Piccola proposta di una nuova teologia

Aperto da Luther Blissett, 24 Ottobre 2025, 02:00:00 AM

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iano

#45
@anthony.
Ammetendo la realtà ogni possibile descrizione in cui si rispecchi la sua coerenza (per questo i sogni non lo sono), nessuna potrà rappresentarla in modo esclusivo, venendo perciò a coincidere di fatto con essa, in forma di verità.
Nella storia dell'uomo però l'ultima descrizione è quella alla moda, meccanismo per il quale quando vediamo in vecchie foto come eravamo vestiti, secondo la moda del momento, ci sentiamo ridicoli.
Questo perchè diamo impropriamente centralità al tempo presente, solo perchè ci viviamo noi, e che è quindi un modo indiretto di dare centralità a noi stessi, cosa che facciamo in diversi modi, come quando ci atteggiamo ad elemento privilegiato della creazione divina, ponendoci ad immagine divina.
In effetti siamo solo un ''punto di vista'' come tanti, che nel tempo cambia, e questo modo nuovo di vederci è l'effetto più o meno indesiderato dell'incremento dell'uso di coscienza che facciamo, quello che si diceva tende a mettere in discussione le nostre metafisiche, che fino aut certo punto se ne stavano beate nascoste dentro noi, indiscutibili (perchè ignote), proprio come una verità.
E' questa indiscutibilità, prima ancora che la verità, che la scienza non riesce a riprodurre in toto, mettendoci a disposizione altri plus , per cui ci dividiamo fra chi crede di averci perso nel cambio, e chi crede di averci guadagnato.
Lo stesso uomo non può bagnarsi due volte nello stesso fiume.

Luther Blissett

Citazione di: iano il 29 Ottobre 2025, 06:09:34 AMHo parlato di incoerenza solo riferendomi ai sogni, che solo perciò distinguiamo dall'apparenza di realtà.
In generale comunque si tratta dei soliti discorsi che faccio, dei quali ormai dovresti essere stufo.
Non posso dire di essere d'accordo con Luther, ma solo perchè sostanzialmente diciamo le stesse cose in modo diverso, motivo per cui credo che lui capirà ciò che dico, e motivo per cui mi sembra di comprendere appunto ciò che scrive, nonostante la presenza nei suoi discorsi  di elementi che considero ridondanti, come unico motivo di complicazione per me, aiutato comunque dalla sua chiarezza espositiva, che va sempre lodata quando c'è, essendo cosa rara.
Per il resto, le narrazioni sulla realtà, sia che contengano Dio, sia che non lo contengano, hanno pari legittimità e dignità,  e nel loro insieme valgono per me una ricchezza di punti di vista sulla realtà.

Quello che volevo dire è che ognuno ha le sue metafisiche, e ipotizzo che non vi sia chi non le possieda, anche se non ne è consapevole.
La differenza è che quelle che sai di possedere, se vuoi trattenerle, devi abbracciarle per fede.

Leggendo il punto di vista di Luther comunque trova conferma il mio sospetto che la maggior differenza nelle diverse narrazioni la fa il diverso valore che diamo alla coscienza.
Io tendenzialmente gli do gran valore, ma non saprei dire il perchè, però ho notato che togliendogliene molte cose si spiegano con maggior semplicità.

Lo sai che succede la stessa cosa a me per quanto riguarda la comprensione del tuo scrivere? Mi fai riuscire a capire tutto quello che intendi dire. E forse hai anche un po' ragione quando osservi che io sto tentando di forzare Dio a entrare nel mio discorso che vorrei rimanesse nei binari del razionale.   
Però continua a disturbarmi l'idea che si dovrebbero dare rasoiate a ciò che ci apparisse ridondante.
Devo anche aggiungere che riconosco che il mio discorso non si muove interamente dentro un alveo razionale.
Ad esempio, mi sto sempre più rendendo conto, in questo frangente, di star dando un po' troppa rilevanza ai sogni, e in ciò colgo una radice parecchio irrazionale. 

