Paradossi divulgativi.

Aperto da iano, 19 Giugno 2025, 10:49:23 AM

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iano

Nella divulgazione delle teorie Einsteniane si parla di distanze che si accorciano e si allungano, ma un metro che si accorcia o si allunga rimane sempre della lunghezza di un metro, quindi non si allunga ne si accorcia.
Il tempo invece rallenta o va più veloce, cioè il tempo cambia nel tempo, il che però non significa niente.
Eppure è con queste spiegazioni paradossali che si cerca tradizionalmente di spiegare nei testi divulgativi teorie fisiche che ci appaiono paradossali, ma che paradossali non sono, perché esse nascono dalla constatazione dei fatti, che potranno apparirci insoliti, ma che non sono mai paradossali, perchè i fatti sono fatti.
Il problema non sta quindi nella difficoltà di comprendere certe teorie, seppure la matematica che vi sta sotto può essere un difficile scoglio da superare, ma nell'accettare i fatti da cui derivano.
Questa difficoltà di accettare i fatti si presenta ovunque, non facendo differenza quale parte dello spazio abitiamo, e si risolve solo col passare del tempo.
Quindi in sostanza non c'è nulla da capire, ma c'è solo da aspettare che  certi fatti insoliti diventino soliti nella nostra considerazione, e quindi c'è solo da aspettare che ciò avvenga.
In alternativa si può cercare di forzare i tempi, accorciandoli, con la forbice della ragione.
Quindi se non cia avete capito niente in certe teorie fisiche, avete capito bene, perchè non c'è nulla da capire.
L'unica cosa che ci resta da capire quindi, è cosa significa per noi capire.
La realtà non ha in se un ordine, ma si presta a ricevere un ordine, senza il quale essa non potrebbe apparirci, e per questo essa ci appare ordinata, e non essendoci un solo modo di ordinarla, diversamente potrà apparirci.

iano

#1
Nel famoso paradosso dei gemelli, (che paradosso non è, ma un esperimento mentale, che essendo stato nel frattempo  provato, è divenuto un fatto),
due gemelli effettuano un percorso diverso.
Uno resta fermo, o meglio rimane solidale al percorso della terra, e l'altro parte per una avventura spaziale.
Alla fine si ritrovano insieme, uno più vecchio e l'altro più giovane.
Questo è un esperimento mentale, confermato comunque sperimentalmente, ma sostituendo ai gemelli le particelle elementari della fisica.
Non abbiamo quindi al momento motivo di non credere che se potessimo davvero effettuarlo, uno dei due gemelli risulterebbe anche molto più vecchio, per cui uno ad esempio potrebbe avere vent'anni e l'altro sessantanove ( l'eta che compio oggi non essendomi mai mosso dalla terra).
Al gemello ormai decrepito io chiederei, se il passare del tempo, solo perchè è passato, non gli abbia portato saggezza, essendo lui riuscito a comprendere cose che per il gemello più giovane rimangono ancora un rebus.
E se le ha comprese come è arrivato a questa comprensione?
La realtà non ha in se un ordine, ma si presta a ricevere un ordine, senza il quale essa non potrebbe apparirci, e per questo essa ci appare ordinata, e non essendoci un solo modo di ordinarla, diversamente potrà apparirci.

iano

#2
A questo proposito c'è un altro interessante paradosso da considerare, che rende la divulgazione scientifica un arte difficile.
Ciò che abbiamo compreso, non perciò lo sappiamo spiegare, e questo sembra appunto paradossale, al netto, ripeto, dell'apprendere la relativamente difficile arte della matematica.
Con estrema difficoltà la divulgazione scientifica riesce a sostituirsi al percorso di comprensione.
La divulgazione scientifica è infatti un tentativo di accorciare i tempi del personale percorso di comprensione di ognuno di noi, ma anche qui, a quanto pare, il tempo si mostra recalcitrante a lasciarsi accorciare. :)

Riferimento bibliografico: ''Sean Carroll. Spazio, tempo, movimento. Le leggi fondamentali dell'universo. Raffaello Cortina editore.''
La realtà non ha in se un ordine, ma si presta a ricevere un ordine, senza il quale essa non potrebbe apparirci, e per questo essa ci appare ordinata, e non essendoci un solo modo di ordinarla, diversamente potrà apparirci.

iano

#3
  • Ho interrogato ChatGPT sull'argomento.
  • E' la prima volta che vi interagisco.
  • Mi pare che le sue risposte rispecchino la tradizione divulgativa sulla relatività, ed è quello che mi aspettavo.
  • Nel libro che ho citato, c'è una svolta nel modo di fare divulgazione sulla relatività, che personalmente preferisco.
  • La differenza è quella fra un genitore che parla a un bambino cercando le parole per farsi capire, scendendo  al presunto basso  livello, e un genitore che consideri il bambino alla pari cercando di colmare le sue lacune.
  • Partire dalla premessa che l'utente non può capire, raccontandogli la favola del tempo che cambia rispetto al tempo, non mi sembra una buona idea.
D'altra parte immagino che i primi  stessi divulgatori si ponessero di fronte alla teoria come un bambino di fronte a una favola.
Quindi sarebbe interessante conoscere la storia di come è cambiato il modo di porsi dei divulgatori scientifici.
Conoscete dei testi in proposito?
La realtà non ha in se un ordine, ma si presta a ricevere un ordine, senza il quale essa non potrebbe apparirci, e per questo essa ci appare ordinata, e non essendoci un solo modo di ordinarla, diversamente potrà apparirci.

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