E' un argomento che non riesco a comprendere: c'è qualcuno che può suggerire una risposta?
Viene definito come uno stato di isolamento e di evasione totale dalla realtà circostante che viene ricercato per raggiungere una beatitudine interiore; è da considerare come un estraniarsi egoisticamente dalle problematiche della società o può contribuire a risolverle ?
Citazione di: Mariano il 05 Gennaio 2017, 21:58:31 PM
E' un argomento che non riesco a comprendere: c'è qualcuno che può suggerire una risposta?
Viene definito come uno stato di isolamento e di evasione totale dalla realtà circostante che viene ricercato per raggiungere una beatitudine interiore; è da considerare come un estraniarsi egoisticamente dalle problematiche della società o può contribuire a risolverle ?
Chi è santo va in estasi in alcuni momenti, santificati e, se veramente vuoi la risposta, l'avrai.
Mariano ha scritto:
Citazioneè da considerare come un estraniarsi egoisticamente dalle problematiche della società o può contribuire a risolverle ?
Nell'estasi non c'è isolamento egoistico dai problemi sociali, né l'estatico può contribuire a risolverli. E' un evento breve. Nel nostro tempo non ci sono profeti come quelli biblici. Nell'Antico Testamento vengono citate le estasi di alcuni profeti mentre ascoltavano la Parola di Dio, i suoi ordini e i suoi avvertimenti, scrivevano ciò che Dio dettava, come accadde al profeta Daniele: "Ora tu, Daniele, chiudi queste parole e sigilla questo libro, fino al tempo della fine" (Dn 12,4). Nel Nuovo Testamento il termine estasi è citato varie volte, per esempio nel Vangelo di Luca: "Tutti rimasero estasiati e levavano lode a Dio; pieni di timore dicevano; 'Oggi abbiamo visto cose prodigiose" (Lc 5, 26).Secondo te, Mariano, l'estasi oltreché religiosa può essere anche erotica ? Se si come si esplica ? Nella sua autobiografia santa Teresa d'Avila scrisse fra l'altro: "
Un giorno mi apparve un angelo bello oltre ogni misura. Vidi nella sua mano una lunga lancia alla cui estremità sembrava esserci una punta di fuoco. Questa parve colpirmi più volte nel cuore, tanto da penetrare dentro di me. II dolore era così reale che gemetti più volte ad alta voce, però era tanto dolce che non potevo desiderare di esserne liberata. Nessuna gioia terrena può dare un simile appagamento. Quando l'angelo estrasse la sua lancia, rimasi con un grande amore per Dio" (XXIX; 13). Il racconto teresiano (e di altri mistici) della sua transverberazione è stato interpretato da alcuni psicoanalisti in termini di pulsione erotica che si esprime sublimandosi nel deliquio spirituale. L'estasi la può raggiungere anche l'artista nell'atto creativo ? O la può soltanto rappresentare, come fece Gian Lorenzo Bernini nel gruppo scultoreo dedicato all'estasi di Santa Teresa ?
Citazione di: altamarea il 07 Gennaio 2017, 22:46:34 PM
Mariano ha scritto:
Citazioneè da considerare come un estraniarsi egoisticamente dalle problematiche della società o può contribuire a risolverle ?
Nell'estasi non c'è isolamento egoistico dai problemi sociali, né l'estatico può contribuire a risolverli. E' un evento breve. Nel nostro tempo non ci sono profeti come quelli biblici. Nell'Antico Testamento vengono citate le estasi di alcuni profeti mentre ascoltavano la Parola di Dio, i suoi ordini e i suoi avvertimenti, scrivevano ciò che Dio dettava, come accadde al profeta Daniele: "Ora tu, Daniele, chiudi queste parole e sigilla questo libro, fino al tempo della fine" (Dn 12,4).
Nel Nuovo Testamento il termine estasi è citato varie volte, per esempio nel Vangelo di Luca: "Tutti rimasero estasiati e levavano lode a Dio; pieni di timore dicevano; 'Oggi abbiamo visto cose prodigiose" (Lc 5, 26).
Secondo te, Mariano, l'estasi oltreché religiosa può essere anche erotica ? Se si come si esplica ?
Nella sua autobiografia santa Teresa d'Avila scrisse fra l'altro: "Un giorno mi apparve un angelo bello oltre ogni misura. Vidi nella sua mano una lunga lancia alla cui estremità sembrava esserci una punta di fuoco. Questa parve colpirmi più volte nel cuore, tanto da penetrare dentro di me. II dolore era così reale che gemetti più volte ad alta voce, però era tanto dolce che non potevo desiderare di esserne liberata. Nessuna gioia terrena può dare un simile appagamento. Quando l'angelo estrasse la sua lancia, rimasi con un grande amore per Dio" (XXIX; 13).
Il racconto teresiano (e di altri mistici) della sua transverberazione è stato interpretato da alcuni psicoanalisti in termini di pulsione erotica che si esprime sublimandosi nel deliquio spirituale.
L'estasi la può raggiungere anche l'artista nell'atto creativo ? O la può soltanto rappresentare, come fece Gian Lorenzo Bernini nel gruppo scultoreo dedicato all'estasi di Santa Teresa ?
L'estasi è una dimensione di santità, cioè quando il santo si stacca dal mondo e dal corpo ed entra temporaneamente nel cuore del Signore Dio - paradiso - senza rapporto alcuno con il suo corpo. La stessa cosa che provò l'apostolo Giovanni quando poggiò il capo sul petto del Signore Gesù. In quel momento la sua anima fu portata in paradiso e vide il Signore Gesù nel Padre, il Padre nel Figlio, il Padre e il Figlio nello Spirito Santo e tutti e tre erano una cosa sola. Il tutto è una grazia.
Non è vero che in questi tempi non ci sono persone che vanno in estasi.
In ogni caso il Signore Dio può anche manifestarsi come si manifestò a Santa Teresa per graziarla. Occorre però fare attenzione ai medium che anziché entrare nel cuore di Dio entrano nel cuore di satana per ingannare il popolo.
L'estasi dell'artista può avere qualcosa buono perché è la manifestazione di un dono ricevuto dal cielo, ma chiamare estasi la dimensione erotica è blasfemo così come lo è chiamare dimensione erotica l'estasi vera.
