sia proprio quello del naturale istinto di auto-conservazione; il cibo, il suo procacciamento.
Il secondo, che personalmente connatturo strettamente legato al primo, aiuta nel compiacimento, ovvero nella soddisfazione che viene dall' assaporare il cibo e nella sua conseguente reazione, il sentire lo stomaco pieno, un vero e proprio momento di pace e serenità.
A seguire, l' atto sessuale, come mezzo di piacere e sostanzialmente come mezzo di trasporto dell' auto-coservazione e possibilmente, anche come mezzo di evoluzione dei geni.
Una volta che questi due principi, sonno assolti, sopraggiunge il nostro relazionarsi, ovvero il nostro ego con l' ego degli altri e conseguentemente, la competizione e che a ben pensare, si connatura anch'essa con i primi due.
Sostanzialmente, credo che l' egoismo, accettato nella sua semplicità, come ulteriore mezzo di meditazione e contemplazione, abbia dato, continua e continuerà a dare la sua parte attiva nel meccanismo dell' evoluzione.
Fondamentalmente, credo che si nasca tutti egoisti, ma non nel senso negativo che si vuol fare intendere con questo termine, bensì, come un riconoscersi tra i tanti individui, tra le tante forme ivi presenti nel mondo.
Poi, questo egoismo, se ben nutrito durante la crescita, può portare alla comprensione di se stessi e degli altri egoisti, ovvero al riconoscersi o al tentare di riconoscersi anche nell' altro o quantomeno, nel tentare di porsi anche nello stato dell' altro, dal suo punto di vista
Credo, che questo stato, venga chiamato empatia, oppure più semplicemente come stato sociale, altruismo, un meccanismo che porta inevitabilmente il pensatore, ma anche il suo stato emotivo, a chiedersi cosa dice e come sente l' altro.
L' egoismo, inoltre, serve anche come motore della competizione, che presuppone secondo me (ben tenendo a mente, come spesso accade, che la presunzione in generale, non diventi sintomo di stupidità), anche una marcia a migliorare se stessi e nei confronti dell' altro, che pure agirà con questo stesso motore.
Credo che il problema si ponga, nel momento stesso in cui nasce la conflittualità tra ciò che noi desideriamo e vogliamo e ciò che gli altri invece vogliono e desiderano da noi.
Alchè penso, si arriva al senso di colpa, bruttissimo virus della crescita personale e sociale e come agente di scissione emotiva e razionale e che a sua volta, se non analizzato e ben compreso, porta alle sue estreme conseguenze il concetto di io.
Concetto con il quale, prendendo a prestito le parole di un Alberto Sordi in arte il Marchese del Grillo si arriva a questo:
io so io e voi non siete un cazzo!
Al contrario, se questo io viene ben fagocitato dalla meditazione e contemplazione, ne può uscire poi fuori un io rinnovato, uno stato razionale nel quale:
io so io e voi siete voi,
nella sua più elementare e semplice forma.
Questo stato di cose, credo, può portare ad una migliore relazione inter-personale, ad una competizione più sana e costruttiva e al mettere al bando le proprie superficialità e le proprie vanità.
Per ciò che riguarda la filosofia in genere, il suo problema più grande oggi, credo stia nei modi in cui questa cerchi di essere insegnata, ovvero, non in ciò che essa rappresenta o dovrebbe rappresentare, ma piuttosto come la solita lettura da fare a casa e ripetere a pappardella sui banchi di scuola.
In sintesi, oggi non si insegna la filosofia, ci si limita a far studiare solo i filosofi.
Ed è proprio uno tra i tanti di filosofi, che spiega con agghiacciante semplicità e con un divertente gioco di parole, cosa la filosofia sia e a quale mezzo, essa dovrebbe corrispondere e rappresentare:
CitazioneSe si deve filosofare, si deve filosofare e se non si deve filosofare, si deve filosofare; in ogni caso dunque si deve filosofare. Se infatti la filosofia esiste, siamo certamente tenuti a filosofare, dal momento che essa esiste; se invece non esiste, anche in questo caso siamo tenuti a cercare come mai la filosofia non esiste, e cercando facciamo filosofia, dal momento che la ricerca è la causa e l'origine della filosofia.
Quindi, sempre e solo ricerca e mezzo per l' evoluzione personale e inter-personale, sia questa razionale, emotiva, spirituale e soprattutto; Pratica.
È da essa, che sempre secondo me, discendono tutte le altre forme di pensiero e di interiorità ed è con essa, che ci si relaziona per star bene con noi stessi e possibilmente, con gli altri.
Come adesso, il desiderio di condividere un mio pensiero con un' altro, il piacere dell' ascolto, della lettura e della parola con l' altro, la serenità che mi provoca il condividerne in questo momento il mio pensiero.
È bello, filosofare.
Comunque, quanto è buono pure il cacao, ma anche l' antica e mai passata di moda, massima del mens sana in corpore sano, una buona dieta aiuta il corpo, rilassa la mente ed evolve anche lo spirito(per coloro che volontariamente e per loro personalissima e intima scelta, si spingono alle stelle e guardano oltre le stelle)
Citazionechi conosce gli altri è un saggio, chi conosce se stesso è un illuminato
Trovo questo semplice pensiero, molto profondo, oltre che molto pratico del nostro convivere con se stessi e con gli altri.
Grazie ✋
Citazione di: Hlodowig il 18 Ottobre 2019, 18:10:40 PM
Buongiorno amico Daniele75,
Se posso permettermi, vorrei poter comprimere l' intero tuo pensiero a soli due termini;
necessità e desiderio.
Il primo, penso sia proprio quello del naturale istinto di auto-conservazione; il cibo, il suo procacciamento.
Il secondo, che personalmente connatturo strettamente legato al primo, aiuta nel compiacimento, ovvero nella soddisfazione che viene dall' assaporare il cibo e nella sua conseguente reazione, il sentire lo stomaco pieno, un vero e proprio momento di pace e serenità.
A seguire, l' atto sessuale, come mezzo di piacere e sostanzialmente come mezzo di trasporto dell' auto-coservazione e possibilmente, anche come mezzo di evoluzione dei geni.
Una volta che questi due principi, sonno assolti, sopraggiunge il nostro relazionarsi, ovvero il nostro ego con l' ego degli altri e conseguentemente, la competizione e che a ben pensare, si connatura anch'essa con i primi due.
Sostanzialmente, credo che l' egoismo, accettato nella sua semplicità, come ulteriore mezzo di meditazione e contemplazione, abbia dato, continua e continuerà a dare la sua parte attiva nel meccanismo dell' evoluzione.
Fondamentalmente, credo che si nasca tutti egoisti, ma non nel senso negativo che si vuol fare intendere con questo termine, bensì, come un riconoscersi tra i tanti individui, tra le tante forme ivi presenti nel mondo.
Poi, questo egoismo, se ben nutrito durante la crescita, può portare alla comprensione di se stessi e degli altri egoisti, ovvero al riconoscersi o al tentare di riconoscersi anche nell' altro o quantomeno, nel tentare di porsi anche nello stato dell' altro, dal suo punto di vista
Credo, che questo stato, venga chiamato empatia, oppure più semplicemente come stato sociale, altruismo, un meccanismo che porta inevitabilmente il pensatore, ma anche il suo stato emotivo, a chiedersi cosa dice e come sente l' altro.
L' egoismo, inoltre, serve anche come motore della competizione, che presuppone secondo me (ben tenendo a mente, come spesso accade, che la presunzione in generale, non diventi sintomo di stupidità), anche una marcia a migliorare se stessi e nei confronti dell' altro, che pure agirà con questo stesso motore.
Credo che il problema si ponga, nel momento stesso in cui nasce la conflittualità tra ciò che noi desideriamo e vogliamo e ciò che gli altri invece vogliono e desiderano da noi.
Alchè penso, si arriva al senso di colpa, bruttissimo virus della crescita personale e sociale e come agente di scissione emotiva e razionale e che a sua volta, se non analizzato e ben compreso, porta alle sue estreme conseguenze il concetto di io.
