Intelligenza umana: può parlarsi di un "effetto Logos"?

Aperto da Luther Blissett, 04 Novembre 2025, 19:15:19 PM

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Adalberto

E questo tua nota sulla divisione corpo mente è importantissima perché quando poi si parla di linguaggio (verbale e non verbale) non si tratta di innestarlo come elemento terzo dopo il corpo o la mente come se fossero autonomi.
Sono interdipendenti al punto che ciascuno si può dire che sia cresciuto insieme agli altri.

Non credo si possa parlarne cone se fosse una triade comparabile con hardware, software +..un apparato di comunicazione sonora
Ci son dei giorni smègi e lombidiosi...
ma oggi è un giorno a zìmpani e zirlecchi.
(Fosco Maraini)

iano

#16
Citazione di: Adalberto il 08 Novembre 2025, 23:33:21 PME questo tua nota sulla divisione corpo mente è importantissima perché quando poi si parla di linguaggio (verbale e non verbale) non si tratta di innestarlo come elemento terzo dopo il corpo o la mente come se fossero autonomi.
Sono interdipendenti al punto che ciascuno si può dire che sia cresciuto insieme agli altri.

Non credo si possa parlarne cone se fosse una triade comparabile con hardware, software +..un apparato di comunicazione sonora
Fare distinzioni è funzionale a descrivere la realtà, e nel farle un pò ci si crede, aiutatati anche dal fatto che alcune sembrano venire da se.
Però noto che poi arriva sempre il momento, fuor di descrizione, di tornare sui propri passi, per cercare di ricucire ciò che è stato diviso, con maggior o minor fortuna.
Ricucire corpo e mente non è fra le imprese più semplici, perchè questa è appunto una di quelle separazioni che sembrano venire da se, perchè così noi le percepiamo, e se questa percezione ha una storia noi non la conosciamo.
La storia della distinzione fra software e hardware invece é nota, e solo ignorandola, si può comprensibilmente credere, ciò che vale come una percezione, che siano separati.
Nel ricucire hardware è software non si vuole comunque  togliere valore alla loro distinzione, ma comprendere i motivi per cui la si è fatta

 
Lo stesso uomo non può bagnarsi due volte nello stesso fiume.

iano

#17
Insomma, l'analogia fra, hardware e software, e,  corpo e mente, io la userei per spiegare come può l'ignoranza/dimenticanza dei motivi per cui abbiamo fatto una distinzione, a trasformarsi nella percezione di cose fra loro distinte .
Io non sono competente a raccontare la storia di questa distinzione, e mi limito ad un esempio tanto rozzo, quanto spero chiaro.
Se Fantozzi ha una banchina e un trattore, non sale sul trattore per andare in ufficio, e non usa la Bianchina per arare l'orto.
Egli ha due macchine, ed ognuna la usa per uno specifico compito.
Bello sarebbe se avesse l'automobile di James Bond, che tirando una leva diventa un motoscafo, o un aereo.
Quella però in effetti non è un automobile, ma un computer, e non nel senso delle macchine di oggi che effettivamente somigliano sempre più a un computer e sempre meno a un automobile, ma nel senso che abbiamo più macchine dentro a un solo chassis, e per passare da una all'altra basta tirare una leva, che vale come usare un software.
Le cose sono un poco più complicate di così, ma il concetto è questo.
Ora, posto che l'esempio non venga smentito da chi ha competenza in merito, paragonare la mente alla manovra di una leva mi sembra improprio, però è proprio cosi che potrebbe essere nata la mente.
Apparentemente questo discorso è una applicazione del riduzionismo materialistico.
Apparentemente, perchè per me corpo e mente stanno sullo stesso piano, quello descrittivo, anche se ammetto che mi viene più facile ridurre la mente a materia che non il contrario, forse perchè in ciò mi sono di più esercitato, dato che riduzionista in quel senso lo sono stato.
Oggi mi esercito nel senso inverso, che comunque è sempre un riduzionismo, ma non perchè sto studiando da idealista.
L'unica riduzione che credo possibile è quella di idealismo e materialismo a modalità descrittive di una relata che non è idea ne materia, essendo questi modi diversi, più o meno complementari, di rapportarci con essa
Lo stesso uomo non può bagnarsi due volte nello stesso fiume.

