"Il pane benedetto"

Aperto da Luther Blissett, Oggi alle 19:24:26 PM

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Luther Blissett

Mia madre era cattolicissima, e ci teneva tantissimo, quando ero bambino, a che cattolicissimo divenissi anch'io. In particolare esigeva, fin quasi verso i miei vent'anni, che io mi recassi al suo fianco ogni domenica mattina alla Santa Messa di ogni settimana o altra festività di precetto.
 A iniziare dalla mia adolescenza un turbinio sempre maggiore di considerazioni iniziò a turbare quella fede che mia madre era riuscita a inculcarmi. Ma lei, per mantenermi saldo nella fede, aveva saputo usare una risorsa sorprendente di cui ora dirò: era venuta nella grande città conservando del suo paese alcune pratiche di piccola magia popolare. In particolare, spiccava tra tutte una pratica veramente speciale, che si svolgeva ogni notte che precedeva il Natale. Io e lei ci dovevamo inginocchiare davanti a una candela accesa stando innanzi ad una tazzina con dentro un pezzetto di pane fresco, e sopra alla tazzina aveva per coprirla disposto un piattino. Dovevamo pregare Gesù che stava venendo al mondo fino allo sfinimento, sempre restando in ginocchio. Ad un certo punto, decideva quando la preghiera era sufficiente e ci alzavamo coi ginocchi doloranti, e uscivamo dalla stanza lasciando che la candela rimanesse accesa fino al mattino seguente, e la tazzina ricoperta dal piattino restasse sul tavolo senza mai toccarla.
 La giornata di Natale doveva trascorrere entrando in quella stanza solo per spegnere la candela, ma senza comunque toccare la tazzina.
 Soltanto il giorno dopo era finalmente possibile rientrare in quella stanza e prendere in mano quel pezzetto di pane e metterci entrambi a baciarlo, poiché appunto era divenuto "pane benedetto".
 Mia madre mi convinse che quel pane lì era ormai divenuto un pane speciale che si sarebbe per sempre conservato mangiabile, anche se fossero passati tanti anni e perfino intere esistenze.
 Ammetto che quella strana magia di mia madre era divenuta la sola e vera ragione per cui, fin quasi verso i vent'anni, io rimanessi ancora cristiano cattolico credente.
 Quel "pane benedetto" era per me un segno inequivocabile che Dio esisteva davvero e che non dovevo farmi traviare dal turbinio dei ragionamenti logici che senza quel segno mi avrebbero fatto senz'altro abbandonare sin dalla mia adolescenza la mia fede cristiana.
 La logica razionale mi costringeva a capire quanta assurdità vi fosse nella dottrina cristiana, ma quella cerimonia di ogni anno davanti a quel pane che diveniva benedetto e quindi inalterabile e preservato dalla corruzione del tempo, grazie alla intercessione di Dio ottenuta con la preghiera era in sostanza l'unico ma più che sufficiente argomento che mi conservasse saldo nella stessa fede di mia madre, e questo, ripeto, nonostante i mille dubbi che ormai già allora iniziavano ad assillarmi.
 Però, verso la fine della mia adolescenza i primi dubbi iniziavano ad erodere anche quell'unico fondamento della mia fede: la realtà del fenomeno stesso del "pane benedetto".
 Qualcosa non tornava, in questa storia del "pane benedetto"...
 Intanto io continuavo ad accompagnare mia madre ad ogni Messa, e francamente mi annoiavo molto durante la cerimonia che lei esigeva che io seguissi pedantemente accanto a lei.
 Non potevo negarle di restarle accanto ogni volta, era mia madre, che in ogni modo amavo ed amo ancora più di qualunque altra creatura.
 Decisi, ad un certo punto, di prendere la Bibbia che mia madre teneva nel cassetto di quel tavolo delle cerimonie di ogni anno, e che lei, da brava cattolica, non leggeva mai, e di portarmela appresso durante le Messe, cosicché avrei avuto qualcosa da sfogliare e leggicchiare per distrarmi un po' nei momenti più tediosi.
