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LOGOS - Argomenti => Tematiche Spirituali => Discussione aperta da: Aspirante Filosofo58 il 15 Marzo 2025, 09:12:03 AM

Titolo: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: Aspirante Filosofo58 il 15 Marzo 2025, 09:12:03 AM
Buongiorno, io ho sperimentato più volte lo stato di crisi interiori e ogni volta mi sono sentito come se rinascessi dalle mie ceneri. Ho trovato questo scritto che vorrei condividere con voi. il cambiamento passa attraverso la crisi ed è essenziale per il progresso.
🔸 Crisi: ostacolo o opportunità?
La crisi nasce dal confronto con il nuovo
e può portare dolore, incertezza e instabilità - o no.
Dipende tutto da come la vivi: con paura o con fiducia,
con tensione o con apertura.
🔸 Il dolore non è un nemico
È un segnale, uno strumento evolutivo che ti permette di affrontare le tue resistenze, riconoscere le tue ferite e riscoprire chi sei davvero.
Senza crisi non c'è crescita, perché il progresso avviene proprio attraverso le scelte
che fai nel mezzo della crisi.
🔸 Ciò che spaventa non è il dolore, ma la resistenza al cambiamento
La sofferenza nasce quando opponiamo resistenza a ciò che emerge in noi,
alle parti più oscure che temono il cambiamento
ma allo stesso tempo lo desiderano.
☀️ "Crisi" deriva dal greco krísis, che significa scelta, decisione.
Questo periodo ci invita a scegliere con consapevolezza,
invece di lasciarci travolgere dalla paura.
Specie nelle difficoltà, ricorda:
✨ Nulla è contro di te. Tutto è PER te.
✨ La crisi non è fuori, è dentro.
Accoglila come un'ostetrica che ti aiuta a rinascere,
non come un becchino che ti viene a seppellire.

Che cosa ne pensate? Vi è mai capitata una crisi interiore? 
Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: Koba il 15 Marzo 2025, 09:43:36 AM
Due presupposti sbagliati:
1. che ci sia da qualche parte un vero Io in attesa di essere scoperto e accolto;
2. che il dolore, l'impotenza, la sofferenza andrebbero presi come stimoli per crescere.
Da qui poi non è difficile arrivare a concetti idioti come "resilienza": ma noi non siamo cozze avvinghiate agli scogli.
Non siamo nemmeno dei materiali che devono mostrare di resistere a tutte le sollecitazioni.
In pratica, si tratta di un'ideologia che favorisce l'accettazione del reale anziché la lotta per un cambiamento sociale.
Una crisi interiore è piuttosto uno scossone a forme esistenziali che non riusciamo più a sopportare e che dobbiamo sostituire con altre, senza che si possa mai distinguere la maggiore o minore autenticità (o forse no, se pensiamo a come molti si sforzano di diventare delle macchiette sociali: umorismo costruttivo, pensieri edificanti, fiducia nelle proprie forze e in quelle dei colleghi, e via dicendo).
Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: Aspirante Filosofo58 il 15 Marzo 2025, 11:14:44 AM
Citazione di: Koba il 15 Marzo 2025, 09:43:36 AMDue presupposti sbagliati:
1. che ci sia da qualche parte un vero Io in attesa di essere scoperto e accolto;
2. che il dolore, l'impotenza, la sofferenza andrebbero presi come stimoli per crescere.
Da qui poi non è difficile arrivare a concetti idioti come "resilienza": ma noi non siamo cozze avvinghiate agli scogli.
Non siamo nemmeno dei materiali che devono mostrare di resistere a tutte le sollecitazioni.
In pratica, si tratta di un'ideologia che favorisce l'accettazione del reale anziché la lotta per un cambiamento sociale.
Una crisi interiore è piuttosto uno scossone a forme esistenziali che non riusciamo più a sopportare e che dobbiamo sostituire con altre, senza che si possa mai distinguere la maggiore o minore autenticità (o forse no, se pensiamo a come molti si sforzano di diventare delle macchiette sociali: umorismo costruttivo, pensieri edificanti, fiducia nelle proprie forze e in quelle dei colleghi, e via dicendo).
Perché sarebbero presupposti sbagliati? Se, per esempio, mettessimo in atto l'invito inciso sul Tempio di Delfi, dedicato ad Apollo, che se non ricordo male suona più o meno così: "Uomo, conosci te stesso e conoscerai l'Universo e gli Dei." ?
Se iniziassimo a cercare veramente dentro di noi quell'uomo che è lì in attesa di essere scoperto? Questo per il primo punto. Rispetto al secondo: perché il dolore, l'impotenza e la sofferenza non potrebbero essere presi come stimoli per crescere? E' vero non tutti gli esseri umani reagiscono nello stesso modo di fronte a dolore, impotenza e sofferenza: c'è chi si chiude in sé stesso, soffocando sotto il peso del dolore, e chi invece lo accetta e cerca di comprendere il dolore altrui. Poi mettiamoci anche le classiche sfumature di grigio, tra il bianco e il nero. Solamente accettando il proprio dolore, cercando di comprenderlo, si può veramente essere utili agli altri. Io ho attraversato molte crisi interiori e credo di essere maturato anche grazie ad esse. Per esempio: se io non avessi trascorso il periodo delle elementari in un istituto di riabilitazione motoria, la mia vita non sarebbe stata traumatizzata, ma  è stato proprio grazie a questi traumi che la mia vita si è arricchita dal punto di vista interiore.
Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: Alexander il 15 Marzo 2025, 12:06:20 PM
Il concetto di crisi sempre visto come qualcosa di positivo e che fa crescere è alquanto ingenuo e ideologico. Sono d'accordo con Koba che sono teorie di "psicanalismo consumistico" tendenti a farti vedere il reale come bello e desiderabile e perciò, visto che la felicità dipende solo da te, non serve cambiare la struttura sociale, che va bene come è. Mi ricordo di aver letto un articolo su un neurobiologo statunitense considerato un po' "eretico" che riportava questa sua domanda : "negli Usa c'è un problema enorme di abuso di psicofarmaci tra gli anziani. Si prescrive il farmaco, si invita a fare psicoterapia, ma non si agisce sulle causa: solitudine e difficoltà economiche. È più semplice prescrivere un farmaco che tentare di modificare la società ". Purtroppo non ricordo il nome.
Che una crisi sia sempre positiva è affermazione semplicistica. È positivo che ti muoia un figlio? Puoi scegliere di reagire in molti modi, ma anche di non avere la forza per farlo e così lasciarti morire lentamente.
Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: niko il 15 Marzo 2025, 13:17:31 PM
La sofferenza, soprattutto quella specificamente umana, e' la differenza, tra il desiderio e la realta', e quindi in linea di principio essa ha solo due grandi "antidoti", che poi a ben guardare sono lo stesso e fanno uno: davanti alla sofferenza, se non vuoi soffrire (e nessuno lo puo' volere o lo vuole), o fai la realta' uguale al desiderio o fai il desiderio uguale alla realta'. Togli di mezzo, quella certa fastidiosa differenza, tra desiderio e realta', che la sofferenza stessa e'. E intendo... a livello piu' o meno pratico, simbolico, allucinatorio, metafisico o reale. Se resti passivo, se la "accetti", se pensi che ci sia qualcosa sa "imparare", da essa, ti distrugge.