Luther Blissett

Mi piace davvero di essere stato così enzimatico nello scatenare il vostro estro immaginifico su questi temi, davvero mi mancava un sito come questo :) Chi avrà letto il mio thread sul "pane benedetto" capirà come ora voi mi stiate facendo evocare il ricordo magnifico di quella biblioteca dove i Francescani mi consentirono di entrare pur giovanissimo senza poi scacciarmi via nemmeno quando disturbavo i lettori violando la scritta SILENTIUM che lì dentro campeggiava ... per colpa mia c'erano momenti in cui lì dentro diveniva tutto un biascicare, fino a quando qualcuno più severo si metteva a fare così con la bocca: ssshhhhhhh !  O:-)

Luther Blissett

Citazione di: sapa il 29 Ottobre 2025, 11:10:33 AMGrazie Luther per la precisazione, immaginavo  che mi avresti risposto che l'entità superiore (che citi in minuscolo) è gelida e mortifera. Un meccanismo che mette in moto situazioni a caso e che si è inventato un Dio minore affetto da sindrome del chiavistello, affidandogli, a sto punto ritengo casualmente, una manciata di universi sui quali scaricare la propria frustrazione e infelicità, non può essere buono. A questo punto, noi condannati a vivere di e con un Dio minore e questo Dio minore stesso che vive di e con noi, potremmo ingegnarci di fare qualcosa di buono e bello insieme, in barba all'entità superiore oppure è un copione già scritto, che finisce male, la cui fine è inevitabilmente un reset generale?
In questa fase non mi sento in grado di dare una risposta a questo tuo importante quesito. Se il teosolipsismo riuscisse a sopravvivere a questa magmatica sua fase iniziale, una questione come quella che hai ora posto diverrebbe tra le più importanti; tenterebbe di rispondere alla domanda: "nel caso si assumesse come vera l'ipotesi teosolipsistica, che cosa concretamente potremmo fare noi umani, per aiutare noi stessi e il nostro Dio?"

anthonyi

Citazione di: iano il 29 Ottobre 2025, 11:21:06 AM@anthony.
Ammetendo la realtà ogni possibile descrizione in cui si rispecchi la sua coerenza (per questo i sogni non lo sono), nessuna potrà rappresentarla in modo esclusivo, venendo perciò a coincidere di fatto con essa, in forma di verità.
Nella storia dell'uomo però l'ultima descrizione è quella alla moda, meccanismo per il quale quando vediamo in vecchie foto come eravamo vestiti, secondo la moda del momento, ci sentiamo ridicoli.
Questo perchè diamo impropriamente centralità al tempo presente, solo perchè ci viviamo noi, e che è quindi un modo indiretto di dare centralità a noi stessi, cosa che facciamo in diversi modi, come quando ci atteggiamo ad elemento privilegiato della creazione divina, ponendoci ad immagine divina.
In effetti siamo solo un ''punto di vista'' come tanti, che nel tempo cambia, e questo modo nuovo di vederci è l'effetto più o meno indesiderato dell'incremento dell'uso di coscienza che facciamo, quello che si diceva tende a mettere in discussione le nostre metafisiche, che fino aut certo punto se ne stavano beate nascoste dentro noi, indiscutibili (perchè ignote), proprio come una verità.
E' questa indiscutibilità, prima ancora che la verità, che la scienza non riesce a riprodurre in toto, mettendoci a disposizione altri plus , per cui ci dividiamo fra chi crede di averci perso nel cambio, e chi crede di averci guadagnato.
Rispondo solo perché evocato, ma ho oggettive difficoltà a cogliere il senso del tuo discorso, iano. Mi sembra quasi di vedere in esso una risposta al post da me appena postato nell'altro topic a jacopus. Direi che come li non posso che sottolineare il grande bisogno di una "coscienza del passato" che ha l'essere umano, perché il passato definisce anche l'identità del presente, e quindi definisce un essere coerente. 
Meglio morire liberi che vivere da schiavi! 🤗