Concetto con il quale, prendendo a prestito le parole di un Alberto Sordi in arte il Marchese del Grillo si arriva a questo:
io so io e voi non siete un cazzo!
Al contrario, se questo io viene ben fagocitato dalla meditazione e contemplazione, ne può uscire poi fuori un io rinnovato, uno stato razionale nel quale:
io so io e voi siete voi,
nella sua più elementare e semplice forma.
Questo stato di cose, credo, può portare ad una migliore relazione inter-personale, ad una competizione più sana e costruttiva e al mettere al bando le proprie superficialità e le proprie vanità.
Per ciò che riguarda la filosofia in genere, il suo problema più grande oggi, credo stia nei modi in cui questa cerchi di essere insegnata, ovvero, non in ciò che essa rappresenta o dovrebbe rappresentare, ma piuttosto come la solita lettura da fare a casa e ripetere a pappardella sui banchi di scuola.
In sintesi, oggi non si insegna la filosofia, ci si limita a far studiare solo i filosofi.
Ed è proprio uno tra i tanti di filosofi, che spiega con agghiacciante semplicità e con un divertente gioco di parole, cosa la filosofia sia e a quale mezzo, essa dovrebbe corrispondere e rappresentare:
CitazioneSe si deve filosofare, si deve filosofare e se non si deve filosofare, si deve filosofare; in ogni caso dunque si deve filosofare. Se infatti la filosofia esiste, siamo certamente tenuti a filosofare, dal momento che essa esiste; se invece non esiste, anche in questo caso siamo tenuti a cercare come mai la filosofia non esiste, e cercando facciamo filosofia, dal momento che la ricerca è la causa e l'origine della filosofia.
Quindi, sempre e solo ricerca e mezzo per l' evoluzione personale e inter-personale, sia questa razionale, emotiva, spirituale e soprattutto; Pratica.
È da essa, che sempre secondo me, discendono tutte le altre forme di pensiero e di interiorità ed è con essa, che ci si relaziona per star bene con noi stessi e possibilmente, con gli altri.
Come adesso, il desiderio di condividere un mio pensiero con un' altro, il piacere dell' ascolto, della lettura e della parola con l' altro, la serenità che mi provoca il condividerne in questo momento il mio pensiero.
È bello, filosofare.
Comunque, quanto è buono pure il cacao, ma anche l' antica e mai passata di moda, massima del mens sana in corpore sano, una buona dieta aiuta il corpo, rilassa la mente ed evolve anche lo spirito(per coloro che volontariamente e per loro personalissima e intima scelta, si spingono alle stelle e guardano oltre le stelle)
Citazionechi conosce gli altri è un saggio, chi conosce se stesso è un illuminato
Trovo questo semplice pensiero, molto profondo, oltre che molto pratico del nostro convivere con se stessi e con gli altri.
Grazie ✋
Bellissimo il tuo intervento, mi ha arricchito.ho provato gioia nel leggerlo. Grazie di cuore.
Citazione di: daniele75 il 18 Ottobre 2019, 14:01:31 PM
La serenità è raggiungibile con la comprensione dei meccanismi mentali, specie esaminando il sistema di ricompensa, tutto gira intorno ai chimici della felicità, specie la dopamina. L'insoddisfazione è il motore e la motivazione a cercare la felicità, il piacere. La natura è geniale, e per farci sopravvivere e riprodurre, ci premia con delle droghe naturali. La felicità stessa dura pochi attimi, è un meccanismo naturale atto a cercare nuovi stimoli o a ripeterli per riprovare lo stato transitorio, uno stato di continua ricerca. Un altalena che oscilla tra insoddisfazione, normalità e felicità. Questo meccanismo è istintivo non si può bloccare, a garantito l'evoluzione e la sopravvivenza. Comprendendo questo motore biologico, si può puntare alla serenità, uno stato meno gratificante ma stabile e duraturo ( ovvio che nel mentre si potrà comunque assaporare i picchi di felicità ). La meditazione è un ottima via per stimolare la mente a produrre i chimici necessari a raggiungere lo stato desiderato, così come praticare la gratitudine verso quello che si possiede e vivere nel presente, assaporando le cose semplici. Esistono altri metodi come l'esercizio fisico, socializzare, stare nella natura etc. Ma la meditazione è quella che modifica in profondità gli schemi mentali. E un duro esercizio che porta alla serenità. Ce comunque da ribadire che gli impulsi primari tenderanno a distrarre o a portare a galla comportamenti automatici. Quindi bisogna allenarsi ogni giorno. Non esistono altri metodi, se segui il meccanismo della felicità mordi e fuggi, vivrai insoddisfatto e cercherai all'infinito i picchi di felicità, a volte rischiando dipendenze e malattie psicologiche. La serenità è data dalla comprensione dei meccanismi mentali e dalla meditazione. Altrimenti uno stato di pace è possibile agendo chimicamente sul cervello, è una scelta non contemplata ma molto efficace e non richiede sforzi mentali.
Allego qui un piccolo riassunto sul funzionamento primitivo del cervello, che ha un immenso potere.
L'aspettativa è la madre dell'insoddisfazione."
Joseph Rain.
ho scoperto sul perché siamo spesso insoddisfatti (c'entra la nostra evoluzione come specie) e come possiamo prendere maggiore consapevolezza di certi meccanismi biologici per contrastarli o almeno per non lasciare che governino troppo le nostre vite.
Sentirsi insoddisfatti è un meccanismo evolutivo.
l'evoluzione ha "progettato" il nostro cervello per garantirci la sopravvivenza, non per renderci felici.
Da decine di millenni la selezione naturale ci spinge a...
Mangiare.
Piacere agli altri.
Fare sesso.
Competere con i nostri rivali.
...perché sono queste le azioni che assicurano la riproduzione dei nostri geni
Essere felici, sereni e soddisfatti non necessariamente contribuisce agli obiettivi della selezione naturale. Anzi.
Se i nostri avi fossero stati tutti dei buddha illuminati, probabilmente ci saremmo già estinti!
Devi infatti sapere che esistono dei veri e propri principi biologici che ci spingono a compiere le quattro azioni chiave per la nostra sopravvivenza (mangiare, piacere agli altri, fare sesso, competere con i nostri rivali).
Essere perennemente insoddisfatti è legato al funzionamento di questi principi biologici scritti nel nostro DNA.
Provate allora a mettervi nei panni di questo «creatore» e chiedetevi: se doveste creare organismi capaci di trasmettere i loro geni, come fareste a spingerli a compiere quelle attività finalizzate a questo obiettivo? In altri termini, dato che mangiare, fare sesso, lasciare il segno sui propri simili e superare i rivali aiutava i nostri antenati a diffondere i loro geni, come programmereste il loro cervello per indurli a svolgere queste attività? Vi presento tre princìpi fondamentali che mi sembrano irrinunciabili e logici.
Conseguire questi obiettivi dovrebbe essere fonte di piacere, perché gli animali, uomini inclusi, tendono a mettere in pratica ciò che è gradevole.
Il piacere non dovrebbe durare per sempre, altrimenti non lo cercheremmo più; il nostro primo pasto sarebbe anche l'ultimo, se non provassimo più lo stimolo della fame. Lo stesso varrebbe per il sesso: un unico atto sessuale, per poi pascerci nei postumi dell'orgasmo per tutto il resto della nostra vita. Non sarebbe l'ideale per trasmettere i geni alla generazione successiva!
Il cervello dell'animale dovrebbe pensare di più (1) al piacere che accompagna una certa attività invece che (2) al fatto che duri poco. Dopotutto, se pensate soprattutto a (1), continuerete a cercare cibo, sesso e prestigio con immutato entusiasmo, mentre se pensate a (2) potreste cominciare a provare sentimenti contrastanti. Per esempio, potreste cominciare a chiedervi a cosa serva inseguire con tanta insistenza il piacere se questo svanisce poco dopo averlo afferrato, lasciandovi con la voglia di ricominciare. Vi ritrovereste sprofondati nella noia e rimpiangereste di non avere studiato filosofia all'università.