La (vera) crisi, e' il rivelarsi ossessivo dello stesso e del medesimo, insomma la fine dell'altro, la fine di un divenire (e non di un'essere...) che ci rivela, in forma di desiderio, la necessita' di un'altro altro.

Per inciso, proprio come il capitalismo, di cui si dice che "va in crisi", quando esso non riesce a rinnovarsi, a proseguire il suo solito andare ciclico.

Proprio perche' nessuno, tra gli uomini, sa nulla della morte (ne' tantomeno di cosa, eventualmente, ci sia "dopo"), la morte, per ognuno di tutti gli innumerevoli singoli uomini, quantomeno a livello dell'esperienza possibile e dicibile, e' la morte dell'altro, non la morte del (proprio) io o se'. L'evoluzione, proprio in quanto evoluzione, ovverosia piena accettazione, voluto esauriente ed esaustivo, dell'uomo, va' verso un tipo di uomo, e quindi verso un carattere, dell'uomo, per cui finalmente faccia, (realmente e non ipocritamente) problema il lutto, e non la morte. Perche' il lutto, e cioe' la morte, anche in senso lato, dell'altro, e non gia' quella dell'io o del se', e' quell'unica "parte" o "aspetto" della morte che, ipocrisie a parte, si offra alla nostra esperienza, conoscenza e ponderazione.

Accettare il carattere, dell'uomo, vuol dire accettarne i limiti.

La morte, diceva Epicuro, quando ci siamo noi non c'e', quando essa c'e', non ci siamo noi. Io, pero', con tutto il rispetto, ci aggiungo che altrettanto non si puo' dire del lutto. Anzi, il contrario. Si puo' dire del lutto.
Occupiamoci, dunque, di quello che (per noi) c'e', non di quello che (per noi) non c'e'. Se vogliamo evolvere. Senno', rimarremo sempre quello che siamo. Esseri pieni di speranze metafisiche. Che vogliono in qualche modo "salvarsi". E che non capiscono, di essere gia' salvi, ma di una salvezza che fa problema, perche' non ogni, forma di eternita', e' in assoluto buona o sopportabile.


Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: anthonyi il 15 Marzo 2025, 13:35:57 PM
Gli esseri umani hanno un bisogno fondamentale, quello che il loro agire sia più o meno accettato dagli altri. 
Questa accettazione viene espressa e percepita in molti modi, e se c'é crea gratificazione, se non c'é produce sofferenza e, a livelli estremi, produce quella che si definisce crisi interiore, crisi di valori, crisi di senso. 
Ho notato che in più post il concetto di crisi interiore é contrapposto a un approccio di conflittualità sociale ideologica. 
Non credo che le due cose siano sullo stesso piano, la crisi interiore può definire la crisi nei confronti di un modello di agire sociale, come quello borghese, o quello di conflittualità sociale.
La conflittualità sociale é invece un modello di agire sociale che per essere equilibrato deve riferirsi a un'accettazione ambientale. Al fatto che lo stesso modello é valorizzato anche dagli altri che ti sono attorno. 
Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: Phil il 15 Marzo 2025, 19:10:28 PM
Parlare di "crisi interiore" è sempre una questione delicata, soggettiva e difficilmente generalizzabile. Quantomeno è utile distinguere fra crisi che hanno origine soprattutto (non solo) esterna e quelle che hanno origine soprattutto (non solo) interna: è ovvio che tutte le crisi interiori hanno come "luogo critico" l'interiorità, tuttavia alcune vengono innescate da un evento esterno (un lutto, ad esempio, come accennato da niko), mentre altre si manifestano in assenza di rilevanti cambiamenti esterni, ma principalmente per la mutata attitudine o atteggiamento interno con cui si guarda e si vive la "solita realtà" (senso di alienazione, "claustrofobia esistenziale", ennui, desiderio di "sovversione" di cui parlava Koba altrove, etc.).
Solitamente l'esperienza di crisi interiore non credo sia in sé piacevole, mentre può essere piacevole guardare a posteriori come si è diventati dopo una crisi; chiaramente se invece la crisi segna l'individuo con tracce traumatiche indelebili o con danni psicologici (o peggio), se non c'è il "lieto fine" alla crisi, il dopo-crisi risulta solo un peggioramento esistenziale rispetto al pre-crisi.
Il modo in cui si affronta una crisi può fare la differenza (@koba non vedo dove sia l'idiozia della resilienza, se propriamente intesa), ma è anche vero che non tutte le crisi possono essere risolte con impegno e forza d'animo, alcune sono semplicemente troppo titaniche per il soggetto che si trova ad affrontale e che, di conseguenza, ne viene schiacciato (come capita quasi sempre a chi decide di piegare la realtà e/o il mondo alle proprie idee o utopie, e non viceversa). Ci sono soggetti che hanno un certo "involontario masochismo", per i quali l'essere in crisi è una condizione dissimulatamente desiderabile perché è sfidante, rende la vita un'impresa, scaccia la noia e l'ordinarietà (il loro uso del linguaggio è come sempre "sintomatico"); ci sono poi soggetti molto meno inquieti e "burrascosi" che invece vivono come crisi ogni fuori-programma che destabilizza la rassicurante routine esistenziale; e così via, si potrebbe parlare di altre soggettività che hanno un differente rapporto con la crisi interiore; non è un questione facile da generalizzare, essendo molto eterogenea la "natura" delle possibili crisi interiori (e in base a ciascuna "natura" si può cercare, se possibile, di tracciare una rotta per uscirne, ma non c'è di certo nessuna "mappa universale" e nessuna garanzia di uscirne "migliorati").
Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: Adalberto il 15 Marzo 2025, 21:50:33 PM
Un conto sono le teorie, le filosofie e i concetti astratti, un altro è vivere l'esperienza concreta della vita, che ci porta periodicamente a fare dei reset, a rielaborare e reinterpretare i fattori salienti della propria esistenza cercando di portarla su nuovi livelli, nuovi equilibri, che non sono solo intellettuali, emotivi o affettivi , ma che coinvolgono anche piani pratici, scelte concrete, svolte reali. È chiaro che necessitano sforzo, sudore e sofferenza,. Ma è anche vero che la rielaborazione interiore e la successiva  svolta pratica porta a superare pian piano problemi e sofferenza. Poi non sarà mai rose e fiori ma ci vedrà più attivamente presenti nella propria intimità e nei rapporti sociali, produttivi, affettivi in siamo inseriti
L'importante è non ritrovarsi poi con i medesimi problemi di prima ai quali si sono solo cambiate le denominazioni.
Pensare di Limitare la soluzione della crisi alla propria interiorità senza coinvolgere anche l'esteriorita' delle proprie relazioni è il campanello di allarme di una crisi potenzialmente irrisolta.
Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: Koba il 16 Marzo 2025, 09:16:10 AM
Citazione di: Phil il 15 Marzo 2025, 19:10:28 PM@koba non vedo dove sia l'idiozia della resilienza, se propriamente intesa
Con il concetto di resilienza – concetto tratto dalla scienza dei materiali – l'attenzione si sposta dalla situazione reale, che provoca sollecitazioni insopportabili, alla capacità del soggetto di essere lavorato senza spezzarsi.
Il fine ideologico è convincerci a considerare positivamente la disumanità delle sollecitazione in quanto occasione di un adattamento che nessuno avrebbe pensato possibile.
"Ah, non sono morto! E chi l'avrebbe mai detto. Ma ciò che non mi uccide mi rafforza!".
Spingere a pensare la crisi come un'occasione per mettersi alla prova. Come una sfida. Come un'occasione per diventare più forti.
Non è difficile cogliere la radice ideologica da cui prendono vita espressioni come "resilienza" o "essere imprenditori di se stessi", poi messi in circolazioni dai fedeli servitori della causa neoliberista.
Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: Aspirante Filosofo58 il 16 Marzo 2025, 11:28:02 AM
Citazione di: Adalberto il 15 Marzo 2025, 21:50:33 PMUn conto sono le teorie, le filosofie e i concetti astratti, un altro è vivere l'esperienza concreta della vita, che ci porta periodicamente a fare dei reset, a rielaborare e reinterpretare i fattori salienti della propria esistenza cercando di portarla su nuovi livelli, nuovi equilibri, che non sono solo intellettuali, emotivi o affettivi , ma che coinvolgono anche piani pratici, scelte concrete, svolte reali. È chiaro che necessitano sforzo, sudore e sofferenza,. Ma è anche vero che la rielaborazione interiore e la successiva  svolta pratica porta a superare pian piano problemi e sofferenza. Poi non sarà mai rose e fiori ma ci vedrà più attivamente presenti nella propria intimità e nei rapporti sociali, produttivi, affettivi in siamo inseriti
L'importante è non ritrovarsi poi con i medesimi problemi di prima ai quali si sono solo cambiate le denominazioni.
Pensare di Limitare la soluzione della crisi alla propria interiorità senza coinvolgere anche l'esteriorita' delle proprie relazioni è il campanello di allarme di una crisi potenzialmente irrisolta.
Infatti! Spesso mi capita di trovare soluzioni, ai problemi nei quali mi imbatto, che non sono in linea con le soluzioni proposte dalla scienza per quei problemi specifici. Anzi, a volte la mia esperienza mi suggerisce soluzioni diametralmente opposte a quelle della scienza.
Da sempre io metto al primo posto la mia esperienza personale, in tutti i campi.
Per quanto riguarda le crisi interiori: da quando avevo 6 anni (oggi ne ho 66) la mia vita è stata ed è una ricerca continua. Chi cerca, prima ancora di trovare (secondo la mia esperienza personale), deve necessariamente andare in crisi, perché non è detto che ciò che troverà sia in linea con le sue aspettative.  La crisi interiore è come uno specchio che ci fa confrontare con noi stessi, con le nostre abitudini, con le nostre idee, con la nostra famiglia, con la società che ci circonda.
Oltre alla paralisi cerebrale infantile, io ho fatto i conti con un ictus ischemico a 48 anni di età, e con una sorta di calvario, durato due anni, causato dalla lussazione della spalla sinistra, la necessità di installare una protesi, che tuttavia doveva attendere il tempo necessario al nervo ascellare, stiratomi da chi mi ha rimesso a posto la spalla (non ho la possibilità di dimostrarlo in alcuna sede di tribunale, però, se un attimo prima che mi rimettano a posto la spalla, sento un dolore insopportabile e subito dopo il dolore sparisce, facendomi quasi gioire perché da profano credevo che l'assenza di dolore fosse una logica conseguenza della sistemazione della spalla, cosa posso pensare?): il nervo ascellare stirato non trasmetteva più alcun dolore! Queste due esperienze, insieme a tante altre mi hanno mandato in crisi: da una parte il mio corpo che mi avvisava di fermarmi, di non abusarne ulteriormente (alla faccia della resilienza!), dall'altra la mancanza di quell'affetto da parte di amici e conoscenti che, per dirla col Manzoni, erano in altre faccende affaccendati e non avevano tempo nemmeno per una telefonata... tutto ciò mi ha fatto prendere in considerazione la possibilità di accettare la mia solitudine, di farne tesoro. Per me quei momenti di crisi interiore (compreso il fatto di sentirmi una persona di serie B, che non interessava ad alcuno) sono stati quasi una benedizione: l'ho capito dopo, ovviamente, dopo essere andato in crisi. Così la solitudine mi è servita per iniziare ad apprezzare la musica e la lettura a 360 gradi, giusto per fare un paio di esempi.
Ecco: voi non avete mai avuto crisi interiori? Se sì, come le avete superate?
Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: Phil il 16 Marzo 2025, 12:07:37 PM
Citazione di: Koba il 16 Marzo 2025, 09:16:10 AMIl fine ideologico è convincerci a considerare positivamente la disumanità delle sollecitazione in quanto occasione di un adattamento che nessuno avrebbe pensato possibile.
"Ah, non sono morto! E chi l'avrebbe mai detto. Ma ciò che non mi uccide mi rafforza!".
[...]
Non è difficile cogliere la radice ideologica da cui prendono vita espressioni come "resilienza" o "essere imprenditori di se stessi", poi messi in circolazioni dai fedeli servitori della causa neoliberista.
La resilienza, in psicologia (per questo ho precisato: «resilienza, propriamente intesa») non è banalmente la capacità di incassare i colpi della vita, di "essere tosti", non è sinonimo di «resistenza» e non ha a niente a che fare con ideologie neoliberiste e manipolazioni delle masse. La resilienza (v. qui), studiata a livello clinico (non stabilita a tavolino da "dottori della propaganda"), va di pari passo con la rielaborazione "positiva", ossia non dannosa per l'individuo, di vissuti potenzialmente nocivi.
In pratica significa, come ricorda l'articolo, che se cresco con genitori schizofrenici non divento a mia volta schizofrenico o non alimento altre turbe psichiche, ma reagisco (la resilienza è essenzialmente reazione, non capacità di subire senza "rompersi") strutturandomi in modo "sano e funzionale". Se non fossi stato sufficientemente resiliente, sarei rimasto traumatizzato o magari avrei "assorbito e riprodotto" atteggiamenti schizofrenici. Questa non mi sembra un'idiozia né una strategia neoliberista, ma una risorsa utile per affrontare crisi interiori. O preferiamo appiattire tutto a «sono in crisi, governo ladro!»?
Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: niko il 16 Marzo 2025, 14:16:16 PM

La resilienza, cari signori, ad oggi ci sta, e va di moda, perche' so' morti e sottoterra tutti quelli della generazione della resistenza. E di Stalingrado.