Adalberto

Mi piacciono i pensieri paralleli che ci permettono di cogliere quello spazio fra loro che non so mai quanto unisca o separi, ma la cui tensione ci rende attenti e vigili. Non perché ci sia un quanto di verità in quel vuoto, ma solo per una perversa scarica di adrenalina nella mente , una cosa -quest'ultima -che, a essere sincero-sincero, avrei anche difficoltà a definire con precisione e mi incarterei se lo facessi.

Ma allora dovrei star zitto se usassi parole di cui comprendo davvero il significato unico.  Forse per questo ... le scrivo. ah ah..

Ma oggi faccio il turista, Iano, ma nei momenti di pausa ti rileggerò ancora  :)
Ci son dei giorni smègi e lombidiosi...
ma oggi è un giorno a zìmpani e zirlecchi.
(Fosco Maraini)

Luther Blissett

Devo confessare il motivo per cui ho inserito questo thread tra le tematiche spirituali, anche se poteva legittimamente trovare altre collocazioni.
È che sto riflettendo intorno alla domanda: qual è il motivo e quale lo scopo per cui esistono le religioni?
(A usare il plurale di religione mi sento ancora come un brivido residuo di antica trasgressione, memore di quando bambino usavo apposta questo plurale, ogni volta indispettendo mia madre che non sopportava che io dicessi "religioni", poiché per lei ne esisteva una soltanto. Anche soltanto pronunciarla al plurale significava per lei il voler insinuarsi di un dubbio.)
Ma appunto, ecco la domanda sottesa a questo thread: qual è il vero soggetto titolare beneficiario del Logos?
È troppo generico rispondere l'uomo.
Chiediamoci quale è il primo ritornello in cui consistono tutte le religioni.
L'inferno sono gli altri, disse Sartre, e gli altri sono il motivo per cui esistono le religioni.
Non basterebbero le leggi regolatrici. Occorrono degli incentivi efficaci a rispettarle.
Dalle religioni l'individuo viene avvertito che esistono gli altri.
E tutte quante in coro queste ci cantano le lodi di chi prima di tutto si spende per gli altri.
Veramente santo è  l'individuo che pone il gruppo avanti a sé stesso.
Anche tra le api è così, l'ape giusta è quella pronta a sacrificarsi per il bene dell'alveare.
 
(Riflessione: Ci sono dei libri primari che non hanno individui come autori ma che sembrano scritti direttamente dal nostro alveare per l'alveare: la Bibbia, i poemi omerici, i Veda...)