daniele22

Citazione di: Luther Blissett il 24 Ottobre 2025, 18:44:24 PMAhiahiahi, constato che non avete indovinato:  vi siete persi l'occasione d'oro di un trenta e lode pure con l'abbraccio accademico!  E pensare che  questo qui sarebbe pure un sito pieno zeppo di filosofi  :D
E vabbè, allora ve lo dico qual era la dottrina filosofica che dovevate indovinare, e che se ne stava criptata dietro e dentro la mia cosiddetta nuova teologia.
Solipsismo!  Interroghiamo zia Wikipedia che ora ci dirà con precisione cos'è: "dottrina filosofica secondo cui l'individuo pensante può affermare con certezza solo la propria esistenza, poiché tutto quello che percepisce sembra far parte di un mondo fenomenico oggettivo a lui esterno, ma che in realtà è tale da acquistare consistenza ideale solo nel proprio pensiero, cioè l'intero universo è la rappresentazione della propria individuale coscienza."
È stato detto che soltanto la nostra mente può essere sicura di esistere, il solipsismo sarebbe la nostra unica certezza.  Ma poi, ragionandoci su, sùbito comprendiamo che sarebbe assurdo crederci davvero....
Ciao Luther e benvenuto. Confesso che ti leggo poco, troppo lunghi i tuoi interventi.. a ciascuno il suo stile.  Ma sfogliando mi è cascato l'occhio su questo post. Devo dirti bravo, senza ironia, infatti puoi ben osservare che siamo sempre vissuti nel teosolipsismo.. te lo assicuro io che me ne intendo.. sarebbe ora di rendercene conto, più che di abbracciare una fede (le due cose sono simili)
Un saluto

Luther Blissett

Citazione di: daniele22 il 30 Ottobre 2025, 07:49:49 AMCiao Luther e benvenuto. Confesso che ti leggo poco, troppo lunghi i tuoi interventi.. a ciascuno il suo stile.  Ma sfogliando mi è cascato l'occhio su questo post. Devo dirti bravo, senza ironia, infatti puoi ben osservare che siamo sempre vissuti nel teosolipsismo.. te lo assicuro io che me ne intendo.. sarebbe ora di rendercene conto, più che di abbracciare una fede (le due cose sono simili)
Un saluto
Ricambio il saluto  :)
Non ci posso far nulla, tendo a costruire pippotti interminabili, non ho purtroppo il dono della sintesi. E pensa che in altro forum c'è stato perfino qualcuno che ha avanzato il sospetto che io lo faccia apposta, per selezionare esotericamente una casta iniziatica di miei lettori  :-\  