Giona ha scritto: CitazioneL'estasi è una dimensione di santità
Giona, da quando l'estasi è una dimensione soltanto di santità ?Cerca di non credere alle favole, e di non "spararle grosse"come questa che hai scritto: Citazionequando il santo si stacca dal mondo e dal corpo ed entra temporaneamente nel cuore del Signore Dio - paradiso - senza rapporto alcuno con il suo corpo.
Hai visto con i tuoi occhi l'evento ? Chi te l'ha raccontato ?Mi fai pensare alle levitazioni di san Giuseppe da Copertino. CitazioneL'estasi dell'artista può avere qualcosa buono perché è la manifestazione di un dono ricevuto dal cielo, ma chiamare estasi la dimensione erotica è blasfemo così come lo è chiamare dimensione erotica l'estasi vera.
Ma possibile che qualsiasi cosa di buono deve essere un dono del cielo ed il male un dono del diavolo che ti ossessiona ?La parola "attitudine" ti è nota ? questo sostantivo non ha connotazione religiosa.Mi devi spiegare perché l'estasi erotica è blasfemia. La sessualità è una componente della natura umana. Non è peccato !
Citazione di: altamarea il 07 Gennaio 2017, 23:50:11 PM
Giona ha scritto:
CitazioneL'estasi è una dimensione di santità
Giona, da quando l'estasi è una dimensione soltanto di santità ?
Cerca di non credere alle favole, e di non "spararle grosse"come questa che hai scritto:
Citazionequando il santo si stacca dal mondo e dal corpo ed entra temporaneamente nel cuore del Signore Dio - paradiso - senza rapporto alcuno con il suo corpo.
Hai visto con i tuoi occhi l'evento ? Chi te l'ha raccontato ?
Mi fai pensare alle levitazioni di san Giuseppe da Copertino.
CitazioneL'estasi dell'artista può avere qualcosa buono perché è la manifestazione di un dono ricevuto dal cielo, ma chiamare estasi la dimensione erotica è blasfemo così come lo è chiamare dimensione erotica l'estasi vera.
Ma possibile che qualsiasi cosa di buono deve essere un dono del cielo ed il male un dono del diavolo che ti ossessiona ?
La parola "attitudine" ti è nota ? questo sostantivo non ha connotazione religiosa.
Mi devi spiegare perché l'estasi erotica è blasfemia. La sessualità è una componente della natura umana. Non è peccato !
caro mio, il problema non è mai il non sapere ma è sempre il non sapere di non sapere!
In ogni caso il diavolo non mi ossessiona perché lo combatto e lo distruggo con la fede, ma non ossessiona i suoi amici perché sono suoi amici.
Quanto alla sessualità, visto che parli di peccato e che la consideri componente della natura umana, vuol dire che il Signore Gesù e la Sua mamma erano umani di rango "inferiore" - sempre secondo il tuo pensare. Se a questo aggiungiamo che il Signore ha detto che chiunque desidera una donna ha già commesso adulterio e che il salario del peccato è la morte, lascio a te tirare le conseguenze.
San Paolo in Efesini 1 ha regolamentato il sesso dicendo che il corpo della donna appartiene all'uomo e che quello dell'uomo appartiene alla donna, ma poi ha detto: Quelli che vivono secondo i desideri della carne non possono piacere a Dio. Insomma se non vogliamo piacere al Signore Dio possiamo divertirci sapendo quello che poi/subito verrà, ma se vogliamo piacere a Colui che ci da la vita, che è gioia vera, dobbiamo vincere questo peccato.
Siamo ad un bivio o il sesso/piacere della carne che portano alla morte o la Purezza/gioia che portano alla vita eterna.
Chi sceglie la morte troverà "l'estasi sessuale, il resto consegue.
In questi giorni non sto molto bene e quindi mi risulta faticoso sviluppare questo tema affascinante e importantissimo per quella che viene definita come "spiritualità". L'estasi ha significati molto diversi nelle varie tradizioni religiose. In ambito cattolico , ma anche cristiano in genere, è spesso caratterizzata dal fenomeno delle "visioni" ( principalmente mariane o di santi...).
Riporto un mio vecchio scritto sul tema, datato qualche anno fa, che tenta di riflettere sul fenomeno estasi da un'altra angolatura:
E' vero, le parole beatitudine, estasi, illuminazione, non andrebbero usate con leggerezza perché facilmente interpretabili e piegabili ai fini che la mente si prefigge.
Tuttavia non è neppure giusto ignorare qualcosa che avviene, esiste nell'esperienza del vivere.
Si deve solo usare estrema prudenza, come ho scritto sopra, e non saltare subito alle conclusioni non appena qualcosa di inaspettato si rivela al nostro essere.
Infatti viene insegnato ad osservare questi stati come osserviamo gli altri processi mentali, che nascono, si rendono palesi alla coscienza e poi svaniscono.
Lasciando da parte l'Illuminazione, che Non è uno stato estatico, dovremmo solo valutarli alla luce dei tre sigilli che ogni cosa porta con sé.
E cioè: 1. Sono impermanenti e transitori? Sì, lo sono.
2. Sono dolorosi? Non lo sono, anche se portano il sottile desiderio di poterli rivivere e ripetere (nostalgia).
3. Sono privi di un sé? Si, lo sono.
Quindi direi due sigilli sicuri e un terzo incerto ( non sono affatto sicuro che si riesca a non desiderare di ripeterli finendo per attaccarsi a queste sensazioni).
Uso volutamente un tono asettico per evitare che l'enfasi eccessiva per questi termini faccia sorgere quel tipo di misticismo esangue e malato, causa del proliferare in ogni dove di déi, apparizioni, messaggi, avatar e chi più ne ha più ne metta...
Alla luce di cui sopra appaiono, per me, come fenomeni mentali limite. Fuoriescono dal raggio d'azione dell'Io e del pensiero. Oltrepassano il confine della dualità. Rivelano la natura altra del reale.
Ma non c'è ancora liberazione e non c'è Nibbana. Sono un passo verso la cima del monte che stiamo scalando.
Nell'Insegnamento vengono analizzati, direi quasi vivisezionati, con fredda precisione.
Erano ben conosciuti. Più volte il Buddha esorta i monaci a non attaccarsi pericolosamente a questi stati. Ad osservarli semplicemente nel loro nascere e morire. A gustare con semplicità il frutto della pace che portano, senza desiderare il ripeterli.