Luther Blissett

#20
Mi è ritornato in mente un episodio di cui per la prima volta venni a conoscenza leggendolo su una enciclopedia (che mi pare fosse Il Milione, ma non ne sono più certo).
L'episodio mi fu confermato come effettivamente verificatosi da ben due fonti tra loro indipendenti, che però me ne riferirono con diversi accenti e qualche variante.
In breve (e detto da me non sembra vero :) ecco riassunto l'episodio:
Siamo in India, Bombay (quando ancora si chiamava così, oggi Mumbai).
Siamo in un albergo extralusso.  Ci sta un caldo feroce ma ci sta anche una bella piscina invitante a tuffarsi. C'è una ragazza bellissima, di alta casta, che si sta ciondolando annoiatissima.  Questa vede la piscina e capisce sùbito che si tufferà. E lo sta pure per farlo, quando, ahiahiahi, vede con raccapriccio che un inserviente, naturalmente di bassa casta, si sta sciacquettando le mani a bordo della piscina, in tal modo quindi contaminandola.  Indignata, la ragazza corre a protestare col direttore dell'albergo, esigendo che venga sùbito cambiata l'acqua della piscina.
Questo l'aneddoto, che non sembra vero, eppure la prima volta lo lessi proprio su un'enciclopedia, e mi è stato molto successivamente confermato da ben due fonti informate.
Presento brevemente le fonti:
la prima fonte è il mio prof, che non mi conviene precisare, per non facilitare la mia identificazione;
la seconda fonte è l'orientalista Pio Filippani Ronconi, che contattai per chiedere lumi nel campo dell'indologia.
Pio Filippani Ronconi è stato una singolare figura di studioso, studioso ma anche uomo d'azione, di fede dichiaratamente nazista.
Come prima detto, la sostanza dell'episodio mi fu confermata da questi due studiosi unanimi, che però me ne raccontarono un differente finale, con una differente valutazione complessiva.
Per la prima fonte, lieto fine, nel senso che la ragazza alla fine ebbe un soprassalto di gentilezza e perdonò l'inserviente per evitarne il licenziamento.
Per la seconda fonte, che converrà approfondire, la ragazza fu risoluta nel richiedere il rinnovo dell'acqua e il licenziamento conseguente, ma nonostante tutto, a sorpresa, si trattò ugualmente di un lieto fine.
Questa cosa seconda merita chiaramente un approfondimento.
Vediamo come si sarebbero svolti i fatti, nel racconto dell'orientalista uomo d'azione.
Tutti i protagonisti di questa storia sono indiani e accomunati dalla medesima religione: sono tutti indù, ovvero sono tutti credenti nel Sanatana Dharma. (La ragazza è di carnagione chiara, l'inserviente è di carnagione scura. Questo inciso anticipa ciò che andrà detto poi) L'inserviente è un ragazzo molto credente, che spera come tutti i credenti correligionari di rinascere nella prossima vita in una casta elevata, ed è sinceramente pentito di aver contaminato l'acqua, e promette a tutti e anche a se stesso che si imporrà un serio incremento sacrificale nelle pratiche devozionali.
Quindi, non è rilevante perderci negli insignificanti dettagli di questa storiella, bensì è importante capire che l'episodio ha rappresentato per  quel ragazzo l'opportunità di una decisiva promozione spirituale. 
Non ci posso far niente, così mi fu detto e io relata refero.
Comunque, ho iniziato con una curiosa storiella, come antipasto per un'abbuffata di storia cui ci accingiamo ora.  Anche questa istruttiva, utile per capire l'essenza di queste grandi religioni che imperversano nel mondo.  Eh sì, discutere con un ufficiale nazista, oltretutto persona gentile e disponibile, non è cosa che càpita tutti i giorni. 
Chi volesse evitar l'indigestione è avvertito adesso, non ditemi poi che non vi avevo avvertito :)
Cercherò di condensare quel che posso, e non prometto di evitar confusioni, poiché fu tale la densità di cose che costui mi disse tutte assieme, che posso riportarne qui soltanto degli schizzi.  Dovevo sfruttare questa occasione unica e gli feci quindi alcune piccole grandi domande, e lui mi rispose come un fiume in piena.  Diamogli la parola:
"Il nazismo esoterico? No, il nazismo aveva un progetto preciso e chiaro: se avessimo vinto la guerra, ci saremmo rivelati come seguaci anche noi, come gli indiani, del Sanatana Dharma, e avremmo imposto ai nostri domìnii il sistema delle caste.
La guerra l'abbiamo perduta per colpa dell'Italia, che non seppe prendere Malta e ci fece perdere tempo prezioso in Grecia, ma avremmo potuto vincerla con la rivolta delle truppe indiane arruolate nell'esercito inglese.