Luther Blissett

 
Provo a ricapitolare la mia teologia, che potrei considerare una sorta di teoneuroscienza o neuroscienza di Dio, la quale sostiene che studiare la psiche umana consente di studiare di concerto la psiche divina, per il semplice fatto che appunto il Dio che ci fa esistere, creando noi, non ha creato persone altre rispetto a Sé stesso, bensì ha duplicato direttamente Sé stesso: noi siamo Lui, siamo Sue identità secondarie, e non ce ne ricordiamo poiché ci ha indotto un'amnesia che deve perdurarci dalla nascita fino alla morte. Lui non voleva accontentarSi di guardarci vivere osservandoci dall'esterno di noi. Lui vuole vivere segretamente in noi, direttamente, per poter palpitare insieme a noi in tutte le nostre emozioni, come se fosse una parte segreta di noi. E quindi, la psiche divina e quella umana sono la medesima cosa, poiché in ultima analisi fanno entrambe parte della medesima persona, allo stesso modo in cui la ventina di personalità secondarie di B.Milligan condividevano comunque il medesimo cervello e la stessa psiche (e ovviamente anche lo stesso B.Milligan, con tutte le sue personalità secondarie costituenti quasi un diverticolo psichico, era una delle miliardi di identità secondarie di Dio). E dunque, ad esempio, se noi umani sappiamo che cosa è la noia, significa che anche Dio la conosce, e anzi dovremmo invertire la sequenza logica: è dato che Dio prova emozioni e sentimenti come la noia, che anche noi la possiamo provare. Va osservato che per Dio la noia è qualcosa di indescrivibilmente più tormentosa che per noi umani, poiché la noia si aggrava in funzione del tempo e della capacità recettiva della coscienza, e Dio Si prospetta davanti un tempo psicologico interminabile e quindi infinito.
...
Iniziamo da Dio, dalla Sua coscienza. Dove si trova Dio, non vi è nessun altro e nient'altro. Lì dove Si trova esiste unicamente la Sua coscienza. La mia teologia non mira a spiegare pure come sia possibile che esista una coscienza autosufficiente cui non occorre che esista un ambiente che Lo alimenti e Lo preservi: Dio è pura coscienza (nemmeno per Dio utilizzerei il termine "spirito" che appartiene al lessico delle teologie tradizionali, e non è scientifico, così come non lo è il termine "anima").
Dio non ha ambiente attorno a Sé, non esiste spazio né tempo attorno al Suo Sé. Il tempo e lo spazio esistono soltanto qui nella nostra Realtà. Possiamo dire che Dio è eterno soltanto perché la Sua coscienza è indistruttibile (e noi umani che viviamo in uno spazio-tempo, per misurare la Sua indistruttibilità, scomodiamo giustamente il termine eternità). Va notato un punto delicato della mia teologia: in geometria esiste la retta che è infinita nelle due direzioni, ma anche la semiretta è infinita, anche se soltanto lo è in una sola delle due direzioni;  ebbene, la mia teologia ritiene sia possibile che l'itinerario della coscienza del nostro Dio sia paragonabile a una semiretta e non ad una retta: l'implicazione di ciò è che il nostro Dio ha avuto un inizio, ma non potrà avere una fine.
Esiste una distinzione tra immortalità ed eternità, e in genere eterne dovrebbero esser definite soltanto le entità che non hanno mai avuto inizio: contesto tale tradizionale distinzione, sostenendo che può definirsi eterno il nostro Dio, anche se pure Lui ha avuto un remoto inizio.  Il Suo inizio può essere derivato da quell'ipotetica entità impersonale (nonpersona cui sarebbe inutile sforzarsi anche di trovare un nome, tanto che da alcuni gli è stato assegnato il nome di Caso).  Il Caso avrebbe benissimo potuto assegnare il pesantissimo ruolo di coscienza solitaria e autosufficiente (ossia di una Realtà personale autosufficiente) non al nostro Dio, ma a qualunque altra persona immaginabile. Essere un Dio come lo è il nostro non ha un significato di una qualsivoglia nobiltà, non è un merito essere Dio, e Lui lo sa di non avere alcun merito di essere tale.  