O questo, o quello; l'Umiltà o l'Ira? Quale storia, quali valori, quale libertà?

Aperto da PhyroSphera, 17 Giugno 2025, 01:56:05 AM

Discussione precedente - Discussione successiva

Phil

A mio avviso quello che fa inceppare, sul tema della fede, il meccanismo narrativo della vicenda di Abramo non è tanto il fatto che Dio si sovrapponga alla morale religiosa del non uccidere (di cui dovrebbe essere fondatore e giudice), bluffando per vedere se Abramo è davvero ciecamente sottomesso alla volontà divina, ma la "morale della favola" si inceppa soprattutto per la relazione in cui tale prova di fede viene contestualizzata. La fede in un dio che ti parla direttamente, non è la fede del "credente medio" a cui la vicenda vorrebbe insegnare qualcosa. La fede è solitamente tale proprio in assenza di rapporto diretto con Dio: la vera pietra angolare della fede è credere anzitutto nell'esistenza di Dio (da cui consegue l'esistenza di una sua legge, etc.). Una volta che l'esistenza di Dio diventa "ovvia e banale" perché Dio ti parla "faccia a faccia", tutto quello che accade in seguito perde di valore, in termini di fede, perché è fondato sulla diretta esperienza "empirica, percettiva e sensoriale" (prima che spirituale) della divinità, sulla esplicita volontà di Dio espressa in "prima persona" (o quantomeno dalla sua voce) al "fedele ascoltatore".
Come dire: è facile avere fede in Dio se Dio ti parla e lo riconosci come tale; anzi, non è nemmeno il caso di parlare di «fede», ma di fiducia in lui, proprio come ci si fida di un padre che ti dice di fare qualcosa che non capisci o che credi "non andrà per il verso giusto".

Alberto Knox

Si possono fare tutte le obiezioni che volete sul pensiero di Kierkegaard. Ma tant è.                Un altra obiezione può essere; ma se Dio è amore come può chiedere di uccidere? Un altra è ; ma se Dio è onnisciente che bisogno aveva di mettere alla prova la fede di Abramo? Ma questo aprirebbe un discorso più teologo che filosofico. Bisogna chiamare in causa Sant Agostino per intanto . Per cui l onniscienza di Dio non è determinazione ma solo possibilità. Chi determina è chi di fatto compie o non compie l atto. Perciò Dio vede Abramo che compie l atto ma sarà poi Abramo che determinerà l atto compiendolo.  
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

baylham

Per Kierkgaard Abramo è un eroe della fede non perché crede in Dio, che nel racconto è un dato scontato, ovvio, ma perché crede nell'assurdità che uccidendo Isacco otterrà nuovamente Isacco. L'eroe della fede è chi crede nell'impossibile, nell'assurdo.

A Kierkgaard obietto che nel contesto della prova, Abramo sarebbe stato un più grande e dignitoso eroe delle fede se avesse creduto che disobbedire a Dio è obbedirgli.

Da bambino mi sono riconosciuto in Isacco, Dio ed Abramo fanno una pessima figura in questo racconto.

Alberto Knox

Con kierkegaard siamo anni luce da;  credo per andare in paradiso, mi confesso per il perdono dei peccati, dico un rosario per guarire, mi faccio il segno della croce per far si che le cose mi vadano bene. Il Cristianesimo appagante , quello che generalmente le persone si cuciscono addosso  a misura . é ben lontano dal Cristianesimo di Kierkegaard. Avere fede significa essere soli di fronte al mistero Divino. Solo era Abramo di fronte a Dio, solo era Gesù sulla croce (padre mio perchè mi hai abbandonato). Il fatto che Dio sia quella dimensione paradossale che fa si che noi siamo salvi soltanto se è Dio che decide di salvarci fa si che di fatto noi non abbiamo in mano la salvezza. Dunque la nostra salvezza, il senso ultimo del nostro vivere, è un abbandonarsi a Dio, il quale nel suo mistero e nella sua infinitezza ci accoglierà. Mi solleva dalla disperazione ma non è una polizza assicurativa. la fede è questa angoscia/disperazione che diventa speranza. Tu puoi solo sperare che la fede ti salverà , non lo puoi sapere, non lo puoi pretendere per diritto ...ho fede e quindi sarò salvato, no,  hai fede e quindi speri. 
Noli foras ire , in teipsum redi, in interiore homine habitat veritas.