Proprio perché la purezza che c'è in loro, seppur soggetti come ogni cosa al sorgere e svanire, non venga contaminata dal desiderio del nostro costruttore di sofferenza.
Sperando di esserti stato un pò d'aiuto...
Un caro saluto.
Sari
Citazione di: altamarea il 07 Gennaio 2017, 22:46:34 PMSecondo te, Mariano, l'estasi oltreché religiosa può essere anche erotica ? Se si come ?
L'estasi la può raggiungere anche l'artista nell'atto creativo ? O la può soltanto rappresentare, come fece Gian Lorenzo Bernini nel gruppo scultoreo dedicato all'estasi di Santa Teresa?
Immagino che tu abbia detto religiosa e non spirituale perché molto spesso vengono considerati sinonimi; io ritengo che l'estasi sia anche erotica e l'erotismo viene solitamente legato al sesso (cosa buona), ma di fatto si concretizza in varie espressioni dell'essere umano.
Tornando alla domanda iniziale, mentre ritengo che l'estasi sia un obiettivo di beatitudine che ciascuno di noi può ricercare, continuò ad interrogarmi se, eventualmente raggiunta, sia solo una realizzazione del nostro erotismo o possa anche servire al l'umanità di cui facciamo parte; nel caso di un'opera d'arte senz'altro trasmette qualcosa a chi la comprende, ma nel caso del solo estraniarsi da ciò che ci circonda nel tentativo di collegarci alla "divinità "?
Citazione di: Mariano il 08 Gennaio 2017, 16:10:24 PM
Citazione di: altamarea il 07 Gennaio 2017, 22:46:34 PMSecondo te, Mariano, l'estasi oltreché religiosa può essere anche erotica ? Se si come ?
L'estasi la può raggiungere anche l'artista nell'atto creativo ? O la può soltanto rappresentare, come fece Gian Lorenzo Bernini nel gruppo scultoreo dedicato all'estasi di Santa Teresa?
Immagino che tu abbia detto religiosa e non spirituale perché molto spesso vengono considerati sinonimi; io ritengo che l'estasi sia anche erotica e l'erotismo viene solitamente legato al sesso (cosa buona), ma di fatto si concretizza in varie espressioni dell'essere umano.
Tornando alla domanda iniziale, mentre ritengo che l'estasi sia un obiettivo di beatitudine che ciascuno di noi può ricercare, continuò ad interrogarmi se, eventualmente raggiunta, sia solo una realizzazione del nostro erotismo o possa anche servire al l'umanità di cui facciamo parte; nel caso di un'opera d'arte senz'altro trasmette qualcosa a chi la comprende, ma nel caso del solo estraniarsi da ciò che ci circonda nel tentativo di collegarci alla "divinità "?
l'unica cosa certa è che l'estasi è un distacco dalle cose materiali, un rapimento.
Quando si entra nel regno del regno del Signore Dio , anche se temporaneamente, è una grazia, ma se si viene rapiti dal sesso e/o dalla droga, dall'alcool ec... porta all'inferno e non sarà facile tornare indietro. La distinzione è fondamentale perché altrimenti si finisce per cercare sensazioni forti che arrecano danni in modo irreversibile.
NB: L'estasi vera è solo quella in cui lo Spirito Santo rapisce l'anima ed è unica.
La cosa migliore è lasciar perdere e riprendere il discorso al momento opportuno, se arriverà il tempo in cui saremo rapiti in estasi.
Giona ha scritto:CitazioneQuanto alla sessualità, visto che parli di peccato e che la consideri componente della natura umana, vuol dire che il Signore Gesù e la Sua mamma erano umani di rango "inferiore" - sempre secondo il tuo pensare. Se a questo aggiungiamo che il Signore ha detto che chiunque desidera una donna ha già commesso adulterio e che il salario del peccato è la morte, lascio a te tirare le conseguenze.
San Paolo in Efesini 1 ha regolamentato il sesso dicendo che il corpo della donna appartiene all'uomo e che quello dell'uomo appartiene alla donna, ma poi ha detto: Quelli che vivono secondo i desideri della carne non possono piacere a Dio. Insomma se non vogliamo piacere al Signore Dio possiamo divertirci sapendo quello che poi/subito verrà, ma se vogliamo piacere a Colui che ci da la vita, che è gioia vera, dobbiamo vincere questo peccato.
Siamo ad un bivio o il sesso/piacere della carne che portano alla morte o la Purezza/gioia che portano alla vita eterna.
Chi sceglie la morte troverà "l'estasi sessuale, il resto consegue.
"il Signore Gesù e la Sua mamma erano umani di rango inferiore" ? Fra gli umani non ci sono ranghi ! Il tuo Dio si è fatto uomo per essere uguale a noi.Citazioneil Signore ha detto che chiunque desidera una donna ha già commesso adulterio e che il salario del peccato è la morte, lascio a te tirare le conseguenze.
Il tuo "Signore" non conosceva la fisiologia umana. Gli occhi servono per ammirare, ed anche per cominciare, se possibile, una relazione con una donna. Nell'iter amoroso l'attrazione estetico-sessuale è determinante e non è peccato come erroneamente credi.Il tarsita ha "regolamentato" (?) l'attività sessuale" dei suoi seguaci ad Efeso. Ma che assurdità. Giona, prediletto dal tuo Signore, ma ci credi veramente a quello che scrivi ? CitazioneQuelli che vivono secondo i desideri della carne non possono piacere a Dio
Questa opinione di Paolo è una emerita sciocchezza. A dar retta a lui l'umanità si sarebbe già estinta. CitazioneInsomma se non vogliamo piacere al Signore Dio possiamo divertirci sapendo quello che poi/subito verrà, ma se vogliamo piacere a Colui che ci da la vita, che è gioia vera, dobbiamo vincere questo peccato.
CitazioneA me "Colui" non ha dato la vita e non agisco per piacere a lui ma a me stesso, in modo onesto e coerente. Il tuo Signore non mi dà la gioia, anzi non mi dà nulla, e non intendo "vincere questo peccato", perché fa parte della vita.
CitazioneSiamo ad un bivio o il sesso/piacere della carne che portano alla morte o la Purezza/gioia che portano alla vita eterna. Chi sceglie la morte troverà "l'estasi sessuale, il resto consegue
Forse al bivio o al quadrivio ci sei tu. La sessualità è connaturata al nostro essere, come è connaturata negli altri animali, perciò non conduce alla morte.