Per spiegare meglio questo concetto faccio un esempio pratico, l'esempio dell'attuale Dalai Lama con cui per motivi troppo lunghi da spiegare ebbi modo di brevemente interloquire molti anni fa, in occasione di uno dei suoi viaggi in Italia: ebbene, questo signore che è considerato guida della comunità buddhista tibetana dette sia a me che ad altri miei amici o conoscenti una impressione deludente di persona insignificante e priva di ogni autorevolezza, e quasi tutti fummo concordi che ci parve un ometto qualsiasi che appunto era stato scelto casualmente tra tibetani qualsiasi, ed era evidente come si stesse godendo la grande fortuna che gli era capitata, come se il Caso gli avesse fatto vincere il Superenalotto: la mia teologia ipotizza che così è anche capitato con l'assegnazione al nostro Dio del ruolo di Dio, poteva capitare a chiunque altro, di ritrovarsi Dio.  Tutti i discorsi teologici tradizionali sono ciacole umane,  come umane sono tutte le chiacchiere attorno all'etica, che per noi esseri umani dovrebbe limitarsi ad essere soltanto una necessità di ordine pubblico negli Stati, mentre l'etica, la morale, invece, la si è fatta diventare una parte essenziale di tutti i discorsi su Dio, mentre il nostro Dio non c'entra assolutamente nulla con qualsiasi discorso morale. Lui è un essere privo totalmente di ogni morale.
Torniamo dunque al nostro Dio, e al fatto che Lui è soltanto coscienza, capace di compiere una sola attività possibile: immaginare cose e persone viventi al di fuori di Sé, in una parola, "sognare", e immaginare tali persone come avatara immemori di Sé dentro tutto un universo materiale che faccia loro da nitida cornice. Non esistendo ancora un nome più preciso per indicare questo universo come prodotto del Suo "sognare", proverei a chiamarlo "mondo teonirico"
Lui è coscienza, ed è autosufficiente, non esiste un pianeta o nessun campo o luogo che Lo stia ospitando, non occorre un luogo per detenere una coscienza come la Sua, è un non luogo lì dove Lui è.
Per Lui non esiste spazio né tempo, per Lui è però esistito un inizio (appunto, si ricordi l'analogia con il concetto di semiretta), ma Lui sa che la Sua condizione è interminabile. Pur non esistendo per Lui il tempo, esiste per Lui un senso di sequenzialità, un prima e un dopo, e il concetto di tempo è formulabile quindi nella Sua coscienza, anche se non intimamente connesso col concetto di spazio come si verifica nella nostra Realtà. Lui è assolutamente unico e solo nella Sua coscienza, ma la Sua immaginazione galoppa furiosamente immaginandoSi l'esistenza di innumerevoli altre coscienze come la Sua.  Lui Si rende conto della potenza della Sua immaginazione, ma anche dei limiti della Sua immaginazione. Purtroppo per Lui, non Gli è possibile far esistere altre coscienze immediatamente accanto a Lui, direttamente nel suo nonluogo, dato che esse avrebbero necessità di trovarsi in un luogo, e Dio è in un non luogo: Lui non ha tale potere, ma sicuramente ci avrà anche provato, fallendo. Lui si rende conto che per far esistere altre coscienze occorre anche curare che esista un luogo adatto per ospitarle. Il livello umano di coscienza richiede una corporeità che nel Suo nonluogo non potrebbe trovar posto. Lui con il Suo divino potere di immaginazione "sogna" un luogo che divenga ospitale per le altre coscienze: quello che or ora abbiamo definito mondo teonirico, ovvero il nostro universo materiale.  Di un luogo ne abbiamo bisogno noi, non Lui.  (Quindi, nel momento della morte il nostro incontro con Lui sarà più un evento consistente in uno stato di coscienza collocato dentro un setting sognante piuttosto che un incontro reale, e in definitiva non sarà un vero incontro, bensì un ritorno tumultuoso in noi della Sua Memoria.)
Uso non a caso il verbo sognare, aggiungendoci le virgolette solo per marcare una differenza sostanziale, e questo perché comunque assomiglia moltissimo il Suo "sognare" al nostro sognare.