Ci avrebbe aiutato il rivoluzionario indiano Subhas Chandra Bose (da non confondersi  col fisico indiano Bose che dette nome ai bosoni, nota mia), che stava organizzando un grande esercito nazionale indiano che avrebbe scavalcato Gandhi nella lotta per l''indipendenza.
L'India è una grande nazione, e diverrà la più importante del mondo (da tenere presente che il colloquio avvenne vari decenni or sono, nota mia).
Il grande motore della storia va collocato nell'Asia centrale, dove, nei millenni che immediatamente precedettero la storia, si contrapponevano due giganteschi raggruppamenti di popoli e di genti.  Per semplificare, per chiamare una parte accolgo il nome collettivo suggerito da Buzzati, di "Tartari", per includervi mongoli, kazaki, turchi, e via discorrendo; per la controparte, ci siamo noi popoli indoeuropei o ariani.
La distinzione tra tutti questi popoli è solo superficialmente etnica mentre è più profondamente linguistica.
I "Tartari", definiti anche "popoli cavalcatori dell'Asia centrale" sono stati gran motore della storia: costoro vivevano di razzie ai danni dei popoli ariani, poiché questi ultimi vagavano nomadi solo perché cercavano buone terre dove fosse possibile stanziarsi stabilmente, mentre i "Tartari" non avrebbero mai smesso di cavalcare e vivere di razzie ai danni dei popoli propensi invece a fermarsi.  I "Tartari" vivevano di razzie attraverso tutta l'Asia, allo stesso modo in cui gli Arabi prima di Maometto vivevano di razzie ai danni dei popoli viciniori alla loro Arabia.
Nei millenni passati tra preistoria e storia i popoli ariani potevano sfuggire ai "Tartari" che li incalzavano dall'Asia centrale verso varie direzioni.
Celti, Galli e Galati, all'inizio molto affini tra loro, si spinsero in profondità dentro la grande penisola asiatica chiamata Europa e si insediarono in Bretagna, nelle isole britanniche, in Francia e Italia settentrionale, e nei Balcani.  Anche i nostri Padri, e i Padri dei Greci, giunsero dall'Asia, fino alle coste mediterranee, fondendosi coi popoli nostrani.  Duemila anni fa giunsero i popoli germanici (Goti dell'ovest e dell'est, Franchi, Sassoni, Longobardi, Angli e via discorrendo) ma trovarono il Limes, i confini dell'Impero Romano, costituiti dal Reno e dal Danubio, e per qualche tempo lì si fermarono. Ultima ondata di popoli ariani fu quella slava, e costoro trovarono quasi tutta già occupata l'Europa centrale, per cui dovettero fermarsi restando ancora troppo rischiosamente vicini al pericolo mongolo.
I Russi furono gli ultimi arrivati e dovettero fermarsi quasi laddove tutti gli altri ariani erano già scappati, restando vicinissimi ai "Tartari". (Nota mia: lasciamo parlare ancora il nostro orientalista, di cui mi piace notare il suo amare le digressioni, piacere che condivido. Ora ci sta per far capire in che senso la vera religione segreta del nazismo era l'induismo)
La fuga dei popoli ariani non avvenne soltanto in direzione dell'Europa, per cui furono anche chiamati indoeuropei, ma anche verso sud, verso altre località asiatiche. In direzione del sud la pressione dei mongoli trovò un relativo freno nella grande muraglia costruita dai cinesi, popolo quest'ultimo che non scappò dalle proprie radici ma vi si trincerò.
In direzione sud-ovest i popoli ariani invasero la Persia, da cui poi la Persia fu anche chiamata Iran, da Aryan.
Parte degli ariani invasori della Persia proseguirono verso l'India, e invasero anche questa.
Qui bisogna dire che gli ariani trovarono una civiltà degna di questo nome e da dominatori si fusero coi popoli locali.
Stabilirono il sistema castale che dura intatto ancora oggi dopo 3500 anni.
La swastika è parola sanscrita, e include la radice del verbo essere, che al presente indicativo suona asmi asi asti e via discorrendo; il suo significato è all'incirca ben-essere"
(nota mia: al nostro orientalista piacque una mia osservazione a questo punto del suo discorso, quando della parola sanscrita swastika gli proposi un equivalente grecizzante, il neologismo "eustasis", parola che appunto non esiste ma che gli piacque  lo stesso).
Riprendo il mio discorso, aggiungendo che lui disse molte cose anche sulla Russia, che mi suonano ancora più interessanti ora, che la situazione locale è totalmente cambiata dal tempo di questa intervista.