La riduzione dell'uomo ad una macchina biologica assolutamente priva di contatto con gli altri, chiusa in una torre di metallo, è la continua aberrazione che purtroppo continua ad abitare nel pensiero dei deboli come daniele75. Impauriti dalla vita o semplice aguzzini?
Ma te lo sei mai visto Matrix??? svegliatiiiiiiii!!!!
Citazione di: daniele75 il 18 Ottobre 2019, 14:01:31 PM
l'evoluzione ha "progettato" il nostro cervello per garantirci la sopravvivenza, non per renderci felici.
Da decine di millenni la selezione naturale ci spinge a...
Mangiare.
Piacere agli altri.
Fare sesso.
Competere con i nostri rivali.
Dubito che la natura abbia intenzioni nei confronti dei suoi prodotti, come fosse la (brutta) copia darwinista del divino disegnatore. Ma anche se così fosse l'avremmo turlupinata mettendo nell'elenco, su ogni sua voce, qualcosa di non previsto: l'arte.
Salve. Giustamente Ipazia fa notare che la Natura-Mondo è del tutto priva di intenzioni, poichè l'intendere-volere rappresenta funzione esclusivamente umana, resa possibile dall'acquisizione della coscienza, evento certo immensamente posteriore alle origini di ciò che avrebbe poi generato - appunto - le umane intenzioni.
Paul11 poi produce alcune considerazioni che dovrebbero evidenziare la supposta origine metafisica del pensiero, dimensione a suo parere estranea e superflua al funzionamento della Natura extraumana.
La Natura-Mondo, secondo me, funziona invece sulla base di meccanismi (la solita orrenda parola !) fisicistici i quali hanno prodotto, producono e produrranno non solo effetti propriamente fisici, ma persino metafisici ("oltre la fisica" non significa contrario od estraneo alla fisica). E proprio il pensiero - per non parlar del resto - è - sempre secondo me - il frutto relativamente recente della inaudita ramificazione di tali meccanismi, i quali hanno una base concettualmente semplicissima quanto uno svolgimento vertiginosamente complesso.
Alla base di tutto c'è l'entropia. Molti di voi sanno cosa sia.......per gli altri mi dispiace, ma sono stufo di ripetere il significato fisico ma anche e soprattutto filosofico dello "svolgersi dell'energia" (che sarebbe appunto la chiave dell'entropia).
L'entropia è quell'andamento delle cose che provvede ad assicurare la "persistenza" (cioè la continuità dell'esistenza, la "vita") del mondo.
La persistenza viene realizzata attraverso la continua, perpetua, moltiplicazione e diversificazione dei contenuti del mondo.
Così come la riproduzione (sia individuale che collettiva) delle forme di vita richiede, per risultare efficiente, un ampio e continuo rimescolamento dei patrimoni genetici (sappiamo quali guasti portino la consanguineità o la scarsità degli incroci), anche nella dimensione "inanimata" del mondo fisico è assolutamente prioritario realizzare la massima diversificazione degli enti e delle funzioni.
Si tratta di fare in modo che appaiano continuamente nuovi contenuti poichè solo in questo modo il mondo verrà a disporre di un patrimonio - che deve risultare tendenzialmente infinito - di realtà fisiche o biologiche tali che - all'interno della loro sconfinata variegatezza - si trovi sempre ciò che presenta caratteristiche adatte ad opporsi a ciò che potrebbe nuocere a tali realtà.
Il meccanismo è infatti identico a quello che portò la vita ad "inventare" il sesso.
La riproduzione asessuata infatti presenta un punto debole : genera continuamente copie conformi o comunque quasi invarianti del genitore, quindi, anche se è efficentissima nella produzione di grandi numeri, poichè i suoi esemplari sono tutti identici, essi saranno tutti vulnerabili allo stesso modo nei confronti di pericoli e nocività esterne. Ovvero, ciò che potrebbe nuocere ad un individuo potrebbe nuocere allo stesso modo all'intera specie così poco differenziata.
Perciò, all'interno della continua evoluzione verso strategie di DIVERSIFICAZIONE = SOPRAVVIVENZA, la natura è "inciampata" (senza intenzione ma con successo!) nella riproduzione sessuata la quale, attraverso la variegatezza degli incroci genetici, provvede a produrre individui dotati di attitudini, debolezze, resistenze ampiamente variegate i quali nel loro insieme, posti davanti all'identico fattore nocivo, potranno vedere la sopravvivenza almeno degli specificamente più adatti di loro. (L'andamento di certe epidemie vi dice qualcosa?).
Al caro Paul11 dico comunque : lo sai perchè ad un certo punto la Natura ha finito con il produrre una specie dotata di coscienza, pensiero e libero arbitrio ? Perchè non ce la faceva più a fare da balia ad una versione "Grand Complication" troppo problematica, esigente, infestante, presuntuosa quale quella umana.
Si stufò e disse : "Ah, sì? Le funzioni basse ve le ho date io mentre quelle alte e raffinate ve le ha date il vostro Grande Capo? Bene...........da oggi, allora, non sono più vostra Madre, quindi potrete anche impiccarvi da soli.....!!". Saluti.
Rispetto ogni punto di vista da voi espresso.
Ma se volete approfondire come e perche il neuromarketing abbia successo verificate voi stessi come agiscono sul pensiero, sulla mente arcaica ed emozionale. Vedrete che la maggior parte degli acquisti vengono fatti inconsciamente. Basta utilizzare i meccanismi primordiali del nucleo accumbens e il gioco è fatto. I neuroni specchio? Provate a vedere come il marketing utilizza quei neuroni. L'amigdala uguale. Da lì capirete, che il libero arbitrio è per pochi il resto reagisce di istinto o di pancia. Un essere umano felice e appagato è una rovina per la societa dei consumi. Loro impongono desideri secondari stimolando antichi schemi biologici che vi ho elencato. Vogliono e stanno ipotizzando le menti inconsce per trasformarli in consumatori seriali, mai soddisfatti, stanno agendo sui circuiti da me elencati. Fatevi qualche ricerca e vedrete che il libero arbitrio è un lusso per pochi. Ritengo i vostri interventi pieni di sapienza e di una profondità d'animo eccellente, buona vita e pace
Resistere alle sirene del neuromarketting non è poi così difficile appena si capisce come esso funziona. Cambiano i mezzi ma molto meno le strategie omologanti ed alienanti. La filosofia e la storia aiutano a comprendere tutto ciò.
Ciao daniele75,
sì è vero che il marketing sa utilizzare bene la parte impulsiva emotiva.
Ciao Viator,
la tua esposizione inizialmente dice che la natura non ha intenzioni e poi ti contraddici presentando
una lunga argomentazione teleologica sulla natura.
La natura ha o non ha uno scopo?
Dal mio balcone sul mondo, vedo una natura che si conforma in base a pressione, temperatura,
radiazioni solari, ecc. prima ci devono essere condizioni fisiche, poi la parte organica può avere avvento e variegatezza in funzione dell'ecosistema,
La natura ha regole non intenzioni o scopi così come l'astrofisica che ne crea le condizioni(un pianeta può avere vita in funzione della lontananza dalla sua stella e riceve energia sotto le radiazioni solari(stellari).
Non so se sia così raffinata la nostra intelligenza umana, molti interventi in diverse discussioni mi fanno pensare che forse era meglio non essere intelligenti (si creano meno problemi mentali) e nascere pecore, cavalli, protozoi,ecc.
Fin quando non sarà dimostrato che la nostra mente, che non corrisponde al cervello ,ma che esiste grazie al cervello, sia una evoluzione naturale, riterrò più razionale pensare che esistono più domini intersecati,di cui fa parte anche lo spirito.
La mente produce matematiche, logiche che non nascono nei boschi, nei campi, nel mare.