Giona, dotto cristiano, sai dirmi perché la Chiesa continua a denominare "carne" la zona genitale ? A me l'eufemismo "carne" evoca la macelleria, perciò lo detesto.
Citazionela Purezza/gioia che portano alla vita eterna.
Ecco bravo, la castità sublima la tua libido e ti conduce alla gioia della vita eterna attraverso l'estasi, e con questa parola ritorno al titolo del topic, dopo il tuo ed il mio off topic.
Sariputra ha scritto: CitazioneAlla luce di cui sopra appaiono, per me, come fenomeni mentali limite. Fuoriescono dal raggio d'azione dell'Io e del pensiero. Oltrepassano il confine della dualità. Rivelano la natura altra del reale.
Ciao Sari, il "raggio d'azione dell'Io e del pensiero" si può dire "coscienza" ?"Oltrepassano il confine della dualità. Rivelano la natura altra del reale". M'interessa questa tua riflessione. Vorrei capirne di più. Puoi approfondire ? Grazie
Citazione di: altamarea il 08 Gennaio 2017, 17:15:11 PM
Giona ha scritto:
CitazioneQuanto alla sessualità, visto che parli di peccato e che la consideri componente della natura umana, vuol dire che il Signore Gesù e la Sua mamma erano umani di rango "inferiore" - sempre secondo il tuo pensare. Se a questo aggiungiamo che il Signore ha detto che chiunque desidera una donna ha già commesso adulterio e che il salario del peccato è la morte, lascio a te tirare le conseguenze.
San Paolo in Efesini 1 ha regolamentato il sesso dicendo che il corpo della donna appartiene all'uomo e che quello dell'uomo appartiene alla donna, ma poi ha detto: Quelli che vivono secondo i desideri della carne non possono piacere a Dio. Insomma se non vogliamo piacere al Signore Dio possiamo divertirci sapendo quello che poi/subito verrà, ma se vogliamo piacere a Colui che ci da la vita, che è gioia vera, dobbiamo vincere questo peccato.
Siamo ad un bivio o il sesso/piacere della carne che portano alla morte o la Purezza/gioia che portano alla vita eterna.
Chi sceglie la morte troverà "l'estasi sessuale, il resto consegue.
"il Signore Gesù e la Sua mamma erano umani di rango inferiore" ? Fra gli umani non ci sono ranghi ! Il tuo Dio si è fatto uomo per essere uguale a noi.
Citazioneil Signore ha detto che chiunque desidera una donna ha già commesso adulterio e che il salario del peccato è la morte, lascio a te tirare le conseguenze.
Il tuo "Signore" non conosceva la fisiologia umana. Gli occhi servono per ammirare, ed anche per cominciare, se possibile, una relazione con una donna. Nell'iter amoroso l'attrazione estetico-sessuale è determinante e non è peccato come erroneamente credi.
Il tarsita ha "regolamentato" (?) l'attività sessuale" dei suoi seguaci ad Efeso. Ma che assurdità. Giona, prediletto dal tuo Signore, ma ci credi veramente a quello che scrivi ?
CitazioneQuelli che vivono secondo i desideri della carne non possono piacere a Dio
Questa opinione di Paolo è una emerita sciocchezza. A dar retta a lui l'umanità si sarebbe già estinta.
CitazioneInsomma se non vogliamo piacere al Signore Dio possiamo divertirci sapendo quello che poi/subito verrà, ma se vogliamo piacere a Colui che ci da la vita, che è gioia vera, dobbiamo vincere questo peccato.
CitazioneA me "Colui" non ha dato la vita e non agisco per piacere a lui ma a me stesso, in modo onesto e coerente. Il tuo Signore non mi dà la gioia, anzi non mi dà nulla, e non intendo "vincere questo peccato", perché fa parte della vita.
CitazioneSiamo ad un bivio o il sesso/piacere della carne che portano alla morte o la Purezza/gioia che portano alla vita eterna. Chi sceglie la morte troverà "l'estasi sessuale, il resto consegue
Forse al bivio o al quadrivio ci sei tu. La sessualità è connaturata al nostro essere, come è connaturata negli altri animali, perciò non conduce alla morte.
Giona, dotto cristiano, sai dirmi perché la Chiesa continua a denominare "carne" la zona genitale ? A me l'eufemismo "carne" evoca la macelleria, perciò lo detesto.
Citazionela Purezza/gioia che portano alla vita eterna.
Ecco bravo, la castità sublima la tua libido e ti conduce alla gioia della vita eterna attraverso l'estasi, e con questa parola ritorno al titolo del topic, dopo il tuo ed il mio off topic.
Non rispondo alle tue provocazione per non addossarmi la colpa delle tue bestemmie!
Mariano ha scritto CitazioneTornando alla domanda iniziale, mentre ritengo che l'estasi sia un obiettivo di beatitudine che ciascuno di noi può ricercare, continuò ad interrogarmi se, eventualmente raggiunta, sia solo una realizzazione del nostro erotismo o possa anche servire al l'umanità di cui facciamo parte; nel caso di un'opera d'arte senz'altro trasmette qualcosa a chi la comprende, ma nel caso del solo estraniarsi da ciò che ci circonda nel tentativo di collegarci alla "divinità "?
Mariano le tue domande sono interessanti.Per quanto riguarda la beatitudine, cosa s'intende ? Io, tu, gli altri la consideriamo allo stesso modo ? Per Giona la beatitudine penso significhi felicità derivante dalla contemplazione di Dio. Per quanto mi riguarda non riesco ad immaginarmi in uno stato di beatitudine distaccata dalla realtà, anche se per breve tempo. Per conseguenza non riesco ad ipotizzare in che modo l'estasi possa servire all'umanità. Tu in che modo la vagheggi come uso collettivo ? Citazionenel caso del solo estraniarsi da ciò che ci circonda nel tentativo di collegarci alla "divinità "?
Ipotetico "collegamento" per autosuggestione ? Il desiderio di collegamento con il divino può nascere da chi crede nell'esistenza di un Dio. Io, per esempio, non sono motivato a collegarmi con una divinità cui non credo possa esistere.
Citazione di: Mariano il 05 Gennaio 2017, 21:58:31 PMè da considerare come un estraniarsi egoisticamente dalle problematiche della società o può contribuire a risolverle ?
Per quanto riguarda le Scritture chi mai avrebbe operato per scopi egoistici?