Lui disse (tra l'altro) cose così:  "l'Ucraina "non esiste"! L'Ucraina è soltanto una delle Russie, e lo zar lo era di tutte le Russie.  La lingua ucraina è come il sardo, è dialetto ma allo stesso tempo è come il sardo anche una lingua, ma nessun ucraino scriverebbe un libro in ucraino ma, come Gogol', lo scriverebbe inevitabilmente in russo, come fece con "Le anime morte". Grazia Deledda era sarda ma non scrisse in sardo, scrisse in italiano. Kiev fu la prima capitale dei russi, mille anni fa, e Mosca fu fondata secoli dopo e divenne prevalente soltanto perché fu da Mosca che partì la riscossa dei russi ariani contro i "Tartari", riscossa che proseguì con i russi ariani che finalmente inseguirono i "Tartari" fino alla loro Siberia e fino all'Oceano Pacifico, così che finalmente terminò questa storia dei popoli ariani dispersi lontano dalle proprie radici. Peccato che una parte di questi "Tartari", i turchi, invasero l'Anatolia, staccando così dall'Europa l'arianissimo Iran. Ucraina non è il nome di una nazione, ma significa margine o marca di confine (sottinteso, della Russia) ed  esiste un'altra Krajna (in Jugoslavia, nel retroterra di Zara, abitato dai serbi scappati dalla Serbia quando fu occupata mezzo millennio fa dai Turchi (che il nostro definiva collettivamente "Tartari") e che costituirono gli equipaggi delle navi veneziane nella battaglia di Lepanto e son ricordati dalla Riva degli Schiavoni a Venezia."   Va osservato che questo discorso filorusso fu fatto vari decenni or sono.
Riprendiamo ora il discorso sulle valutazioni che potrebbero darsi sulla storiella con cui ho iniziato questo post.
Il nostro orientalista sostenne che in tale episodio si poté notare la ineguagliabile forza che in sé caratterizza le grandi religioni, e sostenne perfino che quel ragazzo inserviente potrebbe aver avuto proprio da tale episodio lo slancio a divenire più di quanto già fosse un grande devoto.
Riprendo ora io col mio punto di vista.
Quando in India arrivò l'Islam, e questo in un primo tempo tentò di islamizzare con metodi violenti la popolazione indù, non ottenne i risultati voluti, gli indù resistettero.  Ma quando gli islamici cambiarono tattica e si mostrarono tolleranti, allora una gran masa di indù decise di cambiar religione e passò all'Islam.  E vediamo grosso modo perché avvenne questo fenomeno di massa. Come aveva detto il nostro orientalista, gli ariani, che erano bianchi, quando arrivarono in India, vi trovarono popoli non bianchi che erano di civiltà molto più avanzata degli ariani (erano popoli che avevano dietro  l'eredità di civiltà come Harappa e Mohenjo-Daro).
Molto semplicisticamente, continua il nostro, "gli ariani dominatori si fusero coni popoli vicini".
Troppo semplice così. Precisiamo meglio. Gli ariani stabilirono il sistema castale come stratificazione sociale ereditaria, religiosamente fondata, per cui gli ariani bianchi si garantivano che mai nei secoli successivi ci sarebbe stata commistione e confusione tra le razze.   Richiamo a chi volesse approfondire, due voci: i ratti inbred e l'epigenetica.
In sostanza, con l'invasione ariana, cambiò letteralmente il colore della carnagione degli Dèi, a parte Krishna che restò scuro come dice anche il suo nome (che significa "nero"), e fu soprattutto assicurato  che ancora oggi in buona parte gli appartenenti alle caste alte sono di carnagione più chiara di quelli delle caste basse.
È logico che quando gli islamici invasori si mostrarono più tolleranti, la loro religione poté apparire più promettente della propria agli indù di casta bassa. Per l'induismo gli esseri umani non sono tutti uguali tra loro, ma appartengono a vari livelli di umanità, le caste appunto. Per l'islam, invece, gli uomini sono tutti uguali tra loro. (E limitiamoci per il momento qui, poiché rimarrebbe il problema che le donne, per l'Islam, non sono uguali agli uomini, ma questo può divenir tema per altri thread). L'India storica comprende l'India attuale (Bharat), ma anche il Pakistan e il Bangladesh, per un totale attuale di oltre due miliardi di persone, oltre un terzo delle quali decise secoli fa di abbandonare l'induismo e di passare all'Islam, e qui abbiamo spiegato il perché, e abbiamo precisato che il fenomeno ha riguardato quasi esclusivamente le caste basse.
La valutazione edificante della storiella, per cui il devoto indù di colore si sente rammaricato di aver contaminato l'acqua, e sente tale azione come noi "cristiani" sentiremmo un peccato, mi fu fatta con signorile sincerità dal nostro orientalista.
Ho compreso che non era una posa, lui ci credeva davvero. 