Insieme ai venti di guerra. Nucleare. Perche' dall'altra parte del mondo, so' morti pure tutti quelli testimoni di Hiroshima.

Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: Koba il 16 Marzo 2025, 17:46:33 PM
Citazione di: Phil il 16 Marzo 2025, 12:07:37 PMLa resilienza, in psicologia (per questo ho precisato: «resilienza, propriamente intesa») non è banalmente la capacità di incassare i colpi della vita, di "essere tosti", non è sinonimo di «resistenza» e non ha a niente a che fare con ideologie neoliberiste e manipolazioni delle masse. La resilienza (v. qui), studiata a livello clinico (non stabilita a tavolino da "dottori della propaganda"), va di pari passo con la rielaborazione "positiva", ossia non dannosa per l'individuo, di vissuti potenzialmente nocivi.
In pratica significa, come ricorda l'articolo, che se cresco con genitori schizofrenici non divento a mia volta schizofrenico o non alimento altre turbe psichiche, ma reagisco (la resilienza è essenzialmente reazione, non capacità di subire senza "rompersi") strutturandomi in modo "sano e funzionale". Se non fossi stato sufficientemente resiliente, sarei rimasto traumatizzato o magari avrei "assorbito e riprodotto" atteggiamenti schizofrenici. Questa non mi sembra un'idiozia né una strategia neoliberista, ma una risorsa utile per affrontare crisi interiori. O preferiamo appiattire tutto a «sono in crisi, governo ladro!»?
Il concetto di resilienza in psicologia clinica è praticamente assente.
Non è utilizzato da nessuno dei classici. Nei tanti testi universitari di psicologia in cui mi sono imbattuto nel corso dei miei studi giovanile, non l'ho mai incontrato.
Ha iniziato a diffondersi a partire dalla crisi economico-finanziaria del 2007.
Questo fatto deve essere tenuto presente, se non si vuole avere un approccio ingenuo al sapere.
Al di là dell'uso magari sofisticato e specialistico che ne può fare un determinato ricercatore, il concetto è stato utilizzato soprattutto sul tema della capacità di risposta psicologica a condizioni difficili ma in relazione ad un approccio particolare che si può esprimere come "accettazione positiva della sfida".
Ora, da qui a far prevalere una visione in cui le condizioni di grande stress vanno accettate perché potenzialmente stimolanti al superamento di sé, anziché fermarsi e riflettere sull'opportunità di ripensare alle cause di questo stress, il passo è breve, ed è quello che si è ampiamente verificato negli ultimi decenni.
Se ti ha gravemente turbato il fatto che io abbia utilizzato il termine "idiota" per descrivere il concetto di "resilienza", ritiro tutto e sostituisco con l'espressione "pericolosamente ambigua".
Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: Phil il 16 Marzo 2025, 18:07:48 PM
Citazione di: Koba il 16 Marzo 2025, 17:46:33 PMIl concetto di resilienza in psicologia clinica è praticamente assente.
Considerare idiota la resilienza, in quanto categoria di una certa analisi psicologica, più che conturbante mi sembrava una svalutazione gratuita del suo valore analitico. Sicuramente la sua volgarizzazione popolare, per cui è diventata sinonimo di "resistenza", di ottimismo, etc. non va confusa con l'ambito originario di appartenenza. A mio avviso, il "passo breve" che porta qualcuno ad affermare che «le condizioni di grande stress vanno accettate perché potenzialmente stimolanti al superamento di sé» in nome della resilienza, quasi fosse consigliato e auspicabile vivere situazioni strssogene, più che un "passo breve" mi sembra un passo falso (e che nulla ha a che fare con la resilienza, pur magari strumentalizzandone il nome).
Per approfondire, la prima fonte che ho trovato al volo è questa, dove puoi leggere «Tra questi studi quello più celebre e all'interno del quale fece per la prima volta la comparsa il termine resilienza fu quello di Werner e Smith (Werner & Smith, 1992)» (p. 18) e «Nell'ambito della psicologia e più propriamente della psicopatologia, la resilienza è considerata come la capacità di evolversi anche in presenza di fattori di rischio (Luthar & Ziegler, 1991; Rutter, 1979). La resilienza viene inoltre vista come una qualità genetica che però, nell'arco della vita può manifestarsi e essere sviluppata grazie all'interiorizzazione di legami significativi. Cyrulnik (Cyrulnik, 2001) definisce la resilienza come una trama dove il filo dello sviluppo si intreccia con quello affettivo e sociale. Anaut (Anaut, 2003) sostiene che essere resilienti non significa essere individui invulnerabili, inaccessibili alle emozioni, alla sofferenza» (p. 20). Sicuramente, se vuoi approfondire oltre, troverai altre fonti che ti confermeranno come la resilienza, in psicologia, non sia qualcosa di "pericolosamente ambiguo", come invece può essere l'uso che si fa della parola corrispondente.
Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: Koba il 16 Marzo 2025, 21:02:16 PM
Citazione di: Phil il 16 Marzo 2025, 18:07:48 PMConsiderare idiota la resilienza, in quanto categoria di una certa analisi psicologica, più che conturbante mi sembrava una svalutazione gratuita del suo valore analitico. Sicuramente la sua volgarizzazione popolare, per cui è diventata sinonimo di "resistenza", di ottimismo, etc. non va confusa con l'ambito originario di appartenenza. A mio avviso, il "passo breve" che porta qualcuno ad affermare che «le condizioni di grande stress vanno accettate perché potenzialmente stimolanti al superamento di sé» in nome della resilienza, quasi fosse consigliato e auspicabile vivere situazioni strssogene, più che un "passo breve" mi sembra un passo falso (e che nulla ha a che fare con la resilienza, pur magari strumentalizzandone il nome).
Per approfondire, la prima fonte che ho trovato al volo è questa, dove puoi leggere «Tra questi studi quello più celebre e all'interno del quale fece per la prima volta la comparsa il termine resilienza fu quello di Werner e Smith (Werner & Smith, 1992)» (p. 18) e «Nell'ambito della psicologia e più propriamente della psicopatologia, la resilienza è considerata come la capacità di evolversi anche in presenza di fattori di rischio (Luthar & Ziegler, 1991; Rutter, 1979). La resilienza viene inoltre vista come una qualità genetica che però, nell'arco della vita può manifestarsi e essere sviluppata grazie all'interiorizzazione di legami significativi. Cyrulnik (Cyrulnik, 2001) definisce la resilienza come una trama dove il filo dello sviluppo si intreccia con quello affettivo e sociale. Anaut (Anaut, 2003) sostiene che essere resilienti non significa essere individui invulnerabili, inaccessibili alle emozioni, alla sofferenza» (p. 20). Sicuramente, se vuoi approfondire oltre, troverai altre fonti che ti confermeranno come la resilienza, in psicologia, non sia qualcosa di "pericolosamente ambiguo", come invece può essere l'uso che si fa della parola corrispondente.
Ultimo intervento: la letteratura scientifica in ambito psicologico aumenta ogni anno di qualche migliaio di articoli.
È ovvio quindi che ci siano dei testi che trattano della resilienza.
Questo non toglie che sia un concetto irrilevante in psicologia.
Se non lo sai puoi facilmente documentarti magari non con autorevolissimi articoli da riviste online ma con i manuali su cui si preparano gli esami alla facoltà di psicologia.
Ma a parte questo, più in generale trovo abbastanza inutile la tua puntigliosità (penso ti chiamerò da adesso in poi chatgpPhil).
Un conto cioè è contestare la mia idea di una presenza ideologica nel concetto di resilienza, sostenendo magari che tale concetto è bellissimo e pregno di conseguenze filosofiche etc., altro invece è richiamare al rispetto dell'uso di tale concetto in qualche testo scientifico.
Tempo fa in altro topic riportavo le riflessioni del grande psicoanalista Elvio Fachinelli sui meccanismi di difesa: sintomo, secondo lui, di una visione fortificata dell'Io.
E anche lì a sentirmi richiamare al detto esplicito dell'ortodossia freudiana.
Capisci? Essere liberi, avere uno sguardo d'insieme, andare oltre all'esplicito contenuto per coglierne le forze sottostanti.
Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: Jacopus il 16 Marzo 2025, 21:43:51 PM