Saluti
La maggior parte delle decisioni vengono prese dall'inconscio, il razionale analizza, ma solo in certi casi decide, al massimo valuta la pulsione. Il cervello rettiliano ha un influenza molto potente, basta vedere come è organizzata la società, competizione, sopravvivenza e cercare spasmodicamente il piacere. Vedi la dopamina, l'uomo ne va ghiotto, la ricerca ovunque, è un programma ben preciso. Ovvio che poi abbiamo inventato, sperimentato, compreso, arte, etc etc. Ma sono comunque meccanismi egoistici poeticamente presentati come altruismo, compassione. Qui bisognerebbe parlare dei neuroni specchio ma mi fermo. La dopamina è una droga naturale, il neuromarketing lo ha capito e stanno costruendo un sistema di dipendenze colpendo direttamente il rettiliano, come un primitivo riceveva una scarica di dopamina quando prendeva un cinghiale, oggi con il salvataggio scientifico andiamo a caccia di shopping, gioco, social etc etc. Imparare a difendersi con la consapevolezza del funzionamento aiuta ad avere una vita serena. Se seguite inconsciamente questo meccanismo commerciale basato sulla ricompensa immediata vi porterà allo sconforto, guardatevi in giro. Il branco sta diventando globale, tutti uguali, con hobby e mode condivise senza confini geografici. È che comanda? Chi ha i media in mano. L' intelligenza artificiale è a caccia di prede e vi offre dopamina, felicità. Buon viaggio
Per Daniele. I neurotrasmettitori possono essere sia chimici che elettrici. L'homo sapiens preferisce quelli chimici. E' per questo che ci piacciono le droghe. Ma non esiste solo la dopamina, che è il neurotrasmettitore dell'attivismo, dell'aggressività, della ricerca della ricompensa. Esiste l'ossitocina, ad esempio, che ci fa prendere cura dei cuccioli, sia nostri che degli altri e sviluppa le nostre capacità prosociali, c'è il glutammato che inibisce le reazioni impulsive, c'è la serotonina che regola il sonno, l'appetito e i cicli circadiani. Però questi trasmettitori hanno anche funzioni fisiologiche non legate al comportamento come l'aumento del battito cardiaco (andrenalina) o la diminuzione della pressione.
Inoltre il rilascio del neurotrasmettitori è collegato con la struttura del cervello, che possiede moduli più o meno vasti e più o meno collegati fra di loro. Rilasciare sempre più dopamina, anche in modo artificiale può avere conseguenze sulla stessa struttura del cervello, che accrescerà le connessioni dedicate alla aggressività e alla richiesta di soddisfazioni immediate con le conseguenze comportamentali da te citate.
Ma rilasciare sempre più ossitocina invece creerà le condizioni per un comportamento completamente diverso.
Accanto a questi livelli modulari esiste poi il lobo frontoparietale, detta anche corteccia neofrontale che è quella parte che ci distingue di più da ogni altro essere vivente, nel senso che in homo sapiens è molto più sviluppata. Essa è la regia del cervello, la parte che è più connesso con ogni altro modulo e funziona un pò come un direttore d'orchestra.
A questo livello di complessità aggiungi che il nostro cervello reagisce e si modifica ad ogni stimolo ambientale. Ad esempio, dopo aver letto questo che sto scrivendo, il tuo cervello si è modificato per sempre ed anche il mio nel momento in cui lo sto scrivendo.
Altro esempio, più sofisticato: attraverso FMRi hanno visionato il cervello di persone malate di cancro a cui veniva somministrata morfina ma in in un clima freddo e impersonale ed altre a cui veniva fatto credere che veniva somministrata morfina ma in realtà era solo un placebo. In questo secondo caso però il medico manteneva un atteggiamento caldo ed empatico, stringeva le mani al malato e mostrava tutto il suo interessamento. In questo secondo caso, il paziente riusciva a produrre endorfine (un altro neurotrasmettitore) al punto da equiparare (quasi) la produzione esterna di endorfine causata dalla morfina.
La tua iniziale dichiarazione di intenti : "mangiare, piacere agli altri, fare sesso, competere con i nostri rivali", al massimo ci avrebbe equiparato ad un mammifero non troppo evoluto, un roditore o qualcosa di simile. In ogni caso non sarei qui a scrivere su una tastiera.
Conosco i chimici che hai elencato, siamo più degli animali come hai descritto, ma non sottovalutare il circuito di ricompensa e come viene hackerato da anni. Per me il cervello primitivo ha sempre molta influenza su tutte le decisioni che prendiamo. Siamo continuamente a caccia di droghe naturali che il nostro cervello produce. Punto.
Citazione di: daniele75 il 19 Ottobre 2019, 15:05:57 PM
La maggior parte delle decisioni vengono prese dall'inconscio, il razionale analizza, ma solo in certi casi decide, al massimo valuta la pulsione. Il cervello rettiliano ha un influenza molto potente, basta vedere come è organizzata la società, competizione, sopravvivenza e cercare spasmodicamente il piacere. Vedi la dopamina, l'uomo ne va ghiotto, la ricerca ovunque, è un programma ben preciso. Ovvio che poi abbiamo inventato, sperimentato, compreso, arte, etc etc. Ma sono comunque meccanismi egoistici poeticamente presentati come altruismo, compassione. Qui bisognerebbe parlare dei neuroni specchio ma mi fermo. La dopamina è una droga naturale, il neuromarketing lo ha capito e stanno costruendo un sistema di dipendenze colpendo direttamente il rettiliano, come un primitivo riceveva una scarica di dopamina quando prendeva un cinghiale, oggi con il salvataggio scientifico andiamo a caccia di shopping, gioco, social etc etc. Imparare a difendersi con la consapevolezza del funzionamento aiuta ad avere una vita serena. Se seguite inconsciamente questo meccanismo commerciale basato sulla ricompensa immediata vi porterà allo sconforto, guardatevi in giro. Il branco sta diventando globale, tutti uguali, con hobby e mode condivise senza confini geografici. È che comanda? Chi ha i media in mano. L' intelligenza artificiale è a caccia di prede e vi offre dopamina, felicità. Buon viaggio
E chi dice che siano egoisti? è una tua interpretazione, e come mai tu sei esente dal marketing neuronale?
Mi pare che hai troppa voglia di chiudere il discorso.
Inoltre è ovvio che l'uomo vuole il consumismo, non capisco cosa ci sia di male.
Che il marketing (in generale) sappia usare ciò che l'uomo desidera non vuol dire che allora è il marketing a decidere cosa vuoi desiderare.
Il marketing è in un certo senso ancora l'ultimo baluardo delle scienze umane.
Mi pare tipico dei reazionari non accettare le cose per quello che sono-
Non ne sono esente, ma consapevole, sono un umano, cerco però di limitare intrusioni nocive esterne. Io penso che l'egoismo sia innato, sei programmato per mandare avanti i tuoi geni completi per questo. Questa società dei consumi, io la vedo come una ricerca infinita della felicità a breve termine. È lontanissima dal cercare la vera felicità. Se sei sereno e appagato compri meno(societa liquida bahman, non so se è scritto giusto. L'eterna insoddisfazione genera ricerca delle emozioni positive, ti cito la dopamina, ma sono diversi i chimici. Le droghe stimolano quei chimici in massicce dosi. E un meccanismo biologico innato e nella maggior parte dei casi prende il sopravvento, forse non è il tuo caso ma ti assicuro che la maggior parte è nel meccanismo. Il neuromarketing è subdolo, non etico. Vogliono dipendenti. Non comunicano con te, ma con il tuo inconscio, sfruttando i meccanismi innati, un motivo ci sarà. La Apple ha costruito una religione. I social sfruttano la ricompensa variabile più appetibile simile alle slot macchine. Perche? Per renderci saggi e felici no. Per mandare avanti una macchina che sta impazzendo generando zombie. Tutto sta nel capire i meccanismi base, se non gli accetti sei un ottimo bersaglio. La meditazione fornisce molti chimici del piacere e rende consapevoli del mondo interiore. È un gioco subdolo. La psicologia venduta al marketing per hackerare le menti, specie giovanili. Ti basta come rappresentazione dell'egoismo umano? La competizione?