Adalberto


Mi stupisce questo tuo intervento che trovo  fuori luogo per diversi motivi


Dal punto di vista sacrale l'acqua è trasversalmente considerato elemento purificatore, ben prima che fosse codificata come battesimo: non trovo edificante la storiella di qualcuno che si sente contaminato se un'altra persona di rango inferiore (sic) si bagna nella stessa acqua. .

Dal punto di vista linguistico e' ben riconosciuto l'errore plateale quando nel XIX secolo qualcuno confuse l 'esistenza di una proto-lingua indoeuropea con l'idea dell'esistenza di razza ariana superiore alle altre . 
Un errore ideologico che poi ha legittimato  i nazisti a sterminare oltre 6 milioni di ebrei, zingari, omosessuali portatori di handicap eccetera

Dal punto di vista della correttezza intellettuale e' inqualificabile attribuire a un letterato come Buzzati la responsabilità di quella semplificazione storica con la quale vengono falsamente unificate in un'unica famiglia mongoli , turchi e altri popoli della steppa che in comune avevano aree territoriali e superficiali espressioni linguistiche. 
Dal punto di vista storico segnalo svarioni nelle datazioni e nelle narrazioni che sarebbe OT affrontare qui
Dal punto di vista della ragione non si capisce perché considerare cone nostri Padri con la maiuscola quelle popolazioni indoeuropee che invasero il continente europeo dall'oriente est e non le popolazioni locali invase : forse che in quel caso la sostituzione etnica risulta accettabile?
Non approfondisco le semplificazioni e gli errori storici di tale racconto che tendono solo a giustificare il sistema delle caste e il dominio di umani sopra altro umani  in nome della "religione segreta" del nazismo. 

Non capisco la morale di questo tuo raccontare le opinioni ideologicamente inquietanti di questo Pio Filippani Ronconi che militò nelle SS italiane!
Come tutti i veri perdenti della storia (ovvero quelli che oltre alla guerra persero anche l'onore) questo nazista nel tuo racconto attribuisce ad altri la responsabilita' della sconfitta nazifascista del 1945 e non alla  follia distruttiva di chi la volle e l'inizio' l'invasione dei Sudeti.

Sarebbe meglio che gli esoterici parlino solo delle loro metafisiche senza azzardare teorie  in campo storico, linguistico, morale o politico affinché il tentativo di realizzarle nella vita reale non rischi di fare ulteriori danni all'umanità, verso cui questi studiosi- orientalisti o meno- evidentemente non provano alcuna empatia
Ci son dei giorni smègi e lombidiosi...
ma oggi è un giorno a zìmpani e zirlecchi.
(Fosco Maraini)