Quando noi sogniamo, diamo per scontato che esiste un mondo di cui fa parte una stanza dove incontriamo ad esempio i nostri congiunti defunti, e non è che dobbiamo preoccuparci dei particolari ambientali: il nostro sogno va dritto ai nostri scopi inconsci, sorvolando sui dettagli, ma intanto dando per scontato che i dettagli costituivi siano tutti al loro posto abituale.
Così fa Dio nel Suo creare il nostro universo: Lui non sta sprecando a riviversi gli insignificanti 14 miliardi di anni del nostro tempo che ci ha qui preceduti per edificare tutti gli antefatti cosmici miranti a costituire l'habitat ospitale per noi esseri umani. A costruire tutti i dettagli di ogni Realtà, sia la nostra che perfino quella stessa del nostro Dio, provvede quel livello superiore "scriteriato" che in questo post abbiamo denominato Caso.
Anche i nostri sogni sono strutturati così: se io essere umano sogno una spiaggia e mi avvicino alle onde del mare e guardo il cielo, non sto ricreando un miniuniverso dentro di me, lo sto soltanto immaginando alla stessa maniera in cui lo fa il nostro Dio, utilizzando noi però dei poteri infinitamente inferiori. E anche per Dio non c'è nessuno speciale sforzo da affrontare per produrci l'effetto di una terra e di un mare e di un cielo sopra di noi. (In fondo, sarebbe il Caso il vero dio, come abbiamo già detto, ma trattandosi di un dio del tutto incosciente e scriteriato, ovvero senza criterio, non avrebbe nemmeno senso lo sviluppare su di esso una ipotetica teologia. Il disinteresse verso tale entità è spontaneamente reciproco. Una unica nanosimpatia che potremmo sviluppare verso questa nebulosa entità sarebbe perché il Caso è strettamente correlato con ill concetto di Libertà, e difatti se non esistesse il Caso, questa non sarebbe nemmeno concepibile)
Dio, dunque, crea queste nostre coscienze. Per farlo, deve usare la Sua potente immaginazione, e Lui non Si cura dell'aspetto etico, di quanta sofferenza occorrerà in una Realtà da Lui immaginata, per arrivare a produrre coscienze analoghe a Lui, non Gliene importa nulla di miliardi di miliardi di esseri inferiori da immaginare sacrificati, per arrivare alla complessità ambientale occorrente per tali creature per Lui interessanti, che poi non sono che Lui stesso immemore. Ma in fondo, per Lui tutto ciò assomiglia a un videogioco cosmico, che è probabile che avremmo praticato anche noi, se per caso fossimo stati al Suo posto.
Lui poteva scegliere di far nascere coscienze analoghe a Lui, senza coinvolgere nella propria immaginazione creativa, anche direttamente Sé stesso conservante la Sua memoria?
Ma se avesse fatto così, quale potere ansiolitico contro l'angoscia di eternità avrebbe procurato a Sé stesso? Osservando soltanto dall'esterno lo scorrere delle nostre vite, sarebbe stato come assistere a dei film, e avrebbe finito paradossalmente per annoiarsi ugualmente, poiché ogni vita è tremendamente noiosa se la si volesse integralmente seguire dall'esterno come fosse un film, e conservando la memoria sarebbe rimasta lancinante l'angoscia di eternità, infinitamente più opprimente di quella di morte.
Unica opzione valida è quella che ha adottato: immaginare di calarSi direttamente nella nostra Realtà. Né Lui potrebbe arrivare a immaginarSi di venire giù ufficialmente, dato che se lo facesse, sconquasserebbe il Suo "sogno", e tutto questo ambaradam Gli farebbe tornare pienamente l'angoscia di sempre.
Lui quindi "nasce" ogni volta che nasce un nuovo bambino. Nasce tabula rasa come coscienza aperta a divenire una nuova persona portante la medesima coscienza di Dio.  A differenziarla fortemente da tutte le altre coscienze provvederà il Caso, cui chiaramente Lui Si affida per rifinire tutti i particolari.