La madre adora il proprio bimbo, ma sa uccidere un altro bimbo non suo se rappresenta una minaccia per la sua prole perché è progettata per trasmettere i suoi di geni. Puoi essere anche un genio ben istruito ma a madre natura gli fai un baffo tu al 70% eseguirsi comportamenti automatici. La ricerca della novità è istintiva, si parla sempre di ricompensa secondo te perche esce un telefono ogni tot tempo sempre più velocemente? Effetto novità, nuovo stimolo, competizione, accettazione sociale( ce lo anche io) etc etc. Ci siamo capiti? Del tuo raziocinio non importa a chi dirige la giostra, punta il tuo lato biologico, perché esegue o in parte. Ti basta come egoismo competizione? Una tigre è più mansueta
Una volta che hai ammesso che anche tu sei umano, e che quindi come noi tutti cerchi la soddifsfazione virtuale, non si capisce cosa sia questa felicità vera.
Per quanto la riguarda la schiavitù certo ne ha scritto Baumann, ma Baumann va letto a partire dal fondo dei suoi libri, dove si rivela chi è lui e cosa vuole.
La schiavitù come già diceva LaMetrie è volontaria.
Se uni preferisce trincerarsi nel suo guscio bio-elettro-magnetico, senza bisogno di confronto con gli altri, bene venga.
E' proprio la servitù in cui il mondo imperiale si nutre.
E' ridicolo fare la morale, quando noi si fa esattamente il contrario di quanto si afferma morale.
Bisogna proprio smetterla con queste bugie filosofiche, dalle gambe corte, cortissime.
Io penso che la vera filosofia è quella che si confronta con la storia delle proprie idee, e non quella che si trincera fino all0imbalsamento della società intera, dietro la cronistoria delle scienze vegetative.
Io di questo buddismo new age non so proprio che farmene. E mi pare infinitamente più egoistico di qualsiasi altra pratica commerciale.
Penso che così abbiamo chiarito le nostre posizioni. Passo e chiudo.
Siamo programmati anche per riprogrammarci. Ci pensava già Platone fin dai tempi della caverna.
Lo sapevano bene anche gli Egizi e ancor prima dei Greci, che loro stessi consideravano degli ingenui, ma ancor prima di loro, gli Sciamani, che sapevano bene quali misture e pozioni servivano, per imbonirsi il popolo.
Grazie ✋
La felicità è transitoria per natura, se così non fosse non si cercherebbero nuovi stimoli e l'uomo non si sarebbe mai evoluto.
La felicità dipende da come interpretiamo la realtà, un buon controllo emotivo accompagnato da uno stato meditativo, garantisce più possibilità di provare felicità.
Vivere nel presente, assaporando quello che si ha, comunicare positivo verso il prossimo, evitare discordie inutili.
Conoscere il circuito della ricompensa, il suo funzionamento è alla base del meccanismo della felicità.
La societa dei consumi non offre una ricetta valida per la felicità, valutare cosa è buono e cosa e cattivo. L'essere umano sa essere molto subdolo quando si tratta di creare profitto.
Conoscere gli istinti umani, valutare la loro influenza. In parte siamo animali competitivi, limitare le pulsioni negative con l'intelletto.
Personalizzatevi una morale da seguire, non statica ma dinamica, in modo da poter sempre crescere.
Coltivare il dubbio, quello sano.
Evitare dipendenze da sostanze o abitudini dannose.
Non aspettarsi niente dagli altri.
La felicità sarà sempre un attimo, ma la serenità è per sempre.
Buonasera amici,
Permettetemi di sfogare per un attimo, ciò che al momento sento, nasce da una riflessione generatami dai diversi topic letti di questo forum e dalle varie notizie reperite in rete.
CitazioneConoscere il circuito della ricompensa, il suo funzionamento è alla base del meccanismo della felicità.
Credo, forse sarebbe più congeniale e conveniente chiamarlo circuito della vanità, che è molto differente da quello della felicità.
La felicità, a parer mio, presuppone che quello che si fa' , lo si faccia perché portati spontaneamente a riconoscerne un valore intrinseco, o più semplicemente, vederlo per quello che è, come un bambino che coglie delle arance o dei mandarini, magari questi anche acerbi, ma portandoli in dote (perchè è come un matrimonio Sacro e Mistico) alla mamma come segno di affetto e riconoscenza, vederla felice, renderà felice il bambino, che in quel momento, avra chiuso il circuito della sua personale ricompensa, il suo circuito razionale, emozionale e spirituale, in quanto l' Unica Divinità, è e sarà quella Donna che è sua Madre.
La vanità invece, presuppone che quello che si fa', lo si faccia esclusivamente per avere come ricompensa l' approvazione dell' altro, il suo finto e sciocco sorriso, il suo ipocrita opportunismo mascherato dall' apprezzare un valore effimero, come quello del narcisismo, che in conseguenza, porta alle inevitabili conclusioni.
Queste, sono persone socialmente (e spiritualmente) ignobili, persone piene di uno smisurato ego, presunzione e arroganza, VIgliacchi senza nome e onore.
Questa gente si trova in ogni ceto, classe e gruppo sociale e spirituale; deviata, debosciata, marciscente.
Sono coloro i quali illudono e si lasciano illudere, coloro i quali schiavizzano e si lasciano schiavizzare e ne GOdono di questo, sado-masochisti senza DIgnità e senza patria.
Come possono costoro, dichiararsi aperti alla vita, quando in-Vero, son chiusi alla morte.
Come possono costoro, dichiararsi ad accogliere, quando in-Vero respingono. (tranne coloro, che essi meritano, stare tra i cani e con TUtto il rispetto, per l' animale Cane, che era apprezzato persino dai Due Socrate, in quanto la ricerca, li portava a tentare di trovarne un Amico Sincero e Leale tra gli uomini, quegli stessi uomini che dettero la morte al primo e si fecero beffe del secondo)
E comunque, come soleva ripetere un Paracelso: ogni cosa è veleno, tutto dipende dalla dose.
Ogni neurone è uno specchio, molti sono già rotti e quelli che rimangono, hanno un occhio di vetro.
Non sono arrabbiato, sono semplicemente stanco di tutta questa spazzatura.
È bello ridere, è bello sentirsi dire; ti voglio bene ed bello dirlo;
ti voglio bene.
Una sensazione, che se sincera, sconquassa il cuore e svuota la mente.
Come quella di un bambino e della sua mamma.
Grazie ✋
Non credo nell,'innamoramento, l'amore è una reazione chimica, che ti regala quella bella sensazione. Se vogliamo essere poetici e sprofondare nelle emozioni, scriviamo poesie, ma così non analizzi la cruda verità, che comunque appaga e regala serenità. Il Buddha direbbe che è illusione ti parlerebbe dell amore incondizionato. Non il ti voglio bene tra due persone che è pur sempre una bella cosa ma scaturita da una reazione ad una sostanza. Scusa ma a me le poesie non piacciono
Non è poesia, se si pensa questo, allora il bambino interiore è già morto prima di nascere.
L' innamoramento è una questione tutta umana.
Quello di cui io cerco di parlare, è ben altra cosa e prevarica anche il rettiliano.
Ok rispetto il tuo punto di vista, ma il concetto fantastico di realtà condivisa dai più mi lascia turbato. Preferisco essere un esperto di droghe naturali, non esterne, ma quelle che produce il mio cervello. Il bambino interiore non è mai morto in realtà io non sono mai diventato adulto. Sono solo concetti atti a catalogare periodi della vita. Buon viaggio
Ogni-uno di noi, ha il suo personale concetto fantastico della vita.
Lo si è sempre avuto, da qui, ai milioni di anni addietro.
Ed è un concetto estremamente intimo e non condiviso.
Semmai, la condivisione può esserla quella del viaggio.