 Ma lei, implacabile, sorvegliava che io non stessi a leggere di continuo ma seguissi comunque il rituale della Messa, e se ignoravo la sua attenzione, ecco che mi arrivavano pure i calcetti.
 Intanto stava per finire la mia adolescenza, stavo per divenire maggiorenne, e ancora stavo avvinghiato a mia madre mentre parti di me scalpitavano.
 Quel segno del "pane benedetto" era comunque un punto potente, che spiegava il mio permanere nella fede, nonostante che tutto il resto del mondo mi volesse ormai trascinar via.
 Avevo intanto iniziato a frequentare una biblioteca ecclesiastica che essendo tenuta dai francescani era più ospitale delle altre, ad esempio di quella dei Gesuiti che col cavolo mi avrebbero fatto entrare.
 Mia madre, purtroppo, non era solo la Bibbia che non leggeva.
 Io quella sua Bibbia me la portai appresso anche in quella biblioteca, perché avevo ormai cominciato a leggerla con più attenzione, e volevo chiedere chiarimenti su molte cose ai gentili frequentatori di quel luogo di studi.
 Ero riuscito a non farmi scioccare dal testo biblico, grazie anche ad una frase che mi era parsa molto efficace déttami da uno di quegli studiosi: costui mi aveva rassicurato che non bisognava farsi sconcertare da certi passaggi poiché quel libro è in realtà stracolmo di metafore.
 Ecco, qui funzionava un altro genere di magia, di sapore bizantino. In realtà la lettura di quel libro, la Bibbia, mi turbava non poco: potrei dire che stavo provando allora un "effetto Biglino" tanti decenni prima che arrivasse Biglino.
 Quel libro mi era parso pieno di orrori ma appunto riuscii a non esagerare troppo nel sentirmi turbato grazie alla parolina magica "metafora" che mi fu suggerita da quello studioso.
 In quella biblioteca avevo scoperto una categoria di persone che non mi sembravano vincolate a una severa vita sacerdotale ma che erano comunque credenti. Lo feci sapere a mia madre.
 Sai – le dissi – quando andrò all'università potrei anche laurearmi in qualcosa di attinente alla vita laica e intanto laurearmi anche in teologia, come ho saputo che hanno fatto quegli studiosi che ho scoperto lì dentro, insomma potrei divenire come uno di loro!
 In realtà già allora sapevo che questa era solo una frase per rassicurare mia madre, e proprio in quella biblioteca stavo scoprendo tanti altri libri che mi aiutavano a liberarmi di ogni dipendenza dai bigottismi.
 Una cosina semplice semplice che era stata tra le prime che avevo scoperto frequentando quella biblioteca, poiché non la sapevo nemmeno io, era che quella Bibbia di mia madre che mi ero portato appresso lì dentro non era cattolica bensì protestante.
 Quando lo riferii a mia madre, lei rimase sconcertata. Lei mi disse che quella Bibbia l'aveva comprata proprio nella chiesa cattolica dove ero stato battezzato. Lei era contrarissima ai Protestanti, e del resto abitualmente leggeva degli opuscoletti che demonizzavano le sètte protestanti. Io le ribadii che gli studiosi conosciuti in quella biblioteca mi confermavano che quella Bibbia non era cattolica. Lei decise di trascinarmi davanti al suo sacerdote di riferimento.
 Il giorno dopo avevamo già appuntamento da lui in parrocchia.
 Entrammo da lui, e lui prese in mano la Bibbia di mia madre, le diede una rapida occhiata competente, e sorrise.
 E disse: - Questa Bibbia va benissimo! E la restituì a mia madre. Mia madre si rivolse trionfante verso di me, e poi disse al suo sacerdote: - questo birbaccione voleva farmi arrabbiare, dicendomi che la mia Bibbia non era cattolica!
 E lui rispose a mia madre: - Ecco, vedi, quella Bibbia è stata effettivamente pubblicata da un'editrice protestante ma va bene lo stesso, poiché manca soltanto di alcune parti, mentre le parti in comune van bene lo stesso.
 Quella che doveva essere una riassicurazione fu invece un duro colpo per mia madre che da quel giorno divenne un pochino più silenziosa e riflessiva.
 Ma io feci un'altra gherminella.