Luther Blissett

#22
Citazione di: Adalberto il Oggi alle 00:40:30 AMMi stupisce questo tuo intervento che trovo  fuori luogo per diversi motivi
Ho avuto modo di discutere con una miriade assai diversificata di persone, da questo personaggio qui fino a Renato Curcio, e da ognuna ho voluto conoscere le sue idee, ogni volta sempre rispettando il mio interlocutore.
Questo post che stai ritenendo OT, io invece lo considero in linea con il thread, in quanto utile a inquadrare il concetto di sistema castale, mettendo in luce anche le sue strettissime connessioni religiose.   Una mia idea è che la presenza di un sistema castale rappresenti un indizio di qualcosa di sovraordinato.
Focalizziamoci ora appunto su questo concetto, dopo aver osservato quanto sia importante e fondante, visto che è alla radice di una delle più importanti religioni del mondo, l'induismo.
Ma sicuro che questo concetto non riguardi anche noi?   Tracce importanti di sistemi castali sono ben chiare anche qui da noi, non le scorgi? Che cosa è il sistema nobiliare europeo?  E prima di esso, cosa fu il patriziato romano?  Stratificazioni sociali che in vari tempi e luoghi si è tentato con variabile successo di rendere ereditari.  Il tentativo più riuscito nella storia umana rimane senz'altro quello del Sanatana Dharma indiano, nel quale si ebbe la genialata di agganciare il sistema castale al cuore stesso di tale religione, che ha definito sé stessa "religione eterna": possiamo capire quale garanzia di persistenza nel tempo in tal modo si sono assicurati gli ariani che invasero l'India 3500 anni fa.
Ma i sistemi castali sono molto più diffusi e generalizzati di così.
Discutendo con l'antropologa e poetessa brasiliana Márcia Theóphilo venni a sapere che tracce di questi sistemi castali sono diffusi perfino tra le tribù selvagge dell'Amazzonia.  Nella nostra storia le caste non sono un corpo estraneo ma una tentazione continua e ricorrente.  La scienza odierna ci informa anche che garantire alla propria progenie dei privilegi castali ereditari significa pure garantire vantaggiosi effetti epigenetici.
Non solo l'induismo (dove la cosa è più che esplicita), ma molte altre religioni sono in qualche modo conniventi con il concetto di sistema castale, e tra queste anche la nostra religione cattolica, che non fu certo innocente nello sviluppo feudale medievale del nostrano tentativo di affermazione di un sistema castale definitivo.
Dante ci illustra i tre Regni dell'Oltretomba rigidamente stratificati, dall'Inferno con le sue bolge al Purgatorio con le sue cornici, fino ai cieli del Paradiso, cieli corrispondenti alle cerchie angeliche, stratificate anche loro... un sistema castale perfino attorno a Dio!
Gli angeli infatti non sono tutti uguali, ma sono gerarchicamente schierati a strati.
Naturalmente, anche giù in natura la cosa è assai diffusa.
Ma ecco che ci avviciniamo ad un traguardo.   Riecco le api, tra gli sponsor di questo thread. Le api sono divise in caste, insomma il vizio castale deve essersi diffuso dappertutto, dagli inferi fino all'Empireo.
Osserviamola bene da vicino una di queste api.  Si è già detto che è stato genialmente decodificato da noi umani il linguaggio delle api. Ho specificato da noi umani e sarà sembrato ridondante. E no, occorreva specificare che soltanto noi umani sappiamo che le api hanno un linguaggio, poiché le api mica lo sanno, di avere un linguaggio! Guardiamola bene questa nostra singola ape: lei non sa nulla di questo linguaggio di cui noi stiamo ora parlando. Lei si muove mossa a sua volta dalla scia odorosa delle sue sorelle, in una grande agitazione collettiva addominale, e volando compie intanto inconsapevoli geometrie che soltanto noi umani sappiamo significative costituenti di un linguaggio. Nessuna ape sa quello che fa, eppure lo fa al suo meglio, poiché è solo una rotellina di un meccanismo "sapiente" pur senza cervello, poiché l'alveare non dispone di cervello.   
Eccoci infine arrivati al sospetto che anche noi umani potremmo in certi frangenti essere inconsapevoli come sempre lo sono le api, anche quando queste sembrano intelligenti, mentre in realtà l'intelligenza non è la loro ma è a loro sovraordinata.
In conclusione, non dobbiamo escludere che certi comportamenti dell'uomo, così come tutti i comportamenti delle api, possano essere sovraordinati da una superiore intelligenza.
Noi da umani rischiamo però di non accorgerci a nostra volta di far parte di un meccanismo sovraordinato, qualora questo esistesse realmente.
È stato possibile a noi umani scoprire che esiste un linguaggio delle api, anche perché noi umani abbiamo potuto osservarlo dall'esterno.
Potrebbe rivelarsi quasi impossibile riuscire a scoprire di far parte anche noi umani di un Alveare sovraumano.

anthonyi

Mi pare che le tue argomentazioni, Luther, siano abbastanza banali. La religione gestisce strutture ideologiche che organizzano la società, e l'organizzazione della società é gerarchica. Al di là di una esplicitaz ione in forme castali, il potere esiste in tutte le società, e la religione ha sempre avuto la funzione di regolarlo, definendo una variante per la quale al vertice non c'é un capo, ma un essere divino e una legge morale. 
Si tratta di una variante rispetto alla norma per la quale comunque nella società umana ci sono capi, se però non c'é la religione a definire un capo divino, allora c'é un capo umano dal potere assoluto, proprio perché non subordinato al divino. 
Meglio morire liberi che vivere da schiavi! 🤗