I vari personaggi erano sempre e comunque non solo come fungenti strumenti del volere del dioYahwè ma - proprio perchè da "Lui" scelti/chiamati ad assolvere una specifica missione - essi erano sempre e comunque al completo servizio del popolo di Sua esclusiva proprieta'.
Prendiamo per esempio il Libro di Ezechiele - si nota come il profeta sia stato sovente in estasi.. tutto assorto nel "conversare" con il dioYahwè, ma per uno scopo ben preciso: essere il Suo tramite a vantaggio dell' intera collettivita'.
Questo comportamento sara' comune anche per i successivi profeti e dunque tale peculiarita' non era assolutamente mirata per assecondare il proprio "io".
Un simile atto di superbia e/o di sfacciato egoismo non sarebbe stato tollerato dal dioYahwè ! Per significare quei particolarissimi momenti di "estraineita'" con il mondo circostante questa è la formula usata dall' autore:
- fu sopra di me la Mano del signorIddio. /
( cosi' nei vari passi: Ez. 8.1 - 3.22 - 37.1 - 40.1.. eccc.. ecccc... ) Si nota altresi' quella particolarissima ( stravagante ? ) visione di Ezechiele per quelle 4 ( quattro ) miseriose entita' - e che saranno riprese dagli esegeti della costituenda religione, per identificare, simbolicamente, gli autori dei quattro autori dei testi evangelici (canonici):
- ( leone (Marco), aquila (Giovanni), bove ( Luca ), uomo ( Matteo) e ovviamente
poeticamente abelliti con eccelse qualita':- leone (coraggio), aquila (rapidita'), bove (forza), uomo (intelligenza) -
In quello stato di estasi ( contemplazione ) il messaggio ricevuto dal profeta dal dioYahwè ( e che saranno ripetuti per gli altri ( speciali) personaggi biblici erano di:
- minaccia per l' imminente castigo ( il terrificante Giorno di Yahwè ) -
- durante l' esilio invece, si prospettava l' adempimento delle promesse divine ( tradotto: il sicuro RI-torno nella sacra Terra ) e infine
- la restaurazione di Israele ( regno messianico ) descritto con una complicata simbologia...
Cosi' anche per il Libro di Daniele - con quelle sue 4 (quattro) visioni profetiche ( anche qui.. bestie feroci, capri con corni.. Vi si descrivono diversi regni e/o potenti imperi - ma - si frantumeranno e restera' ( ovviamente ) un "solo" Regno ( il regno dei santi.. eccc.. )
In particolare questo Libro è il cavallo di battaglia dei TdG - proprio per la sua complicata, astrusa.. fantasiosa simbologia ( alla Cappuccetto rosso.. ) - vedi altresi' quell' emblematico e famoso principe Michele.. -
Questo Libro di Daniele ( insieme al II Maccabei ) segnera' ( per la prima volta ) la definitiva credenza di una vita Post-mortem ( la dottrina giudaica ormai "corrotta" dal pensiero ellenista e decisamente rifiutata dai soli Sadducei.. ) -
Cosi' per il Libro di Zaccaria con le sue "simboliche" 8 (otto) visioni ( stato fuori dalla realta'.. per poter "conversare" con il dioYahwè ) - e che comunque non sia discostano molto da quelle dei precedenti Inviati..
Ma ancor prima dei profeti citati, nel giudaismo i "veggenti" erano considerati degni attenzione per la loro ( invidiabile?) capacita' di poter conversare con il dioYahwè che annunciava loro ( in anticipo ) l' esito degli eventi ( 1. Re cap. 22 ). Dunque quello "strano" stato era considerato alquanto abituale - in quel determinato momento - e nei vari Libri simili "situazioni" erano la normalita'.... Ma al giorno d' oggi simili "bizzarri" personaggi che pretendono di poter conversare con il "cielo" / sarebbero visti come dei "visionari" e di sicuro spediti direttamente in manicomio.
Leggendo quello che avete scritto mi viene spontanea una considerazione, un'evidenza: sicuramente non avete mai sperimentato uno stato simile! :D :D
Se lo aveste fatto non scrivereste le considerazioni che avete scritto...
Come si fa a definire l'estasi che è esattamente all'opposto del pensiero discorsivo e di conseguenza del linguaggio? Come per le definizioni su Dio, se ne può parlare solo per dire quello che non è.
Per prima cosa non ha nulla a che vedere con l'erotismo. L'uso del linguaggio e dei termini a volte può suscitare questa idea, ma è dovuto sostanzialmente all'incomunicabiltà dll'esperienza e quindi all'obbligo di utilizzare uno strumento inadeguato, qual'è il linguaggio, per tentare di comunicarla. Non ha nulla a che vedere con le visioni , anche se possono apparire visioni prima del completo "rapimento" o immersione nell'assorbimento meditativo estatico, in quanto lo stato estatico comporta la cessazione di nome e forma. Non è appannaggio di un particolare credo religioso in quanto trasversale alle varie forme di spiritualità e conosciuta già in epoca antichissima e poi nella civiltà greca.
Si potrebbe forse definirla come uno stato della mente senza forma (o immateriale). Uno stato che designa in modo particolare quello stato meditativo che più radicalmente si distingue dalla coscienza "ordinaria" per il profondo distacco introverso dagli stimoli esterni.
Ci si chiede a cosa serve "per il mondo" l'estasi : a nulla, non serve assolutamente a nulla! Proprio perchè non serve a nulla è estremamente rara e preziosa. L'estasi è la cosa più inutile di tutte per il mondo e tuttavia è lo stato naturale della mente, quando non si perde nel mondo di nome-forma, ossia quando non "esce" da se stessa per aggrapparsi , attraverso la coscienza ( vinnana) , agli oggetti dei sensi.
