Un linguaggio differente apre nuovi spunti di pensiero

Aperto da xxxxxx, 16 Dicembre 2025, 17:59:50 PM

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iano

#15
Citazione di: xxxxxx il 16 Dicembre 2025, 17:59:50 PMUsando un linguaggio differente da quello naturale vengono alla luce delle cose che paiono strane.
L'uso del termine ''naturale'' è sempre insidioso, ma volendolo usare lo riferirei più all'uso che ne facciamo, che al linguaggio stesso.
Ci viene naturale usare il linguaggio, senza fatica apparente, così che quando ponendovi attenzione lo studiamo ci sorprendiamo della sua complessità.
Il discrimine sta quindi non nella naturalità, ma nella coscienza che mettiamo in campo nell'usarlo, il cui punto di arrivo potremmo considerare in prima approssimazione la matematica, che però è solo un passaggio per giungere alla macchina che calcolando lo usa senza coscienza di farlo.
Macchina che non ha problemi di comprensione, perchè non capisce il mondo a tre dimensioni allo stesso modo che non comprende quello a quattro, portandoli tutti sullo stesso piano di ''comprensione'', cosa impossibile per noi.
In sostanza la difficoltà di comprensione è stata superata mettendo la comprensione da parte, come non necessaria, sia perchè noi vi possiamo rinunciare, comportandoci come calcolatori al servizio di un algoritmo, sia delegando il compito propriamente ad una macchina che lo esegue.
La macchina è pure esente da quell'abitudine alle cose che ce le fa apparire più o meno normali, ponendole anche qui sullo stesso piano.
La coscienza di quel che facciamo dunque non conta niente?
Senza la coscienza il passaggio da uomo, ad uomo calcolatore, a calcolatore, non sarebbe stato possibile, non quantomeno in così breve tempo.
La coscienza cioè non è un punto di arrivo, ma un strumento, in se neanche strettamente necessario, che accelera la creazione di certi processi automatici che anche ''naturalemente'' si creano.
Non c'è necessariamente bisogno di coscienza per adattarsi ad un mutamento ambientale, perchè è sufficiente dare tempo alle mutazioni di agire, sempre che i mutamenti non siano così repentini che quel tempo non ci sia.
Diversamente serve un azione cosciente, la quale velocizzando l'adattamento, consente anche di andarselo a cercare il mutamento, ciò che consente di andare a colonizzare ambienti a noi ostili.
Però non siamo solo noi a doverci adattare all'ambiente, ma anche l'ambiente a noi, e non avendo esso coscienza, bisogna lasciargli il tempo di farlo.
Questo è il nostro problema oggi, quello su cui porre maggior coscienza.
In ogni caso non c'è da temere che le macchine ci sostituiscono, perchè noi prima che di coscienza siamo fatti di automatismi, dei quali le macchine sono un evoluzione, anche se questo può non piacerci.

Una macchina comunque non è una cosa sostanzialmente diversa da una pelliccia, che indossi quando fa freddo, senza aspettare che ti cresca addosso.

Oltre alla capacità di colonizzare ambienti ostili, abbiamo acquisito la consapevolezza che nessun ambiente finora lo abbiamo colonizzato in modo completo, fermandoci solo alla terza dimensione.
Come è possibile questo?
Credo sia possibile perchè l'ambiente di dimensioni non ne ha, e le dimensioni che gli assegniamo siano solo un modo di viverlo.
Che lo si veda poi letteralmente in tutte le dimensioni possibili è solo un dettaglio, perchè la visione della realtà non è un fine , ma un mezzo.
Il fine resta inaccessibile, oppure è solo un refuso della coscienza.
Le complicazioni della coscienza non mancano di certo infatti, e la tentazione di tornare a rinchiudersi come tanti porcellini nei recinti della maga Circe è sempre presente.
Lo stesso uomo non può bagnarsi due volte nello stesso fiume.

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