 Raccontai ad alcuni di quegli studiosi di quella storia del "pane benedetto".
 Per non esagerare, tacqui del tutto delle altre pratiche praticate da mia madre, praticate in diminuendo comunque col passar del tempo. Mi limitai a riferire loro di quella storia della preghiera inginocchiati alla vigilia di Natale per produrre il "pane benedetto", e aggiunsi che a quella specie di possibile "miracolo" era legato anche l'unico residuo di fede che ancora mi legava al cattolicesimo. Uno di questi studiosi fu entusiasta e prese ad occuparsene con maggior lena degli altri e mi chiese di fare il possibile per impadronirmi di almeno qualcuno di quei pezzetti di pane speciali. E io gli risposi: - Guarda che ci sto provando da anni, ma mia madre sta molto attenta a far sparire il vaso dove conserva tutti i pezzetti di pane, vaso che poi penso che si porta al paese dove torna periodicamente. Lei prende sempre più precauzioni nell'occuparsi di quei pezzi di pane, e infatti si è anche lamentata con me che secondo lei sto divenendo sempre più indaginoso.
 Questa cosa del pezzo di pane benedetto divenne argomento rilevante, in quella biblioteca, tanto che intervenne a un certo punto un teologo di quelli anziani e austeri, che mi mise in guardia di avvertire mia madre della pericolosità di quelle pratiche. E io non avevo nemmeno mai fatto menzione, con loro, delle altre pratiche francamente di magia popolare che mia madre aveva in passato maggiormente praticato e ancora in parte praticava, sia pure in diminuendo.
 Quando riferii a mia madre che avevo raccontato loro del "pane benedetto", lei si arrabbiò tremendamente. Ma come ti sei permesso? – mi disse furiosamente. Io cercai di calmarla dicendole: - Guarda, mamma, lo sai che gli studi che sto già facendo mi stanno oggettivamente portando lontano dalla Chiesa, eppure sto conservando miracolosamente la fede, e la fede la conservo proprio grazie a quel miracolo a cui tu mi hai insegnato ad assistere ad ogni vigilia di Natale.
 Quando ho raccontato di quel miracolo a quei religiosi ho riscontrato entusiasmo, e soltanto uno di loro, il più austero e severo, ha aggiunto che si trattava di una cosa bellissima ma che comunque richiedeva prudenza, dato che purtroppo ci sono dei pericoli.
 Mia madre si calmò solo apparentemente e prese un nuovo appuntamento col suo sacerdote.
 Andammo, e lui ci accolse sereno come la volta precedente.
 Ascoltò la lamentela di mia madre. In particolare, sottolineò il punto dolente: mio figlio mi ha detto che un religioso importante avrebbe detto che ci sono dei pericoli nella preghiera del "pane benedetto", preghiera che m'insegnò mia madre e che permette di farlo divenire inalterabile per sempre. Padre, come possono esserci pericoli nella preghiera???
 Il sacerdote stavolta rimase un pochino interdetto e ci mise un po' per tornare a sorridere, e comunque riuscì presto a ricomporsi col suo tenue sorriso stampato in volto.
 E disse: - Ma è meraviglioso quello che fai! E non me l'avevi mai detto! È straordinario!
 E io interloquii prorompendo con queste parole: - E io rimango credente nonostante tutti i tanti dubbi che avrei altrimenti avuto, proprio grazie a questo miracolo del "pane benedetto"! (e allora era davvero così)
 Il sacerdote non riprese la parola, e si vedeva che stava vivendo un momento di confusione.
 Mia madre era nervosissima ma appagata del fatto che il suo sacerdote aveva usato i termini meraviglioso e straordinario, e si vedeva che ardeva dal desiderio di farla finire lì, e di salutare il suo sacerdote e di tornarcene a casa. E così si predispose a fare, sulla soglia della porta.
 Ma il sacerdote aveva intanto riacquisito il controllo di sé e invece di salutare disse a mia madre: - Vedi, ti confermo che è bellissimo quello che fai, la Chiesa considera cose come quelle che fai rivelazioni private, che sono preziosissime in sé. Ma ti sei domandata perché esiste la Chiesa? Esiste per proteggere i suoi fedeli, per preservarli dai pericoli. Purtroppo anche nelle cose più sacre possono insinuarsi i pericoli. Stai attenta, figliola carissima!