Psichicamente è caratterizzata dall'arresto di ogni attività dell'emisfero cerebrale sinistro (ossia noto come quello della razionalità discorsiva) permettendo all'emisfero destro di attivarsi nella sua modalità emotiva ( passiva).Questa però è solo la manifestazione fisiologica e non l'esperienza in sé ( Sgiombo docet). E' uno stato indotto dall'enorme capacità di concentrazione mentale su di un unico punto focale ( nello yoga e nel buddhismo è generalmente la concentrazione sul respiro). Questo permette il "riassorbimento" della coscienza in se stessa ( non saprei come definirlo in modo più esatto...), un passare dall'esperienza della molteplicità ( delle sensazioni, dei pensieri, ecc.) all'Uno privo di distinzioni ( di nome e di forma) . Generalmente è accompagnata da sentimenti di beatitudine, di commozione, di "rapimento"( sono solo termini convenzionali del linguaggio, intendiamoci bene su questo punto, l'esperienza è altra cosa dalla designazione e dai paragoni fatti tramite il linguaggio...) e dalla soppressione di qualunque sensazione corporea. Non è raro anche l'arresto del respiro e dell'attività cardiaca ( anche se probabilmente c'è una ridottissima attività respiratoria, innavvertibile e in parte demandata alla traspirazione). In pratica il corpo è "quasi morto" ( se appare all'improvviso bisogna sostenere la persona, che può cadere facendosi molto male...) mentre la mente "esplode" cogliendo il presente ( la presenza mentale) e non più dividendosi in passato-futuro.
La totale alterità tra questa esperienza e lo stato di coscienza "ordinario" induce moltissimi a ritenerla come la fusione con il Dio adorato, o la manifestazione di questi, o uno stato di fusione in questi. La cosa è perfettamente comprensibile. Si potrebbe definirla come una Dimora Divina della mente. Dimora , purtroppo, non abitabile a lungo ma visitabile con sempre maggior frequenza quando ci si impadronisce della capacità di suscitarla. Si dovrebbe però, ottenuto questo stato della mente, utilizzare la sua purezza tagliente come una lama affilatissima per l'osservazione del carattere impermanente di ogni cosa, compreso lo stato d'estasi stesso ( osservare la mente con la mente...)
Mi sembra di ricordare un aneddoto raccontato dal grande maestro di meditazione buddhista birmano Mahasi Sayadaw. Gli capitò diverse volte che alcuni monaci corressero da lui dicendogli che il tal monaco o il tal altro , immersi nell'estasi del samadhi, si stavano staccando da terra ( levitazione). Al che Sayadaw , ridendo, replicava: "Prendeteli per i piedi e tirateli giù!"
Ma , nell'induismo per esempio, troviamo ben altra considerazione:
Vi è uno stato nel quale il molteplice sparisce e nemmeno l'Uno esiste, poiché l'unità presuppone la dualità. Che cosa si prova durante il samadhi (estasi in questo contesto) ? La stessa gioia che prova il pesce ancor vivo gettato di nuovo nell'acqua, dopo esserne stato tratto per qualche tempo. E' un luogo pieno di mistero quello in cui non esistono più né l'istruttore nè il discepolo. E' quello stato misterioso di unità...
(Sri Ramakrishna-Alla ricerca di Dio)
Sari, complimenti per il contributo.
Dici che l'estasi non ha nulla a che vedere con l'erotismo, non ha nulla a che vedere con le visioni, non è appannaggio di un particolare credo religioso, ma è uno stato naturale della mente di tipo meditativo con il distacco dalla realtà. Ed io concordo. Ma sai bene che il nostro sapere è anche condizionato dalla cultura cristiana, sia morale sia religiosa. E questa penso, ha suscitato le mie risposte e quella di Sebastian, collegandoci con la Bibbia o, nel mio specifico caso, alle estasi delle monache carmelitane Teresa d'Avila ed Anna La Longa, conosciuta come "suor Teresa di San Geronimo". Citando queste, bisogna per forza parlare dell'estasi dal punto di vista cristiano, non conoscendo io quelle collegate con le culture orientali.
Penso al filosofo neoplatonico Plotino, secondo il quale l'estasi è autocoscienza che desidera congiungersi con Dio. Tramite l'ascesi e la catarsi, la ragione si compenetra con l'Uno. Per Plotino l'estasi non è un dono della divinità ma una possibilità naturale dell'anima, è un percorso verso la trascendenza. E' uno stato psichico non descrivibile a parole.
La teologia di Plotino fu usata da quella cristiana e l'estasi venne da questa considerata non solo contemplazione fine a se stessa ma funzionale all'azione sia verso Dio sia verso il mondo.
Penso che l'estasi funzionale all'azione e non alla sola contemplazione abbia suscitato in Mariano la domanda nel suo post iniziale. E col senno del poi, il non detto da Mariano m'induce ad ipotizzare che egli sia un fervente cristiano che sa la risposta ma ha voluto conoscere le nostre.
Citazione di: altamarea il 09 Gennaio 2017, 08:42:08 AMSari, complimenti per il contributo. Dici che l'estasi non ha nulla a che vedere con l'erotismo, non ha nulla a che vedere con le visioni, non è appannaggio di un particolare credo religioso, ma è uno stato naturale della mente di tipo meditativo con il distacco dalla realtà. Ed io concordo. Ma sai bene che il nostro sapere è anche condizionato dalla cultura cristiana, sia morale sia religiosa. E questa penso, ha suscitato le mie risposte e quella di Sebastian, collegandoci con la Bibbia o, nel mio specifico caso, alle estasi delle monache carmelitane Teresa d'Avila ed Anna La Longa, conosciuta come "suor Teresa di San Geronimo". Citando queste, bisogna per forza parlare dell'estasi dal punto di vista cristiano, non conoscendo io quelle collegate con le culture orientali. Penso al filosofo neoplatonico Plotino, secondo il quale l'estasi è autocoscienza che desidera congiungersi con Dio. Tramite l'ascesi e la catarsi, la ragione si compenetra con l'Uno. Per Plotino l'estasi non è un dono della divinità ma una possibilità naturale dell'anima, è un percorso verso la trascendenza. E' uno stato psichico non descrivibile a parole. La teologia di Plotino fu usata da quella cristiana e l'estasi venne da questa considerata non solo contemplazione fine a se stessa ma funzionale all'azione sia verso Dio sia verso il mondo. Penso che l'estasi funzionale all'azione e non alla sola contemplazione abbia suscitato in Mariano la domanda nel suo post iniziale. E col senno del poi, il non detto da Mariano m'induce ad ipotizzare che egli sia un fervente cristiano che sa la risposta ma ha voluto conoscere le nostre.