E Lui diviene tutti noi; e prova di persona ogni nostra esistenza.  Per noi rimane inconcepibile come Lui possa contemporaneamente gestire tutte insieme queste miriadi di esistenze, ma Lui è una coscienza eterna per sempre collocata in un nonluogo capace di immaginarSi di ritrovarSi dove vuole, anche in luoghi dove si misura il tempo, e Lui qui da noi viene anche ad apprezzare l'esistenza tutta nostra del tempo, che è una delle tante cose di noi che più Lo attrae.  Misurare il tempo, per Lui, è sì una illusione, ma anche una simulazione per Lui estremamente gradevole.
...
P.S. Per prevenire obiezioni riguardo la definizione prima data del Dalai Lama, penso che devo meglio giustificarla, poiché mi si potrebbe far notare che suona sgradevole definire insignificante una qualunque persona.  Come ho anticipato in altri post, la mia frequentazione degli ambienti religiosi di ogni risma è iniziata fin dalla mia adolescenza, parecchi decenni fa, e mi ha portato ad accumulare una interminabile serie di incontri con persone di ogni tipo, talvolta anche rilevanti nelle loro denominazioni. E quando so che sto per avere l'occasione di incontrare un personaggio rilevante nel suo campo che però qui da noi è solo di passaggio e potrebbe non tornare più, tendo a informarmi bene su costui, tendo a crearmi un dossier, che posso arricchire di dati abbastanza affidabili grazie appunto al gran giro di contatti che ho collezionato nel corso della mia vita. Non ricordo ormai con precisione in quale data precisa incontrai il Dalai Lama, ed escludo solo che sia stato quando lui era venuto a Pomaia, poiché in quel caso ricordo di essermi perso la coincidenza. Ma quando finalmente ebbi l'occasione di incontrarlo, io effettivamente... beh sì, lo ammetto, su questo personaggio avevo già maturato un mio Vorurteil, un mio pre-giudizio, grazie alle tante confidenze datemi dal mio giro di conoscenze radicate nel tempo.
 Quando lo vidi e lo ascoltai, ebbi solo la conferma del pessimo giudizio che su di lui era già diffuso presso persone che sapevo essere molto informate in merito.
 Elenco perfino alcuni nomi rilevanti tra coloro che avevo contattato specificamente proprio per non andare impreparato a quell'incontro: Riccardo Venturini, professore ordinario con laurea in medicina e filosofia (con Ugo Spirito), e per qualche tempo presidente dell'Unione Buddhista Italiana; Pio Filippani Ronconi, indologo, competente in maniera direi estrema su tutte le questioni riguardanti l'India in senso lato; e altre fonti, tra le quali ne cito di sguincio un'altra che preferisco non specificare perché si tratta di un personaggio politico comunque molto informato sulle cose orientali, che mi confidò con questa semplice frase la sua opinione sull'attuale Dalai Lama: "- Con questo burattino qui, la Cina Popolare può dormire sonni tranquilli".
 I vari studiosi citati, così come quelli non citati, erano stati tutti concordi nello stroncare la persona del Dalai Lama, ritenendolo ampiamente manovrato da soggetti dietro le quinte. Soltanto una delle mie fonti (Giorgio Furlan, grande esperto di yoga) lo descrisse come un uomo genuino, ma ammise di non saperne abbastanza, e comunque, un altro esperto di tecniche meditative che avevo contattato espresse un parere negativo allineato con tutti gli altri, e anzi andò oltre nell'informarmi, estendendo il suo giudizio negativo anche sul Panchen Lama, particolare che decisi di non approfondire, dato che in quella circostanza volevo solo accumulare più dati possibili solo sul Dalai Lama, che era il solo dei due che veniva in Italia.
 Quindi, ci si può immaginare come il pregiudizio apportatomi da quel dossier abbia influenzato il mio punto di vista, ma dato che io sono anche bastian contrario e tendo ad andare controcorrente rispetto alle opinioni comuni, mi sono trasformato io stesso nel quasi unico avvocato difensore pro-tempore di tale soggetto, e per tutti i minuti in cui ho ascoltato il suo banalissimo e prevedibilissimo sproloquio ho cercato ogni appiglio per trovare almeno qualche punto a favore di costui, ma alla fine ho dovuto arrendermi, allineandomi anche io al giudizio comune.
 
 

 

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