daniele22

Allora è per questo che il mio gestore gas e luce ogni tanto mi chiede i dati catastali. In verità penso che le religioni esistano poiché all'epoca in cui nacquero probabilmente serpeggiavano due legittime domande:
Cosa o chi ha generato il mondo?
Cosa sarà di me quando morirò?
Detto questo, dalle divinità Sumere a tutt'oggi tali domande restano ancora nell' aria, e, quasi incredibilmente ancor oggi tra molte persone c'è chi dice qua!... c'è chi dice là!
Le persone però, a poco a poco si accorgono che la stella polare nel frattempo si è spostata. Non segna più il Nord, ed ecco che ora lì si è resa visibile la Scienza.. nuovo astro segnante.. e così come accadde per Dio, a oggi la nuova classe sacerdotale è rappresentata invece da scienziati e chierichetti al seguito. Ma gli scienziati non sono la Scienza e di chierichetti monelli è pieno il mondo. Dio è la Scienza.
...... e noi di quaggiù, le teste dure come i paracarri di queste......etc ... non mi ricordo il resto, ma viene da sé richiamandosi semplicemente allo sbeffeggiato buon senso... altro che alveare sovrumano


iano

#25
Citazione di: Luther Blissett il Oggi alle 07:33:33 AMPotrebbe rivelarsi quasi impossibile riuscire a scoprire di far parte anche noi umani di un Alveare sovraumano.
Discorso notevole.
In effetti mi chiedevo cosa ci stesse a fare tutta quella schiera di Angeli, ad esempio.
Il compito difficile, immagino al limite dell'impossibile, per l'antropologo, è quello di riuscire ad astrarsi da ciò che studia, anche emotivamente, compresi nazisti e terroristi, ciò che è stato motivo di sospetto per noi, come d'altronde avevi preventivato.
Ciò che viene fuori è anche una definizione di intelligenza a strati, e mi chiedo quanto tu sia cosciente di averla data.
E' la definizione di una intelligenza come impersonale, che io non ho difficoltà ad accogliere, e mi pare anche funzionale all'accettazione di una intelligenza artificiale. D'altronde mi pare chiaro che l'intelligenza umana per noi è accettabile solo perchè la sentiamo come nostra, e non perchè ne abbiamo davvero il controllo, motivo che adduciamo per il rifiuto di quella artificiale.
Direi che il tuo discorso si potrebbe sintetizzare nel seguente modo: Le api potrebbero anche intuire l'ordine superiore a cui sono soggette, come noi intuiamo Dio, ma non potendovi accedere non potrebbero dimostrarlo.
Noi possiamo osservare quel livello superiore delle api, ma non il nostro.
Il dubbio che mi rimane è se questo ordine che osserviamo, quando comunque siamo in grado di farlo, non lo stiamo fittiziamente introducendo noi senza saperlo.
Astrarre il  proprio punto di vista non è possibile, credo, senza che perda di credibilità  per noi ciò che osserviamo. Quindi ci dovremmo accorgere di averlo fatto  quando ciò che osserviamo ci apparirà diversamente, come un illusione.
O meglio, quando, credendo che esista di per se ciò che osserviamo, come oggetto dell'osservazione, riusciamo a rivederlo come soggetto di una narrazione.
Fatto ciò non resta che astrarre dalla narrazione il suo connotato negativo del non essere verità, senza perciò essere scollegato dalla realtà.
Noi possiamo rilevare una stratificazione fra gli esseri viventi, ma non possiamo non notare che in sua mancanza non saremmo in grado di descriverli, e che perciò, se non vi fosse dovremmo inventarla a fine descrittivo, senza necessariamente avere la coscienza di farlo.
Esiste però la possibilità di prendere indirettamente coscienza di ciò.
Cioè, se è evidente che mi sono inventato improponibili stratificazioni di angeli e di caste indù, non mi resta che chiedermi se io non abbia sottostato ad esigenze descrittive delle quali mi posso accorgere quando, andando oltre la loro necessità, in tal modo non si siano tradite .

Lo stesso uomo non può bagnarsi due volte nello stesso fiume.

Duc in altum!

Citazione di: daniele22 il Oggi alle 09:00:03 AMDio è la Scienza
Dio è lo Scienziato.
La scienza umana (e di conseguenza la sua intelligenza) non può creare dal nulla, può solo scoprire ciò che già solo esiste per volontà dello Scienzato... o del Caso (per restare nel tuo: c'è chi dice qua!... c'è chi dice là!).
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

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