La concezione cristiana dell'estasi, altamarea, è una distorsione "a posteriore" dell'esperienza stessa. E' il concettualizzare secondo la ragione ciò che per sua natura non è ragionevole. Dopo l'"emersione" dallo stato estatico il soggetto tende a dare una spiegazione dell'avvenuto e lo fa secondo i criteri di fede in cui il suo Io illusorio si identifica. Intanto bisogna sottolineare che le famose "visioni" di paradisi, inferni, esseri soprannaturali, voci di Dio, ecc. non sono estasi, ma la realizzazione sognante dell'intenso desiderio di visione del soggetto. Sono della stessa natura dei sogni e sfumano vaporizzandosi se il soggetto ha controllo meditativo consapevole del momento. Sono caratteristici di personalità estremamente sensibili ed emotive; soggetti per i quali l'amore deve assumere un nome e una forma. Concordo con te che, convenzionalmente, vengono definite estasi in ambito cristiano e vengono viste come un dono di Dio all'anima adorante. Questo , come in tutta la concezione cristiana della spiritualità, toglie merito e libertà al soggetto che s'inerpica sul monte dell'esperienza diretta. Questi stati sono però perfettamente alla portata di tecniche meditative adeguate e in soggetti con particolare predisposizione e forza di concentrazione. Erano abbastanza comuni nell'antichità e molto rari oggigiorno, in quanto la mente umana sta perdendo la capacità di introiettarsi all'interno, continuamente attratta e aggrappata a ciò che la condiziona incessantemente.
Fai una prova: mangia pochissimo per giorni e giorni, prega il tuo Dio ( magari con la testa d'elefante...) instancabilmente tutto il giorno, tenta di sopprimere come riprovevole ogni palpito di desiderio che sorge durante la preghiera, visualizza incessantemente l'immagine del Dio o dell'essere spirituale che stai pregando. La mente in breve collasserà e per rilasciare l'enorme tensione e desiderio interiore accumulato, produrrà uno stato simile all'estasi autentica, ma che si differenzia da questa per l'irruzione di visioni sognanti ( e molto probabilmente vedrai proprio una divinità con la testa d'elefante che ti parlerà, opportunamente rielaborata anche dall'inconscio...). Non c'è molta differenza da quello che tutti noi sperimentiamo quotidianamente nel sogno, dove affiorano dall'inconscio tutti i desideri e le paure coltivate o rimosse dalla coscienza durante lo stato di veglia.
In questi casi di false estasi troviamo certamente un'azione susseguente il fatto visionario interpretato come una "visita" nell'anima della divinità adorata. Il soggetto tende a raccontarlo, a scriverci sopra un trattato mistico, ecc. Si arriva a casi in cui ci si identifica talmente con queste visioni da costringere il corpo stesso ad adeguarsi e prendere una forma consona allo stato spirituale ritenuto raggiunto.
Deve però far riflettere il fatto che queste "visioni estatiche" , presenti in tutte le religioni, prendono sempre la forma del particolare credo che si segue. La vera estasi è "priva di segni" ( e come potrebbe averli?...)
Ancora Ramakrishna ( uno che se ne intendeva... ;D):
-Quando fu chiesto al Maestro se durante il samadhi egli fosse cosciente di questo mondo, rispose: "
In fondo all'oceano vi sono colline e montagne, gole e vallate, ma dalla superficie dell'acqua non si possono vedere. Similmente, nello stato di samadhi non si scorge che la grande distesa di 'Satchitananda', e la coscienza individuale resta latente in noi".Anche in questo passo notiamo come , nonostante l'esperienza in stato di coscienza latente, al riemergere il Maestro non resiste alla tentazione di definirla secondo la sua visione e convinzione spirituale, e perciò la chiama "satchitananda", ma forse avrebbe potuto chiamarla anche "tantobenetantomale", sono solo nomi per qualcosa che non ha un nome...
Citazione di: Mariano il 05 Gennaio 2017, 21:58:31 PM
E' un argomento che non riesco a comprendere: c'è qualcuno che può suggerire una risposta?
Viene definito come uno stato di isolamento e di evasione totale dalla realtà circostante che viene ricercato per raggiungere una beatitudine interiore; è da considerare come un estraniarsi egoisticamente dalle problematiche della società o può contribuire a risolverle ?
Per quanto riguarda la visione buddista dell'estasi (SAMADHI) posso dirti che rientra tra quegli stati mentali da ottenere.
Letteralmente SAMADHI significa 'fissare'. Rappresenta, se non ricordo male, il raggiungimento di uno stato benefico di coscienza superiore a quello di veglia, di sogno e di sonno profondo, caratterizzato dal completo annullamento di qualsiasi pensiero grossolano lasciando spazio alla mente interiore.
Nello stato di SAMADHI si produce una fusione totale tra colui che medita e l'oggetto della meditazione.
Esistono diverse forme di stadi di estasi, e si ottengono diminuendo progressivamente l'attività della mente per lasciar spazio alla non mente.
SAMADHI è lo stato supremo di coscienza completamente non duale dato dall'unione del "soggetto" e "dell'oggetto" dell'esperienza.
In questo stato di beatitudine, di coscienza, lo "sperimentatore" non è più sottoposto all'influenza del tempo, non è più limitato dalle e nelle sue azioni (KARMA) e non può essere più sconfitto o asservito a nessuno mentalmente; Non riconosce neppure se stesso o gli altri (in altre parole, egli SI DISTACCA COMPLETAMENTE E DEFINITIVAMENTE SIA DA SE STESSO (trascende il suo ego) SIA DAGLI ALTRI); allo stesso modo non è più soggiogato (legato) alle differenti sensazioni offerte dai cinque sensi; olfatto, gusto, vista (RUPA), tocco, udito.
Nello stato di estasi non si risente più le sensazioni di freddo o caldo, la sofferenza o la gioia e non viene più condizionato dall'onore o dal disprezzo degli altri. Diventa completamente invulnerabile rispetto a qualsiasi arma psichica o a qualsiasi metodo mentale malefico che potrebbe utilizzare qualcuno contro di lui.
Naturalmente per raggiungere tali stati di "estasi" è necessaria la pratica.
ciao :)
In generale l'estasi a mio giudizio è una sorta di "resa" dell'io. L'io per sua natura è dinamico e inserito nella temporalità. Tuttavia per questa sua natura tende a voler rimanere in essa illudendosi che tale natura sia la "vita". L'estasi avviene quando per così dire si "esce dal tempo" e lo si "congela". Ma tale congelamento di certo non è davvero una fine del tempo fisico bensì è la fine del nostro attaccamento ad esso. Motivo per cui l'estasi è la resa sul mondo, la completa sottomissione a tutto ciò che avviene e tale sottomissione si manifesta nel "blocco dell'io". E questa resa in realtà si manifesta con un senso di pace in quanto ci rendiamo indipendenti da ciò che accade. Chiaramente serve la pratica perchè dobbiamo imporre a noi stessi un comportamento "contro le nostre tendenze" e senza la pratica non potremo mai raggiungerlo.