"Resilienza" è in effetti un termine abusato, che ha perso gran parte del suo peso ermeneutico (scusate il parolone) perchè è stato inflazionato. Non si trova nei testi didattici con molta o nessuna frequenza perchè è collegato agli studi sul trauma, che hanno avuto un grande sviluppo negli ultimi 20 anni (Cyrulnik è uno degli autori più citati in questo ambito). Oltre ad essere un termine abusato può essere anche un termine manipolatorio, come dire che se si è "resilienti" si può affrontare qualsiasi avversità e se non sei resiliente è "colpa tua", (un pò come essere povero, ma a livello mentale). Rispetto alle dichiarazioni di Koba non capisco perchè l'assenza dai testi universitari sia concepita come prova a disfavore, mentre la citazione di altri testi (quelli citati da Phil) dove si parla di "resilienza" non sia concepita come prova a favore, proponendo un generico appello alla libertà e alla libera esposizione delle proprie idee. Per carità si può fare anche questo, ed effettivamente può essere un bell'esercizio di libertà, ma, mutatis mutandis, siamo sempre nani sulle spalle di giganti, e di questi tempi dove sono di più i nani che si atteggiano a giganti, preferisco chi fa qualche riferimento a studiosi che hanno maneggiato la materia per decenni, a chi pensa di essere libero di raccontare baggianate.
In secondo luogo però, penso che se a livello epigenetico possiamo ereditare particolari predisposizioni a manifestare ansia, paura, o impulsività, allo stesso modo credo che sia possibile ereditare anche una più raffinata capacità di resistere alle avversità della vita. Anche se il miglior antidoto alle avversità è quella che Winnicott definiva la "pentola d'oro" delle cure genitoriali. Gran parte della nostra resilienza nasce da lì. Chi ha avuto la fortuna di avere genitori amorevoli e comprensivi, presenti e protettivi, avrà sempre una riserva di senso da adoperare nei momenti difficili della vita. Mi scuso anticipatamente con Koba per aver citato Winnicott, invece di far parlare liberamente il mio cervello.
Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: Phil il 16 Marzo 2025, 22:22:49 PM
Citazione di: Koba il 16 Marzo 2025, 21:02:16 PMQuesto non toglie che sia un concetto irrilevante in psicologia.
Se non lo sai puoi facilmente documentarti magari non con autorevolissimi articoli da riviste online ma con i manuali su cui si preparano gli esami alla facoltà di psicologia.
L'ultima fonte che ho citato è una tesi di dottorato dell'Univesità di Milano; magari non un testo che farà storia, ma non proprio una fonte trascurabile o un semplice esame di psicologia, soprattutto se il tutor della dottoranda è un docente ordinario di psicologia (v. qui) che "ci mette la faccia".
Citazione di: Koba il 16 Marzo 2025, 21:02:16 PMUn conto cioè è contestare la mia idea di una presenza ideologica nel concetto di resilienza, sostenendo magari che tale concetto è bellissimo e pregno di conseguenze filosofiche etc., altro invece è richiamare al rispetto dell'uso di tale concetto in qualche testo scientifico.
Se prima non chiariamo cosa sia la resilienza, o meglio, di quale resilienza parliamo (quella in ambito psicologico o quella popolarmente intesa?), non credo abbia senso né vederci legami con le ideologie neoliberiste, né conseguenze per il tema del topic, ossia le crisi interiori. Non trovi?
Citazione di: Koba il 16 Marzo 2025, 21:02:16 PMTempo fa in altro topic riportavo le riflessioni del grande psicoanalista Elvio Fachinelli sui meccanismi di difesa: sintomo, secondo lui, di una visione fortificata dell'Io.
E anche lì a sentirmi richiamare al detto esplicito dell'ortodossia freudiana.
Non ricordo quel topic e sicuramente non sono intervenuto su tematiche strettamente psicologiche perché non sono affatto uno specialista in materia (sebbene sulla resilienza mi so quantomeno orientare un po'); probabilmente è stato qualcuno più competente di me a correggerti (e, a quanto pare, a darti l'opportunità di essere resiliente... se mi passi la battutaccia).
Citazione di: Koba il 16 Marzo 2025, 21:02:16 PMCapisci? Essere liberi, avere uno sguardo d'insieme, andare oltre all'esplicito contenuto per coglierne le forze sottostanti.
Se lo "sguardo di insieme" è soprattutto approssimazione, secondo cui non si distingue una tesi di dottorato da una rivista online, o secondo cui «Il concetto di resilienza in psicologia clinica è praticamente assente» (per questo ho citato una fonte ricca di nomi), o secondo cui la resilienza «Ha iniziato a diffondersi a partire dalla crisi economico-finanziaria del 2007» (per questo ho citato una fonte con date, ben precedenti al 2007), allora più che "cogliere le forze sottostanti" ho il sospetto che si finisca solo con fare affermazioni a spanne (come quella infelice da cui è partito questo nostro discorso).
Comunque grazie, perché la tua "espressione colorita" mi ha spinto a ripassare cosa fosse la resilienza.
Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: Aspirante Filosofo58 il 17 Marzo 2025, 06:50:07 AM
Scusate, ma vorrei riportarvi sull'argomento: la (o le) crisi interiore (i). Non so quanti di voi ne abbiano mai avute! Ultimamente io ne ho almeno una al mese, per i più disparati motivi. D'altronde quando a 66 anni si hanno sulle spalle: otto interventi chirurgici, sei "gite" al pronto soccorso, un numero imprecisato di cadute meno gravi, otto mesi di mobbing (come ritorsione, perché non volevo essere trasferito a 20 km di distanza e per aver fatto causa all'azienda, in attesa di trovare un accordo per la mia buonuscita), ecc...ecc... gli argomenti per andare in crisi sono diversi. Ho dei vaghi ricordi di quel tale Ildebrando da Soana, alias l'Innominato, dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni, studiati a scuola fino al 1975, ma credo di essere a quel punto di crisi interiore ormai. 
Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: Koba il 17 Marzo 2025, 11:28:50 AM
Citazione di: Jacopus il 16 Marzo 2025, 21:43:51 PM"Resilienza" è in effetti un termine abusato, che ha perso gran parte del suo peso ermeneutico (scusate il parolone) perchè è stato inflazionato. Non si trova nei testi didattici con molta o nessuna frequenza perchè è collegato agli studi sul trauma, che hanno avuto un grande sviluppo negli ultimi 20 anni (Cyrulnik è uno degli autori più citati in questo ambito). Oltre ad essere un termine abusato può essere anche un termine manipolatorio, come dire che se si è "resilienti" si può affrontare qualsiasi avversità e se non sei resiliente è "colpa tua", (un pò come essere povero, ma a livello mentale). Rispetto alle dichiarazioni di Koba non capisco perchè l'assenza dai testi universitari sia concepita come prova a disfavore, mentre la citazione di altri testi (quelli citati da Phil) dove si parla di "resilienza" non sia concepita come prova a favore, proponendo un generico appello alla libertà e alla libera esposizione delle proprie idee. Per carità si può fare anche questo, ed effettivamente può essere un bell'esercizio di libertà, ma, mutatis mutandis, siamo sempre nani sulle spalle di giganti, e di questi tempi dove sono di più i nani che si atteggiano a giganti, preferisco chi fa qualche riferimento a studiosi che hanno maneggiato la materia per decenni, a chi pensa di essere libero di raccontare baggianate.
In secondo luogo però, penso che se a livello epigenetico possiamo ereditare particolari predisposizioni a manifestare ansia, paura, o impulsività, allo stesso modo credo che sia possibile ereditare anche una più raffinata capacità di resistere alle avversità della vita. Anche se il miglior antidoto alle avversità è quella che Winnicott definiva la "pentola d'oro" delle cure genitoriali. Gran parte della nostra resilienza nasce da lì. Chi ha avuto la fortuna di avere genitori amorevoli e comprensivi, presenti e protettivi, avrà sempre una riserva di senso da adoperare nei momenti difficili della vita. Mi scuso anticipatamente con Koba per aver citato Winnicott, invece di far parlare liberamente il mio cervello.
Chiedi scusa per l'uso dell'espressione "peso ermeneutico"?
Ma guarda che non stai mica parlando con tua suocera, stai scrivendo in un forum filosofico, quindi che cosa ci sarebbe di strano nell'usare un termine del genere?
Poi dici di non comprendere perché l'assenza del termine "resilienza" nei testi universitari sarebbe a sfavore del suo concetto etc. Credevo fosse chiaro:
la presenza irrilevante del concetto nella tradizione scientifica della psicologia indica in modo sintomatico che il maggiore uso che se ne sta facendo negli ultimi anni può avere ragioni che non sono solo di natura epistemologica bensì anche ideologica.
Questa la mia tesi, semplicissima come si vede, la cui obiezione più intelligente è stata propormi una lista di pubblicazioni specialistiche – il che finisce in realtà per rafforzare la mia tesi.