Duc in altum!

Citazione di: Phil il 23 Giugno 2025, 13:00:08 PMLa fede è solitamente tale proprio in assenza di rapporto diretto con Dio: la vera pietra angolare della fede è credere anzitutto nell'esistenza di Dio (da cui consegue l'esistenza di una sua legge, etc.).
Certo, il primo passo è credere in Dio (il Suo esserci), anche non avendo un "rapporto diretto" con Lui (pur se inconsciamente o inconsapevolmente - attraverso la coscienza, la natura e la ragione - sperimentiamo già qualcosa), ma questo deve condurre al passo seguente (A. C.: mettere in pratica i dettami dettati da chi con Yhwh ci parla; D. C.: conoscere Gesù il Cristo), che sempre "san " Kierkegaard enuncia molto bene: "la fede incomincia là dove la ragione finisce".

Ossia, l'azione (di fede) che era solo allo stato mentale, ideologico, intuitivo, deve divenire opera (di fede) nella materia, attraverso il corpo umano, perché la sua ragionevolezza è finita... la sola fede nell'esistenza di Dio, non soddisfa più la nostra fiducia in Dio!

Normalmente, per il "credente medio" al primo passo (che davvero vuole mettersi in gioco, dacché si può restare fino alla morte in questa gradino o in quello di credere in qualsiasi cosa, meno che Dio esista), questo passaggio - pur se avviene in circostanze differenti (ognuno ha il suo cammino!) -, ha sempre la stessa dinamica: inizio di una preghiera quotidiana (cominciare a frequentare davvero quell'Assente che percepivamo), riconoscimento del proprio fallimento (non solo il proprio peccato, ma avere il coraggio di rivolgersi al Creatore Onnipotente come creatura senza meriti... nella mia personale esperienza - e come ben sostiene @Alberto Knox - è qui la chiave della fede!), interagire come amico (non più servo) di Dio tra altre amiche e amici (nonostante la loro "fede").

Ci sarebbe poi il terzo passo, quello finale, per compiere il motivo per cui Dio ci ha voluti in quel luogo e in quella maniera; volgarmente: adempiere la propria vocazione/chiamata, ma preferisco rispondere a:
Citazione di: Phil il 23 Giugno 2025, 13:00:08 PMUna volta che l'esistenza di Dio diventa "ovvia e banale" perché Dio ti parla "faccia a faccia", tutto quello che accade in seguito perde di valore, in termini di fede, perché è fondato sulla diretta esperienza "empirica, percettiva e sensoriale" (prima che spirituale) della divinità, sulla esplicita volontà di Dio espressa in "prima persona" (o quantomeno dalla sua voce) al "fedele ascoltatore".
No, non è così.
Anche se Yhwh ci apparisse come fece con Mosè, o vedessimo la Madonna come santa Bernadette, o Gesù ci mostrasse un "miracolo" inconfutabile, la nostra fede potrebbe fallire... come accadde a Giuda Iscariota.

Quindi non bisogna mai diminuire il valore della fede personale (anche perché è ciò che ci salva), o far divenire banale e ovvia, quella "grazia" ricevuta.

Pace&Bene
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

iano

Citazione di: Duc in altum! il 26 Giugno 2025, 15:05:39 PMAnche se Yhwh ci apparisse come fece con Mosè, o vedessimo la Madonna come santa Bernadette, o Gesù ci mostrasse un "miracolo" inconfutabile, la nostra fede potrebbe fallire... come accadde a Giuda Iscariota.

Quindi non bisogna mai diminuire il valore della fede personale (anche perché è ciò che ci salva), o far divenire banale e ovvia, quella "grazia" ricevuta.

Pace&Bene

Si può credere in ciò che non si vede, e non credere in ciò che si vede, per cui la fede è fondamentale rispetto all'evidenza.



Scriviamo con la mano, ma ciò che scriviamo vale poco, se la scrittura non ci prende la mano.

Discussioni simili (5)