Ma tentare solo con la razio, secondo me, non è un buon modo, si rischia di diventare dei calcolatori, niente più.
Ancora si sa molto poco del funzionamento elettro-chimico del cervello, figuriamoci in quello della mente. Fino all' altro ieri, vigeva la famosa teoria del cervello diviso in due, oggi si assiste a nuove scoperte, in cui dinamicamente, le più parti neurologiche coinvolte possono prendere il posto delle altre e viceversa, come il tuo accenno alla moralità.
La droga che stia dentro o fuori, non ha importanza; è come la si usa e nei modi invece, che ne ha.
In fin dei conti, siamo o non siamo fatti tutto e tutti della stessa pasta, delle stesse sostanze. (anche quelle stupefacenti)
La mia forse sembra una visione fredda e calcolatrice, ma provo affetto,altruismo, ed altro. Confermo con te che la mente è un mistero ancora...in 10 anni di meditazione, frugando me stesso mi sono fatto un idea, ovviamente anche facendo ricerche. Ho emozioni anche io ma so controllarle. È tutta una questione di equilibrio, ad ognuno il suo. Non c'è un unica via unica per tutti, ad ognuno il suo viaggio. Io prediligo quello chimico, riesco ad intuire di più i meccanismi della mente conosciuta. Il mio è solo un punto di vista, sono pronto a rivedere le mie credenze se arriva qualche scoperta nuova. Ma ormai mi sa che hanno colto il punto. Il marketing sta facendo passi da gigante insieme alla psicologia, e stanno mirando giusto. Un sistema basato su creare dipendenza. Si salvi chi può, l'ipnotismo mediatico sta diventando mostruoso con l kntelligenza artificiale. Stranamente mirano al circuito di ricompensa, neuroni specchio amigdala, tutti meccanismi inconsci. Quindi io razionalizza, ma provo sentimenti ma so che sono illusioni.
Buongiorno amico Daniele75,
Apprezzo personalmente molto il condividere il tuo punto di vista razionale ed emotivo, cosa che difficilmente può essere espressa in questo luogo o in altri, senza una adeguata preparazione mentale, poiché ci si espone all' altro.
Mi piacerebbe condividere con te, ma anche con gli altri amici tutti, un video che ha molta attinenza con quanto si discute costruttivamente in questo topic (ma anche in altri):
https://youtube.com/watch?v=FzDjoZ1fiZs
Il video, descrive le tecniche manipolatorie usate per il consenso e come queste possano influire sui propri stati psicologici ed emotivi; la famosa scelta inconsapevole.
Di certo, non rappresenta lo strumento, ma uno dei tanti strumenti che possono essere usati a nostro favore o perlomeno, nell' indurci razionalmente a riflettere su noi stessi e sul nostro interlocutore.
Se si conosce anche la teoria del colore e della geometria, si può notare anche come lo stesso studio, i vestiti, le pose ed il tono della voce, inducano nello spettatore, uno stato rilassato e curioso, per poter sorbaccarsi l' ora e quasi 13 minuti di discussione.
Ed in effetti, il clima è cordiale, sereno ed ironico.
Non conosco questa serie, né tantomeno i personaggi, girovagando, un uccellino mi ha fatto cliccare/tappare sul tubo.
Grazie ✋
Dopo aver avuto esperienze eccitanti, piacevoli di breve durata, il ritorno alla normalità sembra che non apaghi, che sia una sensazione piatta, spiacevole, ed ecco che il meccanismo inconscio che si riattiva e ricerca intorno nuove esperienze gratificanti. Non sembra vero ma questo meccanismo naturale è simile a quello delle dipendenze. Durante le brevi fasi di felicità, il cervello rilascia dopamina, endorfine ed altri chimici che ci fanno stare bene, a volte rende anche un po euforici. Quando si ritorna alla normalità, le secrezioni di quei chimici calano, a volte sotto la soglia di normalità creando a volte frustrazione, ansia e noia. Il segreto sta nel comprendere che siamo dipendenti dalla dopamina e la cerchiamo ovunque. Questo meccanismo ci ha fatto evolvere. Con la giusta consapevolezza possiamo adattarci allo stato di normalità, vivendo con una mentalità diversa, accettando di conseguenza lo stato primario umano. Smettendo di cercare continuamente picchi di dopamina e avvalendosi del pensiero positivo, valutiamo lo stato di normalità dentro di noi, meditando.
Infondo abbiamo tutto quello di cui abbiamo bisogno. Il Buddha era uscito dallo schema primordiale allenando il pensiero e scoprendo l'illusione. Se cerchi la felicità al di fuori, essa ti porterà alla sofferenza. Se rimani connesso al tuo profondo e ha compreso l'inganno puoi avere uno stato di serenità. È un duro lavoro, ma è l'unica strada. Se si rimane nello schema altalenante, felicita-noia si vivrà in balia degli istinti. Questa società è basata proprio sul cercare la felicità al di fuori, motore del consumismo. La più bella sensazione che potete provare è diventare genitori, li entra in gioco l'ossitocina, l'amore, quello è uno stato paradisiaco, un meccanismo biologico per far crescere la prole. Infondo è un gioco di droghe, poeticamente diamo nomi diversi alle sostanze, amore, gioia, felicità, tranquillità etc etc, ma di droghe si parla. Uscire dallo schema si può, con il pensiero e la consapevolezza. Il meccanismo biologico continuerà a pulsare, ma voi saprete interpretare tramite la conoscenza il suo proposito. Buon viaggio
Buon Daniele75,
Posso chiederti cosa ne pensi della ri-scoperta del piccolo cervello?
Grazie ✋
Citazione di: Hlodowig il 22 Ottobre 2019, 17:32:01 PM
Buon Daniele75,
Posso chiederti cosa ne pensi della ri-scoperta del piccolo cervello?
Grazie ✋
Spiegati meglio, in teoria sono tre, parli del primitivo? Il cosi detto rettile?
Siamo spinti all'azione dalle pulsioni, che cercano appagamento per uscire dallo stato primario di tensione. Ricerchiamo dopamina, l'ormone della felicità. Sesso, droghe, musica, social, sport, cibo, shopping etc etc. Questo meccanismo di ricerca compulsiva a reso possibile l'evoluzione. La felicità è di breve durata, e va sempre ricercata in continuazione, svolgendo azioni.
Che vi piaccia o no, non esiste un perenne stato di felicità. Questa società è basata su questo meccanismo, offre ogni tipo di distrazione, oggetti, beni etc etc. Il marketing conosce bene la mente umana inconscia è sa come hackerare il meccanismo, riempiendoci di desideri secondari che stimolano dopamina. È un ciclo eterno, dove molte persone hanno fatto milioni vendendo felicità a breve termine. Potrei elencare per ore tutti i meccanismi psicologici applicati al marketing, politica ed altro ma preferisco andare al nocciolo della questione. La felicità è dentro di noi, nelle piccole cose. Se vi fate un esame di coscienza, le vostre credenze sono credenze altrui, chi siete voi?
Giratevi verso voi stessi esaminatevi, respirate piano, chiudete gli occhi, sentite quanto rumore, quanti pensieri, desideri, fantasia. Guardate solo al di fuori, ma la vera felicità giace all'interno. Praticare meditazione giornalmente sapete che rilascia dopamina e modifica il cervello? Camminare uguale, scrivere su un diario la gratitudine che provate ogni giorno. L'introspezione non fermerà i meccanismi biologici, ma ne attenuera' l'influenza. Voi non siete i pensieri, voi provate emozioni ma non siete l'emozione. Giratevi verso voi stessi al più presto. Questa società vi vuole deboli e sogiogabili per mandare avanti il motore dell'economia. Ho impari a conoscere la tua mente o qualcun altro la userà al posto tuo, è garantito.