 Mia madre cambiò molti atteggiamenti da quel giorno.

 Di lì a poco si stava avvicinando l'ennesimo Natale, e lei stavolta non avrebbe acceso candele né messo nuovi pezzetti di pane fresco nella tazzina con sopra un piattino come coperchio.
 Uno di quei giorni, tornata dal paesello, portandosi appresso quel vaso pieno di pezzetti di "pane benedetto", mi disse: - Tu ogni mattina mangi inzuppati nel latte o i biscotti pavesini o gli orosaiwa. Stavolta, al posto di quei biscotti, mangerai tutti i pezzetti di "pane benedetto" dentro al latte aggiungendo un pochino di zucchero.
 Nel vaso, di pezzetti di pane parevano starci ben più di una ventina, se fossero stati corrispondenti a quelli che ogni anno a iniziare dalla mia nascita aveva accumulato fino ad allora, ce ne erano quindi anche di prima che io nascessi? Lei approntò la tazza col latte e c'infilò dentro i pezzetti di "pane benedetto", poi mescolandoli per ridurli a una pappa. E poi mi ordinò di mangiarli, sempre sorvegliandomi a che io non tentassi di impadronirmi di qualcuna delle briciole che erano cadute fuori dalla tazza. Io con un soffio diretto verso una delle briciole la feci cadere apposta per terra, con l'intenzione di impadronirmene poi. Ma lei mi controllava con attenzione e si piegò per raccogliere quella briciola, sempre non smettendo di sorvegliarmi. Raccolse la briciola, la baciò e la inghiottì. Mi disse poi che nei giorni precedenti, quando era al paese, aveva provveduto a fare la stessa pappa con i pezzetti di "pane benedetto" che aveva preparato prima che io nascessi e che aveva infilato nel latte tutti gli altri numerosi pezzi che aveva ancora conservato, compresi alcuni risalenti a prima della prima guerra mondiale che erano stati ottenuti in preghiera da sua madre, cioè mia nonna.
 Io le confessai che effettivamente avrei voluto impadronirmi di qualcuno di quei pezzi di pane per portarli agli studiosi di quella biblioteca, che li avrebbero portati all'università per compiere delle ricerche.
 Mamma – le dissi - non ci sarebbe stato niente di male a fare ricerche su quei pezzi di pane, perché me lo hai impedito?
 Lei era cambiata, comunque, e stava divenendo possibile parlarle così apertamente. Ma la sua determinazione a impedirmi di impadronirmi di quei pezzetti di pane fu irrevocabile. Smise ogni altra pratica magica popolare e non pretese più che l'accompagnassi a Messa, dove non so nemmeno se rimase assidua come era sempre stata fino ad allora.
 Rimase credente, comunque, fino alla fine.
 Tante cose però non le dissi, non le dissi che ormai sospettavo che lei si fosse comportata con me come la Chiesa ha fatto con il suo gregge. La Chiesa si è inventata il mistero della sacra Sindone, costruendo abilmente il sacro lenzuolo, per rafforzare con un segno portentoso la fede dei credenti.
 La Chiesa sa che i segni sono carenti, anzi che proprio non ce ne sono di autentici, e allora accetta che abili contraffattori a volte li creino artatamente.
 E mia madre, in privato, aveva fatto come la Chiesa, per salvaguardare la mia fede con un segno forte che si opponesse all'avanzare inesorabile della ragione: lei temeva che io perdessi la fede, che per lei era il patrimonio più prezioso che il suo amore voleva preservare per me.
 Per amore si arriva a far di tutto, senza limiti, per amore. E io, nei primi vent'anni, avevo vissuto sopraffatto dal suo amore.
 
 Comunque, dato che tutto, anche l'inverosimile, rimane possibile, se qualcuno avesse mai sentito parlare di queste pratiche del "pane benedetto", intervenga.
 Chi vuole condividere con me la passione della ricerca su questi temi di confine intervenga con le sue considerazioni.

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