Concludi poi con una battutina straordinariamente ironica chiedendomi scusa perché hai citato Winnicott, invece di far parlare liberamente il tuo cervello: anziché risponderti che non mi aspettavo niente di diverso, ti invito a fare questo esperimento: leggiti qualche tuo post del 2016-2017 e poi confrontali con quelli più recenti. Noterai una notevole differenza in complessità e stile, con i tuoi primi interventi che sembrano essere stati scritti da un'altra persona tanto sono più profondi e creativi.
Te lo dico unicamente affinché tu possa prendere le contromisure del caso.

Ps: Ho avuto pochi giorni fa una conversazione molto interessante con chatGPT.
Tema: il confronto dello stile letterario tra M. Lowry, Kerouac e Ballard. Alla fine ci siamo trovati d'accordo sui grandi limiti di stile di Kerouac e sulla superiorità di Lowry.
Domanda: se i livelli della AI sono ormai così sofisticati perché si dovrebbe preferire ad essa conversare con esseri umani su un forum digitale?
Infatti ormai una AI come chatGPT è perfettamente in grado di dirmi quello che mi ha detto Phil sulla resilienza. Avrebbe anche lei preso alla lettera la mia esagerazione sull'idiozia del concetto di resilienza e mi avrebbe corretto e poi mi avrebbe fatto una lista dei testi di psicologia che trattano del tema.
Quindi? Che cosa cerchiamo qua? Che cosa pretendiamo da un utente umano?
Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: baylham il 17 Marzo 2025, 11:54:26 AM
Non condivido affatto gli argomenti a favore della crisi dello scritto iniziale riportato da Aspirante Filosofo58. Sono molto distante dal volontarismo, soprattutto da quello ottimistico che contraddistingue quello scritto,  simile a tantissimi altri negli ambiti psicologici, economici, etici e filosofici.

Riconosco invece la grandissima capacità di adattamento, non di resilienza, dell'uomo alle situazioni più diverse e impreviste, d'altronde nella maggior parte dei casi non ci sono molte alternative.


Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: InVerno il 17 Marzo 2025, 12:02:05 PM
Se non ricordo male la prima volta che mi sono imbattuto nel concetto di resilienza era con Kierkegaard, che fosse una traduzione moderna non so, ma l'idea che sia sbucato nel 2008 mi pare abbastanza infondata, che venga usato o meno nei manuali di psicologia ha una valenza ristretta. C'è una dimensione politica, di chi tende ad affibbiare le colpe al singolo e chi alla società, c'è una tensione tra queste due posizioni che devono temperarsi a vicenda, ma non è la dimensione del problema psicologico. Parlando con le persone mi rendo conto che la tendenza è quella di esternalizzare la ricerca del benessere interiore, vedo di buon occhio qualche voce che riporta il fulcro sulla persona che esperisce, perchè a certi pare proprio essere una possibilità che non balena in mente finchè non incontrano qualche guru indiano a cui lasciare lo stipendio. Con metà dei miei amici in cura da qualche psicologo o sotto pastiglie dico con fermezza che la persone attualmente non sono per niente resilienti, sempre alla ricerca di qualche soluzione esterna che li aiuti, che sia il telefono nuovo o lo psicologo, è sempre cercare fuori e mai dentro, e lì fuori c'è poco o niente che aiuti davvero. Poi quale sia il confine tra dentro e fuori in certi ambienti, come la famiglia o dove\come si vive, è tutto un altro paio di maniche che va affrontato a livello individuale, secondo me, c'è chi interiorizza molte esternalità e chi no.
Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: Alexander il 17 Marzo 2025, 14:26:01 PM
Aspirante filosofo parla di crisi interiore, poi fa un elenco di dolori e sofferenze patite e superate che non sono crisi interiori (stravolgimenti dell'animo), ma piuttosto prove che possono rafforzare, indebolire o non avere conseguenze sull'interiorita'. La crisi interiore è più simile all' impasse davanti adun bivio. La strada vecchia è consunta e ne cerchiamo una nuova. Non è però un cambiare il negozio dove di solito acquistavamo l'abito esteriore. Non è fare del "consumismo d'esperienza" di cui parla anche Inverno. È veramente un cambiamento di prospettiva esistenziale. Cambiamento determinato anche dalle esperienze che si vivono, ma più in profondità dalla stanchezza del vivere, che accusiamo della nostra insoddisfazione e infelicità.
Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: Phil il 17 Marzo 2025, 23:52:49 PM
Citazione di: Koba il 17 Marzo 2025, 11:28:50 AMDomanda: se i livelli della AI sono ormai così sofisticati perché si dovrebbe preferire ad essa conversare con esseri umani su un forum digitale?
Infatti ormai una AI come chatGPT è perfettamente in grado di dirmi quello che mi ha detto Phil sulla resilienza. Avrebbe anche lei preso alla lettera la mia esagerazione sull'idiozia del concetto di resilienza e mi avrebbe corretto e poi mi avrebbe fatto una lista dei testi di psicologia che trattano del tema.
Quindi? Che cosa cerchiamo qua? Che cosa pretendiamo da un utente umano?
Raccolgo questo spunto, a mio avviso interessante: dal mio interlocutore umano ideale (che in quanto tale non esiste) mi aspetterei che risponda "meglio" di ChatGPT, non solo diversamente. Ovvero: se ChatGPT è rigoroso nell'uso dei termini, attento alla filologia, razionale e non polemico nell'esporre, etc. un interlocutore per me ideale (v. sopra) dovrebbe aggiungere a ciò un plusvalore esegetico, ermeneutico, etc. che ChatGPT non è solitamente in grado di dare.
Se invece un utente mi facesse notare delle gaffe che persino ChatGPT segnalerebbe, mi chiederei che tipo di interlocutore sono io, umanamente, per gli altri interlocutori; quanta "cura dell'altro" metto nella mia comunicazione? Quale "etica del discorso" pratico? Forse sono domande filosofiche di autocomprensione a cui anche ChatGPT saprebbe rispondere; il punto è che ChatGPT non risponderebbe parlando di se stessa.
Se la cifra distintiva di un interlocutore umano è che, a differenza di ChatGPT, non riesce a scrivere "Mi scuso per il fraintendimento precedente", "Hai ragione, la mia risposta precedente è errata" (credo chiunque usi i chatbot troverà familiari queste espressioni) o che l'umano può anche non essere preciso e avveduto nei giudizi che esprime (perché "in fondo, le informazioni precise le dice già ChatGPT, noi facciamo altro"), mi viene da chiedere quanto siano davvero "filosofiche" tali conversazioni umane, che fanno del rigore e dell'attenzione ai contesti una pedanteria da chatbot (d'altronde il progetto neopositivista è fallito da un pezzo, no?), se non qualcosa proprio da evitare "perché altrimenti è meglio parlare con ChatGPT" (non mi riferisco strettamente a quanto detto da Koba, l'ho usato solo come spunto).
In fondo è la solita vecchia storia dell'ideologia (in questo Koba ha secondo me ragione), travestita da riflessione filosofica per farsi prendere più sul serio, ma essenzialmente allergica a critiche, correzioni e fact-checking che non depongano a proprio favore. Quindi rivendichiamo la nostra capacità ermeneutica rispetto ai chatbot, ma che non ci si faccia notare che anche l'ermeneutica ha un minimo di epistemologia al suo interno, di "cura per le fonti" e metodo.
Riconosceremo dunque l'interlocutore umano perché è (anche qui non parlo di Koba) ideologizzato, non ammette i propri passi falsi, usa bias di conferma, etc.? Secondo me, sì, e come a suo tempo osservò niko (che ChatGPT mi corregga pure se sbaglio) questo è un buon "test di Turing inverso" (espressione mia che sintetizza il possibile spunto di niko); ossia: per riconoscere se dietro le sembianze di un chatbot c'è un umano, basta controllare se può essere provocato emotivamente su alcuni temi (ad esempio può diventare permaloso se si parla male della resilienza), può contraddirsi sul piano metodologico, può lamentarsi delle correzioni nozionistiche, si inalbera se si parla di politica o calcio e si scredita la sua fazione, etc.
Cosa c'entra questo con le crisi interiori? Direi che una delle crisi interiori dell'uomo contemporaneo è proprio quella del rapporto con l'intelligenza artificiale; ne sono sintomi i vari timori apocalittici (ricorrenti ogni volta che la tecnologia ha fatto un guizzo importante), la suddetta esigenza di distinguersi dai chatbot a qualunque costo (anche a costo di fare un passo indietro sul piano di "epistemologia del discorso", l'importante è non essere "come loro"), la compromissione della dimensione estetica (si pensi all'IA generativa), il sentirsi personalmente inadeguati o minacciati dal suo utilizzo, etc. Ma forse siamo comunque border-topic; che i moderatori facciano pure il loro dovere, prima che un'IA pedante e ottusa li sostituisca.
Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: Alexander il 18 Marzo 2025, 10:36:36 AM
Citazione di: Phil il 17 Marzo 2025, 23:52:49 PMRaccolgo questo spunto, a mio avviso interessante: dal mio interlocutore umano ideale (che in quanto tale non esiste) mi aspetterei che risponda "meglio" di ChatGPT, non solo diversamente. Ovvero: se ChatGPT è rigoroso nell'uso dei termini, attento alla filologia, razionale e non polemico nell'esporre, etc. un interlocutore per me ideale (v. sopra) dovrebbe aggiungere a ciò un plusvalore esegetico, ermeneutico, etc. che ChatGPT non è solitamente in grado di dare.
Se invece un utente mi facesse notare delle gaffe che persino ChatGPT segnalerebbe, mi chiederei che tipo di interlocutore sono io, umanamente, per gli altri interlocutori; quanta "cura dell'altro" metto nella mia comunicazione? Quale "etica del discorso" pratico? Forse sono domande filosofiche di autocomprensione a cui anche ChatGPT saprebbe rispondere; il punto è che ChatGPT non risponderebbe parlando di se stessa.
Se la cifra distintiva di un interlocutore umano è che, a differenza di ChatGPT, non riesce a scrivere "Mi scuso per il fraintendimento precedente", "Hai ragione, la mia risposta precedente è errata" (credo chiunque usi i chatbot troverà familiari queste espressioni) o che l'umano può anche non essere preciso e avveduto nei giudizi che esprime (perché "in fondo, le informazioni precise le dice già ChatGPT, noi facciamo altro"), mi viene da chiedere quanto siano davvero "filosofiche" tali conversazioni umane, che fanno del rigore e dell'attenzione ai contesti una pedanteria da chatbot (d'altronde il progetto neopositivista è fallito da un pezzo, no?), se non qualcosa proprio da evitare "perché altrimenti è meglio parlare con ChatGPT" (non mi riferisco strettamente a quanto detto da Koba, l'ho usato solo come spunto).
In fondo è la solita vecchia storia dell'ideologia (in questo Koba ha secondo me ragione), travestita da riflessione filosofica per farsi prendere più sul serio, ma essenzialmente allergica a critiche, correzioni e fact-checking che non depongano a proprio favore. Quindi rivendichiamo la nostra capacità ermeneutica rispetto ai chatbot, ma che non ci si faccia notare che anche l'ermeneutica ha un minimo di epistemologia al suo interno, di "cura per le fonti" e metodo.
Riconosceremo dunque l'interlocutore umano perché è (anche qui non parlo di Koba) ideologizzato, non ammette i propri passi falsi, usa bias di conferma, etc.? Secondo me, sì, e come a suo tempo osservò niko (che ChatGPT mi corregga pure se sbaglio) questo è un buon "test di Turing inverso" (espressione mia che sintetizza il possibile spunto di niko); ossia: per riconoscere se dietro le sembianze di un chatbot c'è un umano, basta controllare se può essere provocato emotivamente su alcuni temi (ad esempio può diventare permaloso se si parla male della resilienza), può contraddirsi sul piano metodologico, può lamentarsi delle correzioni nozionistiche, si inalbera se si parla di politica o calcio e si scredita la sua fazione, etc.
Cosa c'entra questo con le crisi interiori? Direi che una delle crisi interiori dell'uomo contemporaneo è proprio quella del rapporto con l'intelligenza artificiale; ne sono sintomi i vari timori apocalittici (ricorrenti ogni volta che la tecnologia ha fatto un guizzo importante), la suddetta esigenza di distinguersi dai chatbot a qualunque costo (anche a costo di fare un passo indietro sul piano di "epistemologia del discorso", l'importante è non essere "come loro"), la compromissione della dimensione estetica (si pensi all'IA generativa), il sentirsi personalmente inadeguati o minacciati dal suo utilizzo, etc. Ma forse siamo comunque border-topic; che i moderatori facciano pure il loro dovere, prima che un'IA pedante e ottusa li sostituisca.
Proprio perché non siamo una chatbot dovremmo anche capire che non è molto simpatico rimarcare troppo gli eventuali errori dell' interlocutore. È uno dei sistemi più sicuri per attirarsi delle antipatie. Si rischia di fare la figura del primo della classe; notoriamente amato da tutti.🤭 . Poco giova infiocchettare il tutto con un approccio che vorrebbe sembrare umile. Con questo non voglio dire che non si debba controbattere una tesi che si ritiene in errore, o con qualche errore interno. È preferibile però un approccio poco puntiglioso, sufficiente per instillare qualche dubbio all'interlocutore. Spetterà a questi poi andare a verificare. E, se è persona intelligente i, non mancherà certo di farlo. Le chatbot non hanno amor proprio, noi umani sì. È cosa da considerare. 
Titolo: Re: Che cos'è la crisi interiore secondo voi?
Inserito da: Phil il 19 Marzo 2025, 10:33:13 AM
Citazione di: Alexander il 18 Marzo 2025, 10:36:36 AMPoco giova infiocchettare il tutto con un approccio che vorrebbe sembrare umile.
I chatbot si addestrano con le conversazioni e, anche se suonerà retorica, anch'io cerco di "portarmi a casa" qualcosa di utile dalle conversazioni. Da quella avuta con Koba ho ottenuto il ripasso del concetto di resilienza che, almeno per un po' di tempo, mi dovrebbe servire (come "anticorpo") a non avere troppi dubbi se mi imbatto in affermazioni tranchant su di essa (quella di Koba, non essendo io troppo esperto di psicologia, mi aveva fatto dubitare di ricordami bene cosa fossa la resilienza, facendomi anche sospettare che forse, a suo tempo, mi era stata presentata in modo troppo aulico; ripassare qualche fonte è stato come fare un "richiamo vaccinale", evidentemente necessario dato il mio dubitare; ringraziare Koba è stata questione di suddetta "etica del discorso", poiché oltra a parlarne, ne ho anche una che pratico).
Mi "porto a casa" anche lo spunto sul rapporto fra resilienza ("popolarmente" intesa) e ideologie economico-politiche, spunto discutibile (in mancanza di argomentazioni migliori), ma che posso comunque tener presente la prossima volta che qualcuno innesterà la resilienza in contesti sociali esterni alla psicologia (ricordandomi che, una volta, in un forum, già qualcuno l'accostò al neoliberismo e va quindi tenuto presente che è un concetto "evaso" dall'ambito strettamente psicologico in cui personalmente l'avevo conosciuto e a cui, per mia ignoranza, lo credevo confinato).
Citazione di: Alexander il 18 Marzo 2025, 10:36:36 AMLe chatbot non hanno amor proprio, noi umani sì. È cosa da considerare.
Saggia osservazione; l'umiltà non va di moda, ma tant'è.