Citazione di: Hlodowig il 21 Ottobre 2019, 10:38:23 AM
Mi piacerebbe condividere con te, ma anche con gli altri amici tutti, un video che ha molta attinenza con quanto si discute costruttivamente in questo topic (ma anche in altri):
https://youtube.com/watch?v=FzDjoZ1fiZs
[...]Se si conosce anche la teoria del colore e della geometria, si può notare anche come lo stesso studio, i vestiti, le pose ed il tono della voce, inducano nello spettatore, uno stato rilassato e curioso, per poter sorbaccarsi l' ora e quasi 13 minuti di discussione.
Guardando il video con occhio inesperto, mi è parso quasi il contrario: il "linguaggio del corpo" del conduttore incarna una
apparente scomodità (mano spesso "puntata" sul tavolo su cui si scarica il peso del gomito tenuto lontano dal corpo, spalle "storte") e la matita manipolata, nonostante non sia necessario scrivere nulla, la associo ad insofferenza (o valvola scarica-tensione o "scettro d'autorità"); lo sfondo "a punte" mi pare più respingente che accogliente e le linee squadrate o circolari (mai oblique o ondulatorie) danno un senso di stasi; i colori (che suppongo siano quelli ufficiali del canale, quindi comunque obbligatori) mi ispirano freddezza-distacco essendo sulla tonalità del blu; i vestiti dei due interlocutori fanno
pandant con lo sfondo, rendendoli più figure inglobate nel
set che elementi catalizzatori del filmato, nella uniformità cromatica noiosa più che rilassante (soprattutto per un video di più di un'ora); persino la barba bianco-brizzolata del conduttore è abbinata al bianco del colletto della camicia, quasi per evitare ogni stacco o dinamismo cromatico (e che l'unico arredamento verticale sia un traliccio di metallo lucido, non fa sentire troppo "a casa" lo spettatore, quasi si volesse ricordare forzatamente che si è in uno studio...).
Secondo me la piacevolezza del video (dinamicizzato quasi solo dal "didattico" gesticolare dell'ospite e dai filmati esemplificativi) è dovuta soprattutto, come hai osservato, al tono colloquiale, agli esempi, alle battute, al ritmo vocale coinvolgente ma non frenetico dei due interlocutori, etc. come impostazione di produzione per un video lungo, forse più che una sobria affabilità si è ottenuto un effetto grafico di piattezza (salvato dalla suddetta "piacevolezza umana", proprio a dimostrazione che colori, forme, etc. sono comunque di contorno rispetto all'atto comunicativo vero e proprio, fatto soprattutto dal flusso verbale, emotività, gesti, etc.).
P.s.
Al minuto 31:45 viene ricordato che la comunicazione dipende dal contesto, anche storico, dai destinatari e dallo scopo di chi comunica; a occhio e
croce se n'era già parlato in altro topic, è quindi una piacevole conferma.
Citazione di: daniele75 il 22 Ottobre 2019, 12:08:02 PM
Non sembra vero ma questo meccanismo naturale è simile a quello delle dipendenze. Durante le brevi fasi di felicità, il cervello rilascia dopamina, endorfine ed altri chimici che ci fanno stare bene [...] Il segreto sta nel comprendere che siamo dipendenti dalla dopamina e la cerchiamo ovunque. [...]Con la giusta consapevolezza possiamo adattarci allo stato di normalità, vivendo con una mentalità diversa, accettando di conseguenza lo stato primario umano. Smettendo di cercare continuamente picchi di dopamina e avvalendosi del pensiero positivo, valutiamo lo stato di normalità dentro di noi, meditando.[/size]
Citazione di: daniele75 il 26 Ottobre 2019, 14:33:43 PM
Ricerchiamo dopamina, l'ormone della felicità. [...] Il marketing conosce bene la mente umana inconscia è sa come hackerare il meccanismo, riempiendoci di desideri secondari che stimolano dopamina. [...]Praticare meditazione giornalmente sapete che rilascia dopamina
Fidandomi di ciò che hai scritto, nel suddetto circolo vizioso della dopamina (e affini), la dipendenza dalla (soddisfazione dopaminica della) meditazione è certamente più salutare dalla dipendenza dallo
shopping o da picchi di adrenalina; tuttavia, non dipendere da entrambi, forse consente una maggiore auto-nomia (che non cancella certo la dipendenza dai bisogni primari e dai meccanismi psicologici di appagamento che ogni "carattere" porta con sé). Secondo me, la meditazione può aiutare a ri-centrarsi, a prendersi una sana tregua dall'affanno e dal disagio sia esistenziale (ansia, depressione, etc.) che corporeo (ipertensione, etc.), tuttavia se si esagera, facendola diventare una
necessità quotidiana (o comunque ciclica), ho il sospetto, da profano, che possa risultare a sua volta una dipendenza che, per quanto benefica, può avere effetti collaterali se non viene assecondata (magari, banalizzando e generalizzando molto, se sono abituato a meditare ogni giorno e poi per un mese non ho più modo/tempo per meditare, divento più "decentrato" di chi non medita affatto o comunque devo fronteggiare tale "astinenza"...). Praticamente, fra il serio e il faceto, credo sia la stessa differenza fra usare la
cannabis per scopi terapeutici ed essere rastafariani.
La meditazione non ha lo scopo di procurarci serenità o stati mentali alterati, o di vincere lo stress e la noia. Meditazione significa vivere attimo per attimo con consapevolezza. La serenità è un effetto della meditazione , ma non è lo scopo di essa. Vivere con consapevolezza, con presenza mentale, significa essere saggi. La presenza mentale la possiamo usare ovunque. Non è necessario mettersi nella posizione del loto e osservare il respiro. La possiamo usare mentre camminiamo, lavoriamo, stando in piedi oppure sdraiati. In realtà è lo stato naturale della mente quando rimane presente all'attimo che sta vivendo. La presenza mentale, che chiamiamo meditazione, è anche molto utile per 'interferire' con le nostre abitudini mentali e fisiche. Non c'è alcun motivo di indugiare continuamente e ciecamente nelle nostre emozioni, nell'attrazione oppure nell'avversione: meditare significa quindi anche FERMARSI.
Essendo mentalmente presenti impariamo a interferire, impariamo a guardare dentro le cose, impariamo a confrontare. Mettiamo di continuo i bastoni tra le ruote al nostro attaccamento, alla nostra avversione che sfocia quasi sempre in rabbia.
A volte i meditanti credono che sia sbagliato avere desideri, o che non dovrebbero provare bramosia o avidità, oppure pensano che non gli dovrebbere piacere le belle cose, o che non dovrebbero essere in questo modo o in quest'altro...Questi sono SOLO concetti. Pensare che non dovremmo essere come siamo, che non dovremmo avere stati d'animo negativi, difetti, imperfezioni, tic e tac...qualsiasi cosa... è solo un modo di vedere sbagliato.
Le cose, tutte, sono semplicemente così come sono: il corpo è così com'è; i pensieri sorgono e svaniscono a seconda delle condizioni (pensieri di tutti i tipi: belli e brutti, buoni e cattivi, nobili e spregevoli...), sono una parte della natura, tutti...
Ma nessuno di questi ci appartiene. Sono solo condizioni che, ogni momento, sorgono e svaniscono, nascono e muoiono..
Grazie alla presenza mentale smettiamo di identificarci con questi pensieri, cessiamo di attaccarci ad essi. Questa è ciò che si dice 'liberazione' (da questa massa di pensieri ed emozioni con cui ci identifichiamo...).
Possiamo filosofare su questo argomento fino al giorno del Giudizio Universale, ma non ci servirà a nulla.
Per giungere a questa libertà introduciamo la pratica di consapevolezza nella vita quotidiana, esattamente nell'attimo che viviamo, da un momento a quello successivo.
Senza una consapevolezza che sia risoluta e costante però non illudiamoci di progredire molto...al massimo si va in una palestra a fare mindfulness e farsi così spennare da qualcuno che è più schiavo (ma più furbo) di noi...
Meditare è vivere il presente, essendo il testimone. Non devi bloccare nulla ma osservare. È uno stato transitorio, non puoi non essere influenzato dalle pulsioni che generano azione. Diciamo che aiuta a centrarti. Meditare è uscire dall'automatismo mentale che ci accompagnerà per tutta la vita, sono stati momentanei che hanno pero il potere di aumentare l autocontrollo e la serenità.