In sostanza per apprezzare la nostra esistenza dobbiamo per così dire "combattere per arrenderci".
Provo a dare seguito ai vari input ricevuti citando chi ha più stimolato le mie curiosità:
x Sariputra:
Apprezzo molto le tue dotte considerazioni che mi hanno permesso di comprendere meglio il significato dell'estasi. anche se non mi hai ancora convinto che è la cosa più inutile per il mondo: resta ancora il mio interrogativo.
E mi sorge una domanda: ma tu hai mai sperimentato un istante di estasi autentica?
x giona:
Le tue affermazioni denotano un integralismo che non condivido; l'unica cosa che ritengo di poter concordare è che :"la cosa migliore è lasciar perdere e riprendere il discorso al momento opportuno, se arriverà il tempo in cui saremo rapiti in estasi".
in ultimo x altamarea che mi da occasione per chiarire meglio il mio interrogativo:
"Per quanto riguarda la beatitudine, cosa s'intende ? Io, tu, gli altri la consideriamo allo stesso modo ? "
Per beatitudine credo che si possa intendere mancanza di sofferenza, sofferenza che io ritengo sia il motore della vita in quanto essa ci spinge ad attivarci per contrastarla; il momento in cui non c'è sofferenza non esiste più la voglia di nulla, si entra in uno stato di vita/non vita. E la sofferenza, a parte quella fisica, è soggettiva, per cui anche la beatitudine è soggettiva; mi rendo conto però che nel dare questa definizione do un significato egoistico alla beatitudine che inizialmente ho definito obiettivo dell'estasi.
"Il desiderio di collegamento con il divino può nascere da chi crede nell'esistenza di un Dio. Io, per esempio, non sono motivato a collegarmi con una divinità cui non credo possa esistere. "
"Per quanto riguarda la "Divinità" non riesco a concepire come se ne possa negare l'esistenza, non solo in considerazione che la maggior parte degli uomini vissuti e viventi in varie forme ci abbiano creduto e ci credono, ma anche constatando che più cose la scienza scopre più aumentano le cose da scoprire e penso che l'essere umano, se non si autodistruggerà, potrà comprendere tutto ma non l'essenza della vita che è concepibile solo nel nostro intimo.
"Il non detto da Mariano mi induce ad ipotizzare che egli sia un fervente cristiano che sa la risposta ma ha voluto conoscere le nostre."
Ho ricevuto un'educazione cattolica , ma se sono un fervente cristiano ti assicuro che non so di esserlo e il mio interrogativo deriva dalla voglia di comprendere se l'estasi "mistica" è intesa (dai mistici) un qualcosa che possa essere utile all'umanità ed eventualmente come.
In ogni caso ti ringrazio per aver citato Plotino che non conoscevo e del quale cercherò di approfondirne il pensiero che mi sembra molto interessante.
Citazione di: Sariputra il 08 Gennaio 2017, 14:15:26 PM
In questi giorni non sto molto bene e quindi mi risulta faticoso sviluppare questo tema affascinante e importantissimo per quella che viene definita come "spiritualità". L'estasi ha significati molto diversi nelle varie tradizioni religiose. In ambito cattolico , ma anche cristiano in genere, è spesso caratterizzata dal fenomeno delle "visioni" ( principalmente mariane o di santi...).
Riporto un mio vecchio scritto sul tema, datato qualche anno fa, che tenta di riflettere sul fenomeno estasi da un'altra angolatura:
E' vero, le parole beatitudine, estasi, illuminazione, non andrebbero usate con leggerezza perché facilmente interpretabili e piegabili ai fini che la mente si prefigge.
Tuttavia non è neppure giusto ignorare qualcosa che avviene, esiste nell'esperienza del vivere.
Si deve solo usare estrema prudenza, come ho scritto sopra, e non saltare subito alle conclusioni non appena qualcosa di inaspettato si rivela al nostro essere.
Infatti viene insegnato ad osservare questi stati come osserviamo gli altri processi mentali, che nascono, si rendono palesi alla coscienza e poi svaniscono.
Lasciando da parte l'Illuminazione, che Non è uno stato estatico, dovremmo solo valutarli alla luce dei tre sigilli che ogni cosa porta con sé.
E cioè: 1. Sono impermanenti e transitori? Sì, lo sono.
2. Sono dolorosi? Non lo sono, anche se portano il sottile desiderio di poterli rivivere e ripetere (nostalgia).
3. Sono privi di un sé? Si, lo sono.
Quindi direi due sigilli sicuri e un terzo incerto ( non sono affatto sicuro che si riesca a non desiderare di ripeterli finendo per attaccarsi a queste sensazioni).
Uso volutamente un tono asettico per evitare che l'enfasi eccessiva per questi termini faccia sorgere quel tipo di misticismo esangue e malato, causa del proliferare in ogni dove di déi, apparizioni, messaggi, avatar e chi più ne ha più ne metta...
Alla luce di cui sopra appaiono, per me, come fenomeni mentali limite. Fuoriescono dal raggio d'azione dell'Io e del pensiero. Oltrepassano il confine della dualità. Rivelano la natura altra del reale.
Ma non c'è ancora liberazione e non c'è Nibbana. Sono un passo verso la cima del monte che stiamo scalando.
Nell'Insegnamento vengono analizzati, direi quasi vivisezionati, con fredda precisione.
Erano ben conosciuti. Più volte il Buddha esorta i monaci a non attaccarsi pericolosamente a questi stati. Ad osservarli semplicemente nel loro nascere e morire. A gustare con semplicità il frutto della pace che portano, senza desiderare il ripeterli.
Proprio perché la purezza che c'è in loro, seppur soggetti come ogni cosa al sorgere e svanire, non venga contaminata dal desiderio del nostro costruttore di sofferenza.
Sperando di esserti stato un pò d'aiuto...
Un caro saluto.
Sari
Complimenti! :)
Anche sei non condivido molto la concezione dell'impermanenza e dell'"anatta", è un pezzo bellissimo ;)