Contraddizioni apparenti, ma l'esistenza cristiana non è un regno diviso.

Aperto da PhyroSphera, 25 Maggio 2025, 10:18:47 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

PhyroSphera

Il grande filosofo Nicola Abbagnano, iniziatore dell'esistenzialismo positivo, diceva nel suo insegnamento che l'esistenza è contraddizione.
Questo significa che ciascun esistere filosofico, di opere, operati, lavori, semplici iniziative, discorsi o solo dichiarazioni, che sia compiutamente un intero esistere presenta linguisticamente degli scarti semantici, pragmaticamente delle affermazioni in opposizione; insomma la sua comunicazione intesa nel suo complesso risulta in alcunché contraddittoria.
Ma cos'è una contraddizione? Il noto (aristotelico) "Principio di non contraddizione" è per sua stessa definizione una regola che riguarda il nomos. Ciò significa che l'esistenza umana resta logicamente (ovvero quanto a logos) sensata.

Vi sono molte apparenze che ingannano.
Può accadere che dati della scienza siano, quanto ad espressioni, in contraddizione reciproca senza essere scorretti. Non è impossibile che due differenti realizzazioni tecniche servano a identico scopo tecnologico con metodi contrari. Lo stesso mondo religioso è coinvolto, partecipe delle contraddizioni dell'esistenza. Faccio un esempio:
"Extra ecclesiam nulla salus" è proposizione notissima ma che ha dato luogo a non poche illusioni. A confliggervi apparentemente è la realtà definita da P. Tillich principio protestante. Nel primo caso sorta di abbraccio materno da cui far discendere tutto ciò che di positivo, universale cioè cattolico, e comune può essere affermato; nel secondo caso una testimonianza evangelica, direttamente a favore di Dio e di coloro che lo accolgono ma con affermazioni non conformi, a volte difformi, che appunto attestano l'alterità di Dio e l'irrompere di essa nella storia. Per quanto detta proposizione sia variamente interpretabile, nel senso di: non bisogna restare senza fare chiesa, non bisogna cercare la salvezza fuori dalla chiesa o senza la chiesa, e per quanto ciò sia relativizzabile non essendo il cristianesimo riducibile a quello ecclesiastico... resta che magistero cattolico e ministero evangelico configurano una opposizione irriducibile. A prescindere dalle contingenze della storia, cioè una Riforma nata da una impresa drammatica e controversa (quella segnata dall'attività di Lutero, Zwingli, Calvino...), tale irriducibilità non è segno di un destino cristiano illogico. I litigi tra Lutero, i luterani e i Papi sarebbero potuti anche non accadere e nondimeno la Riforma concretizzarsi, il contrasto fra la cittadinanza di Zurigo ed il Papato neanche era fatale, come pure i conflitti tra calvinisti e popolo cattolico. Si sa del Processo contro Lutero (costretto finanche a un nascondiglio di fortuna), della Strage degli Ugonotti e dello scoppio della Guerra dei Trent'anni; ma tutto questo è contingenza storica che non definisce la peculiarità dell'evento cristiano. Questo presenta delle differenze ma non è in sé diviso. Il cristianesimo ha rappresentato effettivamente qualcosa di positivo e favorevole, per cui il verbo biblico:

"Ogni regno diviso contro se stesso va in rovina, e casa crolla su casa." (Lc 11, 17)

non ne dimostra inconsistenza. Dalla cristianità è venuto un progresso non una rovina (non bisogna confondere la crisi dei paganesimi antichi e le difficoltà medioevali con ciò che ne attraversava; bisogna distinguere le superstizioni dalle credenze religiose). A taluni parrebbe che la religione, non possedendo proprie ragioni, funzioni solo per un caso e che le sue contraddizioni siano anche conflitti interni; ma sopra ogni religione c'è una spiritualità, con un intero patrimonio non privo di razionalità oltre che pieno di libertà emotiva.


MAURO PASTORE

PhyroSphera

Ho riveduto e corretto il testo, auguro buona lettura e che ci sia una proficua discussione.

MAURO PASTORE

Discussioni simili (5)