La meditazione (non credo sia sinonimo di presenza mentale nell'ottuplice sentiero) è favorita non a caso dal silenzio (o da canti liturgici o mantra) e dall'esser praticata in luogo tranquillo da cui assorbire la "serenità d'innesco" (ovvero "si vince facile"); praticarla durante una riunione di condominio è ben altra sfida: i problemi sorgono infatti quando dal pensiero si passa alla parola e all'azione. Posso non identificarmi con i miei pensieri e trarne distaccata serenità, tuttavia quando devo interagire con gli altri e con il mondo circostante, sono chiamato ad essere vigile (anche metaforicamente) su quali pensieri e desideri indirizzo verso la concretezza di azioni e discorsi. Posso osservare la nascita e lo svanire di pensieri "cattivi" mentre sono fermo a meditare, ma nel momento in cui agisco, tali pensieri non sono più pensieri di un sé illusorio, da lasciar scorrere fino a riversarsi nel mondo, ma piuttosto da bloccare prima che diventino un'azione "cattiva" (soprattutto se è vero che anche le azioni fanno karma).
Secondo me, la capacità di educarsi, di orientarsi verso una determinata visione del mondo, inizia proprio con l'addestrarsi ad una certa "inclinazione" di pensiero che sa discriminare lo sconveniente e l'inopportuno dal meritevole e "giusto" (senza entrare nel merito delle classificazioni possibili), fino a rendere tale inclinazione permanente e spontanea (la cosiddetta forma mentis, i cosiddetti pattern mentali, etc.).
Finché medito, "devo" lasciare che i pensieri nascano, scorrano e poi spariscano (in una serena catarsi); tuttavia quando interagisco con l'altro, e non mi posso limitare solo al pensiero, è necessario decidere chi/come voglio essere, perché non posso essere né solo istinto (socialmente non durerei molto) né solo spettatore della mia vita (salvo vivere, come ricordo sempre, in "riserve umane", comunità "speciali" per regolamento interno e presunta condivisione di intenti, come monasteri o simili).
Per questo credo che l'utilità laica della meditazione (come momento di pratica, non condizione ascetica permanente) sia quella rilevata dalle neuroscienze, più che quella "spirituale" (qualunque cosa significhi).
cit.@Phil
"La meditazione (non credo sia sinonimo di presenza mentale nell'ottuplice sentiero)"
Non esiste qualcosa come "meditazione" nel N.O.Sentiero. E' praticamente un termine convenzionale (usato perlopiù in Occidente..insight, mindfulness,ecc.) per indicare il "secondo gruppo" (adhicittaṃśikṣā) che viene indicato come "Samadhi" formato da:
Retto sforzo
Retta presenza mentale
Retta concentrazione
Gli altri due gruppi che lo formano sono "Saggezza" e "Moralità".
"La consapevolezza e l'ultimo fattore del Sentiero, la Retta Concentrazione, ci conducono nel campo della meditazione, della coltivazione della presenza mentale. Questi fattori sono spesso ciò che colpisce di più nel Buddhismo, perché forniscono un potente mezzo di approfondimento della propria vita interiore, e l'approfondimento inizia e si mantiene con la presenza mentale, che consiste nell'essere semplicemente e puramente presenti a quello che succede.
( ven.Ajahn Sucitto-da un discorso trasmesso da radio BBC 2003)
Perdona la puntualizzazione però penso sia utile capire che quello che spesso giunge a noi non è esattamente il pensiero originario... :)
In una riunione turbolenta di condominio non è sufficiente solo la presenza mentale , ma occorrono anche moralità e saggezza per tentare di agire nel modo migliore (Più 'giusto'..).
I tre gruppi dell'Ottuplice sentiero infatti si "sorreggono" a vicenda...
Ti ringrazio per le precisazioni; da profano, alludevo alla differenza fra la settima e l'ottava rettitudine, fra l'aspetto mentale della presenza a se stessi (più "facilmente" fruibile anche nelle azioni quotidiane) e l'aspetto più "contemplativo" della meditazione seduta o camminata (che, mi concederai, ha maggior "pervasività"... e non so se anche le neuroscienze rilevino tale differenza).
Citazione di: Phil il 26 Ottobre 2019, 22:10:55 PM
Citazione di: Hlodowig
[...]Se si conosce anche la teoria del colore e della geometria, si può notare anche come lo stesso studio, i vestiti, le pose ed il tono della voce, inducano nello spettatore, uno stato rilassato e curioso, per poter sorbaccarsi l' ora e quasi 13 minuti di discussione.
Guardando il video con occhio inesperto, mi è parso quasi il contrario: il "linguaggio del corpo" del conduttore incarna una apparente scomodità (mano spesso "puntata" sul tavolo su cui si scarica il peso del gomito tenuto lontano dal corpo, spalle "storte") e la matita manipolata, nonostante non sia necessario scrivere nulla, la associo ad insofferenza (o valvola scarica-tensione o "scettro d'autorità"); lo sfondo "a punte" mi pare più respingente che accogliente e le linee squadrate o circolari (mai oblique o ondulatorie) danno un senso di stasi; i colori (che suppongo siano quelli ufficiali del canale, quindi comunque obbligatori) mi ispirano freddezza-distacco essendo sulla tonalità del blu; i vestiti dei due interlocutori fanno pandant con lo sfondo, rendendoli più figure inglobate nel set che elementi catalizzatori del filmato, nella uniformità cromatica noiosa più che rilassante (soprattutto per un video di più di un'ora); persino la barba bianco-brizzolata del conduttore è abbinata al bianco del colletto della camicia, quasi per evitare ogni stacco o dinamismo cromatico (e che l'unico arredamento verticale sia un traliccio di metallo lucido, non fa sentire troppo "a casa" lo spettatore, quasi si volesse ricordare forzatamente che si è in uno studio...).
Secondo me la piacevolezza del video (dinamicizzato quasi solo dal "didattico" gesticolare dell'ospite e dai filmati esemplificativi) è dovuta soprattutto, come hai osservato, al tono colloquiale, agli esempi, alle battute, al ritmo vocale coinvolgente ma non frenetico dei due interlocutori, etc. come impostazione di produzione per un video lungo, forse più che una sobria affabilità si è ottenuto un effetto grafico di piattezza (salvato dalla suddetta "piacevolezza umana", proprio a dimostrazione che colori, forme, etc. sono comunque di contorno rispetto all'atto comunicativo vero e proprio, fatto soprattutto dal flusso verbale, emotività, gesti, etc.).
P.s.
Al minuto 31:45 viene ricordato che la comunicazione dipende dal contesto, anche storico, dai destinatari e dallo scopo di chi comunica; a occhio e croce se n'era già parlato in altro topic, è quindi una piacevole conferma.
Vi è una parte nei primi 11 minuti in cui il soggetto accenna alla retroflection, ovvero all' invertire le parti.
Per quanto possa essere il mio pensiero, lo stesso meccanismo è stato incorporato nella scena generale, perché se si pone l' attenzione da questo punto di vista, quello che balza alle menti asus, è l' apparente contrasto tra gli elementi dello sfondo, i soggetti ed i colori.
Ora domando a me stesso, come a voi amici tutti;
quando si guarda un cielo diurno terso da nuvole (o con nuvole appenna accennate), quale è lo stato di animo che si può provare, a cosa si pensa?
Quando si guarda un cielo in una notte limpida, quale è lo stato di animo che si può provare, a cosa si pensa?
E il contrasto del nero, come nella camicia dell' oratore ed il tavolo dello studio?
Ed ecco, che secondo me, il tutto si va ad incastrare bene nel contesto di una mente temporalmente piatta dal punto di vista logico ed attenta dal punto di vista creativo.
In-vero, sono due ottimi attori.
E sarà anche vero, che si dica anche più di quanto si pensi.
Grazie ✋